Caso n°X

Raccolta di dati e informazioni sulle piaghe

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    1 Novembre 2031, h.3.00 Caso numero 3
    L'ira



    Caso numero tre. Come si sente adesso?

    La rabbia faticava a scemare, Johanna sentiva i sensi galleggiare, la testa ancora avvolta nel dolore che aveva provato solo poco prima.
    Eppure ancora quella sensazione opprimente, quasi il mondo pesasse, non riusciva a farla pensare in modo lucido.
    Credeva di aver saputo, un tempo, come capire.
    Era anche convinta di essere stata in grado di essere molto più lucida, eppure il tempo si era dilatato, ne era certa.
    Ma quella notte qualcosa aveva spento alcune sinapsi, e l'esplosione di ira ne aveva chiaramente bruciate alcune.
    Per Johanna quella visione poco lucida e distaccata dalla realtà era una doccia infuocata, le sembrava tutto ancora confuso.
    Rimaneva in silenzio, guardandosi intorno titubante, stava cercando di elaborare la realtà dopo quei ricordi tanto nitidi, violenti, dolorosi.
    Le domande le apparivano troppo complicate.
    Non sapeva articolare.

    Caso numero 3 cosa ha notato nelle segrete?

    I funzionari attendevano qualche minuto, persino, in attesa che Johanna parlasse.
    Ma lo sguardo si perdeva, sforzandosi di capire cosa fosse accaduto, perché aveva l'impressione che la sua mente non era così, non avrebbe saputo dire perché non si riconoscesse.

    Sangue, bollente.

    Percepiva la pelle gelida, ma il sangue rosso sui polsi, sulla lama, rimaneva un ricordo vago,
    Non riusciva a mettere a fuoco, affaticata ancora da quella notte in cui non era riuscita a essere realmente presente, non aveva idea di come potersi ritenere insegnante, nemmeno, di perché si trovasse lì, come era stato il suo percorso...
    Con tutti quei ricordi orribili.
    Con quella imbarazzante consapevolezza del mondo.

    Ricorda di avere fatto qualcosa di strano, un gesto che può avere dato inizio a tutto

    L'esplosione, l'esplosione.
    No, gridavano prima.


    Ho solo.
    Sono solo corsa nelle segrete.
    Sono andata perché gli studenti erano già là.


    Non era la prima volta che accadeva, dopotutto.
    E era certa di aver ricordato chiaramente, vissuto anzi, la guerra che v'era già stata a Drayrdd, nella scuola, come se quei ricordi cercassero di emergere anche in quell'istante.
    L'aria smorta con la quale

    Le altre domande che le giunserò sembravano per lei una lingua incomprensibile.
    Rispondeva a monosillabi, a volte senza nesso.
    I funzionari finirono con l'arrendersi.

    Piaga: Vecchi ricordi dolorosi del passato diventano reali, come se li stessi vivendo sulla tua pelle ancora una volta. Ciò ti scombussola, ti destabilizza, ti porta a odiare il dover soffrire ancora per ferite chiuse da tempo o cicatrizzate male col passare degli anni. La nuova condizione porta a chiederti spesso se ciò che stai vivendo al momento sia vero o un ennesimo ricordo rivissuto, inducendoti a dubitare perfino delle poche certezze di cui disponi.

    Frequenza: primo post di ogni role; si ripete ogni 5 post della stessa.

    PA intaccati:
    - Carisma 56: 50% (40%) -> Carisma 34
    - Intuito 21: 50% -> Intuito 11
    - Saggezza 60: 50% (45%) -> Saggezza 33


    Saggezza 33
    Capacità Magiche 60
    Manualità 23
    Prontezza 27
    Agilità 26
    Intuito 11
    Affinità 10
    Carisma 34
     
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    1 Dicembre 2031
    Alexandra Wigley – Caso n°22



    Era passato un mese, un mese ed un giorno dalla notte di Halloween.
    Alexandra Wigley, che non era mai stata un tipo matematico, a cui non erano mai importati i numeri, che non era interessata a nessuna forma di ordine, adesso contava minuziosamente i giorni e le notti passate in bianco.
    Trentuno nottate scandite da incubi terribili e confusi, trentuno giornate con la testa in panne e l’umore sotto i piedi.
    Non c’erano segni particolarmente evidenti sul suo corpo, nessuna zoppia improvvisa, nessun rigonfiamento anatomico, nessuna difficoltà nel linguaggio: gli effetti della maledizione che l’aveva colpita erano tutti nella sua testa. E sembrava che nessuno fosse interessato ad aiutarla.
    Nemmeno i tizi che erano di nuovo davanti a lei, facce già viste e di cui non aveva ancora imparato a fidarsi. Quantomeno, adesso era certa del fatto che facessero davvero parte del Ministero e del San Mungo e che non fossero demoni inventanti dalla sua mente corrotta.

