Amestris e l'eco del sottosuolo

Capitolo I - Cerimonia di Inizio Anno 2031/2032

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    Cara Coral,
    è arrivato il momento in cui l'eternità sembrerà esser volata via in un solo attimo, sei anni rapiti da un solo, misero istante in cui tutto è diventato d'un tratto pregno di nuova consapevolezza.
    Anni fa guardavi la locomotiva su cui adesso siedi con diffidenza, paura e odio per quel che rappresentava, un mondo che ti aveva voluto senza che tu potessi dare il tuo consenso. E ora, nel presente, hai salutato i tuoi genitori ben prima di quanto servisse, perché l'unica cosa che desideravi fare era trovare il tuo spazio esattamente lì dove tutto ha avuto inizio, lì dove mai saresti voluta salire, lì dove adesso vorresti rimanere sola e in silenzio per giorni interi ad assaporare l'odore di stantio, sudore umano e nostalgia, quella che già da qualche giorno ha cominciato ad invaderti la gola e il cuore.
    Non hai cercato amici fra la folla, né persone care; hai voluto incontrarti con te stessa e i tuoi ricordi, adesso tanto confusi da sembrare un'ammasso gigante di colori e cicatrici, spaventata dall'idea di non poterli districare per bene.
    Ti sporgi dal finestrino.
    Tuo padre si è già allontanato, mentre tua madre e tua sorella sono ancora lì, ferme di fronte ad un binario in attesa di scorgere un volto familiare, il tuo, per salutarlo nuovamente. Ma alla fine se ne vanno anche loro, mentre l'ombra di un sorriso amaro comincia a disegnarsi sul tuo volto triste.
    Le voci diventano più insistenti, sai che il tuo tempo sta per scadere, e benché ce ne sia ancora parecchio davanti a te riesci già a sentirne la fine sul palato, come si potesse assaggiare.
    E sai che a dirti così è la tua amica ansia, quella che ti fa vivere il finale prima ancora dell'inizio “per prepararti” ti dici, “per stare male due volte”, poi concludi in silenzio.
    Passeggerai per corridoi, classi e giardini pervasi di momenti che riporterai alla memoria con un sorriso; lo farai e ti accorgerai di come sei cresciuta, qualcosa di cui sei sicura, ciò che non sai è quanto ti farà male e quando questo male comincerà ad alleviarsi, cominciando a depositarsi sul tuo subconscio che poi ti presenterà il conto tramite sogni.
    Chissà se fra uno, cinque, o dieci anni sognerai ancora Eliza e l'albero di noce, Thomas e il lago, Bellamy e il platano picchiatore; Alec con la sua casetta, Dottore e il suo angolo preferito nel tuo dormitorio.
    Lo speri, forse, ma un po' speri anche che quei sogni portino sorrisi anziché lacrime nostalgiche, quelle di cui ti vergogni.
    Lasciale per dopo, Coral, per quando la fine sarà giunta davvero: adesso respira e concentrati. Osserva la tua nuova spilla, i volti dei compagni e dei docenti, impegnati e se puoi divertiti: tanto vale regalare al tuo inconscio bei momenti da sognare fra dieci anni se proprio non potrà farne a meno, non pensi?

    Forza e coraggio,
    passerà ma non finirà, non davvero.

    Coral

    Asciugò velocemente una lacrima furtiva mentre chiudeva in quattro e conservava in tasca il foglio di pergamena e la penna babbana con cui aveva appena lasciato la sua firma, alzandosi con calma dal posto che aveva trovato diversi minuti prima su uno dei vagoni vuoti del treno, pronta ad affrontare l'ultimo primo giorno di scuola all'Accademia di Amestris, l'inizio di un finale che sperava bellissimo.
     
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    [Vagone insegnanti]

    I primi cambiamenti avverranno a partire dalla Sala Comune. Niente più parola d'ordine, ci sarà un nuovo meccanismo che vi spiegherò poco prima di scendere, così che avvertiate in anticipo i futuri Ghiaccio e i veterani. La professoressa Harp ne è già al corrente da tempo.

    Da poco più di cinque minuti Price, proteso in avanti sul sedile verso le interlocutrici, aveva richiamato a sé i Prefetti scelti personalmente in veste di nuovo Responsabile del Ghiaccio per pianificare le prime disposizioni. Due ragazze rappresentavano l'opzione più congrua alla sua idea di gestione: totalmente al femminile e sotto controllo. In quanto a se stesso, immaginarsi in ciò che lo avrebbe accompagnato di lì al resto dell'anno ancora lo coglieva alquanto in contropiede. Prendere in carico un ruolo del genere, appartenuto a una donna estremamente potente quanto intrigante, lo conduceva a un bivio senza precedenti: ritrovarsi, come di suo gradimento, a muovere i sottili fili di marionette certamente affidabili come le signorine di fronte e assumersi il peso di colei che ne era divenuta per quasi dieci anni l'emblema. Silenzioso, metodico e incline a mettere sotto torchio i maschi indisciplinati, in un singolo anno accademico Everett Marshall Price da semplice docente non solo aveva sostituito la professoressa Harp al comando della Casa ma anche come Vicepreside, il ghiaccio scolpito nell'animo di una donna rimpiazzato col ghiaccio granitico della pelle da immortale, senza ulteriori stimoli vitali eccetto gli strettamente necessari. In sostanza nessuno eccetto il Preside reggeva più potere di lui.
    La base solida su cui poggiava l'intera sopravvivenza prometteva bene già da settembre.

    Segnalate tutto ciò che giudicate meritevole di ricevere punizioni e nel metodo da voi ritenuto più appropriato.

    Nessuna mezza misura, niente limitazioni: si fidava del raziocinio decisamente più sviluppato delle ragazze. A parità di scelta avrebbe sempre preferito affidarsi a loro piuttosto che all'antica regola di parità maschio-femmina nella suddivisione di doppi ruoli. Nulla di più sciocco. Laddove la parità non esisteva non era necessario applicarla. E finché non fosse emanata una regola per cui era di fatto obbligo di scegliere un esponente di ambo i sessi come riferimenti per la Casa, Everett avrebbe ignorato quell'etica generale affidandosi solo alla sua.
    La pietà scorrevole del vaogne si aprì a metà discorso, rivelando una figura che qualche giorno prima aveva occupato il campo visivo dell'immortale per circa un'ora di seguito. Un record, considerando che il ragazzo in questione non frequentava le ore di Pozioni. La musica, però, stava per cambiare dati i recenti sviluppi che riguardavano entrambi in differenti vie.

    Ottimo esempio come primo giorno da Caposcuola, giungere in ritardo senza ritegno. Commentò sardonico con un'occhiata di sufficienza, tornando poi a squadrare le ragazze. Ecco, questa la chiamerei una situazione tipo su cui poter applicare le vostre nuove mansioni. Oh, se si tratta di uno studente Ghiaccio, gradirei che lo indirizziate a me al termine della giornata.

    E con le ultime parole ancora sulle labbra si alzò dal posto, il morbido ed elegante cappotto che seguì il movimento erettile del corpo aderendo meglio alle gambe. Il paesaggio sfreccia a repentino alla sua destra, con fiochi raggi che non lo danneggiavano come avrebbero dovuto. L'onnipresente talismano resisteva alle intemperie.

    Per ora è tutto, le ultime disposizioni le avrete al termine del viaggio.

