Dieci Anni

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  1. A. James Morgan
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    Titolo: In mezzo al nulla
    Autore: me medesima (?)
    Personaggi: James "l'Inglese" Morgan, Shawn "Bulldog" Warren, Tenente Kerry Simms, Maggiore Barnes
    Note: ambientato dieci anni nel passato, ovvero nel 2022. Potrebbe essere successo sul serio, chissà...


    L’unica cosa che voleva fare era trovare un angolo all’ombra dove potersi strappare di dosso i vestiti - probabilmente assieme a diversi strati di pelle a cui si erano incollati - e farsi una doccia. E invece doveva sopportare ancora per chissà quanto tempo la divisa attaccata addosso dal sudore dei quaranta gradi all’ombra, con la cinghia del fucile che le tagliava una spalla e la canna che continuava a sbatterle contro una coscia ad ogni passo.
    Se non la beccava prima un missile, probabilmente sarebbe morta di caldo uno di quei giorni.
    Si mise a correre per raggiungere l’uomo che stava cercando da quando aveva fatto ritorno al Campo Base da neanche dieci minuti, prima che scappasse a nascondersi come faceva di solito. Riuscì a raggiungerlo e aprì bocca per fermarlo prima che si inventasse una scusa per tagliare la corda, ma la batté sul tempo.

    Ti stavo cercando - le disse, inaspettatamente.

    Sul serio? - chiese di rimando, sorpresa. In genere è il contrario. Senti, so che siamo a poche ore dalla partenza…

    Ti prego non cominciare - la interruppe Kerry sollevando lo sguardo al cielo. Sono cinque anni che ascolto la stessa storia. No, Morgan, non decido io dove farete la decompressione. E no, non puoi evitarla.

    Ma…

    Non. Dipende. Da. Me - scandì lentamente, facendola tacere. Puoi lamentarti quanto ti pare ma non ha cambiato la situazione negli ultimi cinque anni e non lo farà neanche ora.

    James roteò gli occhi, trattenendo l’insulto che le salì alle labbra solo perché c’era un po’ troppa gente in giro. Per quanto tutti gli altri marines adorassero le due settimane di decompressione obbligatorie passate su qualche spiaggia in culo al mondo prima di tornare finalmente a casa, lei le detestava. Mai che li mandassero da qualche parte di un po’ più interessante. No, erano sempre spiagge. Odiava il mare, più che rilassarsi peggiorava soltanto il suo umore, ottenendo l’esatto effetto contrario. Era mai importato a qualcuno? Ovviamente no.

    Perché mi cercavi? - gli chiese alla fine, ricordandosi soltanto in quel momento di quel dettaglio.

    Perché volevo darti la buona notizia di persona - esordì, un po’ troppo allegro per i suoi gusti.
    Era sospettosamente allegro.

    Stasera partirete per tornare a casa. Decompressione di dieci giorni, a Guantanamo.

    James rimase letteralmente a bocca aperta. Intanto che processava le sue parole un sospetto iniziava a farsi largo nella sua mente, facendole corrucciare lo sguardo.

    La cattiva notizia qual è? - gli chiese alla fine.

    Lei amava Cuba, e Guantanamo era il meglio che potesse sognare per passare quelle due dannate settimane - ora misteriosamente ridotte a dieci giorni - di noia mortale.
    Lui in risposta inspirò, poggiando le mani sui fianchi e abbassando lo sguardo.

    Mi serve che tu e i tuoi Pirati vi prendiate un po’ di tempo di riposo - disse alla fine.

    CHE COSA?!

    Non le importò minimamente che aveva appena urlato in faccia a un suo superiore e il superiore in questione probabilmente era soltanto felice che non si fosse ancora messa a sparare. Lei e i suoi Pirati - il nome con cui veniva chiamato il suo team - non si prendevano delle “pause di riflessione”.

