Amestris e l'eco del sottosuolo

Capitolo I - Cerimonia di Inizio Anno 2031/2032

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    Lunedì 1 settembre 2031

    40-toads



    La pioggia batteva scrosciante, fuori dalla stazione di King's Cross. Celato agli occhi dei babbani, ma coi rombi del temporale che echeggiavano forti come sui binari comuni, il 7 ½ si apprestava ad ospitare affollato scene tra le più disparate: urla e strepiti, scherzi, pianti dirotti per il piccino di casa che si affacciava per la prima volta alla magia, impaurito da tanti mesi senza mamma e papà e con la paura di finire smistato nell'una o nell'altra casata, a seconda delle preferenze. Era, però, anche il teatro di chi viaggiava da solo, o di chi sapeva di star salendo sul quel treno del primo settembre per l'ultima volta, con un futuro pieno di incognite davanti a sé.

    E l'Espresso, lì, col vapore che sgorgava denso e copioso dalla canna, attendeva immobile l'ora della partenza, quando un fischio più forte di ogni storia e di ogni rumore avrebbe richiamato tutti all'ordine, gli accompagnatori alla banchina e perfino il più ritardatario al suo posto comodo per il viaggio verso l'Accademia di Amestris.

    Pochi secondi di accelerazione e lo strano marchingegno mezzo metallico, mezzo magico sarebbe scomparso dalla vista di chi a King's Cross restava, lanciato a tutta velocità in una pioggia più tetra che triste, quasi malevola per un giorno tanto speciale.
    Ma a pochi minuti dalla partenza una voce gracchiante ma tanto attesa dai più veterani attirò su di sé gli sguardi confusi e incuriositi dei primini. Un’arzilla signora, con un certo talento per la vendita a bambini tanto piccoli e golosi, guidava un carretto contenente la più incredibile scelta di dolcetti mai visti prima.

    Dolcetti e pasticcini, per grandi e per piccini! Tante belle novità, chi di voi resisterà?

    Cinguettava allegramente, pronta a ricevere l’orda di ragazzi affamati e vogliosi di mettere sotto i denti le delizie zuccherine a loro riservate. Chissà che anche qualcuno dei professori non si fosse lasciato andare a una dolce coccola pre-banchetto, ritornando indietro nel tempo solo per un istante.
    Tra lampi e pioggia schiaffeggiante sui vetri, e l'incessante sferragliare delle carrozze sulle rotaie, il viaggio verso un nuovo anno aveva avuto inizio.

    Scadenza indicativa di questo turno: 30 Agosto incluso.
    Arrivo previsto in Accademia: 6 Settembre.
    Conclusione: 10 Settembre.

    Ben ritrovati per iniziare alla grande un nuovo anno scolastico ricco di sorprese!
    Per comodità di ambientazione e per favorire le interazioni, sul treno sono disponibili due vagoni: il primo in testa, dedicato al personale dell’Accademia e ai docenti, e il successivo, dedicato agli studenti. Ogni vagone è diviso in sei scompartimenti che possono ospitare sei persone ognuno. Quando postate, per favore, specificate in cima al post in quale scompartimento del vagone a voi dedicato vi trovate.
    I vagoni sono fatti così: xxx
    Potete autoconcludere che, dal vostro primo post, il treno sia partito.

    Il carretto dei dolci vende di tutto! In seguito viene riportato il listino prezzi:
    CITAZIONE
    BonBon Esplosivi: sfere zuccherine al cui interno è racchiuso un cuore di gelatina, il cui gusto esplode sulla lingua; la pelle di chi l’assaggia prende il colore del frutto che dà il gusto al dolciume. Disponibile al gusto di fragola, arancia, mirtillo, amarena, limone e menta.
    Durata: 1 post.
    Prezzo: 3G

    Caramelle Mou: l’effetto dipende dalla fortuna di chi le prova: nella migliore della ipotesi, la caramella avrà un disgustoso sapore di cerume, ma potrebbe anche cementare i denti per serrare la bocca, oppure provocare l’allungamento della lingua fino anche a 50 cm di lunghezza.
    Durata: 1 post.
    Prezzo: 3G

    Dolci Singhiozzini: piccoli cioccolatini incartati in carta colorata che provocano singhiozzo costante se ingeriti.
    Durata: 1 post.
    Prezzo: 2G

    Lecca Lecca al gusto di sangue: il colore tipico del sangue venoso non è che un anticipo del sapore pungente ed insolito di questi dolciumi a prova di vampiro.
    Prezzo: 1G

    Polentine: dolci fatti con pasta di nocciole e crema di latte o cioccolato fondente, hanno un sapore irresistibile. Unico effetto collaterale: rendono le gambe molli per qualche minuto, al punto da non riuscire a reggersi in piedi. Ma ne vale la pena!
    Durata: 1 post.
    Prezzo: 2G

    Il Boccone del Dragone: all’apparenza una semplice zolletta di zucchero incartata, ma quando ingerita causa la fuoriuscita di fumo nero al sapore di zucchero filato dalle orecchie e dalla bocca.
    Durata: 1 post.
    Prezzo: 4G

    Brioches di zucca: morbidi dolci lievitati leggeri come una nuvola. Farciti con crema alla zucca, attenzione ad addentarli voracemente: alcuni di essi potrebbero giocare uno scherzetto… Salato!
    Durata: 1 post.
    Prezzo: 3G

    DormiGommi: chewing gum al sapore di camomilla. Provoca una leggera sonnolenza che aumenta di intensità ogni 5 minuti ed estinguersi completamente. La sua notevole elasticità la rende un efficace rimedio contro lo stress per i masticatori seriali.
    Durata: 2 post.
    Prezzo: 4G.

