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  1. Aeryx
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    Giugno... un mese che odiava, così come tutta l'Estate e ogni cosa collegata al Sole. Il suo era un odio antico, antecedente alla sua trasformazione ma che con essa non aveva fatto altro che accrescere.
    Il suo maggiordomo gli sconsigliava di vestirsi di nero durante quel periodo dell'anno, poichè questo attirava il calore ed era anche fuorimoda d'Estate, ma il Darkwill era sempre stato -in modo tutto suo ed eccentrico- rigido sul vestiario, e non aveva voglia di mutare proprio in quei giorni, soprattutto vista la carenza di altri colori nel suo guardaroba.
    Alla fine i discorsi tra i due si estinguevano e lui se ne usciva dalla fortezza come sempre, scuro ed ammantato da un mantello ancor piu nero. Il biondo dei suoi capelli era in contrasto con il resto dei vestiti, così come lo era la sua pelle anche dopo la trasfigurazione e la matita attorno ai suoi occhi. Tutto quello era una scelta stilistica voluta dal Lord, sia per accentuare l'aura di stranezza che lo circondava, che per una motivazione più poetica ed intima nota solo a lui.

    Non era mai stato in quella scuola di magia prima d'ora, né poteva paragonarla a quella dov'era andato lui visti gli anni passati e la profonda differenza di tempo. Una cosa però c’era in comune tra le due, ovvero la grandissima e curiosa capacità del Ministero di non scegliere mai un posto sicuro e privo dell'ombra della morte a ogni angolo. Questa cosa, ovviamente, non gli dispiaceva affatto, dopotutto lui viveva di quello e un po' di caos nel mondo non guastava mai… soprattutto quando i bersagli erano dei studenti, e di conseguenza genitori e parenti, infondendo in loro un senso di inadeguatezza da parte del Ministero nel proteggere i loro figli: lo stesso che durante il ritorno di Voldemort si era sparso per il mondo magico tempo prima.
    Lui viveva per quello e si nutriva dello sgomento al pari del sangue, le sventure del ministero erano gioie per lui e come tali, il vampiro non poteva far altro che sorridere e godersi la gente perder fede nelle istituzioni che li avrebbero dovuti proteggere.
    Al contrario degli altri partecipanti, il suo "offrirsi" come volontario non era stato spinto dalla noiosa e stupida voglia di rendersi utile al bene comune… poco gli interessava che quella scuola venisse bruciata e ogni persona là dentro con essa, avvolta dalle grida e lamenti dei malcapitati mentre le loro membra ardevano tra le fiamme; o che rimanesse in piedi per altri mille anni, continuando a servire il mondo magico e sfornare nuovi maghi. Il Darkwill era là per un motivo ben preciso e diverso da quel branco di perbenisti e paladini del niente: il vampiro era assetato di sapere, insieme a qualunque buona occasione per far risaltare la sua figura pubblica. Lui voleva studiare e conoscere, fino a dove le sue abilità magiche gli avrebbero permesso, quella magia che aveva generato così tanti grattacapi ai cani di Londra e, magari, uscirne con qualche guadagno personale oltre al sapere.
    I presenti a quella specie di spedizione erano molti; alcuni visi li aveva già intravisti in precedenza, altri -per quanto gli potesse importare- completamente sconosciuti.
    Il Darkwill non perse tempo nel mangiare, limitandosi semplicemente a bere qualcosa ed attendere in disparte l’inizio prima della discesa nel sottosuolo. Con l'orologio da tasca in mano, il vampiro osservò il movimento delle lancette con alternanza di sessanta secondi, perso tra i pensieri ed in attesa dell’arrivo della parte interessante di tutto quello.
    Finalmente, dopo un po’ d’attesa, una voce richiamò l’attenzione dei presenti con una battuta. I fogli con i rapporti non persero tempo nel raggiungere le mani del vampiro, che cominciò a leggerne ogni riga con la più fervente delle attenzioni.
    Quanto si intrattenne a leggere generò in lui un particolare interesse, suscitando un sorriso e alimentando ancor di più una pericolosa curiosità nello spingersi oltre i loro predecessori. Al Darkwill piaceva fare le cose a modo suo… rischiando… ma a modo suo. Il suo fare eccentrico, dopotutto, non si poteva limitare solamente al suo aspetto e comportamento, e come ben presto avrebbe il suo gruppo potuto vedere, il vampiro non era per niente disposto a seguire la strada lineare consigliata dal ministero.
    La destra dell’essere accarezzò il mento sbarbato perdendosi nuovamente nei suoi pensieri, prima di decidere finalmente di unirsi a colei che l’avrebbe dovuto “proteggere” dall’oscurità di quel sottosuolo- come se una maledizione in più avrebbe cambiato la vita del vampiro.

