Posts written by Mintaka Al Hayes

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    Ma te li abbiamo dati!
    Ma sei proprio cieco OH!
    E LO SAPPIAMO TUTTI CHE SI DIVENTA CIECHI SOPRATTUTTO SE...

    stai al pc senza la luce accesa che fa male agli occhi.

    *sbatte porta della camera in faccia ad Helia*
  2. .
    Hai dimenticato: perverso.

    Buon compleanno, coso.
    *va a rileggere il nome sopra*

    Ah, sì. Alessandro.
    Bene, ecco, allora tanti auguri, altri pochi di questi giorni e che la perversione sia con te.

    *Regala manga strani*





    Tralasciando gli scherzi, Buon Compleanno AleHandro.
    Sono sicura che crescerai come giocatore e come persona e, nonostante tu mi faccia incazzare tanto spesso (*-*) ti mando un bacione bavoso che ti deve bastare per almeno altri 3 anni.

    Un abbraccio forte :**
  3. .
    Ciao... :3
    Devo farti gli auguri anche qua. Prima ti stracoccolo un momentino *-*

    Buon non più compleanno AoifA, inizio a volerti bene tanto c.c e e...
    Ed è un problema.

    *soffoca di baci*
    Ç.Ç
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    "Quando hai solo diciott'anni quante cose che non sai, quando hai solo diciott'anni forse invece sai già tutto, non dovresti crescer mai."


    E' insopportabile l'incapacità di esprimere alcune cose, e non essere in grado di dare ai pensieri una forma. La uso sempre come premessa, perché voglio ricordarti che ogni parola, ogni cosa scritta, da me, non sarà mai il riflesso vero e puro di ciò che credo davvero, sto lavorando da anni a questo.
    Ci diciamo sempre tante cose, per lo più stupide... assolutamente stupide.
    Ammetto di essere una persona abbastanza... mmm particolare, lunatica, e... in tanti casi sono scostante o troppo attenta a certe cose, che anche quando so come dovrei comportarmi, mi comporto diversamente, anche quando so che sbaglio o che non do il cento per cento, continuo a eclissarmi o a eludere o a evadere. Sono anche oggettiva e a volte brutalmente sincera e sono cosciente del fatto che molti lati del mio carattere vanno ancora un po' smussati.
    Ma tu sembri volermi bene ogni giorno e ogni giorno di più, anche quando mi sento una persona "sbagliata", ci sei e continui a volere, a pretendere, il mio affetto.

    Una cosa così preziosa che mi sento spesso spiazzata o in debito.
    Poi ti vedo sempre piccola e ricordi la parte più infantile di me, sembri proprio risvegliarla anche quando sono disillusa o disincantata o mi lascio travolgere da tutto ciò che in teoria mi fa credere di non poter tornare indietro, nella realtà meno cruda e più rosea.
    Per questo... hai solo diciott'anni, e per me sei ancora più piccola, eppure conosci già tante cose, e anche se mi convinco del fatto che tu sia una bambina, talvolta sei molto più matura e oggettivamente, limpidamente, più vera e giusta di me.
    So che dovrei essere sempre io a insegnarti qualcosa, per convenzione, forse, o perché sono più grande e devo proteggerti dagli sbagli, devo avvertirti di quanto può essere meschino ciò che hai intorno, devo ricordarti di rimanere con i piedi ben saldi perché ci sarebbe il rischio di farsi trascinare via.
    E invece sei tu che tieni salda me alla parte più piccola e infantile di me, quella che nessuno dovrebbe dimenticare mai.

    Qualsiasi regalo, tra quelli che potrei farti, non avrebbe mai lo stesso valore di questo che tu fai a me ogni giorno.
    Buon compleanno, piccola mia.
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    Tanti auguri, Göran, e che tu possa festeggiarne molti altri con noi.
    Sei un giocatore entusiasta e questo, e a mio parere, è davvero molto importante!
    Buon compleanno!
    :D
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    Avevo provato a fare una di quelle immagini fighe, stile Mintaka e Elijah, amore, gne gne gne, dududu, da da da, MA...
    No, faceva proprio schifo.