    Adesso che è passato un po' di tempo, ha ricordato qualcosa di nuovo o di diverso rispetto a quanto ci ha raccontato l'ultima volta sulla sua esperienza nelle Segrete?

    Andava anche bene saltare i convenevoli, i quattro si erano scambiati giusto un formale cenno di saluto appena la ragazzina aveva messo piede nella stanza degli interrogatori, ma almeno interessarsi del suo stato di salute? Sarebbe stato il minimo!
    Non avevano ancora iniziato a parlare e già il loro incontro partiva con il piede sbagliato.

    Io comunque continuo ad avere incubi. Ogni – santa – notte.

    Scandì bene le ultime tre parole.
    Non le avevano chiesto come stesse, ma lei ci teneva a mettere in chiaro che non dormiva bene, ancora. Forse non poteva dare tutta la colpa a loro, ma almeno dovevano dividere quel fardello con lei, quantomeno il peso di non riuscire a trovare una soluzione a quello che stava succedendo.

    Prese aria, chiuse gli occhi: doveva comunque sforzarsi di dire qualcosa. Erano adulti, lei una ragazzina stanca ed irritata. Tra l’altro non aveva raccontato granchè le volte precedenti, lei stessa non si era dimostrata un grande aiuto per la scoperta della verità.

    Era partito tutto come un gioco. Sembrava divertente, era Halloween, dovevamo farci un giro nelle segrete e poi tornare in Sala Grande.

    Era giusto minimizzare l’inizio di quella avventura, per sottolineare il fatto che era partito tutto nel modo più innocente possibile. Insomma, loro non c’entravano assolutamente niente, erano semplicemente delle vittime.

    Per un po’, è andato tutto come previsto. Freddo, umidità, buio.. In pratica tutto quello che ti aspetti di trovare nei sotterranei di un castello.

    Ricordava bene l’inizio di quella serata, perché in quel momento la sua mente era ancora del tutto lucida, non aveva nemmeno mangiato uno di quei dolcetti bizzarri che avevano fatto impazzire per un po’ alcuni dei suoi compagni.

    Poi, però, l’orologio si è rotto..

    Ecco che il suo racconto iniziava a perdere logica. Chi aveva mai nominato l’orologio? Perché adesso stava dando per scontato che loro sapessero di che parlava?

    ..Ed abbiamo iniziato a sentire una voce. Era davvero molto inquietante.
    Solo che avevamo di fronte un muro e sembrava che non si potesse andare da nessuna parte.


    Anche qui, parlava del muro senza averlo mai raccontato prima.

    Invece dovevamo correre, se no ci avrebbe schiacciati.

    Aveva ovviamente dimenticato di menzionare anche il muro dietro alle loro spalle.
    Non stava dando indicazioni precise, il suo era un racconto molto approssimativo.
    Anche il registro della sua voce cambiò drasticamente, si fece più agitato: andava di pari passo con il battito del suo cuore, che stava anche lui aumentando di intensità.

    Da quel momento, io ho avuto paura del buio.

    Almeno questo lo ricordava. Ricordava il panico che l’aveva colta quando si era improvvisamente resa conto che non c’era nessuna luce in quelle segrete e ricordava il suo disperato tentativo di crearla tramite “lumos”.

    Numero 22, quindi hai iniziato a sentirti così, all’improvviso? Nessuna avvisaglia?

    No, prima c’è stato un urlo.

    Scosse il capo in risposta al Medimago che per la prima volta dall’inizio di quell’incontro aveva ripreso parola.
    La memoria era sempre più frammentata.

    Quale urlo?

