Amestris e l'eco del sottosuolo

Capitolo II - Halloween 2031

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    SEGRETE



    All’urlo glaciale che squarciò in due il silenzio nelle segrete, seguirono istanti di pura follia: tutti, dal più piccolo al più grande, si trovarono faccia a faccia con una realtà che non avrebbero potuto in alcun modo prevedere, né tanto meno controllare.
    Le piaghe delle Segrete avevano ormai preso il largo nei corpi, nelle menti e nei cuori dei presenti, costringendoli a un nuovo modo di fare e di vivere a cui avrebbero potuto soltanto fare l’abitudine.
    Se dunque da una parte vigeva la preoccupazione per le loro nuove condizioni, dall’altra ve n’era una più concretamente minacciosa fatta cemento: il muro alle loro spalle stava infatti aumentando la sua velocità in maniera sempre più evidente, non fermandosi agli incantesimi dei più disperati.
    Fu così che l’incantesimo rimpicciolente scagliato da Alexandra - più l’aiuto offertole da un’ubriaca Sertoria - non sortì alcun effetto sul muro, così come anche l’incantesimo di segnalazione castato da una disperata Cyrene.
    Anche gli organizzatori di quella caccia si trovarono ad affrontare delle piccole catastrofi: la Lullaby iniziò ad urlare in preda ad isterismi mano a mano che i suoi profumati e scintillanti capelli biondi si spargevano per il pavimento, lasciandola progressivamente con la testa al fresco; Webb, invece, sentì un peso improvviso costringerlo a piegarsi in avanti perché due dei suoi denti erano appena diventati enormi, impedendogli di parlare correttamente e di avere la stessa prontezza di movimenti di sempre. Anche Thornton, il giocatore della Tempesta, si trovò affaccendato con qualcosa di inaspettato: dei bubboloni puzzolenti e dolorosi erano apparsi sul suo bel volto e su altre zone del corpo, come ad esempio le braccia, la coscia destra, e una parte del petto.
    Fu dunque una corsa contro se stessi e contro il tempo, nonché una prova di solidarietà, con Samantha e Luke che tentavano di trascinare un’addormentata Frances e Bellamy appostato sotto Coral nel tentativo di bloccare la sua corsa fra i tetti delle segrete. Quest’ultima cadde all’improvviso e anche abbastanza bruscamente, sfuggendo di continuo ai tentativi di cattura da parte del Caposcuola; Il resto della crew, invece, riuscì a correre nonostante le avversità, fino a quando tutti non si trovarono faccia a faccia con un’unica, oscura realtà: le tenebre.
    Al loro cospetto anche il muro parve arrestarsi, macabro invito ad avanzare da soli, adesso, con le loro gambe e con tutto il coraggio di cui disponevano.
    Sarebbe bastato camminare fra le ombre soltanto pochi istanti per rendersi conto di quanto fossero particolari: qualsiasi bacchetta illuminata, per prima cosa, avrebbe perso la sua luce come se un’entità invisibile vi avesse appena soffiato sopra. Non sarebbero più riusciti ad evocarla, così come avrebbero fallito con gli incantesimi di Fuoco o con quello delle Fiamme Campanula.
    Il freddo stava intanto diventando più intenso, tanto da far pensare che ci fosse della neve in quel corridoio, per quanto potesse sembrare assurdo. Di neve però non vi era traccia: anzi, non vi era traccia di nulla. Avrebbero dovuto fare attenzione ai loro passi, perché il rischio di inciampare e piombarsi addosso l’un l’altro era alto.
    Gli unici rumori ad accompagnare quella passeggiata fra le tenebre erano gocce d’acqua tintinnanti, squittii di ratti fin troppo vicini, sbuffi di vento ed eco lontani.
    Fino a quando, di nuovo, non furono colti tutti di sorpresa dall’ormai familiare voce spettrale.


    ...Ite…
    ...osi.


    ..no, no, NO!
    PAPA’ NO!


    Le urla improvvise di Michelle fecero da preludio a quanto ognuno di loro avrebbe iniziato a sentire nelle proprie menti: urla, richieste di aiuto, preghiere disperate, pianti angosciati provenienti non da semplici persone, ma dalle persone a loro più care.
    Erano le urla di chi amavano o avessero mai amato, di chi c’era ancora e chi non c’era più, in un turbinio di passato che incontrava il presente rendendo incerto il loro futuro; persino le urla di chi stava loro accanto in quel momento, senza riuscire a distinguere il sogno dalla realtà, la verità dalla menzogna.
    I loro cari si trovavano lì? Qualcuno li stava torturando? Chi? E perché? Come potevano aiutarli, liberarli?
    Potevano?
    Queste e molte altre domande avrebbero invaso i pensieri dei presenti, portandoli lentamente alla disperazione più estrema, allo sconforto di un buio penetrante e della consapevolezza più aberrante di tutte: la propria impotenza, la sensazione di trovarsi in balia di un nemico invisibile, opprimente, in sadico possesso di chiunque amassero.
    Solo l’avanzata avrebbe potuto salvarli, liberarli da quel tormento d’anima; solo cercare una via di fuga verso le luci, sempre più vicine mano a mano che il passo si faceva più veloce e la paura più disperata che mai.

    Scadenza: 15 incluso
    Le tenebre e i loro segreti prendono possesso dei vostri PG: debilitati dalle piaghe eternamente vostre, siete chiamati ancora una volta ad una prova di forza mentale.
    Sentite le urla e le richieste di aiuto delle persone a voi care, ancora vive, morte, vicine o lontane che siano: siete incapaci di fare mente locale, di razionalizzare, soltanto spettatori in balia del caos.
    Potete ruolare questa piaga in uno o più post, a vostra discrezione, rispecchiando i seguenti parametri:

    SAGGEZZA
    Questo parametro indica quanto il PG può essere razionalmente e nozionisticamente a conoscenza del fenomeno in atto.

    Con Saggezza compresa fra:
    - 0 e 10 non hai idea di cosa possa essere il fenomeno in atto;
    - 11 e 20 puoi capire che si tratta di un artificio magico ma le idee su come contrastarlo sono vane;
    - 21 e 35 puoi capire che dietro vi è una magia di tipo illusorio e ideare un modo logico per contrastarla, ma con poche speranze di farcela;
    - 36 e 50 puoi capire che dietro vi è una magia illusoria molto potente che può essere stata scagliata soltanto da qualcuno molto versato in quelle arti, elaborare un sistema in cui utilizzare un incantesimo per difendersi ed effettuare un tentativo;

    CARISMA
    Questo parametro indica la capacità del PG di resistere mentalmente ed emotivamente agli effetti del fenomeno in corso.

    Con Carisma compreso fra:
    - 0 e 10 il terrore ti attanaglia, quasi come una paralisi che ti blocca inesorabilmente;
    - fra 11 e 20 il terrore ti blocca, provi comunque a farvi resistenza senza però troppo successo;
    - Fra 21 e 35 il terrore ti sconvolge ma sei anche abbastanza forte mentalmente per sapere metterlo in discussione con più forza, pur con effetti limitati;


    INTUITO
    Questo parametro indica quanto è forte la sensazione del PG di essere vittima di un attacco magico, sebbene questa consapevolezza non riguardi in alcun modo la conoscenza nozionistica dello stesso o la sua capacità di resistervi.

    Con Intuito compreso fra:
    0 e 10 non percepisci alcuna sensazione strana dentro di te, nessun campanello d’allarme che dall’interno ti avverta del pericolo
    11 e 21 riesci a intuire appena che sei sotto l’effetto di qualcosa che non nasce da te, che ti porta a dubitare
    22 e 35 riesci a percepire chiaramente che sei vittima di qualcosa che non nasce da te

    Delle tre scale il valore o i valori massimi posseduti possono ovviamente essere utilizzati a vostro favore.
    Es. con bassa saggezza posso non avere idea di che genere di fenomeno vi sia in atto, ma con alto intuito e carisma posso sia percepire la sensazione di essere sotto attacco che resistervi; o ancora, con alta saggezza ma basso intuito posso ipotizzare che ciò che sta accadendo sia frutto di una magia ben precisa, senza però riuscire a percepire dentro di me il suo influsso, limitandomi a delle ipotesi razionali.

    ATTENZIONE: chi vuole può ovviamente provare ad usare un bonus e/o oggetti per ottenere un vantaggio stabilito dal Tessitore.



    I PNG dei Fantasmi si possono trovare QUI, quelli del Quidditch QUI

    Soobin Min , Coral Allen, takasugi;, Máiréad Callaghan, Cyrene R. Huxley, Frances Stitcher, NukEddy, MattiaBonkey, Bellamy Octavian Murray, Sertoria Eburneo, Luke Lygeon, MichelleMontilyet


    Poco prima, da un’altra parte nelle Segrete...



    Ma chi me l'ha fatta fare a credere a quei due…

    Illuminando il cammino Soyer Reeds guidava il gruppo dei Ghiaccio che aveva deciso di far ritorno in Sala Grande, assieme a quei pochi che non avevano avuto il coraggio di proseguire in tutto quel buio. Già da dieci minuti avevano imboccato i cunicoli, intrecciati ma comunicanti all'inizio e alla fine dei tracciati, ormai lo avevano capito. Tutta quella manfrina su quanto fosse figo andare nelle segrete, esplorarle, battere qualche stupido record. E invece si era rivelato il classico buco nell'acqua con annessa perdita di tempo. Mancava poco al coprifuoco: se avessero voluto giocare agli esploratori dovevano darsi una mossa a tornare prima che Preside & Co. avessero avuto un'ottima scusa per sottrarre punti.

    Yaaawn. Che voglia di raggomitolarmi sotto le coperte!

    Sbadigliò Tommen Green, pensando già a riscaldarsi in Sala Comune con qualche gattino lasciato in giro dai padroncini di sotto. Parecchi occhi ruotarono verso l'alto a quella frase, dacché ogni Tempesta sembrava voler confermare la teoria di essere fuori dagli schemi, anche troppo. Quanto ancora avrebbero dovuto camminare prima di ritrovare le scale nessuno lo sapeva, ma chi più chi meno aveva una gran voglia di lasciarsi alle spalle quel lugubre posto privo di luce e di gran lunga l'ultimo delle scelte più azzeccate per una festa di Halloween.
    Il silenzio, interrotto solo dall'eco dei passi, improvvisamente lasciò posto a un tonfo sordo, come di qualcosa che si chiudeva lontano alle loro spalle.


    Cosa? Cos'è stato? Webb, è un altro scherzo dei tuoi?

    Chiese Reeds ad alta voce, puntando l'estremità della bacchetta verso il corridoio dove erano rimasti gli altri. Poi ci fu l'urlo, tale da far accapponare la pelle, vibrante fin dentro le ossa. Colto di sorpresa il gruppetto si accasciò, le mani premute ai lati della testa per placare quell'orribile suono. Cosa stava accadendo laggiù? Qualunque cosa fosse non prometteva nulla di buono. E quando le urla si intensificarono, riconoscendone alcune dai timbri di voce, era chiaro che stesse accadendo qualcosa di pericoloso e che non era stato previsto in alcun modo.

    Queste non sembrano voci divertite. Oh, il Destino avverso, sono spacciati ormai!

    Esclamò Paulette, afflitta dalla sua controparte più pessimista e rassegnata a non vedere più tornare gli altri da lì, mimando uno svenimento. Reeds la sorresse afferrandole un polso.

    Aspetta a parlare, non sappiamo ancora cosa sia successo. Tornare indietro sarebbe una condanna, potremmo solo infilarci anche noi in mezzo ai guai. Proseguiamo di sopra e chiediamo aiuto ai professori, loro sapranno cosa fare.

    Ma le parole di Reeds vennero interrotte da uno schiamazzo di Laice, che costrinse i presenti a fissarla prima di ripiombare nel silenzio dell’indecisione.

    SALA GRANDE



    Negli ultimi minuti Laice aveva volato allegramente per i tetti delle Segrete e anche oltre, assistendo soddisfatta alla disfatta di quei birichini degli studenti: non sapeva se a divertirla di più fosse l’idea che qualcuno stesse per violare il Coprifuoco, o che quel qualcuno fossero proprio i Prefetti e i Caposcuola.
    Mh, no: a pensarci non era divertita. Era infastidita!
    Le dispiaceva che nessuno avesse pensato di divertirsi così tanto con lei, il che voleva dire soltanto una cosa: se nessuno avesse voluto renderla partecipe dei giochi, lei ne avrebbe creato dei suoi.