    Poi ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa di speciale.
    ...
    Non mi è venuto nulla in mente, perché l'unico pensiero che ho ora è la voglia di abbracciarti e stare con te un'oretta a ridere.
    Non è stato possibile quest'anno, non ho potuto prendere il treno e salire per "festeggiare" il compleanno in ritardo.
    Ma non mancherà occasione, perché dobbiamo dormire ancora insieme e abbracciarci stretti.
    Non posso far altro che augurarti un buon compleanno, con la promessa che ci vedremo presto e festeggeremo tutti i compleanni che non abbiamo festeggiato insieme.
    Ti voglio bene, Fede.
    Ti abbraccio forte
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    Buon compleanno!
  8. .
    *schiarisce la voce*

    Io ho un po' di problemi con la data del tuo compleanno...
    Per questo!
    Ti devo una torta
    (che io non mangerò perché con grosse probabilità per me è tossica)
    (Il mio corpo svilupperebbe una specie di idiosincrasia)
    (potrei moririe per shock anafilattico)
    (...sono a dieta)

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    Devo dire, comunque, che ha un certo stile.



    Ora, mentre mangi la torta, ti illustro le cause che hanno portato o che portano la mia persona a volerti inuncertoqualmodo bene, e ad esserti inuncertoqualsenso(?) riconoscente.
    Come per altri, è già successo, io e te non abbiamo bisogno di giornate importanti per ricordarci a vicenda di quanto affetto ci sia.
    Perché anche nello stesso gioco a noi piace creare -a te tanto- e condividere.
    E' bello quando con l'entusiasmo cerchiamo di plasmare un'idea, c'è qualcosa di tremendamente prezioso in questo genere di condivisione.
    Condividiamo poi il gioco, le storie, i pensieri.
    Condividiamo alcune domande, alcune sensazioni.
    E come Viktor che trova le parole per spiegare una certa emozione a Mintaka, condividendo con lei non solo un brivido, ma anche un nome, una scoperta, una riflessione preziosa.
    Così fa Flavio con Federica, aiutandola a non inciampare troppe volte, condividendo qualsiasi genere di sensazione.
    Ci chiediamo e tentiamo di darci risposte e tante volte non c'è neanche bisogno di dirci cosa stiamo pensando o provando riguardo qualcosa, perché io e te ci somigliamo davvero tanto tanto.
    Non esagero dicendo che in te ho trovato un amico caro e una figura che migliora visibilmente me e le mie giornate.
    E' soprattutto per questo che ti sarò riconoscente per molto tempo, perché per me sei una persona meravigliosa di cui non potrei fare a meno.

    Buon compleanno, amico mio!



    Tanti altri di questi giorni... "insieme" :3
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    Rosso

    Scheda Pg
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    Il-piccolo-principe-cartoon




    E' da poco che hai iniziato a giocare realmente in Amestris e, devo dire, che speravo da tempo di ritrovarti nel mondo gdr.
    Già in passato abbiamo intrecciato le storie ci siamo conosciute nella voglia di divertirci.
    Avevi perso la voglia di scrivere e la sola idea che tu l'abbia ritrovata e che ora ti stia realmente divertendo in questo nostro mondo per me è fonte di grande soddisfazione e gioia.

    Man mano le storie che hai bisogno, come tutti noi, di scrivere cresceranno, Amestris ti sembrerà la piccola nicchia in cui tornare un po' bambina, in cui abbracciare totalmente la fantasia, esprimerti al meglio e condividerlo con noi.

    Sono lieta di averti incontrata, perché ho imparato qualcosa e, come ovvio che sia, lo porterò nel cuore sempre.
    Hai un cuore di bambina e questo in te non si spegnerà mai.
    Quindi...

    Tanti, tanti e tanti auguri, Jade!


    Spero festeggerai con noi tanti altri compleanni e che tu possa affezionarti al sito e arricchirlo con la tua creatività e la tua immensa voglia di raccontare.



    Torta+Piccolo+Principe


    Non poteva mancare il Piccolo Principe...
    Con l'augurio (per me) che tu non faccia impazzire quel povero figlio di Alec e che tu non uccida qualche povero studente del Ghiaccio, eheh.
    Ti voglio bene :3
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    Il compleanno della player di uno dei miei pg preferiti...
    Non ti ho ringraziata nell'altro topic perché avrei scritto qui oggi e lo sapevo.
    Io concordo con Fede, i tuoi pg e il tuo stile sono migliorati in maniera assurda, scrivi in maniera elegante e nella semplicità riesci a entrare nel cuore di chi legge, come hai fatto con me.
    Sono lieta di aver avvicinato Mintaka a Diana perché è l'esempio della bontà e della tenerezza, della semplicità scritta con eleganza...