    Il Gioco del Fuoco: caramelle color rosso acceso, dedicate alla corrispondente casa di Amestris. Quando masticate, sprigionano un calore tale da dare l’impressione di aver preso letteralmente fuoco, senza provocare tuttavia alcun dolore. Particolarmente utili per scaldarsi in inverno o per un assaggio di sensazione di onnipotenza!
    Durate: 2 post.
    Prezzo: 5G

    La Festa della Tempesta: caramelle viola come l’ametista, dedicate alla corrispondente casa di Amestris. Quando le si mastica, ci si sente percorrere da piccole scosse elettriche, che fanno sussultare i muscoli come in preda ad una danza frenetica, pur senza provocare alcun dolore. Particolarmente utili quando si è particolarmente stanchi, per avere una nuova scarica di brio!
    Durata: 2 post.
    Prezzo: 5G

    Il Colpaccio del Ghiaccio: caramelle color azzurro cielo, dedicate alla corrispondente casa di Amestris. Quando le si mastica, ci si sente percorrere da brividi di freddo, come se un’onda di gelo percorresse le vene di chi la mangia; i movimenti sono rallentati e resi più difficoltosi in cambio di una sensazione di frescura totale. Particolarmente utili per combattere la calura estiva o per una sensazione di rigenerante freschezza!
    Durata: 2 post.
    Prezzo: 5G

    Le Chicche dello Zoo: caramelle gommose, dall'aspetto e gusto assolutamente anonimo. Ciò che le contraddistingue è invece l'incarto colorato recante la testa di un animale. Chi ne mangia una, infatti, sarà capace di imitare il verso della creatura corrispondente in maniera realistica. Perfetto per i curiosi della categoria o per giocare uno scherzetto ai vostri amici!
    Durata: 2 post.
    Prezzo: 4G.

    I dolci sono a disposizione degli studenti e degli adulti presenti sul treno, e non possono essere acquistati in nessun negozio attualmente attivo, quindi ora o mai più! Potete scambiarvele, donarvele a vicenda, o comprarle per voi stessi; potete autoconcludere gli effetti che leggete nelle descrizioni, volutamente brevi per lasciare spazio alla vostra fantasia, ma sappiate che nessuno di questi dolci vi farà andare in shock anafilattico o vi farà del male: dopo il numero di post scritti in descrizione, l’effetto svanirà senza lasciare nessuna traccia. Se avete intenzione di comprarne, assicuratevi di riempire il vostro portafoglio prima di postare di linkare la vostra Camera Blindata!
    L’evento è aperto a tutti gli studenti iscritti in Accademia e a tutti gli adulti che fanno parte del personale scolastico.
    Potete fare ciò che volete, tranne autoconcludere incantesimi scagliati contro PG che non siano il vostro e criticare le abilità grafiche del Master.
    Buon rientro a scuola e buon divertimento!


    Edited by Il Tessitore - 28/8/2020, 21:24
     
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    La cerimonia di quella sera avrebbe dato il via al decimo anno dell'Accademia di Amestris e il Preside, a pensarci, rimase corrucciato, colpito da un'osservazione del tutto banale eppure così significativa nella sua semplicità, proprio in sua virtù. Chiunque si fosse guardato intorno, specie chi aveva visto primavere a sufficienza da ricordare la defunta Hogwarts, avrebbe detto di trovarsi lì da sempre, circondato da mura dall'aspetto medievale, decorazioni cavalleresche, fantasmi di lord rinascimentali e ritratti magici che non facevano che favellare di tenzoni, onore e dame capricciose.
    Andrew non era solito abbandonare l'Accademia d'estate e quella che si avvicinava alla fine, specie in una giornata piovosa come quella, non aveva fatto eccezione. Dopo lo sconveniente episodio della studentessa del Fuoco e la sua improbabile attrazione per le Arti Oscure, il lavoro intorno ai tirocini e ai tutor si era fatto complicato, al punto che ai docenti era già stata fatta menzione di una riunione piuttosto urgente da tenersi già nei primi giorni del nuovo anno accademico. Ma, oltre alle questioni burocratiche, c'erano frotte di studenti vecchi e nuovi pronti a fare il loro ingresso in Accademia e la prima sera aveva sempre un aspetto magico fuori dal comune, anche per lo stesso Preside, non più ragazzino, ma ancora capace di fibrillare con le mani sul leggio, di fronte a tutta la scuola nuovamente riunita.
    Nelle settimane immediatamente precedenti si era occupato personalmente, dopo un rapido consulto con i Responsabili di Casata, di nominare gli studenti che avrebbero indossato spille da Prefetto e Caposcuola, non con qualche riserva. Ma, d'altronde, la delega ai Responsabili comportava anche la delega alle loro priorità, entro accettabili valori. Così, sebbene le sue scelte avrebbero potuto differire da quelle effettivamente ufficiali, firmò di suo pugno le otto lettere e le affidò ad altrettanti rapaci da consegna: per Bellamy Octavian Murray del Fuoco e Coral Allen della Tempesta, nominati Caposcuola, per Brianna Scott e Manon Prévert nominate Prefette del Fuoco, per Frances Stitcher e Cyrene R. Huxley nominate Prefette del Ghiaccio, per Ariel Camelord e Hesper E. Fawley nominate Prefette della Tempesta.
    Di sua iniziativa, invece, aveva scelto il momento più opportuno di rievocare un vecchio patto e, come raramente accadeva ad Amestris, aveva invitato degli ospiti d'eccezione per una Cerimonia di Inizio Anno. Gli ex studenti che aveva potuto reincontrare alla L.U.M.O.S., a Londra, durante il suo seminario sullo Spezzamento ricevettero di lì a breve una partecipazione più unica che rara.
    CITAZIONE
    I tempi sono finalmente maturi per realizzare concretezza e seminare ispirazione.
    Ed è per questo che l'Accademia di Amestris sarebbe lieta di accogliervi per la prima cena dell'Anno Accademico 2031/2032, decimo dalla fondazione. Un servizio di trasporto esclusivo in carrozza verrà predisposto per il pomeriggio del 1 Settembre, direttamente dal cortile della L.U.M.O.S.
    Sperando in una risposta positiva, cordialmente

