Amestris e l'eco del sottosuolo

Capitolo II - Halloween 2031

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    Aveva appena smesso di specchiarsi negli occhi della compagna più piccola quando il fumo nero le offuscò la vista.
    Coral si alzò in piedi di scatto con la bacchetta ben salda fra le dita, cercando un nemico invisibile: fu soltanto dopo qualche istante che capì il vero senso di quell'apparizione improvvisa, scegliendo quindi di avviarsi verso l'ingresso della Sala Grande e da lì verso le Segrete.
    Le voci che circolavano da qualche ora erano dunque vere: qualcuno doveva avere avuto la brillante idea di inventarsi qualche strampalata avventura in quei cunicoli scuri e puzzolenti proprio nella notte del terrore.
    Coral non era così incuriosita da quella parte del Castello, ma qualcosa le diceva che Bellamy si sarebbe certamente recato lì, sapendo di che pasta era fatto, e considerato che quella era anche la sera del suo compleanno non poteva che stargli vicino.
    Scoprì presto che il compagno del Fuoco non era stato l'unico a provare interesse per quella caccia al tesoro improvvisata: radunati davanti le segrete vi erano diversi studenti, appartenenti a tutte le casate di Amestris e non soltanto a quella dei “coraggiosi”. Sorprendente più che altro vedere diversi Ghiaccio, a suo dire, notoriamente conosciuti come dei musoni da prima pagina.
    Assistette al siparietto messo in piedi da Isaac e Michelle con le braccia conserte e il sopracciglio per aria: nessuno dei due organizzatori le stava simpatico, motivo per il quale si chiese ancora una volta se fosse il caso di avanzare verso il fondo delle segrete.
    Ma vide poi apparire Bellamy, la cui sola vista la convinse ad andare avanti. Rimase tuttavia abbastanza stupita delle sue parole: il compagno era abbastanza noto per la sua stupidità, ma a quel punto stava davvero esagerando.

    Cosa c'era nel tuo succo di zucca?

    Anche se forse avrebbe dovuto domandarsi quale dolcetto misterioso avesse mangiato.
    Non ebbe però il tempo di rispondergli a dovere vista la fretta del ragazzo di raggiungere le segrete.
    Alzò quindi gli occhi al cielo, chiedendosi cosa gli stesse passando per la testa: non le aveva neanche fatto i complimenti per il suo look da suadente strega oscura. Eppure aveva creduto che con quell'abito non avrebbe saputo toglierle gli occhi di dosso.
    Sospirando, allora, cominciò a seguirlo di gran carriera, cercando di perdonargli ogni sciocchezza fatta dato il giorno speciale.
    Posare gli occhi sulle segrete non faceva che confermare quanto già da lei saputo: quel posto non le piaceva. Ma doveva ammettere che il freddo, il buio, il puzzo e i gargoyle rendevano l'atmosfera degna della festività in corso.
    Si avvicinò presto a Bellamy quando Cyrene , una delle due Prefette del Ghiaccio – protagonista di una caduta degna di nota – si aggrappò proprio al Caposcuola per non duplicare l'esperienza.

    Che cazzo ho mangiato.

    A quel punto Coral non poté che piegarsi per aiutarla, scrutandola con evidente preoccupazione.
    Parlò.

    Non permetta a tali becere parole di sporcare le vostre labbra, dolce collega; e non abbia di che preoccuparsi per la sua rovinosa caduta: per me è stato come assistere alla discesa di una splendida stella cometa dal firmamento.
    Sono certa che adesso i miei desideri troveranno dolce rifugio nella realtà...


    3/3.
    Addio Price-ous cheesecake, è stato bello mangiarti.
     
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    [Sala Grande]


    Quindi Coral, quella sera, sembrava assolutamente intenzionata a lusingarla.
    Come mai? Non riusciva a trovare una spiegazione logica a quei complimenti dal sapore antico, perché la ragazza non gliene aveva mai fatti prima e, soprattutto, non aveva alcun motivo per volere ingraziarsi una del quarto anno.
    Non ci rimuginò più di tanto: qualsiasi cosa ci fosse dietro, le belle parole facevano sempre piacere, soprattutto ad un’adolescente insicura.

    Ci mise un po’, tuttavia, a decifrare la risposta alla domanda che le pose sul presunto evento nelle segrete.
    ..qualsiasi cosa esca dalle sue labbra non può che essere verità..
    Si trovò a ripetere, tra sè e sè, cercando di carpire il significato intrinseco di quelle parole. Voleva dire che era vero che ci sarebbe stato qualcosa nelle segrete. Coral non si stava sbottonando a riguardo, non le stava dando una conferma diretta, ma le stava comunque facendo intendere che era tutto vero e che, soprattutto, lei non era contraria. Almeno sotto quel punto di vista, poteva rilassarsi.
    Le rivolse quindi un ampio sorriso, prima di replicare.

    Allora ci andremo! Sono molto curiosa di sapere cosa è stato organizzato!
    A questo punto poteva parlarne senza remore e mostrare tutta la sua curiosità per quel segreto che adesso entrambe condividevano.
    Spero solo che capiremo il segnale di inizio..
    Adesso che la sua interlocutrice glielo aveva quasi confermato, sarebbe stato veramente un peccato perderselo per una distrazione o, peggio ancora, per non aver riconosciuto il momento di lasciare la Sala Grande. Non poteva proprio permettersi una figura del genere.
    Magari facciamo che ti seguo a ruota.

    Stavolta, senza chiederle il permesso. In pratica, se la stava suonando e cantando da sola, ma la capo scuola quella sera le sembrava così affabile che era il momento giusto per avvicinarsi a lei e starle accanto senza risultare pedante.

    E proprio mentre le veniva offerto un pasticcino ed Alexandra posava lo sguardo su quello che la tavolata della Tempesta offriva a livello di prelibatezze (mica ci era arrivata che i dolciumi erano la causa degli strani comportamenti di Coral), accadde qualcosa: fu improvvisamente buio. Le ci volle un attimo per capire cosa stesse succedendo, ma udì chiaramente, visto che la sua attenzione era tutta rivolta verso di lei, la sua interlocutrice alzarsi in piedi ed allontanarsi. Almeno nel seguirla, fu piuttosto lesta: estrasse d’istinto la bacchetta magica dalla tasca posteriore dei suoi pantaloni bianchi e le corse dietro.

    Aspettami Coral!

    [Segrete]



    E fece davvero di tutto per starle alle calcagna, a mo’ di stalker, almeno fino al momento in cui non ci fu di nuovo luce e tutti si fermarono davanti al giocatore di quidditch vestito da tristo mietitore ed alla bionda tutta in tiro.
    Il gruppo che si era creato era piuttosto eterogeneo, c’erano studenti di tutte e tre le casate e di tutti gli anni. Si respirava il solito (più o meno) goliardico clima di competizione e sfottò, ma quello non la toccava più di tanto, era più interessata a capire chi fosse presente, a chi avrebbe potuto affiancarsi in quella impresa ancora del tutto ignota.
    Era poco distante dalla Caposcuola, quando Bellamy le si avvicinò e dietro di lui scorse Kyle. Non avevano più avuto modo di parlarsi dal loro incontro sul treno all’inizio dell’anno scolastico, quindi vederlo dietro al compagno fu una piacevole coincidenza.

