Dieci Anni

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  1. Dominil Weston
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    Canterbury

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    Smaterializzato
    Titolo: Il Bacio del Dissennatore
    Autore: Dominil Weston
    Personaggi: Dominil Weston, Caleb Cooper (fidanzato defunto), Lily Anne Hale e suo padre Charles (citati)

    La luce calda delle fiamme che danzavano nel camino si riversava nella stanza trasformandola in uno strano luogo dall'aspetto surreale.
    Il fuoco muoveva aria calda e con essa sembrava che ogni cosa assumesse una consistenza fluida e viscosa. Ogni cosa, in quella stanza sembrava fatta di lava.
    Dominil sedeva a terra, ai piedi del divano, davanti al camino. Accanto a lei, un calamaio e un calice di vino rosso; sulle ginocchia, un foglio di pergamena. Aveva scritto solo due parole, poi era stata risucchiata dai bizzarri guizzi delle ombre che animavano gli oggetti presenti nella stanza.
    Si era domandata se forse non avesse esagerato con il vino. Potevano essere trascorresi dieci anni o dieci minuti, il tempo, in quella strana dimensione in cui si trovava, aveva persona di valore, e le uniche parole che le erano risultate semplice da scrivere erano state Caro Charles.
    A due anni dalla morte di Beth, Dominil sentiva ancora un vuoto dentro che, ormai iniziava a intuirlo, non sarebbe mai riuscita a colmare di nuovo. Doveva iniziare a rassegnarsi all'idea che non sarebbe mai più stata completa. Questa nuova consapevolezza, ancora troppo acerba per essere davvero compresa del tutto, l'aveva portata a domandarsi spesso e in maniera sempre più grave, cosa dovesse invece significare per Charles sapere di essere condannato a una vita in cui la donna che amava semplicemente non esisteva più. Allo stesso tempo, si chiedeva, come doveva essere sapere di non poter fare altrettanto, smettere di esistere, perchè dalla sua esistenza dipendeva quella di una piccola creatura innocente, che a quel gioco di dolore non aveva scelto di prendere parte, ma ne sarebbe stata inevitabilmente travolta per il resto della vita.
    Il nodo alla gola che si strinse quasi fino a strozzarla, coincise con lo scatto della serratura che nel silenzio della casa risuonò come ossa rotte.

    Dom?

    La voce di Caleb la raggiunse come un lazo, l'avviluppò e la strappò via dal baratro di malinconia in cui stava precipitando, salvandola da una caduta libera che non avrebbe avuto fine.
    Un rumore di passi in avvicinamento, poi l'ombra dell'uomo si unì a quella danzante del reso della stanza

    Ehi, che fai al buio?

    Chiese con delicatezza, slacciandosi il mantello e adagiandolo sul divano, per poi scivolare accanto a Dominil. Uno sguardo al calamaio, uno al calice di vino quasi vuoto e l'ultimo, senza nemmeno passare per la pergamena, al volto della donna.
    Dominil spostò lo sguardo dalle fiamme del camino al viso di Caleb e accennò a un sorriso, di quelli che faceva spesso quando era pericolosamente vicino alla disperazione, ma non voleva che lui se ne accorgesse.
    Non ci riusciva mai.

    Non sono al buio. C'è il camino.

    Rispose con finta leggerezza. Inclinando appena la testa verso il focolaio e dipingendosi sul viso la miglior espressione di noncuranza che riuscì a trovare.
    Caleb la guardò per un lungo attimo negli occhi. Alla luce aranciata delle fiamme, le iridi smeraldo diventavano quasi cangianti, o forse era merito del vino -o della tristezza- che le aveva reso languido lo sguardo. Allungò la mano per afferrare il calice, ne bevve un sorso poi lo poggiò di nuovo a terra, ma lontano da lei questa volta. Era una cosa che faceva spesso quando credeva di doverla allontanare dal rifugio ingannevole dell'alcol. Non le diceva mai di smettere, ma con finta distrazione, entrava con lei in quel mondo di sensazioni alterate e piano piano la portava fuori con sé, facendole quasi credere che fosse una sua scelta.

    A chi stai scrivendo?

    Le chiese, senza abbassare lo sguardo sulla pergamena perchè, anche se avrebbe potuto leggere da solo il destinatario della missiva, Caleb era così, non si appropriava mai, senza permesso, delle cose altrui.

    A chi sto provando a scrivere.

    Lo corresse lei, spostando lo sguardo sul foglio che aveva sulle gambe. Le due misere parole ricambiarono lo sguardo quasi beffeggiandola.

    Forse non ci riesci perchè è troppo buio. Con un po' più di luce potrebbe essere più facile. Posso?

    Senza tornare a guardarlo, Dominil scosse piano la testa e mugugnò piano il suo dissenso. Nel buio dei suoi demoni, voleva restarci ancora un po'.

    Preferirei di no, se non ti dispiace.

    Lui accolse la sua volontà senza controbattere, ma fece scivolare un braccio attorno alla vita di Dominil stringendola poi leggermente a sé.
    Nella stanza, nonostante il buio, affiorò un po' di luce.

    Non so nemmeno che senso ha continuare a scrivergli. Non ricevo loro notizie da quasi un anno ormai.