    Kyran Darkwill, al vostro servizio... cosi come voi lo siete al mio.
    Non sono avvezzo a lavorare con altri, nè confido molto nelle capacità altrui... ma, auspico di potermi ricredere da qua al termine della nostra spedizione.


    Afferrò con la destra il medesimo bordo del mantello portandolo a sinistra. La frase fu accompagnata da un inchino vecchio stile e una sfumatura di accenti diversi, tra i quali prevaleva senza dubbio quello Inglese. Al secondo membro del gruppo rivolse un mero sguardo, seguito da un cenno del capo e una breve occhiata da testa ai piedi. Non avrebbe ripetuto nuovamente lo stesso gesto fatto alla custode, così come non avrebbe ripetuto il suo nome una seconda volta.
    Con il suo sguardo color ghiaccio, rigido e altero riportò gli occhi sulla custode, includendo un sorriso tagliente all'ultima parte di quella presentazione, prima di affiancarsi a loro ed attendere il primo passo verso le segrete. La sua bacchetta era perennemente pronta e celata nella manica destra, il suo istinto da predatore in allerta e la curiosità per quel posto alle stelle.
    Nella sua vita aveva visto molti luoghi simili, in compagnia del nonno alla ricerca di artefatti o da solo nel periodo successivo alla sua trasformazione. L'occhio del progenitore era sempre stato più affine del proprio in quel genere di cose, ma nel tempo passato insieme aveva avuto modo anche lui d'imparare qualche trucco del mestiere, maggiormente aiutato dalla buona comprensione delle lingue dell'epoca.
    Era impossibile, anche per lui che tanto aveva viaggiato e visto nella sua non-vita secolare, immaginare cosa avrebbero trovato dietro quella porta, sommersa sotto tre metri d'acqua e protetta da chissà quale magia arcana. Ma, prima di lasciarsi andare a simili immaginazioni, il Darkwill doveva arrivarci tutto in un pezzo in fondo a quel corridoio e vista la sua indole a sperimentare, probabilmente non avrebbe avuto molto su cui fantasticare.