    Ehi, ciao!
    Cercò di mostrarsi disinvolta mentre lo salutava.
    Anche tu da queste parti?
    Picchiettò la punta del piede destro nella fuga tra due delle pietre dei sotterranei. Non sapeva bene cosa dirgli, in realtà, ma fortunatamente non ci fu il tempo di pensarci troppo.

    ...Il primo che trova il mostro lancia un urlo!

    Mostro? Spalancò gli occhi. Non aveva considerato quella diceria, ma cosa doveva aspettarsi da una caccia al tesoro nelle segrete la sera di Halloween? Il mostro sarebbe stato il tesoro? Forse non era poi il caso di trovarlo.

    Andiamo?

    Chiese al coetaneo, cercando comunque di stare al passo della coppia di ragazzi più grandi. Non era così coraggiosa da affrontare l’ignoto senza l’aiuto di nessuno.
     
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    Diversi studenti accolsero l’invito implicito del fumo nero: quello non era che il segnale che tutto il pomeriggio si diceva, tra gli studenti, di aspettare per la festa clandestina. E, benché la maggior parte degli studenti aveva deciso di festeggiare Halloween alla vecchia maniera, tra dolcetti e scherzetti, zucche volanti e fantasmi ancor più irrequieti dopo il trambusto, con Nephyna particolarmente severo con un primino e Mr. Todd brutalmente patriottico, una piccola parte aveva deciso di seguire l’istinto e vedere dove quella diceria li avrebbe condotti.
    Fino a quel momento, davanti a due degli studenti del Fuoco più popolari dell’Accademia: il giocatore di Quidditch Isaac Webb e la celeberrima Michelle Lullaby. Nonostante qualche indecisione di troppo, animi scaldati facilmente e una serpeggiante diffidenza verso quello che sembrava solo un modo di beccarsi una punizione per violazione del coprifuoco, o anche solo uno scherzo veramente pericoloso, gli avventurieri si erano dispersi tra i cunicoli, organizzati in gruppetti.
    Gli strascichi della festa in Sala Grande accompagnarono molti di loro per buona parte dell’esplorazione, tra ginocchia cedevoli, lingue arcaiche o esotiche e sciocchezze irrefrenabili. Tutta colpa di quei dolcetti tanto attraenti quanto ingannevoli: come un’ubriacatura dura da smaltire, ne avrebbero avuto ancora per un po’.
    I dieci minuti successivi, invece, svanirono nel silenzio delle segrete, nell’umido dei cunicoli, nei volti terrificanti dei gargoyle e nei suoni più o meno tipici dei luoghi come quello in cui marciavano: goccioline tentennanti, sbuffi di vento lontani, suoni di tubature. I più attenti avrebbero anche notato diverse ragnatele sparse qua e là, specie tra una sbarra e l’altra dei cancelli che serravano le celle deserte e polverose, mentre i cunicoli diventavano via via sempre più stretti e angusti, costringendoli ora a piegarsi, ora a strisciare.
    Più il tempo passava e più diventava chiaro che in quel luogo non c’era altro se non buio e muffa.
    Una vera perdita di tempo.
    Alla fine di quei vicoli stretti, si ritrovarono tutti di fronte a un corridoio molto largo rispetto a quelli appena superati, ma che tuttavia conduceva a un vicolo cieco: davanti a loro si ergeva eloquente un muro grigio e crepato, di pietra viva, simbolo di un evidente fallimento.

    Vicolo cieco



    Thornton
    E io che pensavo avreste organizzato qualcosa di divertente: si diceva che faceste faville, voi del Fuoco.

    Sbottò Thornton, ponendosi al fianco dei suoi compagni ritrovati.

    Reeds
    Se voi volete continuare a farvi prendere in giro da questi due idioti fate pure: io me ne vado.

    Chiarì Reeds, riprendendo la strada dei cunicoli per tornare al punto di partenza insieme ad alcuni compagni di casata.
    A quel punto seguì il silenzio, un silenzio enfatizzato dal luogo in cui si trovavano e dall’imbarazzo generale, quello di chi si aspettava davvero di trovare qualcosa, o se non altro di vivere qualche scherzo messo a punto dai Fuoco.
    E invece, persino Michelle ed Isaac si ritrovarono ammutoliti di fronte la verità: le segrete avevano una fine, con nulla di spaventoso nel mezzo.

    Isaac Webb
    Beh, se non altro ci siamo sgranchiti un po’ le gambe…

    Sussurrò Webb in un vago tentativo di ripresa, tossicchiando per tentare di dissimulare l’imbarazzo. Persino Michelle, per una volta, sembrava rimasta senza parole.

    Michelle Lullaby
    Si diceva che l’unico ad avere mai visitato tutte le segrete fosse il vecchio Rowle.
    Beh, adesso non è più così! Rimane comunque un record…


    Aggiunse la Lullaby, anche se qualcosa le diceva che non tutti l’avrebbero presa tanto alla leggera quanto loro. L’orologio evocato all’inizio della corsa aveva raggiunto il gruppo riunito quasi a fatica e proprio quando stava per svolazzare sopra le loro teste traballò a mezz’aria e cadde al suolo. Delle due lancette la più corta oscillava incastrata intorno al 5, la più lunga girava all’indietro veloce come se segnasse i secondi, invece dei minuti. Mancavano forse tra i trenta e i quarantacinque minuti all’inizio del Coprifuoco, secondo sensazione, e a quel punto chi non avesse voluto incorrere in punizione avrebbe dovuto tornare indietro in fretta, benché chi avrebbe potuto togliere punti alla casata si trovava di già in mezzo a loro.
    Ci fu mezzo minuto di silente delusione, non di più. Tra chi aveva smesso di lamentarsi o di insultare l’amico più grande, stettero tutti con la bocca chiusa per una manciata di secondi e fu in quel momento che qualcosa di insolito accadde. Parve un sospiro venuto dal nulla, poi una parola smorzata, spezzata, di cui ormai non restava che l’eco di un’eco. Poi ancora e ancora: una voce senza timbro rimbombò negli angoli di quel vicolo cieco dominando il silenzio degli esploratori parlando senza che nessuno potesse comprendere più di una sensazione, quasi un suono indistinto, lontano come se venisse dal sottosuolo..

    ... ite...

    Emanava in quel punto, come se il resto delle segrete ne fosse stato immune, dopo cunicoli e celle e pietra tutti uguali. Ma, esattamente, da dove emanava? Cosa stava dicendo? E a chi?

    Scadenza: 3 Novembre incluso.
    A quanto pare siete arrivati davanti a un vicolo cieco, alla fine dell’ultimo corridoio delle segrete. L’orologio evocato si è rotto e non è chiaro che ore siano, a questo punto.
    Udite tutti una voce indistinta emanare in quel punto delle segrete: da dove proviene? Volete provare a scoprirlo o sceglierete di tornare indietro? E se venisse proprio alle vostre spalle? Nessuna scelta è ormai sicura.

    Le vostre eventuali azioni verso l’ambiente saranno destinizzate durante tutto questo turno.
    Gli effetti dei dolciumi speciali continuano per chi aveva ancora post residui di validità.
     
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    La barba come nuovo accessorio rendeva più buffo il suo trasferimento, uno scheletro pieno di peli che in realtà non ne doveva avere. Provò ad arrotolarla attorno al collo, come una lunga sciarpa pelosa. Sembrava funzionare, almeno non strisciava per terra lunga lunga col rischio di inciamparci.

