Riunione III - La Porta Misteriosa

Sede M.A.G.I.C.

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    Il Rettore non sapeva più di loro riguardo la questione; aveva messo tutti i fatti noti a disposizione di tutti perché ragionassero insieme e fornissero ipotesi. Le sue risposte alle idee dei presenti non erano necessariamente delle conferme di essere sulla pista giusta o meno, tuttavia Sapiens era fondamentale a confutare sul momento quelle che dai dati presenti era già chiaro non fossero ipotesi potenzialmente fondate. Era forse l'unico là dentro che aveva studiato così bene ogni singolo documento da essere preparato a tutto tondo sulle piaghe, gli eventi della sera di Halloween, le deposizioni di ogni singolo testimone.
    Quando convenne con lui che i fori potessero essere degli alloggi per oggetti speciali, sottolineò esattamente la stessa ignoranza che il Professor Crane aveva confessato all'esordio della sua ipotesi. Non ne sapevano abbastanza riguardo le origini di Amestris da conoscere se esistessero o meno degli oggetti caratteristici ad ogni Casa. Gli storiografi erano stati molto generosi nel descrivere le reliquie di Hogwarts, varie e disparate, alcune parte delle cianfrusaglie della Stanza delle Necessità, altre proprie alle loro Case di appartenenza.

    L'unico volume di cui io sappia che tratti la Storia di Amestris è di Orion de' Merlis. Per quanto nel testo si possa apprezzare finezza di prosa, questo lascia a desiderare in quanto a esposizione di fatti storici.

    C'era ben poco di specifico riguardo alla Storia del castello e più che agli eventi che avevano portato alla sua costruzione, il libro di de' Merlis era un eulogia ai caduti di Hogwarts; descriveva Amestris più come un faro di speranza piuttosto che delinearne con precisione i processi di fondazione. Crane era l'opposto, come autore; chiunque avesse messo gli occhi sul suo manuale di Alchimia avrebbe notato la fredda e distaccata mancanza di giudizio personale in positivo o negativo di qualsiasi elemento, storico o pratico che fosse.

    Tuttavia, consultandolo, de' Merlis potrebbe rivelare i dettagli della sua ricerca.

    in quanto a storiogrago, Orion de' Merlis era molto rispettato nel Mondo Magico, tanto da essersi guadagnato l'Ordine di Merlino. Non c'era dubbio che anche se il suo stile a volte si adattava più a uno scrittore di romanzi che a uno storico, le sue conferenze dimostravano che era un ricercatore e un archeologo di rara competenza.
    La memoria dell'Alchimista raramente lo deludeva e in quel momento sapeva di ricordare precisamente che nel libro di cui aveva appena parlato erano menzionati Regan Parish, Gaius Harmony e Amalia Harp nella creazione di Amestris. Si accennava addirittura al fatto che Durmstrang avesse prestato aiuto, il che purtroppo in quel frangente rendeva difficile non chiedersi che tipo di contributo avessero apportato.
    Dopo il breve scambio successivo con Sapiens, riguardo i simboli sulla porta, Atticus tornò alle sue varie note. Aveva preso diversi appunti sulla pergamena davanti a sé e la sua ipotesi riguardante come i simboli delle piaghe portava la carenza del non sapere a cosa attribuire il significato di quelli ancora non identificati.
    Fissò a lungo i due simboli a cui non erano stati in grado di dare identità. Senza staccare gli occhi dal foglio e mentre altri esperti prendevano la parola dopo di lui, compreso il Pozionista e il Professore che aveva alla sua destra e sinistra, Crane mise lentamente mano alla bacchetta che teneva nella tasca interna destra della sua marsina.
    Si fidava del modo in cui aveva riscritto i simboli 叫. Continuava a non conoscere il loro significato e dato che erano gli unici a cui ancora non aveva trovato risposta neanche minimamente, intendeva interpretarli.
    L'Alchimista si considerava abbastanza erudito in materia di simboli antichi da poterne riconoscerne almeno l'origine. In quel caso non riusciva a ricollegare quei segni a nulla in particolare, non c'era un glifo che gli venisse in mente appartenente al mondo antico. Aveva tirato fuori la bacchetta per questo, perché se non apparteneva a quello antico, avrebbe potuto essere una grafia moderna.
    Il Professor Crane mantenne gli occhi sul simbolo che si era segnato sulla sua pergamena di appunti, posata ora sul tavolo. Puntò la bacchetta in noce nero verso i segni a lui ignoti...


    ...e tracciò un cerchio dalla cima verso destra, a richiudersi sul lato sinistro.
    Traslitteras.

    pronunciò a voce bassa ma udibile. Non conosceva la possibile origine di quel simbolo e aveva bisogno di tutta la precisione che l'esito di quell'incantesimo aveva da offrirgli. Dalla bacchetta scaturì il familiare bagliore che preannunciava la traduzione che aspettava.

    Gridare, chiamare urlando.

    Il Professore aspettò un momento di silenzio per presentare la traduzione di uno dei simboli a cui non avevano dato nome e inspirò. Quel significato non combaciava con nessuna delle piaghe, non quelle che erano rimaste in maniera permanente sui soggetti almeno. Evocava invece uno degli eventi descritti dai testimoni. Crane indicò la lavagna come ultimo gesto con la bacchetta prima di riporla di nuovo nella tasca interna della sua giacca.

    Il simbolo all'interno del triangolo in basso a destra significa "chiamare a gran voce", è verosimile che si riferisca alla richiesta di aiuto che i soggetti hanno udito provenire dai loro cari.

    Asserì, distaccato. I resoconti erano a volte confusi ma sembravano tutti consistenti su quelle percezioni uditive; parenti che non potevano fisicamente essere presenti nelle segrete, o ad Amestris in generale, fare disperate richieste di aiuto. Mikal Levischmiedt aveva sentito la voce di sua madre, ad esempio.

    Edited by Atticus J. Crane - 30/3/2021, 03:23
     
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    Non tutte, Professor McDougall.
    Gli adulti non hanno subito alterazioni percettive una volta giunti al termine delle segrete.
    Non è ancora ben chiaro il perché…


    No, c-certo… i-intendevo dire che piaghe come quella della Lussuria o dell’Avarizia presuppongono un qualche disequilibrio di sorta… non è prettamente percettivo, è una modificazione del comportamento che d-deriva da un’alterazione psicologica dovuta alle piaghe.