    Preside, Preside, caro Preside…
    Lei sa che alcuni dei suoi bambini hanno deciso di andare delle segrete senza di me?
    Senza di me! Si rende conto?!


    A quelle parole la maggior parte dei Fantasmi nelle vicinanze si voltarono in sua direzione, esterrefatti e spaventati al contempo. Altri, invece, abbandonarono seduta stante la Sala Grande, colti dall’improvvisa necessità di vagare altrove per il castello, proprio nei meandri di quel luogo tanto temuto.

    Cosa vai blaterando, stupida ochetta senza peli e senza cervello?!
    Gli studenti non possono andare nelle Segrete, questo chiunque di noi lo sa, per tutti i mari!
    E se così è… che il Kraken ce la mandi buona.


    ...Io non sono come voi, Messer Ichbad.
    Sto soltanto dicendo la verità al Signor Preside…
    Lei li punirà, vero? Li punirà per non avermi portato a giocare con loro?
    Sì?


    Arrivò poi in fretta e furia un altro dei Fantasmi dell’Accademia, Victoria, che se avesse potuto mostrare sudore e affanno oltre al terrore impresso sul volto, l’avrebbe fatto di certo data la velocità con cui era andata a verificare che le parole di Laice corrispondessero a realtà: per quanto quell’essere inutile amasse scherzare e dire costantemente delle sciocchezze, il timore che gli studenti potessero vagare per le segrete era troppo grande per lasciare le cose al caso.
    Soprattutto quando in gioco c’era la vita di maschietti al quanto carucci.


    E’ tutto vero! E’ tutto vero Signor Preside!
    I ragazzi, Murray, la Allen, Stitcher e altri ancora sono intrappolati lì!
    Deve fare qualcosa: è insopportabile per me l’idea che tanti bei ragazzi possano farsi del male…


    Vi dico che dovete scendere nelle segrete, Madre de Dios!

    Sbraitò Íñigo attirando le attenzioni di molti dei presenti nella Sala Grande, maledicendosi per non avere la capacità di afferrare oggetti e lanciarli con forza contro le pareti.

    Lo confermo anche io, Preside.
    Le Segrete non sono un posto sicuro per loro, e alcuni si trovano lì proprio in questo istante.
    Si fidi di me.


    Donna era stata una persona passionale ed emotiva quando ancora in vita: se c’era stato qualcosa di guadagnato dalla sua morte in poi, erano una saggezza e una schiettezza senza pari; probabilmente si trattava del Fantasma più credibile del castello, e a quel punto al Preside non rimaneva che una scelta da fare: credere o non credere alle parole di quelle entità?

    Nel mentre...



    I ragazzi del Ghiaccio e della Tempesta che avevano deciso di lasciare le Segrete si ritrovarono col fiatone in Sala Grande in cerca dei Professori: dopo vari tira e molla, tutti avevano compreso, per motivi diversi - paura, egoismo, indifferenza -, che la scelta più saggia da fare era rivolgersi agli adulti piuttosto che buttarsi anche loro in una mischia ignota e potenzialmente letale.

    Già di ritorno? Non era poi così grandiosa, questa festa. Per fortuna che non sono scesa con voi. Gli altri?

    Cassandra scosse la chioma sorridendo, quasi soddisfatta che il grandioso progetto di Halloween messo a punto dai Fuoco fosse andato tutto a rotoli. Anche altri avevano seguito il suo stesso ragionamento, preferendo godersi il tepore e gli effetti dei dolcetti assortiti sul tavolo. Poi, però, uno sguardo più analitico della ragazza intuì la nota stonata. Il gruppo era decisamente meno cospicuo di prima e si comportava in modo decisamente strano, forse tanto quanto i fantasmi adesso adunati attorno al tavolo dei docenti. Se Reeds si era fermato a pochi passi da lei, il resto dei fuggiaschi attraversò le porte di gran carriera, ignorando o fermando chiunque si fosse rivolto a loro per arrivare dai Professori il più in fretta possibile, a quanto pare già accerchiati da entità di tutt’altro genere, ma ugualmente preoccupate: i fantasmi.

    Vi dico che dovete scendere nelle segrete, Madre de Dios!

    A quell’urlo chiunque fosse rimasto in Sala Grande avrebbe capito chiaramente che qualcosa stesse andando storto in quel castello, magari proprio nelle Segrete.
    Reeds allontanò la sua compagna con un gesto della mano, avvicinandosi il più in fretta possibile al tavolo dei Docenti.
    Ebbe appena il tempo di ascoltare le parole di Donna prima di intervenire anche lui, con ancora il fiatone addosso.


    E’ tutto vero, Preside. Anche io ed altri ci trovavamo nelle Segrete e ad un certo punto abbiamo sentito delle… urla. E non erano rassicuranti.
    Abbiamo cercato di fare il più in fretta possibile per dirvelo.
    Non credo sia uno scherzo.


    Così dicendo Reeds tornò nel silenzio, lasciando al Preside e agli Insegnanti la decisione su cosa fare e come venire incontro a quella che a tutti gli effetti pareva qualcosa da cui non potevano fuggire, per quanto ci provassero: la maledizione di Halloween.
    Chiunque avesse scelto di recarsi coraggiosamente nelle Segrete, si sarebbe trovato di fronte lo stesso scenario degli avventurieri: umido, buio, freddo e silenzio, spezzato di tanto in tanto da qualche eco lontana e qualche sbuffo di vento; anche per loro la strada, dopo qualche minuto di camminata, si sarebbe divisa in cunicoli tutti diversi, stretti e oscuri, decorati soltanto da qualche gargoyle sparso qua e là e qualche ragnatela fra l’uno e l’altro, fino a quando tutte le strade non fossero confluite in un unico grande corridoio.
    Non avrebbero potuto sapere, tuttavia, che fino a qualche minuto prima in quello stesso punto si ergeva un grande muro scuro, figlio di un’illusione ben celata, che adesso era sparito lasciando il posto ad un altro qualche metro più avanti.
    L’unica cosa che avrebbero potuto fare sarebbe stato avanzare a gamba tesa e con la bacchetta ben salda fra le dita, pronti ad affrontare qualsiasi cosa ci fosse lì sotto.


    Scadenza 15 incluso
    Il Preside è interpellato in prima persona dai fantasmi e dagli studenti, ma ognuno dei docenti può scegliere coerentemente di recarsi nelle segrete a prescindere per verificare (che vi sia accordo o disaccordo col Preside sarà un altro paio di maniche…); la stessa cosa vale per chi fra gli studenti è rimasto in Sala Grande: è infatti chiaro a tutti a questo punto che sta succedendo qualcosa di strano e pericoloso nelle segrete, che diventano quindi un luogo da cui scappare o verso cui andare per proteggere chi vi si trova.
    Chi deciderà di recarsi nelle segrete dovrà inserire una dicitura adatta in altro, rispettando la descrizione nel post.

    I PNG dei Fantasmi si possono trovare QUI, quelli del Quidditch QUI

    Andrew E. Laeddis ,
    Everett Marshall Price,
    Mikal Levischmiedt,
    Michael JD Rosenbaum,
    Johanna Cage,
    Amalia Harp,
    Valerius Cunningham,
    Leonard Lennox,
    Astrea Olivia Gray.
    Derek Wade,
    Martin A. Campbell,
    Isobel Saltzman,
    Meredith Seaver,
    Eloise Hunt,
    Zacharias A. Fletcher
    Hesper E. Fawley


    Edited by Il Tessitore - 12/11/2020, 13:14
     
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    Non credeva potesse essere così difficile mantenersi lucida. Continuava a pensare che quello doveva essere un incubo o un effetto allucinante del pasticcino che aveva mangiato. Doveva essere così. Non era solo il suo corpo ad esser cambiato; chiunque attorno a lei sembrava lamentarsi di qualcosa come se si trovassero nel più grottesco girone dell'Inferno.
    Il suo Periculum era stato inghiottito dall'ombra, come se non l'avesse mai castato. Non ne era del tutto sicura ma in genere sentiva quando un incantesimo andava a buon fine, era come un'invisibile comunicazione tra lei e la sua bacchetta. In quel caso non sentì nulla, non avvertì alcuna forza da parte della sua magia e quella sensazione rafforzò il sospetto che quello fosse tutto nient'altro che un sogno.
    Cyrene si girò verso Frances, ancora priva di sensi a terra, quando diversi studenti si avvicinarono a loro di corsa, cercando di trascinare sia la compagna che lei stessa via con loro.
    Cyrene scosse la testa e si portò la mano destra, ancora armata di bacchetta al viso. Esalò una risata sommessa dopo aver sentito il modo di parlare assurdo di Luke, le esclamazioni incomprensibili di Samantha e l'arrivo di Mattia che prima ancora di riuscire a dire niente vomitò una lumaca. A smorzarle il sorriso fu un odore assolutamente disgustoso di cui non riuscì a determinare la provenienza, mancando di ricondurlo alla sua fonte, sapeva che non veniva dal suo corpo spoporzionamente grasso, perlomeno.

    E i prefetti saremmo noi...

    sospirò sarcastica, parlando ad una Frances che chiaramente non le avrebbe risposto e probabilmente neanche l'avrebbe sentita. Non le sembrava strano di sognare di non essere all'altezza di un Prefetto. Tutti sembravano essere più adatti di lei, a investire quel ruolo. Tutti coraggiosi, tutti pronti ad aiutare, tutti allerta per guidare il gruppo fuori dal pericolo. Lei seduta a terra come un sacco pesante e Frances altrettanto assente, a modo suo.
    Rifiutò di dare la mano a chi gliela porse perché sapeva che spostare la mano sinistra dalla pesante tenda di velluto che si teneva addosso equivaleva a rimanere mezza nuda davanti a tutti i suoi compagni, un altro cliché nei sogni che si voleva risparmiare.
    Fu questo rifiuto di ricevere aiuto a spingerla a dare un'altra chance alle sue gambe, che da quando era scesa nei Sotterranei avevano cominciato a tradirla, facendola cadere diverse volte. In quel momento, la debolezza e la mancanza di controllo che aveva sentito alle gambe non aveva niente a che fare con la difficoltà che provò nel tirarsi su, in piedi. Era stato come tirarsi su con tre persone a pesarle sulla schiena, sul petto e attorno alla vita. Un'impresa titanica che le diede affanno e leggero dolore nelle gambe.
    Fu il dolore a spaventarla di più, perché non credeva di poterlo provare in un sogno.
    Finalmente la Ghiaccio capì, come i suoi compagni, che c'era qualcosa di più urgente in quel momento a parte ciò che le stava succedendo, sia che quello fosse sogno o realtà. Ora che era in piedi, dal suo abbondante metro e settanta riusciva a vedere, pur se vagamente, che qualcosa nei sotterranei minacciava di murarli là sotto e l'unica via di fuga sembrava aver preso forma nelle luci in lontananza nella direzione in cui i suoi compagni stavano cercando di correre.
    Non provò nemmeno ad aiutare Luke e Samantha nel cammino, ché a malapena riusciva a muovere il suo stesso corpo, sepolto da qualche parte sotto un peso abbastanza pesante di suo. Giusto le scarpe le erano rimaste ai piedi, non che riuscisse a vederle ma sentiva di non essere a contatto diretto col pavimento dei sotterranei.
    Era sempre più vicina alle luci, a passo concitato coi suoi compagni, quando il suo respiro cominciò ad affannarsi fino a bruciarle nel petto. Rallentò e vide gli altri sfrecciare oltre, più veloci di lei, più agili di lei.
    Voleva fermarsi, quella corsa non aveva senso, probabilmente niente di tutto quello che stava succedendo era reale.

    Cy, scappa, non guardare indietro! Aaargh!
    NOOO, PAUL!! AIUTOOO AIUTATEMIII!

    La voce dei suoi padri minacciò di essere la mazzata finale alla sanità che aveva cercato di mantenere. Non si accorse nemmeno delle lacrime che cominciarono a rigarle il viso. Si poteva essere terrorizzati senza sapere di esserlo?