    La incalzò il funzionario del Ministero e lei si sentì, letteralmente, braccata: da lui, dagli interrogativi, dalle pareti di quella stanza.
    Fino a quel momento era riuscita a mantenere una specie di calma, ma adesso sentiva che la stava via via perdendo.

    Io.. Io non lo so, non lo ricordo.

    Gli lanciò uno sguardo confuso. Non ricordava bene quel che era successo quella notte, le sue memorie confuse si mescolavano agli incubi che le facevano rivivere quei momenti ogni notte. Non sapeva più distinguere la realtà dai suoi sogni, non riusciva nemmeno a concentrarsi per un lungo lasso di tempo perché era semplicemente troppo stanca.

    Mi dispiace, io non posso aiutarvi. Vorrei ricordare di più, ma per me è impossibile. Continuo a fare sogni tremendi.

    Chinò il capo, chiuse gli occhi e strinse le palpebre più forte che riuscì: un istante dopo dai suoi occhi chiusi scendevano lacrime silenziose.

    Finchè voi non aiuterete me, io non riuscirò ad aiutare voi.

    La sua non era una minaccia, era la pura e semplice verità: se la sua testa non fosse guarita, lei non sarebbe riuscita a sistemare i pezzi di puzzle al suo interno.
    Riprese a guardare entrambu, singhiozzando disperata e vulnerabile di fronte a quelli che erano dei perfetti estranei.
    Era paradossale che la sua prima apertura arrivasse proprio in quel momento, ma non riusciva ancora ad avvicinarsi a chi, invece, in passato, aveva sentito più vicino.

    Vuole dirci qualcos’altro?

    Scosse nuovamente il capo, con più convinzione stavolta.
    Non aveva nient’altro da dire, non sapeva cos’altro dire.
    Nella stanza calò il silenzio ed i tre si prepararono ad andarsene.

    - Affinità 9 (7), Carisma 9 (7), Saggezza 9 (7), Intuito 11
    Post Intuito: Terminati
    Post Carisma: 7/8

    - Piaga: la Falena
    Sei assillata ogni notte da incubi che non ti consentono di riposarti come vorresti e ti deconcentrano durante l'arco della giornata: ogni rumore ti spaventa, rendendoti sfiduciosa anche di chi ti è intorno. Inoltre cerchi sempre conforto nella luce, preferendo le zone più soleggiate del castello o evocando con la magia fonti luminose nei luoghi più bui.
    Frequenza: costante.

    - Evento di Capodanno: post 2/21


    Edited by ->Veritaserum<- - 2/1/2021, 16:54
     
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    16 Novembre 2031 - 10.30 am - Caso numero 3
    L'ira



    La stanza bianca e vuota avebbe dovuto conciliare la calma, mentre per Johanna, ogni settimana, era la tela intonsa sulla quale i ricordi tornavano vividi. Con quelli la rabbia, l'ira, la profonda depressione e l'ansia si materializzavano nelle persone, nei luoghi e nei fatti che riviveva quasi fossero reali.
    Quella mattina, non appena i ricordi avevano spalancato la sua coscienza, i medimaghi avrebbero scorto Johanna piegarsi lungo la parete, sedendosi con le braccia al petto, dondolando.
    Guadava fisso davanti a sé, ma i suoi occhi percepivano tutt'altro.

    Stai ferma o ti uccido.
    Ferma


    Johanna ripeteva quelle parole, poi imprecava gridando, la bacchetta sguainata quando si rialzava, le deboli scintille come unica risposta agli incantesimi che cercava di evocare.

    NON è GIUSTO.

    Quando la Spirale l'aveva rapita, lei si era tenuta stretta la sua dignità, graffiando con le unghie nel suo stesso orgoglio ma senza urlare mai.
    E quando era stata rilasciata e con lei l'indesiderabile numero 1, era rimasta settimane nella sua casa a Londra, al buio, mangiando solo per tenersi viva.
    Ci aveva messo del tempo, tanto tempo, per cercare un compromesso, perché la sua vita era stata merce di scambio

    FERMA HO DETTO!
    Petrificus Totalus


    Tornò a sedersi nell'angolo della stanza, respirava a fatica tanto sentiva dolore, ingiustizia, ira per quella condizione.
    Imprecava quando poteva contro le pareti spoglie, la scrivania e la sedia venivano rovesciate ogni volta che il suo dolore affiorava.
    Riviveva ogni giorno tutto ciò che le aveva fatto del male. E quando, nelle ore di lucidità, aveva compreso che quella sarebbe stata la sua vita, forse, che quello l'avrebbe attanagliata per sempre, aveva avuto desiderio di morire.
    Era capitato persino che lo chiedesse a nessuno in particolare, ogni volta che le pareva di sentire il sapore del sangue e il liquido caldo sulle mani.