    Quindi fingerò di non vedere i tuoi marci scopi per arrivare al fidanzatino deficientino della mia pg!
    Chiuderò un occhio, e magari due...

    Inoltre credo di non poterne fare a meno poiché se sarai presidente dell'isola che non c'è dovrai per forza farmi favori di ogni genere, me l'hai promesso(?) nel topic di auguri!
    Quindi tanti auguri Fra! Continua a deliziarci con la tua presenza, mi unisco ai complimenti fatti da Eli e ai ringraziamenti.
    Trascorri una bella giornata e altre 100 di queste!
    Un abbraccio!
  12. .
    Sono in ritardo, e oggi è il già il compleanno di qualcun altro, quindi sarà meglio che mi muova a ringraziarvi.

    Elijah, grazie mille per i momenti divertenti e non, soprattutto quelli sessualmente fuorvianti...
    parlando di cose serie, perché oggi non riesco, grazie davvero per aver creato insieme ad altri questo mondo bellissimo.
    Io ti voglio bene ed è inutile aggiungere altro perché sappiamo bene.

    Nate e Steven ringrazio molto anche voi, Nate sono lieta di aver iniziato a ruolare con te e Steve spero rimarrai almeno il tempo di affezionarti, Amestris è stupenda.

    Jade, grazie. Sarò serena, felice e appassionata. Grazie di credere in me e delle parole, in privato ci siamo già dette abbastanza, ma continuerò a sentirmi lusingata.
    Mintaka ringrazierebbe Jade molto cordialmente, eheh.

    Samir, mi hanno molto intenerita le tue parole e ti ringrazio molto per avermi piacevolmente stupita.
    Ti ringrazio con il cuore e ti svelo un segreto: non ho nulla che tu non hai.
    E' bello vedere come tenti sempre di superarti, di esprimere attraverso i tuoi pg e credo questo sia alla base, tentare un po' di condividere briciole di noi.
    Credi di non avere la determinazione? C'è, devi solo mostrarla a te stesso.
    Un bacio!

    Mia, hai la capacità, insieme a qualcun altro, di spiazzarmi.
    Non so se credere in qualche equilibrio universale che si cura di noi e di ciò che diamo o prendiamo, in teoria nulla si distrugge e sembrerebbe anche plausibile.
    So solo che non ho mai il coraggio di vedere realmente in me i valori che mi attribuite, eppure mi riempiono il cuore, e so anche che non è vero che non chiedo nulla in cambio...
    Io prendo, probabilmente non te ne sei accorta, ma prendo.
    Non sarai sola, se lo vorrai, con me. Grazie *:

    Amalia Amestris non ha nulla a che fare con quel che eravamo prima, ti ringrazio dell'immensa stima che mi dimostri e ti ringrazio per la tua più tenera semplicità e per le parole altrettanto tenere.
    La prossima volta a Firenze dobbiamo trascorrere molto più tempo insieme
    Un bacione enorme, enorme, enorme.

    MARIO, non so come attentare alla tua vita, ma in qualche modo lo farò.
    Devo dire che mi aspettavo più perversione, sarà che la mia mente è assuefatta e questa è una dose minima e inefficace... quindi mi sento di far finta di non leggere i righi sopra e di risponderti solo alla dimostrazione di affetto: ti voglio bene anche io, mostriciattolo :*

    Signor Craig, Mintaka non sa di cosa sta parlando e per quanto riguarda me... eh... cioè grazie!

    Jojen non è una lusinga, ma mi lusinghi. Grazie mille e di cuore, soprattutto per aver creato Amestris, perché davvero è qualcosa di meraviglioso e vederlo crescere in questo modo è altrettanto meraviglioso.

    (Andrew Al Hayes sarà lieto di fare la conoscenza di Jojen e di regalargli giornalini... o dvd... ;) ci sarà certamente qualche risvolto interessante )

    Annabeth, anche per me è un piacere leggerti e ti ringrazio infinitamente.

    Chiara, stella mia, ma che ci dobbiamo dire più, mangerei un cuore caldo per te *:

    Prugna... *dondola*

    Ringrazio tutti per gli auguri e per le vostre storie, i vostri personaggi, la vostra palese passione.
    Amestris è un posto meraviglioso e questo per me è il regalo quotidiano, vi abbraccio e soffoco
  13. .