    Andiamo?

    E non lo disse con quel cipiglio capace di coinvolgere tutti, ma quello di chi ancora una volta aveva il cervello settato due minuti indietro. Dove andare e soprattutto come, visto che era diventata cieca come una talpa tutto d'un tratto?
    Ah beh, seguire il fiuto. Lo aveva fatto finora, avrebbe continuato così per il resto della serata da brava segugia. Più o meno.

    [Segrete]

    Sei proprio scintilloso, Liuk Pigeon.

    Commentò ridendo la ragazza, affascinata dagli schizzi di magia colorati che sembravano fuoriuscire dal corpo stesso del ragazzo. Tra la lingua strana di Sam, che ricordava un furetto coi pot pot e qualcos'altro di indefinibile, la sua stessa barba e gli altri effetti subiti dagli amici era facile capire che lo scherzetto era in realtà nel dolcetto in sé. Un dolcetto - scherzetto, proprio letterale.
    Máiréad avanzò nel buio inspirando forte, percependo il profumo di muffa e umido che si annusava anche nei Sotterranei. Oh beh, le Segrete erano sotto i Sotterranei, quindi normalissimo che si sentisse anche laggiù. Starnutì per il leggero velo di polvere e la barba rischiò per un secondo di impegnarsi di tanto di quel muco da sembrare un Troll peloso. Per fortuna che non era capitato! Lottando fra il non sbrogliare il nodo di peli per cause esterne e guardare avanti, anche lei si rese conto di essersi fermati davanti a un muro. Niente seconda festa? A parte i colori da fuochi d'artificio di Pigeon non c'erano gli stessi decori e profumi della Sala Grande. E nessuno sembrava cosa fare, giunti a quel punto. Finché... Una voce.

    EHILÀÀÀ!

    Urlò la ragazza con le mani a coppa, aspettandosi di udire l'eco di rimando. Ma non aveva sognato, aveva sentito davvero una voce. Da dove proveniva però? Lì sembrava tutto chiuso.

    Forse ha bisogno di aiuto, però se si mum... Memm... Mimetizza come la Piovra di Sam come facciamo a vedere chi sia?

    Probabilmente un animaletto sperduto, un famiglio.


    Cercò di sforzarsi per l'ultimo pensiero. Ricordava di qualcuno che non aveva più notizie di un suo piccoletto? Forse Puffola o uno che ancora non aveva avuto modo di conoscere. Quelli più grandi invece si notava o prima, qualunque creatura fosse doveva essere piccina per nascondersi bene. E poi quel buio non aiutava di certo.

    Prova a controllare in giro, Ske. Lumos.

    Si rivolse la Callaghan al suo micio usando il nome da Halloween, mentre la mano nel frattempo prendeva la bacchetta generando luce col relativo movimento. Le-Pimpi e Ton-Aibell meglio che rimanessero sulle spalle. Così tutti insieme avrebbe sentito lo zampettare mentre scappava, fiutando la sua presenza. Perché sì, che altro poteva esserci lì sotto?
    Máiréad decide di esplorare meglio con la bacchetta illuminata, in compagnia dei suoi fidati animali. Del resto, che altro potrebbe cercare se non una creaturina indifesa nascosta da qualche parte?

    Dolcetto mangiato:
    Orange Wade-ffle: un waffel con gustoso succo d’acero che una volta ingerito fa crescere una barba lunga e folta fin sotto gli occhi (+2 Carisma)
    Post 2/3

    NukEddy Luke Lygeon takasugi; Sertoria Eburneo
     
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    La giovane, dopo un minimo scambio di parole con il suo Capocasata, e compagno di casata, e con il "guardone" al suo fianco, il quale non ebbe remore di soffermare lo sguardo sul decollè della francese, che però non si espresse a riguardo, stranamente. O meglio, era conscia del fatto che la sua scollatura fosse leggermente troppo ampia, ma non era in grado di cucire capi di sartoria tanto belli da potersi avvalere di un collo curato, magari con merletti e veletti.

    Unica cosa notata di strano quella sera erano le cose dette da Bellamy, il quale, di tanto in tanto, si elevava a grande saggio formulando domande dogmatiche...come quella sulla possibilità per un koala di arrabbiarsi. Gli occhi andrebbero a socchiudersi leggermente e il sopracciglio sinistro andrebbe ad innalzarsi in una espressione di dubbio retorico, espressione tenuta per qualche istante, prima dell'esplosione di oscure nubi che andrebbero a riempire la sala, in quel, chiamatissimo, segnale tanto aspettato.

    A differenza degli altri studenti, la giovane andrebbe ad incamminarsi con un passo lento, ma non abbastanza da rendersi palese agli occhi di chi aveva deciso di rimanere all'interno della sala. I passi andrebbero ad emettere un minimo rumore di tacchi e campanelli, a causa degli stivaletti dotati di un grosso tacco da tre centimetri, i quali erano dotati a loro volta di un piccolo campanellino che, ad ogni passo, andrebbe a risuonare e riverberare nei grandi spazi della accademia.

    [Segrete]


    Anche lei, come i suoi compagni, andrebbe ad incamminarsi verso le segrete, scendendo le scale che dall'androne dell'accademia andrebbero ad addentrarsi in quei lugubri cunicoli, non avendo alcun dubbio di dove andare, riuscendo a sentire il vociare degli altri studenti, che la guiderebbero verso la di loro posizione.
    I più ingenui e influenzabili, forse, potrebbero venir spaventati dallo scampanellio, ma una volta raggiunto il gruppo sarebbe palese che non si tratta di alcuno spirito maligno, ma solo della prefetta...maligna.

    Giunta giusto in tempo per il solito battibecco tra casate, la giovane interverrebbe, esprimendosi con il suo classico accento francese

    buoni bimbi, stasera dobbiamo divertirci tutti insieme

    direbbe, girandosi in seguito verso Thornton, chiarendo una semplice cosa, necessità partorita dal suo cuore fuoco

    comunque non l'abbiamo organizzata da noi, ne penses tu pas?

    chiederebbe retoricamente, zittendosi soltanto a quell'eco spettale, come se le segrete stesse volessero invitare i ragazzi a raggiungere il suo cuore. Invitare ovviamente perchè anche se con palesi limiti linguistici anche la francese avrebbe collegato un eco ite con la parola "venite". Chissà se i ghiaccio saranno abbastanza intelligenti da giungere alla stessa conclusione.
     
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    Quella di essere da solo lì sotto nelle Segrete fu soltanto un'impressione durata veramente poco, visto che ancora prima di rendersene conto si ritrovò circondato di compagni, chi gli parlava di ragazze, chi gli si appendeva al braccio, chi parlava con la persona che gli si era appesa al braccio.
    Bellamy si apprestò ad aiutare Cyrene, senza riuscire però ad evitare di ridacchiare nel vedere le sue condizioni.

    Sicuramente del budino, o almeno è quello di cui sembrano fatte le tue gambe.

    Proprio nel momento in cui la studentessa del Ghiaccio si era avvicinata a loro, Kyle aveva deciso di fare apprezzamenti proprio sulla stessa come se non avesse nemmeno notato la sua presenza. Cercò immediatamente di prendere il largo riguardo la faccenda e prenderlo in giro così come faceva sempre.

