Amestris e l'eco del sottosuolo

Capitolo II - Halloween 2031

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    31 Ottobre 2031 - 19:00

    Halloween Hogwarts



    Sette rintocchi di campana sancirono l’inizio della cena. Al castello di Amestris non ce n’erano di vere, ma la magia poteva tutto e, per la cena più spettrale dell’anno, l’atmosfera della Sala Grande addobbata a festa non lasciava niente all’immaginazione.
    C’erano zucche ovunque: per terra, negli angoli, anche a mezz’aria e qualcuno dei più alti rischiava di cozzarci la fronte. E poi le fiammelle soffuse delle candele incantate, che rendevano l’aria più mistica del solito, allungando sulla pietra ombre tremolanti, di tanto in tanto, ragnatele appiccicose che si staccavano dalle pareti e penzolavano lungo le mura, ondeggiando come banderuole al passaggio. Sul soffitto incantato, tempeste spaventose si scatenavano e d’improvviso accendevano la Sala con lampi azzurrini e intermittenti, mentre improbabili stormi di pipistrelli svolazzavano e strepitavano sulle teste, fino a svanire nel nulla e ricominciare l’evoluzione, comparendo chissà dove.
    L’aria profumava di cannella, zenzero e ogni spezia zuccherina e piccante: i tavoli, disposti ai margini della sala come in un gran buffet, erano ricolmi di prelibatezze di ogni genere, salate e dolci, preparate dalle servizievoli manine degli elfi di sotto, e già i primi studenti si stavano deliziando con un pasticcino rubato, un sorso di succo di zucca mandato giù senza troppe maniere, e scherzando coi compagni travestiti come inconsapevoli babbani qualunque.
    In un angolo del tavolo più lontano dai docenti, accomodati invece al loro tavolo come al solito, dei vassoi visibilmente diversi da quelli preparati nelle cucine dell’Accademia offrivano dolcetti speciali, dall’aspetto insolito e tremendamente più curioso. Sembrava che qualcuno li avesse ottenuti direttamente dai Tiri Vispi Weasley, con alcuni grandi classici di Halloween come il Torrone Ultrasanguinolento o le Crostatine Pipistrelline, mentre aveva iniziato a circolare la voce, tra gli studenti, che quelli più difficili da riconoscere erano stati fatti realizzare appositamente per l’occasione.

    Psst… prova con un Revelio.
    C’è l’etichetta ma non si vede.


    Diceva uno studentello anonimo della Tempesta, che sembrava sempre capitar lì per caso, eppure non faceva che dare la stessa indicazione a tutti quelli che si avvicinavano per assaggiare un pasticcino.

    Più silenziosa e ancor più strisciante, un’altra diceria si spargeva da giorni tra gli studenti ma nessuno avrebbe giurato di averla detta, o al più di averla pronunciata per primo. Ciononostante, gran parte degli studenti presenti in Sala Grande era a conoscenza del fatto che una festa vera si sarebbe scatenata in tutt’altro luogo: nel bel mezzo della cena di Halloween, un’inedita caccia al tesoro nelle Segrete, le stesse che da qualche tempo erano improvvisamente diventate protagoniste di leggende orrifiche, da quell’episodio delle scritte sull’Espresso per Amestris. E, in mancanza d’altre informazioni, le voci si erano affollate attorno al posto più misterioso del castello.
    A parte i più piccoli della scuola, come la povera Lucinda del Ghiaccio, tristemente famosa già al suo primo anno per la storiaccia durante l’arrivo a scuola e alla Cerimonia di Smistamento, era difficile trovare qualcuno che credesse davvero alle storie che circolavano. Ma nessuno sembrava fermarle, perché in fondo, oltre a creare un mistero affascinante, riecheggiavano tra i corridoi continuamente come un mostro invisibile.
    Quale momento migliore della notte del terrore per eccellenza, allora, per inoltrarsi fra quei cunicoli bui per andare incontro al mostro delle segrete?
    Si diceva di aspettare “il segnale”. Nessuno sapeva di che segnale si trattasse, né a quel punto se ci sarebbe davvero stato un segnale. Ma l’equipaggiamento era già stabilito: coraggio e bacchetta e giù per i cunicoli più sotterranei del castello. Nessuno avrebbe notato l’assenza di pochi studenti da una sala gremita a gustarsi le prelibatezze degli elfi, d’altra parte.

    E poi, impalpabili, eterei, più spettrali che mai: i fantasmi del castello scorrazzavano su e giù per la Sala Grande, ospiti onnipresenti di Amestris, eco di ciò che erano stati in vita. Scienziati ambiziosi, viaggiatori con la mente più che coi piedi, temibili marinai, streghe fiere, che nella celebrazione di Halloween vedevano l’inafferrabile ponte con il mondo dei vivi farsi più vivido e vicino. Ma per chi, come loro, la vita dopo la morte era quel sussurro eterno a metà tra l’una e l’altra, forse Halloween non era che un monito ricorrente, una nostalgia persistente. E così vagavano, vaneggiando e ammonendo, strappando dal petto urli di gelida sorpresa quando attraversavano senza ritegno il corpo di uno studente distratto, ascoltati dai più curiosi ma, in fondo, ignorati come fossero addobbi particolarmente insistenti, quasi come se le zucche che fluttuavano sulle teste si fossero messe a parlare. Ad Halloween, più che mai.


    Scadenza: 26 Ottobre incluso.
    Tutti gli studenti sanno come voce di corridoio che è stato organizzato qualcosa lontano dalla Sala Grande, ma nessuno sa bene come, quando e perché.
    Intanto, in Sala Grande, c’è da abbuffarsi.

    Lista dei dolcetti speciali
    DAI TIRI VISPI - HALLOWEEN EDITION
    • Crostatine pipistrelline: crostatine di frutta che fanno spuntar su tutto il corpo un considerevole ammasso di straccetti di pelle nera e ossicine biancastre.
    • Black Mou Mollelingua: caramelle che fanno crescere a dismisura la lingua rendendola di un nero intenso.
    • Pasticcetti Svenevoli dal terrore: fanno svenire chi li mangia per poi farli “risorgere” come zombie per 5 minuti (il PG si atteggerà come uno zombie senza rendersi conto di esserlo fino allo scadere degli effetti)
    • Torrone Ultra Sanguinolento: provocano una fortissima emorragia nasale e oculare a chi lo mangia

    EDIZIONE DOCENTI (durata 3 post)
    • Price-ous Cheesecake: tortino al formaggio e cioccolato che fa fare a chiunque lo mangi complimenti degni di Dante e Shakespeare a qualunque essere di sesso femminile nei dintorni (+2 Carisma)
    • Milky Ice-ddis: gelato al gusto fiordilatte, il gusto più vecchio del mondo, che fa “uscire il latte dalle ginocchia” a seguito della sua assunzione, provocando nel malcapitato cedimenti continui delle ginocchia una volta in piedi (-1 Prontezza, -1 Agilità)
    • Cage-colate Salami: biscotti caserecci al cacao che, una volta ingeriti, fanno provare al malcapitato una forte sensazione di... fastidio dal deretano in su, lungo tutta la schiena (-2 Agilità)
    • Levi-mon Cake: torta al limone con crema chantilly, classica ma mai fuori moda, che una volta ingerita fa sì che il malcapitato si preoccupi e abbia spropositata apprensione costante per chiunque lo circondi (+2 Affinità)
    • Orange Wade-ffle: un waffel con gustoso succo d’acero che una volta ingerito fa crescere una barba lunga e folta fin sotto gli occhi (+2 Carisma)
    • Rosen-brownie: brownie al cioccolato che una volta ingerito fa colare pus di bubotubero lungo le narici, impedendo al malcapitato la parola (per lo meno qualsiasi parola sensata…)(-1 Carisma, -1 Saggezza)
    • Cherry Puddin-nox: cremoso budino alla ciliegia che una volta ingerito fa parlare un mix di lingue diverse: giapponese, furettese, futurese, ecc. (+2 Saggezza)
    • Astr-eclaire: dolcetto oblungo di pasta choux ripieno di crema alla vaniglia che una volta ingerito porterà il malcapitato a dire, con non poco disagio, una serie di castronerie e stupidaggini dietro l’altra (-2 Saggezza)
    • Butter Cream Har-ffin: muffin con gocce di cioccolato bianco e crema di burro che una volta ingurgitato fa sprizzare scintille colorate da tutti i pori (+2 Capacità Magiche)
    • Classic Cunning-crack: classica pasta sfoglia con crema pasticcera e fragole imbevuta di un leggero tocco di rum, che, all’assunzione, rende ubriachi marci ma solo per un tempo limitato (+2 Carisma)
     