    La morte non è che attraversare il mondo, come gli amici attraversano i mari;
    continuano a vivere l'uno nell'altro. Poiché devono essere presenti, amare e vivere ciò che è onnipresente. In questo divino specchio si vedono faccia a faccia; e il loro riflesso è libero e puro. Questo è il confronto degli amici: che, pur se si possono dir morti, la loro amicizia e compagnia sono, nel miglior senso, sempre presenti, poiché immortali.
    -William Penn, Altri frutti della solitudine



    J. K. Rowling ha citato questo all'inizio dei Doni della Morte, esattamente dopo un pezzo di Eschilo.
    L'ho riletto più volte per accertarmi che intendesse proprio ciò che intendo io.
    E' che ci siamo dette così tanto che non ho modo di aggiungere oltre, perché tra noi c'è quel particolare rapporto di sincerità completa, e perché sai bene che se sento il bisogno di dire, io dico.

    L'anno scorso scrivesti che sono "L'isola nel mare in tempesta, l'oasi dopo lungo smarrimento."
    Spero tu abbia intuito che per me sei altrettanto: nelle improvvise tempeste ho trovato in te un sollievo, nelle guerre quotidiane ho trovato in te la calma, ho continuato a leccarmi le ferite, ma tu eri il balsamo che alleviava parte del dolore.
    Ho raccolto dalle tue parole qualcosa che talvolta dimenticavo: il tesoro chiamato "speranza"; ho imparato a schifare il disincanto, ad allontanare la disillusione, ho trovato forza, modo e motivo di alzare la testa e andare avanti sempre e comunque.
    Sei lo specchio in cui posso vedere il meglio di me.

    Io non ho altro da regalarti se non la promessa, finora tacita:

    "Sangue su sangue,
    Uno su uno,
    E sarò lì per te
    fino alla fine del mondo
    "



    Qualunque altra cosa è superflua.
    Buon compleanno, stella mia!
  14. .
    Buon compleanno, Annabeth!
    Spero trascorrerai questo giorno nel migliore dei modi!
    *Abbraccia e nel frattempo ruba un pezzo di torta*
  15. .
    CITAZIONE
    Titolo: Fiori di rosa, fiori di pesco.
    Autore: Mintaka
    Fandom: Harry Potter - Amestris Academy GDR
    Personaggi: Amalia Harp, Artemisia Meludrion, Catherine Nott,
    citati: Andrew Edward Laeddis, Drusilla Cornelia Vøn Štrauß, Samuel Naran.

