Avventura della Tempesta - 2031/32

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    Da mesi, oramai, Coral e altri ventuno abitanti di quel castello subivano passivamente gli effetti di una maledizione oscura non ben definita, che tuttavia rendeva chiari i suoi effetti: far soffrire chiunque la portasse dentro di sé, continuando a rosicchiarli lentamente dall'interno come orribili parassiti.
    La frustrazione era tanta, oramai, nonostante avesse trovato un suo equilibrio anche nell'affrontare le torture acrobatiche a cui veniva sottoposta continuamente dalla mano invisibile, e la sola speranza di potervi mettere fine trovando una stupida bacchetta non le permetteva di ragionare lucidamente: avrebbe distrutto ogni quadro e ogni elemento di quella Sala Comune se fosse stato necessario, tutto pur di tirar fuori quel catalizzatore e mettere un punto a tutta quell'assurda situazione.
    Ma no, ovviamente dovevano cercare di collaborare con i quadri: ci mancavano soltanto loro a rendere migliore una situazione già semplice.
    Li odiava, li odiava tutti profondamente, dal filosofo dei suoi stivali al mecenate da quattro soldi. Ma il suo fallimento, prima e dopo, aveva evidenziato la necessità del loro aiuto. Ciò significava soltanto una cosa: infuriarsi, o stare al loro gioco.
    Fortuna voleva che Coral fosse abbastanza perspicace da capire quale fosse la soluzione migliore, nonostante tutto.

    Vi chiedo umilmente scusa... personaggi.
    Sapete, questa piaga non aiuta certo a migliorare il mio umore già labile...


    Io vi fulmino la cornice se non ci aiutate, stronzi maledetti.

    Si rivolse allora a uno dei tre quadri non ancora interpellati, mentre i suoi compagni si destreggiavano in filastrocche, sonetti e nel dare risposte alle domande improbabili dello scienziato.
    Lei, invece, avrebbe riciclato una battuta babbana per renderla adatta al contesto magico, sperando potesse essere apprezzata dal filosofo al punto da concedergli il loro aiuto: se un giorno le avessero detto che da degli stupidi quadri sarebbe dipesa la sua salvezza, probabilmente, non ci avrebbe creduto. Ma in fondo, si trattava pur sempre del mondo magico.
    In fondo, si trattava pur sempre dei quadri della Tempesta.
    Coral cercò allora di indossare il sorriso migliore di cui disponeva, forzando le labbra a collaborare, mentre in testa pensava solo ed unicamente al modo in cui avrebbe voluto arrostire i protagonisti di quei quadri se tutti i loro sforzi fossero stati bellamente ignorati.

    Sapete perché Esther Ellis sorride sempre durante i temporali?

    Cadde un attimo nel silenzio, di modo da creare un po' di suspense.

    Perché crede che i lampi siano i flash di una magi-macchina fotografica.

    Piaga 4/6
     
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    Quindi esisteva davvero una formula, Insolo. Coral la conosceva. Incantesimo Meteorologico del Sole. Lo avrebbe mai imparato? Ed esistevano altri capace di controllare gli altri fenomeno del cielo? Máiréad fantasticava e viaggiava coi pensieri, salvo poi rendersi conto che la magia non dovevano lanciarla loro. Era proprio come aveva pensato prima: come avrebbero fatto degli studenti a cambiare un quadro? Dovevano essere altri quadri a farlo! Ma non sembrava un compito semplice, date le prove che chiesero per ottenere il loro favore.
    Alcuni però furono bravi, molto bravi. Tanto che una signora in un altro quadro li aiutò a rischiarare il cielo, rendendolo meno tempestoso di prima. E Máiréad, compiaciuta del primo successo di Belataine ed Eleanor, d'un tratto si ritrovò la testa avvolta da pensieri non suoi. Una voce bellissima e sussurrante che le diceva cose, che la spronava ad aiutare i suoi amici con i quadri...

    Oh sea, sea [sì, sì], ci sto pensando.

    Rispose con la mente Máiréad usando lo stesso linguaggio con cui aveva udito le voci. Ci stava riflettendo da tantissimo, perché una mano a chi voleva bene e alla sua Casa l'avrebbe sempre tesa. Per una bacchetta speciale, poi. Solo... cosa poteva scegliere? Di come fossero fatti i fulmini non ne sapeva nulla, anzi Eleanor era stata talmente brava a spiegare già tutto che non serviva aggiungere altro. Il ragazzo, invece, era il più attivo, tanto che in pochissimo tempo ideò tante di quelle filastrocche e poesie che Máiréad ne rimase estasiata. Non sarebbe mai stata così brava in quel genere di prova.

    Che bravo! Ma noi siamo Tempesta, Bealtaine, cén fáth a ndéanann tú an phéintéireacht a dhó? [perché bruci il quadro?]

    Chiese al compagno dopo che finì di raccontare l'ultima filastrocca, unico dettaglio che non aveva compreso. Che strana idea bruciare i quadri. Poi tutta la stanza sarebbe stata avvolta dal fuoco e come sarebbero riusciti a trovare la bacchetta? Era un'altra priva chiesta dal signore nella tela, finire di recitare i versi e poi avvolgerlo nelle fiamme?
    Coral invece stava raccontando una barzelletta. Una barzelletta! Sì, erano così divertenti le barzellette, anche quando non facevano ridere per forza. A Máiréad piaceva più che la gente raccontasse delle storielle buffe che finivano in modi strani, pur non capendo certe volte il significato. Quando invece si trovava con mamaí era tutto più facile, lei e la sua grande intelligenza riuscivano a far breccia nel cervellino della Callaghan svelando i meccanismi dietro certi modi di dire. Uno fra questi aveva divertito molto la bambina per cui pensò di riproporla, cambiando alcuni elementi rendendoli ancora più magici. Era bello e sensato parlare di magia a dei quadri magici in una scuola di magia, dopotutto.