    Sembra che tu abbia un debole per qualsiasi ragazza respiri.

    Scherzò, visto che il giovane Crane non sembrava pensare ad altro che a rimorchiare di qua e a limonare di là, anche se i suoi tentativi avevano sempre scarso successo. La presenza di Coral non era di certo passata inosservata, ma non aveva ancora avuto un'epifania per la gioia di averla lì vicino a lui e per il suo costume decisamente più interessante e poco horror rispetto allo spirito di quella festa. Ma a lui andava più che bene così, o meglio...sarebbe andato, quando se ne sarebbe accorto.
    Nel frattempo la ''Caccia al mostro delle Segrete'' continuava, apparentemente però il tesoro non esisteva. Non c'era niente da trovare, ormai vagavano per quei corridoi da parecchio tempo e nessuno aveva trovato il mostro. Quindi, esattamente come previsto, non c'era affatto nessun mostro.
    Bellamy si ritrovò a sospirare, una volta ritrovatosi insieme a tutti gli altri studenti di fronte a quel muro grigio e crepato, un vicolo cieco che non li avrebbe condotti da nessuna parte.
    Il Caposcuola però non aveva voglia di andare via. Ormai erano lì sotto, ad infrangere le regole avevano già iniziato, tanto valeva sfruttare la cosa per divertirsi un po'. Non avrebbe mai accettato di passare un compleanno noioso.
    Per fortuna, Michelle sembrava pensarla come lui.

    Vabbè, perchè non...

    Stava per fare qualche proposta idiota per rendere più movimentata quella inutile gita nelle segrete, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Un sospiro, un sussurro...una mezza parola. Non aveva capito cosa avesse detto, ma a giudicare dalle facce dei suoi compagni non era stato l'unico a sentirlo.
    Si guardò intorno con fare confuso. Da dove veniva quella voce?

    ...e se questo muro fosse finto e dietro ci fosse il mostro?

    Chiese in maniera molto generica a tutti i presenti, prima di decidere di muoversi ed avvicinarsi proprio allo stesso muro. Poggiò le mani e l'orecchio sinistro contro di questo, convinto di potere, in quel modo, sentire meglio ulteriori rumori provenienti da dietro il muro crepato...come se quella parete che non portava da nessuna parte fosse fatta soltanto di cartone, e buttandola giù avrebbero scoperto un passaggio segreto che portava da qualche parte...forse proprio dal mostro.

    Bellamy si avvicina al muro e poggia su questo le mani e l'orecchio per sentire se c'è qualcosa dietro. Perchè sicuramente il mostro sta lì dietro, sì sì.

    Astr-eclaire: -2 Saggezza; 3 post su 3
     
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    La risposta di Bellamy colse nel segno, lasciando Kyle un attimo in silenzio, in quanto il suo Caposcuola aveva ragione, quella era l’impressione che stava dando, ma era davvero cosi?
    Il silenzio durò però pochi istanti, spezzato da un ampio sorriso e da poche parole di risposta, pronunciate con il suo solito tono leggero e scanzonato

    Cerco la bellezza in ogni cosa, non è cosi che si dovrebbe fare?

    Solo allora si accorse della presenza di Cyrene, alla quale aveva poco prima elargito commenti e complimenti, rimanendo un attimo perplesso e colpito per la sua ingenuità, ma nemmeno quello parve fermare il suo spirito, salutandola con un cenno della mano

    Ciao! Io sono Kyle Crane, tutto a posto? Capita di inciampare dai, ,l’ultima volta ho rischiato di volare addosso al professor Price, fortunatamente c’era Brody a tenermi o non so che fine avrei fatto

    Alzò le spalle, guardandosi attorno e notando che quella parte di segrete si stava realmente popolando, ma la persona che maggiormente attirò la sua attenzione fu Alexandra, con la quale non si era più scambiato che qualche “ciao” nei corridoi e che ora era li con loro.

    Ciao

    Cercò di nascondere l’imbarazzo, trovando le parole da dire per evitar di rimanere in silenzio, come accadeva assai di rado

    Dove c’è un’avventura, Kyle Crane si butta senza paura

    Scrollò la testa, accorgendosi della pessima frase che aveva appena pronunciato

    Lascia stare, ma ci siam capiti no?

    Poi le si avvicinò sussurrando qualche parola

    Son contento che ci sia anche tu, sicuramente ci divertiremo!

    Il momento di solare emozione venne bruscamente interrotto da un sospiro nel vento, come una voce che sembrava chiamarli dall’oscurità, “..ite”

    Kyle guardò immediatamente gli altri ragazzi, rendendosi conto velocemente di non essere l’unico ad averla sentita, restando immobile per qualche secondo, lottando tra la paura e la forte emozione del momento, in una lotta che ebbe rapidamente un vincitore, mostrandosi con un’espressione divertita ed un’esclamazione a bassa voce, ma comunque capace di esprimere tutto il suo entusiasmo

    Wow!! Che figata! Ma era una voce quella? L’avete sentita vero?

    Bellamy esternò il suo pensiero che Kyle in qualche modo pensava di condividere, osservandolo cercare nel muro la voce o almeno la sua direzione, facendo venire in mente al giovane Fuoco un incantesimo che gl era stato insegnato l’anno prima, in linea con gli studi che avrebbe potuto svolgere in accademia.
    Estrasse la bacchetta, partendo subito all’azione come era suo solito, senza restare troppo fermo a ragionare, puntandola verso quel muro, nella speranza di poter rivelare qualcosa che potesse aiutarli a raggiungere il loro obbiettivo

    Dissendium!

    Mosse la bacchetta come gli era stato insegnato, cercando passaggi o porte segrete in quel muro che sbarrava loro la strada, nella speranza di mostrarsi in gamba e coraggioso di fronte a tutti quei compagni che per ora lo vedevano solo come un inutile burlone.
     
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    Si lasciò sfuggire un mezzo sorriso quando vide Cyrene capitombolare sulle sue stesse gambe; non era particolarmente in vena di ridere, tanto che quel sorriso pareva più sarcastico, come un rimprovero per aver mangiato dei dolci che non sapeva che effetto avrebbero potuto avere. Qualcuno s'era già prodigato ad aiutarla, in qualunque caso, a partire dai due capiscuola,quindi si limitò a mantenere il silenzio, seguendo con passo sostenuto quella banda di scalmanati come se fossero appena scappati dalle gabbie di uno zoo. Si decise a smettere di ascoltare le parole che uscivano dalla bocca delle persone, ché se avesse davvero dovuto riportare a Price tutto quello che stava sentendo il rapporto sarebbe stato un'accozzaglia di nonsense e di ormone. Murray sembrava completamente rincoglionito, anche se forse non avrebbe dovuto stupirla poi così tanto; persino Allen sembrava uscita da un libro di poesie di terza categoria, il che poteva solo essere indice del fatto che quei comportamenti erano stati indotti da qualcosa che avevano ingerito, al pari di quanto era successo a Cyrene.
    Era vagamente irritata da tutte le attenzioni che la ragazza stava ricevendo, anche se cercava di non darci troppo peso; il buio delle segrete di certo l'aiutava a fare finta di niente e a nascondere l'espressione tesa per mille ragioni diverse, a partire dalla paura che aveva della stessa oscurità.

    Lumos.