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    Coral aveva scelto con cura il costume per il suo ultimo Halloween in Sala Grande, proprio perché l'ultimo: non aveva voluto indossare nulla di evidentemente horror o splatter, né tantomeno grottesco; per questo aveva infine deciso di vestirsi di nero in una mise suadente e lineare dai tratti oscuri e tenebrosi, senza rimandare immediatamente a qualche famoso personaggio dell'horror. Voleva che chi la guardasse si stupisse, rispettandola e temendola allo stesso tempo. E se proprio gliel'avessero chiesto, avrebbe risposto di essere una Strega Oscura.
    E il risultato non le sembrava poi tanto pessimo, in realtà.
    Ma ogni barlume di minacciosa alterità che assumeva con indosso quell'abito, veniva meno nel momento in cui, durante la cena, si strafogava di cibarie varie: Coral si stava letteralmente strafogando, anche se forse avrebbe dovuto evitare visto ciò che l'avrebbe probabilmente aspettata quella notte nel Bagno dei Prefetti: lanciò un'occhiata in direzione del tavolo del Fuoco in cerca dell'altro Caposcuola, nonché suo ragazzo e neo maggiorenne.
    Coral non aveva festeggiato in alcun modo il suo ultimo compleanno, ma voleva comunque che quello del compagno rimanesse memorabile, in un modo o nell'altro.
    Per questo, gli aveva suggerito di incontrarsi nel Bagno dei Prefetti durante il giro di ronde andando contro ogni buon senso, ma in fondo quale altro momento avrebbe avuto per dargli il suo regalo di compleanno?
    Fino ad allora, comunque, aveva tempo a sufficienza per rimpinzarsi e dare giustizia a quell'ultima cena di Halloween in Sala Grande. Poi forse si sarebbe recata nelle famose segrete, dove si vociferava si tenesse un evento a tema Halloween, ma non ne era ancora certa: probabilmente avrebbe deciso sul momento, sempre si trattasse di una voce fondata.

    Ma come si fa a scegliere quale dolce mangiare?!

    Disse più a se stessa che a qualcuno nelle vicinanze, ascoltando il suggerimento di un compagno della Tempesta: strinse fra le dita la sua bacchetta, lanciando incantesimi prima ad uno e poi ad un altro dolce, evidenziando dei nomi al quanto sorprendenti.
    A quanto sembrava quei dolci erano ispirati ai loro amati docenti, e fra tutti, ce n'era uno che Coral amava più di altri: senza pensarci due volte trangugiò la Price-ous cheesecake, perché forse non sarebbe mai riuscita ad avvicinarsi più di cosi a qualcosa che lo riguardava, leccandosi le dita per la goduria.
    Si sentì strana a quel punto, ma solo per qualche istante: si voltò prima alla sua destra, poi alla sua sinistra, trovando d'un tratto più interessanti del previsto le sue concasate, in particolare la graziosa Alexandra.
    Tossì con fare nobiliare dopo avere pulito accuratamente le briciole dalla bocca, poggiando con delicatezza il tovagliolo sul piatto davanti a sé.

    Mia cara collega, questa notte la festa dell'orrore deve aver dimenticato il suo nome, poiché voi apparite ai miei occhi come candido fiore primaverile, al cospetto del quale persino la morte impallidisce e dimentica i suoi colori.
     
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    Odiava Halloween al punto che il suo umore peggiorava vistosamente man mano che s'inoltrava nel mese di Ottobre. Il ricordo di due anni prima era ancora così vivido nella sua memoria, persino inciso in bella vista sulla sua pelle, da lasciarle i brividi di puro terrore ogni volta che ci pensava, lascito di un trauma che nessuno avrebbe mai dovuto sperimentare, tanto meno a tredici anni.
    Forse, in altre circostanze, non si sarebbe neppure presentata in Sala Grande; tutti gli abiti spaventosi di cui gli studenti goliardicamente si vestivano la infastidivano, e la sua espressione lo lasciava trasparire ben più di quanto avrebbe desiderato. Non aveva nessun abito a tema, e non soltanto perché non aveva nessuna intenzione di lasciarsi coinvolgere in quella farsa: non avrebbe potuto permettersi nessun vestito al di là della sua divisa, in qualunque caso.
    Non avrebbe potuto mancare neanche quell'anno, però, e c'era una ragione ben precisa; non aveva avuto bisogno dei sussurri di chissà quali usignoli per venire a sapere che era stata organizzata una festa niente meno che nelle segrete dell'Accademia. Ogni giorno non faceva che chiedersi cosa passasse per il cervello di certe persone, ma suo malgrado lei era in parte responsabile degli studenti della sua casata in prima persona, quindi non poteva esimersi dall'essere presente.
    La Sala era addobbata all'estremo con tutti quei festoni arancioni e neri che avrebbe odiato anche se non avesse avuto spiacevoli ricordi a riguardo; se ne stava seduta al tavolo del Ghiaccio a rimuginare sulla sua zucca, una delle poche note positive che l'autunno portava con sé, anche se non era troppo in vena di mangiare. Continuava a pensare a come facessero gli studenti ad ingozzarsi di tutti quei dolci, molti dei quali era certa che avessero magici effetti collaterali che li avrebbero fatti stare male; già si vedeva i primini ignari a chiedere aiuto perché immersi nel loro stesso vomito e non riusciva a pensare ad una scena più raccapricciante. Lei, di contro, non aveva neppure pensato ad avvicinarsi al banchetto dei dolci speciali, ché anche se ne avesse avuto voglia, riteneva di avere il dovere del buonsenso che già sapeva che gli altri non avrebbero avuto. In tanti avrebbero pensato che lei fosse una persona noiosa, e già probabilmente lo stavano facendo; non che a lei importasse qualcosa.
    Avrebbe atteso quel fantomatico segnale con un certo recondito timore, covando l'ingenua speranza che di qualsiasi cosa si fosse trattato non fosse nulla di pericoloso, paranormale o potenzialmente letale.
     
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    Ghiaccio VI Anno
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    Quel giorno arriva, arrivava sempre. E col passare degli anni era difficile per Luke conciliare i sentimenti contrastanti che provava in simili occasioni di festa, quella più di qualsiasi altra. A maggior ragione poi con le voci che correvano in giro ultimamente, tra quanto accaduto a inizio anno sul treno e il non meglio specificato evento di cui tanto aveva sentito parlare. La sensazione di non poter abbassare troppo la guardia era diventata per lui ormai una certezza, a dispetto di quanto avrebbe desiderato godersi la spensieratezza di una sera e dei suoi magici fasti.

    Bei costumi ragazzi!