    Di che cazzo stai parlando? - riprese poi avvicinandosi di un passo e abbassando il tono della voce. Noi due - proseguì, sventolando la mano tra loro due - abbiamo le prossime due missioni organizzate da mesi. Dovevamo tornare a casa per il Ringraziamento e ritornare di nuovo qui il 10 di gennaio. Di che cazzo stai parlando?

    La domanda era volutamente ripetuta. Gli stava dando la possibilità di ritrattare.

    Resta a casa per un paio di mesi. Riposati. Pianta delle rose, fai quello che ti pare. La situazione non cambierà. E probabilmente i tuoi cani rabbiosi ne saranno anche felici. E a proposito, eccone uno che arriva.

    A loro non piace essere chiamati “cani” - gli ricordò, un po’ sovrapensiero.

    Tu dici? Hey, Bulldog! - alzò la voce per chiamare l’uomo che si stava avvicinando a loro. Hai già trovato un idrante dove fare i tuoi bisognini?

    James sapeva che Kerry stava facendo il coglione per distrarla dalla notizia bomba che le aveva dato. Lo avrebbe avvisato che si stava scavando la fossa da solo? Certo che no. Ma erano cinque anni che aveva a che fare con loro, oramai doveva aver imparato la lezione. Non si insultava un pirata senza aspettarsi qualcosa di peggio in ritorno, lo sapevano anche i muri oramai.

    Si, certo - gli rispose lui sempre urlando. Vuoi anche vedere come scodinzolo? - aggiunse, portandosi la mano alla patta dei pantaloni.

    Rise quando sentì Kerry imprecare sottovoce. Lei lo aveva avvisato. Lo guardò allontanarsi intanto che Shawn - Bulldog - la raggiungeva, ancora sorridente per la pessima battuta.

    Perché lo sguardo da funerale? - le chiese, il sorriso svanito nonappena notò il suo voltò adombrato. Non dirmi che andiamo di nuovo a Malta per la decompressione.

    No - gli rispose, inorridita al solo pensiero. Andiamo a Cuba.

    Gitmo! E andiamo! - esclamò felice, sollevando una mano per batterle il cinque.

    Mano che lei ignorò, ancora che rimuginava sulla questione. Shawn riabbassò la mano e il sorriso evaporò di nuovo, sparito come il sole dietro una nuvola.

    Andiamo, Inglese, tu ami Cuba.

    Ci mettono in panchina - gli rivelò. Ecco perché ci mandano a Cuba.

    Come sarebbe a dire in panchina?

    Non ne aveva idea, ma iniziava ad avere un sospetto a riguardo. Infatti in lontananza vide una faccia familiare guardarla prima di allontanarsi, un ghigno che volentieri gli avrebbe tolto col calcio del fucile che gli piegava le labbra. Iniziava ad avere un’idea sempre più concreta su cosa stesse succedendo.

    Chi c’è alla base di grado superiore? - gli chiese di punto in bianco. Possibilmente qualcuno che non mi odi - aggiunse.

    Shawn richiuse la bocca che aveva appena aperto per risponderle.

    Forse il Maggiore Barnes - rispose alla fine. Non è il massimo ma sempre meglio di Dunn. Voglio sapere a cosa stai pensando? Devo venire con te a darti man forte? Posso andare a chiamare Tank.

    No, e si. Non abbiamo tempo per Chris - gli spiegò avviandosi verso la tenda degli ufficiali.

    Quella era la volta buona che si beccava un richiamo ufficiale, lo sentiva. Ne aveva fatte di stronzate e aveva sputato più di una volta sulla linea che delimitava la coglionaggine dall’insubordinazione, ma quello andava ben oltre. Neanche le avesse letto nel pensiero, Shawn sentì il bisogno di esprimere il suo parere sulla situazione a voce alta.

    Time to do some sketchy shit, doo da, doo da… - si mise a canticchiare accanto a lei.