    Più s'inoltrava al seguito del gruppo, più si pentiva di averlo fatto; aveva sperato sicuramente in qualcosa di più luminoso, tipo una festicciola di quelle che tanto piacevano ai ragazzi che avevano organizzato quella messinscena, ed invece si stavano spingendo sempre più a fondo nel buio, lì dove il fiato le veniva meno ed il petto si stringeva intorno al suo cuore agitato. Nessuno avrebbe visto il panico insinuarsi pian piano nel suo respiro e nella sua espressione, ché l'oscurità era avvolgente, interrotta solo dai piccoli lumi delle bacchette di qualcuno dei presenti.
    Arrivati di fronte ad una parete, la corsa sembrava finita; nella delusione generale, quel giochetto aveva fatto paura solo a lei, per le ragioni sbagliate. Avrebbe fatto commenti sarcastici non fosse stata troppo presa a cercare di capire cosa si nascondesse al di là del velo d'ombra che li circondava, ché non saperlo era esattamente la ragione per cui tanto aveva paura del buio. V'era qualcosa di sinistro nell'aria, come un sussurro delle pareti a mescolarsi al vociare assordante degli studenti, i più dei quali sembravano esaltati dalla situazione più che intimiditi.

    Lumos maxima.

    Puntò la bacchetta sopra la sua testa disegnando una N nell'aria, ché la sua più grande priorità in quel momento era vedere quanto più potesse, illuminando a giorno l'intera area come avesse acceso un riflettore. Non le poteva fregar di meno di quanto avrebbe rovinato l'atmosfera, ché non aveva alcun controllo sul timore che aveva dell'oscurità, né tanto meno avrebbe dato peso a quel che quei quattro impizzati avrebbero pensato di lei.

    Io me ne vado.

    E non era un annuncio per chissà chi, visto che l'aveva praticamente detto solo a sé stessa; solo chi le fosse stato abbastanza vicino da toccarla avrebbe potuto sentirlo. Era ormai evidente che non era stato organizzato praticamente nulla: non c'era nessuna festa clandestina o simili, quindi la sua presenza non era più richiesta. Fece quindi per tornare sui suoi passi, con il preciso intento di tornare in superficie.
     
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    Lumos.

    Quella variegata pantomima di un gruppo vacanze malcomposto, che aveva il piacere di definire suoi amici, l'aveva seguito di sotto: non poteva che far piacere al parmense, considerando che altrimenti, con tutta probabilità, avrebbe finito con l'usare semplicemente come sorta di scudo umano la Huxley, intrepido com'era. Quest'ultima poi, stava avendo fin troppi problemi nel mantenersi in piedi, ma il sussulto del Fontana, con un accenno di aiuto nei suoi confronti, venne rapidamente surclassato dal caposcuola del fuoco e dal tizio che aveva aperto il dibattito sulle Arti Oscure in maniera "particolare"...

    E non ti serve l'agenda per ricordare una cosa del genere.

    Quindi, piuttosto che fare a gara di galanteria ed educazione con gli altri due che erano intervenuti, decise di lasciar fare a loro.
    Non si curò molto di ascoltare i discorsi dei più grandi che stavano poco avanti a loro, perché era sinceramente più impegnato a cercare di controllare che la roba che avevano mandato giù i suoi compagni evitasse di creare più problemi del dovuto.

    Ti serve un Prefetto.

    Già, lui era sceso soltanto per poter aiutare Cyrene a dare un'occhiata in giro, di feste e festicciole segrete non gliene importava minimamente; senza un Prefetto a cui fare riferimento, lui era solo un disertore del coprifuoco, soggetto a punizioni se l'avessero infranto. Punizioni di Price.
    Si carezzò la punta del naso, sbarrando gli occhi, nello stesso punto in cui quell'orrendo ammasso gelatinoso gli aveva spruzzato la sua bile.
    Trasalì.

    O-ok, stiamo tranquilli e cerchiamo di...
    Ikuzo, ikuzo!
    Sam?

    E via, a ruota libera in uno dei corridoi.
    Sospirò, più per apprensione che per nervosismo, seguendo rapidamente l'islandese assieme agli altri.
    Con gli occhi, tuttavia, continuava a scandagliare i visi che lo circondavano, per il poco che riusciva a vedere.

    Prefetto... Prefetto... Prefetto...

    Per sua fortuna, arrivati in prossimità di quello che pareva un vicolo cieco, si palesò l'ultraluminosa figura di Frances lì accanto. E non solo lei: tutti si ritrovarono davanti a quella parete.
    Aveva trovato la sua via di fuga in caso di imminente punizione, e sembrava che non ci fosse nulla da vedere lì, quindi potevano anche andarsene tutti, no?

    No.
    Cosa cazzo...


    C'erano troppe persone in quei corridoi per consentire un eco consistente come la voce che aveva appena udito.
    Perse un paio di anni di vita, impreparato davanti all'appello a pieni polmoni lanciato dalla sua scheletrica amica.

    Non penso che urlare sia la cosa migliore da fare.

    Solo allora aveva accennato a muoversi verso l'Irlandese, ché mettere quanto più spazio possibile tra sé e quella pestifera creatura felina che s'era portata dietro la Callaghan era una delle sue priorità, ma ora che aveva notato come questa avesse reagito in maniera tutt'altro che spaventata alla voce sinistra, finendo addirittura con l'interessarsi maggiormente alla questione, non voleva rischiare che... qualcosa potesse farle del male.

    I-io tornerei indietro. Che dici Mu?

    Più che un consiglio sembrava una preghiera, al termine della quale il riccioluto avrebbe passato il suo sguardo, chiaramente a disagio, prima sui tre rimasti più indietro, poi anche sulla ghiacciola in divisa, quasi sperando che qualcuno fra loro volesse aiutarlo a convincere la tempestosa a ritirarsi.
    Fintanto che restava lì avanti, cercava con la bacchetta di illuminare le zone più scure lì vicino, in modo da cercare di non farsi trovare impreparato a... qualsiasi cosa ci fosse lì.
     
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    Dove c’è un’avventura, Kyle Crane si butta senza paura

    Di certo non si aspettava una risposta poetica come quella. Sgranò leggermente gli occhi e rimase in silenzio un paio di secondi, prima di replicare.

    Wow, rima baciata.
    Sul viso un’espressione stupita, senza una particolare connotazione, positiva o negativa. Non sapeva nemmeno lei se esserne colpita o se riderne.
    Potrebbe essere il tuo motto personale. Dopotutto, sei un Fuoco.

    Lo conosceva poco, ma glielo dimostrava ogni volta. Apparteneva a quella casata sotto ogni punto di vista.

    Era quindi pronti per iniziare la vera caccia al tesoro. Quale tesoro, poi, non era nemmeno dato saperlo.
    Ne valeva la pena? Rischiare una punizione, punti casata, una bella ramanzina per un’avventura nelle segrete dell’Accademia? E se poi si fosse rivelato più pericoloso di quel che sembrava?
    Era meglio non pensarci, tanto valeva uniformarsi al resto degli studenti e godersi quella bravata. Non era sola, c’era Coral con lei e, se fosse successo qualcosa, lei l’avrebbe difesa. O almeno sperava.

    Son contento che ci sia anche tu, sicuramente ci divertiremo!

    E poi c’era pure il ragazzo.

    Cosa dice il detto? “Mal comune, mezzo gaudio”

    Fece spallucce, come se fosse cosa normale, per lei, infrangere le regole. Ormai erano coinvolti e non aveva più senso tirarsi indietro.