    Uccidilo.


    Aveva ucciso anche a mani nude, quando aveva sacrificato un uomo per rispettare il patto con un mago oscuro.
    Aveva lei stessa deciso della vita di qualcuno, a sangue freddo, e forse quello era il prezzo che avrebbe dovuto pagare a vita.

    Fatemi uscire da qui.
    FATEMI
    USCIRE
    DA QUI

    Quando la piaga iniziava a scemare, Johanna riconosceva il luogo in cui era stata portata per essere studiata.
    Gli occhi tornavano vividi, ma il peso di quei ricordi, in quella stanza, al cospetto di altri la ammazzava pian piano.
    Inveiva, allora, finché non obbedivano, finché il tempo non finiva.
    Non avrebbe potuto vivere così, non ce l'avrebbe fatta.


    Ricordo

    Piaga: Vecchi ricordi dolorosi del passato diventano reali, come se li stessi vivendo sulla tua pelle ancora una volta. Ciò ti scombussola, ti destabilizza, ti porta a odiare il dover soffrire ancora per ferite chiuse da tempo o cicatrizzate male col passare degli anni. La nuova condizione porta a chiederti spesso se ciò che stai vivendo al momento sia vero o un ennesimo ricordo rivissuto, inducendoti a dubitare perfino delle poche certezze di cui disponi.

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    PA intaccati:
    - Carisma 56: 50% (40%) -> Carisma 34
    - Intuito 21: 50% -> Intuito 11
    - Saggezza 60: 50% (45%) -> Saggezza 33


    Saggezza 33
    Capacità Magiche 60
    Manualità 23
    Prontezza 27
    Agilità 26
    Intuito 11
    Affinità 10
    Carisma 34
     
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    1 Dicembre 2031 - Caso numero 3
    L'ira



    Caso numero tre, possiamo iniziare?

    Johanna, seduta immobile, sollevò solo poco gli occhi.
    Ormai viveva in un limbo, da settimane.
    Le lezioni risultavano impossibili, a tratti, aveva chiesto più volte una supplenza, conscia di non poter tenere una lezione in sicurezza, e la sua condizione rendeva il suo ruolo imbarazzante, impossibile.
    Ma aveva cercato di rimettere insieme qualche pezzo, benché non sapesse chiaramente come interpretare ciò che avevano visto, vissuto, e tanto meno sapeva capire cosa stesse provando.
    Era frustrata, annichilita. E tentava di evitare qualsiasi contatto umano che durasse più di tre quarti d'ora, ché ormai aveva capito che quei ricordi tornavano sempre.

    Sono Johanna Cage.

    Sentiva fatica nel rispondere lucidamente, con il terrore che da un momento all'altro avrebbe visto tutto bianco, avrebbe rivissuto battaglie e dolori e la realtà si sarebbe confusa con i ricordi.
    Ma quella situazione l'aveva resa labile, talmente labile da sentire di poter crollare da un momento all'altro.

    E saprà benissimo quanto è importante raccogliere infor-

    E LEI sa quanto è importante trattare le persone come tali?

    Era insopportabile essere trattati come cavie, come numeri, meri numeri.

    Conviene che iniziamo prima che...


    Prima che? Lanciasse la scrivania, o la sedia, perdendo tutta la sua dignità? Che si dimenasse in preda a ricordi, in preda al dolore?
    Odiava l'idea che dovesse lasciarsi andare a tali, infimi, sentimenti.
    Non riusciva a ricordare come e cosa fosse prima di ciò che era diventata, ma era certa che il dolore più grande era dover essere una vittima incapace; era certa anche che mai nessuno prima di allora avesse anche potuto scorgere quali fossero i suoi pensieri.
    Si sentiva nuda.
    Schiava.
    Non gli rispose.