    Gli amici non si erano risparmiati in fantasia e, d’altro canto, non si sarebbe aspettato niente di meno da loro. Il suo costume invece era stato come sempre affidato alle cure e l’estro creativo di nonna Allie, nonché di quello spirito indomito che amava oltremisura vestirlo di ogni capo possibile e immaginabile, fossero gli abiti per lo Yule oppure quelli d’ogni giorno.
    Halloween-2031-Harry-Potter-GDR
    Così dall’anno del principe e cavalier servente, quella sera Luke era passato a trasformarsi in giovane bucaniere, con il completo procuratogli dalla nonna e un liso tricorno posto al di sopra dei capelli freschi di trasfigurazione: si era affidato o uno dei compagni più grandi per allungarli il necessario a dargli un’aria più selvaggia, da vero uomo di mare insomma. E a quanto pareva i propri sforzi non erano sfuggiti alla spettrale attenzione del fantasma della Tempesta, che suo malgrado aveva incrociato poco prima lungo il tragitto, costringendolo a sorbirsi uno dei suoi interminabili monologhi da corsaro vissuto.

    Ah, se vedete Nephyna avvertitemi. Se possibile preferirei evitarmi un altro dei suoi racconti pirateschi.

    Intanto, neanche a dirlo, la passione di Luke per la festa e i suoi dolciumi lo aveva già portato sulla soglia del ricco banchetto, indeciso su quale prelibatezza gustare per prima. Non si correva mai il rischio di sbagliare con dell’intramontabile cioccolata e caramelle assortite varie, e dopo più di qualche goloso boccone il suo sguardo non poté che ricadere sui dolcetti speciali presentati loro per l’occasione.

    Avete visto?

    Fece segno ai compagni del tavolo e le sue speciali squisitezze.
    I waffle dedicati a Wade avevano un aspetto delizioso e anche i biscotti al cioccolato della Cage non erano da meno, ma niente gli sembrava allettante quanto i muffin ispirati alla Harp. Gli saliva l’acquolina al solo pensiero. E di fatti, di lì a breve non tardò un secondo a trasformare il desiderio in realtà.

    Che buono.

    Un’espressione estatica dipinta sul volto, mentre assaporava ogni dolce nota di cioccolato mista alla cremosità e profondità del burro. E da un istante in cui sentiva scoppiare dentro di sé fuochi d’artificio per la felicità, passò all’istante in cui sorprendersi per quei fuochi d’artificio improvvisamente reali e che fuoriuscivano da ogni parte del suo corpo: un Capodanno vivente ad Halloween.

    takasugi; - NukEddy - Sertoria Eburneo - Máiréad Callaghan

    Luke ha mangiato:
    Butter Cream Har-ffin: muffin con gocce di cioccolato bianco e crema di burro che una volta ingurgitato fa sprizzare scintille colorate da tutti i pori (+2 Capacità Magiche)
     
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    Frozen Wiz
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    Ed ecco che anche quest’anno la notte di Halloween sarebbe giunta. Non era solo il calendario ad annunciarlo, ma anche quella moltitudine di zucche nella sala grande, quelle luci fioche, l’odore di zucchero, forse anche troppo esagerato, tanto da provocare anche un po’ di disgusto, ma, soprattutto, la presenza di una varietà di costumi, fattore che più tra tutti differenziava la sala comune, abituata a veder, solitamente, i soli tre colori delle casate a ricoprire i corpi degli alunni.

    La giovane non avrebbe perso l’occasione di vestirsi anch’ella, utilizzando, come costume, uno dei grandi protagonisti dell’horror babbano, il pagliaccio It.
    I capelli sarebbero stati legati in due codini, arricciandoli in una pettinatura molto curata, ossimorica rispetto al vestiario adottato, composto da un corpetto e una gonnella bianca, con tre bottoni, ricoperti da dei ponpon, rossi. Anche le gambe sarebbero ricoperte da delle lunghe calze a strisce grigie e rosse, così da non sfociare nell’inadatto con troppa nudità, e alle mani dei guanti di pelle bianchi, i quali emergerebbero da delle maniche velate. Unica pecca del suo vestito è la presenza di quel decolletè, solitamente nascosto ma…non è una sarta così brava. Si, avete sentito bene, questo costume lo avrebbe realizzato lei, così come il trucco, semplice e abbastanza agghiacciante: cerone bianco e due lunghe linee, una rossa e una blu, andrebbero a dividere in verticale il suo volto in tre porzioni, tagliando a metà gli occhi, dotati di lentine bianche per rendere il suo sguardo, già troppo austero, ancora più agghiacciante.

    I passi la guidarono dall’ingresso fino al tavolo della sua casata, senza avvicinarsi ai dolciumi di variegata fattura, anche perché non era lì per quello ma per la sfida che sotto quella festività si celava, quella caccia e la possibilità di rilassarsi un minimo dal suo ruolo di Prefetta, ruolo che le stava come mai pesando, sentendosi sempre sotto controllo, sempre nella posizione di doversi mostrare degna di quell’incarico prestigioso. Ma quella sera avrebbe potuto rilassarsi, sarebbe stato lecito, per lei, abbassare un minimo la guardia, senza preoccuparsi di quanto i ragazzi del Fuoco fossero sfrenati, almeno fino a quando questi non avrebbero cominciato a fare danni, in quel caso il suo bel vestitino sarebbe stato sostituito, metaforicamente parlando, dalla sua spilletta, dovendo gonfiare il petto e andar a tirare qualche orecchio.
     
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    Ghiaccio VI Anno
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    Era già passato un anno.
    Lorenzo non era famoso per avere una memoria di ferro, anzi, ma non aveva avuto bisogno della sua agendina per ricordarsi della prima sera in cui aveva potuto affermare di essersi divertito in compagnia, ad Amestris; forse per questo, forse per la mania del padre per i costumi da poter indossare, e far indossare a suo figlio, nell'ultimo giorno di ottobre, il parmense stava iniziando ad avere dei sentimenti contrastanti sulla festa di Halloween che si teneva in Accademia.
    Insomma, sembrava che almeno la metà dei ragazzi che la popolavano fossero inquietati dal giorno in sé e, non avendo preso parte alle escandescenze del trentuno di ottobre dei primi due anni, aveva soltanto sentito delle voci riguardo al perché: esorcismi, brutte esperienze coi morti, maledizioni millenarie...

    Per l'ultima volta, no, non posso portarti con me.

    Il furetto si voltò adirato in direzione opposta, tornandosene verso la sua cuccetta. Aveva tentato l'approccio sdolcinato per cercare di infiltrarsi almeno a quell'evento, ma, come sempre, il suo padrone era stato irremovibile sulla cosa: nonostante non si ricordasse se ci fossero delle regole vere e proprie che vietavano l'ingresso dei famigli alla festa, evitare situazioni spiacevoli, o confusionarie, era comunque buona norma.

    Ti porto qualche biscotto, promesso. Ora fammi capire come mettere questo benedetto cappello...

    Simone Fontana era, o almeno si credeva, una persona decisamente spiritosa, e cosa c'era di più ironico di far travestire da gangster un ragazzo italiano? Probabilmente nel contesto la sua scintilla non sarebbe stata colta, così come lo stesso Lorenzo faticava a fare spesso e volentieri, ma almeno avrebbe garantito a suo figlio un bel costume.

    [Al Main event Wrestlemania della serata]


    Grazie, anche il tuo è molto bello Luke.

    Non gli piacevano molto i pirati a dir la verità, ma non ricambiare educatamente un complimento sarebbe stato ben più spaventoso dello scorbuto di un capitano non-morto.

    Se lo vedo, ti avverto.
    Anche se credo che il tuo costume sia una sorta di richiamo per lui.
    Ma quanto sei simpatico, Fontana?