    Era buio, umido e faceva freddo, benediceva la scelta di indossare quel maglioncino bianco a collo alto che un po’ la riparava, ma le ali che portava sulle spalle erano più d’intralcio che d’aiuto. I rumori che riusciva a percepire, oltre quelli dei passi suoi e dei compagni, erano quelli tipici di una taverna, con l’acqua che scorre nelle tubature, sinistri gocciolii e strani pifferi di vento che arrivano da chissà quale apertura. Non era senz’altro il luogo adatto ad una festa, ma era sicuramente quello perfetto per una caccia al tesoro notturna la notte di Halloween. I due Fuochi l’avevano pensata proprio bene: non avrebbero potuto sfruttare una location migliore.
    Tuttavia, più procedevano in quei cunicoli stretti, più si faceva forte la sensazione che il bello stava tutto lì, nell’atmosfera; che più si avanzasse e meno si trovasse. Presto, infatti, un grosso muro in pietra bloccò loro la strada, un vicolo cieco, un divieto di andare avanti. Provò una fitta di delusione, una stretta allo stomaco che la rese un po’ meno entusiasta di quando era partita.
    Tutto qui? Un muro? Le sembrava impossibile: voleva dire che quell’evento era stato organizzato del tutto a casaccio. Cercò con lo sguardo Isaac e Michelle ma le loro espressioni comunicavano la stessa cosa: non lo sapevano nemmeno loro. Quindi rimase in silenzio, passando in rassegna con lo sguardo chi le stava vicino, almeno fino a che la sua attenzione non fu attirata dall’orologio, che cadde a poca distanza da loro.

    Anche l’orologio non l’ha presa bene.. Ha messo di funzionare.

    Era davvero strano il movimento che avevano preso a fare le lancette.
    Non ebbe il tempo di aggiungere altro, perché le sue orecchie furono raggiunte da quelle tre lettere echeggiate.
    Ite.
    Si guardò attorno, non potevano arrivare da nessuno di loro, non sapeva neppure se aveva sentito bene e cosa volessero dire.

    ...e se questo muro fosse finto e dietro ci fosse il mostro?

    Si ritrovò nuovamente a fissare il muro, quel muro immobile ora più illuminato dai vari Lumos lanciati dagli altri compagni. Non c’era niente di evidente, eppure quel sussurro l’avevano sentito tutti.

    E se il mostro ci avesse.. Messo in trappola?

    Non voleva sembrare catastrofista, per questo il tono di voce nascondeva ancora una sottile ironia, ma non si sentiva di escludere quell’eventualità, soprattutto vedendo la fine che aveva fatto l’orologio alle loro spalle.
    Non aveva senso, in quel momento, provare a lanciare un incantesimo contro il muro, ma di una cosa era assolutamente certa: avrebbe intrapreso il tragitto al contrario solo insieme agli altri. Non si sarebbe separata dal resto del gruppo.
    Come aveva detto prima: mal comune, mezzo gaudio.
     
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    Si rese conto di essere tornata in sé quando, guardando le sue compagne nelle vicinanze, non aveva avuto più alcun desiderio di rivolgersi a loro con parole sdolcinate ed arcane, un modo di fare che a pensarci, in effetti, stonava abbastanza con la notte del terrore. Ciò che non stonava affatto, invece, era la situazione nella quale si stavano cacciando tutti quanti, lei inclusa, lì nelle segrete: l'orologio che segnava l'ora aveva ormai fatto il suo tempo, motivo per il quale Coral non aveva più potuto controllare quando fosse giunto il momento di tornare indietro prima del Coprifuoco che lei, in particolare, avrebbe dovuto curarsi di far rispettare a tutti.
    Ma certo. Come no.
    Sarebbero certamente riusciti a tornare indietro per tempo.
    Diede un'occhiata alla sua spilla da Caposcuola che nemmeno il travestimento aveva potuto occultare: se la sentiva talmente pesante sul petto da temere che ogni passo falso potesse farla affondare verso i meandri dell'oceano, il che era un peccato considerato che oramai le bastava superare senza guai gli ultimi mesi prima di potersi dire salva.
    E invece no: le toccava fare da balia a dei deficienti del Fuoco che avevano pensato bene di organizzare una gitarella nei meandri delle Segrete a ridosso del Coprifuoco. E, cosa più importante, ce l'aveva dannatamente con se stessa per non avere desistito: lanciò un'occhiata fulminante a Bellamy, perché se non fosse stato per lui e il suo dannato compleanno non si sarebbe mai trovata in quella situazione.
    E invece no, aveva voluto seguirlo per stare vicino a lui, e il risultato qual era stato? Trovarsi rinchiusa in un luogo buio e puzzolente e senza neanche avere gli occhi di Bellamy puntati addosso a sé per la meraviglia di costume che aveva addosso, anzi, peggio: trovarsi spodestata, in quanto ad attenzioni da parte del compagno, da un muro. Un maledetto muro.

    E io valgo forse meno di un muro?!

    Strinse le braccia attorno al petto, assumendo una posizione rigida e agitata.
    Respirò, perché l'isterismo stava rischiando di farla innervosire più del dovuto. Stava il fatto che rifiutò per principio di seguire e interessarsi ancora a Bellamy, che sapeva dove avrebbe potuto trovarla, se si fosse ricordato della sua esistenza.
    E se così non fosse stato, sapeva dove avrebbe potuto trovarlo lei, o meglio, mandarlo.
    Quando poi realizzò che la ragione per cui l'altro Caposcuola era stato attirato proprio dal muro sgranò gli occhi e acuì i sensi: eco. Voci. Eco e voci abbastanza inquietanti, in realtà.
    Eppure Coral non riuscì a spaventarsi o preoccuparsi più del dovuto, anzi: era certa che quello fosse lo scherzo che tutti quanti si aspettavano da parte dei Fuoco; in fondo era da loro pensare di poter fare saltare in aria la gente con le stronzate, in cui erano di certo dei maestri.

    Voci misteriose?!
    E questa è la vostra idea di divertimento nelle Segrete?
    Da voi Fuoco mi aspettavo molto di più...


    Sibilò Coral in direzione di Webb e Michelle, lanciandogli delle occhiate piuttosto annoiate. Così, semplicemente, decise di rimanere ferma sul posto senza prestarsi in alcun modo al loro gioco. Se ne sarebbe anche andata, ma non voleva lasciare da solo Bellamy nel giorno del suo compleanno, nonostante tutto.
    Maschi...
    E tanto oramai erano tutti in ritardo per il coprifuoco: se dovevano affondare, l'avrebbero fatto insieme.

    Scusate, è l'adolescenza.
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    Lui e le sue scintille seguirono il resto della comitiva sull’incomprensibile parlare di Sam, avventurandosi lungo i freddi e oscuri cunicoli delle segrete, sempre più angusti e scomodi man mano che procedevano oltre. In più di un’occasione rischiò di sbattere contro qualcosa o qualcuno, come se già non fosse abbastanza impegnato a mettere una distanza di sicurezza fra gli sprazzi luminosi che fuoriuscivano dal suo corpo e gli occhi del povero malcapitato di turno - che come minimo, ne era certo, sarebbe finito per essere Lorenzo o un’impacciata Sertoria.

    E questo?