    Un colpo di tosse. L’ansia che provava rendeva il suo discorso involontariamente contorto, ma Calgacus provava apprensione nel correggere il tiro e far capire a Sofocles Sapiens cosa volesse dire esattamente.
    Uno dei docenti più anziani aveva proposto di far ruotare la V come una specie di compasso. Calgacus si fece quasi convincere dall’idea, tanto originale e assurda da potersi rivelare geniale, eppure l’istante successivo essa era stata cassata in modo molto convincete da nientemeno che Catherine Nott. Il mezzo gigante aveva abbassato lo sguardo e quando lo stesso signore gli si era rivolto chiedendo la sua opinione direttamente a proposito della combinazione delle rune, dovette rivelare che cosa lo lasciava interdetto da diversi minuti:

    Temo che la mia idea della Runa Raido come specificazione fissa del simbolo centrale sia da scartare. Se fosse stata l'unico simbolo runico presente sulla parte potrebbe aver avuto senso, ma alcuni studenti riferiscono di altre rune tutt'attorno al cinque…

    Lasciò che Sapiens proseguisse nelle sue considerazioni. Aveva la sensazione che potesse condurli tutti nella direzione giusta come una dannata bussola. Su suo suggerimento si era già appropriato di uno dei dizionari di cinese e aveva iniziato a sfogliarlo in maniera meticolosa. Era difficile individuare un ideogramma tra tanti simboli tutti uguali, soprattutto per qualcuno che non aveva la benché minima formazione in fatto di lingue orientali. Calgacus conosceva il greco e aveva abbastanza familiarità con il vecchio Liddell & Scott da aprirlo sempre nel punto richiesto col minimo tocco, come se la pagine assecondassero il suo volere; certamente non gli veniva altrettanto facile tradurre un kanji cinese che non aveva mai visto prima d’ora, nello specifico questo: æ³¢

    Mmm… questo simbolo sembrerebbe voler dire “onda”?

    Traslitteras.

    Calgacus lanciò un’occhiata al collega di Alchimia e realizzò solo in quel momento che la sua minuziosa ricerca era la dimostrazione di una personale manchevolezza. Con la magia ogni cosa veniva più facile, perché perdersi a cercare una traduzione alla vecchia maniera? Soprattutto quando il risultato non voleva dire poi molto, a meno che…

    Per gli dei! Effettivamente le segrete si sono allagate, a un certo punto.

    Forte di quella scoperta, l’uomo cominciò a scartabellare nuovamente i verbali, cercando ogni possibile riferimento al momento in cui l’acqua aveva cominciato a fuoriuscire dalle pareti.

    Il signor Bonkey è andato a sbattere contro la porta e “Da quel momento, pare che l'acqua abbia iniziato a fare il suo arrivo nelle segrete.”

    Edited by Calgacus McDougall - 1/4/2021, 22:00
     
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    Non avendo più avuto a che fare con l'Aritmanzia dal suo lontano G.U.F.O, "Accettabile" per di più, ascoltò con interesse ed attenzione quello che pareva essere un concetto tanto basilare come la numerologia per la Nott: che fosse una donna brillante era risaputo, ma tutte le volte che l'ometto aveva avuto modo di posare il suo orecchio sulle parole della bionda, questa pareva aver dimostrato di essere decisamente competente nell'argomento di interesse. Praticamente, pareva parlare solo se necessario, e solo di ciò che conosceva alla perfezione.

    Grazie, signorina Nott. Ritratto la mia teoria del selettore, alla luce dei fatti.

    Come se ce ne fosse stato bisogno.
    Fu solo sulle affermazioni di Sapiens, tuttavia, che il suo anziano cervello parve voler riprendere a far ruotare quelle poche rotelle che gli erano rimaste nel corso degli anni.

    Tre fori, per aprire la porta. Forse tre bacchette. Chi usa le bacchette?

    No, strada sbagliata. Le usano tutti.

    Ma non tutti allo stesso modo. Non tutti per le stesse magie.
    Tre bacchette, per tre case. E' possibile che quel qualsiasi-cosa-sia che ha lanciato questa, maledizione, se così la si può definire, voglia provare a rendere inermi tre dei professori più illustri o dotati della scuola? Mi rimetto ai miei colleghi per l'attuabilità dell'incanto, ma sarebbe possibile per quella porta sapere l'identità di alcuni maghi a partire dal loro catalizzatore? Chi l'ha progettata potrebbe averla, non so, sincronizzata per riconoscere la traccia magica di alcuni individui?


    Era un discorso tanto contorto ed anomalo, da sembrare quasi più alieno di una sveglia mattutina saltata dalla Signora Tallister.

    Se io volessi attaccare la scuola, disarmerei i maghi che ritengo più pericolosi, insomma. E chi potrebbe essere più pericoloso dei professori designati addirittura a protezione e supervisione di un'intera casa? Se lì vanno davvero inserite delle bacchette, non potrebbero essere quelle dei tre responsabili corrispondenti ai simboli accanto?
     
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    Soltanto perché la Docente Cage ha utilizzato il Sortilegio Scudo Massimo; altrimenti, temo che persino gli adulti avrebbero subito le conseguenze della pioggia di sangue acido.

    No, certo, ma stando a quanto c’è scritto nei verbali, ogni magia tentata dagli studenti è stata inutile per difendersi da quella stessa pioggia. La mia teoria è che venirne colpiti o meno innescasse la reazione della piaga dell’odio, che è partita subito dopo.

    Insistette Phèdre, un po’ risentita. Possibile che Sofocles non l’avesse capito? Se era un percorso obbligato, la teoria della causa-effetto in base a come venivano fronteggiate le varie prove reggeva perfettamente. Era necessario studiare le differenze nell'interazione con l'ambiente dei due gruppi che avevano attraversato le segrete come se fossero due itinerari distinti. O, meglio ancora, lo stesso itinerario percorso con tempi diversi, con mezzi diversi.

    Spiegherebbe anche perché i docenti non abbiano tentato di ammazzarsi a vicenda. Il discrimine è sempre legato alle capacità di chi attraversa le segrete e all'entrare in contatto con qualcosa.

    Quando poi il gigante cominciò a far quadrare i conti a propria volta, Phèdre scivolò in avanti fino a restare solo in minima parte in contatto con la sedia, voltando le pagine con foga che non le apparteneva. Era impaziente di giungere a una soluzione e verificare che le teorie dei vari professori fossero attendibili, corroborate da fatti reali, e che allo stesso modo lo fosse la propria.