    Si congedò infine Price, consentendo alle due di occupare come meglio credevano il loro tempo libero, che fosse per intrattenersi in vicende a loro private o sorvegliare corridoi e intraprendere già da subito la strada spianata da Everett.
    L'uomo rimase un po' a osservare attraverso il vetro pur senza vedere in realtà lo sfondo retrostante. Ricordava il momento in cui era stato nominato Responsabile e Vicepreside. Scevro da ogni dubbio aveva accettato. Chi altri poteva esser degno di ambire a tale potere e saperlo gestire? Il Preside lo sapeva. Nemmeno lui avrebbe negato l'evidenza pur conoscendo la vera natura, assieme agli altri due Responsabili e alla ex Vicepreside. Ora era lui a esserlo, al posto della Strega Bianca, eppure aveva ancora strettamente bisogno delle capacità magiche della donna. Quel sodalizio doveva resistere, doveva perseguire così da mantenere il vantaggio acquisito. E con l'accordo raggiunto il giorno del passaggio di ruoli, il giorno in cui Everett aveva assunto gli appellativi finora attribuiti ad Amalia, aveva avuto bisogno di lei per pianificare il cambio della persona centrale e dunque di personalità. Non negli arredi, sapiente del buon gusto di lei, bensì altre questioni come la stupidità di affidarsi al ricordo di una frase randomica. Meglio applicarla diversamente, la memoria, affine all'indole della Casa del Ghiaccio. Erano bastate poche parole e la dama avrebbe trasformato in fatti ciò che ancora risultavano solo parole.
    A occhi fissi sul suo riflesso, Everett sorrise di soddisfazione distogliendo dopo poco lo sguardo. Sperare di meglio in quel frangente sarebbe stato uno sputo a ciò che invece lo attendeva a breve.

    Al momento ho interagito con Frances Stitcher e Cyrene R. Huxley con una piccola rimbeccata a Bellamy Octavian Murray, ma se qualcun altro vuole inserirsi è il benvenuto. Sempre che lorsignori abbiano voglia di battibeccare.
     
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    Lui e Cody si ritrovarono a ridere come matti l'uno dell'altro, mentre le loro facce acquisivano i coloro più intensi, riuscendo a stento a trattenere le risate, in una sensazione di libertà che non provava da troppo tempo.
    Forse l'accademia sarebbe stata proprio come l'aveva sempre immaginata.

    Meno male, mi togli un peso enorme. Sai cosa significa non aver nemmeno una rappresentante decente del sesso femminile??

    Kyle non aveva reali esperienze, qualche bacio rubato qua e la ma giusto per far pratica, con la scusa di non voler farsi trovare impreparato, avendo avuto la fortuna (o la sfortuna) di incontrare figlie di nobili famiglie come la sua, intenzionate a prepararsi in ogni cosa prima del debutto in società, addirittura il bacio.
    Non si era mai innamorato, ma nemmeno quella più giustificabile giovanile infatuazione, quindi la sua curiosità ed attesa per un vero incontro con il gentil sesso, si faceva di più a quel genere di desiderio, provare qualcosa, sentirsi attratto e rapito, voler passare tempo a sbaciucchiarsi ma per vero divertimento.

    Le racchie non fanno per me, guarda come sono affascinante!

    Allargò le braccia, mostrando ancora di più il suo nuovo colore, ritrovandosi nuovamente a ridere a crepapelle, proprio nel momento che una nuova figura fece il suo ingresso nello scompartimento: Alexandra.
    Il respiro gli restò un attimo incastrato da qualche parte, mentre un sorriso imbarazzato fece la sua comparsa in quel bellissimo colorito, benedicendo il dolce appena ingurgitato per esser in grado di mascherare il rossore che avrebbe preso la sua pelle.

    Ciao..

    Si sistemò i capelli, prendendosi qualche istante per ricomporsi, sfoderando il suo miglior sorriso e facendole cenno di entrare

    Stiamo benissimo, non vedi? Sprizziamo colore da tutti i pori!

    Ringraziò in silenzio l'ennesima uscita di Cody (e la sua caramella), grazie alla quale potè nascondere altri istanti di imbarazzo, non essendo preparato a rivederla subito cosi da vicino.
    Aveva pensato che la ragazza lo avrebbe realmente un po ignorato, magari trovando il coraggio di avvicinarsi al nuovo arrivato più avanti, senza sfigurare di fronte alle sue compagne, ma fu felice che le cose fossero andate diversamente.
    Le sorrise ancora, rivolgendosi a lei con un tono di semi normalità

    Come stai? Son contento di vederti..

    Cercò subito di aggiustare il tiro, per non sembrare disperato

    .. ho visto certe facce prendere il treno con noi!

    Diede un'occhiata ad entrambi, per poi parlare nuovamente

    Voi vi conoscete gia immagino? Tu in cosa sei stato smistato Cody? Alexandra Tempesta giusto? Sono troppo curioso di veder dove capiterò, ma sono sicuro che qualsiasi casa mi prenda farà un affarone!! Sicuramente ci si divertirà, per i voti.. beh, vedremo!
     
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    [Vagone personale]



    Con un respiro profondo, decise di scrollarsi di dosso tutte quelle sensazioni negative che sentiva pesargli sulle spalle e di iniziare a comportarsi come sempre. Alla fine, cosa c’era di diverso dal solito? Nulla. Era un inizio anno come tanti, i suoi compagni sarebbero stati perlopiù gli stessi, forse anche i professori, Coral non lo odiava e tutto era al suo posto. L’unica cosa diversa era lui, era soltanto lui che si sentiva diverso.
    Non sapeva quali facce avrebbe visto all’interno del vagone del personale di Amestris, se volti nuovi oppure quelli di Prefetti e Prefette che erano stati riconfermati, nuovi docenti o nuovi membri del personale. L’unica cosa di cui era certo, era che ci avrebbe trovato l’unica persona che voleva davvero vedere in quel momento.
    Questa persona non era sicuramente il professor Price. Eppure, non appena mise piede all’interno del vagone, il professore di Pozioni commentò il suo arrivo con la classica gentilezza per cui era famoso in giro. Lo sguardo color ghiaccio del ragazzo rimase fisso sulla figura altrettanto gelida dell’uomo, mentre pensava già a cosa rispondergli ma, soprattutto, a come poterlo fare senza farsi espellere. Fosse stato qualcun altro, non avrebbe impiegato troppo tempo a rifletterci su, avrebbe parlato e basta. Ma se la coscienza gli diceva che stare zitto e andarsi a sedere poteva essere l’opzione migliore, il suo animo infuocato non la pensava allo stesso modo.
    Dovette allora scendere a compromessi con se stesso, limitandosi a distogliere lo sguardo dal docente e a camminare oltre il posto dove era seduto, semplicemente borbottando sottovoce.

    Beh, non l’ho scelto io come incarico.

