Dieci Anni

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  1. Phèdre Ronsard
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    Titolo: Acqua di viola
    Autore: Phèdre Ronsard
    Personaggi: Phèdre (14), Amaryllis Rousseau, Thalie de Ventadour

    Beauxbatons è suggestiva, di marmo rosa e porfido, con statue di fanciulle alate col peplo gonfiato dal vento e capelli intrecciati di foglia d’oro. Costeggiano i corridoi e sono un tutt’uno con le colonne e al passaggio di qualcuno soffiano oltraggiate e scoprono denti e artigli, mutando i tratti eleganti della bellezza neoclassica in maschere di mostro. (Non è di là che devi andare!)
    L’aria a Beauxbatons profuma di acqua di viola e bouquet di fiori stagionali e lo stesso odore impregna le uniformi di seta, i cassetti della biancheria e le lenzuola, come se fosse sostanza stessa dello studente che la respira e che a fine giornata fa i conti, quasi sempre, con una gola arsa e un naso che cola. Phèdre Ronsard percorre il tragitto che va dal dormitorio alle varie classi il più rapidamente possibile, stringe le gambe l’una contro l’altra e procede strascicando i piedi, quasi sempre in coda a un gruppo già formato di studenti della stessa età, meglio se maschi, e prega che nessuno badi a lei. Guarda in basso, nervosa e goffa, si tormenta una ciocca di capelli biondastri troppo lunga che è solita finirle davanti agli occhi, si asciuga il naso con la manica della divisa e fa peggio, perché anche la divisa è intrisa di quello stesso odore dolciastro, alle sue narici sgradevole ed economico. Starnutisce, si riassetta la gonna di seta e in un pugno di tessuto si asciuga la mano bagnata.

    Phèdre, come è andata Etichetta?

    A parlare è chi le siede davanti a lezione di Trasfigurazione. Thalie ha il naso all’insù e i capelli di miele, profuma di acqua di viola e mughetto, con una nota di olio di rosa. È figlia unica di stirpe Purosangue, fa il bagno nel Goût de Diamants e ogni volta che rivolge la parola a qualcuno tiene le labbra leggermente protruse in un’espressione di malcelata superiorità. Perché Thalie de Ventadour lo è, superiore: una schiera di precettori privati è stata pagata appositamente perché primeggiasse a scuola, Madame Bourgeois, docente di Etichetta, è sua madrina, e ha almeno dieci Abraxan di proprietà nella villa di famiglia di cui potersi vantare con la guardiacaccia. Thalie ha tredici anni e orecchini di perle, pelle di porcellana e guance rosate di bambola. Aveva la scuola ai propri piedi prima ancora di iscriversi, prima ancora di nascere.

    Bene.

    Mente, Phèdre, che ha prurito alla testa, odia la divisa scolastica e starnutisce in continuazione. Puzza di sudore perché passa troppo tempo nelle serre scolastiche ed arrivarci è una scampagnata di quasi un chilometro interamente al sole. La serra Diderot di Beauxbatons è sempre silenziosa, però, ne vale la pena.

    Che strano! Amaryllis ha detto il contrario, e lei era subito dopo di te all’esame.

    Era un’interrogazione a porta chiusa. Gli studenti avrebbero dovuto comportarsi a seconda degli stimoli imposti dalla professoressa e solo chi attendeva il proprio turno oltre la porta aveva la possibilità di dedurre come fosse andato il tentativo di chi lo precedeva. Era stato il caso di Amaryllis Rousseau.
    La risata di Thalie trilla argentina e un coro nervoso di risate forzate le fa eco. La sfida, socchiudendo le palpebre e curvando le labbra rosee nel solito sorriso sornione. Sa benissimo che ha preso Desolante all’ultimo compito e vuole solo leggere lo sconforto nei suoi occhi chiari, il modo in cui annaspa alla ricerca di qualcosa da dire. E Phèdre non la delude e annaspa, asciugandosi il naso per l’ennesima volta. Lo vede, il disgusto negli occhi dell’altra a quel piccolo gesto, all’idea del moccio che non è moccio che le insozza i vestiti.

    Come lo spieghi?

    Insiste Thalie, che oggi ha deciso che la ragazzetta goffa è una preda troppo squisita per lasciarsela sfuggire tra le dita. Non ha niente contro Phèdre in quando Phèdre, ma quanto è soddisfacente mettere in luce le criticità altrui, quando non se ne hanno di proprie per le quali potrebbe esserci restituito il favore? E Phèdre non è codarda, è quasi dolorosamente ingenua quando succedono queste cose. Affonda i denti nella bile che ha sulla lingua, guarda in terra con un’espressione grave, poi livida.
    L’incantesimo le è rimbalzato addosso e l’ha lasciata umiliata, riversa in terra per la forza del contraccolpo. La de Ventadour ha riflessi superiori alla media, ha precettori privati che la istruiscono all’arte del duello. La formula scappa alle sue labbra con naturalezza e grazia e i suoi capelli dorati splendono di gloria, perché non c’era mai stata partita tra le due e probabilmente mai ci sarà. Phèdre riceve un richiamo formale e una serata di punizione con la guardiacaccia.