    E quindi vuol dire che Bonkey ha attivato uno dei simboli toccandolo e innescato una reazione, che è sempre a sostegno della mia teoria del contatto.

    Sfogliò il verbale, andando avanti di diverse pagine, poi indietro fino a tornare alla prima. Il punto era dimostrare che ognuna delle fasi nel percorso di studenti e docenti avesse a monte il contatto o meno con qualcosa, con effetti diversi a seconda di esso. Un terzo pezzo del puzzle non era troppo difficile da trovare. Un lampo di trionfo si accese negli occhi di Phèdre, un po’ fuori luogo visto che si parlava di piaghe e di maledizioni, eppure l'idea di avvistare la vetta anche da lontano era adrenalina pura nelle sue vene. Voleva arrivarci prima di ogni altro.

    Il caso numero 17 tocca il muro illusorio e subito dopo viene innescata la reazione delle piaghe! I docenti invece ci lanciano contro un incantesimo… e le loro piaghe “mutano”.

    Dunque c'erano due punteggi diversi sul "tabellone", come l'aveva chiamato Ronnie Ridgerton . Lei aveva proposto che alcuni simboli si fossero spenti perché aveva immaginato che i dati del secondo tentativo, ovvero quello dei professori, avessero sovrascritto quelli del primo, degli studenti. In qualche modo, però, la porta restava un'entità fissa con cui interagire direttamente in qualsiasi momento, al semplice tocco poteva scatenare uno tsunami e chissà cos'altro.
     
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    Non aveva avuto grandi occasioni di frequentare la M.A.G.I.C., almeno fino a quel momento!
    Così come non aveva avuto grandi occasioni di esprimere il suo pensiero riguardo all’argomento del giorno, la Porta Maledetta comparsa nelle Segrete del castello, oggetto della seconda riunione a cui era stata invitata a prendere parte.
    L’Accademia magica aveva una storia relativamente recente e già il suo nascere dalle ceneri di Hogwarts, aveva un che di sinistro agli occhi di Jade. A questo si univano i suoi ricordi. In particolare, la morte di Harmony, l’ultimo anno che aveva passato presso la scuola di magia inglese: era ancora ben vivido nella sua memoria. Uno dei tanti ricordi spiacevoli legato a quel periodo della sua vita. La notte di Halloween ad Amestris era un fenomeno ormai particolarmente ricorrente ed aveva una fama sinistra. Era inutile negarlo!
    Aveva letto tutto ciò che aveva potuto su quella notte. La curiosità l’aveva divorata e spesso imprecava (in francese) contro questo o quel giornale – in particolare la Gazzetta del Profeta - per la scarsità di informazioni che vi ritrovava. In quel momento, così come le era capitato nella riunione precedente, si sentiva particolarmente fortunata.
    Sofocle Sapiens dopo aver introdotto l’argomento, era passato nel vivo della discussione.

    Altre domande… pensò sconsolata, rendendosi conto che l’ingarbugliata matassa che si trovavano a dover dipanare era peggio di quel che immaginava.

    La Queen seduta al tavolo assieme agli altri, con le gambe accavallate e le braccia conserte, era rimasta in silenzio, osservando le pergamene che quasi iniziava a conoscere a memoria. La turbava ancora quella strana sensazione di impotenza, di avere tutto sotto gli occhi ma di non riuscire a collocare nulla nella sua corretta posizione.
    Durante una partita di scacchi magici, sarebbe stato particolarmente frustrante.
    Ma ora c’erano in ballo le vite di ventidue persone oltre che il futuro della sua ex scuola.
    Non comprendeva bene quanto le sue conoscenze potessero essere utili a chi era molto più preparato di lei, ma continuava ad ascoltare, sperando che quel puzzle iniziasse a comporsi, che una lampadina facesse un click nella sua testa.
    Rune, simboli, astronomia non erano decisamente il suo campo; aritmanzia, forse, lo sarebbe stata, un giorno, ma in quel momento si sentiva impotente. Si concentrò quindi sull’unica cosa che conosceva e che stava approfondendo alla L.U.M.O.S.: Incantesimi e Ritualistica.
    Aggrottò le sopracciglia più volte: non tutte le argomentazioni portate a quel tavolo la convincevano appieno, in particolare quelle sulle maledizioni. Scosse il capo, come a voler scacciare pensieri indigesti. Fissava il tavolo spesso, più che i vari relatori che si succedevano negli interventi. Rialzò il capo qualche volta all’indirizzo della Nott ed ogni qual volta Sapiens prendeva parola per dirigere la discussione.
    Perché parlavano delle maledizioni, se i simboli erano sulla porta? Poteva la porta essere trattata alla stregua di un essere senziente?
    Jade sospirò, stringendo ancora di più le braccia al petto, ma continuò a tacere. Non era neanche esperta di Magia Oscura!

    Cosa sappiamo sull'incantesimo ingozzante? Quale implicazione ha, se ne ha, rispetto agli eventi delle Segrete?

    Le domande di Sofocle Sapiens incalzavano, ma nessuna lampadina sembrava volersi accendere.

    Il buio più totale…

    Era un banale incantesimo generico, si poteva applicare a cose e persone e a scuola si imparava al secondo anno. Era frustrante! L’unico effetto che ricordava di poter collegare era la maledizione subita da una studentessa. Quindi, ancora una volta tornavano le maledizioni subite dai ventidue!

    Merde! i suoi occhi mandarono un guizzo di interesse.

    Una luce si era improvvisamente accesa nella sua testa, ma non era legata alla porta maledetta. Non ebbe il tempo di formulare l'intuizione che aveva avuto, perchè fu distolta dalla spiegazione della runa Raido capovolta, che attirò la sua curiosità.

    Un viaggio dell’Eroe al contrario, una discesa negli inferi, ognuno ad affrontare la sua personale battaglia.

    A leggerla così, sembrava quasi che il Pazzo che aveva messo in piedi tutto quel putiferio fosse quasi un poeta.
    La spiegazione della Nott sul numero romano cinque, al centro della porta, la affascinò ancora di più.
    Il puzzle tuttavia rimaneva sempre più misterioso...
    Aggrottò ancora le sopracciglia, questa volta ad un’affermazione di Sapiens. Perché ritenevano che le piaghe fossero un numero finito? Se la porta era maledetta e i simboli erano direttamente connessi alle piaghe, perché non si sarebbero potuti ripetere? Se variavano in base a chi colpivano, al contrario, erano potenzialmente infinite.

