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    Tempesta VI Anno
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    Titolo: Il regno di Nettuno
    Autore: me (con base la saga di K.A. Applegate)
    Personaggi: Declan, Cristopher, April, Jalil e Senna.

    Aprì gli occhi di scatto, il costante movimento oscillatorio sotto di sé era sparito, così come il rumore della risacca delle onde contro lo scafo dell'imbarcazione; i respiri che per tutta la notte gli avevano tenuto compagnia- anche se sarebbe stato più giusto ammettere che lo avevano infastidito e basta- si erano quietati all'improvviso, lasciandolo finalmente solo. E quello che adesso fissava non era più un cielo disseminato di stelle, ma un soffitto alto e anonimo, immerso nel buio. Riconobbe la propria stanza, dell'abitazione che a Limerick condivideva con i suoi genitori...ma se un tempo avrebbe provato nostalgia di quel luogo e desiderato con tutto sé stesso di non doversi più svegliare altrove, adesso le cose stavano diversamente. Scostò il piumone, lasciando che il tepore si disperdesse, e sedendosi sul letto...non aveva bisogno di accendere la luce affinché i suoi occhi, già abituati all'oscurità, riconoscessero il profilo degli oggetti e della mobilia che occupavano quegli spazi. Per un attimo fu tentato di raggiungere la camera di suo padre e sua madre, aprire la porta e dare solo una sbirciata all'interno, così da scorgere i loro profili immobili e silenziosi mentre dormivano, e magari serbare quel ricordo per quando fosse tornato ad Everworld. Ma poi si disse che non doveva. L'indomani, per loro non sarebbe cambiato nulla...loro avrebbero continuato a guardare il proprio figlio crescere, andare a scuola, svolgere, insomma, tutte quelle azioni quotidiane e ripetitive, giorno dopo giorno. Ma per lui, invece, sarebbe cambiato tutto. Anche se sentiva che quello non era più il suo posto, né la sua vita, sapeva che avrebbe fatto fatica a tornare indietro...molto meglio lasciare le cose così come stavano, accontentarsi dei ricordi e cercare di dormire il minimo indispensabile nel mondo parallelo, così da non dover finire troppo spesso nel Mondo Reale. Il suo mondo, Limerick, casa sua.
    Adesso svegliati, svegliati, svegliati subito!
    Le labbra si muovevano frenetiche, tutti i pensieri erano concentrati su ciò che aveva lasciato dall'altra parte, su quello che lo attendeva e che non poteva rimandare. A di là di quelle mura c'era un mare sconfinato, degli dei in attesa di aiuto, e Ka Anor con i suoi Hetwan da dover affrontare e, possibilmente, distruggere una volta per tutte. Si sentì scuotere con forza e lentamente le pareti della sua stanza gli si chiusero addosso, tutto prese a vorticare e finalmente riaprì gli occhi, ma questa volta lì dove doveva essere...accanto a lui, Jalil lo guardava con la fronte aggrottata e lo sguardo colmo di biasimo.

    Avevamo detto di rimanere svegli.

    Asserì, mentre le sue dita affusolate ed energiche gli si artigliavano sulla spalla; gli altri membri del gruppo riposavano ancora. Christopher ed April, per la precisione...ma non Senna, lei era sempre vigile; se ne stava in disparte, gli occhi grigio ghiaccio puntati davanti a sé, come riuscisse a scorgere qualcosa che gli altri non potevano vedere. Non doveva mancare molto, ormai, all'arrivo. Che poi, dov'era precisamente che sarebbero attraccati? Erano giorni che vagavano senza una rotta precisa a bordo di una trireme, nel disperato tentativo di seminare l'esercito degli Hetwan, dopo essere approdati sulle loro terre ed esser stati costretti alla fuga. Se non altro, adesso conoscevano le sembianze del nemico...una magra consolazione, certo, soprattutto vista la loro maggioranza numerica e la capacità di volare, grazie a delle ali attaccate sul dorso. Gli orribili occhi da mosca, poi, e il corpo tozzo da nano, gli conferivano un aspetto a dir poco disgustoso.

    E' stato solo un attimo. Sono sveglio adesso.