    Oh io ne conosco una!

    Esclamò la sedicenne con un gran sorriso. Raccontare una barzelletta, divertimento assicurato. Meno, forse, farlo in Gaeilge davanti a dei signori così importanti. La Callaghan ci pensò avvicinandosi ancor di più a saltelli, già stanca per il troppo rimanere in piedi. Doveva sforzarsi di raccontarla in inglese, altrimenti non l'avrebbero capita e non avrebbero riso.

    Ci sono due Funghetti Saltellanti, sapete... quelli carini che saltellano dappertutto in mezzo ai prati e che si studiano a Erbologia. Beh, un giorno pioveva tanto, ma tanto tanto! La terra tutta bagnata, i tronchi bagnati, le foglie bagnate... e anche loro, poverini, tutti bagnati! Ma grazie al loro cappello grande e rosso il corpicino rimaneva asciutto.

    A quel punto della storiella Máiréad fu scossa da un accenno di risatine, sapendo già cosa sarebbe accaduto dopo.

    Passarono vicino a un fiorellino, una margherita. Le gocce rendevano pesanti i petali e aveva bisogno d'aiuto, così uno dei due saltellò vicino a lei coprendola con il suo cappello. Quando sentì che l'acqua non la toccava più la Margherita parlò. "Oh grazie, gentile amico! Ma... sei un ombrello o fungi da ombrello?"
    E la risposta fu...


    Un attimo di pausa, altre risatine prima del gran finale.

    "Fungo".
    Non è propriamente una barzelletta sul temporale, ma è a tema pioggia quindi spero sia giusto lo stesso. XD

    Piaga: la Tartaruga
    A giorni alterni una delle tue gambe smette di funzionare: nei giorni pari la gamba destra, nei dispari la sinistra. Tutte le volte che cammini, corri o durante qualunque altra azione che costringa a muoverti occorre il doppio del tempo necessario, nonché maggiori dolori dovuti allo sforzo muscolare di una sola gamba. Inizia a saltellare, perché è la tua unica chance!
    Frequenza: costante, a partire dal prossimo post in questo topic.
     
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    Che bravo! Ma noi siamo Tempesta, Bealtaine, cén fáth a ndéanann tú an phéintéireacht a dhó?


    Si voltò verso la ragazza facendo quasi un'espressione costipata serrando le labbra, era davvero buffo.
    Gli aveva appena rovinato la scena, se con quella filastrocca avesse avuto una qualche chance di intimidirli, con quelle sue parole a pro dei quadri May aveva completamente vanificato le sue intenzioni!

    OOOOHCOMEON! Stavo scherzando, non l'avrei mai fatto!

    Scosse il capo avvilito smuovendo i rossicci capelli.
    Poi lo rialzò, quasi subito in realtà, guardandola stranito.
    Si, si era appena dato la zappa sui piedi da solo. La ragazza aveva usato la lingua irlandese, i quadri probabilmente non l'avrebbero assolutamente capita! Ma a lui ahimè quel linguaggio era suonato così naturale nella sua testa tant'era abituato a parlarlo a casa dai suoi nonni che li per li, reagendo in maniera totalmente impulsiva, non ci aveva pensato affatto.

    NNOOO IS PITCHER ME'!! [Sono uno sciocchino]

    Crollò sulle sue ginocchia alzando i pugni in segno di sconfitta e prostrandosi teatralmente al suolo.
    Battè lentamente il pugno destro al suolo quando di nuovo in un rapido battito d'ali di farfalla ebbe un'altra curiosa idea dettata forse da qualche stramba vocina.

    Non dar loro tregua! Sono soli, sempre così soli.. Ma sempre così tanti! Féach timpeall ort..

    Sai cosa?

    Schizzò in piedi tanto velocemente quanto aveva reagito alle parole di prima della sua compagna.
    Aveva una qual certa ideuzza per ribaltare quella stramba situazione.
    Si pulì le mani dalla polvere battendosi i palmi l'uno con l'altro.

    Incomincio a credere che questi tre in particolare non siano mica in grado di aiutarci! Tsè Tsè..

    Si rivolse ai suoi compagni di casata anche se non gli importava più di tanto gli prestassero attenzione.
    Era quella dei quadri l'unica che bramava in realtà!
    State capendo su cosa voleva far leva?

    Non è che non vogliono, quanto più.. non possono! Pff

    Li guardò falsamente dubbioso delle loro capacità.
    L'ennesima trovata di quel piccolo bastardell- infame, sapeva essere davvero impietoso quando voleva.
    Ma ehy! Era un modo per ripagarli con la loro stessa moneta, ancora non gli era andato del tutto giù il fatto che il mecenate avesse rifiutato il suo sonetto.

    Oooooh beh.. immagino che.. hm..- Si guardò un poco attorno dando le spalle a quei poveri quadri soggetti alla sua di tortura questa volta. -Non sooo.. rivolgerò.. le mie attenzioni altrove, hmm..

    Ovviamente il suo obiettivo principale era sempre il mecenate.
    Certo non era del tutto sicuro di questa sua mossa, quindi con lo sguardo cercò di individuare dove fosse posizionata l'infermiera, la signora che li aveva aiutati qualche minuto prima.

     
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    Costituiva una novità non di poco conto quel ruolo in primo piano che i quadri avevano acquisito in modo del tutto inatteso. Ora che le luci della ribalta erano finalmente focalizzate su di loro, non avevano alcuna intenzione di rinunciare a quel sipario per appagare le tediose richieste degli studenti. D'altronde, se ne stavano così bene lì, con quel loro fare ampolloso, ad esser adulati nemmeno le avessero forgiate essi stessi la bacchetta che gli altri andavano cercando. I tre boriosi signori si sarebbero appigliati a qualsiasi sciocchezza pur di attardar la loro attiva partecipazione alla missione, ma non tutti i quadri della sala comune parevano dello stesso avviso.