    Concordo con la mia collega. esordì all'improvviso, accennando all’indirizzo di Phèdre Ronsard.

    La capacità magica di un adulto è diversa da quella di un ragazzo che la sta imparando. E’ inesatto dire che la pioggia acida non ha avuto effetto sugli adulti. Gli adulti l’anno contrastata, in particolare la professoressa Cage. Ha scagliato un Protego Maxima, i ragazzi non erano assolutamente capaci di farlo, non potevano proteggersi adeguatamente. Per questo hanno subito la piaga successiva dell’odio innescata dalla pioggia acida che è venuta a contatto con ognuno di loro, al contrario degli adulti. C’è un innesco per ogni piaga, per ogni maledizione. Mi pare anche che gli adulti non abbiano neanche subito particolarmente la maledizione precedente, le voci straziate che li chiamavano e che invece i ragazzi hanno riportato.

    Appoggiò i gomiti al tavolo, incrociando le mani davanti a sé e proseguì.

    Probabilmente quindi anche per la porta c'è un ...innesco. Se volessimo aprire una qualsiasi porta, lo strumento più adeguato sarebbe una chiave. I tre fori potrebbero essere la serratura, i tre simboli delle casate ai tre vertici del triangolo uniti alle tre bacchette, una per ciascuna casata, potrebbero rappresentare la chiave. Ognuna infilata nei fori in corrispondenza del proprio simbolo.

    Forse diceva delle cose banali, ma quelle le sembravano le uniche certezze in un mare di caos.

    Se la porta è maledetta - e mi pare ormai una certezza visto che si è azionata a distanza - scatenando piaghe e maledizioni contro chiunque si sia avvicinato ad essa, non immolerei la mia bacchetta neanche se fosse quella giusta per aprirla.

    Eppure qualcosa continuava a non quadrarle. Perché il muro aveva sospinto i ragazzi fino a lì, se la porta non voleva essere aperta? Non esternò il pensiero ma continuò il suo ragionamento, esternando l'ultima considerazione ad alta voce.

    Forse serve la bacchetta, senza il mago. O, piuttosto, cerca un particolare tipo di mago…

    Qualunque fosse stata la risposta, rimaneva inquietante.
     
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    Il collega che aveva accanto aveva messo mano al dizionario di cinese, riconoscendo la specifica origine del carattere del simbolo. L'oggetto sembrava un misero libricino nelle mani possenti di McDougall. Era probabile che l'uomo avesse più dimestichezza di lui nelle lingue orientali, tanto che non si era appoggiato alla magia, come aveva fatto lui, per cercare la traduzione del simbolo di quella che rivelò significare "onda".
    Atticus non poté non trasalire all'esclamazione improvvisa del mezzo gigante, ché l'uomo era tanto mastodontico da far tremare i posti a lui adiacenti, incluso quello dell'Alchimista. Preso da un'emozione che non poteva contrastare di più con l'impassibilità del collega accanto a lui, il Professore dalla barba rossa parlò dell'allagamento delle segrete, qualcosa che era successo alla fine delle peripezie degli studenti e i professori nelle segrete.
    Il Professor Crane spostò immediatamente lo sguardo ai suoi appunti, uno sguardo rinnovato dal suggerimento della realizzazione che aveva fatto l'uomo accanto a lui.

    L'onda era la fine. L'urlo è l'inizio. Non le voci di aiuto sentito dai presenti ma il grido iniziale che ha seguito la scomparsa del muro e, a detta di più di un resoconto, ha preceduto la manifestazione delle piaghe.

    Allen, Callaghan, Huxley, Fontana, Harp, Levischmiedt. Tutti avevano menzionato quell'urlo a fare da allodola ai sintomi delle loro piaghe.
    Crane cercò qualcosa tra i documenti, mentre il resto dei presenti facevano le loro osservazioni. Al suo fianco, Ronald elaborò un ragionamento riguardo le possibili chiavi dei fori della porta. Le domande di Ridgerton erano in grande difficili da soddisfare, tranne forse qualcuna. Una bacchetta poteva indubbiamente riportare all'identità del mago o della strega a cui apparteneva; non era qualcosa che chiunque avrebbe saputo fare, ma era tra le abilità di un tracciante, ricollegare la magia alla bacchetta e la bacchetta al suo proprietario.
    La studentessa che aveva già parlato fece riferimento ad una teoria plausibile. Il tocco era un processo di attivazione tipico di percorsi a trappola e luoghi segreti protetti da incantesimi offensivi per scoraggiare eventuali visitatori. Ogni evento nei sotterranei, infatti, aveva la natura di un deterrente, trappole per far desistere degli intrusi; dalle Il Professore si fermò a guardare la giovane Pozionista , rimuginando sulle sue parole con espressione seria.

    L'infermiera Hunt ha riferito di aver udito gli appelli di aiuto fino all'intervento di Levischmiedt, che a sua volta ha menzionato di aver udito la voce di sua madre.

    rispose invece alla seconda studentessa, che aveva preso la parola subito dopo l'altra.
    Ciò che disse di seguito la stessa giovane dimostrò una disattenzione nell'ascoltare chi aveva parlato prima di lei, giacché stava ripetendo concetti espressi pochissimi minuti prima da lui stesso, dal Rettore e dal collega Ridgerton come se fossero informazioni nuove o ipotesi appena concepite. Perso interesse per l'intervento, tornò presto ai verbali che aveva sfogliato fino a poco prima.
    Il Rettore aveva precedentemente rimarcato la presenza di metalli nel triangolo. In effetti i resoconti si riferivano a "gemme", "pietre", "metalli" e addirittura "perle". Nessuno dei resoconti riportava i colori di questi elementi, eppure alcune parole scelte sembravano suggerire un possibile aspetto che cominciava a prendere forma nella mente dell'Alchimista.

    Senza vedere la porta non ho modo di fare più che speculazioni. Ma riguardo i metalli e le gemme...

    precisò l'uomo, prendendo parola di nuovo appena ve ne fu l'occasione. Crane era sempre serio e non sembrava minimamente interessato ad accattivarsi la compiacenza dei suoi interlocutori. Dapprima guardò verso Sofocles Sapiens, poi verso i verbali e infine verso i suoi stessi appunti.