    <<Non c’è tempo.>> La bacchetta premeva la tempia, Catherine respirava senza tremori, ma profondamente. Sussurrò all’orecchio gelida, poggiando la guancia pallida sui boccoli biondi, un braccio premeva sul collo, stringendo il più possibile. Artemisia tratteneva la bacchetta in un palmo, l’altro avvolgeva l’avambraccio di Catherine che l’aveva arpionata da dietro. Serrava i denti nello sforzo di opporsi. Si accorse di respirare a stento.
    <<Non c’è tempo. Non è questa la guerra che devi combattere.>> Il ghiaccio delle sue parole s’incrinò in qualcosa che somigliava a un’implorazione.
    Catherine non si era capacitata di come l’altra, nel più assoluto silenzio, in quell’ovattata esistenza, fosse diventata tanto forte, risoluta, addirittura pericolosa. Sempre, imperterrita, aveva tentato di assopire il lieve timore che la luce di quegli occhi di giada le avevano procurato tempo prima.
    Era Luna che non aveva lato oscuro, e che rischiarava la notte.
    Lei, che aveva indossato migliaia di maschere, aveva intuito prima di ogni altra cosa che l’anima genuina dietro quel dolce viso angelico avrebbe potuto scorgere la pelle al di sotto dell’illusione. L’unica per cui aveva provato intimamente una strana sorta di riguardo. Entrambe, a loro modo, comprendevano la folla formicolante, le facce degli altri uomini, percepivano forze e debolezze.
    Si insinuavano con pudore o con violenza nell’animo di chi incrociava le loro vie.
    Ma era il fine che nei loro cuori prendeva forma differente. Opposta.
    Torbido e limpido, ambrato e oscuro.
    <<Non posso lasciare che tu mi blocchi la strada. Fidati di me, Artemisia.>>
    L’altra si divincolò un po’e tese la testa indietro, socchiuse la bocca a respirare in un leggero tremore di rabbia, il palmo di Catherine salì a bloccarle la fronte, quasi l’accarezzò. <<Fidati di me o non avrò remore nel fermarti a modo mio.>> Non vi fu risposta, la bocca si strinse e i polpastrelli contratti affondarono le unghie nella pelle di Catherine.
    <<“Ma quando arriverà il momento di difendere gli studenti, non a parole né con mere intenzioni, io combatterò al tuo fianco.”>>
    Cantilenò lentamente, citando le parole dell’altra.
    Il peggio aveva preso forma: le forze Oscure guidate dal corvo maledetto avevano raggiunto ciò che le due donne proteggevano. Silenziosamente entrambe avevano lottato affinché quel momento non arrivasse, e invece era giunto. Subdolo.
    Gli studenti erano un ostaggio. Cosa c’era di più meschino del ricatto di vite innocenti?
    Il cielo era nero come le lontane mura di Amestris e alcuna barriera difendeva più i confini dell’Accademia, scie oscure e bianche attraversavano veloci la cupola scura sopra di loro, nulla impediva più la smaterializzazione, ma il corpo Auror non poteva ancora agire e buona parte dei suoi membri, al di là di ogni aspettativa, era di fianco a Gaius.
    Che importanza aveva il mezzo, se il fine era il medesimo? Tutto e nulla. Secondo Artemisia l’odio di Catherine non poteva che penetrare a fondo nelle radici di un ipotetico mondo migliore. Non poteva, lei, credere di creare una realtà giusta. Non colei che non avrebbe potuto trovare redenzione per se stessa, neanche se avesse voluto, neanche se avesse compreso. La voce flebile di Artemisia graffiò il silenzio con ostinata risolutezza.
    <<Io non mi fido di te, Catherine. Non mi fido di un carnefice che si muove nelle tenebre, non scendo a compromessi con chi si innalza a divinità.>>
    <<Divinità…>> Catherine sbuffò in un sorriso amaro che durò solo un attimo, il viso tornò serio, contratto in una smorfia di biasimo e disgusto. <<Non c’è legge in questo mondo, la giustizia sarò io a crearla, a modo mio. E ora tu me lo stai impedendo. Chi amo vivrà nel mondo migliore.>>
    “Io amo”.”Io lo credo.”
    La voce fioca e il respiro mozzato sussurrarono appena, ma scalfirono la quiete ancora una volta.
    <<Perdi, Catherine. Tu perdi. Hai perso e continuerai a farlo. Eri finita tempo fa.>>
    In uno slancio d’ira, Catherine spinse via il corpo che stringeva; l'altra si voltò appena in tempo per vederne gli occhi infuocati e la bacchetta in alto. Un lampo. E il corpo di Artemisia scomparve risucchiato in qualcosa che somigliava a un vortice, compresso nello spazio e nel tempo.
    Le iridi verdi e attente si smaterializzarono alle spalle di Catherine.
    Increspò le labbra asciutte. Silenzio. Gli occhi parvero aver perso parte di genuina luce.