    Sperava che il professore non l’avesse sentito, anche se non poteva escluderlo del tutto.
    Prese posto sul primissimo sedile libero che gli capitò a tiro, senza nemmeno guardarsi intorno per vedere se ci fossero volti conosciuti, ma soprattutto chi fossero i Prefetti della sua Casa. L’unica cosa che potè notare era che Coral non c’era. Iniziò a chiedersi dove fosse e come mai non gli era ancora capitato di incontrarla. Ma era arrivato in ritardo e stava quasi per perdere il treno, quindi non c’era poi tanto da meravigliarsi. Non aveva motivo però di iniziare a preoccuparsi, in fondo il treno non era partito da molto. E se non fosse riuscita ad arrivare in tempo nemmeno lei? No, impossibile, non sarebbe stato da lei.
    L’avrebbe aspettata lì, per fortuna non era ancora arrivato il momento di girovagare per gli scompartimenti perché non aveva tanta voglia di parlare con i ragazzini del primo anno, fare pubblicità al Fuoco, invitare tutti a mettere la divisa. Voleva riabbracciare Cody e Manon, dato che non li aveva visti per tutta l’estate, ma prima ancora voleva vedere Coral, visto che una volta arrivati in Accademia le loro possibilità di passare del tempo insieme si sarebbero ridotte drasticamente. Ma di sicuro, proprio come avevano sempre fatto, sarebbero stati in grado di sfruttare al meglio quel poco tempo che avrebbero avuto a disposizione.

    Everett Marshall Price Prof la taggo giusto per correttezza, lascio scegliere a lei se sentire o meno i borbottii (speriamo di no :) ).
     
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    I maghi, pur tanto fedeli alle tradizioni e avvezzi alle loro convenzioni, riuscivano ad accettare perfino l'idea che un viaggio così iconico dovesse passare per ore di sferragliate tra le campagne inglesi, con lo sfumacchiare ritmico di una locomotiva alimentata a incantesimi, come dei normalissimi babbani di inizio secolo precedente incapaci di materializzarsi istantaneamente dall'altra parte del mondo.
    Da Londra al Galles non sembrava ci sarebbe stato un solo istante di tregua alla pioggia. Il battere incessante dell'acqua sui vetri aveva accompagnato tutto il viaggio dell'Espresso per Amestris, sino a quel momento, e l'aria fredda delle campagne tutte intorno, ingrigite dal meteo avverso e nascoste in lontananza dalle nebbie, aveva patinato i vetri degli scompartimenti.

    Scompartimento 6


    Lucinda Timor aveva compiuto undici anni da due settimane e mezzo ed era al suo primo viaggio sull'espresso alla volta dell'Accademia. Aveva in volto un sorriso enigmatico, come se un fermaglio dietro le orecchie le stesse tirando le labbra o se qualcuno le avesse lanciato contro una dispettosa fattura: gli occhi brillavano, ma della paura di una bimba che aveva appena lasciato i genitori per salire su un treno pieno di sconosciuti. Guardava le colline correre fuori dai finestrini e, zitta zitta, con i piedi che sfioravano appena il pavimento, immaginava il castello, un camino acceso e gli amici che ancora non aveva conosciuto.
    Di fronte a lei, in confronto, un veterano. Foebus Lawrence era un secondo anno del Fuoco e ne avrebbe portato la bandiera con fierezza e coerenza già alla sua età: vivace ai limiti dell'indisciplinato, energico ma confusionario, un talento con gli Incantesimi e ancor di più col far nulla nelle altre materie. Aveva tormentato sin dal primo momento la bambina ancora senza Casa, facendo la voce grossa di chi la sa lunga: lui, ad Amestris, ci aveva già passato un anno intero del resto.

    Ma almeno sai dire qualcosa? Il Cappello non ci capirà niente con te…

    Si era messo a smistarla prima del tempo, concludendo che con certezza non sarebbe finita tra i Fuoco, con lui: non si era quasi mossa dal sedile, da quando ci era salita su.

    Devi per forza finir-

    Accadde tutto in un secondo: la frase su Ghiaccio e Tempesta si interruppe proprio nel momento in cui il treno attraversò una galleria e il paesaggio, per pochi istanti, si fece buio. Ma, tra le minuscole goccioline sui vetri, un messaggio magico si nascondeva tra la luce in attesa di brillare negli occhi dei più paurosi. E quando i vagoni passarono tra le tenebre del tunnel, i vetri di ogni scompartimento s'illuminarono di parole traslucide:

    FUGGITE, SCIOCCHI!

    aL CasTelLO vI sAltErA Il CeRVelLo



    Una frase per ogni vetro, una più inquietante dell'altra, e tutti gli scompartimenti eccetto quello dei docenti furono segnati da un improbabile avvertimento. Quando il treno fu tornato alla luce spenta del temporale fuori dalla galleria, delle scritte non vi era più traccia. Solo i più assorti avevano potuto notarle mentre le urla quasi passarono da un vagone all'altro.

    AAAAAAAAAHHHHHHHH!

    Un grido acutissimo dallo scompartimento 6: spalmato sul vetro opposto, fuori dal suo scompartimento, Foebus fissava il suo finestrino con gli occhi sbarrati e la bocca ancora aperta per l'urlo. Era più grigio di una nuvola lì fuori e sembrava terrorizzato come mai prima d'ora in vita sua.
    Lucinda, invece, si era rannicchiata sul suo sedile e schiacciata in un angolino si reggeva le ginocchia con le braccia e piagnucolava sommessa.
    Sul finestrino, la patina d'umidità di tutti gli altri e niente più.

    L'arrivo in accademia è previsto per il 6 Settembre.
    Scadenza Cerimonia: 10 Settembre.

    Chiunque abbia Intuito > 10 può affermare di aver intravisto qualcosa sul proprio finestrino, durante i pochi secondi di galleria: inventate pure un messaggio minatorio generico di vostra fantasia!
    Chiunque si trova nel secondo vagone ha sentito più o meno forte l'urlo di Foebus Lawrence.

    Riepilogo dei posti nel vagone studenti:

    • Scompartimento 2:
      • Cody Atkinson

      • Kyle Crane

      • Alexandra Wigley


    • Scompartimento 3:
      • Luke Lygeon

      • Mairead Callaghan

      • Lorenzo Fontana

      • Sertoria Eburneo

      • Samantha Silverclaw


    • Scompartimento 5:
      • Frederick Spicer

    • Scompartimento 6:
      • Lucinda Timor

      • Foebus Lawrence

     
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  6. Brianna Scott
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    [Tra scompartimenti 5 e 6]


    Il suo sesto anno ad Amestris non poteva iniziare in modo migliore, o almeno questo fu ciò che si disse mentre osservava il riflesso della spilla da Prefetto sul vetro del finestrino dell'Espresso, una cosa che, nonostante non fosse la prima volta che indossava quell'accessorio, non aveva mai fatto.
    Si sentiva alla stregua di una bambina con un giocattolo nuovo, ma talmente desiderato da custodirlo con cura e gelosia. Aver abbandonato l'accademia per quasi un anno le era costato parecchio sotto diversi punti di vista, ma la rinuncia alla spilla era stato ciò che, sotto il profilo didattico, le era dispiaciuto di più.
    Aveva indossato la divisa pochi minuti dopo la partenza, stando bene attenta a sistemare la luminosa P proprio di fianco alla spilla del Fuoco che la Styles aveva donato agli studenti della sua Casa un paio d'anni prima, ignorando il bisogno impellente di fare rifornimento di zuccheri dalla vecchietta del carrello; inutile dire che, nonostante passassero gli anni e lei continuasse inevitabilmente a crescere, quell'arzilla signora la inquietava come il primo giorno.
    Si era avviata in fretta verso il vagone degli studenti, pur non avendo nessuno in particolare da cui andare. Ancora una volta sospirò: erano cambiate tante cose in quegli ultimi cinque anni, ma la sensazione di solitudine che le attanagliava il cuore di tanto in tanto tornava a farsi sentire.
    Lanciò un'occhiata all'interno di ciascuno scompartimento solo per assicurarsi che stesse andando tutto bene, rivolgendo un sorriso e un cenno della mano a chi conosceva o fermandosi per scambiare sì e no un paio di parole. Fu quando si avvicinò all'ultimo scompartimento del vagone che notò una presenza alquanto solitaria e che lei conosceva appena, complice il fatto di indossare gli stessi colori durante l'anno, nulla di più.
    Frenando la traversata e poggiandosi con la spalla destra contro la porta a scomparsa, fu a Frederick che si rivolse.