    Andrew Edward Laeddis
    Preside dell'Accademia di Amestris


    La Sala Grande ancora deserta, il picchiettare della pioggia sui vetri che echeggiava tra i soffitti vertiginosi, Andrew attendeva paziente sulla soglia: prima o poi qualcuno sarebbe passato di lì, i suoi ex studenti o i suoi nuovi.

    Qualunque studente ex-Amestris (in particolare i partecipanti al III Seminario - Introduzione allo Spezzamento) sono invitati ad unirsi alla Cerimonia di Inizio Anno.
    Carrozze da 4 posti, trainate da Thestral, sono predisposte per il vostro viaggio. L'arrivo è previsto un'ora prima dell'arrivo dell'Espresso di Amestris.


    Edited by Il Tessitore - 28/8/2020, 00:12
     
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    Ti piace il mio profumo?



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    [BINARIO]


    Ripassiamo.
    Come preferisci...
    ...Margarita.
    Come preferisci, Margarita.

    Ok crescere, ma Sertoria ci teneva che almeno gli appellativi non cambiassero.
    Giulianus spiegò un foglio che, a giudicare dall'usura dei punti di piegatura, doveva aver subito un impiego di tutto rispetto. Tese una mano alla figlioletta e le domandò la sua penna.
    Sertoria se la sfilò gravemente di tra i capelli, dov'era solita accomodarla, e gliela porse.

    Dunque, per l'ennesima volta...
    La quarta, non l'ennesima.
    La quarta, non l'ennesima. Libri presi, calzini invernali presi, divisa primavera e divisa inverno, cappello, guanti di Erbologia, strumenti per Pozioni. Naturalmente hai la tua bacchetta...
    Bacchetta.
    E Puffola è in tracolla, avvolta nella sciarpa bianca di cotone perché ti fa strano toccarla troppo a mani nude. E mettiamo i segni di spunta per la quarta volta.

    Così tante teorie di "V" slanciate, quasi pareva che il foglio ci colasse a picco sotto. Sertoria camminava a fianco del padre, gli occhi smarriti sul Cubo di Rubik pastello, che giocava a smontare, là dove chiunque altro avrebbe cercato di risolverlo. Per la ragazza dei calcoli era un processo quasi automatico, quello della risoluzione. Ben più difficile era creare un caos indistricabile. Non era capace del caos, Sertoria; è la condanna di chi non ha il coraggio dell'abbandono.

    Bene, Margarita, anche per quest'anno ci salutiamo. Non hai lasciato nulla, no?

    Cantilenava nel suo italiano vocalico e di tanto in tanto faceva voltare qualcuno. La ragazzina accelerò la rotazione del Cubo e si bagnò le labbra, ma non lo guardò.

    No. Però devo... devo lasciare una cosa.
    Devi... Devi cosa, Sertoria?
    Uno, due e tre.

    Al segnale che lei stessa si era data, Sertoria ripose in tasca il rompicapo e irrigidì la schiena. E via, non sarebbe stato poi così difficile. Non era un estraneo, ma il suo Pater.
    La quattordicenne avanzò un paio di passi, quel tanto che bastasse a percepire la noce moscata del suo profumo. Si levò sulle punte dei piedi e così, fingendo interesse per lo strapiombo del binario, lei arricciò le labbra e lo baciò sulla guancia.

    Vale
    [Lat. "Stai bene", formula di commiato]


    Mormorò con tono estenuato, ritraendosi in fretta.
    Acchiappò il manubrio del baule e si allontanò verso il binario, stracarica di bagagli, ma agile della propria vergogna.
    Giulianus c'era e non c'era. Ancora lo doveva decidere.


    [TRENO]


    Seguì il solito gruppo che era il suo; cercò d'impossessarsi della posizione che assumeva solitamente nel vagone, senza accavallare le gambe perché fa male alla circolazione. Unica novità che la riguardasse effettivamente da vicino era la presenza di Puffola, che Sertoria si piazzò in grembo, ancora avvolta nella sciarpa. A tratti porzioni di quel nero setoso affioravano dal tessuto come polvere di caffè lasciato a stagnare nel latte.
    Scrutò i suoi amici: non erano cambiati, bene. Non erano cambiati, a parte un po' di abbronzatura qua e là, qualche imbruttimento cutaneo, qualche puntura. Alterazioni superficiali, insomma. Erano ancora riconoscibili.

