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  1. Jade Queen
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    L.U.M.O.S.
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    Scozia, Aberdeen

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    Amestris. Ancora. Sembrava che quel luogo, volente o nolente, la attirasse a sè nei modi più disparati. Più Jade avrebbe preferito allontanarsene, più le circostanze della vita la riportavano lì. Era quasi come se il destino le stesse sussurrando qualcosa, qualcosa che la Queen ancora non riusciva a decodificare, fatto sta che si ritrovava di nuovo al castello.
    Di certo quello che l'aveva meravigliata era stata l'accoglienza di Jonathan Candice: attenta, rassicurante, a tratti simpatica e decisamente meno formale di quanto si aspettasse, oltre a tutto il ben di Dio che gli elfi della scuola avevano preparato per loro! Eppure anche quell'accoglienza aveva in sè qualcosa di sinistro. Era tutto troppo...

    ...tranquillo...

    Lo pensò tra sè, dopo essere sgattaiolati (neanche fossero dei ladri!) di buon mattino tutti nei sotterranei del castello ed essersi ritrovati di fronte alle leccornie approntate per loro e il sorriso sornione del neo Presidente della Lega per lo Studio e la Difesa Contro le Arti Oscure. Aveva fame? Assolutamente no. Anzi. Lo stomaco le si torceva per il nervosismo, che però andò via via placandosi mentre scrutava i volti di coloro che con lei avrebbero condiviso quello strano fato. Un fato che ciascuno di loro aveva scelto. Si era vestita comoda per l'occasione, come sottolineato dall'uomo: pantaloni larghi neri e una semplice t-shirt bianca. Anche le scarpe da tennis erano state preferite ai sandali che altrimenti avrebbe indossato. Nonostante il clima che Candice si era sforzato di creare, era chiaro a tutti che non sarebbe stata una gita di piacere. Lasciò vagare lo sguardo per la sala, salutando con un cenno del capo chi già conosceva, in particolare Mavis Nox e l'auror Morgan che era stata la sua insegnante al tirocinio. Fu felice di vedere di nuovo la professoressa Nott a cui tributò un sorriso ed un cenno rispettoso di saluto, come anche a Mintaka Al Hayes. Tuttavia, a seguito del suo ingresso nella sala fu "accoppiata" ad una donna che non conosceva, pertanto Jade le sorrise mentre si avvicinava a lei, presentandosi.

    Jade Queen, studentessa LUMOS in Incantesimi e Magie Mentali. Dovrei aggiungere che è un piacere, ma non definirei proprio così la giornata di oggi.

    Aveva evitato di definirsi "esperta" anche se il Ministero li chiamava così: riteneva che nessuno di loro fosse un vero esperto delle piaghe e di ciò che le aveva scatenate. Erano piuttosto dei ricercatori, forse anche un po' incoscienti viste le circostanze.

    Oh... ho avuto anche modo di approfondire qualcosa di Magia bianca.

    Non andò oltre, visto che Candice iniziò ad entrare nel vivo della giornata. Jade conosceva già parte di quanto era stato scoperto sulla famosa porta e sulle piaghe dei ventidue, avendo partecipato ad un paio delle riunioni che le riguardavano ed avendo in cura lei stessa uno dei piagati, ma alcune informazioni erano nuove, come anche le tre bacchette che mostrò loro con una certa aria di trionfo e che suscitarono decisamente il suo interesse.

    CUNICOLI DELLE SEGRETE



    Ma fu quando iniziarono a inoltrarsi nei cunicoli dei sotterranei che sentì di essere ad un punto di non ritorno in quella faccenda. Non era pentita di averlo fatto, ma forse per la prima volta nella sua vita comprendeva ciò che aveva fatto sua madre quando aveva perso la vita combattendo ad Hogwarts. Ogni passo la stava conducendo ad affrontare l'ignoto, un ignoto che sapevano già impregnato di Magia oscura. All'ordine di Candice, anche lei come gli altri, impugnò la bacchetta davanti a lei, pronta a lanciare l'incantesimo difensivo per lei e per la sua compagna. Era ovviamente più esperta di lei e non solo per l'età. Le sembrava emanare una certa aura di autorità.

    Ci siamo... mormorò all'indirizzo di Claire Il mio scudo non è potentissimo ancora. Prima passiamo questa parte di segrete, meglio è. Sarebbe meglio correre. Non sfiderei la sorte e non ho alcuna intenzione di sentire voci nella mia testa.

    Il tono era pratico ma anche determinato, come al suo solito. Il rosso dei capelli era anche il fuoco che l'aveva accompagnata da bambina ed ora nella sua vita di giovane adulta. Non avrebbe esitato, se il suo passato le aveva insegnato qualcosa, era che non bisognava mai sottovalutare i propri avversari. Quel poco che sapevano di ciò che dovevano affrontare andava sfruttato. Eseguì l'incanto difensivo che sapevano li avrebbe protetti almeno da una parte di ciò che avrebbero affrontato. Lo sguardo della ragazza era determinato e concentrato, mentre la sua mano descriveva la tipica forma a U che le avrebbe difese.

    Protego totalum!