    Ultimo momento di quiete prima della tempesta?

    Gli angoli della bocca si curvarono verso l'alto, lasciando che due lievi fossette scavassero appena le guance lentigginose. Lo sguardo chiaro andò invece a ispezionare con leggerezza lo scompartimento. Se non ricordava male, era lì che aveva compiuto l'ultimo viaggio fatto su quell'Espresso.
    Con un sospiro incrociò le braccia al petto, per poi lanciare uno sguardo di lato, lungo il corridoio appena percorso. I suoi compiti potevano aspettare, infondo parevano tutti più o meno tranquilli.

    Non è una cattiva idea, mi unirei anch'io.

    E fu sul punto di convincersi a entrare e prendere posto vicino a Frederick, quando il treno entrò in galleria e per un momento la ragazza non riuscì a vedere più nulla. Se accadde qualcosa di strano, lei di certo non se ne rese conto, impegnata com'era a mantenere lo sguardo sul corridoio pur circondata dal buio più assoluto.
    Quando riuscì a scorgere di nuovo ciò che aveva davanti, un urlo quasi agghiacciante la fece voltare di colpo. In un primo momento pensò solo che qualche ragazzo si stesse divertendo a fare uno stupido scherzo approfittando del fatto che sarebbe stato difficile perdere punti che nessuno di loro ancora aveva.

    Oh insomma, non siamo neanche arrivati!

    Si lamentò sbuffando mentre compiva solo un paio di passi per affacciarsi nello scompartimento numero 6.

    Lawrence, cos'hai combinato adesso?

    Era talmente abituata ai combina guai del Fuoco, che non fece realmente caso alla reazione del ragazzino né alla sua espressione, non finché non vide una bambina rannicchiata in un angolo del sedile e intenta a piagnucolare.
    Brianna si volse a guardare il ragazzo e solo allora si rese conto del pallore sul suo viso.
    Entrò nello scompartimento e prese a sedere di fianco alla bambina, attendendo qualche attimo prima di allungare una mano verso di lei e scostarle con delicatezza dal viso i capelli sfuggiti dal fermaglio.
    L'attenzione di entrambi era rivolta al finestrino, ma a parte la caratteristica patina d'umidità e gli angoli sporchi non vi era nulla da guardare, non con quelle espressioni.
    Poi, riportando lo sguardo su Foebus, fu a lui che si rivolse.

    Cos'è successo qui?
     
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    Frozen Wiz
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    [Scompartimento 5]

    Il viaggio nella locomotiva a vapore stava proseguendo. Frederick era ancora da solo nel suo scompartimento. Sulla sua divisa rimanevano solo piccole tracce della pioggia che si era abbattuta su di lui, mentre si recava a King's Cross, ed era abbastanza rilassato da aver tirato fuori dalla sua gabbietta Julius Cheeser, il suo ratto domestico bianco dagli occhi rossi. Al momento, stava dando al suo animale un po' del suo mangime.
    Non gli dispiaceva che quel viaggio non prevedesse la presenza di altri. Julius s'innervosiva con gatti e rapaci nei dintorni ed era costretto a rimetterlo in gabbia e a spostarsi di posto, soprattutto se i loro padroni li lasciavano liberi. Era normale per un topo avere paura e nascondersi in un anfratto irraggiungibile da zanne e artigli. Recuperarlo poi per Fred era sempre una gran rottura, ma doveva farlo anche perché ormai ci teneva a quel roditore; gli faceva compagnia, lo aveva curato le rare volte in cui era stato male o si era ferito ed era una buona cavia per provare magie innocenti.
    Al contrario dell'auto babbana, che gli provocava malessere e nausea, il treno gli faceva venir sonno. Iniziava ormai a dubitare che qualcun altro si sarebbe unito a lui e per questo aveva quasi l'intenzione di dormire, quando all'improvviso, una delle studentesse che era stata da poco nominata Prefetto si affacciò sul suo Scompartimento.
    Notando la Spilla che portava, Fred pensò subito:

    La mia divisa è ancora bagnata... vuole per caso rimproverarmi per questo?

    Frederick, fosse stato Prefetto, l'avrebbe fatto! Lui adorava la sua divisa e avrebbe voluto che tutti i suoi studenti provassero altrettanto rispetto per un indumento capace di uniformarli e di rappresentarli al meglio!
    Sentendosi colpevole, non appena entrarono in una galleria e tutto si fece buio, Spicer quasi tirò un sospiro di sollievo, sperando che l'attenzione del suo Prefetto fosse attirata da quel mal funzionamento, ma, proprio in quel momento, udì Julius squittire e poco dopo sentì i suoi incisivi affondargli nell'indice.

    Per tutti i Folletti! Che ti succede?! Si è solo fatto buio!

    Imprecò. Non era la prima volta che Julius lo mordeva, ma non gli era mai capitato che quel ratto lo facesse senza una ragione comprensibile.

    [Per il corridoio dell'Espresso per Amestris]

    Quando tornò la grigia luce britannica a illuminarli, il suo Famiglio sembrò rilassarsi.
    Fred, che non riusciva a comprendere cosa gli fosse preso, decise di prestare attenzione alla Prefetto, ma quest'ultima sembrava esser presa da qualcos'altro.
    Curioso, il ragazzo del terzo anno, si avvicinò con Julius ancora in mano per osservare quel che aveva attirato l'attenzione della giovane strega. Aprì la porta del suo scompartimento e notò Lawrence, un suo ex-compagno di classe dei T.O.P.O. che aveva un'espressione terrorizzata.
    Al contrario del Prefetto, che prese la parola, stette a studiare lo svolgersi degli eventi in silenzio. Aveva un taglio sul dito e stava sporcando di sangue il candido pelo del suo Famiglio.
    Brianna Scott
     
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    [Nella Carrozza con Elijah]