    Ipotizzando che anche essi siano di tre tipi, è possibile che siano collegati alle Casate. Alla base di Amestris vi sono Ghiaccio, Fuoco e Tempesta. I tre princìpi dell'Alchimia sono Sale, Zolfo e Mercurio.

    Dei cristalli di sale sarebbero apparsi non dissimili da frammenti di ghiaccio, pezzi di zolfo sarebbero apparsi comunemente in gemme gialle mentre il mercurio avrebbe potuto essere la sostanza che Amalia Harp aveva visto come perlacea.

    Il Sale rappresenta il corpo, la stabilità. Lo Zolfo è notoriamente simbolo del fuoco...riguarda l'emozione e i desideri. Il Mercurio rappresenta la mente, l'intelligenza e l'immaginazione.

    Così, l'Alchimista espose le apparenti somiglianze tra la triade delle Casate di Amestris e quella delle sostanze fondamentali alla base della trasmutazione alchemica. Più rifletteva sui tre elementi e più tornavano logiche le somiglianze. Il Sale era freddo e asciutto, lo Zolfo caldo e asciutto, il Mercurio freddo e umido. Solido, infiammabile, volatile. Cercò gli occhi del Rettore per verificare se quel confronto fosse plausibile.
     
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    Lilith era stata silenziosa per tanto tempo, ad ascoltare come se in quell'aula fosse soltanto un'ospite. Non le veniva difficile pensarlo, anche perché era rimasta quasi stupita della possibilità stessa che aveva avuto di partecipare a quel genere di riunioni; faceva fatica a razionalizzare in che modo la sua sintonia con la natura potesse essere qualcosa di utile alla causa di risolvere quell'enigma, senza neppure rendersi conto di quante conoscenze avesse dovuto ottenere per potersi dichiarare non soltanto maestra degli elementi, ma anche solo dragoniera. Per Lilith era una cosa che veniva naturale come respirare, come fosse un dono o una mera questione di spirito, al punto che le veniva più semplice pensare che le svariate ricerche che aveva fatto nei più svariati ambiti fossero da adibire alla curiosità piuttosto che allo studio vero e proprio. Quindi quasi si stupì da sola della sua capacità di interpretare diversi dei simboli che apparivano su quella porta disegnata alla lavagna, attribuendone senso e significato in modo quasi automatico, come fosse un gioco di logica per bambini quando in realtà non era affatto scontato che fosse semplice.
    Non si sarebbe mai tirata indietro dalla possibilità di aiutare gli studenti dell'Accademia, e non soltanto perché molti di quelli coinvolti erano suoi tirocinanti; tutta quella storia l'aveva segnata nel profondo, percepita come la più grande follia dalla distruzione di Hogwarts, e le veniva così difficile credere che qualcuno potesse volere così male a dei ragazzini da attirarli in una trappola di quelle dimensioni. Era semplicemente assurdo, una cosa da matti, ammesso e non concesso che fosse semplicemente una trappola.
    Sembrò riemergere da quei pensieri a forza ad un certo punto della riunione, sfogliando i vari reperti che non aveva avuto il tempo di vagliare minuziosamente nei giorni precedenti e contestualizzandoli man mano con l'aiuto delle parole dei vari esperiti, quasi tutti emeriti professori o luminari nell'ambito di magie protettive o maledizioni, al punto che lei si sentiva l'unica gallina in un pollaio pieno di galli.

    Non sono un'esperta, ma a me sembra che ci sia qualcosa di strano.

    Una premessa stupida seguita da un'osservazione lapalissiana: un ottimo modo per attirare l'attenzione sembrando incompetente. Non che a Lilith importasse qualcosa, ché sebbene in molti avessero già parlato dei simboli che anche lei riusciva a decifrare, la rossa non doveva necessariamente parlare esclusivamente in quell'ambito: era dotata di un cervello funzionante, poteva fare due più due, collegando i puntini dei lunghi discorsi già fatti da altri.

    Sembra quasi che chiunque sia la folle entità che ha messo in piedi questo teatrino volesse attirare gli studenti alla porta. Molti studenti hanno dichiarato di aver sentito voci che li chiamavano verso le segrete, cito, "voci spezzate che dicevano venite". Eppure tutti queste trappole sembrano suggerire dei meccanismi di protezione per qualcosa nascosto magari dietro la porta.

    Sospirò, come non potesse sostenere oltre il suo stesso pensiero.

    Cos'è, un gioco sadico? Possibile che nessuno se ne sia mai accorto? Non possiamo chiedere ai fantasmi o ai poltergeist del castello se hanno mai notato qualcosa?

    Le sembrava davvero assurdo il contrario, ed era sicura che dei fantasmi ci fossero: aveva visto il fantasma della Tempesta coi suoi stessi occhi una volta, ed anche Hogwarts era sempre stato gremito di entità di quel tipo, come accadeva per molti antichi castelli in giro per il mondo.

    Comunque, come ha già detto il professore, ci sarebbe bisogno di vedere la porta. E' evidente che mancano troppi elementi a questa equazione per riuscire a capirci tanto di più.

    Indicò il professore di Alchimia con un cenno della mano per far intendere ai presenti a chi si stesse riferendo; non conosceva il docente e non ricordava come si chiamasse, ma non aveva realmente importanza: erano lì per collaborare, non certo per fare convenevoli. Una cosa, però, l'avevano capita: toccare le cose le faceva scattare, una cosa che aveva ttirato la sua attenzione dopo che una ragazza giovanissima l'aveva fatta notare poco prima. Aveva studiato abbastanza lei stessa da sapere che spesso le maledizioni si attivano al tocco, pungendo come le reazioni cutanee provocate da un'ortica.

    Professoressa Nott, chiedo a lei perché io sono molto inesperta in materia. E' possibile che gli adulti non abbiano subito la maledizione dell'odio perché nessuno di loro ha toccato la porta, come stava accennando la ragazza? Anche il muro non è ricomparso alle spalle dei professori, al contrario di quanto avvenuto per gli studenti... Alcune trappole, se così le possiamo definire, sembrano essere sempre state lì, mentre altre sembrano state in qualche modo attivate.