    Come molti, anche Luke aveva lasciato vagare lo sguardo su quel nuovo e misterioso panorama, che in un modo o nell’altro ebbe modo di farli ritrovare nuovamente tutti assieme. Un assortimento vario di umori e aspettative, in cerca di risposte o della più rapida via di fuga.
    I suoi occhi si soffermarono preoccupati sull’orologio prima incantato e adesso spento, che giaceva a terra come il più terribile dei presagi: aveva vissuto abbastanza Halloween da sapere che il confine tra calma e tempesta era assai più labile di quanto si fosse portati a credere.

    Sarà meglio tornare indietro, e alla svelta anche.

    Aveva smesso da tempo di curarsi dei battibecchi altrui, preferiva di gran lunga concentrare le proprie energie su qualcosa di più utile e meno snervante. Ma non ebbe il tempo per dire o fare nulla di quanto si era appena proposto, che un sussurro, un eco intimo e spettrale lo aveva appena passato da parte a parte, ulteriore conferma di un timore ben radicato.

    Qualunque cosa sia non promette nulla di buono, andiamocene.

    Come se non bastasse la prospettiva di una punizione targata Price o chi per lui, ora si aggiungeva anche quella per l’ennesima maledizione del Samhain.
    In quella situazione avvolta di mistero una cosa però gli era molto chiara, la totale mancanza di coesione e unanimità: dubitava che avrebbero concluso alcunché in tal modo. Chi agiva in modo passivo e si faceva spettatore degli eventi, chi sguainava la bacchetta al richiamo della prima idea e chi semplicemente si curava soltanto per la propria sorte.

    Tutti per se stessi e se stessi per nessuno…

    Gli balenò così,una riflessione fra tante, quasi sperando che fosse sufficiente il pensiero a rimettere un po’ d’ordine in quel disfunzionale concilio di studenti.
    In ogni caso non sarebbe stato lui a parlare per tutti, quel compito spettava a ben altri; poteva però parlare per sé e rivolgere le sue preoccupazioni agli amici, nonostante le malsane convinzioni di una di loro.

    Dai, torniamo indietro finché siamo in tempo.

    Il tono quasi esausto per l’ennesima ripetizione, mentre la bacchetta luminosa indicava verso il punto da cui erano arrivati e verso cui tanto sperava di tornare a incamminarsi assieme al resto degli amici.
    Niente da fare, Máiréad sembrava ancora troppo presa dalla sua ricerca di, boh… di qualsiasi cosa potesse rivelarsi essere vagamente simile a un animale in difficoltà. E allora, se proprio dovevano, tanto valeva cercare di fare le cose come si deve. Rimboccò le sue maniche da corsaro incallito e si spostò più avanti, sospirando appena fra sé e sé.
    Come lui anche Kyle, inaspettatamente, stava puntando la bacchetta in direzione del muro, probabilmente con un’idea non troppo diversa dalla propria, quella di rivelare i segreti celati dietro la pietra viva e in apparenza inerte. O quantomeno, nel suo caso, dimostrare che non ve ne fosse alcuno.

    Specialis Revelio.

    La spirale corse lentamente verso il suo bersaglio, scandita dalla calma e la concentrazione che magie del genere chiedevano in pegno. Non si aspettava di osservare particolari reazioni nella pietra, anzi, a dirla tutta sperava che si concludesse in un nulla di fatto, di modo da poter convincere gli amici - e magari il anche resto dei presenti - a tornare al più presto sui propri passi.

    takasugi; - NukEddy - Sertoria Eburneo

    - Incantesimo di Rivelazione tra le Conoscenze di Luke

    [2 di 3 post] Luke ha mangiato: Butter Cream Har-ffin: muffin con gocce di cioccolato bianco e crema di burro che una volta ingurgitato fa sprizzare scintille colorate da tutti i pori (+2 Capacità Magiche)
     
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    Realizzò di essersi aggrappata a Bellamy Murray solo dopo averlo sentito parlare, infatti girò il viso e lasciò il caposcuola come se il suo corpo le fosse improvvisamente incandescente al tatto. Alquanto appropriato per un Fuoco, dopotutto. Strinse le labbra e alzò le sopracciglia, come a dar ragione all'osservazione del ragazzo malgrado lo spirito. Come dargli torto, dato che poteva vedere e sentire da sé che le sue gambe non ne volevano sapere di rispondere ai suoi comandi.
    Il resto successe abbastanza in fretta, Coral Allen si sporse in suo aiuto con una gentilezza quasi bizzarra dopo che in sei anni si erano scambiate parola una o forse due volte e poi un ragazzo che accompagnava Bellamy la nominò, riferendosi a lei "non male" o qualcosa del genere. Continuò rimarcando il suo interesse, ormai inequivocabile, per le ragazze appartenenti alla casata del Ghiaccio, tanto che Cyrene finì per girarsi verso di lui. Lo riconobbe, era il ragazzo che al dibattito di Difesa Contro le Arti Oscure aveva proclamato tronfio la sua pubertà a tutta la scuola.
    Gli avrebbe volentieri detto che chi avrebbe avuto più chances con lei era, tra i tre presenti, solo Coral ma era troppo radicata nella convinzione che quelli fossero affari suoi per farglielo sapere in quel contesto.

    Che fortuna.

    replicò solo alle sue parole riguardo all'aneddoto proposto da Kyle e la Ghiaccio lo disse con un tono e uno sguardo tanto piatti che chiunque si sarebbe sentito scoraggiato al proseguire la conversazione.
    Tornando a guardare Coral, lasciò la breve presa che aveva dovuto passare dalla spalla di Bellamy al braccio della compagna e ridirezionò la mano assieme a quella sinistra, già puntata sul muro che aveva accanto.

    Mh, grazie...

    Sapeva che non aveva bisogno di rispondere alle parole melliflue della Caposcuola Tempestina, la ragazza chiaramente non stava bene e probabilmente la causa era qualcosa che aveva a che fare con i dolcetti disponibili al banchetto in Sala Grande. Kyle, invece, non aveva il lusso di avere quella scusa.
    Quando i Fuoco proseguirono Cyrene rimase volontariamente indietro e a vederla con le spalle al muro ed entrambe le mani aperte contro esso sembrava quasi che fosse terrorizzata, piuttosto che fisicamente incapacitata a camminare. Aveva perso di vista anche i compagni Ghiaccio, anche se vedeva in lontananza nel corridoio gli sprizzi di luce che Luke stava ancora emettendo come se fosse una candela pirotecnica nel buio dei sotterranei.
    Cy poteva praticamente guadagnarsi una cinquantina di centimetri di strada ogni cinque minuti dato che tre passi che faceva la distanza che copriva veniva tagliata in due dall'inevitabile cedere delle sue ginocchia. Rimase vicina al muro tutto il tempo così da evitare un'altra caduta di faccia.
    Neanche aveva fatto abbastanza strada da vedere chiaramente i suoi compagni che vide Frances tornare indietro e le parve di sentire qualcun altro proporre la stessa idea.

    Che succede?

    che Cyrene si riferisse al chiaro malumore della compagna o alla situazione in fondo al corridoio che sembrava aver reso la caccia tutt'altro che allettante per più di uno studente, non era del tutto chiaro. Fatto sta che la Ghiaccio si rivolse all'altra Prefetta mantenendosi ancora china e completamente dipendente dal reggersi al muro dei sotterranei, alla sua sinistra.