    Mintaka e Elijah erano cambiati entrambi; sarebbe stato chiaro come il Sole a chiunque li avesse visti e vissuti nei loro primi anni ad Amestris.
    Ricordava il tempo in cui il rampollo dei Nott vantava le sue ambizioni, mai rinunciava a una sfida, e brillava come una fiamma indomabile. Lei a quel periodo era stata una brace che avvampava di tanto in tanto, che credeva di non poter mai diventare come lui, mai raggiungere il suo livello.
    E quando tutto era andato a rotoli, quando non aveva avuto più niente su cui contare, aveva rischiato di affievolirsi tantodi venire mera cenere.
    Ma quel giorno era Elijah ad apparire come grigio cadavere di un fuoco, accartocciato su se stesso mentre lei si era levata fiera dalle sue polveri quando aveva capito di poter tenere il mondo in pugno, se solo lo avesse voluto.
    Un ricordo assai lontano si inceppò nei pensieri per qualche istante, sbucando nei silenzi pieni di pena dell'altro.
    L'odore del focolare spento, i passi che li rincorrevano nella biblioteca, i vestiti impolverati.
    Era stato il momento in cui, da quel camino ormai privo di fiamme, loro due avevano tacitamente iniziato a ardere insieme.
    E ogni loro piccolo passo li aveva resi vivi, due giovani maghi ingordi di ambizioni destinati a diventare incendi affamati.
    Ma era evidente che fosse possibile avvampare fino a bruciare se stessi al di là del Mondo.
    Quel viaggio su una carrozza che in qualche modo li riconduceva a un passato che era rimasto sbiadito fino a quell'istante, sembrava avere un ruolo ben più catartico di quanto avrebbe potuto immaginare prima di quel giorno. Quelle parole spolveravano i ricordi fino a farli vividi e a tratti dolorosi.
    Eppure quel che più di tutto non si sarebbe aspettata era di vedere un animo così incrinato, così deluso e autocommiserativo.
    Non lo aveva mai visto così, né avrebbe potuto credere che Elijah Nott potesse ridursi in quel modo, come se avesse pietà di se stesso; lo immaginò guardarsi, dal passato al presente, e le parve di sentire chiaramente come si sarebbe disprezzato se le due entità si fossero incontrate.
    Sembrava essere diventato proprio ciò per cui aveva sempre avuto malevola compassione.
    Ma così come già avevano intuito gli altri, fu Mintaka a non riuscire a mantenere lo sguardo neutrale: le palpebre si assottigliarono, e a ogni sua parola le dita si stringevano sui pantaloni neri, come un artiglio che si aggrappava a una roccia per non precipitare in ciò che stava provando.
    La sua indole spezzata travolgeva i suoi ricordi dilaniandoli, e il suo orgoglio sentì un fastidioso disagio del vederlo distruggersi, come fosse diventato l'ombra di se stesso.
    Sarebbe stato altrettanto chiaro dalla sua espressione accigliata che Elijah non avrebbe trovato una spalla su cui piangere, né un bonario conforto. Se il suo stesso cuore si era indurito, così si erano affilati i suoi pensieri e le sue parole.
    Respirò però a fondo, lasciando che il silenzio si appendesse alle sue ultime parole, e piano piano levò di nuovo gli occhi su di lui, questa volta palesemente privi di alcuna compassione.

    Se avessi utilizzato quella rabbia, invece di farti sopraffare, adesso non staresti qui a piangerti addosso.

    Lo disse quasi sussurrando, la voce ferma, le iridi che lo guardavano dure.

    Nessuno è sicuro di dove sta andando, non è questo che ci definisce.

    E lei che aveva deciso a priori di toccare tutto ciò che le fosse possibile, prima di poter scegliere cosa essere, non avrebbe mai compreso chi già tentasse di definirsi alla loro età, quando ancora sbandavano respirando la libertà che non avevano avuto per tanto tempo.
    Non era certa di cosa sarebbe diventata, ma era certa di chi avrebbe voluto essere.

    Ti definisce essere in grado di perdere senza inginocchiarti e dilaniare il tuo orgoglio, se ancora te n'è rimasto.

    Quasi la sentì in bocca chiaramente la lingua che tagliava come una lama; aveva paura di incalzare e si tratteneva a stento, e deglutì quasi a ingoiarla.

    Ti definisce sapere chi vuoi diventare, non cosa vuoi interpretare.

    Mintaka non gli avrebbe concesso di piangersi addosso ancora, non di fronte a lei, e se lui ne avesse avuto timore, allora forse si era perso completamente.
    Sarebbe stata uno specchio in cui riflettersi, se solo avesse voluto. Perché pure se faceva parte del passato, loro due si erano incontrati per una ragione, si erano scelti.

    Cosa pretendi di creare se ti convinci di non essere in grado di fare niente?
    Cosa pretendi di diventare se ti definisci un perdente?


    Elijah Nott
     
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    [Nella Carrozza con Mintaka]


    Non tutte le parole di Mintaka furono alla portata di Elijah e le ultime domande della giovane strega per lui furono retoriche. Chi pensava di essere un perdente non poteva che diventare tale. Chi era convinto non poter far nulla di buono, non rischiava, non rendeva al meglio.
    Il mago, che fin'ora aveva cercato di tornare a guardare la ragazza, si mise a fissare la finestra come se fosse incantato dalla pioggia. Aveva ormai gli occhi lucidi. Non voleva che lei lo guardasse in quello stato. Non voleva che lei lo vedesse preda completa della sua emotività. Quei sentimenti di dolore e di delusione solo lei poteva tirarglieli fuori in quel modo.

    Io ci provo a migliorare la situazione... forse non faccio abbastanza, ma...

    Le parole sussurrate contro il vetro, s'interruppero. Sentiva così di poter diventare agli occhi di lei solo più patetico. Solo più perdente e indesiderabile. Una persona che era stata capace di guardarlo con amore, in quel momento non poteva che biasimarlo e questo non lo faceva arrabbiare, riusciva solo a intristirlo sempre di più.

    Credo sia giusto quel che mi è successo.

    Elijah sapeva di aver tentato di aiutarsi senza troppa convinzione: aveva voluto apprendere l'ultimo Incantesimo dei Fuoco per ricongiungersi con il suo elemento, ma ancora non lo padroneggiava a dovere; aveva cercato di recuperare i suoi M.A.G.O. per accedere a un'istruzione superiore, ma aveva fallito nello scegliere il suo percorso perché era stato troppo avventato... lui aveva voluto impegnarsi a diventare un Auror per entrare nel Ministero e per poter investigare sulla scomparsa di sua zia... e quando quest'ultima era ricomparsa dal nulla, aveva sentito di dover comunque continuare quella strada, pur conscio di aver perso un motivo importante per perseguirla. A lui di affidare i criminali alla giustizia, in fin dei conti, non era importato molto e a duellare preferiva imparare quante più magie possibili. Lui voleva avere un ruolo in quel mondo, ma non provava affatto felicità o soddisfazione quando indossava quella divisa. Al massimo, si sentiva "riconosciuto e apprezzato". Ecco dov'era l'errore!

    E penso che dovrei chiuderla con gli Auror.

    Il suo indice batteva ritmicamente sul suo ginocchio, mentre pronunciava quelle parole. Non sapeva bene cosa aspettarsi da Mintaka, ma in qualche modo era certo che la via scelta non gli apparteneva quasi quanto gli era estranea la bacchetta di un altro mago.

    Solo che... cosa viene dopo?

    Era quella domanda che creava in lui inquietudine, incertezza e lo spingeva a immobilizzarsi. Come aspirante Auror il suo futuro era chiaro e quasi inevitabile. Ma se avesse abbandonato l'accademia cosa lo aspettava? In cosa poteva sperare?
     
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    Nonostante avesse appena infilato il naso, in quello scompartimento, le erano bastati pochi istanti per percepire l’atmosfera goliardica che vi si respirava. Del resto la presenza di due adolescenti, di sesso maschile, per di più appartenenti entrambi alla casata del Fuoco (sebbene Kyle non fosse ancora stato smistato), alle prese con dolciumi dagli strani effetti collaterali, non poteva portare ad un clima diverso: era un mix esplosivo che le anticipava che sarebbe stato, per lo meno, un viaggio divertente.
    Alexandra ne aveva disperatamente bisogno: le serviva una scossa, qualcosa che la convincesse, che le accendesse un po’ di entusiasmo, che le inculcasse nella testa che non era più a casa, tra le coccole di mamma e papà, ma su un treno in viaggio verso il suo quarto anno di scuola. Le piaceva l’Accademia, amava le emozioni che le portava, le cose che le faceva scoprire, le avventure che le faceva vivere, ma al contempo si sentiva un po’ spaventata, oltre che emozionata, per come tutto sarebbe potuto cambiare.