    Adesso che è passato un po' di tempo, ha ricordato qualcosa di nuovo o di diverso rispetto a quanto ci ha raccontato l'ultima volta sulla sua esperienza nelle Segrete? Ha parlato di sangue, urla.

    Ricordo che gli studenti erano in pericolo, e lo eravamo anche noi.

    Può raccontarci quanto ha vissuto dall'inizio alla fine in maniera più specifica?

    Johanna inspirò, ormai non era più consapevole di cosa fosse un ricordo, di ciò che aveva vissuto.

    Sono scesa nelle segrete con gli altri insegnanti, ho cercato di far esplodere un muro che ci bloccava dopo aver applicato un...

    Non ricordava quale incantesimo avesse applicato, non era neanche certa di saperlo replicare in quell'istante.
    Era come se le sue conoscenze si fossero dimezzate.

    Un incantesimo per vedere se c'erano persone dietro il muro.

    Disse un po' interdetta. Sembrava assurdo non ricordare cosa avesse utilizzato, le sembrava assurdo e, ormai, persino normale.
    Era consapevole di non avere alcune nozioni, e si chiese come mai fosse stata ciò che era stata, Auror, capo auror, insegnante.
    Doveva necessariamente aver perso qualcosa.

    In che momento ha iniziato a sentirsi in questo modo?

    Prima
    Prima di cosa?
    Dell'esplosione.
    Quella provocata da lei?


    Silenzio.
    Johanna guardò l'orologio, credeva che da un momento all'altro avrebbe di nuovo perso il controllo.
    La gamba prese a muoversi, iniziò ad agitarsi.

    Ricorda adesso maggiori dettagli rispetto alla porta misteriosa?

    C'erano dei simboli. Alcuni sembravano numeri latini, altri erano... simboli.
    Alcuni sembravano forme di... ciò che facciamo e studiamo, come quando usi la bacchetta.


    Quanti simboli latini?
    N-on... ricordo.
    E gli altri cos'erano?
    Astronomici, forse.

    Si rese conto di aver utilizzato una sintassi incomprensibile, eppure nella sua mente quei simboli non riuscivano a emergere con un senso logico.

    C'erano frammenti di pietre, forse, o metalli. I simboli delle Case della Scuola, c'erano dei fori in corrispondenza.
    E al centro della porta una "v".
    Dorata.


    Ma non seppe argomentare neanche questo. Al contempo sapeva e sentiva che la mente stava per sfocarsi, la stanza iniziava a essere fumosa, e non aprì più bocca, convinta che avrebbe dovuto andar via.

    Vuole dirci qualcosa?

    Devo andare via.

    Si alzò senza attendere oltre, avrebbe raggiunto il suo ufficio più in fretta possibile.
    Doveva rimanere da sola.
    Doveva stare lontana.


    Piaga: Vecchi ricordi dolorosi del passato diventano reali, come se li stessi vivendo sulla tua pelle ancora una volta. Ciò ti scombussola, ti destabilizza, ti porta a odiare il dover soffrire ancora per ferite chiuse da tempo o cicatrizzate male col passare degli anni. La nuova condizione porta a chiederti spesso se ciò che stai vivendo al momento sia vero o un ennesimo ricordo rivissuto, inducendoti a dubitare perfino delle poche certezze di cui disponi.

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    [15 Novembre 2031, 9:30 - San Mungo
    Caso n.10 ]



    Paul ed Eli la stavano aspettando fuori. Non erano riusciti ad ottenere il permesso di entrare nella sala d'esame ma avevano insistito per attendere alle porte del San Mungo quando sarebbe uscita. Pensare alla Harp, la docente che l'aveva accompagnata, rimasta sola con i due padri nella nuova personalità che si ritrovava la donna era già in sé un motivo per voler rivedere al più presto i due uomini. Non aveva dubbio che le avrebbero raccontato delle storie divertenti riguardo quella conversazione.
    Quello sarebbe stato l'ultimo pensiero pseudoallegro che le vagò per la testa, perché per il resto i suoi esami fisici furono tanto umilianti che quando ebbero finito con lei si sentiva praticamente come se la descrizione dei libri di testo delle vittime del Bacio di un Dissennatore avesse finalmente senso. Le avevano concesso di indossare di nuovo i vestiti con cui era arrivata e il solo doversi cambiare di nuovo dal camice che aveva indossato durante gli esami alla sua divisa fu una fatica immane.
    Pensava di aver finito quando era stata accompagnata in una stanza asettica.
    Non disse nulla fino ad almeno dieci minuti dopo essere stata lasciata lì da sola. Inizialmente aveva aspettato in piedi ma dopo qualche minuto aveva cominciato a sentirsi sempre più affaticata. Tornò alla porta e cercò di aprirla senza successo.