    Lo ignorò, perché sapeva che se gli avesse dato corda avrebbe soltanto peggiorato le cose. Trovò il Maggiore fuori dalla tenda, seduto su una sedia da campeggio intento a bere qualcosa da una tazza con il logo dei Marines. James e Shawn scattarono sull’attenti, salutando il loro superiore portando la mano al capo, schiena dritta, sguardo dritto davanti a sé. L’esempio perfetto del Marine devoto.
    Il Maggiore Barnes non si bevve quell’esempio di patriottismo neanche per un secondo.

    Riposo - concesse loro con un mezzo sospiro.

    Entrambi abbassarono le mani portandole dietro la schiena, le gambe allargate nella posizione di “riposo” - che poi di riposo non aveva quasi nulla.

    Maggiore, posso disturbarla per un momento?

    Certo, Morgan - le concesse mentre allungava le gambe davanti a se. Anche se credo che il Tenente Simms ti stesse cercando.

    Non l’ho incontrato, siamo appena rientrati - mentì lei con naturalezza. Vorrei chiedere se fosse possibile per noi Pirati prenderci qualche mese di riposo. Non siamo propriamente stanchi, ma per mantenere il ritmo che stiamo sostenendo senza commettere errori credo sarebbe meglio… rallentare, per un po’.

    Shawn, accanto a lei, rimase impassibile come una statua, ma le parve di sentire un flebile gemito - il suono di un cucciolo sofferente e prossimo alla morte - uscirgli dalla gola. Lei, per contro, aveva talmente tanta adrenalina in circolo che se qualcuno le si fosse avvicinato alle spalle sarebbe scattata come una molla arrivando fino in orbita.

    Ah - fu il commento del Maggiore, sinceramente sorpreso. Un paio di mesi, dici?

    Giusto il tempo di permettere a Warren di farsi crescere la barba - commentò con tono leggero, accennando a Shawn con un gesto del capo. Lo so che avevamo pianificato un paio di missioni assieme al Tenente Simms, ma credo che il team del Sergente Teel se la caverà alla grande.

    Questa volta era più che certa di aver sentito il gemito di Shawn. Poteva scommette la sua pistola preferita che quel coglione di Teel era andato a lamentarsi a chiunque fosse il superiore a cui leccava il culo perché le missioni migliori le avevano sempre loro e le era bastato vederlo gongolare a dieci metri di distanza per capire che c’era lui dietro quella stronzata del “prendersi una pausa”.
    Vigliacco. Perché non veniva a dirle in faccia il suo parere invece di andare a piangere dalla mammina? Stupido vigliacco.

    Lo prenderò in considerazione. C’è altro? - chiese alla fine Barnes.

    Niente, signore - rispose lei, facendogli il saluto prima di fare un cenno a Shawn per allontanarsi.

    Che cazzo hai appena fatto - le sibilò lui mentre si allontanavano, mentre si sforzava di mantenere lo sguardo neutro. Teel? Sul serio? Quel coglione manderà tutto a puttane.

    È quello il piano - si limitò a rispondergli.

    C’erano voluti mesi per limare ogni singolo dettaglio per quella missione, avevano valutato ogni scenario possibile e immaginabile. I Pirati oramai erano pronti a tutto. Teel e i suoi cretini, no.
    Anche perché buona parte di quei dettagli era solo nella sua testa.

    Vado a cercare Doc, tu trova gli altri - gli ordinò. Impachettate tutto e nascondetevi fino alla partenza. Se Kerry ci scopre prima che siamo al sicuro sull’elicottero, siamo fottuti.

    Aveva appena mentito ad un suo superiore per agire dietro le spalle di un altro, per sabotare una missione che sarebbe stata un assoluto capolavoro se non fosse stato per quello stupido ordine che li metteva in panchina. E se avesse avuto fortuna la colpa del “malinteso” sarebbe ricaduta su Kerry. Erano decisamente fottuti.

    Dici che possiamo nasconderci in una cella a Guantanamo?

    Basta che poi ci permettano di uscire.
     
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