    Lasciami qui...lasciami morire qui.

    La voce di lei le rimbombò nella testa, più come un sussurro rispetto alle urla di Paul e Eli ma che li eguagliava in volume alle sue orecchie. La cercò con lo sguardo, ovunque fosse. I tratti di Cyrene erano resi difficili da riconoscere a causa dell'ingrossamento di guance e collo e le lacrime umidicce la facevano apparire ancora più gonfia. Le bastò uno sguardo verso Frances per capire che non era da lei che venivano quelle parole. Erano tutte nella sua testa. Era parte del suo sogno.
    Sentì i suoi compagni, quelli che conosceva e altri di cui non avrebbe indovinato il nome nemmeno con un miliardo di tentativi, lamentare lo stesso sintomo e parlare al vuoto, rispondendo a voci che avevano sentito solo loro.

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    frustrata dalla confusione assoluta, il surrealismo di quella situazione e il trauma generale che stava provando, Cyrene non riuscì ad agire fisicamente per contrastare il muro che stava tra loro e la via d'uscita ma riuscì ad esclamare a pieni polmoni quel monito per chiunque stesse perdendo la testa appresso a voci che non avevano niente a che fare con la realtà.

    SPOILER (click to view)
    Effetto del Milky Ice-ddis esaurito.

    Saggezza 23
    Capacità Magiche 25
    Manualità 18
    Agilità 8 Prontezza 13
    Intuito 11 Affinità 7
    Carisma 11
    Prontezza 10

    Prestanza da Normale a Robusto
    Piaga- Cyrene è attualmente aumentata di circa tre volte il suo normale peso e massa, è difficile da riconoscere e ha una tenda attorno al corpo.


    Edited by Cyrene R. Huxley - 13/11/2020, 11:35
     
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    Fuoco VI Anno
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    Le ombre lo avvolgevano, come le urla strazianti e terribili dei mostri che desideravano divorarlo e Kyle, spezzato dalla paura come mai gli era successo, se ne stava raggomitolato in un angolo.
    Tra le urla iniziarono a farsi largo delle voci gentili, voci conosciute che provarono a fendere l’oscurità come lame luminose: erano le voci dei suoi compagni, venuti a destarlo da quel suo terribile inculo.
    Si, perché di quello si trattava, un incubo ad occhi aperti.
    Man mano che le loro voci si avvicinavano, i mostri con i loro occhi infuocati, lasciavano spazio a volti noti, spaventati ma conosciuti, mani che si tendevano e lo invitavano a rialzarsi.
    Cosa era successo?
    La sua mente vacillava, ma ora percepiva che c’era qualcosa di sbagliato, terribilmente sbagliato, ma non era più solo.
    Prese una mano e si tirò in piedi
    Grazie io..
    I compagni, che fino a pochi minuti fa stavano battibeccando e scherzavano su ogni cosa, ora erano insieme nell’ombra, i loro volti presi da paura e ghermiti dal terrore, molti di loro mostravano segni che non aveva mai visto, come toccati da qualcosa di innaturale che stava provando a spezzarli.
    Cosa.. cosa è successo? State tutti bene?
    Non ci fu tempo per alcuna risposta, poiché quelle voci che avevano condotto il gruppo in quel luogo, ripresero a farsi sentire, richiami lontani ma allo stesso tempo terribilmente vicini, ai quali fecero seguito altre cose, bruttissime.
    Uno ad uno sentì i suoi compagni urlare, di nuovo, tenersi la testa, coprirsi gli occhi e chiedere pietà.
    Kyle non fece in tempo a chieder spiegazioni, che qualcosa colse l’attenzione dei suoi occhi, lontano da lui, in un angolo di quella oscurità: come poteva esser così vivida quella immagine in quel buio pesto?
    Suo padre pendeva da una nera corda, il collo piegato innaturalmente, i piedi che si contorcevano come da ultimi spasmi di vita, ma i suoi occhi, oh i suoi occhi, si spalancarono di colpo e la sua bocca si aprì in una smorfia sanguinante
    E’ colpa tua. Non dovevi venire, te lo avevamo detto. CI hai uccisi tu
    Kyle fece un passo indietro, andando a sbattere contro uno dei suoi compagni che nemmeno riuscì a riconoscere, provando a balbettare qualcosa, mentre al fianco di suo padre comparve anche sua madre, fissata al muro con un lungo artiglio che le bucava il petto, ma anche la sua bocca continuava a vomitare parole e accuse
    Perché ci hai abbandonati? Guarda cosa ci hai fatto
    Provò a parlare, a rispondere, ma il terrore attanagliava il suo cuore e la voce si strinse nelle profondità del suo petto, come che anche ella fosse in balia degli eventi.
    Kyle cercò conforto negli amici, ma vide che anche loro sembravano in presa alle stesse paure, visioni di morte o qualsiasi cosa potesse generare in loro sensazioni simili.
    Sentì un grido sovrastare gli altri, ma sembrava qualcosa di diverso, cosi che si concentrò su di esso, riconoscendo la voce di Cyrene R. Huxley

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Perché diceva quelle cose?
    Era una speranza la sua o forse aveva capito qualcosa? Kyle si guardò nuovamente attorno, tutti i suoi compagni sembravano davvero in preda alle stesse visioni.
    Il monito di Cyrene rimbombò più forte di prima

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Lui si mosse rapidamente, in preda a paura ma comunque guidato da quel faro che risuonava nell’aria, trovando l’origine di quelle voci, prendendo la ragazza per mano, cosi a voler un contatto con la realtà, con qualcosa di vero e tangibile, una persona come lui, un ragazzo o una ragazza in carne, con paure reali e coraggio per superare quella cosa.
    La guardò negli occhi e vide paura, ma anche una strana consapevolezza, nonostante solo ora notasse che il suo corpo era diverso, gonfio e quasi disarmante, ma gli occhi erano i suoi ed in essi lesse una via di fuga dal terrore.
    Strinse la mano ancora di più, molto più morbida del dovuto, ma vera.
    Kyle si mise a urlare come lei, nella speranza che quelle visioni se ne andassero dalla sua vista e che davvero quella sensazione sparisse come un brutto sogno al risveglio, non che ci credesse davvero ma forse, se tutti loro avessero impresso nella loro mente quella verità, si sarebbe concretizzata

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Kyle Crane: Carisma 11 (9), Intuito 8 (6), Saggezza 11 (9)
    Piaga: il Pipistrello
    La tua percezione della realtà è completamente distorta, dandoti l'illusione piuttosto veritiera di trovarti circondato da mostri e nemici spaventosi che sai di non poter affrontare in alcun modo. In più ogni rumore o suono lo percepisci più forte del normale, rimbombante in piccoli echi nella tua testa. Ciò ti porta a stordimento e a perdere la ragione per qualche minuto, lasciandoti parecchio scosso per il resto della giornata.
    Frequenza: primo post di ogni role; si ripete ogni 5 post della stessa.
     
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    Il muro che li aveva inseguiti, sempre più velocemente, sembrava essersi fermato.
    Quello fu decisamente un punto a favore, ma sicuramente non lontanamente sufficiente a fargli riacquistare anche solo parte della sua sicurezza.
    Approfittò di quelle breve sosta per riprendere a guardarsi attorno: continuava a non riconoscere nessuno, continuava ad esserci qualcosa di terribilmente sbagliato negli altri.
    Lineamenti strani, colori assurdi associati a voci che almeno un pochino gli sembrava di riconoscere.
    C’era qualcosa di sbagliato, sì, ma era negli altri o… in lui?
    Era tutti gli altri che erano diventati spaventosamente sbagliati o era la sua percezione ad essere stravolta.
    A Soobin non importava o, meglio, gli importava, ma non aveva la lucidità necessaria per pensarci seriamente: qualunque cosa fosse, voleva solo che finisse.
    Dietro di lui c’era quel muro assurdo, davanti solo oscurità, se voleva trovare una via d’uscita ci si sarebbe dovuto immergere.
    Esitò e anche per diversi secondi, sopprimendo a fatica il bisogno di piangere, ma alla fine si costrinse ad addentrarsi in quell’oscurità, bacchetta tesa davanti a lui, sperando potesse rischiarargli il cammino.
    Appena dentro a quel limbo d’oscurità, tuttavia, la luce sulla bacchetta del ragazzo si spense, lasciando posto solo ad un buio denso.

    C-cosa?! COSA?!
    Lumos!
    Lumos!
    LUMOS!
    L U M O S!


    Agitò la bacchetta con sempre più agitazione, ripetendo più e più volte la formula, senza ottenere il minimo risultato.

    Che fine ha fatto la magia?

    Si chiese terrorizzato, non prendendo minimamente in considerazione l’ipotesi che potessero essere solo gli incantesimi luminosi a non funzionare più.
    Per quanto ne sapeva, era appena stato privato della sua magia.
    “Guardò” senza riuscire a vedere nel punto in cui si doveva trovare la bacchetta di Corniolo e quello fu troppo. Scoppiò a piangere, trattenendo a stento l’istinto isterico di buttare a terra quel pezzo di legno, che ormai non gli sarebbe più servito se la sua magia se n’era andata.
    A cosa serviva un catalizzatore se non c’era più assolutamente niente da catalizzare?
    Invece se la strinse al petto, era stata la sua fedele compagna da quando aveva iniziato la Mahoutokoro, non l’avrebbe gettata in quel posto per quanto l’impulso dettato da paura e frustrazione fosse stato potente.
    In quel momento, mentre piangeva con la bacchetta stretta al petto, si rese conto di quanto le temperature fossero calate. Si ritrovò a sbattere i denti senza nemmeno rendersene conto e a tremare come una foglia.
    Si strinse meglio nel so costume, ma nemmeno il suo caldo e morbido kigurumi sembrava far qualcosa per mitigare quel freddo.
    Freddo, oscurità, paura. Gli sembrava di essere precipitato in uno dei suoi incubi peggiori, quindi per ogni evenienza si diede un pizzicotto, ma ovviamente non c’era modo di svegliarsi dalla cruda realtà.
    Pianse un po’ più forte, per poi bloccarsi di scatto.
    Ancora quella voce. Ancora quella dannatissima voce… poi il caos.

    Eomma?! Appa?! (Mamma?! Papà?!)

    Perché sentiva le loro voci? E perché erano così disperate e agonizzanti?
    Cosa ci facevano lì? Erano a Busan! Dovevano essere a Busan… giusto?
    Eppure erano così reali e così strazianti da sentire, non potevano che essere reali! Qualcuno aveva preso i suoi genitori e stava facendo loro del male!
    E lui? Lui che poteva fare? Era solo uno studente agli inizi del quarto anno e, per quanto credeva lui, senza più una sola oncia di magia in corpo.
    Si “guardò” attorno con sempre più disperazione, non vedeva niente, non capiva da che direzione arrivassero le voci dei suoi genitori, non c’era assolutamente nulla che potesse fare.
    Vedeva in lontananza una luce, ma anche raggiungerla avrebbe fatto qualche differenza? Era assolutamente impotente, i suoi genitori urlavano e supplicavano e lui non poteva fare assolutamente nulla. Raggiungere la luce a cosa avrebbe portato? Probabilmente avrebbe solo visto con i suoi occhi qualcosa che adesso stava solo sentendo, probabilmente avrebbe materialmente visto chiunque fosse la causa di tutto ciò torturare i suoi amati genitori.
    Nel caos totale, sentì la voce di una studentessa urlare che quello non fosse reale, che tutto quello non fosse che un’illusione.
    Per un solo rapido istante si aggrappò alle parole della compagna di scuola, ma all’ennesimo urlo disperato di sua madre scosse forte la testa. Come poteva essere un’illusione tutto quello?
    Era troppo reale, troppo.
    Voleva scomparire, voleva che tutto quello finisse, voleva tornare indietro di qualche ora e on essere mai sceso nelle segrete.
    In realtà il non scendere non avrebbe cambiato nulla: se qualcuno aveva preso i suoi genitori, lo aveva fatto a prescindere, semplicemente lui non ne sarebbe stato cosciente.
    Il terrore e l’angoscia dominavano qualsiasi cosa, nemmeno la luce in lontananza sapeva di salvezza, tuttavia si costrinse ad avanzare verso di essa.
    Voleva solo che finisse. Tutto.
    In un modo o nell’altro.