    Come era scontato che fosse, il Lygeon s'era già avvicinato a grandi passi in direzione del tavolo dei dolci; arraffato il primo a disposizione, aveva iniziato a spararne di tutti i colori. Letteralmente: quelli che parevano piccoli fuochi d'artificio uscivano da qua e là intorno al corpo del ghiacciolo, che sembrava piacevolmente colpito dalla cosa.
    Lorenzo, invece? Lui non era proprio un tipo da dolciumi, ed il pensiero che in quei pasticcini si potesse annidare anche un effetto più che negativo non lo riusciva a far stare tranquillo. Ecco, non che riuscisse ad esserlo comunque, data la peculiare situazione di quell'anno.
    Per quello aveva dei "sentimenti contrastanti" sulla festa in sé, per colpa di quelle voci che avevano accompagnato i ragazzi fin dal loro primo ingresso nel castello, senza mai lasciarli del tutto; che alcune fossero poco credibili era scontato, ma un italiano abituato a studiare il peggior caso possibile di ogni situazione prima di agire, non avrebbe certo trascurato la possibilità che qualcosa di davvero
    brutto potesse succedere. Poi, c'era la questione della "festa" nelle Segrete che, con quelle premesse, non sarebbe certo potuto essere un avvenimento tanto felice.
    Sospirò, con un sorriso amaro, mentre passava gli occhi su quella carrellata di leccornie; per il bene suo, di Sam e dei suoi amici, non avrebbe toccato dolce.

    Io non ho fame, scusate.
    Figurati, perdi anche i pochi amici che hai per fare la figura dell'eroe misterioso, fai pure.


    Si tolse dalla zona direttamente adiacente al tavolo, per consentire a chiunque altro avesse voluto prendere una manciata di quelle squisitezze di poterlo fare, mentre si guardava intorno di tanto in tanto, quasi aspettandosi che quel misterioso segnale si palesasse davanti a loro.

    luke Sertoria Eburneo takasugi; Máiréad Callaghan
     
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    Frozen Wiz
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    Quando era un bambino, non vedeva l'ora di crescere. Aspettava il giorno in cui sarebbe diventato ''grande'' più di qualsiasi altra cosa, convinto che avrebbe significato poter fare quello che voleva, quando voleva e come voleva. Chiaramente, erano solo le ingenue idee di un ragazzino a cui il mondo era stato dipinto nei colori sbagliati. Quel compleanno aveva uno strano sapore, diverso dai precedenti sedici che aveva già vissuto. Forse perchè nel tempo la sua idea era sicuramente cambiata, diciassette era un bel numero di anni da avere. Adulto ma non troppo, ragazzino ma non più tanto, un'età che poteva facilmente usare come scusa e giustificazione per tutte le cose incoscienti che avrebbe fatto da quel momento in poi. ''Eh vabbè, ma è un ragazzino''. ''Si sa che gli adolescenti sono così''. Non si rendeva conto che in realtà, non sarebbe stato nè più nè meno incosciente di quando aveva sedici anni o di quando ne avrebbe avuti diciotto. Era nel suo DNA, la cosa non dipendeva affatto dall'età.
    Il giorno di Halloween era sempre stato il suo preferito dell'anno - anche se da quando aveva ritrovato suo fratello era entrato fortemente in competizione con il Natale - non soltanto perchè era anche il giorno in cui compiva gli anni. L'atmosfera tetra, quei colori caldi ma comunque spaventosi, il profumo dei dolci che c'era nell'aria e l'idea di potersi mascherare per un giorno da qualcosa che non era, erano soltanto alcune delle cose che più gli piacevano di quella festività così antica ma allo stesso tempo sempre sorprendente.
    IQv1wL5
    Aveva raggiunto il tavolo del Fuoco vestito da qualcosa che sicuramente non avrebbe fatto paura agli altri, ma ne faceva parecchia a lui. Indossava abiti visibilmente storici, dai colori chiari, che sembravano proprio dei maghi purosangue fortemente legati alla tradizione, talmente tanto da avere una mentalità più vicina al Medioevo che al terzo millennio. Ecco, i suoi vestiti erano quelli di un principe di quel tempo, quelli che avrebbe sicuramente dovuto indossare per tutto il resto della sua vita se il suo incubo più grande si fosse avverato: dover vivere per sempre secondo i dettami dei Gallagher, secondo le loro leggi e le loro tradizioni, secondo la vita che avevano già programmato per lui dal momento stesso in cui era diventato loro figlio. Rinunciare alla sua libertà, giocare a Quidditch in una importante squadra invece che vivere con i Draghi e per i Draghi, sposare un'altra giovane ragazza purosangue non appena finita la scuola invece di poter stare con Coral. Era fuggito da tutto quello e non se ne era mai pentito.
    Proprio in direzione del tavolo dove sedeva la studentessa rivolgeva di tanto in tanto lo sguardo, e quando si ritrovò ad incrociare il suo il primo istinto fu quello di alzarsi per andare nella sua direzione per parlarle, dirle qualsiasi cosa. Anche semplicemente per starle a meno di un metro di distanza e guardarla da vicino. Non soltanto...non appena avrebbe avuto l'occasione di parlare con lei, le avrebbe chiesto anche se sapeva qualcosa in più di lui rispetto alle voci che giravano tra tutti gli studenti, riguardo quella presunta caccia al tesoro nelle segrete. In quanto Caposcuola, dovevano assicurarsi che nessuno rischiasse di morire, ma soprattutto che nessuno infrangesse troppe regole.
    Tuttavia, abbandonò la sua idea nel momento in cui diede un morso ad una delle Astr-eclaire che aveva preso dal tavolo dei dolci alle sue spalle. Quella crema alla vaniglia era veramente deliziosa e lui era talmente goloso che aveva finito l'intero dolcetto nel giro di dieci secondi. Il suo effetto non mancò di farsi sentire molto presto. Bellamy di stupidaggini ne diceva spesso, ma nella maggior parte dei casi se ne rendeva conto, cosa che non accadde in quel preciso istante.

    Michelle...

    Richiamò la compagna, che come al solito sembrava essere particolarmente sulle sue.

    Ma secondo te, i koala si arrabbiano?

    Astr-eclaire: -2 Saggezza; 1 post su 3
     
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    Baccano, baraonda, fracasso, tafferuglio. Qualunque sostantivo si prestava bene allo scompiglio generato dall'unione di voci di tutta l'Accademia, in preda ai più disparati colori. La Sala Grande in bicromatismo nero-arancio era stata scelta come luogo per avviare i festeggiamenti alle 19 in punto, pochi momenti in cui anche gli stessi studenti si presentavano persino in anticipo. Per le lezioni non c'era mai tutto questo entusiasmo: sì, per alcuni, ma non la quasi totalità, specie nelle sue lezioni. Everett, in disparte con gli altri docenti presenti alla celebrazione di Halloween, pur impassibile non potè trattenersi dall'emettere piccoli sbuffi simili a sospiri ogniqualvolta scorgeva qualcosa o qualcuno di grottescamente stupido. Strano come il ventunesimo secolo fosse molto propenso al ridicolo, attingendo da fonti passate e remote per trasformarsi in una festicciola commerciale e priva dei primitivi scopi per cui era nata. E il bello è che a nessuno importava, una grande massa di idioti che nemmeno conoscevano le origini anche macabre di un evento che ormai aveva perso la verve di "commemorazione dei morti". Sorrise nel ricordare che lui non era né di qua né di là per certi versi, un corpo morto anatomicamente ma ancora in grado di pensare e parlare.
    Il tavolo straripava di dolci che solo a guardarli provocavano la più dolorosa delle carie. I canini non più aguzzi fremevano di affondare in qualcosa di sanguinolento, ma a parte dolci i cui effetti provocavano solo fuoriuscite della preziosa linfa non si vedevano in giro i caratteristici lecca-lecca di emoglobina liquida. Price imprecò sottovoce. Non cacciava da due giorni e sebbene fosse in grado di resistere per molto più tempo la situazione di perenne caos lo innervosiva. Si trattava più di uno sfogo che di una reale necessità fisiologica, per quanto il sangue si fosse tramutato nell'unico nutrimento di cui aveva bisogno. Fu allora che l'occhio si posò sui cartelli didascalici dei nuovi dolci presentati.