    Disse Dominil dopo un attimo di silenzio in cui entrambi si erano dedicati ad ascoltare il borbottio delle fiamme.

    Vuoi fargli sapere che stiamo bene, che pensiamo a loro e che per loro ci saremo sempre.

    Dominil inclinò la testa fino ad adagiarla sulla spalla di Caleb, il posto a cui apparteneva.
    Avrebbe voluto rispondergli che no, gli voleva scrivere per dirgli che si stava comportando da stronzo. Che non era stato l'unico a perdere un pezzo di cuore, che Beth mancava a lei ogni giorno come se al mondo fosse stato sottratto un po' di ossigeno. Che le mancava anche lui, Charles, che era stato egoista a voler tenere il suo dolore solo per sé, che soffrendo insieme sarebbero potuti guarire e invece in questo modo aveva condannato entrambi a una vita di assenza. Che le mancava Lily Anne, che Beth non avrebbe voluto che la portasse via da lei, che lei aveva bisogno di quella piccola peste dai capelli rossi, perchè era Beth. Ogni giorno di più, Lily Anne si sarebbe avvicinata alle sembianze di sua madre e Charles, da quella vicinanza, l'aveva bandita.
    Avrebbe voluto scrivere questo nella lettera e vomitare addosso a Charles tutta la sua rabbia, il suo dolore e la frustrazione per la sua impotenza, e fu grata, in realtà, al buio che l'aveva cullata prima dell'arrivo di Caleb, perchè di quelle parole scritte di getto si sarebbe pentita nell'attimo in cui la lettera avrebbe lasciato le sue mani. E di tornare indietro, lo sapeva, nella vita non era concesso.

    Ci pensi mai se fosse capitato a noi?

    Chiese all'improvviso Dominil, la testa ancora poggiata alla spalla di Caleb e lo sguardo fisso ul camino.

    Se fossi stata io a morire, quella notte ad Hogwarts, per te come sarebbe stato?

    Le dita di Caleb si strinsero con più forza al suo fianco, come se avessero voluto entrarle dentro per esser certe che dalla loro presa non sarebbe sfuggita.

    Come morire a ogni risveglio.

    Rispose lui, senza esitare. E a qualcuno sarebbe potuto sembrare che avesse risposto con distacco e superficialità, ma non a Dominil. Lei riusciva a cogliere ogni minima inflessione della sua voce, perchè quella voce risuonava dentro in lei come se fosse la sua.

    No, non come morire. La morte, in quel caso, sarebbe la salvezza.

    Si corresse, girò leggermente la testa verso di lei, inclinandola fino a depositarle un piccolo bacio sulla sommità del capo.

    Come essere ogni giorno a un passo dalla morte. Come vivere in eterno l'attimo di agonia che la precede, senza mai riuscire a raggiungerla e ricominciando ogni giorno, di nuovo da capo. Sarebbe il mio inferno personale.

    Era sempre stato bravo, Caleb, con le parole. Molto più di lei che finiva sempre col farsi prendere dalle emozioni e rendere confuso ogni concetto che tentata di esprimere. Finiva sempre col cercare di farsi capire con un gesto, delle attenzioni.
    Con le labbra curvate leggermente in un piccolo sorriso e dentro al petto il cuore in tumulto, sollevò la testa dalla spalla di Caleb per avvicinarla all'incavo del suo collo. Si protese per arrivare a sfiorargli la pelle con le labbra e invece di baciarlo, inspirò lentamente e profondamente il suo profumo. Dietro gli occhi socchiusi, un'esplosione di colori fece fremere ogni singolo nervo all'interno del suo corpo.

    E dimmi. Per te, come sarebbe stato?

    La sola domanda fu sufficiente a farle avvizzire ogni organo interno. Cuore, stomaco, polmoni, in un attimo fu come se fossero stati prosciugati di ogni linfa vitale. La gola si era seccata e nella testa, l'immagine fulminea di una non-vita, aveva preso possesso di tutto.
    Come sarebbe stato, per lei, vivere senza Caleb.
    Sarebbe stato non vivere. Il Bacio di un Dissennatore.
    Colta dall'improvvisa necessità di scacciare lontano quelle sensazioni, affondò il viso nell'incavo del collo di Caleb e non respirò stavolta, ma dischiuse le labbra per baciarlo e stringere piano, ma con urgenza, la sua pelle in una piccola morsa tra i denti.
    Un movimento fluido e si ritrovò a cavalcioni su di lui, le mani che gli stringevano il viso e le labbra che cercavano con impellenza le sue, trovandole protese ad accogliere l'impeto dei suoi baci.
    Nel muoversi, con il ginocchio aveva urtato il calice di vino, che cadendo aveva riservato sul tappeto il liquido scarlatto. Si allargava tra le trame del tessuto come un funesto presagio, ma nessuno dei due lo degnò di nota. L'unica cosa che contava, in quel momento, era entrarsi dentro a vicenda, scongiurare l'agonia dell'assenza dalle loro vite, incidersi nell'anima la presenza dell'uno e dell'altra perchè vi restassero ancorati più a lungo possibile, perchè mai, né l'uno né l'altra, avrebbero potuto dimenticare.
     
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11 replies since 11/12/2021, 13:11   327 views
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