    Si era dunque appena accomodata sul sedile vellutato, quando aveva constatato il coloro dei visi dei suoi nuovi compagni di viaggio.

    ..Secondo me staresti benissimo con la pelle verde..

    Verde, verde come il vomito. Fu il primo collegamento mentale che riuscì ad elaborare e questo la diceva lunga sul suo umore di quella mattina. Eppure il un’altra qualsiasi giornata si sarebbe buttata a capofitto su quelle chicche, così imprevedibili e così particolari.

    E’ un vero peccato che queste caramelle non si trovino, fuori da qui..

    Rispose a Cody, prima di fare una breve pausa per ragionare.

    Ma credo che al castello le vieterebbero, sono troppo..

    Dovette nuovamente interrompersi, ma stavolta non per sua scelta, quando per i versi che uscivano dalla bocca del ragazzo del quinto anno. Erano dei veri e propri ululati. Lo guardò con occhi allibiti e sorpresi, quasi ammaliati. Ecco, quella poteva decisamente essere una prima “scossa”.

    …Fantastici.

    Riprese la frase lasciata interrotta poco prima. Avrebbe voluto dire imprevedibili, ma adesso che sentiva quell’ululato aveva cambiato decisamente considerazione.

    Ti prego, dimmi che ti sta crescendo anche la coda!

    Perché, in caso affermativo, avrebbe voluto assolutamente vederla.

    Son contento di vederti..

    La voce di Kyle la distolse dalla piccola trasformazione dell’altro.
    Era contento di vederla?
    Beh, aveva un senso: era una delle poche persone che lui per ora conosceva su quel treno. Non ci fece quindi troppi ricami su quell’affermazione, anche lei sarebbe stata felice di incrociare una faccia sconosciuta. Anche se lui, ancora una volta l’aveva dimostrato, non aveva alcun problema a socializzare.

    Fa piacere anche a me vedere che i tuoi, alla fine, ti hanno lasciato venire e non ti hanno richiuso in cantina!

    Voleva rispondere anche alle altre domande, ma, prima che potesse aggiungere altro, non vide più nulla: si passò improvvisamente dalla luce grigiastra dovuta al temporale incessante ad un buio pesto e oscuro. Stavano passando attraverso una galleria, questo era palese, ma perché non c’era illuminazione?
    Allungò istintivamente il braccio sinistro dietro la nuca, al fine di tastare il corpicino del puffskein appisolato nel suo cappuccio ed il contatto con il suo pelo morbido la rassicurò: Cumino dormiva ancora pacifico nel suo nido di felpa.
    Provò una breve sensazione di benessere che lasciò il posto ad un immediato stato di allerta. Li raggiunse un grido spaventato, ma lei lo percepì solo in lontananza. Drizzò la schiena ma rimase ancorata sul suo sedile.

    Avete sentito anche voi? Forse qualcuno ha paura del buio..

    Chiese conferma ai due compagni ed in quelle parole non c’era nessuna ironia, né tentativo di scherno, stava solo provando a dare una spiegazione a che quel che credeva di aver sentito.
    Li guardò in modo alternato, aspettando una conferma, da parte loro.
    Purtroppo, o per fortuna, non era riuscita a leggere nulla sui vetri appannati del suo scompartimento.
     
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    La stazione King's Cross fu la meta che seguì la smaterializzazione da Harp Manor e il binario 7 e 1/2 quella immediatamente successiva. Il cappello mantenne quasi intatti i ciuffi che ricadevano sul viso, scappati da una crocchia morbida che aveva raccolto l'intera chioma. Gran parte del corpo del corpo era fasciato da un tailleur blu notte, dalle forme semplici e sobrie, il quale faceva pendant con cappello, décolleté e guanti. Con sé aveva solo la bacchetta risposta nel taschino interno della giacca e una pochette a tracolla che conteneva solo il necessario. Si poteva ben dire che essa fosse più vuota che piena.
    A differenza degli studenti che iniziavano ad affollare la locomotiva o almeno, quelli che riuscivano a staccarsi dai genitori plausibilmente apprensivi per il primo viaggio del loro pargoletto - in verità, alcuni anche troppo -, nessun bagaglio intralciava i passi della professoressa Harp. Giorni prima, la strega aveva già riposto tutti i suoi averi nell'alloggio e nell'ufficio dell'accademia, in modo da poter viaggiare senza l'ingombro di valigie e quant'altro. L'unica cosa che le faceva strano era non aver tra le dita la 24 ore che l'aveva accompagnata durante tutte quelle partenze. Ora non ne aveva più bisogno e se da un lato l'abitudine ne risentiva la mancanza, la libertà delle mani ne apprezzava la novità. Diversi erano i pensieri che albergavano nella mente della docente, ma in quel momento solamente gli studenti erano degni di attenzione. Non era certo la prima volta che affrontava quel viaggio, quella giornata così importante e ancora agli inizi del suo sviluppo, per cui sapeva molto bene che più occhi fossero stati aperti, meglio sarebbe stato.

    Attenzione. Di là, vai.

    Appunto. Un neo studente ancora senza Casa scorrazzava con tanto di baule e gabbietta troppo pericolosamente vicino alla linea che delimitava il marciapiede dalla ferrovia. Gli occhi di ghiaccio si concessero un ultimo sguardo alla gente che attorniava il treno, per poi salire con rinnovato interesse.
    Quel viaggio non rappresentava solo l’inizio dell’anno scolastico. Per lei era anche sinonimo di un nuovo inizio: nel mese di Agosto dello stesso anno, era giunto a termine il mandato ministeriale per la carica di Vicepreside e di Responsabile. Così dopo nove anni di guida, Amalia fu chiamata a lasciare i due ruoli che ricopriva: se per quello di Vicepreside sentiva solo una plausibile nostalgia poiché - seppur onorevole e oneroso allo stesso tempo a cui Amalia aveva cercato sempre di adempiere con diligenza -, rimaneva comunque rilegato agli aspetti logistici e burocratici della scuola; per quello di Responsabile logicamente era il contrario, essendosi affezionata durante gli anni. Era sempre un incarico scolastico, ma era impossibile rimanere distaccati. Essere Responsabile significava molte cose: saper pretendere, ma anche concedere. Cercare di immedesimarsi in ognuno degli studenti che si guidava e provare a capirli anche quando per la logica sembra inconcepibile. Far loro rispettare le regole, ma ricordarsi anche che non si trattava solo di quello. Sostenerli, spronarli costantemente, ma saper anche dire di no. Sgridarli a volte o dare persino delle punizioni. Come disse una volta a Michael un Responsabile era sia il poliziotto buono, che quello cattivo.
    Ruolo o no, ci sarebbe comunque stata per loro e sapere che della Casa che tanto amava ne aveva preso le redini Monsieur Everett Marshall Price, aveva la capacità di tranquillizzarla notevolmente. Sapere che c’era lui cancellava la terribile ipotesi del dover sopportare di vedere la Casata allo sbaraglio e in balia di un incompetente per niente affine all'essenza del Ghiaccio. Fortunatamente, non era il caso di Price: in lui Amalia riponeva piena fiducia dal punto di vista scolastico, ritenendolo molto competente e una persona a modo. Questo insieme ad altre qualità, lo ponevano ai suoi occhi come la scelta migliore.
    Così con un’espressione serena si avviò verso la carrozza riservata ai Docenti, notando due figure conosciute. Una di esse non la vedeva da circa otto anni o forse più.