    Soobin Min: Carisma 25 (13), Intuito 5 (4), Saggezza 11 (8)
    Piaga: il Camaleonte
    Ogni giorno non è mai uguale al precedente a livello di percezione visiva. L'aspetto di ciò che ti circonda muta ogni giorno, sia di oggetti che di persone: divise di un certo colore ne hanno un altro completamente diverso, elementi fisionomici di amici e professori stravolti, anche il materiale all'apparenza non è come quello che ricordi. Gli altri quattro sensi, però, ti aiutano a riconoscere la realtà dei fatti: le voci di chi conosci sono sempre le stesse, così come i sapori dei cibi, i loro profumi e le sensazioni tattili. Attenzione perciò a non giudicare dalla copertina.

    Frequenza: costante, a partire dal prossimo post in questo topic
     
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    Tirava la ragazza del Ghiaccio con la forza che poteva chiedere alle sue braccia, lottando contro qualsiasi altra emozione minacciasse di farle perdere la presa. Non si sentiva né un eroina né una benefattrice, ma solo qualcuno capace di fare la cosa più naturale possibile, seguendo l'istinto o quella stessa Sensibilità che l'aveva avvicinata al mondo delle Creature Magiche.
    Samantha vedeva il viso di Luke privo di colori, colmo di quell'urgenza che calava sui volti di tutto loro.
    L'oscurità li avvolse come una grande coperta, cadde come un sipario maledetto che spense la luce dalle loro bacchette e tolse il fiato a chi stava arrancando.
    Il muro non si muoveva più, nel buio anche le ombre erano tornate a casa.
    Samantha non vedeva più nulla.

    Ragazzi...?
    Oh, posso parlare.


    Il freddo avvolgeva le sue parole e la fece rabbrividire. Non sapeva quanto potesse essere o non essere normale, né se era il caso di fermarsi o meno. L'unico contatto umano che aveva era quello della ragazza addormentata, per il resto aveva perso completamente ogni opportunità di vedere ad un palmo dal suo naso.
    La testa iniziava a pulsarle, un dolore che dalle tempie le cerchiava il cranio, amplificando ogni minimo rumore.
    Non sapeva se era tempo di fermarsi, ma quell'oscurità le stava facendo venire la nausea.
    Un urlo spaccò qualsiasi altro suono, proveniente da chissà dove. Una voce maschile e familiare chiamò il suo nome, una, due, tre volte. Voci più giovani si mischiarono a quella, in un vortice di grida terrificanti che come fossero una gigante mano spettrale, le ghermirono lo stomaco e la paralizzò sul posto, come se avesse appena messo i piedi sul cemento fresco.

    È reale? Non può essere...


    Senti la voce di suo padre, ma non era lui. Non era gioiosa, affettuosa e confortante. Era terrorizzata, disperata e sembrava essere ovunque, pur allo stesso momento trovarsi lì vicino a lei.
    Cosa doveva concepire, la sua mente? La sua fantasia le si torse contro, regalandole immagini orribili prelevate da chissà dove. Il non sapere cosa stesse succedendo la rendeva disperata e se provava a combattere quella sensazione, veniva semplicemente respinta.
    La sua immaginazione correva nel modo sbagliato, il dolore le faceva venire le lacrime agli occhi.
    La voce adulta si trasformava in una più fanciullesca, prendeva accenti stranieri e familiari. I suoi amici imploravano il suo nome, la chiamavano dall'oscurità.
    Era lì che doveva andare? Le sue gambe non si muovevano, il terrore era diventato una trappola i cui denti le stavano lacerando la pelle delle caviglie.
    C'era un piccolo fuoco, che come un cucciolo di drago cercava di sbuffare contro il fumo nero ed il serpente d'ebano ch'era diventata quell'oscurità. Le spire del rettile però si avvolsero attorno la creatura, la cui vita stava per venir tolta, così lontano dai cieli e dalle nuvole, nate affinché lui potesse volarci intorno.
    Samantha non sentì più di star afferrando niente, fino a quando anche l'ultima lotta finì e si ritrovò ad inginocchiarsi, reggendosi la testa con le mani.
    Il mal di testa, le urla, la fatica.
    In fondo nessun Cavaliere sarebbe arrivato, nessun Drago. Se non poteva salvare chi amava, allora non poteva nemmeno salvare se stessa. I suoi sogni non contavano più nulla, il mondo si era spento due volte.
    Poggio i catalizzatori vicino alle mani di Frances, anche se non poteva davvero vederla, nè sapere se fosse ancora lì. Nemmeno pensava a quanto si potessero mai essere parlate in tutti quegli anni, nè alle differenze. Già che non ricordava nemmeno il perché si trovasse lì, quel nome le faceva venire in mente l'ultima cosa buona che aveva cercato di fare.

    Mi dispiace, ci ho provato, ma era tutto...troppo.


    Non sapeva chi volesse loro così del male, né dove si trovasse, nè se ci fosse un qualcuno dietro quella brutta faccenda. Sapeva solo che il freddo le gelava i pensieri e li invitava a fermarsi per sempre.
    Col tempo, poi, forse avrebbe raggiunto i suoi amici e suo padre.

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Un'altra voce più vicina, sempre familiare, ma allo stesso tempo distante. Poteva chiederle aiuto? Poteva darle un nome? Non sapeva nemmeno quello.

    Samantha prova a restituire a Frances la sua bacchetta dandole inconsciamente la propria, ma essendo buio pesto ho cercato di non specificare troppo
    Spero di essere stata coerente </3


    Punti con il malus della piaga:
    Saggezza: 13
    Capacità Magiche: 15
    Manualità: 13
    Riflessi: Agilità: 11 - Prontezza: 10
    Sensibilità: Intuito: 06 - Affinità: <del>13 10
    Carisma: 13 9

    Piaga:
    CITAZIONE
    Piaga: la Zebra
    Il mondo adesso è bianco e nero, senza più colori ma solo una vasta distesa di sfumature di grigio. Difficile distinguere il vero grigio dai falsi se non grazie alla memoria, ma se ciò non bastasse la tua vista è più sensibile alle due tonalità estreme. Una delle due, infatti, domina temporaneamente su tutto, schiarendo o scurendo quello che vedi. Guardare qualcosa realmente colorata di bianco ti infastidisce come piccole punture di spillo, guardare qualcosa di nero invece ti provoca mal di testa.
    Frequenza: costante, a partire dal prossimo post in questo topic. Ogni 4 post vedrai soltanto in bianco e nero in maniera alternata; es. il tuo primo post sarà in bianco e nero e così i 3 successivi; poi vedrai soltanto in bianco; seguiranno altri quattro post in bianco e nero, e infine un post in cui vedrai soltanto oscurità. Fino a quando non ricomincerà il giro...

    Conteggio post: 2
     
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    Ghiaccio VII Anno
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    Frances si ridestò all'improvviso, ma forse non l'avrebbe desiderato mai. Non aveva alcuna consapevolezza di quello che stava avvenendo intorno a lei, come se gli eventi la stessero travolgendo e lei non avesse alcun potere su di loro, in completa balia di un incubo che si stava prolungando al di là dell'incoscienza. Due ragazzi l'avevano trascinata di peso, ma non si soffermò a chiedersi come mai, ché nonostante avesse riaperto gli occhi, ogni suono le giungeva intorbidito da una spossatezza anomala, come quel sonno fosse eterno e costante ad offuscarle i sensi. Il suo corpo faticava a rispondere ai comandi della sua volontà, e quando lo faceva era con secondi di ritardo, come non potesse fare altro che inseguirsi in un limbo perenne tra la veglia e l'oblio.

    Dov'è Cyrene.

    Biascicava come fosse ubriaca, nel rivolgersi alla ragazza della Tempesta che l'aveva aiutata ma che a malapena riusciva a distinguere, le palpebre pesanti a renderle difficile mettere a fuoco qualsiasi dettaglio; eppure non aveva impedito al primo pensiero vagamente lucido che aveva fatto da minuti interi di scavalcare l'ostacolo delle sue labbra alla ricerca di un profilo che non riusciva a vedere. Non si interessò di sapere che fine avesse fatto la sua bacchetta, né di cosa stesse realmente succedendo in quel marasma di voci e figure che si stagliavano come ombre nell'oscurità di quei cunicoli; sentiva distintamente soltanto il freddo, che affilato come una lama le penetrava le membra al pari di mille aghi.

    Frances... Aiutami Frances...

    Poi la sentì. La voce di sua madre le rimbombava nella mente come fosse lì, ad un passo soltanto da lei, così vicina da poterla toccare, eppure impercettibile ed evanescente come solo i parti degli incubi più vividi sapevano essere. Sentì distintamente il tonfo del suo cuore che le crollava in fondo allo stomaco, per affogare in una disperazione così palpabile da inghiottirla; portò le mani alle orecchie, stringendo gli occhi così forte da avere una fitta alla tempia, come dovesse spingere fisicamente quella voce fuori dalla sua mente, spurgandola direttamente dalla pelle tesa del suo viso.

    Frances! Aiutami!
    Mia madre è morta! Morta!

    Gridò, come se avesse dovuto farsi sentire da qualcuno al di là delle pareti delle segrete, come fosse il cielo stesso a meritare tutta la sua frustrazione. Il fischio nelle sue orecchie si fece nitido, una singola nota costante a trapanarle la mente per farla impazzire, per richiamare alla sua mente tutti i demoni che già popolavano i suoi sogni più torbidi. Si portò la nocca dell'indice della mano destra tra i denti e strinse così forte da incidersi i segni sulla pelle; il dolore che si generò era così acuto da farle vibrare tutti i nervi, come fosse uno spillone conficcato nella carne messo lì solo per darle la certezza che quello non fosse il sogno più malato che avesse mai fatto in tutta la sua vita e dal quale aveva sperato invano di potersi svegliare. Ma quando aprì nuovamente gli occhi, era ancora il caos, a regnare sovrano, pieno com'era delle grida indistinte di studenti che faceva così fatica a riconoscere, in quello scherzo così angosciante da essere sicuramente frutto della più malata delle menti.

    Frances, ti prego, Frances!

    Ancora rannicchiata sul pavimento, si voltò di scatto alla ricerca della ragazza a cui la voce apparteneva, disperata e nitida come mai l'aveva sentita, forte come uno schiaffo in piena faccia, che le fece pensare di essere nuovamente crollata in uno stato di incoscienza. Non riusciva a trovare Cyrene, non riusciva a capire da dove venisse quella voce tanto limpidamente angosciata, al punto da darle la consapevolezza che non fosse reale quasi più del fatto che la prima a gridare fosse stata la sua defunta madre.

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Quella voce era molto meno nitida, il che, paradossalmente, la rendeva più verosimile; quell'accento le era familiare, per quando il tono fosse più profondo del solito. Quando incrociò la figura che aveva gridato si rese conto d'improvviso del perché non fosse riuscita a trovare Cyrene fino a quel momento, nonostante fosse stata a pochi passi da lei per tutto il tempo. La consapevolezza la colpì, violenta come un pugno in faccia, eppure elaborare quel pensiero le risultò estremamente difficile, come se i rivoli della sua lucidità fossero costretti a lunghi ed angusti percorsi nella sua coscienza intorpidita prima di poter vedere la luce.

    Cyrene.

    Quando si mise a piangere, si accorse di star già piangendo da chissà quanto tempo; portò nuovamente la nocca dell'indice alla bocca per stringere ancora la carne nella morsa dei suoi denti, provocandosi nuovo pungente dolore nel vano, rinnovato, tentativo di porre fine a quell'incubo atroce. Andare da lei fu l'unica cosa che le venne in mente di fare: per quanto distorta potesse sembrare l'immagine della ragazza in quel momento, era certa che si trattasse di lei, la stessa che un attimo prima le aveva chiesto un aiuto che era evidente non le fosse stato concesso. Si fiondò contro di lei, come stesse reconditamente sperando che bastasse toccarla per farla sparire, come spesso accadeva nelle illusioni profetizzate dalla ragazza stessa; si trovò invece ad affondare il viso in quella stessa tenda che la Ghiaccio stava usando per coprirsi, così reale da sbriciolare la sua ultima, friabile, speranza.