    Price-ous...

    Inarcò le sopracciglia, incerto se esserne lusingato o irato. Il gioco di parole puntava sull'essere prezioso, che fra l'apprezzamento verso le pietre e gli sguardi di certe fanciulle rappresentava il vero. Eppure perché non riusciva a levarsi dalla testa quel minimo di ironia che la gente vi avrebbe trovato?

    Oh.

    Tutto gli fu più chiaro nel vedere la Caposcuola mordere proprio quel dolce, trasformandosi in una sequela di frasi e complimenti dai costrutti arcaici. Ora capiva il riferimento, la linea seguita per affibbiare il suo cognome a quella piccola cheesecake: doveva esserci qualche sorta di scherzetto capace di rilasciare i freni inibitori, dando una parvenza di modi e parole ottocentesche che però solo l'aver vissuto sulla propria pelle quel secolo avrebbe sviluppato al meglio.
    L'azzurro familiare e totalmente inaspettato della divisa Ghiaccio in mezzo al tripudio di costumi ispirati a grandi classici o mostri di fantasia lo colpì, ancor più quando scoprì a chi appartenensse. Un vago senso di soddisfazione aleggiò in Everett, poiché quantomeno avrebbe potuto affidarsi alla serietà di una delle sue Prefette per la serata incombente date le premesse alquanto caotiche.

    Con permesso.

    S'inchinò ai colleghi, pur non limitandosi di chiacchierare ancora con qualcuno di loro, dirigendosi verso il tavolo dei Ghiaccio. Rivolse un cenno alle ragazze che con entusiasmo e riverenza lo salutarono e occhiate di disdegno verso chi cercava anche solo nel loro cupo mutismo di sfidarlo. Tenne d'occhio per un po' gli atteggiamenti di questi ultimi, quasi in cerca della minima scusa per riserbare loro un severo castigo, circoscrivendo la tavolata in silenziosi ammonimenti. La festa di cui aveva sentito parlare non prometteva alcunché di buono, temendo un'ondata di ragazzi imminente pronti a riversarsi nelle profondità del castello. Serviva qualcuno di fidato che fosse in grado di monitorare il più possibile o quantomeno provarci. Se necessario, ovviamente.

    Due anni che sono qui e due anni che la vedo celebrare Halloween travestita da... se stessa, signorina Stitcher. È perché si prende troppo sul serio o si tratta di poca familiarità con simili eventi?

    Si annunciò, sedendosi sulla panca pur con la dovuta distanza. Non che i suoi vestiti rappresentassero l'opposto, eleganti ma non consoni se non per una lezione. Price rimaneva sostanzialmente lo stesso di sempre, solo con meno voglia di scherzare e più responsabilità in occasioni del genere, in cerca del riparo sicuro ove nascondersi placidamente. Ma un'adolescente già gravata dalla poca spensieratezza, lontana anni luce da tutti gli altri... Non si incontravano tutti i giorni.
    Ecco perché l'aveva resa Prefetto, aveva già capito quanto fosse diversa da chi invece bighellonava in giro senza apparente motivo. E poi quella marcia in più dovuta alla spilla, il senso di rispetto che sarebbe andato ben oltre l'aspetto estetico: la divisa logora, il kit di seconda mano che versava in condizioni pietose, non necessitava di chissà quale intelletto per comprendere la situazione finanziaria della ragazza. Eppure era là, più importante di chissà quale altro studente insieme alla signorina Huxley, con capacità e forse esperienze che i più avrebbero solo potuto sognare.
    Il potere non andava mai sottovalutato. Sperava solo che per lei fosse altrettanto, un cortese regalo e non una spina nel fianco da non riuscire più a gestire.
     
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    Di tante persone che si sarebbe aspettata di trovarsi seduta affianco a quella festa, l'ultima della lista era probabilmente il professor Price. Quando la voce profonda dell'uomo le risuonò nei timpani, troppo vicina per non essere reale, si voltò nella sua direzione; quel contatto visivo, tuttavia, durò non più di un istante, quasi Frances si stesse vergognando di farsi vedere in volto. Prese di contro la forchetta tra le dita, sfregando piano il pollice sul metallo come se l'aiutasse a formulare una frase di senso compiuto che potesse essere una valida risposta alla domanda che il suo Responsabile le stava facendo.

    Non pensavo che...
    ...a qualcuno importasse?
    ...fosse necessario.


    Parlava ad un tono di voce forse troppo basso per essere persino udito, nel trambusto della Sala Grande in quel momento, eppure era comunque convinta che il professore avesse perfettamente sentito le sue parole. Spesso aveva avuto prova del suo udito sopraffino, a lezione, al punto che non si sarebbe stupita se lui fosse riuscito a carpire persino il pensiero che non aveva superato la soglia delle sue labbra, limitandosi a galleggiare muto nella coscienza.
    Non avrebbe saputo dire il perché il professore si stesse prodigando ad informarsi sulle ragioni per cui lei non aveva partecipato a quella carnevalata; v'era una ragione più influente delle altre, in realtà, ma era l'unica che non aveva alcuna intenzione di portare in sua difesa: se c'era una cosa che Frances odiava, quella era suscitare la pietà nelle persone. Quello che invece era assolutamente palese era che quell'uomo era in grado di metterla in soggezione come nessun altro, al punto che in sua presenza si sentiva sempre molto più piccola di quello che era, come bastasse la sola personalità di Price a riempire completamente la stanza, schiacciando tutto quello che aveva intorno; e più lui si avvicinava, più se ne sentiva l'effetto. Provava un inspiegabile fascino nei suoi riguardi, ed al contempo ne aveva latente timore, pur sapendo che lui, per qualche ragione, la stimava al punto da portarla sul palmo di una mano.

    Al prossimo evento mi travestirò da qualcosa, se lo desidera.

    Solo a quel punto si voltò nuovamente verso il professore, cercandone gli occhi pur senza riuscire a sostenerne lo sguardo. Non aveva risposto alla domanda, preferendo mostrare accondiscendenza piuttosto che ammettere le ragioni che l'avevano portata a non pensare neppure ad un costume di Halloween, e che prescindevano da quelle che il professore aveva elencato: più che una questione di serietà o di familiarità, si trattava di voglia e possibilità, ma non era qualcosa che Frances avrebbe mai candidamente ammesso con nessuno, figurarsi con il suo Responsabile.
     
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    La Responsabile della Tempesta portava un bicchiere di acquaviola alle labbra proprio mentre lo sguardo le cadeva sul fantasma della sua Casata, Nephyna, intento a sbraitare nei confronti di uno studente del primo anno con fare piuttosto adirato persino per i suoi standard:


    INSULSO MEZZO MOZZO-PISCIA-SOTTO, COME FAI A NON VEDERLO?

    Urlò Nephyna con tale fragore da attirare su di sé tutti gli sguardi dei Tempesta vicini, se non anche di altri studenti. Indicava con insistenza la sua mise da Pirata, agitandosi come un ossesso quasi il suo essere traslucido fosse stato trasferito anche a ciò che indossava.
    A quanto sembrava, il Pescecane insinuava da ormai diversi minuti di avere indossato anche lui un costume di Halloween, in particolare quello di uno dei suoi più acerrimi nemici, un avversario di cui avere paura ma di cui Nephyna – ovviamente – non si spaventava mai.

    SONO UN MAESTOSO KRAKEN!

    Tuttavia, era cosa nota anche a chi dei fantasmi sapeva ben poco che ad essi, nel mondo dei vivi, fosse concessa soltanto la parola: figurarsi la possibilità di travestirsi o indossare dei costumi! Nephyna ne sembrava in ogni caso convinto, o comunque sicuro di riuscire a convincere chi lo osservava che fosse così: che fosse giunta anche per lui una certa nostalgia dei vecchi tempi da pelle ed ossa?