    Ma Catherine Nott non si voltava, guardava innanzi a sé, lasciando che lo sguardo spento si perdesse nel buio, rifiutando il pensiero di quel che stava accadendo non lontano da lì.
    <<I miei vampiri…>> <<I tuoi vampiri.
    Li possiedi. Sfrutti quegli esseri perché condanni a morte e non uccidi? Credi che il sangue non sporchi anche le tue di mani?
    Ora grondano. Di sangue.
    >>
    Puntò la bacchetta senza incertezze, tendeva la schiena nelle vesti lerce e strappate, le labbra dolenti e rotte, il corpo delicato ma teso, sulla pelle del viso vi era ancora il velo delle lacrime che poco prima aveva versato. Prosciugata.
    Ma il mento era alto, sorretto dai fili della nuova determinazione. Benché qualcosa di lei fremesse.
    In quei mesi mentre lei trovava coraggio, gli indizi, i perché; l’altra aveva sofferto in silenzio. Togliendo una dopo l’altra le maschere, combattendo nell’oscurità per il bene che lei proclamava ma che aveva distorto.
    Se una delle due provava tanto amore per la vita da negare l’idea stessa di omicidio, l’altra era altrettanto capace di amare, ma nel cuore cresceva l’odio di pari passo.
    Alla luce della Luna piena, poco lontani dalle fronde degli alberi della foresta, Artemisia aveva trovato i corpi inermi e martoriati, le gole insanguinate di Aster Hawthorne e Andrew Laeddis.
    Aveva avvertito vuoto accasciata sulle salme, tremando di sgomento mentre le dita sfioravano il viso gelido dell’uomo, i petti immobili di morte l’avevano lacerata. Avevano intrapreso una corsa forsennata tra gli alberi, gli esseri erano scomparsi nelle tenebre, e Artemisia non aveva dato tregua a Catherine, bruciando di disperazione e rabbia, le era stata dietro con il fiato sul collo, lanciando incanti uno dopo l’altro, decisa a bloccarle la via per l’accademia. La visione di quelle morti orrende l’aveva destata, risvegliando la parte di lei che la mente aveva precluso per tanto tempo.
    In un fulmine caduto nel cielo terso, Artemisia aveva richiamato a sé una tempesta.
    Persino il corpo pareva non appartenerle più. Un estranea era. O era stata.
    <<Il sangue di chi ha colpa, non degli innocenti.>>
    Quelle morti erano un effetto collaterale, si erano trovati nel luogo sbagliato al momento sbagliato, Samuel e Drusilla non avevano avuto controllo, eppure altre creature oscure si erano risvegliate nella foresta e avrebbero continuato a farlo, eppure Catherine avrebbe continuato a servirsi di ogni mezzo per salire al potere.
    Non avrebbe permesso a nessuno di intralciarle la strada. Neanche quella notte.
    <<Tu non capisci, Catherine. Gli innocenti sono morti questa notte per mano di chi tu credevi di controllare. Non capisci che non è con l’odio, la vendetta, la morte, il terrore che puoi creare.
    Tu non capisci che ti innalzi a dea, e dea non sei.
    >>
    Un lungo silenzio aveva preceduto la sua voce; l’unica parte di lei che palpitava, l’unica parte di lei che riconosceva.
    Candida, tagliava la notte.
    <<Sei tu che ancora non hai compreso.>><<Io ho capito, invece.>>
    Inveì, un dito si allungò sulla bacchetta ancora tesa, accarezzandone il legno, il dorso della mano puntava il terreno, socchiuse le palpebre e le riaprì d’improvviso in un lungo respiro carico di tensione, fissando Catherine come non l’aveva mai fissata prima. Era nuda, adesso, priva di ogni maschera.
    <<Ho capito che di quel che è stato fin’ora tu eri l’artefice, che hai giocato al burattinaio, che hai riso in faccia alla distruzione.Hai giocato a fare la madre, ma tu insieme ad altri eri morte.>>
    Strinse ancora le labbra trattenendo il disprezzo e il suo sguardo, nella durezza, cercava la giustificazione.
    Fragile: questo era stata ai suoi occhi.
    E invece ora era lei che teneva i fili, ma al contrario di Catherine non avrebbe giocato alle marionette. Artemisia non giocava con la vita, Artemisia non si innalzava a divinità.
    E forse in quel momento da qualche parte le divinità stavano ridendo.
    <<Dimmelo tu, allora, chi farà giustizia. Chi creerà il mondo migliore, chi?>>
    Ringhiò. Come osava. Come osava pensare di sapere cosa lei provasse nel petto. Le avevano sfilacciato l'anima fino distruggerla, ma lei si era rialzata. Lei non giocava, lei amava. Come poteva avere tale presunzione?
    <<Non tu.>>
    Accusò la sua voce forte quanto un colpo allo stomaco.
    La mano di Catherine volò in alto senza preavviso, squarciando l’apparente quiete. Un serpente di fuoco divorò l’erba intorno a loro, un muro circolare di fiamme strisciò fino a ricongiungere testa e coda.