    +++



    Nel bagno del dormitorio femminile Phèdre osserva il proprio riflesso nello specchio in stile rococò con la cornice di legno dorato. Si fa schifo, Phèdre, e si faceva schifo anche prima del piccolo incidente odierno. Tende il tessuto della divisa azzurra fino al limite consentito, la mantella le ricade sulle spalle magre, la gonna le copre le ginocchia. Si è tolta scarpe e calze e le gambe nude sporgono da sotto come i rami del Tasso e a Phèdre viene quasi da vomitare. Lo sguardo torna sul riflesso del proprio viso. Ha lineamenti dolci che crescendo diventeranno angolari, ha ciglia lunghe e labbra piene, e i capelli le incorniciano il volto e arrivano appena sopra le spalle. Phèdre prende una ciocca e se l’attorciglia completamente sull’indice. Tira fino a sentire resistenza contro lo scalpo e l’angolo degli occhi verde chiaro si riempie di lacrime, poi lascia andare, delusa, mentre la ciocca torna in posizione giusto un po’ più ondulata delle altre.
    Quanto poco le si addice quell’identità di ragazzina pulita, che profuma di fiori e non alza mai la voce oltre il tono di un sussurro. Le compagne di dormitorio le hanno regalato un braccialetto d’argento con una piccola farfalla pendente che da giorni giace sul fondo del suo baule (mai regalo meno adatto alla sua personalità le era stato fatto, ma è quasi tradizione dei quattordici anni ricevere un gioiello) e non sarebbe perfetto per completare la cartolina? Un bel sorriso patinato, un braccialettino e quella divisa azzurra che dovrebbe mettere in evidenza forme ancora acerbe di ragazzina perbene.
    Phèdre non riesce a guardarsi in faccia, non si sente a proprio agio quasi mai. Sta scoprendo rapidamente che le consuetudini che Beauxbatons impone come fossero schemi in cui inserirsi e cuocere le stanno strette, ortica contro la pelle. Sono costumi, abitudini, modi di fare, tradizioni. Sono l’occhiata sconfortata di Madame Bourgeois vedendo che Phèdre confonde ancora i titoli onorifici dei nobili Purosangue, anche se li ripetono da mesi, o che inverte l’ordine delle posate. Lei non è così, non è quello, è diversa, è di più. Vuole di più, sempre, non vuole annullarsi in ragione di qualcosa che tanto evidentemente non le si addice.
    E quando Phèdre scivola fuori dalla divisa e resta in mutande e canottiera, non può che notare come sul proprio volto riflesso di propaghi il sollievo, neanche le avessero tolto dei macigni dalle spalle. Poi infila la testa sotto il rubinetto aperto e l’acqua corrente è ghiacciata contro la nuca ma così confortante, persino giusta. Sta espiando qualche peccato, Phèdre, mentre i capelli castano chiaro si gonfiano d’acqua, si scuriscono, le si incollano alla fronte e le scivolano sulla faccia. Li strizza e si tira in posizione eretta, li tende indietro in una coda e li posiziona sulla parte posteriore del cranio in modo che siano completamente celati alla vista. Finalmente respira. (Respira acqua di viola e accenti di fiori primaverili, ma respira.)
    Il mobile per la toletta mattutina è ingombro di trousse che non le appartengono. Alcune delle sue compagne hanno un vero e proprio arsenale di accessori per prepararsi, ogni mattina, e si svegliano con largo anticipo per assolvere alla minuziosa sequenza di operazioni necessarie per rendersi presentabili. Phèdre ha solo uno spazzolino e un dentifricio alla menta per metà vuoto. In un bauletto rosa trova delle forbicine per unghie: non sono l’ideale ma sono sufficienti allo scopo. Chinata sul lavandino, tende una ciocca di capelli alla volta e con cautela taglia il più possibile vicino alla radice. Non fa un buon lavoro, Phèdre, non ha competenze da parrucchiera, ma sente i suoi polmoni dilatarsi di soddisfazione bruciante a ogni ciuffo castano scuro che vede cadere per opera della propria mano impietosa. Si sente potente, Phèdre, e pensa a ciò che potrebbero dire gli adulti vedendola conciata così, con capelli rovinati che le gocciolano sulle spalle nude e la canottiera leggera. Ride. Non fa dispetto a nessuno se non a se stessa, ma si sente per la prima volta leggera, liberata di una zavorra, tanto leggera da librarsi in aria e farsi spuntare ali di cera, di marmo o di raso.

    Phèdre bambina
    Ho preso la licenza di ambientare la fic a marzo 2023, quando Phèdre ha già compiuto 14 anni pur essendo ancora al terzo anno per poter sfruttare quanto ho in scheda a proposito del primo taglio radicale di capelli. Ho marcato il numero dieci in grassetto.

    Ho messo numerosi riferimenti a cose che ho citato in varie role, chiaramente inventate da me, su Beauxbatons:
    - l'idea che esista un corso di Etichetta magica e che Beauxbatons tenga particolarmente alla formazione di giovani beneducati in qualsiasi contesto formale (pure il nome della docente l'ho già usato in altre role);
    - Il nome delle serre scolastiche che anziché essere distinte per numero sono caratterizzate da nomi di personaggi storici;
    - Il fatto di essere stata messa molte volte in punizione con la guardiacaccia a spalare merda di Abraxan;
    - Che sia tradizione regalare un gioiello alle ragazzine di 14 anni. Lo vedo un po' come il braccialettino della comunione o cose così, mi piaceva.


    Edited by Phèdre Ronsard - 8/1/2022, 17:33
     
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11 replies since 11/12/2021, 13:11   327 views
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