    Scusami, Cyrene. Perdonami io...

    La frase morì in singhiozzo, affogata in un pianto nervoso e disperato; non aveva neppure il coraggio di sollevare lo sguardo a cercare gli occhi della ragazza flebilmente illuminati da luci lontane, troppo sopraffatta dal un senso di colpa che non faceva che pesarle sempre di più sulle spalle, mescolandosi abilmente al senso di impotenza che stava provando, così annichilita dagli eventi da minare alla sua già fragile sanità mentale.

    Post di veglia(?): 1/4
    Frances non fa praticamente niente se non ostacolare(?) Cyrene.

    Saggezza:23 (18)
    Capacità Magiche:24
    Manualità:14
    Riflessi:Agilità: 10 (5) - Prontezza: 11 (6)
    Sensibilità:Intuito: 09 - Affinità: 05
    Carisma:20

    CITAZIONE
    Piaga: il Ghiro
    Neanche le normali ore di sonno notturne ti aiutano a rinsavire da una stanchezza incontrollabile, una spossatezza che durante il giorno ti rende poco reattiva fino a sfociare in placide dormite senza ritegno ovunque capiti, a prescindere dal luogo e dal momento in cui ti trovi. Sogni di qualsiasi genere, anche a occhi aperti, sono i benvenuti in questi momenti in cui ti appisoli. Disclaimer: effetti collaterali quali rivolo di bava e lieve russare potrebbero essere inclusi.
    Frequenza: primo post di ogni role; si ripete ogni 5 post della stessa.
     
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    Ghiaccio VI Anno
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    Aveva il fiatone e il cervello in cortocircuito dalla fatica, ma perlomeno adesso il pericolo maggiore sembrava scampato. Ad aggiungersi alla loro combriccola di trasporta-Prefetti, poi, aveva fatto capolino pure Mattia, affetto a sua volta da una delle tante bizzarrie che ormai sembravano aver appestato chiunque di loro là sotto.
    Ma non passò troppo tempo prima che quella voce si facesse nuovamente viva, tanto indistinta quanto inquietante, fosse anche soltanto per l’atmosfera che aveva preso a circondarli, fatta di suoni sinistri e misteriose maledizioni ovunque si volgesse lo sguardo.

    Assurdo.

    Un incubo.
    Un incubo vero, crudo e crudele.
    Non c’era altro modo per descrivere quella situazione.
    Eppure le grida di Michelle prima e dei compagni poi, gli lasciò ben intendere che erano solo all’inizio. Il suo cuore si fermò di colpo, come trafitto da una lama gelida quando udì le prime voci raggiungerlo: i genitori, nonna Allie, poi il resto della sua numerosa famiglia e gli amici di una vita tutti. Le persone a cui voleva bene, dalla prima all’ultima, che soffrivano, soffrivano come se la morte non arrivasse mai abbastanza presto.
    Ed erano suoni terribili e tremendamente reali, abbastanza da fargli dubitare di se stesso, abbastanza da stringere il cuore e far vacillare ogni pensiero mai pensato. Urla troppo strazianti per riuscire a opporvi resistenza. Improvvisamente si sentiva più piccolo e insignificante di quanto non fosse mai stato, una completa nullità: che valore poteva avere qualcuno incapace di difendere a spada tratta le persone che amava e che lo avevano amato a sua volta?
    Non poteva crederci.
    Sopratutto non riusciva a tollerarlo.

    No, no…
    NOOO!


    E fu un grido forte. Indicibile. Finché non ebbe più fiato in corpo per reggerlo oltre.
    Perché il dolore delle persone care era anche il suo, e dove risuonava un dolore simile nient’altro poteva esistere, nemmeno il respiro. Non un’anima o un’emozione, neppure lui.
    Luke si fece muto, con la testa chiusa fra le braccia, al momento la bolla e lo scudo più potenti che aveva a propria disposizione. Mai come in quel momento era il silenzio a diventare l’unica magia in grado di salvarli, di salvarli tutti: gli abbracci di sua madre e suo padre; le carezze di nonna Allie; le risate e gli affetti della famiglia con cui era nato e quella che si era scelto, e che potendo avrebbe voluto con sé sempre, in ogni sua vita.
    A quel punto sarebbe bastato un tocco a infrangerlo in mille pezzi, una sola goccia a rovesciare il suo spirito al suolo, e un soffio da nulla a spegnerne ogni la luce. Invece fu la voce a pieni polmoni di Cyrene a raggiungerlo per prima, risvegliandolo da un sonno senza sogni che aveva abbracciato con tutto se stesso, come una coperta troppo rassicurante a cui rinunciare.
    Il cuore gli pulsava ancora a centoventi battiti al minuto, inarrestabile, ma la mente, almeno quella, riusciva nuovamente a procedere a un ritmo più ragionevole, pur provata dalla sofferenza illusoria che echeggiava da un lato all’altro dei suoi pensieri. La sensazione di impotenza e terrore era ancora ben lontana dall’essere tollerabile, tuttavia adesso avvertiva che poteva concedersi il lusso di combatterla.

    Insieme.

    Prese con sé la mano di Sertoria e la strinse come non aveva mai fatto prima, pieno di paura e di speranza a un tempo. Non l’avrebbe mai lasciata andare, non da sola e ovunque quel terrore irreale avesse condotto lei e chiunque amava.
    D’un tratto tornò ad accorgersi di altro all’infuori del suo dolore, dalle note sgradevoli provenienti dall’amica fino ai singhiozzi affranti di Frances e di molti altri dopo di lei. Un intero mondo che pur essendo stato sempre lì, per momenti che parvero infiniti, veniva cancellato dalle urla dei propri cari.

    Ragazzi...

    Voleva fare un tentativo, ma era troppo devastato da tutte quelle voci per riuscire a concentrarsi e sforzarsi di articolare una frase che non fosse sottosopra.

    Forza! Ora fermarci possiamo non, avanti andare dobbiamo.

    E se le sue parole, pur disordinate, non riuscivano a raggiungere lo scopo, allora non gli restava che sperare fossero le sue azioni a farlo. Cercando di attirare l’attenzione degli altri e di entrare in contatto con loro, se serviva a destarli dalla loro sofferenza, avrebbe tentato di portarli con sé verso le tenebre, le più fitte che i suoi occhi avessero mai combattuto: per quanto ci avesse provato, nessuna magia pareva in grado di scalfirne l’oscurità, eppure non gli restava altra scelta che sprofondarci dentro a quelle condizioni.

    Insieme.

    Ripeté per farsi forza con la mano che stringeva ancora quella di Sertoria, sempre ammesso che glielo avrebbe continuato a permettere.
    Perché, lo sapeva, dove c’erano i suoi amici e lei non poteva esistere buio che reggesse il confronto con la luce che portava nel cuore.

    CITAZIONE
    Carisma 23 (18), Saggezza 21 (9)

    Piaga: il Salmone
    Sembra che l'unico modo con cui tu riesca a comunicare è solo ed esclusivamente facendolo al contrario. Qualsiasi frase pronunciata o scritta, anche la più semplice, comincia dalla fine piuttosto che l'opposto come succede normalmente. E non s'intende lo specchiare delle parole, bensì l'ordine all'interno di una frase. Trovare un modo per venire incontro al problema può anche essere risolutivo, ma non per questo meno frustrante.
    Frequenza: costante, a partire dal prossimo post in questo topic.

    Effetto Butter Cream Har-ffin esaurito
     
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    E c'era il buio, oh quanto le piaceva il buio, gli occhi a riposo. Tracciò una serpe a mezz'aria, esalò la formula Pulente e si mondò il petto da tutto quel luridume. Vomitare era cosa che detestava, e non era puramente questione di benessere o igiene: a Sertoria risultava inconcepibile che il suo stesso corpo la cogliesse alla sprovvista. E pertanto, nonostante i miasmi che qualche maledizione le aveva messo addosso in quei sotterranei, la Cenerina promise a se stessa che non avrebbe rigettato oltre, nossignore. Avrebbe resistito, controllato lo stomaco fino a reprimerlo al livello di un gomitolo fremente dolore.
    Avrebbe trionfato la logica.
    Non lei. Sertoria stava eretta a contemplare il muro. Aveva mosso diversi altri passi all'indietro, prima di rendersi conto che quello s'era fermato.

    Luci caput. Put put.

    Borbottò. Le partì il solito rumore di mantice dal naso, come quando qualcosa la divertiva.

    Non è una battuta perché le battute sono logiche. Lolololololo.
    Sono illogica.


    Siccome il pericolo era scampato e doveva soltanto risolvere il fattaccio dell'odore, Sertoria decise che avrebbe girottolato a ridosso del muro, così, tenendosi alla larga da tutto e tutti. E poi avrebbe comprato tanti deodoranti e sarebbe stata profumatissima per tutti i giorni a venire.
    Ma poi arrivarono le urla. E il piccolo mondo egoista della Eburneo iniziò ad aver linee vibrate, come sketch di un impressionista.
    La quattordicenne si turò le orecchie e smise di camminare. Un solco si disegnò tra le sue sopracciglia. Un tale dolore provò in sé, un tale dolore da obnubilare qualsiasi allegra bevanda. I fumi dell'ubriachezza le disparvero dalla memoria e dal cuore.

    Margarita!
    Margarita.
    Non ripetere.

    Vedi, mater è... mater l'hanno... bimba mia, bimba mia...
    Non è logico non è logico non è logico non è logico non è logico non ...

    Riprese a camminare, a disegnare coi piedi ampie spirali. Parlava e parlava con le stesse tre parole, disperando di poter sovrastare il coacervo di pianti.

    Tony Attwood, La Guida Completa alla Sindrome di Asperger, pagina duecentosettantacinque: "tra il settanta e l'ottantacinque percento dei bambini con Asperger ha un'estrema sensibilità a suoni specifici. Osservazioni cliniche e testimonianze rilevano tre tipi di rumore percepiti come estremamente spiacevoli..."

    Sbam. Muro. Aveva centrato il muro. Sertoria si massaggiò la spalla e invertì il percorso, accentuando la velocità di passo e mantra:

    La prima categoria è d'improvvisi, inaspettati rumori, come l'abbaiare di un cane, il click di una penna, o suoni che scricchiolano. La seconda categoria: suoni acuti e continui, in particolare dei piccoli elettrodomestici - ma noi non li abbiamo e non m'importa, oh, non m'importa. Laa terza categoria sono i... i suoni multipli confusionari come i centri commerciali o dove c'è la folla, o...
    Basta urlare.


    Sbam. Ancora un muro. Sertoria decise che si era stancata.

    Lumos.
    Niente.
    Lumos.
    Niente.
    Niente.
    Niente niente niente.

    Mi fa male il seno sinistro.

    Disse di punto in bianco, e lo disse per due ragioni, una logica e una un po' meno: la prima corrispondeva al fatto che effettivamente avesse centrato il muro di petto, sicché era conseguente che le dolesse una mammella; la seconda definiva tale affermazione come la più razionale che una come Sertoria potesse utilizzare per esprimere concetti illogici come "provare sofferenza nell'animo". Dal momento che il cuore, Scienza canta, duole soltanto in caso di problematiche cardiache, ma che i romantici pretendono di attribuirgli le pene sentimentali, parlare di dolore al seno sinistro le venne spontaneo.
    Si sentiva tradita, Sertoria. Tradita da colei che amava. Tradita dal suo mondo di flash e giochi pirotecnici. Si mosse a tentoni per quel che poteva, si mosse e si mosse finché...

    Insieme.

    Insieme dove, cosa, quando?, avrebbe voluto domandargli. Era un'affermazione incompleta, che non poteva capire. Ma non le importava, ché era spezzata, la bacchetta penzolante nella mano destra, a ciondolare al fianco.
    Luke le aveva preso la mano e lei non si era opposta. Sentiva Pater che parlava della mamma, che era successa una cosa in strada, che lei doveva restare lì, restare in camera con le luci accese.
    Ma non c'erano luci e neppure il Ragazzo-Stella brillava più. Erano le catacombe, era la miseria di Santa Maria Sopra Minerva, dove aveva trascorso quell'anno orribile. Ecco perché quel fetore le era tornato familiare: così odoravano i clochard romani.