    Io sto qua eh...chi sto aspettando?

    Cyrene era stanca e umiliata, voleva semplicemente andare a casa. Il suo corpo era stato pesato in silenzio, misurato in silenzio, toccato, ponderato e valutato in silenzio. Non le aveva mai dato così fastidio non parlare con qualcuno. Aveva sentito calde lacrime bruciarle sull'orlo delle palpebre in più di un momento durante quegli esami ed ora era semplicemente priva di forze.
    Non aveva idea di cosa si aspettassero da lei a quel punto. Doveva scrivere qualcosa sui fogli alla scrivania, forse?

    Che devo fare?

    alzò il tono di voce con chiaro fastidio. Nessuno le rispose e si sentì stupida per aver parlato alla porta chiusa, quando chiaramente nessuno sembrava essere dall'altra parte. Perché l'avevano chiusa là dentro?

    Caso n.10, può muoversi attraverso la stanza?

    Cyrene deglutì. Qualcuno le aveva parlato e da ciò che aveva detto la stava guardando. Caso n.10 era il nuovo nome che gli adulti che la esaminavano avevano adottato con lei. Ma lei non aveva intenzione di rispondere a quell'appellativo. Non quando di sicuro quegli "esperti" erano a conoscenza del suo vero nome e sceglievano di non utilizzarlo.
    Muoversi attraverso la stanza, come una mucca da pascolo, qualcosa da osservare e valutare, soppesare in silenzio così come avevano fatto fino a poco tempo prima.

    Mi avete già visitata.

    mormorò la Ghiaccio, guardandosi attorno per la stanza.

    Caso n.10, dobbiamo stabilire una base della sua condizione. Può compiere dei movimenti che le riuscivano facili in passato? Correre o...toccarsi la punta delle dita con i piedi.

    Di nuovo quelle lacrime a premerle sugli occhi, intrappolate su quella soglia con soltanto la sua volontà a trascinarle indietro per nasconderle di nuovo dietro i suoi occhi. Sentiva il petto esploderle mentre si immaginava ad obbedire a quelle richieste per lo spettacolo di chissà quante persone dall'altra parte di quella stanza che ridevano di lei. Immobile seduta sul letto, riusciva a pensare esclusivamente a quelle immagini e il terrore la lasciò paralizzata per minuti interi.

    Può sedere alla scrivania e scrivere qualcosa?

    Cyrene inspirò con forza e si alzò dal letto, trascinandosi dietro il lenzuolo sopra esso. Il cigolio del letto le disse di non provare di nuovo ad utilizzarlo come appoggio. Optò per il pavimento.

    No. Hai visto abbastanza, vaffanculo.

    disse soltanto, sedendosi ai piedi del letto con il lenzuolo calato sopra quanto più del suo corpo potesse coprire.
    Lasciò andare le lacrime, concentrandosi piuttosto sul non fare rumore; almeno quello poteva controllarlo.
    Di tanto in tanto si sentiva chiamare di nuovo con un nome che non le apparteneva

    Caso N.10, per favore, collabori...
    Caso N.10
    No. No. No. No.

    Non sentiva quel nome suo come non sentiva quel corpo, suo e non si sarebbe mossa né messa in piedi fino a che non avesse sentito l'unico suono che le interessava; l'aprirsi della porta.

    SPOILER (click to view)
    Piaga: Aumento sproporzionato di peso e massa. Effetto continuo.