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    Stupido di un Pirata, non è che il Kraken te lo sei fumato?

    Commentò Michael Thornton, il bello e impossibile della casa Giallo-viola, scatenando se possibile ancora di più le ire del Pescecane: questo cominciò a digrignare i denti con talmente tanta violenza da dare l'impressione che stesse per esplodere.
    Ma il Filibustiero era furbo: sapeva bene come potersi vendicare di quel vile finto-uomo. Cominciò così a vorticare per i tetti della Sala con grande velocità, fino ad invadere completamente il corpo del giocatore costretto quindi a tremare di freddo per secondi interminabili.
    Gli studenti stretti attorno a lui risero, in particolare Tommen, suo compagno di squadra.

    jpg
    ...Guarda al lato positivo Thorn, almeno adesso il tuo cuore caldo d'amore per Guinevere si raffredderà un po'!

    Al tavolo dei Professori, tuttavia, Mikal aveva ben altro a cui pensare: il gusto del macabro e dell'horror non incontrava di certo i suoi motivo per il quale aveva sempre visto di cattivo grado quella festività, se così si poteva definire.
    Guardò con sospetto anche i dolcetti presenti lungo la tavolata, senza riuscire a capire se trovasse più simpatico o di cattivo gusto l'uso della magia da parte degli elfi per ideare quella trovata degustativa: c'era almeno da sperare che il dolce in suo onore non nuocesse in alcun modo a chi lo ingeriva; qualcosa, in ogni caso, le diceva che probabilmente l'avrebbe scoperto presto.
     
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    Disagio.
    Disagio disagio disagio.

    Vestito bianco. Normale. Come la toga di Pater.

    Quando poteva permetterselo portava capi bianchi. Così, la rassicuravano. E pertanto, quale altro travestimento poteva adottare se non il fantasma?

    Bei costumi, ragazzi!
    Negativo. (e qui scosse la testa, ecco) Uguale ogni anno.

    Sollevò l'orlo della camicia da notte lisa ed esibì il piede nudo; una lenta, metodica roteazione della caviglia. E poi guardò Luke, soffermandosi sui suoi lineamenti. Corrucciò la fronte e inclinò il capo di lato.

    Differente.
    Capelli.
    (deglutizione) Lunghi.

    Sembrava molto più grande, molto più...

    Sesso maschile.
    Avete visto?
    Io non ho fame, scusate.

    Si era persa come di consueto. Una parte della realtà se n'era andata a spasso senza di lei. Accade così, così accade: uno deve camminare, non gli è concesso arrestarsi a contemplare le nuvole. La vita avanza e così Sertoria e i suoi passi trasognati, nel mentre che i suoi amici approdavano al tavolo dei dolci, e lei con loro. "Non ho fame", diceva Lorenzo. Dal canto suo, la Eburneo avrebbe volentieri evitato certe pericolose incognite. Tuttavia lei fame ce l'aveva. Passò lo sguardo apprensivo su tutto quel ben divino, alla cerca di qualcosa di bianco, normale, famoso.
    Riconobbe qualcosa di simile alla torta millefoglie che andava tanto in Italia. Le morì l'attrattiva non appena intravide le fragole di guarnizione.

    Oh, emme-e-erre-di-a.

    E disse così perché anche alle parolacce si arriva con gradualità. Gli occhi le pesavano da morire, non li poteva più sollevare da tutto quel rosso, quel rosso, quel diabolico rosso.

    Sporca il rosso, sporca, sporca la panna, spor...

    Ruotare. E ruotare. E ruotare.
    La quattordicenne abbassò lo sguardo e realizzò l'ovvio: s'era nuovamente messa a rigirarsi la bacchetta tra le mani.

    Suvvia, Margarita.
    Adesso basta.

    Puntò il catalizzatore verso un pezzo di millefoglie; una sapiente rotazione, un mormorio scandito; e tutte le fragole, panna annessa fluttuarono pigramente al di sopra della pasta sfoglia. La Cenerina scartò tutto a lato e annuì rasserenata: solo la sfoglia, adesso. La sfoglia che conosceva e qualche ciuffetto di panna interamente bianca. Decise che avrebbe mangiato prima tutta la panna e poi la sfoglia. Prima un colore, poi l'altro. Baciò l'asta della bacchetta, perché così faceva sempre; la ripose nella fondina e s'impossessò del suo dessert inoffensivo.
    Ed ecco Luke. Un Luke sorprendentemente offensivo, sebbene Sertoria proprio non capisse che cosa la stesse turbando, o meglio...

    Che ci-a-zetazeta-o... che succede?
    Programma. Qual è il programma?

    Ecco ecco, brava, il programma. Sempre pensare al programma.
    Anche quando si scopre troppo tardi di un sapore anomalo, un sapore ardente che non si aveva calcolato, qualcosa che Sertoria, se mai ne avesse avuta esperienza, avrebbe facilmente etichettato come "alcool"; ne avrebbe riconosciuta la pericolosità, accentuata dal binomio magia-Tiri Vispi Weasley; avrebbe sputato il boccone prima della fatale ingestione.
    Se, appunto. Se.

    Máiréad Callaghan takasugi;
    Ho messo autoconclusivo l'incantesimo di Levitazione, spero vada bene.
    Sertoria mangia suo malgrado un Classic Cunning-crack.
     
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    Amava Halloween da sempre, ritenendola “La Festa delle Feste”, anche se pensava la stessa cosa del Natale e probabilmente di ogni festa che i suoi genitori non gli avevano mai permesso di festeggiare veramente, perché i Crane non potevano permettersi di perder tempo per “inutili sciocchezze”.
    E cosi Kyle aveva sempre desiderato fare come tutti i ragazzi che conosceva, i pochi fortunati appartenenti a famiglie Purosangue ma di vedute leggermente più aperte di quella dei suoi genitori, provando ad imbucarsi in alcune di esse, assaggiando appena le atmosfere, i giochi e le canzoni che si vivevano in quei giorni, prima di esser riportato a casa, nel grigiore della sua famiglia.
    Quando i suoi compagni gli avevano brevemente raccontato quello che succedeva a scuola, Kyle si era illuminato, più di quanto non facesse normalmente, adoperandosi per farsi mandare un costume da teschio da suo Zio Aiden (che fortunatamente lo aveva trovato lucido al punto di assecondarlo) ed i trucchi necessari per completare l’opera.

    L’atmosfera della Sala Grande era meravigliosa, tanto da lasciare il giovane studente a bocca aperta, ammirando ogni singolo dettaglio ed accompagnando la scoperta con “wow” sempre più vistosi, barcollando di qua e di la prima di raggiungere il tavolo dei Fuoco, non vedendo ancora Clemens
    e Brody , quelli che loro malgrado, erano diventati i compagni con i quali stava condividendo più cose, decidendo cosi di dirigersi verso il primo posto che si mostrava libero di fronte a lui, al fianco di due ragazzi ai quali non aveva prestato molto attenzione.

    Che figata questa cosa! Ma le feste qui son tutte cosi?? Non vedo l’ora di scoprire il resto della serata!

    Quando il suo volto si voltò per la prima volta, notò di essersi seduto al fianco del Caposcuola, Bellamy Octavian Murray , che più di una volta aveva espresso il suo disappunto nei confronti del nuovo arrivato.
    Kyle deglutì, restando in silenzio qualche istante

    “Che sfiga però, proprio qui dovevo sedermi? Al fianco di “signorino perfettino noiosino”

    Ahhh Bellamy, ciao! Come va? E’ consentito esser simpatici questa sera, o anche sta volta bisogna spalmarsi la faccia di fango rinsecchente?