    La casa è bianca, stava dicendo. E Pater lavora sempre con dei costruttori. Il prozio è molto rabbioso, però è rabbia simile a quella del professor Price, senza strepiti o grida. Quindi mi sta bene. La cosa più singolare è che il prozio si chiama Sertorius. Che è il mio nome, però al maschile. Dico che è singolare perché in genere portiamo i nomi dei nonni, non dei prozii. Mi dovevano chiamare Matidia, come la mamma di mio padre. Invece mi chiamo come il prozio.

    Dolcetti e pasticcini, per grandi e per piccini! Tante belle novità, chi di voi resisterà?
    Tre.

    Le piacevano le rime: creavano armonia nelle parole, le ordinavano come i libri sullo scaffale di una biblioteca. Come le note cromatiche, le sonore si corrispondevano così bene.
    Ma "tre" non era una frase di senso compiuto. Niente affatto.

    Intendo: tre DormiGommi. Vorrei tre DormiGommi. Quattro Galeoni per tre DormiGommi, uguale a dodici Galeoni. Grazie. Chi prende le altre due?

    Sperava che qualcuno le avrebbe prese, dal momento che non le piaceva ingombrarsi le tasche di cose che non fossero strettamente necessarie, Puffola esclusa. Scartò una DormiGommi e se la piazzò sulla lingua.

    Un romano ha tre nomi, cioè Tria Nomina: c'è quello che si chiama Praenomen, che è quello che dai alla persona. Tipo, Ssssert...

    Un largo sbadiglio le deformò la "o" nella bocca, slargandoglielo come una plastica di Burri.
    Aveva comprato le DormiGommi per replicare le azioni dell'anno passato. La routine la metteva sempre a proprio agio e quando viaggiava le tornava comoda un po' di camomilla ansiolitica.
    Ma con ogni probabilità i suoi amici avrebbero giovato a loro volta degli effetti di quella diavoleria. E per volere Sertoria zittita doveva proprio trattarsi di un inizio anno fuori dell'ordinario.

    Siamo tutti e quattro nello scompartimento 3!
    Luke Lygeon Máiréad Callaghan takasugi; NukEddy
    Dieu, sono tornata *________*

    [Edit: E ho già fatto casino, alé!
    Prendo 3 DormiGommi -> Camera Blindata]
     
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    [CORTILE DELLA L.U.M.O.S.]

    Elijah si recò nel cortile della L.U.M.O.S. con il leggero anticipo che lo aveva sempre contraddistinto. Per l'occasione, oltre ai suoi occhiali, indossava una normale camicia blu stropicciata e dei pantaloni di jeans neri. Non aveva voglia di portare la divisa da Recluta Auror ed erano ormai lontani i tempi in cui faceva fieramente mostra di un cappello a punta o di mantelli dai toni cupi.
    Che le ultime parole rivoltegli dal Preside al suo Seminario o quella lettera fossero riuscite a convincerlo a partecipare a quell'evento? O forse era proprio stata la possibilità di poter parlare con Mintaka fuori dalle severe aule a portarlo a partecipare?
    Una lettera, chiara e concisa, inviata quella stessa mattina e rivolta all'ex-compagna di Casata, nonché ex-ragazza, diceva molto delle intenzioni di quel giovane mago.
    CITAZIONE
    Elijah Nott
    01/09/2031
    Mintaka Al Hayes

    Vorrei parlarti oggi.

    Spero tu stia bene,

    Elijah.

    Solitamente era più prolisso, ma il poco tempo che aveva dato al gufo dell'ufficio postale di consegnargliela e forse anche il lieve imbarazzo nello scriverle l'avevano reso più coinciso e meno pomposo del solito.
    Con le mani che già sudavano, senza aver la certezza di poterla rivedere o che lei fosse interessata alla conversazione che avrebbero potuto intrattenere, Eli l'attendeva dinanzi a una carrozza, che era trainata da quelli che per lui erano invisibili destrieri.
    Come un mastino faceva la guardia a quel mezzo, dicendo che fosse già occupato a chi provava a sceglierlo. Non aveva intenzione di condividere quello spazio se non con lei. Non aveva in mente nulla di romantico, ma era certo che se ci fossero stati altri ad ascoltarli non avrebbe potuto parlarle liberamente... anzi: probabilmente con altri occhi puntati su di lui spiccicare parola gli sarebbe stato impossibile.

    Che ad agitarlo fosse solo la possibilità di parlare con Al Hayes però non era totalmente corretto. Era da anni che non vedeva la sua vecchia Accademia e anche se a volte gli era capitato d'incontrare qualche suo professore del passato come Harp, Rosenbaum o Laeddis, tornare ad Amestris lo emozionava e, al tempo stesso, lo faceva sentire completamente inadeguato... d'altronde, lui da quella scuola e dai suoi ex-compagni era fuggito.
    Mintaka Al Hayes
     