    Dopo aver passato lo sguardo dalla professoressa alla ragazza, tornò a guardare i fascicoli come fosse sovrappensiero. La docente LUMOS era una vera luminare nel suo campo, sarebbe stato difficile non sapere quale fosse il suo grado di esperienza, e immaginava non avrebbe fatto fatica a confermare o smentire quello che lei stava dicendo basandosi solo su quanto già detto dai presenti. Tutti quanti avevano sentito il grido, tutti quanti erano finiti al buio, tutti quanti avevano subito la pioggia di sangue acido, ma solo agli studenti era comparso il muro alle spalle, e solo gli studenti avevano subito l'odio. Fosse stata una coincidenza, sarebbe stata pressoché assurda. Il vero problema era che tutti avevano subito la maledizione permanente, che quindi faceva parte della prima categoria e non della seconda.

    Se si trovasse un modo di proteggersi dalla prima trappola di cui tutti hanno avuto esperienza, ovvero le piaghe permanenti che hanno colpito sia studenti che professori, pensate che si potrebbe andare là sotto senza toccare nulla? Dobbiamo vedere questa porta.

    Il suo sguardo puntava nuovamente alla professoressa Nott, per poi passare al professore di Alchimia che s'era posto il su stesso problema, viaggiando poi a diversi volti dei presenti di cui ne riconosceva ben pochi, nessuno per esperienza diretta.

    Non so.

    Si sentì piccola d'improvviso, come se avesse rubato troppa voce alla scena senza alcuna qualifica per farlo, gallina com'era in quel vivaio di galli.

    Posto che non sapevo di poter partecipare prima di oggi, ho presupposto che Lilith sia rimasta sostanzialmente in disparte fin'ora, anche perché evidentemente molto meno qualificata di altri presenti, almeno secondo lei. Lilith non ha la pretesa di sapere realmente quello che sta dicendo, la sua è sostanzialmente logica, e per questo chiede aiuto esplicitamente ad alcuni presenti.
     
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    Lo sguardo di Catherine si posò per qualche istante sul Professor Ridgerton, il quale si era riferito a lei chiamandola signorina Nott.

    Professoressa Nott. Prego.

    A nessuno in quella sede sarebbe sfuggito come aveva ripreso prontamente il collega per il titolo che aveva scelto per lei. Ronnie Ridgerton - a esser sinceri - non aveva commesso alcun errore: lei non era sposata e, finché fosse rimasta nubile, lei era una signorina. Però il solo pensiero che suo nipote Elijah, se fosse stato al suo posto, sarebbe stato chiamato signor Nott la irritava. Un mago con meno competenze, esperienza, pubblicazioni e anni di lei avrebbe ricevuto un titolo più importante del suo solo perché uomo. C'era qualcosa di sbagliato e in quella sede accademica lei pretendeva il titolo che aveva guadagnato attraverso anni di onorato lavoro ad Amestris e in quella nuova Istituzione. A chi osava affermare che quelli fossero solo dettagli, lei avrebbe replicato dicendo che loro, in quanto maghi e streghe, dovevano conoscere quanto potere avessero le parole e... anche i numeri. Sophocles Sapiens, infatti, sembrava voler ancora esplorare quali significati numerologici avesse il numero cinque.

    Suggerisco esattamente questo, Rettore. Il numero cinque, come dimostrato da Matfer con il suo Piccolo Processo, rappresenta, inoltre, l'individualità dell'essere umano.

    Il Piccolo Processo di Matfer, citato da Catherine, consisteva in una serie di calcoli semplici attraverso cui si manipolava il numero dell'Espressione di ciascun individuo, prima elevandolo alla quita potenza e, successivamente, dividendo per cinque quanto ottenuto. Il risultato di queste operazioni, il numero intero, non veniva tenuto di conto; il resto era importante: a esso infatti veniva sommato o meno cinque a seconda se il numero di Espressione di partenza fosse un super-adico (maggiore o uguale a cinque) o un sub-adico (minore di cinque). Si otteneva, alla conclusione del Piccolo Processo sempre il numero d'Espressione di partenza.

    La magia della porta è retta da quella aritmantica del cinque perché, come direbbe un Alchimista, tutto è uno e uno è tutto.

    Una delle più grandi illusioni che soggiogavano gli esseri umani, secondo questa filosofia, era quella della separazione. Catherine, personalmente, credeva di essere estremamente distinta e separata da alcuni individui, ma, in quel contesto, non si stava parlando del suo personale pensiero, bensì di quello del mago che aveva edificato quella zona delle segrete e, in particolare, quella porta. Proprio di quella Porta voleva parlare una Dragoniera lì presente, interrogandola direttamente.

    Brillante intuizione.

    Si rivolse direttamente alla signora dei Draghi, guardandola.

    Che la maledizione dell'Odio sia scaturita da un contatto con la porta è quanto emerge dall'Estratto Terzo del signor Bonkey... il soggetto due.

    Catherine cominciò a scartabellare fra le pergamene in suo possesso, fino ad afferrare quella di suo interesse, in cui aveva sottolineato il paragrafo che recitava: "ha sbattuto sulla Porta cadendovi addosso. Da quel momento, pare che l'acqua abbia iniziato a fare il suo arrivo nelle segrete". Era l'acqua che aveva portato l'odio, non la pioggia acida; quella debilitava unicamente chi la subiva.

    Non credo sia un caso che proprio l'Odio protegga la Porta: com'è trapelato nel corso di queste lunghe riunioni, infatti, la collaborazione (in particolare quella fra le Case) è quasi sicuramente la chiave per aprire quella struttura.

    Fu quindi tempo per Catherine per rispondere all'ultimo quesito dell'abitante di Drayrdd.

    Se ci trovassimo dinanzi a Maledizioni da cui è impossibile difendersi, avremmo a che fare con delle nuove Senza-Perdono. Per quanto sia difficile Eradicarle, credo che erigere una barriera per contrastarle sia tutt'altro discorso... e in questo caso il contributo della Professoressa Cage è rimarchevole: la risposta con cui lei ha affrontato la Pioggia Acida, che, come ci ha ricordato Queen, è il Sortilegio Scudo Massimo, deve essere anche la soluzione che stiamo cercando per tornare a esplorare quel luogo in sicurezza.

    Sorrise, tornando poi a concedere la sua attenzione al Professor Sapiens.