    Sciocco paroliere insolente! Credi che la tela mi abbia reso sordo e incapace d'intendere? L'ho colta benissimo la tua ingiuria travestita da lusinga.

    Giocarla dal punto di vista dell'offesa parve loro una mossa vincente, ma il mecenate non s'era accorto che attorno a lui il dissenso cresceva.

    Oh, voialtri avete stancato con la vostra vanità. Insolo!

    Anche il giullare aveva lasciato la propria cornice e s'era unito al gruppo di coloro a cui il giochetto dei tre quadri aveva stancato.

    Troppo ardito, che aiuto sarebbe se non fosse guadagnato? Orbene, la barzelletta dell'ex caposcuola sarebbe divertente solo in un universo trascendente. Provi nell'iperuranio..

    Ma il filosofo non aveva ancora fatto i conti con il senso dell'umorismo della piccola irlandese, la quale, alla fine del proprio racconto, avrebbe potuto chiaramente distinguere le rughe facciali che evidenziavano lo sforzo per non scoppiare a ridere in maniera scomposta. Sarebbe bastato?

    Uhm..ammetto che..insomma..nonostante tutto...


    Nonostante tutto, non sarebbe servito molto a far ridere uno come te, nevvero?


    Nonostante tutto non è abbastanza! Suvvia, indovinello: a vostro avviso, le mucche sono bianche a chiazze nere o nere a chiazze bianche?

    Quando la finirete con questo assurdo siparietto? La notte è lunga, non vorrete trastullarvi ancora in queste forzate lusinghe? Insolo!

    Un altro quadro, un signore anziano dal naso adunco e l'aria burbera, aveva abbandonato la propria cornice per unirsi al piccolo gruppo di volontari che quel gioco cominciavano ad odiarlo. Che si stessero finalmente avvicinando all'epilogo?

    Due quadri si uniscono e scagliano l'incantesimo, agli altri tre manca ben poco per essere convinti al 100%. É tutto nelle vostre mani!

    Fonte: #tempesta
     
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    Cal, che come al solito si era perso nell'etere dei suoi pensieri, rimase un poco ad osservare la scena, trangugiando biscotti inzuppati nel the.
    Era chiaro ormai a tutti che i quadri stessero procrastinando l'inevitabile, ma era ancor più chiaro che non era il caso farli arrabbiare.
    Cal era uno dei pochi là dentro che non aveva una piaga a pesargli sulle spalle.
    Quella sera, la notte di halloween maledetta, si trovava in bagno, nel bel mezzo di una tragedia che anche lui non era del tutto riuscito a superare.
    Una piadina trafugata nel cuore della notte e riempita con tutto quello che più gli piaceva: pesto freddo e zucchine mezze congelate... ora non poteva più nemmeno sentire l'odore di pesto e zucchine che i flashback di quella notte tornavano vividi: lui riverso con la faccia nel water.
    Cal sarebbe stato molto più compiacente e collaborativo, se non fosse che l'idea di non poter mangiare più la pasta al pesto non lo rendesse isterico a livelli che la Saltzman avrebbe potuto solo prendere appunti.

    Riusciva a capirli i suoi amici, proprio per quell'esperienza più o meno condivisa e voleva aiutarli. Forse un giorno, almeno loro, sarebbero riusciti a dimenticare quella dannatissima notte.

    Oh ma dai... andiamo! Siamo arrivati a questo? Il manto di quella specie è pezzato nero o rosso, ma capita anche che ci siano mucche nere con le macchie bianche, stiamo facendo razzismo sulle mucche? Bovismo? ... ora abbiamo vinto o ci farete altri indovinelli mediocri?

    Sbuffò sarcastico, pucciando un altro biscotto nel the, ormai stanco di tutta quella pantomima.

    Réddite quae sunt Caésaris Caésari et quae sunt Dei Deo, siete tutti degli uomini di scienza, sappiate perdere con dignità...

    Si strinse nella sua vestaglia di seta rossa, accavallando le gambe, per poi continuare la sua arringa iniziale.

    Credo che il problema non sia tanto il manto delle mucche ma il vostro orgoglio...

    Si, quella sera era incredibilmente di pessimo umore, per di più quell'indovinello lasciava il tempo che trovava.
    Cosa assai insolita, per il biondino riccioluto, ma non c'era NIENTE che Cal prendeva più sul serio del cibo, e quando veniva privato di qualcosa da mangiare, diventava assai acido.
    Cercò di ricorrere all'unica arma che gli era rimasta, o per lo meno l'unica che in quel momento gli veniva in mente: la psicologia inversa.

    Sapete cosa? Credo che voi non ci aiuterete proprio per niente, o sbaglio? Già... è così...

    Si tirò su dalla sedia, avanzando pesanti passi verso Bee

    Fidati di me amico... probabilmente nemmeno loro lo sanno dov'è quella maledetta bacchetta, ne sono sicuro ormai...

    Edited by Caliban DeWitt - 13/5/2021, 03:17
     
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    Voltatosi, dopo quel suo sagace siparietto e il divertente cabarettismo delle sue compagne, vide che ben altri due quadri non facenti parte del terribile trio si unirono alla "festa" col solo scopo di farla finire in realtà!
    Scosse visibilmente il rossiccio capo tirando le labbra all'ennesima richiesta da parte dei tediosi personaggi che aveva ormai alle spalle. Aveva deciso di dargli ascolto per divertimento, di assecondarli per assecondare la sua anima creativa, ma quel loro atteggiamento gli stava solo che lasciando l'amaro in bocca! Il gioco era bello se appagante per entrambe la parti, e dopo il rifiuto anche da parte del filosofo nonostante quelle freddure fossero assai simpatiche a Bee era ormai chiaro che da quei tre non avrebbero cavato un ragno dal buco.
    Peccato però si stava anche divertendo all'inizio come detto, ma era meglio per tutti smettere di dare attenzioni a quei tre barbagianni.
    Seguì con interesse il discorso di Caliban sulle mucche. Bele aggiunse

    Giààà neanche gli alieni si preoccupano del colore delle mucche quando le rapiscono, tse..