    Insieme., ripeté Luke.
    Mi fa male il seno sinistro. Credo che sia colpa del muro e dei rumori.
    Comunque è illogico.
    Io non capisco.


    Prudentemente intrecciò le dita a quelle del compagno di Casa. Sì, poteva andare.

    Ma obbedisco, sì?

    Obbedire senza capire. Sertoria non era più Sertoria.

    Máiréad Callaghan takasugi; NukEddy
    Sertoria farà tutto quello che la compagnia deciderà di fare nei prossimi post. Potete dare per scontato il suo contributo.
    Non ho i parametri sufficientemente alti, né in Carisma, né in Intuito, né in Saggezza. Ergo: manovalanza 😅

    Sertoria Eburneo: Carisma 4 (3), Prontezza 7 (4), Saggezza 12 (9)
    Piaga: la Puzzola
    Ogni sorta di puzza disgustosa e maleodorante impregna te e i tuoi vestiti, senza che alcun tipo di sapone riesca a rimediare anche parzialmente al problema. La sua potenza non dà pace nemmeno a te stessa, tanto da distrarti costantemente e provocarti conati di vomito. A questo punto decretare la conseguenza peggiore, ovvero temere di avvicinarti agli altri o svenire per il forte odore, è un'ardua impresa.

    Concluso l'effetto del Classic Cunning-crack
     
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    Ghiaccio VI Anno
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    Il Caposcuola, che aveva avuto il ruolo di apripista per l'agglomerato di studenti che aveva deciso di restare ad osservare cosa quel muro avesse da offrir loro, era stato richiamato dalla Allen; la tempestosa, difatti, stava riuscendo in un funambolico numero di fluttuazione incontrollata, o era semplicemente vittima dell'attacco di una qualche strana forza paranormale.

    D-dovremmo aiutare.
    Sai chi campa cent'anni, Fontana?
    Sì...
    E allora stai. Zitto.


    L'esile, ma spavaldo corpicino del ghiaccio, iniziò quindi a fare rapidamente i suoi passi, bacchetta alla mano, verso l'ignoto che li attendeva lì avanti, mentre Lorenzo cominciava a perdere le speranze di poter riprendere il controllo del corpo che, almeno fino a qualche minuto prima, aveva sempre riconosciuto come suo. Insomma, sembrava sapere costantemente a cosa stava pensando.

    Duh, sono nella tua testa, ovvio che lo so idiota. Ma ce la fai?

    Tuttavia, quello che nemmeno il ben più coraggioso Louie avrebbe potuto prevedere, fu l'improvviso blackout che colse il ragazzino, solo e distaccato dal resto del gruppo.

    Ma porco...
    No!
    Lumos.


    Nulla. L'espressione mutò da sprezzante a dubbiosa, quasi irritata davanti a quel fallimento.

    Ma che diavolo?
    Scappa.

    Entrambe le voci che per ora avevano discusso animatamente fra loro, rimasero senza parole davanti ad un unico lemma, pronunciato da... Simone Fontana?

    Papà?
    Stanno arrivando.
    Chi?
    Hanno ucciso tua madre, ora vogliono noi. Siamo Babbani, ci daranno sempre la caccia.
    Cosa?

    Un urlo, agonizzante.

    Papà!
    Complimenti Lorenzo, ancora una volta il tuo incredibile cervellino si è applicato, ed è giunto alla conclusione sbagliata.


    Solo in quell'istante il rosso si accorse di un particolare che, forse, prima gli era sfuggito: quello stronzo che aveva posseduto il corpo del parmense era terrorizzato, benché non lo desse a vedere, e lui riusciva a leggere i suoi pensieri e le sue emozioni come fossero le sue. Quella che prima lui aveva descritto, era una relazione biunivoca.
    Il respiro del suo corpo si fece più pesante.

    La bacchetta che non si accende, tutti che fanno cazzate, urla di tuo padre ad Amestris... Cristo, nemmeno il fatto che adesso ci sia io a controllare il tuo pisello moscio, ti fa pensare a nulla?
    Siamo tutti vittime di qualcosa.
    Ma non mi dire!


    Il ragazzino in completo era paralizzato, e con la destra leggermente protesa in avanti, bacchetta ben salda, di tanto in tanto faceva qualche scatto a destra o a manca, sentendo ancora quelle strane voci assalirgli la mente. Era forse troppo distante per poter udire chiaramente le voci degli altri, ché si era continuato ad inoltrare in quella nuova, interessante strada sotterranea, fin quando non c'era stato il buio più totale; più che chiare dichiarazioni di quanto fosse fasullo ciò che stavano vivendo, alle sue orecchie parevano solo urla sconnesse.*

    Ora che hai finito di piangere come una puttanella, dammi una fottuta mano a uscire di qui, eh?!

    Deglutì, continuando a sudare copiosamente, mentre le pupille andavano a destra e a manca, quasi sperando in una flebile apertura luminosa che avrebbe potuto fargli strada.

    *Il fesso ha un intuito così basso che non si accorgerebbe di un pollo che gli urla nelle orecchie.

    L'unico valore superiore al 10, considerate le riduzioni della maledizione, è quello di Saggezza, che mi consente di capire che "qualcosa non va".

    Lorenzo Fontana: Carisma 13 (3), Intuito 9 (7)
    Piaga: il Gatto
    Lorenzo ora è solo una delle tante identità che possiedi, momentaneamente quella dominante. Soffri di un disturbo multiplo della personalità cambiando allineamento (a caso, purché ci sia varietà) da un momento all'altro, senza preavviso seppur per pochi minuti. Quanti nuovi "io" sono dentro di te? Chissà, sta a te scoprire i loro nomi, ma occhio alle future crisi d'identità e soprattutto non permettere che una di loro prenda il controllo su di te.
    Frequenza: primo post di ogni role; si ripete ogni 5 post della stessa. (1/5)
    Personalità attuale: Louie Tarhei, Caotico-Malvagio.
    Usati per ora: Lollo (LN), Louie (CM)
     
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    Frozen Wiz
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    Ci fu un attimo di stallo, il muro che fino a poco prima li rincorreva sembrava essersi congelato, forse proprio dovuto al fatto che li in quella zona delle segrete il freddo era davvero palpabile, Mattia era costretto a usare le sue braccia per strofinarsi le gambe, la bacchetta ormai non ricordava dove l'avesse vista l'ultima volta, stranamente però le lumache avevano smesso di uscirgli dalla bocca.

    Qualcuno mi aiuti, la mia bacchetta, dov'è la mia bacchetta?

    era disperato l'unica cosa preziosa in quel momento era scomparsa, ma la sfortuna non era finita, un brivido pervase il corpo del povero Mattia e delle voci incominciarono a prendere il sopravvento su di lui:

    Mattia corri, aiutaci!

    La voce del padre era nitida nella testa di Mattia che non riusciva a capire cosa stesse succedendo, i suoi genitori erano li intrappolati?

    Amore della mamma corri! aiuto!

    Ora la voce della madre rimbombava nell'aria, il ragazzo impaurito si era inginocchiato a terra e con le mani sulle orecchie aveva incominciato a gridare:

    Mamma, papà dove siete? dove siete?

    Il freddo, la paura erano dei sentimenti bruttissimi da provare, e lui li stava vivendo entrambi e in maniera amplificata, non sapendo come reagire come liberarsi della paura, vedendo però i suoi compagni proseguire avanti, decise di iniziare a correre al buio piangendo.

    Ma..Mamma, ... Papà.... dove siete?

    Piangendo e correndo non aveva minimamente idea di dove sarebbe finito, ma la paura aveva avuto il sopravvento su di lui, l'unica cosa che si sentiva di fare era correre, giusta o sbagliata che fosse.
    Il freddo era diventato ingestibile, la paura lo stava divorando da dentro, pezzo per pezzo, ormai sembrava essersi perso nell'oblio del buio.

    Mattia Aiuto!!!

    Per non dimenticare ecco che altre voci familiari incominciarono a riempirgli la mente:

    Salvaci ragazzo

    Era la voce dei nonni ne era certo, anche loro erano li? forse anche lui era già morto? la corsa sarebbe terminata in due modi, o con una via d'uscita o con la morte, Mattia ebbe un sussulto sentendo una ragazza urlare:

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Non riusciva a credergli la paura ormai l'aveva fatto suo, il suo corpo non aveva più controllo, tremava piangeva e urlava dalla disperazione:

    Aiuto! Aiuto qualcuno mi aiuti, devo salvare la mia famiglia!

    Più urlava più si spaventava ormai era un circolo dal quale chi sa quando sarebbe uscito, sempre se sarebbe uscito.
    Quella che un tempo era una corsa o meglio il suo movimento, ormai era diventato un camminare disperato verso una meta ignota, con il corpo colmo di paura, gli occhi chiusi e la faccia inondata di lacrime.

    Post 1/4
    Affinità 5 (4), Carisma 12 (9), Prontezza 4 (2)
    Piaga: la Lumaca
    Definirti maldestro è dire poco. Qualunque oggetto che afferri ti cade irrimediabilmente di mano, come se fossi cosparso di una strana viscida sostanza che non consente ai polpastrelli di esercitare la giusta presa. Inoltre, durante alcuni momenti della giornata, sei assalito da violenti conati che si concludono nel vomitare lumache a più non posso senza controllo. Non tutti potrebbero apprezzare i bavosi ricordini che lasci in giro.
    Frequenza: primo post di ogni role; si ripete ogni 5 post della stessa.

    Mattia non trova la bacchetta, a causa della corsa contro il tempo non sa dove sia finitaIl Tessitore
     
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    Bellamy non si era sentito così smarrito nemmeno quando aveva dodici anni e si era ritrovato ad affrontare mummie, Yuki e Golem. Oppure quando, l'anno successivo, la Spirale dell'Oscurità aveva attaccato l'Accademia. Nemmeno nella piramide in cui, qualche mese prima, stavano rischiando di rimanere tutti quanti intrappolati per via di qualcosa che era andato storto. Quella volta, invece, era confuso e disorientato, non riusciva nemmeno ad agire d'istinto così come faceva sempre e comunque. Non riusciva a prendere le redini di quella biga di quella situazione, che sembrava peggiorare secondo dopo secondo. Eppure era il Caposcuola, era suo compito assicurarsi che tutti uscissero da lì sotto vivi.
    La differenza principale tra i nemici che aveva affrontato in passato e quello che stavano affrontando ora, era una: quel nemico era invisibile. Nessuno aveva idea di cosa stesse succedendo. Nessuno sapeva se era qualcuno ad attaccarli, o se era semplice magia. Ma magia ad opera di chi? E che cosa dovevano fare per uscirne? Come potevano capirlo se non c'era, fisicamente, nessuno a fare loro del male?
    Ciò che aveva deciso di sballonzolare Coral da una parte all'altra di quel corridoio aveva deciso anche che lui non potesse fare nulla per aiutarla. Vide la ragazza cadere rovinosamente al suolo e sentì il proprio cuore perdere parecchi battiti, un attimo prima di iniziare a correre insieme a lei verso l'oscurità.
    Erano tutti lì, eppure non si vedeva nessuno. Non si vedeva nulla. Buio totale, e a giudicare da ciò che poteva sentire gli incantesimi non funzionavano. Avrebbero dovuto abituarsi a quel buio terrificante e apparentemente anche a quel freddo, capace di raggiungere le ossa e far tremare ognuno di loro. Nessuno poteva fare nulla per accendere la luce o cercare di scaldarsi.
    Il ragazzino irlandese faceva di tutto per restare il più possibile al fianco dell'altra Caposcuola. Anche se non poteva vederla, sapeva che era lì con lui e che non si sarebbero separati. Intanto la situazione della sua mano sinistra non era cambiata molto. Gli sembrava di non averla attaccata al polso, come se fosse perennemente addormentata e non avesse alcuna intenzione di svegliarsi. La cosa lo preoccupava parecchio, perchè tenere la bacchetta con la mano destra era la cosa più strana e contro natura che potesse fare, non si sentiva affatto a suo agio, si sentiva incapace.

    A-avanti, non vi fermate qui.