    Professoressa Saltzman, che piacere rivederla tra noi.
    Cattedra diversa suppongo, dico bene? In ogni caso, spero che rimanga con noi a lungo.


    Se la professoressa Gray occupava la cattedra di Storia della Magia, a logica Isobel doveva essere stata assunta per un’altra. Il viso della Harp non celava un sorriso spontaneo tanto quanto le parole che aveva detto.

    Eloise, ciao anche a te. Come va?

    Prese posto in uno dei sedili accanto a loro, guardandosi intorno e accennando saluti alla gente che incontrava lo sguardo. Il rumore delle ruote sulle rotaie si alternava con quello della pioggia battente, la quale si infrangeva sui vetri, lasciando tracce confuse di rivoli d’acqua. Quel rumore misto, che da un po’ accompagnava passeggeri e treno, cambiò quando quest’ultimo attraversò una galleria, sostituendo il paesaggio che scorreva dal finestrino, abbassando l’illuminazione dello scomparto e interrompendo il battere della pioggia. Pochi istanti e tutto tornò: la luce, il ticchettio sul vetro e il cigolare delle rotaie.

    Eloise Hunt, Isobel Saltzman


    Edited by Amalia Harp - 7/9/2020, 02:03
     
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    Foebus Lawrence non ne aveva viste abbastanza, nel suo primo anno ad Amestris, per poter affrontare ciò che gli era capitato. Del resto, seppure la Trasfigurazione, gli Incantesimi e le creature spiate da lontano durante le lezioni di Cura dei più grandi, gli avessero mostrato un mondo a volte strano e spaventoso, restava un dodicenne che avrebbe avuto paura della propria ombra, nelle giuste condizioni.

    Sul vetro…

    Biascicò alla sua Prefetta, con lo sguardo ancora fisso verso la patina di umidità nella quale, solo un minuto prima, aveva chiaramente letto un inquietante messaggio.

    C'era scritto… c'era scritto "Fuggite".
    Era verde.


    Non era vero, ma il ricordo di quelle lettere luminescenti era contaminato dallo spavento di essersele trovate di fronte, mortifere come un Dissennatore, e il ragazzino non seppe distinguere l'impressione dalla memoria.
    Il problema era che nessuno, all'apparenza, sembrava poter dargli ragione sino a quel momento, e Lucinda era quasi scomparsa nel suo angolino: senza aver neanche aperto bocca, nessuno si era accorto di lei e di cosa avesse visto.

    Carrozze della L.U.M.O.S.



    Il viaggio magico in carrozza, per gli studenti L.U.M.O.S. invitati dal Preside di Amestris, fu più breve di quello in treno. Tra fulmini e un incessante acquazzone, pur attraversando in volo kilometri e kilometri di Regno Unito, le carrozze trainate dai thestral atterrarono poco prima di cena nel cortile antistante l'ingresso principale della scuola. La pioggia battente di Londra era ormai lontana: solo un piovischio cadeva leggero sul castello e sui giardini d'intorno, facendo vibrare appena le pozzanghere gonfie d'acqua di qua e di là.

    Vi ricordo che:
    - Chiunque abbia Intuito > 10 può affermare di aver intravisto qualcosa sul proprio finestrino, durante i pochi secondi di galleria: inventate pure un messaggio minatorio generico di vostra fantasia!
    - Chiunque si trova nel secondo vagone ha sentito più o meno forte l'urlo di Foebus Lawrence.
    L'arrivo in Accademia è previsto per il 9 Settembre.
    Da questo momento gli studenti LUMOS possono asserire di essere arrivati in Accademia: in Sala Grande troveranno il Preside ad attenderli.
     
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    [Vagone Personale dell'Accademia]

    Michael non sapeva cosa aspettarsi dall'anno scolastico in procinto di iniziare, aveva un sensazione di... non sapeva nemmeno come definirla, inquietudine? Fastidio? O semplicemente malinconia?
    L'anno non era iniziato nel migliore dei modi, non per lui almeno, e la cosa lo abbatteva terribilmente. Era come se quell'inizio incrinato presagisse uno sviluppo infelice anche per il resto anno. Dopotutto come diceva il detto? Il buongiorno si vede dal mattino... la cosa doveva valere anche al contrario, no?

    Ma perché tanto disagio? Forse era meteoropatico. Quei pensieri frustranti e inquieti dovevano essere causati dalla cupezza del cielo britannico.
    Certo, la pioggia poteva essere un trigger, ma non era la causa principale del suo malessere. Per quanto sperasse che fosse davvero così, in realtà c'era ben altro a renderlo inquieto. Quell'anno scolastico erano cambiate tante cose e non si era ancora ben adeguato a tali novità.

    Gran parte della sua tristezza era dovuta —paradossalmente— a qualcosa che non riguardava lui. Ma era ovvio, dopotutto se succedeva qualcosa ai propri legami più stretti era normale sentirsi colpiti di conseguenza.
    Michael, un po' cocciuto e presuntuoso, non si era ancora abituato al cambio di Responsabile per la casa del Ghiaccio. Amalia era sua amica, oltre che collega, era la persona con cui aveva più legato in Accademia. Per anni aveva ricoperto quel ruolo e ora, vederla dover rinunciare era in qualche modo straziante.
    Seppur sapessero da tempo che prima o poi sarebbe arrivato quel momento, la cosa sortiva comunque un certo effetto. Perché un conto era sapere che accadrà una determinata cosa, tutt'altro era vederla effettivamente accadere. Tutta la preparazione del mondo non poteva aiutare, il fatidico momento sarebbe stato comunque un pugno sul naso.

    La colpa di quella situazione infelice era ovviamente da attribuire al Ministero e ai suoi decreti insensati, il cui solo scopo era quello di controllare Amestris e l'ambiente didattico. Era palese l'astio che il Dipartimento dell'Educazione Magica dimostrava per l'accademia. I battibecchi andavano avanti da anni, e questo era il risultato. Non potevano più nemmeno stabilire autonomamente i ruoli di guida della scuola, erano subordinati a mandati temporanei, con continui cambi e rotazioni. La spacciavano come una riforma "inclusiva", una "democratizzazione" dell'amministrazione scolastica, ma Michael vedeva quella normativa solo come un modo per minare la stabilità di Amestris nel suo essere un'istituzione indipendente. Era una chiara tattica per indebolirli, come se avessero paura che accentrare il potere della scuola potesse portare a chissà cosa... una guerra contro il Ministero? Credevano forse che a controllare Amestris ci fosse la Spirale? Temevano forse dalle classi sfornassero militanti per la fazione oscura?
    Michael iniziava ad avere il sentore che il Ministero non avesse idea di cosa stesse facendo. Dopotutto erano umani, anche loro...