    Quindi colse il suo latinismo, e spalleggiandolo continuò con

    E barba tenus sapientes!

    Una sorta di "l'abito non fa il monaco", per dire che sebbene il loro aspetto potesse anche essere quello di tre distinti signori, di "distinto" non avevano poi gran che!
    Di nuovo seguì i movimenti e le parole del suo scapestrato fratellone, annuendo e rispondendogli sommessamente

    Già, era quello che pensavo anch'io ma a cui non volevo credere..

    Sospirò alzando lo sguardo e notando su pareti e soffitto l'altra pletora di quadri che oltre i tre despoti li stava fissando, riconobbe quindi l'infermiera, il giullare e l'anziano signore.
    Loro si che si meritavano le sue parole creative, e si accorse solo in quel momento che in realtà nessuno li aveva ancora ringraziati! Il suo animo gentile, il suo buon cuore, scosse.
    Si schiarì la gola e si fece avanti verso il centro della stanza, abbandonando i barbuti al loro destino.

    Grazie comunque, a voi che ci avete aiutato..

    Ma non era abbastanza. Dopo aver dedicato tutte quelle attenzioni alle tele sbagliate era il momento di dare davvero a Cesare ciò che era di Cesare, parafrasando il suo amico.
    Il suo volto mutò in una buffa espressione, alzò gli occhi al cielo sfregandosi il mento in una smorfia ponderativa non indifferente.

    Réddite quae sunt Caésaris Caésari.- Ripeté le parole del compagno rivolgendosi a tutti i quadri. -A voi che ve lo meritate più di chiunque altro, dedico un haiku.. un piccolo componimento per dimostrarvi la mia gratitudine. Ma lasciatemi pensare un attimo.

    Ormai stava cavalcando l'onda dei componimenti poetici, si sentiva particolarmente ispirato, e dare un po' di merito a quelli che fino a quel momento li avevano aiutati gli sembrava il minimo.
    Assunse di nuovo quella buffa espressione da pensatore.
    Raggiunto il giusto numero di sillabe col giusto contenuto pronunciò lentamente e con interpretazione

    cuor di tempesta
    vestigia del passato
    tele preziose



    Quindi si mise una mano sul petto facendo un lievissimo inchino.
    Certo magari quel pigiama e quella coperta che ancora aveva sulle spalle a mo' di mantello lo rendevano assai buffo, ma il suo gesto era sincero.

    E rinnovo dunque la richiesta.. Se c'è qualcun altro che fra di voi può darci una mano, per favore aiutateci a placate la tempesta!

    Indico col palmo aperto di una mano il quadro oggetto dei loro desideri.
     
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    Tutto quel parlottare confuso rischiava di fargli venire il mal di testa!
    Personalmente non aveva mai avuto niente contro i quadri della scuola- riteneva anzi del tutto improbabile che si potesse considerarli a tal punto da provare simpatia o antipatia nei loro confronti- ma adesso le manie di protagonismo di quei vecchi ciarlieri iniziavano a stancarlo. Riusciva anche meglio a comprendere il perché delle minacce da parte dei suoi compagni...se avessero davvero potuto agire in quel senso, Declan si sarebbe unito a loro volentieri, riducendo a brandelli quelle tele e mettendoli a tacere una volta e per sempre!
    Sbuffò Ma che sto dicendo..!? Io non sono una persona violenta! rammentò a sé stesso, sicuro che per la follia di un attimo si sarebbe trascinato dietro un rimorso perenne.
    Ed era certo che neppure gli altri Tempesta avrebbero mai azzardato tanto...tuttavia, era snervante dover attendere che quelle enciclopedie viventi terminassero i loro sproloqui e si decidessero a dar loro informazioni realmente utili.
    Per fortuna, ormai erano rimasti solo in pochi ad auto-decantarsi le lodi mentre, uno dopo l'altro, i personaggi all'interno delle altri cornici si stavano convincendo ad essere d'aiuto, piuttosto che continuare a blaterare all'infinito. Senza contare che le richieste di quegli indottrinati parevano aver perso il nesso con la realtà...che filo logico poteva mai legare la ricerca della bacchetta al colore di una mucca?

    Devono aver perso il lume... mormorò
    tanto parlare ha fuso perfino il loro cervello incartapecorito

    Filastrocche? Balletti? Decise che non avrebbe fatto nulla di tutto ciò! In primis perché si sarebbe vergognato a morte di comportarsi come una scimmia ammaestrata e in secundis...perché era semplicemente assurdo! E ridicolo! E col trascorrere dei minuti la situazione andava peggiorando...qualsiasi tentativo degli altri studenti continuava ad essere un buco nell'acqua- tanto per rimanere in tema.
    E poi dov'era finito Nephyna? Possibile che se ne fosse andato senza altri indizi per loro che lasciarli in balia di quegli spostati? Secoli e secoli trascorsi dentro ad un quadro dovevano aver generato muffa e ragnatele anche nelle loro teste...forse un tempo erano stati scienziati brillanti e uomini di sapere, ma non era rimasto granché dello sfolgorio passato delle loro menti.
    Barbosi e molesti...ecco in cosa si sono trasformati pensò il ragazzino, che nei loro battibecchi non trovava nulla di interessante da apprendere...un vero peccato, se si considerava che quei tizi erano testimoni di epoche lontane e antiche e che avrebbero potuto costituire una fonte di sapere preziosa!
    Scosse la testa, rammaricato a quella constatazione. Che si tenessero pure i loro "segreti"...il segreto, in fondo era uno solo: che non avevano niente da custodire, nè memorie nè verità! Avevano voluto cavalcare l'onda del momento, e gli era piaciuto, ma ora che quella pantomima volgeva al termine non sapevano più che pesci pigliare per catturare ancora la loro attenzione...