    Cercò di suggerire a chiunque gli fosse intorno, anche se con fare piuttosto titubante. Del suo carattere forte e della sua leadership sembrava essere rimasto ben poco quella sera, per motivi a lui sconosciuti. Studenti più piccoli e di solito meno intraprendenti di lui stavano riuscendo a gestire meglio quella situazione, o almeno ci stavano provando. Anche lui ci stava provando, ma non sembrava esserne molto convinto.
    Tutto quel buio era spaventoso, eppure lui non aveva mai avuto paura di niente.

    Non smettete mai di camminare, è solo un corridoio...

    Non è solo un corridoio, Bellamy...sei davvero così stupido da non rendertene conto?!

    Eh?

    Il ragazzo irlandese si girò di scatto nella direzione in cui credeva si trovasse l'altra Caposcuola, ma era impossibile dire se si trovasse effettivamente là. Sentiva la sua voce angosciata parlargli, come se stesse soffrendo.

    Devi fare qualcosa! Muoviti Bellamy, non riuscirò a resistere ancora a lungo!

    Resistere a cosa?! Dove sei Coral?!

    Coral non l'aveva mai chiamato col suo vero nome così tante volte in poco tempo, era raro che accadesse infatti. Era successo in occasioni più speciali, ma decisamente diversa da quella. C'era qualcosa che non andava, qualcosa che non quadrava. Sentiva la voce della ragazza chiedere aiuto, eppure non era effettivamente lei a parlare. Però la sentiva, e le rispondeva. Agli occhi altrui dava l'idea di star parlando da solo, ma lui stava parlando con la Coral che nella sua testa lo chiamava e gli chiedeva aiuto.

    Troppo tardi, ormai è troppo tardi...non puoi più fare nulla.

    NO!

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Un'illusione. Era tutto troppo improbabile per essere reale. Non era vero. Coral non lo stava abbandonando.
    Eppure quasi non riusciva a muoversi, come se i suoi piedi si fossero fusi con il pavimento freddo delle segrete e non fossero più in grado di farlo spostare. Era totalmente paralizzato. La mano destra, quella che sapeva di avere ancora attaccata al polso, tremava per il panico e cercava la figura della compagna. Un braccio, una mano, la schiena, una pezzo di stoffa del vestito...qualsiasi cosa, ma doveva toccarla, doveva sentire lui stesso che si trovava lì vicino a non l'aveva abbandonato, non era in pericolo di vita, che era lì con lui.

    Coral d-dove sei?

    Doveva essere per forza da quelle parti, perchè quelle grida non potevano essere reali...o forse sì? Non avrebbe saputo dirlo con certezza, eppure Cyrene era sembrata piuttosto sicura di quello che aveva gridato a tutti.
    Una cosa però era evidente: sentire la studentessa della Tempesta chiedergli aiuto in quel modo, senza che lui potesse fare nulla di concreto per aiutarla davvero, l'aveva paralizzato in un modo che non si sarebbe aspettato mai. Forse perchè era più debole di quanto voleva far credere a tutti.

    Bellamy non fa nulla, si impanica e basta (?), dubita del fatto che sia tutto reale ed immagina sia un'illusione, ma è bloccato dal terrore per il carisma troppo basso.

    Saggezza: 32
    Capacità Magiche: 37 (25)
    Manualità: 24 (17)
    Riflessi: Agilità: 23 - Prontezza: 21
    Sensibilità: Intuito: 13 - Affinità: 19
    Carisma: 30 (20)
    Prestanza: Robusta

    Piaga: il Serpente
    La tua mano dominante non è più utilizzabile, come se non rispondesse più o fosse profondamente addormentata, il che limita pesantemente lo svolgimento della maggior parte delle azioni quotidiane. Impugnare una bacchetta, interagire con piante, fabbricare pozioni, persino scrivere: la tua manualità è compromessa e a meno che non impari a utilizzare l'altra serve trovare alternative valide.
    Frequenza: costante, a partire dal prossimo post in questo topic.
     
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    Il dolore che provò all'anca quando finalmente la mano invisibile decise di lasciarla andare, non fu paragonabile ad altri di cui aveva memoria.
    Con ancora il cuore in gola, Coral tentò di rimettersi in piedi, mentre la testa continuava a credere ancora di volare. Dovette aggrapparsi a Bellamy, fortunatamente vicino a lei, per evitare di cadere ancora una volta.
    E così rimase per qualche istante, ancorata su di lui fino a quando il mondo non smise di girarle attorno. Trattenne una lacrima, anche, perché non amava sentirsi impotente, soprattutto davanti ad altra gente.
    Usò Bellamy come scudo per non cadere e per non mostrare ad altri le sue fragilità.
    Trovarsi nel buio, paradossalmente, fu quindi un sollievo: nessuno poteva scorgerla mentre le lacrime le rigavano il viso in silenzio.
    Il terrore delle vertigini e del volo l'avevano accompagnata da sempre, rendendole difficili se non impossibili le vecchie lezioni di Wood; tutt'oggi si rifiutava categoricamente su utilizzare un manico di scopa.
    Trovarsi sospesa per aria in balia di una forza incontrollabile le aveva ricordato quanto fosse piccola, nonostante tutto, preda della paura, rievocata anche da altri episodi spiacevoli vissuti nel suo passato ad Amestris: dal volo inaspettato in Sala Grande a seguito dell'assunzione di muffin incantati, alla sua avventura sul Platano Picchiatore per salvare Bellamy.
    Sembrava quasi che Amestris sapesse leggere nel suo cuore, riconoscendo le sue paure e continuando ad affiancarle ad esse per... Sadismo? Incoraggiamento?
    Coral non lo sapeva. Sapeva solo che sperava di non dovere subire mai più nulla del genere, anche se la nausea e un profondo senso di disagio continuavano a camminare insieme a lei per quel buio corridoio.
    Fino a qualche anno prima Coral aveva avuto il terrore anche di quello, oltre che del volo. Poi, crescendo, aveva imparato ad amare il conforto che solo quella calda coperta scura sapeva darle, lasciandola sola con se stessa.
    Quel buio però non era caldo, né confortevole.
    Al contrario, si sentiva solleticata da lui in maniera sgradevole, come fosse fatto di artigli capaci di graffiarla sulla nuca e colmarla di fastidiosi brividi lungo tutto il corpo. I suoni sinistri, poi, non potevano che metterla sull'attenti: strinse con forza la bacchetta, come se soltanto quel gesto potesse darle la forza di cui aveva bisogno per riuscire ad affrontare l'oscurità.

    April.

    E poi un urlo improvviso riecheggiò nella sua mente: era sua sorella. Non aveva dubbi a riguardo.
    A quello si aggiunse una richiesta di aiuto da parte di suo padre, che l'implorava di portarlo via da quel mondo fatto di magie e maledizioni; persino sua madre, la persona più forte che conosceva, piangeva implorando pietà e misericordia.
    Coral si fermò d'un tratto in mezzo al corridoio scuro, mentre il terrore cominciava a salirle dalle viscere, mischiandosi alla nausea. Deglutì, lasciando scorrere le lacrime ed insieme ad esse la sensazione di essere vittima di qualcosa, una magia dai toni illusori molto forti, ipotesi confermata anche dai compagni vicini.
    Respirò con affanno di fronte a quelle urla che, di nuovo, riuscirono a farla sentire impotente.

    Bellamy...

    Singhiozzò Coral, cercando nel buio la mano del compagno al suono della sua voce.
    La trovò e la strinse talmente tanto forte da sentire gelare le nocche, ma non le importava. Bellamy era lì, lo sapeva, come sapeva che i suoi genitori non potevano trovarsi ad Amestris: sua sorella a quell'ora stava sicuramente festeggiando Halloween con la sua comitiva di amici universitari; suo padre invece aveva di certo la TV e qualche campionato sportivo a fargli compagnia; e sua madre, da sola, si trovava seduta sul divano a cucire, lamentandosi del marito costantemente soggiogato dalla TV.
    Sentiva ancora le urla e il dolore al cuore che queste le procuravano, ma quella certezza le diede la forza sufficiente per continuare ad avanzare, ancora e ancora, fino a quando non fossero usciti dal buio.
    Non provò nemmeno a scagliare un Controincantesimo, ché la paura e il disagio provati in quell'istante la lasciavano appena con la forza di camminare, e nient'altro, in cerca della luce.
     
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    Londra, Regno Unito

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    Salvo poche eccezioni, nessuna ricorrenza degna d'esser festeggiata per gli studenti aveva la stessa valenza giocosa e celebrativa per gli adulti, ed era facile assistere così a due mondi lontanissimi scontrarsi per indole, atteggiamento, o più semplicemente natura sullo stesso campo di battaglia.
    Il tavolo dei docenti si stagliava dal fondo della Sala Grande come una barriera a veglia della cena libera di Halloween, una tradizione al contrario, la perfetta negazione della festa. Il passo tra il tenersi lontano dai giochi di bambini e il vietare un'occasione di divertimento innocente era sufficientemente lungo: Andrew, solo sorseggiando del succo di zucca particolarmente dolce dal suo calice, ritenne di aver partecipato a modo suo. Per gli insegnanti era una cena come un'altra, eccezion fatta per il panorama della Sala, assai più disordinato del solito, e per l'atmosfera fibrillante. Il prolungarsi della fasta ben oltre il solito orario, anzi, aveva diluito persino le conversazioni tra i colleghi, almeno intorno ad Andrew. Un altro sorso di succo e le sopracciglia aggrottate nello sforzo di ricordare l'ultima parola proferita verso uno o l'altro lato del tavolo: un pensiero senza struttura né pretese, in un momento di particolare noia, interrotto senza preavviso dal più inaspettato degli ospiti.

    Laice.

    Istintivamente il Preside arretrò sulla sedia, tutte le attenzioni catturate dall'intervento del poltergeist più fastidioso del castello, manifestatosi improvvisamente al suo cospetto. Inarcò scettico le sopracciglia, ben conscio che da una creatura del caos, in una serata di giochi e scherzi come quella, non ci si potesse attendere altro che provocazioni e malefatte.

    Va', Laice.

    Comandò, inutilmente. Laice il poltergeist era uno dei pochi abitanti del castello, animati, inanimati, vivi o non più su cui l'uomo non avesse alcuna reale autorità. La sua arcinota inclinazione al subbuglio era in grado di declassare qualunque cosa blaterasse a un dispetto fine a se stesso, persino se i soggetti del suo cianciare erano studenti in giro per il castello alle soglie del coprifuoco. Laice semplicemente non poteva godere di alcuna credibilità e se pure Andrew aveva dubitato un istante che potesse star riportando il vero, non era in alcun caso saggio mostrarle attenzione senza alcun filtro e così non lo fece. Al poltergeist, tuttavia, si aggiunsero fantasmi uno dopo l'altro a confermare la storia, presenze solitamente neutre se non direttamente interpellate o, per i protettori delle Casate, in casi di interesse specifico dei loro colori. La narrazione, non difforme, acquistò un senso nuovo e Andrew si alzò in piedi con una compostezza stonata, in un gesto lungo quanto un respiro profondo.

    Intrappolati.

    Ripeté, così lento da sillabare, persino, quella singola parola. L'idea di chiamare Prefetti e Caposcuola all'ordine morì in gola quando tre degli otto finirono nella lista del fantasma di Victoria, mentre un'inquietudine sinistra iniziava ad agitargli i pensieri. Si concentrò sull'indisciplina delle figure studentesche più importanti, come se fosse la causa ricorrete di tutti i mali, ben cosciente in cuor suo che la triste tradizione di Halloween, tra quelle mura, riservava ogni anno risvolti inaspettati e, a quanto pareva, inevitabili. Non faceva eccezione neppure il 2031.

    Quanti, Reeds?

    Fulminò con lo sguardo il Capitano di Quidditch del Ghiaccio, voltandosi di scatto verso di lui al suo contributo, subito dopo i fantasmi. Ma la domanda del Preside non necessitava di alcuna vera risposta da parte del giovane. Erano almeno in tre, stando alle voci, e non più di una trentina, a giudicare dalla sala ancora gremita. L'uomo lo congedò allora senza altre parole e si voltò verso gli altri docenti, alcuni dei quali già comprensibilmente in allarme.