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    Finalmente il gran giorno era arrivato, l’inizio dell’anno accademico, l’inizio di una nuova vita per Kyle Crane, lontano dalla gabbia dorata nella quale aveva vissuto e studiato fino a quel giorno, libero da obblighi e dovere, libero di esser ciò che davvero era.
    Ma chi era Kyle Crane?
    Nella profondità del suo cuore lui ne era consapevole, ma non era mai veramente riuscito ad esprimere tutto ciò che brontolava nell’ombra, costretto da ciò che la sua famiglia sperava e si aspettava da lui, ma il ragazzo sapeva che la avrebbe potuto esplodere davvero.
    Si era vestito e preparato, la servitù aveva già caricato per lui i bagagli, vestiti, libri e tutto ciò che era necessario per la sua nuova avventura, ma nella fretta di partire si era dimenticato di prelevare alla Gringott ed ora si ritrovava con le tasche vuote, poco male.
    Alzò le spalle, mentre entrando nel treno vide passare il m meraviglioso carrello dei dolci, ne avrebbe fatto a meno, poiché ciò che davvero riscaldava il suo cuore era la possibilità di conoscere nuova gente, fare amicizia con qualcuno di sua scelta e non chi i suoi genitori speravano avvicinasse.
    Poi c’era Alexandra, l’unica persona che poteva dire di aver visto almeno una volta e che ora avrebbe iniziato l’anno con lui, nella speranza che non lo avrebbe ignorato, come promesso.
    Entrò sorridendo, ma forse era stato il primo a farlo, nell’ansia di iniziare, ritrovandosi da solo nel corridoio del treno, entrando in uno scompartimento completamente vuoto, sedendosi tranquillo e felice.
    Tutto era nuovo per lui, ciò che i suoi compagni avevano ormai preso come abitudine, quelle piccole cose che anno dopo anno avevano accompagnato tutti i ragazzi, per Kyle erano splendide ed emozionanti, iniziando con l’attesa della partenza stessa.

    I suoi occhi azzurri ammiravano il via vai della stazione, direttamente dal finestrino, osservando gli altri studenti, sia più grandi che i più piccini, attendere pazientemente di entrare, molti già in piccoli gruppetti, probabilmente amici che per anni avevano condiviso lezioni ed avventure a scuola, oppure i più piccoli di tutti, che con la sua stessa emozione si apprestavano a cominciare.
    Si ritrovò a maledire i suoi genitori, per avergli impedito per tutto quel tempo di entrare in accademia, pensando di far il bene del ragazzo, ma impedendogli di vivere e emozioni e sentimenti giusti per la sua età.
    Non aveva amici, o meglio, non ragazzi che davvero desiderava frequentare, poiché tutti i figli degli amici dei suoi genitori erano come loro, spocchiosi e distaccati, fieri della loro posizione e poco aperti a cose nuove, burattini per i desideri delle loro famiglie, una cosa che Kyle si era sempre rifiutato di essere e di diventare.
    Ma era sicuro, a scuola tutto sarebbe cambiato
     
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    [Sala Insegnanti]



    Quella mattina Leonard era reduce da una nottata pressoché insonne, passata all’insegna dei suoi studi e la lettura di vecchi tomi. L’impegno preso con l’Ufficio Misteri, infatti, lo aveva assorbito ben più di quanto credesse possibile, nonostante il ruolo di semplice collaboratore esterno per cui si era proposto a partire da quella stessa estate. La colpa però non era del lavoro, ma soltanto della sua incontrollata passione per le Arti Antiche e i loro infiniti segreti, che in un modo o nell’altro lo portavano sempre a condurre una vita un po’ fuori dal mondo.

    Ku-chan… ti ricordi dove avevo lasciato la pergamena con gli scritti di Theodore Lo Stempiato?

    Chiedeva a occhi chiusi, evidentemente assonnato, con la testa poggiata sul tavolo e uno sterminato assortimento di libri e carte sparse a campeggiargli tutt’attorno. Quasi sembrava fosse lui in preda alla disperazione per la prossima sessione di esami al posto degli studenti. Nel frattempo, i suoi irrinunciabili furetti facevano lui compagnia disseminando ancora più caos nella stanza, tra fogli volanti sul pavimento e un paio di libri caduti rovinosamente per terra.

    あり…がとう.

    Ringraziò stancamente Leonard, anche se in realtà Miku si era limitata a passargli un pezzo di carta qualsiasi. Poco importava comunque, ché ormai stava già bello che addormentato. Il braccio, prima teso, adesso gli faceva da cuscino assieme all’altro, mentre il resto del corpo si arrendeva al mondo dei sogni e il suo irresistibile richiamo.
    E pensare che in teoria avrebbe dovuto incontrarsi con l’amica-stella davanti le porte del cancello, almeno mezz’ora prima. Sì, in teoria. Nella pratica invece la mente di Leonard veleggiava lungo le sponde di un lago da sogno, limpide come il cristallo più puro e miti come il cuore di un bocciolo. Del luogo verso cui la barca fosse diretta e del perché lui vi fosse a bordo, però, non ne aveva alcuna idea, sapeva solo che un senso ci doveva essere, che ne avesse coscienza o meno.
    Gli bastò un secondo per rendersi conto che a quel quadro mancava ancora qualcosa: la compagnia dei suoi amati furetti, qualche strumento del mestiere e una tazza di tè caldo. A quel pensiero, voltandosi da un lato, vide che ogni cosa era esattamente al suo posto, portandolo a chiedersi come avesse mai fatto a non accorgersene prima: Ku e Ka-chan che zampettavano sul legno; i riflessi azzurrini della sua Sfera; e la tazzina fumante lì a fianco, a portata di mano.
    Fece giusto in tempo a godersi la pace del momento e bere un sorso, prima di avvertire ogni sfumatura di quel mondo naufragare su se stessa al suono dell’inattesa realtà.