    Replicò in tono duro al suo compagno di viaggio, scrollandosi di dosso la sua mano e rimpiangendo di non aver assaporato qualche minuto di più quel momento d'intimità nella propria camera a Limerick. A mano a mano che passavano i giorni, infatti, i ricordi di quel mondo diventavano sempre più sbiaditi ed era difficile ricollegarsi ad esso nei sempre più radi momenti in cui gli era concesso tornarvi. Ma questo, naturalmente, valeva per ciascuno di loro. Sembravano trascorsi secoli, ormai, da quando il dio della distruzione, Loki, era giunto dal mondo parallelo per prelevarli e trascinarli in quella macabra avventura, portandoli a conoscenza di Everworld e spiegando loro che quel mondo, creato secoli addietro dagli dei e per gli dei, adesso versava in uno stato di pericolo, poichè una divinità aliena, chiamata Ka Anor, intendeva impadronirsene, usando i propri poteri per ucciderne gli abitanti; all'inizio, non aveva saputo spiegarsi il motivo del perché la scelta fosse ricaduta proprio su di loro...su di lui!
    Ma poi, avevano scoperto che non c'era stato niente di casuale, a partire dal fatto che Senna non era una semplice ragazzina...possedeva poteri soprannaturali e rappresentava il passaggio tra il mondo reale e il mondo parallelo. E così, si era servita di loro per i propri scopi: Cristopher era un impavido, un coraggioso...ed era innamorato di lei, perciò avrebbe fatto qualsiasi cosa gli avesse chiesto, anche battersi fino alla morte per difenderla. April era una persona onesta, e la sua passione per i canti e la conoscenza quasi ossessiva della religione li aveva più volte aiutati in situazioni difficili; Jalil...lui era la mente logica del gruppo. E per quanto riguardava lui, era l'unico appassionato di Storia, antica o moderna che fosse...insomma, ognuno di loro possedeva una caratteristica che Senna era stata in grado di sfruttare, prima fra tutte la conoscenza del mondo reale. Continuò a fissarla, conscio di quanto poco ancora la conoscesse, sebbene avessero sempre frequentato la stessa scuola...ma in vero, non conosceva bene nessuno di loro; eppure, adesso in qualche modo erano legati e utili l'uno all'altro, in maniera quasi indissolubile.

    Che sta facendo?
    chiese
    Muove la barca. In assenza di vento, è la sola in grado di farlo

    rispose Jalil, come se fosse una cosa del tutto normale. E in effetti, ad Everworld, non era facile stabilire cosa lo fosse e cosa no...tutto era possibile, soprattutto quello che non si riusciva ad immaginare tale!
    All'improvviso l'imbarcazione subì una scossa che la fece ondeggiare in modo pericoloso; perfino Cristopher, che russava incurante di ogni rumore, si svegliò di soprassalto, insieme ad April, subito agitata...solo Senna pareva rimasta impassibile e per Declan, che stentava ogni volta a fidarsi di lei, fu facile accusarla di quanto accaduto.

    Che stai facendo?!

    Le inveì contro, mentre le onde dell'oceano s'ingrossavano e la barca cominciava a vorticare su sé stessa.

    Io?
    rispose, con voce stupita, quasi risvegliandosi da una catarsi
    Proprio niente. Ma vi consiglio di tenervi pronti.

    Aveva l'innata capacità di far sembrare innocente ogni parola pronunciata dalla sua bocca, anche quando non lo era affatto.

    Pronti per cosa?
    suo malgrado, non riuscì a nascondere l'astio nella propria voce
    Pronti per cosa??!