    Catherine scomparve in un fumo immacolato, ma solo per ritrovarsi faccia a faccia con Artemisia, l’incontro intenso di sguardi dello stesso colore, ma diversa luce.
    La guardava come si guardava una bambina priva della vera percezione della realtà.
    <<La forza che provi ora è solo il riverbero della disperazione, è l’energia del disprezzo, l’eco della rabbia.>>
    Impassibile osservava quegli occhi umidi di ogni emozione. Ma non provava altro che pena. Artemisia al contrario sussultò di paura, come avesse appena appreso di somigliarle.
    <<Ma ne gioverai per poco, perché tu non sei adatta a tutto questo e quando in te tornerà la compassione allora sarai solo debole. Allora credi sarai tu a fare giustizia? Sporcandoti le delicate mani di sangue, sentendo il peso della morte.>>
    Sibilò, chinando un poco il capo, fingendo di cercare risposta nel silenzio.
    <<Quelli come te hanno il solo compito di ricostruire dalle macerie.>>
    Le labbra di Catherine si torsero in un sorriso gelido. Provava odio per quel che le era stato fatto, provava rabbia per quel che aveva subito. Fiele e miele nella sua bocca si combinavano in sapori disgustosi.
    Lei conosceva il gusto di entrambi; le labbra di Artemisia, invece, odoravano di dolce.
    Un regina spodestata, una corona di alluminio, un oggetto, un pupazzo. Questo l’avevano resa.
    <<Tu hai ucciso. Tu hai odiato. Tu hai mentito.>>
    Mai di mano sua, i corpi nella foresta erano diventati cibo per gli esseri freddi di cui Catherine si era servita. Ma era accaduto nel trambusto, nella lotta, nell’inconscienza. I vampiri suoi alleati li avevano resi cadaveri, qualcosa quella notte li aveva risvegliati.
    Avevano ucciso per difendere lei che era sul punto di difendere altri.
    << Tu non sapresti difenderli>> << Tu li hai messi in pericolo dal principio!>>
    Gridò d'ira, lasciando che il disprezzo e l’accusa scivolassero fredde attraverso la sua voce.
    Il sangue di Catherine ribolliva, i suoi nipoti, i suoi studenti in balia di Gaius, e non era lei il drago, non lei il demone, non in quell’istante. E non sopportava più la vista di Artemisia. O quel che ne rimaneva di lei. Ma la tanto sottovalutata purezza si imponeva di fronte la regina, l’aveva in pugno, si era avvinghiata al suo senso di colpa e lacerava man mano l’armatura con nuova, acre prepotenza.
    Non poteva, Artemisia, non le era possibile concepire il male assoluto, ma non le era altrettanto possibile concepire la lealtà di quella donna, non era solo l’odio ad angustiare, ma il gelo nell’anima, il desiderio di vendetta. Il sangue la marchiava.
    “Le piume nere continueranno ad annegarci, ma questo non è un buon motivo per abbandonare o per smettere di sperare in un mondo migliore.”
    Fu un secondo, mentre gli sguardi e gli animi si scontravano tacitamente, Artemisia alzò entrambe le mani, animata da quel ricordo, risoluta come mai aveva creduto. Si mosse con i palmi rivolti verso Catherine che nel frattempo aveva arretrato. L’altra fu come colpita da un nemico invisibile, la bacchetta di alloro aveva disegnato un arco, generando un’onda d’urto. Eppure l’altra vacillò, ma rimase in piedi e alzò il legno di pioppo bianco ad alimentare le fiamme intorno a loro: grosse lingue di fuoco alle spalle di Artemisia parvero muoversi con anima invisibile, come dita tese tentarono di agguantarla. Torse il busto, il calore crescente aveva annunciato l’abbraccio di fuoco, la luce rossastra crebbe imperterrita e lei mosse il braccio in una frusta, tentando di raffreddare le fiamme, ma il calore continuava a seccarle la pelle, le punte di fuoco esitarono solo un attimo e poi tornarono ad aggredire. Vicine sempre di più.
    Inaspettatamente Artemisia richiamò un bagliore niveo che squarciò la notte e avvolse completamente le due sagome. Le dita infiammate si richiusero su se stesse, come avessero perso vita, la terra fumò, l’abbaglio durò qualche secondo, fu Catherine a placarlo in un grido di rabbia.
    Non ci volle molto perché si ritrovassero faccia a faccia, Catherine stringeva i denti e la fissava con la brace negli occhi, interdetta. Esitava, forse non avrebbe mai voluto arrivare a tanto. Quel nuovo sguardo audace la esasperava, ma il suo viso rimaneva di marmo.
    La bacchetta di Artemisia puntava inutilmente verso terra, guardando dietro di sé sentì il cuore balzarle nel petto, il respiro era mozzato, il fumo nero di terra bruciata risucchiava l’ossigeno, e entrambe ne accusavano la mancanza. Bruscamente il legno d’alloro volò in alto, una corda di elettricità partì dalla punta, attorcigliandosi intorno al corpo di Catherine in un vortice azzurro, lo sguardo di Artemisia volò al cielo, la mano puntò le nubi, uno boato accompagnò quel gesto e il vento iniziò a soffiare a raffiche violente, la pioggia cadde tutta d’un tratto a bagnare le due donne corrose dal furore.