    Saggezza:24
    Capacità Magiche:25
    Manualità:18
    Riflessi:
    Agilità: 08 (10) - Prontezza: 10 (13)
    Sensibilità
    Intuito: 12 - Affinità: 07
    Carisma: 11 (22)
    Prestanza: Molto Robusta (Normale)
     
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    [1 Dicembre 2031, 14:30 - Aula di Babbanologia]


    Cyrene aveva appena finito di parlare con i suoi. Era relativamente di buonumore considerato il normale per quelle settimane. La divisa Ghiaccio che indossava era la più grande fosse mai stata prodotta per qualsiasi Casa. Le sarebbe entrata quattro volte sul suo corpo prima del mese scorso. I primi giorni in cui l'aveva indossata era sembrata grottesca, impacciata e assolutamente contraria al volerla tenere addosso. Ormai sembrava aver fatto pace con le occhiate, con i commenti, con i sorrisi di pietà e la tristezza negli sguardi dei compagni che la vedevano; quasi le piaceva sfidare quegli occhietti costernati con le grosse cosce che le uscivano dagli alti calzini bianchi come dei sacchi a pelo malriposti nel loro alloggio.
    Non si era nascosta neanche agli adulti che volevano farle delle domande quel giorno, ma si era fatta andare a cercare perché non aveva intenzione di lasciare ancora una volta a loro le redini di quegli incontri. Non dopo come l'avevano fatta sentire.
    Seduta in un'ampia poltrona che ben la reggeva, Cyrene guardava verso l'esile donna che, impettita e ben vestita, aspettava di riorganizzare i suoi appunti prima di degnarsi di rivolgerle la parola.
    Qualcun altro cominciò a leggere un resoconto degli esami dell'ultimo incontro. La mezz'ora in isolamento non aveva portato ad alcuni risultati ma gli esami fisici che aveva sostenuto prima di essere chiusa in quella stanza a quanto pare avevano rivelato agli esperti che il suo peso non era cambiato e le sue misure non erano cambiate nonostante fosse stato riportato dalla documentazione in infermeria che "il soggetto n.10" aveva a malapena mangiato il minimo indispensabile portatole ogni giorno. Per quanto l'esame fisico avesse mostrato che la massa che aveva addosso era indubbiamente carne vera e propria con terminazioni nervose, percezioni normali e quant'altro, non c'era segno di perdita di peso o massa che un corpo normale in quelle condizioni avrebbe cominciato a manifestare se malnutrito.
    Finalmente la donna la guardò, per un breve secondo prima di schiarirsi la voce e riportare gli occhietti scuri sui documenti sul suo grembo asciutto.

    Adesso che è passato un po' di tempo, ha ricordato qualcosa di nuovo o di diverso rispetto a quanto ci ha raccontato l'ultima volta sulla sua esperienza nelle Segrete?

    Cioè niente, perché non le avevano chiesto niente. La prima volta, prima ancora dell'ultima...neanche ricordava cosa si erano detti.
    In realtà non era sicura di cosa ricordasse in prima persona e cosa fosse frutto dello scambiarsi impressioni con i compagni che erano presenti quella notte nei sotterranei, fatto sta che effettivamente aveva un'idea più precisa di cosa aveva visto la notte di Halloween.

    Alice Roberts...

    Che non le aveva praticamente più rivolto la parola dopo quella sera, se non per andarla a trovare una volta in infermeria con un sospettoso entourage di tre amichette in preda a risolini incontrollabili.

    Mi aveva rifilato uno dei dolcetti che servivano al banchetto. Aveva un effetto anestetizzante sulle gambe che ho sentito da subito quando sono scesa nei sotterranei. Non riuscivo a camminare. Sono caduta un paio di volte. Mi hanno aiutata Bellamy Murray e Coral Allen ma sono rimasta indietro rispetto a tutti.

    L'ultima volta che ricordava di aver visto il suo corpo per come lo conosceva, questo già non le rispondeva come al solito. Eppure avrebbe preferito cento volte il non riuscire a camminare, che ciò che le era toccato successivamente.
    Con un'espressione tanto assente e indifferente quanto quella della sua interlocutrice, la Ghiaccio continuò.

    Poi i Ghiaccio hanno cominciato a tornare indietro. Ho chiesto a Frances che stesse succedendo...e poi è successo questo.
    In che momento ha iniziato a sentirsi in questo modo?