    Forse credeva che, facendosi più aggressivo, lei avrebbe chiarito i suoi dubbi? Niente di più falso. Senna gli restituì solo il silenzio, rotto dal rombo di un tuono lontano...il cielo sopra le loro teste, dapprima terso, s'incupì progressivamente, riempiendosi di nubi grevi e più nere dell'oscurità. L'imbarcazione cominciò ad esser risucchiata all'interno del vortice che, come un abisso profondo, si stava aprendo in mezzo all'acqua...non era più tempo di parlare, o di lanciare accuse. Un'onda travolse la barca, e poi un'altra ancora, spezzando prima i remi, poi l'albero con la vela ammainata, e infine l'intero scafo...quando il suo corpo affondò nell'acqua gelida, Declan sentì il respiro venir meno e gli parve che la pelle fosse trafitta da mille aghi; gli bruciava la gola, a causa del sale, e aveva un gran bisogno di prendere aria...ma se avesse ceduto all'impulso, non è di questa che si sarebbero riempiti i polmoni, bensì di acqua salata, facendolo annegare. Negli ultimi istanti di lucidità del suo cervello, pensò che se fossero stati nel mondo reale avrebbero anche potuto cavarsela, anzi l'assurdo sarebbe stato trovarsi su un’imbarcazione d'invenzione romana! Ma in Everworld non esisteva alcuna tecnologia...e per quanto lo entusiasmasse toccare con mano oggetti di cui poteva leggere solo sui libri, al momento non era affatto contento di come si erano messe le cose. Annaspò, alla ricerca di un appiglio, trovandolo nel timone della barca che galleggiava, spezzato, a pochi metri da lui; quando riuscì finalmente ad inspirare con tutta la forza che aveva, si accorse che i suoi compagni non erano accanto a lui. Avrebbe voluto gridare, chiamare i loro nomi, ma l'affanno che ancora scuoteva il suo petto glie lo impedì. E quando ormai credeva che il peggio fosse passato, si sentì trascinare con forza di nuovo sott'acqua, ma stavolta il buio lo avvolse e il viaggio nelle profondità marine sembrò durare secoli...quando riaprì gli occhi, il mondo che lo circondava riluceva di riflessi azzurri e bianchi, alte costruzioni di corallo svettavano verso l'alto, fin quasi a sfiorare la superficie dell'oceano ed enormi pesci dai colori brillanti gli nuotavano vicino, ma senza esserne spaventati.

    Che posto è questo?

    Cristopher era di nuovo lì, con lui...e c'erano anche Jalil ed April. E Senna. Si sentì sollevato, perfino nel rivedere lei, sebbene solo pochi attimi prima aveva creduto di odiarla.

    Non ha nessun senso...dovremmo essere morti!

    Come al solito, Jalil era quello che più faceva fatica ad accettare i cambiamenti, soprattutto se non poteva trovare una logica in essi. April, che era rimasta in silenzio per tutto il tempo, intervenne con una giusta osservazione...

    Possiamo parlare, e respirare e muoverci...sott'acqua!

    I suoi capelli rossi vermiglio fluttuavano in alto, a causa dell'assenza di gravità che glie li tenesse fermi sulle spalle. Poco lontano da dove si trovavano, le strade lastricate di uno sfavillante palazzo di marmo pullulavano di esseri umani dalle razze più disparate, che si muovevano insieme a ninfe dai colori verdi, blu e perfino gialle, e anche sinuosi elfi o nani armati di asce. L'intera zona era circondata di scogli così alti che non si riusciva a vederne la fine, sui quali facevano bella mostra di sé Sirene dai corpi slanciati e le code squamate iridescenti; ma nonostante lo spettacolo mozza fiato che il luogo offriva, non si respirava l'allegria che ci si sarebbe aspettati...un istante subito dopo, una figura maschile sbucò dal nulla, alta e possente, adornata solo di un telo d'oro che lo ricopriva dai fianchi fino a metà delle cosce, e con in mano un enorme tridente. La sua voce metallica rimbombò propagandosi attraverso l'acqua, mettendo a tacere qualsiasi altro suono.

    Benvenuti stranieri. Ci sarà da divertirsi.

    Un cupo presagio il suo, seguito da un’altrettanta angosciante risata. Solo Senna accolse le sue parole con un sorriso lezioso.

    Siamo nel regno di Nettuno...
    disse Declan
    ...dio del mare e delle tempeste.

    Ed era proprio una tempesta, l'ennesima, che stava per scagliarsi su di loro.

    ----------------------------

    Non so quanti conoscano/ricordino la saga di Everworld...libri semplici, una storia fantasy senza pretese, ma mi è sempre rimasta nel cuore u.u per cui mi sono ispirata a questa.
     
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7 replies since 11/12/2021, 13:13   179 views
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