    Sorrise, ma la sua espressione mutò ancora, quando i suoi occhi notarono l’altra persona: MichelleMontilyet
    La sua bocca rimase leggermente aperta, mentre il suo sguardo fu attirato naturalmente dalla generosa scollatura che il suo vestito esaltava, ma consapevole di non poter nascondere la direzione dello sguardo, Kyle sorrise e si rivolse a lei, ben consapevole della fama e dei soliti modi con i quali spesso si era interfacciata (per sbaglio) con lui

    Bel vestito! Credo tu abbia finito tutta la stoffa per le calze vero?

    Cercò di mantenere lo sguardo sul suo viso, almeno per qualche secondo

    Però poteva andare peggio no?

    Ma dove erano gli altri quando servivano?
    Diede un’occhiata verso gli altri tavoli, non scorgendo Alexandra, con la quale si era incontrato poche volte ma senza grosse possibilità di interagire davvero, come pensava che i due avrebbero fatto dopo il fortuito incontro il gelateria, ma notando le ragazze del ghiaccio con le quali aveva fatto “ottime” figure a lezione

    Però potevate avvertirmi che Miss Ghiacciolo Stitcher era cosi eh.. Bisogna aiutarsi tra di noi, se c’è un territorio pericoloso bisogna avvertire gli altri esploratori, Boss!!

    Diede una piccola gomitata a Bellamy, per poi continuare

    Si fa le docce nell’acido ogni mattina o è nata cosi? Dovremmo chiedere ai cuochi se nei suoi piatti mettono qualche porzione extra di Vomito di Troll o cerume di Strega, non mi spiego altrimenti

    Allargò le braccia scuotendo la testa

    Son tutte cosi qui a scuola? Escluse le presenti ovviamente, voi signorina Montilyet siete di una simpatia fuori dal comune, è chiaro!
     
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    Le feste comandate, per quanto potesse considerarsi comandata una ricorrenza come Halloween, erano davvero il pane per i denti di Alexandra. Questo per una serie innumerevole di ragioni: prima fra tutte, il loro collegamento con la sua infanzia, un’infanzia felice, viziata come può essere quella di una figlia unica, ma anche scandita da regole e tempistiche ben precise, senza sgarri, del tipo che i regali di Natale si aprono solo il 25 dicembre e solo ad Halloween si possono mangiare cinque tipi di dolci nella stessa sera.
    Tutto ciò per dire che lei amava questa serata spettrale e, tutto sommato, amava passarla anche in Accademia.
    Quest’anno poi, le decorazioni erano davvero pazzesche: rintocchi di campane in lontananza, zucche intagliate in ogni angolo della sala e lampi di luce continua che simulavano un temporale in avvicinamento, era tutto perfettamente a tema.

    L’unica nota stonata, in quell’atmosfera perfettamente e artificiosamente cupa e tempestosa, forse era proprio lei, ma era un effetto studiato. Aveva scelto accuratamente il suo abbigliamento, sapendo che, forse, avrebbe dato nell’occhio, forse sarebbe stata considerata fuori tema, magari anche ridicola. Eppure, a lei, la sua idea era piaciuta un sacco, le era quasi sembrata geniale, una contraddizione perfetta e per nulla scontata.
    Lei aveva scelto di vestirsi da angelo, o meglio, di provare ad assomigliare a quelle creature eteree. Aveva optato quindi per un look total white, con pantaloni attillati e maglioncino a collo alto rigorosamente bianchi; chiaramente, sulle spalle, portava due ali piumate della stessa tonalità, l’unico indizio che fugava ogni dubbio su cosa diavolo volesse rappresentare vestita in quel modo. Tra i capelli biondi, lasciati sciolti, portava anche una fascetta dorata, che, nella sua immaginazione, doveva rappresentare l’aureola.
    Alla fine della fiera, complice, forse, il suo aspetto fisico ed il suo viso acqua e sapone, un angelo poteva ricordarlo ed era un bel pugno nell’occhio, in mezzo a tutti quei costumi aggressivi ed un po’ spaventosi.

    Il caso aveva voluto, poi, che fosse seduta proprio vicino alla sua capo scuola, in forma smagliante nella sua mise tenebrosa, che rimarcava ancora di più il candore dei suoi vestiti: viste dall'esterno, erano una bella accoppiata.
    La ragazzina le lanciava occhiate furtive ma colme di ammirazione di tanto in tanto, senza osare rivolgerle la parola per prima, ma sbirciandola mentre si dedicava alla cena. Si riteneva fortunata ad esser proprio in quel punto della tavolata, vicino ad un “pezzo grosso” dell’Accademia.

    Mia cara collega, questa notte la festa dell'orrore deve aver dimenticato il suo nome, poiché voi apparite ai miei occhi come candido fiore primaverile..

    Si irrigidì. Stava parlando con lei?
    Volse il capo a destra, poi a sinistra, anche dietro le sue spalle, perché le sembrava decisamente impossibile che potesse rivolgerle un complimento del genere. Non perché Coral fosse scortese, in realtà non la conosceva affatto, ma perché, appunto, non la conosceva affatto. Come mai era così gentile con lei, all’improvviso?
    Eppure sembrava proprio si stesse rivolgendo a lei, la stava guardando.

    Io?
    Ecco, stava arrossendo. Lo sentiva sulla faccia.
    Grazie!
    Rispose rincuorata, rivolgendole un sorriso caloroso.
    Temevo di sembrare ridicola.
    Fece spallucce, provando a cacciare via la sua timidezza.

    Poi, un colpo di tosse forzato da parte sua, con la mano sinistra reggeva il cucchiaino che faceva roteare in una tazzina di budino semi-vuota. Ora che avevano iniziato a parlare, voleva proseguire quel discorso, seppur iniziato nel più strano dei modi. Aveva una domanda da porle, ma.. Sarebbe stato il caso di fargliela? Coral era una ragazza giovane, ma era anche una responsabile; di sicuro le voci di corridoio avevano raggiunto anche lei, ma come le aveva prese? Non la conosceva nemmeno così tanto da sapere in anticipo come prendeva determinate dicerie.

    E’..E’ vero che più tardi ci sarà.. "Qualcosa" nelle segrete?

    Non sapeva nemmeno lei bene che cosa.
    Sputò fuori tutte le parole in un colpo solo, velocemente, come se stesse letteralmente confessando una scomoda verità.
    Ma fu interrotta dalle urla di Nephyna e distolse il suo sguardo per qualche secondo. La sceneggiata del pirata era giunta al momento perfetto, aveva interrotto un’eventuale momento di tensione.
     