    Speriamo che almeno gli s'intreccino le lingue, così non saremo più costretti a sorbirceli

    disse tra i denti, mal sopportando perfino le loro voci pompose.
     
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    Gkz7IOUOrbene, siete scevri da stimolanti osservazioni, ragazzi miei. Ma non vi colpevolizzo del vostro carente guizzo, si sa che l'istruzione accumula lacune da più di due secoli oramai. Insolo!


    dHQxT9FAvrei osato aggiungere qualche secolo in più, come quello in cui hai conosciuto il giorno. Insolo!


    2dj9zSPI versi del Tasso avevano più brio, ma ora diamo un taglio a questo insopportabile chiacchierio. Insolo!


    Nell'istante in cui anche gli ultimi quadri lanciarono l'incantesimo del Sole sul cielo in Tempesta, uno strano turbine di luce fuoriuscì dalla cornice circondando in un istante tutti i membri della Casa giallo-viola presenti entro i confini della Sala Comune e della Stanza della notte Stellata.
    Si sentirono strappare dall'ombelico con l'aria mancante a spiazzare i polmoni, per poi cadere per terra con un tonfo sordo e ovattato.
    E che terra: dopo qualche attimo di normale smarrimento, gli studenti intuirono di avere qualcosa di puzzolente e melmoso appiccicato sulla faccia, sui vestiti, un po' ovunque: fango, quello lasciato dal temporale scampato sul terriccio, lo stesso che prima li guardava da dentro la cornice e che adesso si trovava sotto i loro piedi.



    tvZb8WM



    Quello che inizialmente poteva sembrare soltanto un'assurda possibilità, sarebbe divenuta reale per tutti nell'istante in cui, voltandosi, avrebbero visto dall'interno di due enormi rettangoli sospesi nell'aria la loro Sala Comune: in qualche assurdo e strampalato modo, gli studenti della Tempesta erano finiti dentro i quadri posti all'ingresso. Avrebbero potuto cercare di uscirne, di rompere i vetri, di arrampicarsi, smaterializzarsi, persino, ma nessuno sarebbe riuscito a venire fuori dalla cornice.



    2dj9zSPVia via, non avete mai rimirato il cielo dopo il temporale? Per Odino..

    Gli studenti avrebbero presto compreso, inoltre, che non erano gli unici abitanti di quel quadro: tutti i personaggi che avevano deciso di prestare il loro aiuto agli studenti si erano catapultati fin lì da delle insenature laterali molto sottili che chiunque avrebbe potuto notare dal posto.
    Ma, anche in quel caso, se avessero provato ad attraversarle si sarebbero trovati la strada sbarrata: quelle insenature erano fatte per i personaggi dei quadri, non per loro che invece vivevano di reale carne ed ossa.



    Gkz7IOULa mia costipazione non può che peggiorare qui. É tempo di lasciare questi giovani al proprio compito..l'umidità è a dir poco debilitante.


    dHQxT9FDa vicino dimostri almeno un centinaio d'anni in più, con le tue inquietudini e la salute cagionevole.
    Però su una cosa sono d'accordo: è l'ora di abbandonare questa nave alla deriva.


    Ciò divenne evidente nell'istante in cui ogni personaggio, uno dopo l'altro, si voltò per attraversarle, tornando ognuno nelle proprie cornici: non sembravano affatto disposti a rimanere lì un secondo di più, infastiditi dallo sporco del fango.
    Gli studenti della Tempesta, allora, circondati da una natura normalmente invisibile sotto il peso del Temporale, rimasero soli, soli e imprigionati dentro un quadro.
    Cosa fare, allora? Come avevano fatto a finire fin lì, e come potevano uscirne?
    Un tuono in lontananza attirò l'attenzione di ognuno di loro: la tempesta era svanita, sì, ma non del tutto. L'azzurro del cielo incantato dai personaggi si stagliava immacolato per chilometri e chilometri, all'apparenza, ma non sarebbe stato affatto difficile notare come una macchiolina scura sopra di esso, una porzione di firmamento ancora scura e imperlata di vento, pioggia e fulmini.
    Soltanto alcuni di loro, probabilmente, avrebbero potuto intuirne le ragioni [Intuito uguale o maggiore di 11]: era li che in tutta probabilità si nascondeva la bacchetta. Era lei ad originare i fulmini, impossibili da arrestare con una magia esterna come Insolo. Tentare di afferrarla con la magia, avrebbero presto compreso, era inoltre impossibile.
    Probabilmente non avrebbero avuto altra chance che provare a recuperarla per uscire da lì, nonostante i pericolosi fulmini all'orizzonte dall'apparenza molto minacciosi.



    Scadenza: 21 incluso

    - Siete finiti dentro le due cornici principali! Chiunque abbia Intuito uguale o maggiore a 11 intuisce che la bacchetta potrebbe trovarsi sotto il piccolo temporale: potete ovviamente scegliere se avvertire o meno gli altri compagni.
    - Potete autoconcludere eventuali tentativi di attirare a voi la bacchetta con la magia. Lo stesso vale con eventuali tentativi di recarvi presso altre cornici.
    - Per raggiungere a bacchetta, tuttavia, servirà almeno 1 post di corsa rallentato da eventuali fulmini ondivaghi che si arrestano su di voi!



    Lancio 1d5 per chiunque abbia agilità compresa fra 0 e 5: il PG corre senza ostacoli se 1.

    Lancio 1d5 per chiunque abbia agilità compresa fra 6 e 10: il PG corre senza ostacoli se 1 o 2.

    Lancio 1d5 per chiunque abbia agilità compresa fra 11 e 15: il PG corre senza ostacoli se 1, 2 o 3.

    Lancio 1d5 per chiunque abbia agilità uguale o superiore a 16: il PG corre senza ostacoli se 1, 2, 3, 4.