    Buio


    L'oscurità era la prima tappa di quel viaggio tripartito. Al contrario degli altri, la sua maledizione lo privava del potere di evocare il patronus; dopotutto, quella luce era un mezzo per difendersi dalle creature oscure e lui era una di esse.
    Nell'oscurità viveva e in essa si nutriva. Non c'era miglior alleato che una notte senza luna, o una casa priva di lumi; in quel clima lui viveva e prosperava, ma in quello spazio sotterraneo c'era qualcosa di più antico ed intrigante della mera morte... qualcosa che neanche il Patronus avrebbe potuto tener a bada per sempre.
    Una luce effimera nell'oscurità, così come ogni gesto di bene in quel mondo succube del male... nella sua mente neanche ricordava più la forma che avesse la sua di luce... l'aveva dimenticata, isolata nei meandri della sua memoria secolare e priva di spazio per ricordi troppo distanti e nostalgie umane.
    Secoli erano passati, eppure, ogni tanto tra le fredde mura della sua Fortezza, si ritrovava a rimurginare su quanto fossero stati diversi i tempi antecedenti all’attuale tortura che era costretto a vivere giorno dopo giorno. Molto spesso dannava il progenitore per quella maledizione... una maledizione che, a volte, lui stesso si ritrovava a vedere come una benedizione.
    Seduto sulla poltrona, di fronte a un camino spento e cullato dalla musica del suo maggiordomo, il Darkwill navigava nel niente della sua mente, perché questo era il suo passato: il niente. Nella sua infanzia non aveva avuto gioie, né calore paterno... semplicemente un nonno che mirava al suo obiettivo e l'aveva usato per perseguire la sua visione del mondo, la stessa che ormai il vampiro aveva fatto inconsciamente sua.
    Non c’era stabilità in quella sua eternità, così come non lo era per niente lui e il suo modo d’agire; un giorno poteva essere buono, un altro neutrale o quello dopo il peggior mostro mai approdato dai meandri degli abissi. Ogni buona occasione faceva nascere in lui un aspetto diverso del suo carattere, così come ogni decisione presa in posizione di potere era in grado di sprigionare parti che neanche lui credeva di celare.
    Non esisteva più speranza per lui o qualcuno in grado di poterlo salvare da quel tormento, ormai troppo profondo e intrinseco al vampiro. Un tormento che si era aperto la strada fino alle vere ossa del Darkwill e fatto nido nella sua coscienza; la sua oscurità era niente paragonata a quella di quel posto... tanto aveva sofferto e niente avrebbe potuto superare secoli di morte e tristezza, di vuoto e assenza d'amore, di voglia di morire ma incapacità nel farlo.
    Non era il freddo... Non era il buio... né la sensazione di vuoto ciò che lo spaventava in quel cammino verso la porta, ma chi avrebbe potuto celarsi in esso: il numero di persone che aveva ucciso per nutrirsi era incalcolabile, eppure, non erano i lamenti delle sue vittime a tormentarlo, così come in passato le loro suppliche non avevano mai fermato il Darkwill dall'affondare i canini nella calda carne di maghi e babbani; anzi, più paura e cose da perdere avevano e più il vampiro si godeva quel pasto, invidioso di ciò che non aveva mai avuto ed adesso padrone di poterlo strappare con un semplice affondo. C’era sempre stata un’inquietante correlazione tra gli ultimi momenti delle sue vittime e il sapore del sangue al tocco con le papille: più erano le cose che avevano posseduto prima di quell'ultimo espiro e maggiormente quel sangue era dolce, ricolmo di sollievo e in grado di placare temporaneamente il suo tormento, quasi agendo come un unguento su delle ferite che prima o poi sarebbero tornate a bruciare, spesso più forti di prima.
    No, non era il buio che lui temeva... così come non era la morte. Di tutte le cose che aveva visto niente poteva smuovere il suo animo, se non una singola persona... suo nonno... Ecco cosa temeva di sentire in quel vuoto, tra i meandri di quel sottosuolo che si nutriva della sua mente e ne faceva un'arma da usare contro di lui.
    Mai piu avrebbe voluto udire la sua voce altera, scontrato il suo sguardo mai soddisfatto e i tanti rimproveri che solo lui sapeva pronunciare qualunque cosa facesse, buona o cattiva per lui. Si era sempre tenuto lontano da quei pensieri ma, in quel momento tanto prossimo al suo ultimo passo verso l'abisso, il Darkwill non poteva far altro che riflettere su quanto l'avrebbe atteso, e prepararsi a qualcosa che mai avrebbe voluto incontrare ancora...
    Suo nonno era morto, ma in novecento anni dopo la sua morte a vagare per il mondo, il suo operato aveva lasciato ferite che mai l'avrebbero abbandonato... neanche se ne avesse vissuti altri duemila.
    Gli tremavano i polmoni, così tanto che smise di far finta di respirare, conscio che nell'oscurità nessuno avrebbe notato quella lieve differenza. Quel luogo lo stava squarciando vivo ancor prima di varcarlo... la sua mente stava facendo tutto ciò che mai quel vuoto avrebbe potuto fare da solo. Gli artigli del suo passato scavavano nelle sue viscere, stridevano il cantico delle lame sulle ossa, lo sbudellavano di ogni ferita custodisse dal passato.
    I denti si strinsero in un ultima resistenza a quell'avvicinarsi nel vuoto e le nocche sbiancarono mentre le sue unghia si piantarono, così come mai prima d'ora, nella sua carne morta. La bacchetta venne in suo aiuto dalle stoffe della manica, ed il vampiro si mosse staccandosi dal gruppo che l'aveva accompagnato... non avrebbe trovato sollievo nella loro vicinanza, così come niente avrebbero potuto fare per aiutarlo in quella battaglia che da tempo stava combattendo nella sua mente.
    Il catalizzatore fendette dunque l'aria e il legno sembrò tremare alla sua morsa ferrea, priva di dolore e paura di scheggiarsi la mano. Una goccia di sangue toccò il pavimento, stanato dalla sua mano dalle unghie contro il palmo sinistro... quello era il momento di fermarsi, di prepararsi a combattere e non soccombere alla sua mente succube del passato, di gran lunga più pericolosa di quell'oscurità.
    In un movimento ad esse, la bacchetta si mosse con rabbia e la sua punta si collocò dritta alla tempia. A denti stretti, e quasi tremanti tra loro dalla forza, il vampiro disse una semplice parola prima di fare il passo in quel vuoto... speranzoso che, il suo carisma e intuito, uniti alla magia della sua bacchetta, l'avrebbero protetto dalla voce lacerante del nonno... o dal richiamo del suo precedente amore... lontano e dimenticato tra le calde dune d'Egitto.