    Non scateniamo il panico.

    Il tono fu appena sufficiente per raggiungere i più vicini, agli altri sarebbe servito un passaparola. Fino a prova contraria, poteva trattarsi di uno scherzo tanto grande, così com'era orchestrato, quanto di pessimo gusto.

    Evitiamo che altri studenti sgattaiolino fuori dalla Sala Grande.
    Io scendo a vedere cosa accade. Qualcuno venga con me ma qualcuno resti.
    In caso di necessità, saprete.


    Le segrete erano spoglie di quadri, un mezzo di comunicazione estremamente efficace nella vastità del castello. Ma, coi fantasmi che salivano e scendevano attraverso il pavimento e con la possibilità estrema di utilizzare un Patronus, Andrew si apprestò a lasciare la Sala Grande senza eccessivi patemi.

    [Nelle segrete]



    I cunicoli che si dipanavano sotto i piani del castello costituivano un mistero per lo stesso Andrew, sebbene fosse Preside della scuoia da ormai diversi anni, per una motivazione assai banale: rare erano state le occasioni per le quali fosse necessario che vi si recasse e di sua volontà aveva sempre preferito mantenersi in luoghi diversi, come i suoi uffici o le aule.
    Ciononostante i corridoi erano bui, umidi e freddi com'erano sempre stati, anche le rare volte che aveva dovuto attraversarli per raggiungere gli elfi nelle cucine o, anni prima, per soccorrere uno studente intossicato da un fungo velenoso. Avanzava deciso, il mantello che frusciava alle sue spalle, scegliendo di volta in volta la strada che più dava l'impressione di andare a fondo del dedalo ma senza alcuna garanzia di riuscita. Passo movimentato e ininterrotto, scorrendo celle, griglie arrugginite, statue di antiche creature e bivi, uno dopo l'altro, tutti uguali. Il fiato sempre più corto, Andrew trovava più preoccupante la progressiva mancanza di qualunque suono, rispetto all'evidenza di qualsivoglia minaccia. Erano trascorsi diversi minuti di silenzio ed esplorazione senza che una sola presenza si fosse manifestata in tutti i metri di segrete ormai passati al setaccio.

    Appare Vestigium.

    Sguainò la bacchetta all'improvviso, dinanzi a quello che aveva l'aria di essere un vicolo cieco, avvolto nel buio di un cunicolo profondo e senza apparente sbocco, e attese che le sue capacità di Tracciante facessero il resto.
     
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    [Segrete]


    Eco.

    La voce di Sertoria fece, letteralmente, eco al suo “diminuendo”.
    La vide solo una volta lanciato il sigillo risonante, ma, ancor prima della vista, ad avvertirla della sua presenza fu l’olfatto: la ragazzina, infatti, emanava un odore fortissimo, una puzza pungente che era impossibile ignorare.
    Come aveva fatto a non sentirla prima?
    Forse il fatto che non le era mai stata vicina fino a quel momento aveva aiutato. Non conosceva bene Sertoria, ma erano coetanee e spesso a lezione insieme ed era piuttosto sicura di non aver mai percepito un odore del genere vicino a lei. Sicuramente era successo qualcosa.

    Tuttavia, non c’era il tempo di farsi distrarre da quel fetore e nemmeno di ragionare su quel che lei aveva detto, perché di aritmanzia non sapeva proprio nulla e poteva solo sperare che servisse a qualcosa.
    Si allontanò da lei ma non abbastanza da non sentirla vomitare alle sue spalle, perché ogni minimo rumore le penetrava le orecchie e la portava a guardarsi attorno guardinga fino ad assicurarsi da quale direzione venisse.
    In questo modo si accorse pure che il suo incantesimo non aveva sortito alcun effetto.

    Tutto ok?

    Le chiese velocemente, affiancandosi a lei per qualche istante prima di riprendere la sua corsa in direzione opposta del muro e fermarsi solo quando di fronte ci fu il buio totale.

    Oh no..

    Dapprima le uscì un sussurro, udibile solo a se stessa.

    No! No!

    Scosse il capo più volte, accentuando il diniego verbale, mentre quei “no” uscivano adesso forti e chiari dalla sua bocca.

    Lumos!
    Lumos!
    Lumos!


    Continuò a pronunciare la formula con fare quasi isterico nella speranza che la punta di questa si accendesse e tornasse a fare luce, ma sembrava aver perso la sua magia. Che si fosse rotta?
    Il terrore iniziò ad impossessarsi di lei, sentiva di non poter affrontare quelle tenebre senza l’aiuto di una qualsiasi fonte di luce, ma non riusciva a spiegarsi il perchè. Non aveva mai avuto paura del buio, perché adesso invece il pensiero di fare qualsiasi cosa al buoi la terrorizzava?
    Stava provando a razionalizzare la cosa, ma proprio non ce la faceva.
    In più, iniziava a sentire tanto freddo, il lupetto bianco che indossava e che finora l’aveva scaldata adesso sembrava non bastare.
    Percepiva le sue ginocchia tremare ma non capiva se tremavano di paura o di freddo.

    Non c’era più nessuno vicino a lei, Sertoria si era allontanata. Era sola, completamente sola, immobilizzata dalla paura, con il cuore che rimbombava nel suo petto e nelle sue orecchie, disorientata per il buio e infastidita dal continuo ticchettio delle tubature.
    Non era in grado di compiere nessun movimento, non riuscì nemmeno a portarsi le mani alle orecchie quando iniziò a sentire le urla. Dapprima lontane e sfuocate, poi sempre più vicine e nitide.
    Inclinò leggermente il capo, ma il resto del corpo rimase immobile.

    Aiuto!
    Fu la prima parola che riconobbe.
    Aiutaci Alex!
    Non era una sola voce, erano due, quelle di entrambi i suoi genitori.
    Come potevano trovarsi anche loro nelle segrete?
    Era assurdo, ma, seppur le stessero chiedendo aiuto, lei trovò quasi consolatorio il fatto che fossero lì anche loro.

    Mamma, papa..
    Piagnucolò, tirando sù con il naso.
    Dove siete?
    Provò a cercarli nell’oscurità, ma i suoi piedi sembravano incollati a quel pavimento gelido. I suoi occhi non vedevano nulla, solo le sue orecchie continuavano a sentire i lamenti delle persone che amava.

    Aiutaci Alex!
    Non riesco a muovermi! Ho paura!
    Rispose con decisione, come se fosse una bambina ribelle e fossero loro a doverla salvare.
    Non capiva cose stesse succedendo, non riusciva a pensare lucidamente né, tantomeno, a formulare una spiegazione logica a tutto quel che stava vivendo. Era paralizzata, non solo fisicamente, ma anche e soprattutto mentalmente. Non era mai stata una tipa particolarmente coraggiosa, ma in quella situazione stavano emergendo tutte le sue fragilità, anche quelle che non sapeva di avere.

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Ancora una volta, il primo monito le arrivò alle orecchie lontano ed ovattato. Non riuscì a distinguere da chi arrivasse, né a capire davvero il senso di quelle parole. Le sembravano pervenire ancora dalla sua testa, o da qualche fantasma, o da qualche essere sovrannaturale, quindi non gli diede peso.

    NON E' REALE, NON C'E' NESSUNO A PARTE NOI, QUI. E' UN'ILLUSIONE!

    Qualcuno ripetè ancora ma stavolta la voce le giunse più chiara, più famigliare.

    E’ quella di Kyle!

    Come se stesse rispondendo ad una domanda mai posta.
    Qualcosa nella sua mente riprese a muoversi, una piccola rotella in mezzo ad una serie di ingranaggi fermi, eppure non era sufficiente per fare altro, per darle la scosse di muoversi da quella piastrella su cui era ancora ancorata.

    Forza! Ora fermarci possiamo non, avanti andare dobbiamo.

    Ho troppa paura!

    Rispose a Luke Lygeon , senza nemmeno esser certa che lui potesse sentirla, o che potesse anche solo interessarsi a ciò che aveva da dire.
    In realtà, non avrebbe nemmeno scommesso sul fatto che fosse effettivamente lui, visto che non lo conosceva a tal punto da riconoscerne la voce. Poco importava, comunque, perché quella di Alexandra era una richiesta di aiuto in piena regola.
    Sperava solo che qualcuno, chiunque, potesse correre in suo soccorso.

    Alexandra è in preda al panico, non ha i parametri per fare niente ed in più è terrorizzata dal buio per colpa della sua piaga.

    Alexandra Wigley: Affinità 9 (7), Carisma 9 (7), Saggezza 9 (7)
    Piaga: la Falena
    Sei assillata ogni notte da incubi che non ti consentono di riposarti come vorresti e ti deconcentrano durante l'arco della giornata: ogni rumore ti spaventa, rendendoti sfiduciosa anche di chi ti è intorno. Inoltre cerchi sempre conforto nella luce, preferendo le zone più soleggiate del castello o evocando con la magia fonti luminose nei luoghi più bui.
    Frequenza: costante, a partire dal prossimo vostro post in questo topic.
     
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    Ascoltare le parole di Laice e dei fantasmi non creò nel cuore di Mikal il panico di cui solitamente veniva investito in circostanze di quella portata.
    Dopo anni ad Amestris, aveva fatto pace con l'idea che quel posto avrebbe celato di tanto in tanto delle avversità con cui doversi confrontare, come fosse comune certezza che quel luogo fosse casa oltre che di bellezza anche di maledizioni. La consapevolezza la rese pacata, ma non meno preoccupata: si voltò in cerca del Preside come potesse darle la risposta che cercava, un posto da occupare in quei momenti di possibile pericolo.
    La donna, d'altra parte, non era figlia dell'istinto né tanto meno dell'eroismo più adatto a gente come Johanna, la Harp o persino lo stesso Preside.
    Eppure, l'idea che dei ragazzi, i suoi ragazzi potessero essere in pericolo, la sconvolse a tal punto da farle desiderare ardentemente il rischio purché potesse servire a qualcosa. Lasciò cadere sul piatto ciò che stava mangiando, aspettando di sentire quali fossero gli ordini del Preside.

    Segrete


    Al via libera, Mikal si alzò senza attendere oltre, convinta che l'essere Responsabile rendesse pienamente i ragazzi una sua responsabilità: se non fosse riuscita ad attaccare qualunque cosa li tenesse imprigionati - sempre se si trattasse concretamente di qualcosa -, avrebbe certamente saputo come proteggerli.
    Si apprestò a seguire il Preside in silenzio cercando di nascondere agli studenti il più possibile la preoccupazione segnata sul suo volto, almeno fino a quando non si lasciò alle spalle la Sala Grande. A quel punto, si lasciò andare a respiri più veloci, permettendo che il panico l'attanagliasse per il solo tempo che l'avrebbe separata dalle Segrete.

    Le Segrete.
    Credi davvero ci sia qualcosa?


    Chiese con fare preoccupato al Preside, ricordando le voci che la riguardavano mentre cercava di mantenere il passo per non rimanere indietro e soprattutto da sola.
    Mikal non era solita frequentare quella parte del Castello, relegata al contrario alla sua parte più alta, le torri.
    Amava l'aria aperta, la natura e la vista del cielo, possibilità che in quel luogo morivano dietro al desiderio. Si sentì soffocare all'odore di umido e dalla vista del buio, accerchiata da un silenzio che non era mai stato tanto angosciante quanto in quell'occasione, considerato che nel silenzio, di solito, trovava un valido alleato.
    Portò in alto la bacchetta in cerca di luce, aspettando di percorrere quei cunicoli nella speranza di trovare soltanto dei ragazzi a fare baldoria piuttosto che un ennesimo, ignoto nemico da affrontare.

    In borsa ho:

    x Occhio di Gatto: Pietra preziosa di forma sferica ed opaca. Dorata, capace di riflettere le fonti luminose e molto simile ad un occhio di gatto. È stata incantata da Mikal grazie ad un Rito Astronomico, conferendole capacità legate al Pianeta Giove. Se e solo se, verrà descritta all’inizio di Role, Quest o Avventure, o se inserita in borsa, conferirà +4 CM in Incantesimi di tipo difensivo, elettrici e curativi.
     
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138 replies since 22/10/2020, 21:10   4827 views
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