    - Qualsiasi tentativo di recuperare la bacchetta con la magia fallirà.


    Edited by Il Tessitore - 17/5/2021, 20:52
     
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    Quei quadri erano estremamente odiosi, non era poi così sbagliata quell'idea di Coral per quanto riguardava qualche taglio.
    Oh beh, almeno era finita. Bee alzò le braccia e le mani al cielo in un silenzioso, labiale, ma plateale "ALLELUJA", quindi le lasciò ricadere sonoramente ai fianchi attendendo che ora si sbrigassero con le loro manovre.
    Poi BUM a terra.

    Ma che..

    Si ritrovò a doversi.. rialzare da terra? Era fango quello che aveva sotto di se? E anche sui vestiti e la faccia in realtà! Si tirò su lavorando di petto, una flessione e fu già col volto fuori da quello schifo melmoso. Poi si rialzò cercando di pulirsi quanto più fosse stato possibile, anche se ormai era bello che imbrattato.
    Si guardò attorno decisamente spaesato, vedeva la loro sala comune, il legno della cornice.. quindi i fulmini in lontananza, la tempesta, le nuvole.
    Gli ci volle un po' per realizzare, ma alla fine riuscì ad arrivarci. Era evidentemente all'interno del quadro.

    What the fu..

    Fu la prima cosa che gli balenò alla mente. Quindi ci penso meglio, annuendo con convinzione.
    Cazz-! Era dentro un quadro, ma che figata era??

    Ma che cazz- di figata assurda.. un trip tremendo..

    Scorse con lo sguardo i suoi compagni li dentro insieme a lui, nella stessa barca. Comunque prima di fasciarsi la testa e pensare a come uscire, era più importante rimanere concentrati giusto, giusto.. sul recuperare la bacchetta, altrimenti sarbebe stato tutto molto vano. Quindi si, prima bacchetta, poi pensiamo a come uscire.
    Vuoi l'intuito, la fortuna o la divina provvidenza il suo sguardo si posò immediatamente su quel puntino al centro del temporale e reclinò incuriosito il capo.

    Aaaaaah..- Gli occhi erano puntati sul pittorico cielo in cerca di una qualche ispirazione. -E' davvero così semplice? Sai fosse.. sia la bacchetta a generare questo temporale eterno e non il dipinto stesso.

    Gli sembrava talmente semplice che non la riteneva affatto una buona idea, difatti la scarto, ma fortunatamente per tutti fu uno di quei suoi momenti i cui i pensieri gli fluivano dalla mente alla bocca senza alcun filtro, quindi parlò ad alta voce.

    NAAAAH E' troppo semplice, pff

    Sbuffò sonoramente mettendosi seduto a gambe incrociate su quella fanghiglia, tanto ormai era imbrattato, tanto valeva mettersi comodi.
    Assunse una posizione da pensatore mentre cercava di farsi venire mente qualche altra idea che non fosse così banale.

    Tempesta.. tempesta.. forse non è letterale, metaforica? Ma cristo siamo nel dipinto ora.. Una parola magica? Tipo "dite tempesta ed entrate".. chissà qual è la parola elfica per tempesta.. hm, tipo apriti sesamo e dietro il dipinto c'è un altro dipinto.. NAAAH fa troppo Nolan.. se dietro la tempesta non significa quel che ho pensato prima, potrebbe essere..
     
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    Che noia!!

    Lì, nella sala comune viola e giallo, Cal faceva avanti e indietro ascoltando parlottare tra loro quadri e compagni di scuola.
    Seduto sulla poltrona con le mani a sorreggergli il viso per non cadere in un sonno tremendo.
    Aprì la bocca in uno sbadiglio enorme ma quando riaprì gli occhi vide che lo scenario era cambiato, si trovava immerso nella fanghiglia e di fianco a lui, Bee, con la faccia nel fango, sembrava stranito e sorpreso.
    DeWitt si tirò su in piedi, guardando stupito la cornice dietro di lui che mostrava la loro sala comune lontana ed un ghigno felice prese a farsi largo sul suo visetto pestifero.

    Che... Grandissima...FIGATAAAA

    Senza pensare troppo alle conseguenze iniziò a correre a destra e a manca tirando inzuppandosi si fango, di certo una svolta del genere non se l'aspettava nemmeno lui.

    E' davvero così semplice? Sai fosse.. sia la bacchetta a generare questo temporale eterno e non il dipinto stesso.

    Cal assunse per qualche istante un espressione pensierosa ma venne distratto subito da un tuono in lontananza che illuminò il cielo del dipinto di viola, pareva una situazione parecchio pericolosa ma di questo, Cal non se ne preoccupò, lì con loro c'era il prefetto ed era sicuro che almeno non li avrebbe lasciati morire, magari si sarebbero beccati un altra maledizione, ma senza rischio non ci sarebbe stato neppure il divertimento.

    Beh forse basterebbe un finite incantatem o prenderla e vedere che succede, d'altronde dobbiamo pur far qualcosa...

    Si girò verso il suo migliore amico che stava facendo di tutto per levarsi il fango dai vestiti e come un bambino di cinque anni, felice di vedersi rinchiuso in una situazione tanto assurda proprio con Bee, gli si avvicinò quatto quatto, lanciandogli una manciata enorme di fango addosso all'urlo di:

    Guerra nel fango!!

    Scappando e ridendo come un idiota.
    Quella situazione assurda iniziava a rivelarsi interessante ed iniziò anche a capire il fantastico mondo dove vivevano quei signori impagliati che passavano le giornate a sparlottare con loro.
     
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    Ferma. Hesper era rimasta ferma.
    La sala comune sparì sotto gli occhi di tutti, e l'olandese volante, che l'immaginario della prefetta aveva creato come difesa allo stress generale, si ritrovò inghiottito da un tromba marina che aveva innalzato a mezz'aria i corpi di tutti i capitani, tutto per un tempo lungo quanto un battito di ciglia.
    Non si premurò dell'orlo del vestito sporco di fango, la prima cosa in quel nuovo "mondo" ad attirare la sua attenzione fu la sala comune ritratta i quei quadri fluttuanti. Non fu difficile capire quello che era accaduto.