    La morsa di elettricità che avvolgeva Catherine parve allora prendere il sopravvento, quando d’un tratto la corda celeste si tramutò in serpente nero.
    Sciolse la morsa su Catherine e si fiondò su Artemisia senza il minimo preavviso, con velocità disarmante e mentre la donna disegnava intorno a sé scudi argentei, le mani di Catherine presero fuoco, nuove fiamme cremisi si aggiunsero all’attacco della bestia, sebbene il temporale evocato poco prima ne placasse parte di potere. Quando Artemisia riuscì in un movimento fluido a tramutare il cobra nero in fumo altrettanto scuro, Catherine le era già addosso con altro fuoco, di lei fu visibile per alcuni momenti solo una sagoma oscura; non solo la punta della bacchetta richiamava le fiamme, i suoi palmi creavano piccoli fuochi che scagliava sull’altra, controllandone i movimenti, muovendo gli spiritelli infiammati a suo piacimento, eppure era affaticata dal diluvio, provata dal vento. Artemisia non cedeva, colta la potenza di quell'elemento la imitò nell’uso del potere che le apparteneva, avvertiva le mani formicolare circondate da deboli saette.
    Ci volle poco perché fulmini e fuoco si scontrassero in una sorta di danza, sibilando e fendendo l'aria veloci quanto lampi.
    Erano assorte l’una nell’altra, ansimavano, i petti coperti di vesti fradice si alzavano e abbassavano rapidamente, l’incontro dell’energie generava scintille ametista, l'aria era corrosiva, ardente e nessuna delle due accennava alla resa.
    <<Continua, Artemisia. E perderai tutte le tue sacre speranze, li vedrai morire sotto il peso di questo scontro.>> D’un tratto Catherine rise scuotendo il viso bagnato, ponendo Silenzio di fronte al suo petto avvicinando l'altra mano alla punta scoprendo i denti candidi, preparandosi a respirare quanta più aria fosse possibile.
    Probabilmente Artemisia, che attendeva solo di vederla indietreggiare, non avrebbe potuto scorgerla non fosse stato per un nuovo bagliore, questa volta lontano, che esplose tutto d’un tratto illuminando i loro volti contratti di fatica, gli occhi luccicarono. Artemisia deglutì chiudendo le labbra, sentendo il sapore del sangue. Sul viso dell’altra il sorriso derisorio morì, le luci delle loro magie si affievolirono. La pioggia d’un tratto divenne più rada e si tramutò in grandine. Entrambe avvertirono freddo pungente e un fragore parve avvicinarsi, come fosse un enorme treno in corsa, quel rumore correva verso di loro preceduto da una grossa lingua di ghiaccio che guadagnava terreno.
    Cessò la grandine, fiamme e folgore si accartocciarono su se stesse in un estremo abbraccio violaceo, scomparendo nell’ultimo tuono, mentre il rombo di quel qualcosa si faceva più intenso.
    Esattamente tra loro corse veloce una scia di fumo bianco che al suo passaggio agghiacciò ogni cosa, la terra, l’aria, comprese le due donne che sussultarono e si pietrificarono alla vista di Amalia, ora immobile a qualche metro da loro, algida sbocciava nel fumo bianco. Poterono scorgere quasi le iridi gelide e il viso marmoreo rivolto verso di loro privo di ogni espressione.
    Catherine in un ultimo, profondo respiro la guardò con disprezzo tale da tagliare l’aria. <<Tu!>>
    Artemisia si rivolse a lei incredula, respirando quasi fosse rimasta in apnea a lungo, tesa quasi fosse stata risvegliata di colpo da un lungo incubo. Fissava Amalia incredula, non capendo cosa quell’espressione ambigua e dura allo stesso tempo potesse significare.
    <<Non è qui che dovreste essere.>>
    La voce priva di ogni inclinazione fu seguita da un rigido movimento del braccio, dalla punta del legno comparve un lampo chiaro, solo luce che pian piano si tramutò in ghiaccio, Artemisia e Catherine seguirono quel rivolo assiderato che si muoveva ai loro piedi, diramandosi come un enorme fiume, creando un disegno celeste sul terreno che poco prima aveva bruciato.
    Erano incapaci di comprendere.
    Ma Amalia non ne diede il tempo, tornò a essere fumo bianco saettando verso di loro, le raccolse con violenza e le strattonò con sé in una morsa lattea, trasportandole in alto in uno schiocco sordo, poi lontano. Via di là.
    E le tre donne scomparvero nel buio.

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