    Cracker cracker!

    Catapultato bruscamente in Sala Insegnati dalla sveglia molesta di Pablo, Leonard finì per cadere in malo modo dalla sedia e trovarsi a guardare a testa in giù Astrea e il suo pennuto, testimoni indesiderati di quel pietoso spettacolo che la sua vita spesso sapeva essere.
    Arrivò prima la fitta di dolore alla testa e alla schiena, e nell’istante immediatamente successivo l’onda di imbarazzo e profonda mortificazione, che neppure lo scenario capovolto della stanza e la collega riusciva davvero a sdrammatizzare.
    Gli occhi sgranati, una mano aperta sul petto e l’altra stretta fra i capelli.

    Per tutte le Sfere infrante!
    Scusa!


    Doveva aver mancato il ritrovo ai cancelli, ne era sicuro.

    Cielo! Che ore sono?!

    Domandò allarmato, riuscendo a fatica a trattenere un’espressione di puro panico. Ci mancava pure che fosse riuscito a perdersi la cerimonia di inizio anno, dopodiché sì che poteva dirsi del tutto giocato dal Destino.
    Era così profondamente in imbarazzo per l’intera situazione, poi, che persino del suo mondo messo ancora sottosopra non aveva fatto altro che un dettaglio insignificante, di cui non valeva la pena preoccuparsi oltre. Restando così a osservare a testa in giù Astrea, in attesa di una risposta.

    Astrea Olivia Gray
    * あり…がとう = Ari…gatō (gra…zie)
     
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    [Scompartimento 3]

    Corri, corri, non ti fermare,
    le tue sorelle non serve aspettare.
    Le altre son lente, non faranno festa:
    la corsa la vinci, sei tu la più lesta.


    A ritmo cadenzato dalle sillabe della filastrocca inventata di sana pianta, Máiréad fissava imbambolata il finestrino sferzato dalla pioggia, partito da appena cinque minuti ma già così lontano dai suoi genitori. Lo faceva sempre nelle giornate di pioggia, guardare chi tra le gocce in corsa sul vetro fosse la più veloce ed esultare come fossero piccoli animaletti d'acqua per la vincitrice. Che poi, cosa vincevano se in realtà si infrangevano e basta sul bordo del treno? Una goccia smetteva di essere goccia in quel momento, di avere la forma e ricevere il nome di della goccia creando invece una sottile linea bagnata via via sempre più alta.

    Pimpi potrà essere un ottimo cara [amico] per Puffola?

    Chise l'irlandese puntando il frugoletto nero avvolto dalla sciarpa bianca di Sert. Il piccolo batuffolo rosa della Callaghan, adottato dalla lezione di maggio del professor Wade, pisolava sulla spalla come un pompon inerme, osservato attentamente da Kiwi e Aibell chiusi nei loro trasportini. Anche per gli animali ci sarebbe stato un limite? Finora coi famigli era arrivata a tre e con buone probabilità avrebbe presto raggiunto i quattro.
    Di tutto il discorso, invece, ci capì nemmeno un piffero, anzi una Puffola. Si perse fra i nomi strani dopo quello conosciuto del professore di Pozioni, compreso quello che finiva in us e con tante S da far venire il mal di testa. Italianus. A proposito, valeva la pena chiedere al diretto interessato come stesse la sua amica.

    E May Italianus? Come sta?

    Cinguettò verso Finto Séamus, che assieme a Sam Ragazza-Drago e Liuk Pigeon completava il gruppo in cui spesso si era ritrovata a parlare o semplicemente passeggiare prima di raggiungere l'aula di lezione. Ora tutto stava per ricominciare, di nuovo, dopo due mesi in cui nuovi bambini sarebbero comparsi al posto dei più grandi. Cinque anni, il momento più temuto da tutti sarebbe arrivato fra dieci mesi e lei non aveva ancora la minima idea di come prepararsi. Doveva studiare, sì, prendersi cura dei piccolini ancora sperduti. E trovare il tempo di occuparsi del piccolo segreto chiuso ancora nel baule...
    Dadaí ci aveva speso tempo e soldini, i babbani, prima di trovare quello giusto, quello più adatto alle mani di Máiréad e che soddisfassero il piccolo, intimo desiderio nato al termine dell'anno precedente. Lo si notava d'estate specchiato negli occhi quanto ne fosse orgogliosa, la soddisfazione dei Callaghan di aver reso felice la figlioletta ancora una volta. La ragazza sapeva quanto le volessero bene dai piccoli gesti, accaduti anche poco prima della partenza: le raccomandazioni cariche di premura espresse sulla banchina, un'aggiustata di bavero, un buffetto veloce sulla guancia e via sul treno col segreto poco segretissimo protetto da due semplici fibbie di metallo.

    Se riesco lo dico. È bello non avere segreti con gli amici.

    Ebbe modo di pensare mentre si prenotava per prendere una delle DormiGommi avanzate di Sert. La mise in bocca e tutti quei pensieri negativi, sorti come sempre dal nulla e repentini come fulmini, e le nuove parole in latinorum di Nidi di Uccelli smisero di ronzare troppo insieme alle nuvolette del suo cervello. Oh beh, ci avrebbe provato a seguire la ragazza ma un po' di camomilla era quanto serviva per riposarsi. Cullata dal vagone che ondeggiava la Callaghan distese meglio la schiena e socchiuse gli occhi. Forse meglio avvisare gli altri del segreto-non-così-a-lungo-segreto prima che se ne dimenticasse lei stessa. Che plausibilmente sarebbe accaduto con molta più facilità dopo l'effetto sonnolento di quella strana gomma.