    SPOILER (click to view)
    Milky Ice-ddis 2/3
     
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    [Recap delle puntate precedenti]



    Soobin era pigro, ma divertirsi non gli dispiaceva.
    Questo era il motivo per cui aveva anche trovato il tempo di travestirsi da un temibilissimo coniglietto rosa mannaro, un predatore spietato che attirava le prede con la sua innocenza e il suo essere assolutamente adorabile, per poi divorarle in un sol boccone.
    Sì, erano un sacco di parole per descrivere un normalissimo kigurumi, ma a Soobin non mancava certo la fantasia.
    Aveva sentito le voci circa una caccia al tesoro nelle segrete, alla ricerca di un mostro o qualcosa del genere, ma Soobin non era sicuro che la cosa gli interessasse: insomma, quale imbecille avrebbe nascosto un mostro nelle segrete di una scuola? Era estremamente improbabile che esistesse qualcosa del genere.

    Sì, ma… una scuola con delle segrete è curiosa a priori.

    In effetti, perché delle segrete? Oh, be’, le scelte stilistiche di chiunque avesse eretto l’edificio in realtà gli interessavano poco, era proprio la questione del presunto mostro a puzzargli.
    O magari nessuno aveva messo un mostro in una scuola. Magari c’era entrato da solo.
    Dovette ammettere che la curiosità lo tentava, ma ancora non riusciva a prendere una decisione: da una parte c’era la Sala Grande piena di ogni ben di Dio, dall’altra una ricerca forse infruttuosa e sicuramente faticosa. Cosa fare?
    Approfittò in ogni caso dell’attuale normalità per rimpinzarsi di qualsiasi cosa avesse vagamente la forma di un concentrato di carboidrati e zuccheri, evitando accuratamente tutto ciò che potesse avere effetti indesiderati.
    Il cibo era sacro, dargli degli effetti collaterali che lo avrebbero distolto dal mangiare altro era pura eresia e Soobin era sinceramente convinto che esistesse un girone dell’inferno dedicato a chiunque avesse fabbricato quelle robacce, ignorando allegramente il fatto che, almeno nella teoria, in realtà ad esistere era un girone dedicato a quelli come lui.
    Era quasi convinto di voler restare al tavolo ad abbuffarsi, quando accadde: tutto diventò buio, era evidentemente il segnale d’inizio dell’”avventura”.
    Restare o andare?
    Pigrizia e gola gli dicevano di restare lì, buono buonino, ma la curiosità… la curiosità era sempre stata particolarmente motivante per Soobin.
    Doveva decidere in fretta, e scelse per una sorta di compromesso: si riempì il più possibile le tasche del kigurumi di dolcetti e si affrettò a seguire i compagni di scuola abbastanza folli da decidere di andare davvero nelle segrete.

    [Segrete]



    Non era stata la scelta del secolo. Si era ritrovato come un pecorone a seguire la massa per i corridoi delle segrete, spiluccando i dolcetti che si era portato dentro.
    Si camminava, si camminava, si camminava e basta.
    Non era divertente per niente, la delusione saliva a livelli inenarrabili e la curiosità calava. Probabilmente la cosa più emozionante che sarebbe potuta succedere sarebbe stato il venir punito per il coprifuoco.
    Eppure la processione proseguiva imperterrita, come se nessuno volesse arrendersi all’evidenza del fatto che fosse stata solo una perdita di tempo.
    In realtà anche Soobin cercava di attaccarsi ad ogni minimo granello di speranza, insomma, magari all’ultimo secondo sarebbe successo qualcosa di fantastico e tutto avrebbe avuto un senso!
    La speranza morì tragicamente quando si ritrovarono davanti ad un vicolo cieco.

    Be’, ragazzi… qualcuno faccia apparire della vernice colorata! Facciamo un bel murales di gruppo e salviamo la serata!

    Propose semiserio, a nessuno in particolare.
    Insomma, era così annoiato che perfino mettersi a pasticciare con della vernice il muro sarebbe stato mille volte più divertente.
    Era stato promesso del divertimento e lui pretendeva di divertirsi!
    Lo scontento però dilagava, nel frattempo si era anche rotto l’orologio, quindi non sapevano più quanto tempo avessero ancora a disposizione.
    Sbuffò contrariato da quell’ondata di pessimismo cronico e addentò l’ultimo zuccotto di zucca che gli era rimasto.
    Poi accadde qualcosa di strano.
    Ci fu un attimo di silenzio colletti e fu allora che si sentì. Il suono più terrorizzante che Soobin avesse mai sentito.
    Gli andò di traverso il boccone di zuccotto di zucca, mentre il restante gli cadde dalle mani.
    Iniziò a tossire con forza, per poi prendere grosse boccate d’aria una volta che le vie respiratorie furono nuovamente libere.

    Signore e signori, è stato un onore, ma io faccio come quelli che se la svignano.

    Disse senza mezzi termini, di nuovo non rivolto a nessuno di particolare.
    Il professor RosBonBon o come si chiamava, nei compiti di erbologia aveva dato ad intendere che negli anni passati ci fossero stati dei posseduti ad Halloween r se per sentito dire la cosa gli era sembrata una figata pazzesca, decise che non ci teneva particolarmente a vivere di persona l’esperienza, quindi si affrettò a seguire quegli studenti che si stavano allontanando da quel vicolo cieco.
     
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    Fu al diradarsi dell'oscurità che il biondo tornò a brillare e il bianco a svanire. Hesper era appena entrata quando iniziò il chaos e per un attimo che parve un'eternità, il cuore aveva iniziato a battere talmente forte che temeva potesse esplodere.

    Era rimasta sola, se si escludeva la presenza dei professori, dei fantasmi e forse di quei due bambini del primo anno che da poco avevano iniziato ad ambientarsi realmente.
    Era a conoscenza delle voci che sino a quel giorno avevano girato per i corridoi e le sale comuni, ma non vi aveva dato un peso, troppo presa dalla convinzione che quello, secondo lei, sarebbe dovuto essere il primo Halloween tranquillo nella storia di Amestris, come se in qualche modo avesse avuto il potere di deciderlo.
    Si guardò attorno, cercando di calmare il respiro e si, non vide nemmeno gli altri prefetti o i due caposcuola che probabilmente avevano deciso di unirsi a quella specie di festa a sorpresa, se così si poteva definire. Allorché gli occhi si mossero immediatamente verso il tavolo dei professori, alla ricerca di un qualcosa che potesse farle credere che seguire gli altri sarebbe stata la scelta più saggia, ma così non fu. Parvero tutti piuttosto tranquilli.

    Se lo sono loro, perché non dovrei esserlo anche io?

    Non avrebbe mai e poi mai oltrepassato l'ingresso della Sala Grande per andare nelle segrete, era una prova che le risultava difficile da sopportare anche durante le ronde, ma in quel caso era un suo dovere e anche volendo, le cose non sarebbero potute cambiare, avrebbe solamente fatto la figura della stupida.

    Ho un bel vestito, delle belle scarpe e un buffet. Potevo forse chiedere di meglio?

    Dopo aver quindi afferrato un calice di succo di zucca e qualche salatino restava ben poco altro da fare. Sarebbe stata comunque una serata diversa dalle altre e se la sarebbe goduta fino alla fine.
     
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