    In silenzio si limitò a sospirare, mentre gli occhi caldi osservando la pioggia rigare i finestrini del vagone Insegnati.
    Se ne stava seduto in disparte, pensieroso, ignorando il chiacchiericcio e le parole di circostanza tra colleghi. Tra le dita una rivista aperta su cui non aveva ancora posato gli occhi. La situazione era tanto grave che non aveva nemmeno fame... per lui davvero un sintomo grave.
    Era più forte di lui, non riusciva a mettere da parte quell'infelicità. Non gli piacevano le situazioni in cui non aveva possibilità di ribattuto, non era il tipo che se ne stava in disparte a subire senza combattere. Odiava sentirsi impotente e inutile di fronte alle ingiustizie.

    Ad aggiungersi alla frustrante situazione di Amalia, c'era anche un altro pensiero a tormentarlo, e riguardava Astrea. La Gray al momento non era sul treno e la cosa gli procurava emozioni contrastanti: sollievo, ma anche... dispiacere? La situazione tra i due si era fatta un po' imbarazzante, o almeno così credeva. La cosa era talmente strana che non era certo nemmeno cosa stesse passando tra di loro. Erano tranquilli, ma diciamo che su determinati argomenti c'era imbarazzo...
    Quella era un'altra questione che non sapeva come gestire. Tutto sembrava essere avvenuto talmente velocemente che era difficile da digerire... anche se ormai erano passati mesi.
    Michael era ancora dubbioso sulla loro relazione, e non sapeva quale dovesse essere il prossimo passo. Per il momento si era limitato a tacere. Nessuno della sua famiglia sapeva ancora niente, c'era troppo da rivelare.

    I pensieri si accavallavano nella sua mente, stressando Michael più di quanto volesse dare a vedere. Era esausto, non desiderava altro che arrivare al castello e sedersi a tavola per la cena — forse un po' di fame l'aveva dopotutto.
     
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    Che quell'anno sarebbe stato atipico, lo sapeva prima ancora di mettere piede sul treno. La spilla che portava appuntata sulla divisa che già indossava le pesava sul petto più di qualsiasi pensiero, più del torneo che aveva vinto pochi giorni prima, più della prospettiva che l'aspettava per quell'anno scolastico. Già essere giunta alla stazione affianco a qualcuno era atipico di per sé; sapere che Cyrene stessa sarebbe stata anch'essa prefetta quell'anno l'aveva stupita fino ad un certo punto, ché la ragazza era capace e non c'era bisogno di avere un intuito sopra alla norma per capirlo. Forse se lo meritava fin più di lei, che nonostante tutto continuava a pensare di non avere nulla di speciale al di sotto della divisa sgualcita che portava i colori della sua casa.
    Non sapeva bene cosa pensare, ma sapeva che quell'anno sarebbe stato molto diverso dai precedenti non solo perché Cyrene portava la sua stessa spilla, ma anche perché di fronte a lei, a parlare di come avrebbe dovuto comportarsi in qualità di prefetto, quell'anno c'era Price e non la Harp. Il professore aveva un modo di guardarla che la distraeva dalle sue parole, come fosse in qualche modo ipnotizzata dal suono della sua voce; lo fissava come pendesse dalle sue labbra, anche se lo stava ascoltando con un orecchio solo, troppo concentrata su quegli occhi di ghiaccio puntati su di lei. Si trovò ad annuire convinta, per confermare all'uomo che aveva perfettamente compreso le sue parole, e non poté che lasciarsi sfuggire un mezzo sorriso quando lui rimbeccò direttamente l'unico ragazzo della squadra di prefetti e caposcuola quell'anno: Bellamy Murray. Le faceva quasi strano pensare che fossero praticamente tutte ragazze, eppure non le dispiaceva; quel che la lasciava ben più perplessa era constatare che per il terzo anno di fila, il Ghiaccio aveva vinto la coppa delle case ma non aveva alcun rappresentante fra i caposcuola. Non le veniva difficile pensare a diversi elementi che sarebbero stati perfettamente in grado di ricoprire il ruolo, primo fra tutti Thomas Nott, eppure la spilla era ricaduta su elementi ai suoi occhi non altrettanto meritevoli, e non certo per meriti di casata che, per l'appunto, né il Fuoco né la Tempesta avevano avuto per almeno tre anni.

    Va bene, professore.

    Incrociò le braccia al petto quando il professore le congedò, e si lasciò ricadere all'indietro, appoggiandosi allo schienale del sedile. Si voltò verso Cyrene al suo fianco, e quel sorriso le rimase stampato sul viso anche quando quegli occhi cristallini sparirono nel buio di una galleria, al punto che quando ne uscirono, ancora stava sorridendo, e ancora la stava guardando, bella come solo quella ragazza poteva apparire al suo sguardo.

    Sarà un anno interessante.

    Poco ma certo.

    Cyrene R. Huxley Everett Marshall Price
     
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    Isobel si era avventurata nella lettura di quel nuovo e misterioso libro già da qualche pagina. Per il momento trattava unicamente di conoscenze di base che probabilmente facevano da preambolo per qualcosa di più interessante, ma la sua analisi sarebbe dovuta proseguire in un secondo momento perché sulla soglia dello scompartimento si affacciò una donna sulla trentina. Come cortesia voleva, la donna non perse tempo per presentarsi. Chiuse il libro posandolo accanto a sé e sfilò gli occhiali, appoggiandoli su di esso.

    Piacere mio, sono Isobel Saltzman. Lei è l'infermiera dell'accademia, dico bene?

    Allungò la mano per rispondere al gesto. Il nome non le era ovviamente nuova, dopo che ebbe firmato il contratto di assunzione Isobel si era informata sulle figure che lavoravano in accademia ed il nome di Eloise le era rimasto in mente.

    Sono la nuova professoressa di Antiche Rune.

    Era giusto che la donna sapesse chi aveva di fronte. Quelle parole erano state pronunciate ricolme di orgoglio e un pizzico di vanità. Per lei l'ottenimento di quel ruolo fu un grande traguardo, la realizzazione di un desiderio per troppo tempo sopito. Era per quello quindi che ancora, mentre pronunciava quelle parole, provava quasi un senso di eccitamento.
    La compagnia però si allargò quando subito dopo ad affacciarsi alla porta a vetri fu una figura famigliare, un pilastro dell'accademia rimasto saldo a sorreggerla fin dalla sua fondazione.

    Professoressa Harp, il piacere è tutto mio.

    Era sempre un piacere ritornare in un luogo e ritrovarvici visi noti. Non che avesse mai avuto modo di approfondire il rapporto con la docente di Incantesimi, ma nemmeno si era mai creato un cattivo rapporto con lei tale da rendere quell'incontro una dichiarazione di guerra.

    Dice bene, antiche rune. Spero anche io che possa durare il più a lungo possibile.

    Era un sentimento sincero il suo, addirittura pensava di invecchiare tra quei corridoi, continuando a dispensare le sue conoscenze alle generazioni di maghi e streghe che l'avrebbero frequentata negli anni, persino decenni. Anche lei sarebbe potuta diventare un pilastro della scuola.

    Ho insegnato in accademia Storia della Magia nei primi tempi.

    Aggiunse quella precisazione all'infermiera che magari non era venuta a conoscenza della sua vita passata ad Amestris.

    Immagino siano cambiate molte cose da quando me ne sono andata, giusto?

    Aveva avuto poco tempo per poter esplorare l'accademia in lungo e in largo, doveva preparare il trasloco e varie pratiche burocratiche, i mesi a venire le avrebbe sicuramente permesso di portare a termine anche quel compito.
    Eloise Hunt Amalia Harp
     
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92 replies since 27/8/2020, 22:54   4835 views
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