    Cyrene rispondeva velocemente; non perché stesse ripercorrendo con la mente gli eventi di quella sera ma perché li aveva già pensati e ripensati all'infinito durante quelle settimane e a quel punto stava solo ripetendo quello che si era detta innumerevoli volte a riguardo. Era come essersi dimenticata di un sogno che tuttavia aveva preso la briga di scriversi, o come raccontare un evento dell'infanzia di cui non aveva memorie reali ma che raccontatole da un parente conosceva ormai a memoria.
    Meccanica come l'adulta che la stava esaminando, la studentessa proseguì. Inspirò, premendo un ulteriore mento alla collezione che le nascondeva il collo mentre ritirava il capo di poco indietro per mettere in ordine il suo racconto secondo le domande della donna.

    Ho sentito una voce...non ho capito che ha detto. Ve-qualcosa, qualcosa-ite...una cosa del genere. "Ve...ite..." poi qualcuno ha gridato forte. Era un urlo assurdo, sono caduta di nuovo solo per coprirmi le orecchie. E poi mi sono sentita...soffocare.

    Era l'unica parola che le sembrava adatta per descrivere la sensazione che aveva provato. Le si erano strappati i vestiti di dosso e un peso insostenibile le aveva gravato addosso senza pietà.

    Pensavo fossero altri effetti di quel dolce che avevo mangiato...non mi sono preoccupata granché lì per lì anche perché tutti urlavano e correvano di qua e di là, era difficile concentrarsi su una cosa sola. Ha cominciato a piovere qualcosa di acido, dicono tutti fosse sangue ma sono sicura fosse acido; bruciava.

    Cyrene si scansò dalle labbra una ciocca di capelli che le era finita appiccicata all'angolo destro della bocca.

    Poi è successa la stessa cosa a tutti...pensavamo che tutti attorno a noi volessero farci del male. In realtà io non ero preoccupata di tante persone come dicono altri. Avevo solo molta paura di una...una di cui non avevo motivo di temere.

    la ragazza sembrò decisa a voler cambiare argomento il prima possibile, perché distolse lo sguardo sulla fila di computer spenti nell'aula e scosse di poco il capo.

    Pensavo di dovermi difendere, credo di averla colpita e disarmata...ero sicura che lei avesse colpito me...

    era solo parlandole in quelle ultime settimane, che aveva appreso che Frances non l'aveva colpita neanche una volta quella notte nei sotterranei.

    Ricorda adesso maggiori dettagli rispetto alla porta misteriosa?

    Se le avessero fatto quella domanda la sera stessa, probabilmente non sarebbe stata in grado di rispondere. Anche in quel momento non sapeva se l'immagine che aveva in testa era il frutto dell'aver ascoltato cosa avevano visto i suoi compagni o un ricordo vero e proprio di qualcosa che aveva visto senza davvero rendersene conto.
    Lo sguardo di Cyrene era tornato sulla donna; ancora una volta stava più riportando qualcosa che aveva già ripetuto ad altri piuttosto che ripensando ad una vera e propria memoria che aveva ancora in testa.

    C'era inciso un cinque a numero romano. Era in un triangolo al centro della porta con ai vertici i simboli delle tre case. C'erano tanti simboli attorno...uno era fatto così...

    Segnò in aria un simbolo a tridente; sapeva che gli altri avevano già indentificato lo stesso segno e soprattutto, altri avevano visto quello che a lei era sempre sembrato il più significativo, perché sembrava lì proprio per lei.
    Quando l’aveva ricordato e riconosciuto per l’incantesimo che simbolizzava, le era sembrato quasi un crudele scherzo del destino.

    E l’altro era la forma del movimento per evocare l’incantesimo Ingozzante.

    Concluse con un sorrisetto che sul viso altrimenti appesantito da occhi cupi dava un tono ancora più amaro alle sue parole.
    Non avrebbe risposto ad altro. Si sarebbe limitata a chiedere:

    Se vi rendeste conto che queste...cose sono permanenti...non ce lo direste, vero?

    [USCITA]

    SPOILER (click to view)
    Piaga: Aumento sproporzionato di peso e massa. Effetto continuo.

    Saggezza:24
    Capacità Magiche:25
    Manualità:18
    Riflessi:
    Agilità: 08 (10) - Prontezza: 10 (13)
    Sensibilità
    Intuito: 12 - Affinità: 07
    Carisma: 11 (22)
    Prestanza: Molto Robusta (Normale)
     
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