    Ricordatemi che... che... Vi devo dire... una fógraaaa*yawn*í [novitàààà*sbadiglio*]...

    Annunciò in uno sbadiglio, stiracchiandosi ancora sul morbido schienale prima di ripiombare nel silenzio. Da qualche parte più in basso due creaturine si acciambellarono per dormire a loro volta.
    Come indicato dal tag - e presumibilmente sarà così anche per l'allegra combriccola di seguito taggata - siamo nello scompartimento numero 3!
    takasugi; Sertoria Eburneo NukEddy Luke Lygeon
     
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    [Vagone insegnanti - Scompartimento 4]


    L'esito del suo secondo colloquio di lavoro presso l'accademia di Amestris aveva infuso in Isobel la rinnovata volontà di tornare a camminare per i corridoi di pietra della scuola con le loro pareti ricoperte di quadri parlanti. Lo avrebbe fatto ricoprendo il ruolo più affine al suo animo, ossia la cattedra di Antiche Rune. Non aveva mai disdegnato completamente l'esperienza lavorativa precedente a insegnare Storia della Magia, ma aveva sempre sentito che quello era un abito non fatto su misura per lei.
    Già qualche giorno prima aveva provveduto lei stessa a portare i bagagli con i suoi averi in Accademia, sfruttando quei pochi giorni mancanti all'inizio del nuovo anno scolastico per arredare aula, ufficio e stanza assegnatile. Aveva tuttavia deciso di intraprendere quel giorno il fatidico viaggio in treno, per dare il via ufficiale a quel suo nuovo viaggio che sperava durasse per molto tempo.
    Un tailleur nero morbido sulle curve e un mantello corto intonato avvolgevano la figura della professoressa in attesa insieme all'orda di studenti sul binario 7 e 1/2. I capelli erano invece raccolti in una crocchia alta non troppo curata. Aveva fatto i conti e quasi sicuramente non avrebbe rivisto nessuno dei suoi vecchi studenti, ormai diplomati e avviati verso il lavoro o l'università. Inoltre, avrebbe rivisto pochi volti conosciuti tra le fila dei docenti, erano giusto una manciata gli insegnanti che dopo tutti quegli anni erano rimasti ad Amestris. Si era informata di questo al termine del colloquio, per imparare già a conoscere l'ambiente che l'avrebbe vista partecipe nei giorni a venire.
    Mancavano giusto un paio di minuti prima dello scoccare dell'ora e Isobel si avviò verso la carrozza riservata agli insegnanti che intendevano viaggiare alla vecchia maniera fino a scuola. Portava con sé giusto una borsetta, capiente il giusto per trasportare la bacchetta e un vecchio e consunto tomo. Dall'aspetto e dall'odore sembrava fosse stato riesumato da poco da una tomba polverosa, in realtà lo aveva acquistato in una piccola libreria poco nota di Diagon Alley.
    Trovò uno scompartimento e vi ci si accomodò al suo interno. Appese il mantello e posò la borsa sulle gambe, da cui tirò fuori il libro e un paio di occhiali che posizionò sulla punta del naso. Avrebbe passato così il tempo prima che qualcuno si presentasse alla porta di quello scompartimento.

    Si parte.

    Edited by Il Tessitore - 30/8/2020, 00:17
     
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    Che tempo di merda.

    Sebbene nelle sue vene scorresse purissimo sangue inglese, a Cody non sarebbe bastata una vita intera per rassegnarsi al perenne grigiore che dominava i cieli dell’Inghilterra. Col cappuccio ben premuto in testa a protezione della sua preziosa chioma riccioluta, il ragazzino aveva diretto con occhio attento le operazioni di trasferimento dei propri bagagli, che in mancanza della possibilità di compiere magie erano state prese in carico dai genitori. Oltre ad evitare che qualcosa andasse perso, la sua priorità era quella di mettere piede sul treno il prima possibile; non che la sua impazienza avrebbe in qualche modo anticipato l’effettiva partenza, ma Cody ne aveva avuto abbastanza di quell’estate. Ogni anno i mesi di vacanza diventavano sempre più pesanti: l’assenza dei compagni, la costante presenza dei genitori e dei nonni, l’impossibilità di usare la magia anche per la più piccola delle azioni, erano tutte circostanze che lo facevano sentire come soffocato. Negli anni, gli risultava sempre più difficile godersi appieno quelle vacanze in compagnia di persone a cui sì voleva bene, ma che sembravano comprenderlo sempre un po’ di meno, e comunque non come i suoi compagni ad Amestris sarebbero stati in grado di fare.
    E poi c’era il capitolo Manon. Aveva avuto più tempo del necessario per constatare quanto si fosse abituato alla presenza della ragazza e al particolare rapporto che si era creato tra di loro in quegli ultimi mesi di scuola dopo il loro incontro in terrazza. La distanza si era decisamente fatta sentire, e nessuna comunicazione via gufo era bastata a colmarla. Il fatto che sua madre avesse trovato una delle suddette lettere e, dopo un interrogatorio particolarmente dettagliato avesse spedito il marito in camera del figlio per affrontare il famigerato discorso, poi, non aveva propriamente facilitato la faccenda. Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva il volto di suo padre, la fronte imperlata di sudore, che cercava di destreggiarsi con la grazia di un elefante tra metafore imbarazzanti e raccomandazioni non particolarmente convincenti. Era sicuro che Manon fosse rimasta perplessa dal repentino cambio di tono delle sue lettere, ma sperava che il racconto di quell’esperienza traumatica sarebbe stato sufficiente per farsi perdonare.