    Pacatum

    Uscì soffocato dal poco spazio tra i denti, quasi come un sussurro ma con un incisione di rabbia e odio simile da non poterlo più chiamare tale.
    Il mondo sarebbe potuto crollare in quell'istante, ma lui, che viveva nell'oscurità e si nutriva di essa, non avrebbe ceduto alla chiamata del progenitore... o almeno... avrebbe combattuto con ogni fibra immortale del suo corpo contro quel mostro che, per anni, l'aveva sottomesso al proprio volere, e che nonostante la sua morte, ancora vigeva come legge nella sua mente.
    La destra si strinse attorno al ciondolo, dono del vampiro con cui aveva passato secoli ed autore di quella trasformazione per mezzo del progenitore. Era vero che l'avesse condannato a una vita di morte, ma l'egiziano era stato anche il suo primo fuoco... l'unica persona che aveva mostrato per lui ciò che nessuno prima di quel momento si era degnato di fare. Era al contempo il suo salvatore e dannatore... amore e odio... gli aveva ridato la vita, così come l'aveva strappata in una singola, fredda e silente sera; eppure, mai il suo amore per lui sarebbe stato superato dalla sua controparte. Non come aveva fatto col progenitore.
    Il Tessitore - Kyran tenta di usare la magia "pacatum" per alleviare gli effetti del buio a supporto del superamento della prova con carisma e intuito. Inoltre, il suo aspetto è trasfigurato cosi da celare il vampirismo.
    CODICE
    Nome: Incantesimo della Serenità
    Manifestazione: Nessuna
    Movimento: Movimento a forma di S
    Effetto: La persona su cui viene lanciato questo incantesimo si sente profondamente tranquilla e rilassata, nonostante intorno ad essa possa accadere qualsiasi cosa.
    Note aggiuntive: PG soggetti a questo incantesimo avranno un malus di -1 Agilità e -1 Prontezza. Gli effetti dell'incantesimo possono essere annullati solo dallo specifico controincantesimo. Questo incantesimo si impara al IV Anno all'Accademia di Amestris.

    [SPOILER]Punti Abilità utili: Capacità Magiche e Saggezza
    Punti Abilità
    Saggezza 35
    Capacità Magiche 37
    Manualità 29
    Agilità 19 - Prontezza 16
    Intuito 16 - Affinità 19
    Carisma 33

    Prestanza Esile
    HP: 70

    Talenti;
    Trasfigurazione I
    Arti Oscure I

    Oggetti: Tutti quelli in borsa tranne la maschera (descrizioni in scheda)

    Bonus Vampireschi: (Sempre se il sottosuolo conta come "al buio")
    ➤ Perlustrazioni e ricerche al buio e/o in foreste/caverne/grotte/montagne: +2 Intuito;

    #2B0080- Per me
     
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159 replies since 3/6/2021, 18:46   7266 views
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