    Con un cenno del capo diede il via alla corsa per superare quella porzione di segrete, sperando che la compagna la seguisse con lo stesso passo veloce. Aveva letto e riletto parte dei verbali che li citava ed ebbe quasi l'impressione di conoscere ciò che le attendeva. Aveva con sè la forza di ventidue persone che prima di loro - ed inconsapevoli - avevano affrontato quelle segrete. Qualcosa arrivò, qualcosa cercò di ghermirla, ma le sue gambe si muovevano veloci e scattanti in mezzo a quel mare di oscurità, con lei era un unico pensiero: quello di lasciarselo alle spalle il prima possibile. Tutto l'allenamento fatto alla L.U.M.O.S. sembrò sostenerla in quella pazza corsa, come anche la sua confidenza con la mente ed i suoi tormenti. Aveva scelto Magie mentali per quello, in fondo!

    IL BUIO



    Fu solo il buio che si trovò davanti, più cupo e profondo di quanto si aspettasse, a fermarla, ansante, di fronte a quell'ulteriore sentiero oscuro che si apriva (o chiudeva!) davanti a loro. Non amava il buio, non lo aveva mai amato, soprattutto dopo la morte di sua madre. Ne percepiva in modo quasi fisico la densità, era come fosse...

    ...vivo...

    La sensazione era sgradevole oltre che inquietante. Era così che sua madre aveva visto la morte in faccia? Era tutto questo buio che aveva dovuto affrontare? Si voltò a cercare conforto e sostegno in colei che in quel momento era e doveva diventare la sua ragione di vita, Claire. Perchè come si contrasta la morte, come si contrasta l'oscurità se non con la vita, la luce? Gli occhi scuri di Jade la fissarono, il mare calmo che le sembrò di percepire nell'altra le diede nuova linfa e un sorrisetto sfrontato le si dipinse sul volto.

    Pronta a vedere la mia luce?

    La sua personalissima luce...
    Fu istintivo per lei alzare nuovamente la mano, voltare il capo a fissare il Buio, ad affrontarlo e a sentir vibrare la sua bacchetta, quasi percepisse il suo intento. Sentì anche con chiarezza ogni grammo di magia richiamato dal suo catalizzatore e che scorreva nelle sue vene. Era sua madre che glielo aveva instillato, goccia per goccia. Mentre brandiva il legno di rosa - forse anche a proteggersi da quell'incombente nero che sembrava risucchiarli tutti, inducendoli a smarrirsi e confondersi - fu semplice affidarsi a ciò che invece avrebbe potuto squarciare la tenebra. Socchiuse gli occhi per qualche istante a prendere una boccata di ossigeno, che arrivò, leggera e piena nonostante fossero sottoterra. Era la vita che attraverso quel respiro scorreva in lei e che in uno scambio reciproco a sua volta le restituiva altra vita, quella stessa vita che le era stata donata da una persona precisa: Elbeth Queen, sua madre.
    Sorrise Jade, ancora con gli occhi chiusi. Era ora di richiamare a sè l'unico ricordo che, potente come una marea, la invadeva.
    Non era usuale quel tipo di magia, normalmente. Quanti patronus aveva evocato? Mai troppi, si ritrovò a pensare. Ma a nessuno aveva mai confessato che quell'incanto per lei aveva un sapore speciale perchè era sua madre che rivedeva e a nessuno avrebbe mai confessato che non vedeva l'ora di castarlo perchè sapeva che avrebbe rivisto e sentito quella presenza che - da quando era scomparsa - Jade aveva sempre ricercato in ogni relazione, in ogni magia, in ogni istante della sua vita.

    Gli occhi di sua madre erano sempre i primi ad apparire, calmi, sereni, gli stessi che lei aveva ereditato. Poi era il rosso della sua chioma ad invaderla, anche quella richiamo fedele della sua genetica. Ed infine arrivava la sua voce.

    Jade... vita mia!

    Era sempre stata una bimba vivace, eppure sua madre non l'aveva mai sgridata, neanche quando combinava le marachelle peggiori (tipo dar fuoco alla sua culla, ad esempio). Era dolce e suadente quella voce che la richiamava amorevolmente alla vita, ad essere se stessa ma nello stesso tempo a trovare il suo equilibrio. Ma c'era un ultimo ricordo che suggellava quel legame, l'eterno patto tra loro: il tocco della sua mano a sfiorarle le gote, pelle contro pelle, cuore contro cuore, anima contro anima.


    Se il buio avesse concesso la vista alla sua compagna, avrebbe visto il volto di Jade illuminarsi, come il suo sguardo, perchè ora gli occhi di Jade erano ben aperti, come la sua magia a evocare e dare corpo al ricordo più felice che lei avesse.

    Expecto Patronum!

    Magia, anima, cuore, luce. Una luce venata di rosso, tratto distintivo della scozzese.
    La sua pesonalissima luce. Il suo ricordo felice, come una carezza. La carezza di sua madre.
    Il volo di una Fenice che risorge dalle sue ceneri, che squarciava le tenebre, che segnava una via uscì dalla sua bacchetta.
    La via verso la vita. La via verso la luce.
    Fu quella via che Jade seguì, fu quella che tracciò per la sua compagna, fu quella che le fece oltrepassare il Buio maledetto.
    Se sua madre si era trovata nel momento del passaggio a incontrare quel buio, era così che Jade immaginava lo avesse superato per andare oltre.
    Era così che anche lei era andata oltre quella porzione di segrete.
     
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