    Siamo entrati nei quadri.

    A dar man forte a quella tesi arrivarono presto i personaggi di altri quadri. Il loro intervento non fu più utile di quanto fatto nei precedenti istanti, perché ad attirare l'attenzione di tutti verso il cielo fu un un tuono che giunse come e fosse esploso in lontananza.

    Perché?

    Hesper si ritrovò a guardarsi intorno. Cercava indizi, qualcosa di utile che potesse far azionare ancora una volta il meccanismo dell'intuito e portare il cervello a lavorare su un'altra strada, ma non sembrava fattibile, non c'era nient'altro là, oltre quella piccola parte del dipinto ancora circondata di fulmini, vento e pioggia. Ma perché? Perché il resto del cielo s'era schiarito e quella parte no?

    È lei, Kühn.

    La bacchetta doveva essere un oggetto potente. Forse quanto lo erano le piaghe che ad Halloween avevano colpito studenti e professori, o anche di più, perché no? Era passato un sacco di tempo da quella sera e ancora nessuno degli "esperti" che si erano fatti avanti era riuscito a trovare una soluzione. Coral veniva sbalzata da una parte all'altra giorno e notte, la piccola Máiréad non riusciva ancora a camminare e Alexandra era sempre perseguitata dai suoi incubi.
    Hesper si stava stancando.
    Hesper era già stanca.

    Sarebbe troppo semplice se si potesse prendere con la magia, si. Hai ragione. Per questo dobbiamo essere creativi.

    La prefetta piegò il busto in avanti, chinandosi senza piegare troppo le ginocchia. Afferrò l'orlo del vestito e lo percorse con le dita fino a raggiungere le riga della cucitura.

    Perdonami, nonna.

    RIP RIIP RIIIIP
    Un gesto deciso, quasi violento e rabbioso, e la gonna della veste da notte si strappò quanto bastava per permettere alle gambe di muoversi con più libertà.

    Voglio quella bacchetta.

    Un primo passo seguito da un secondo, e così via. Hesper iniziò a correre verso quell'eterna tempesta, spinta da un'improvvisa adrenalina che le face presto credere di poter fare qualsiasi cosa avesse voluto. Anche saltare dentro ad un vulcano e solcare il lago di lava al suo interno con una facilità più che estrema, se fosse stato necessario
     
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    Non avrebbe saputo descrivere ciò che stava provando se non pensando alla smaterializzazione: la stessa sensazione di strappo all'ombellico, lo stesso smarrimento, lo stesso fastidio la invasero totalmente non appena venne sbalzata chissà dove, trovandosi sporca di fango e di terra ovunque, trattenendo a stento un urlo isterico.

    IO VI ODIO!
    ODIO TUTTO!


    Anzi, non lo trattenne affatto.
    Quella sera Amestris la stava mettendo a dura prova: i suoi nervi rischiavano di esplodere dopo il trattamento dei quadri e la serata non sembrava ancora concludersi.
    Si rimise in piedi a fatica, scivolando ancora sul terreno bagnato, constatando che in fondo, fango a parte, non ci fosse nulla di diverso dalle sue solite cadute dettate dalla piaga. Sospirando, allora, cercò di darsi un contegno, togliendo lo sporco dalla faccia spiaccicandoci sopra il suo braccio per poi trascinarlo via.
    Che schifo.
    Quando riuscì a divenire consapevole di cosa era successo, non poté credere ai propri occhi: rimase ad osservare i due blocchi di vetro stupefatta, chiedendosi quanto ancora la magia potesse stupirla dopo tutti quegli anni.
    Erano dentro al quadro.
    Erano finiti dentro ad un fottuto quadro.
    E tutto ciò a cui riusciva a pensare era come li avrebbero visti dall'esterno: sarebbero apparsi come dei dipinti, caricature artistiche dei loro veri volti? Oppure come erano sempre, solo in miniatura?
    Si rese conto dopo qualche attimo di non avere tempo per soffermarsi su quei pensieri: la bacchetta li attendeva, e qualcosa le diceva che era proprio verso la tempesta che dovevano cercare. Se il suo Insolo non aveva funzionato e se quello dei personaggi dei quadri non aveva risolto del tutto la situazione, allora la Tempesta non poteva che essere generata dalla Tempesta, ossia la bacchetta che ne richiudeva totalmente il potere.
    Non rimase a chiacchierare con i compagni, né ad esporre loro le sue idee: non sapeva più come resistere alla follia che sentiva invaderle le membra, doveva soltanto correre, andare verso la tempesta, cercare quella dannata bacchetta e mettere un punto grande quanto un Nundu a quella situazione.
    E così corse, la bacchetta sguainata, il fango a macchiarle gli abiti e la pelle, la determinazione a guidarla totalmente verso quella nuova missione.

    Piaga: 5/6
     
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    Caliban, Hesper e Coral corsero come vichinghi e valchirie verso la meta: nell'istante in cui arrivarono nei pressi della tempesta vennero invasi da pioggia e lampi di luce in lontananza, l'acqua che istante dopo istante puliva le vesti e la pelle dal fango imbrattato.
    Ma fra i tre, fu l'ex Caposcuola la più veloce, aiutata dalla sua agilità e da un pizzico di fortuna: arrivò esattamente ai piedi della bacchetta, tanto particolare da attirare inevitabilmente le attenzioni di tutti i presenti.
    Era lunga, arzigogolata, di mogano e ornata da pietre violacee somiglianti ad ametiste. Nell'istante in cui Coral vi avrebbe avvolto attorno le dita, chiunque si fosse trovato in quella cornice avrebbe sentito dei vetri frantumarsi.
    I due rettangoli sospesi nell'aria non erano più invalicabili, il che significava soltanto una cosa: potevano finalmente tornare nella loro Sala Comune e con un ambito premio fra le mani.