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    Una volta Halloween piaceva ad Amalia.
    Più che la festa che era diventata con gli anni, da strega qual era, celebrava lo Samhain. Una delle due notti degli spiriti insieme a Beltaine, dove la porta dell’ Annwn -regno degli spiriti - e quella del Sidhe - regno delle fate - erano aperte. In questa notte il velo fra i mondi si assottigliava, fino a scomparire e la comunicazione tra il mondo dei vivi e le anime erranti dei morti diveniva possibile. Sam + Fuin, letteralmente la fine dell'estate, il tempo dell'ultimo raccolto che si sperava essere abbondante per l’avvento dell’inverno. Samhain non significava però solo fine o termine, ma anche inizio. Inizio del buio da cui ogni cosa aveva inizio, inizio del silenzio dal quale sorgeva la prima vibrazione. Prezioso, essenziale affinché sarebbe potuta compiersi la nascita. Senza questa morte, non poteva esserci nuova vita.
    Ricordava le riunioni a cui presenziava con Myrtle a Salem, e ne ricordava gli antichi rituali, inclusi quelli a cui non dava molto credito come quello dell'immersione delle mele o quello dello sbucciare la mela. Il primo consisteva in una divinazione per un matrimonio, secondo cui la prima persona che mordeva una mela si sarebbe sposata l'anno venturo; il secondo trattava sempre una divinazione riguardante la durata della vita: più lungo era il pezzo di mela sbucciato, più sarebbe durata la vita di chi la sbucciava. Credenze a cui Amalia riservava poca attenzione, prediligendo i rituali runici.
    Con il passare del tempo, lo Samhain aveva senza dubbio perso la vera essenza di questa festa, venendo rivisitata come la notte di Halloween, la notte delle streghe, dei morti, dei fantasmi. Insomma, una festa commerciale, la quale celebrava tutte quelle creature definite “mostruose” e, gli esseri soprannaturali e diabolici. Inutile dire che i bambini ne andavano matti, di entrambi i mondi, al punto che pure le scuole magiche si erano dovute adeguare.
    Caleb e Michael le avevano fatto conoscere anche il lato babbano di quello che era divenuto il Sabba delle quattro metà. Anche se non pienamente affine alla strega, Amalia aveva imparato ad apprezzare persino quello, arrivandosi pure a mascherare anni fa per integrarsi di più con i festeggiamenti degli studenti, nonostante in cuor suo rimaneva sempre presente l’alone di inquietudine causato dalla maledizione che aleggiava in accademia.
    Troppi Halloween finiti in tragedia, troppe feste rovinate, al punto farle provare odio per quella notte maledetta. I loro animi erano stati fin troppe volte turbati e Amalia non ne poteva più di vedere la serenità degli studenti strappata con così tanta malvagità. L’ultimo anno aveva tirato un sospiro di sollievo, ché non era successo niente di minimamente paragonabile agli altri anni. Per fortuna. Lo stesso sollievo probabilmente fatto da chi come lei era stato un disgraziato ospite di quelle notti.
    Chi non aveva vissuto niente di tutto ciò, non avrebbe mai e poi mai potuto capire che cosa rappresentava la notte di Halloween per l’Accademia di Amestris.
    E se prima sperava in una serata tranquilla, colma di chiacchiericci spensierati e risate liberatorie, adesso sperava solamente che tutto cessasse il prima possibile.
    Nessun sorriso si dipingeva sul suo volto mentre raggiungeva il tavolo dei docenti, così come nessuna maschera o ninnolo festivo agghindava la sua figura. Al contrario, una morbida blusa nera copriva la pelle, sopra a dei fuseaux neri, coperti a loro volta dalla gonna a velo che completava la blusa e aventi il suo stesso ricamo. Ai piedi aveva delle comode ballerine, mentre i capelli erano stati lasciati sciolti. Si era vestita con l’idea di trovarsi comoda e pronta ad agire nel caso fosse servito. Sperava vivamente di no, ma era una grossa incognita in quella serata.
    Il suo sguardo camminava silenzioso per la stanza, serpeggiando tra le risate, le grida e le decorazioni - culinarie e non - a tema halloweeniano. Si chiedeva se le dicerie che si erano alimentate avessero del vero. Probabilmente sì, ma voleva sperare che sarebbe rimasta una caccia innocua. Nonostante la mente della professoressa Harp fosse occupata da questi pensieri, avrebbe fatto leva sulla sua pazienza e sulla forza di controllo che possedeva con l’intenzione di non oscurare assolutamente il brio rumoroso che aleggiava in Sala Grande, la quale era stata addobbata di tutto punto.

    Edited by Amalia Harp - 28/10/2020, 02:46
     
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    Giornate belle e giornate brutte si susseguivano come una ruota che solcava lo sterrato dei sentieri di Drayrdd e come ogni anno, il trentuno ottobre arrivava sempre prima.
    Erano giorni che nella Torre della Tempesta, Svart e Ragnarr si inseguivano e si avventavano sulla stessa zucca decorativa, che di rimando rideva loro in faccia e li mordicchiava come se volesse assaggiarli per davvero.
    Samantha aveva scavato nel repertorio di storie babbane apprese da Luke e dopo una piccola ricerca, aveva deciso che per quell'anno sarebbe stata Dorothy, dal romanzo "Il mago di Oz".
    Nessun cagnolino od uomo di latta a farle compagnia, ma la bambina quella sera era un'anima in pace, lontana da brutti ricordi o qualsiasi altra minaccia al suo umore.

    Fate i bravi.

    Ragnarr era impegnato a scavare nella sua tana di stoffa, mentre Svart stava dormendo acciambellato sul suo cuscino. Avrebbe voluto portare i famigli con sè, ma sapeva che non si sarebbero divertiti in mezzo alla folla.
    Prese il suo cesto di paglia ed indossò le scarpette rosse con un tacchetto di appena un paio di centimetri, guardandosi allo specchio mentre sistemava la parrucca castana con le treccine.
    Molte ragazzine della sua età indossavano i tacchi, aveva notato. Erano più alte e ridevano ogni volta che un maschio faceva loro un complimento, oppure si allontanavano per parlare fitto fitto tra loro. Alcune si tingevano la bocca e avevano sotto il cuscino riviste che leggevano di nascosto.
    Lei non sapeva cosa pensarne di quello che vedeva, ma era un mondo del quale rimaneva spettatrice, chiedendosi se forse non dovesse unirsi pure lei.

    ***



    dorosam
    Il tuo costume è bellissimo, Nephyna.

    Samantha annuì, passando oltre il fantasma con un grande sorriso. Se lui diceva di essere un kraken, allora lei ci credeva e lo vedeva come se fosse limpido e cristallino davanti ai suoi occhi.

    Ehilà!

    Salutò così la compagnia, guardando i loro costumi come se stesse osservando delle particolari gemme nella vetrina di una gioielleria. Aveva capito che Luke era un pirata, Sertoria un fantasma e Lorenzo una sorta di...non era sicura cosa, ma era comunque un costume bellisimo ai suoi occhi.

    Ah, sapete c- oh, sta succedendo qualcosa a Luke!

    Il loro amico stava forse esplodendo di felicità, oppure semplicemente cercando di trasformarsi in una qualche esplosione di qualche stella. Samantha non voleva che la Sala Grande diventasse un enorme buco nero, ma il big bang che la sua fervida immaginazione creò era decisamente qualcosa di lontano.
    La ragazzina islandese prese dal tavolo un budino, trangugiandolo con la grazia di un vichingo, quasi come fosse il suo primo pasto dopo anni e anni.

    Sert-kun, daijobu desuka?[Sertoria, tutto bene?]
    Ma che-?
    Nani?[Cosa?]

    Parole che lei era sicura di saper pronunciare in inglese uscivano dalla sua bocca in una maniera strana, quasi distorta ma comunque familiare.

    Potpotpot? Potpotpot.
    Oh, sono un furetto adesso!

    Ma era fantastico!

    Nani ga okotte iru no ka wakarimasen...[Non so cosa sta succedendo]

    Fece spallucce, in qualche modo si sarebbe fatta capire. Non era certo la prima volta che impresonificava un animale, dopotutto.
    Vide Lorenzo farsi da parte e decise di unirsi a lui.

    Oi, Waki ni tatte wa ikemasen [Non stare in disparte], pot, pot!

    Prese il compagno per un braccio, riavvicinandolo dove stavano facendo gruppetto. O almeno così avrebbe tentato, nel caso Lorenzo si fosse lasciato trascinare.

    Chotto matte kudasai. [Aspettate un minuto] Pot, pot... Mirai ga mieru! [Vedo il futuro]

    La ragazzina iniziò a muoversi intorno agli amici, muovendo le mani intorno alle loro teste come fossero delle sfere di cristallo dotate di gambe.

    Pot, pot, pot, pot...

    Però la visione non sarebbe stata facilmente decifrabile...

    Yare yare daze...[Santo cielo...]

    Luke Lygeon NukEddy Sertoria Eburneo Máiréad Callaghan

    Sì, i furetti fanno potpot(?)
    Cherry Puddin-nox: cremoso budino alla ciliegia che una volta ingerito fa parlare un mix di lingue diverse: giapponese, furettese, futurese, ecc. (+2 Saggezza) [1/3]
     
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