    Edited by Catherine Nott - 4/4/2021, 20:36
     
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    Erano trascorsi pochi giorni all’avvento di altre due riunioni riguardanti i tragici eventi di Halloween, che a differenza della prima - tenutasi nella scuola di Amestris -, le mura della M.A.G.I.C. avrebbero fatto da location. Nella prima si era discusso molto sulla magia delle Case e si era sviscerato il problema da più prospettive. Altre due riunioni che mettevano a fuoco la Maledizione delle Segrete e la Porta Misteriosa. A quell’ora del giorno La professoressa di Incantesimi si trovava proprio adesso circondata da altre figure rilevanti del mondo magico per capire di più cosa celava questo grande monolite triangolare.
    Fino ad allora le labbra della docente erano rimaste serrate e le orecchie, insieme all’attenzione, protese all’ascolto dei vari interventi. Ogni tanto la mano trascriveva i concetti chiave espressi da ognuno, fornendole di volta in volta una nuova angolazione per guardare l’insieme. Ogni intervento le sembrava che contenesse una parte della soluzione generale, anche se questa appariva ancora sfumata, come se ci fosse una patina opaca che ancora tutti loro dovevano riuscire a rimuovere. Annuì al collega McDougall quando descrisse perfettamente la runa Raido, che per l’appunto lì era capovolta. Si era trovata a fare quasi lo stesso discorso a Mikal ed Eloise in biblioteca, quando tutte e tre avevano deciso di capirci qualcosa in quella grande e oscura matassa. I simboli da lei definiti strani, orintali, erano stati svelati dagli esperti, registrando il loro nome come simboli kanji. Andando avanti, la riunione aveva permesso di identificare i vari simboli con le piaghe o almeno alcuni di essi.
    Annuì verso la studentessa Ronsard per aver intuito e presentato la teoria secondo la quale le piaghe - sia quelle personali, che tutte le altre - si fossero attivate tramite un effetto-domino per via contatto: di fatti Bellamy aveva toccato la porta misteriosa, potendo inconsapevolmente attivare l’inizio… il tanto decantato urlo. Lo studente Bonkey poi c’era proprio andato a sbattere, attivando altrettanto inconsapevolmente la fine, ossia l’onda. Teoria poi rafforzata ed espressa meglio prima dalla Dragoniera Lothlorien e poi professoressa Nott, nonché figura espertissima in quel campo. Di fatti la Piaga dell’Odio non li aveva colpiti, ma lo aveva fatto solo con i ragazzi. L’unico elemento diverso era stato l’utilizzo dello Scudo Massimo, cosa che per logica gli studenti non avevano potuto fare.

    Sono d’accordo anch'io: è necessario scendere di nuovo la sotto. Non sappiamo ancora bene che tipo di Maledizione ci sia, ma sappiamo come reagisce, come scatta. In base a ciò, se siete d’accordo, un gruppo cospicuo di maghi esperti può andare lì, proteggendosi anticipatamente. Nel caso, mi offro volontaria...

    Si accodò alle loro volontà, forte di possederla ugualmente anche lei. Ma quello che espresse non fu che il preludio per un suo intervento, il quale si rifaceva al discorso che avevano affrontato poco prima. Prima, due interventi precisi le avevano fatto soffermare le iridi ghiacciate sul professor Crane che aveva parlato di chiavi e bacchette quasi al principio dell’incontro e poi sull’ex-collega Nott, la quale aveva parlato di numerologia. Grimaldelli, chiavi, serrature e bacchette. Fu quel mix di ingredienti a farle partorire l’idea che quelli “chiavi” potessero essere degli incantesimi.

    I fori, come ho ipotizzato durante la prima riunione, secondo me potrebbero essere dei punti di incalanamento per convogliare in essi la magia delle Case. Elementi e simboli diversi l’uno dall’altro, ma tutti e tre forse sono i volti di un’unica grande magia. La V che probabilmente è il fulcro di tutto, la fonte regge tutta la magia della porta.

    I simboli delle Case ai vertici della Porta e sopra i tre fori rappresentavano un messaggio che non si poteva ignorare. Proprio come aveva avanzato la Nott, lei allo stesso modo pensava che la collaborazione delle Case, delle loro magie, doveva essere la chiave. Anche se lei aveva un’idea diversa di chiave.

    L’idea delle chiavi espressa dai colleghi è interessante, ma se non ci limitassimo solo ad inserire delle bacchette? Ossia, se questo prevedesse poi il lancio di determinate magie? E se così fosse, chi ci dice che queste magie dovrebbero essere lanciate nello stesso lasso di tempo o diversamente. Mgari, se la Porta scatta tramite tocco, forse noi dovremmo toccare e seguire una precisa sequenza attraverso i simboli.

    Disse tutto ciò che pensava a riguardo, tornando in silenzio con l’intento di dedicare la giusta attenzione agli interventi successivi.
     
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    Caro Professor Crane, il testo da lei citato è stato il primo da me consultato e, non senza vergogna, imparato quasi a memoria.
    Come fatto notare da lei, ahimè, nonostante il titolo pecca di fatti intrinsecamente storici.


    Si rivolse al Docente di Alchimia della L.U.M.O.S. con un piccolo sorriso ad incorniciargli le labbra, in perfetto contrasto con l'apatia scolpita sul volto dell'interlocutore.
    Continuò allora a rivolgersi a lui, dopo aver soppesato la sua proposta post-traduzione.

    C'è stato anche un altro urlo di cui si tiene traccia nei verbali, probabilmente il principale, capace di scatenare le piaghe personali di studenti e adulti.
    Il simbolo da lei tradotto, allora, potrebbe verosimilmente essere connesso anche a questa piaga, oltre che a quella del buio. Forse anche di più.


    Il grido iniziale a suo dire era più definito in quanto grido rispetto alle urla dei cari a cui faceva riferimento il Professore, piccola parte di una maledizione più grande, quella del buio, in cui rischiavano di perdersi.
    Ascoltò dunque le nuove ipotesi del Professor McDougall, illuminandosi all'improvviso: tornò a rileggere nei verbali, poi in direzione dell'uomo, poi, ancora una volta, dei verbali.

    Che abbia...

    Continuò a riflettere Sofocles con fare piuttosto agitato per i suoi soliti standard, tornando anche a rileggere quanto detto dagli altri Esperti nel corso delle riunioni precedenti.
    Anche le parole delle Signorine Ronsard e Queen vennero parzialmente in suo soccorso.

    Nella porta, a detta degli interrogati, erano presenti molti simboli, alcuni accesi e altri spenti: è mia convinzione, adesso, che il Signorino Bonkey, sbattendo sulla porta, ne abbia attivato qualcuno e disattivato qualche altro.
    Se questo è vero, allora, possiamo giungere a due diverse e altrettanto importanti conclusioni: la prima è che i simboli si attivano e disattivano col tatto. Probabilmente, i simboli attualmente illuminati, rappresentano le piaghe in atto al momento.
    La seconda conclusione, è che l'odio è sparito proprio per questo motivo: il giovane del Ghiaccio ha inavvertitamente interrotto il flusso della maledizione sfiorando i simboli di riferimento, accendendone altri legati all'onda.