    Dado: siete riusciti a recuperare la bacchetta della Tempesta! A parità di riuscita (per tutti e tre l'esito del dado è stato positivo), ed essendo i post tutti in contemporanea, è arrivato prima alla bacchetta il PG con agilità maggiore fra i tre, vale a dire Coral (18 vs 9 e 15).
    Adesso non vi resta che tornare in Sala Comune!
     
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    I suoi compagni gli dimostrarono la differenza fra idea e azione.
    Praticamente più o meno nello stesso momento in cui lui si era messo a terra a pensare gli altri erano schizzati come bolidi verso la meta.
    Molto strano, di solito erano gli altri quelli a dovergli stare dietro; causa e effetto? Era decisamente sovrappensiero in quel periodo e tutto faceva brodo per tenergli la mente lontana da certi pensieri, forse non si era lanciato contro la bacchetta per il solo gusto di protrarre quella specie di avventura che si era andata a creare in quella stramba serata.
    Fortuna che c'era Caliban ogni tanto a dargli man forte.
    Quella "man forte" in questo caso aveva tutto l'aspetto di una palla di fango.
    Bee rise esplodendo in un

    COOOSAAAA Alle spalle?! Uddio, lezzo!

    Schizzò in piedi cercando di racimolare del fango a sua volta e scagliarglielo addosso. Ma davvero Coral fu una scheggia, il tempo di lanciare la traslucida palleta deforme che già l'ex capocasata era tornata con la bacchetta fra le mani.

    Well, that's a way to do it..- Pensò nuovamente sorpreso nel veder quanto fosse determinata la ragazza.

    Determinazione rispetto a che cosa non lo sapeva, ma l'idea di essere un po' come lei quando avrebbe avuto la sua età lo allettava parecchio; insomma si, non gli sembrava poi un così cattivo esempio da seguire.
    In ogni caso ovviamente si dimenticò di ogni cosa non appena sentì quel roboante suono di vetri infranti. Che voleva dire? Tana libera tutti? Si poteva uscire dal quadro?
    Comunque era ovviamente schizzato verso la sua compagna per vedere quella bacchetta da vicino. Si, era carina, con tutte quelle pietruzze color malva. Beh, tutto qui? Questo fu il suo secondo pensiero. Quindi era finita? Tutti a casa e ognuno ai suoi pensieri?
    Prima di tornare in quei suoi pensieri avrebbe voluto proprio sapere che Nephyna avrebbe detto. (1) ovviamente la sua storia era fondata e la bacchetta esisteva davvero e (2) ciò sicuramente avrebbe fatto vacillare il suo spirito etereo se quella donna era stata davvero così importante per lui, voleva vedere la sua reazione. Magari, dato quel periodo, Bee avrebbe potuto prendere appunti.
    Oh beh, non restava che uscire. Prima però diede un ultima fugace occhiata ai dintorni, per memorizzare i dettagli, la sala comune al di là della cornice, e la cornice stessa magicamente fluttuante: quella si che era una cosa che valesse la pensa disegnare. Sicuro avrebbe messo mano alle sue matite per rendere il ricordo a prova di tempo.

    Beh, quindi.. la bacchetta c'è, immagino che.. CHI ARRIVA ULTIMO PAGA DA BERE!

    Ovviamente analcoliche burrobirre, sia chiaro.
    In ogni caso schizzò come uno di quei fulmini che prima scaturivano dalla bacchetta gettandosi nel vuoto e tornando in sala comune.
     
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    Stare lì dentro dava una strana sensazione al giovane tempesta: non riusciva a capire se quello che sentiva fosse vento o solo lo spostamento dell'aria, fatto sta che era tutto diverso, tutto strano e nuovo.
    Mentre correva a perdi fiato, lanciando occhiatine al suo compagno dietro di lui e lanciando di tanto in tanto delle manciate di quella melma che attecchiva i suoi piedi a terra ad ogni passo, rendendo quella corsa sempre più stancante e faticosa, vide qualcosa... o meglio qualcuno, sfrecciargli di fianco come se non sentisse l'attrito con la fanghiglia al suolo.

    Woah!!!

    Hesper era una scheggia, sembrava fluttuare nell'aria puntando in direzione dei fulmini senza paura.
    Non si fermò finché non si trovò ai piedi della bacchetta, il tempo parve fermarsi e l'ansia che qualcosa potesse andar storto attanagliò lo stomaco del tempestino, inerme a guardare quella scena gloriosa.
    L'ex caposcuola dopo tanti sforzi, era proprio davanti a lei, quella bacchetta che pareva tanto particolare quanto potente: Le pietre d'artemisia incastonate nel manico riflettevano una luce violacea sul volto della bella Hesper e quando l'afferrò, i presenti sentirono un rumore strano, come quello di un vetro che si frantuma.

    Ce l'abbiamo fatta? CE L'ABBIAMO FATTA!!!! Hesper sei stata fantastica!

    Ripetè incredulo quella frase per quattro volte poi, tutta la tensione accumulata in quei pochi istanti andò via via a disgregarsi e Cal, dubbioso che fosse uno stratagemma di qualcuno per maledirli una seconda volta esitò per qualche istante, rimanendo impalato finchè non sentì la voce di Bee urlare

    Beh, quindi.. la bacchetta c'è, immagino che.. CHI ARRIVA ULTIMO PAGA DA BERE!

    Un sorrisetto dipinse il volto di Cal ed ignorando i muscoli doloranti delle gambe, partì di nuovo in una corsa a perdi fiato, strattonando e spingendo il suo migliore amico in quello che pareva essere l'ennesimo gioco dei più piccoli del gruppo che correvano ridacchiando e giocherellando tra loro.
     
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