    Quella era forse la più importante intuizione fra quelle raggiunte in quel momento, insieme all'idea che i fori sulla porta possano essere la casa di alcune bacchette.
    Sofocles appuntò tutto quanto personalmente sul suo taccuino, lasciando alla penna prendi appunti l'onere di raggruppare tutto il resto.
    Si voltò dunque in direzione del Professor Ridgerton, cercando di ritrovare il suo solito contegno.

    Non saprei dirle, Professore. Ma una cosa è certa: i Responsabili non sono necessariamente i Docenti più potenti dell'Accademia.
    Perché prendere di mira loro, allora, mi chiedo? È più corretto pensare, a mio avviso, che le tre bacchette possano essere legate alle tre case, piuttosto che ai tre Responsabili...


    Una teoria che diventava sempre più probabile a detta di Sofocles.
    Fu dunque il turno della Signorina Ronsard, a cui il Rettore si rivolse personalmente.

    Se è vero quanto affermato prima, Signorina Ronsard, allora dubito vi sia una connessione fra la pioggia acida e l'odio: se gli studenti non sono stati in grado di difendersi, probabilmente, è perché le loro magie non erano tanto potenti quanto quella applicata dalla Signorina Cage.

    Al resto delle sue ipotesi invece rispose in precedenza, in gran parte.
    Lo stesso discorso valeva per la Signorina Queen: era corretto affermare che le capacità magiche di studenti e adulti non fossero le stesse, ma, al contempo, l'idea di associare la pioggia acida all'odio cozzava terribilmente, a suo dire, con la struttura che quelle maledizioni fino a questo momento avevano dimostrato di avere: piaga diversa per sezione di segrete, senza connessioni fra di loro. Se ci fosse stato un legame fra le ultime due piaghe, di fatti, sarebbe stato logico pensare che ve ne fossero altrettanti fra le altre, e invece non era cosi: ciò che legava ogni piaga era un solo elemento, la Porta Misteriosa.

    Interessante la correlazione fra metalli, gemme e casate, Professor Crane.
    E, Signorina Lothlorien, oltre a non aver avuto grande disponibilità dai fantasmi, stiamo anche lavorando insieme agli esperti di Magia Bianca e Arti Oscure per garantire un sopralluogo delle Segrete il più possibile in sicurezza. A quel punto, potremo osservare direttamente la porta.
    Non credo, inoltre, che le piaghe siano state attivate dal tocco personale contro una porta ma che, come accennato in precedenza, al contrario il tocco, uno qualsiasi, sia ciò che attivi le piaghe in maniera indistinta.


    Fu dunque verso la Docente Nott che si voltò ancora una volta quella sera.

    Numero cinque come numero dell'individualità umana o, più semplicemente... come numero dell'uomo.

    Non aveva idea di quanto fosse centrale quella puntualizzazione, tuttavia, il fatto che il V si trovasse al centro della porta, a suo dire, la diceva lunga.
    Ascoltò dunque le ultime ipotesi della Docente Harp, annuendo appena: non avrebbero saputo molto altro su quei fori finché non li avessero avuti davanti lo sguardo.
    Ringraziò tutti i partecipanti per la loro presenza, allora, congedandoli dalla riunione.
    Non restava dunque che mettersi all'opera, studiare ancora una strategia, trovare dei volontari e scendere nelle segrete, stavolta con la speranza di trovare una soluzione definitiva alle piaghe.

    Chiuso



    Grazie a tutti per la partecipazione!

    Di seguito il verbale con i punti più importanti individuati nel corso della riunione:

    CITAZIONE
    - La runa Raido capovolta simboleggia impedimenti e difficoltà, il “viaggio dell'eroe”.
    Quando una runa è capovolta assume genericamente un valore negativo rispetto al suo significato originale. Nello specifico, la runa Raido simboleggia impedimenti, inconvenienti e difficoltà contrapposti alla retta via, le decisioni corrette e l’ordine. Il viaggio, se vogliamo insistere con questa metafora, si dimostrerà ricco di accidenti e pericoli. Non a caso alcuni degli studenti hanno definito il loro percorso come una serie di tappe, voci dei propri cari nell’oscurità, pioggia di sangue

    - Non è certo che ogni simbolo presente sulla porta avesse una logica nel posizionamento. E' più probabile piuttosto che l'unico ad averne sia il cinque dorato al centro della porta. Il cinque, fra i vari significati offerti dalla numerologia, è il numero dell'uomo;
    Necessità di indagare su delle possibili reliquie di Casa, come delle bacchette, magari da usare come chiave da inserire entro i tre fori, che dunque si mostrano come semplici custodi di qualcosa;
    Nettuno è collegato all'acqua, alla materia mutevole e al caos;

    - 叫 è un ideogramma da tradurre con “gridare, chiamare a gran voce”, da connettere alla prima piaga, iniziata da un Grido, oppure alla seconda, che presenta le urla delle persone chiare nel buio;

    - 波 è un ideogramma da tradurre con “onda”;

    - I metalli e le possibili gemme possono avere una connessione con le tre case;

    - Nella porta, a detta degli interrogati, erano presenti molti simboli, alcuni accesi e altri spenti: il Signorino Bonkey, sbattendo sulla porta, ne ha probabilmente attivato qualcuno e disattivato qualche altro.
    Se questo è vero, allora, si arriva a due diverse e altrettanto importanti conclusioni: la prima è che i simboli si attivano e disattivano col tatto. Probabilmente, i simboli attualmente illuminati, rappresentano le piaghe in atto al momento.
    La seconda conclusione, è che l'odio è sparito proprio per questo motivo: il giovane del Ghiaccio ha inavvertitamente interrotto il flusso della maledizione sfiorando i simboli di riferimento e attivandone degli altri legati all'onda;

    - Le piaghe non hanno legami fra di loro, l'unico legame è la porta misteriosa;

    - Gli adulti hanno dimostrato molte più conoscenze, forza d'animo e capacità magiche per sostenere la gran parte delle piaghe al contrario degli studenti.


    Edited by Sofocles Sapiens - 16/4/2021, 21:56
     
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