    [Scompartimento 2]



    Dopo una serie di baci umidicci, abbracci, raccomandazioni che ormai avrebbe potuto recitare a memoria, l’unica cosa che ormai lo separava da Amestris era il viaggio in treno. Ce l’aveva ufficialmente fatta, era sopravvissuto a quell’estate. S’infilò nel primo scompartimento disponibile, ché tanto non avrebbe potuto vedere Manon per la prima parte del viaggio, e non aveva mai avuto problemi a interagire anche con persone con cui non aveva particolare confidenza.

    Ciao, posso?

    La domanda era puramente di cortesia; senza attendere una risposta, si accomodò di fronte all’unico ragazzo che al momento occupava lo scompartimento.

    Io sono Cody.

    Avrebbe iniziato subito a chiacchierare, ma venne interrotto dall’irresistibile richiamo della signora del carrello dei dolci, che erano diventati sin da subito d’obbligo per iniziare l’anno nel migliore dei modi. Una volta tornato seduto, non esitò un solo istante a mettersi in bocca un BonBon Esplosivo all’arancia, e mentre la bocca si riempiva del gusto rinfrescante del frutto, il riccioluto osservò con estremo divertimento la pelle delle proprie mani tingersi di un’accesa sfumatura d’arancione, che un rapido sguardo al proprio riflesso sul finestrino gli confermò essere diffusa a tutto il corpo.

    Però… Mi dona, eh? Ne vuoi uno?

    Mi sono preso la libertà di scegliere il numero dello scompartimento fra quelli attualmente vuoti, visto che Kyle non ne aveva specificato uno. Cody acquista: due BonBon Esplosivi (arancia e mirtillo), due Bocconi del Dragone, due Chicche dello Zoo, per un totale di 22 galeoni (camera blindata 286).
     
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    [Cortile della LUMOS]


    Gemelli-Fuoco
    Freschi come girasoli, i gemelli Graham erano stati tra i primi a raggiungere il cortile della LUMOS, in attesa delle carrozze promesse dal buon vecchio Laeddis.
    Non l'avrebbero mai ammesso neanche all'altro, ma entrambi erano emozionati, forse anche un po' frenetici, e a turno si guardavano intorno in attesa di vedere i loro vecchi compagni.
    A dirla tutta i due non erano esattamente stati invitati, non avevano mai frequentato i seminari e le lezioni di Aritmanzia.
    Ma qualcuno di loro conoscenza li aveva informati e non si erano di certo fatti scappare l'occasione per tornare nella loro vecchia scuola.

    Pur respirando la libertà della loro nuova avventura, i due non potevano dirsi immuni alla nostalgia.
    L'Università Magica dava loro tante opportunità, eppure mancava sempre quel senso di appartenenza che avevano vissuto per ben sette anni nella Sala Comune del Fuoco.
    Nell'attesa, comunque, non avevano potuto fare a meno di sghignazzare a voce alta nei pressi di un gruppo di altri studenti piazzati sull'erba, dandosi gomitate complici.

    Ho saputo che Collins ha ricevuto una spintarella dal paparino per un stage al Ministero-
    Non ci credo!
    Neanche io, da non credere
    Seduto dietro una scrivania
    A sognare di cavalcare gli aeroplanini viola
    A leccare il culo a qualcuno per fare il RaccattaPluffe nel prossimo campionato.
    Che tristezza.
    Mai quanto Jessie Khan, si è ritrovato a fare l'Accademia Auror.
    NON CI CREDO
    A condividere la sbobba con Harp e Hamilton.
    Merlino! Come giocarsi gli anni più belli, solo un tonto avrebbe potuto scegliere una cosa del-

    23u2bub
    Gentili come sempre.

    I due gemelli sbiancarono un attimo quando l'ex giocatore della squadra del Fuoco comparve alle loro spalle; Ashton si fece rosso in faccia e Calum faticò a non soffocare dopo un sonoro colpo di tosse, prima di srotolare sulla bocca sorrisoni sornioni.

    JESSIE! Qual buon vento. Vi hanno dato l'ora d'aria?

    Crescerete mai?

    E con due pacche poderose i due gemelli si trovarono di faccia per terra tra qualche verso dolorante e stupito.
    Il ragazzo, fattosi alto, robusto e fiero li guardava dall'alto con la fronte inarcata e un'espressione di rimprovero che mai gli si era vista in volto. Le manone sui fianchi e la testa che si scuoteva con chiaro disappunto.
    Quei lunghi momenti sembrarono durare un'eternità prima che i due potessero riprendersi.

    Suvvia, lo sanno tutti che scegliere l'Accademia Auror è da frustrati.

    I fratelli si erano rimessi in piedi quasi subito, e presero a sbattere i palmi sui vestiti per spolverarsi, Ashton cercò qualcosa in cui riflettersi per poter aggiustare il ciuffo sgonfio, Calum si strinse nelle spalle come falsamente dispiaciuto.

    E voi due invece perdete tempo tra confraternite e feste a Diagon Alley.

    NOI?

    Lo sanno tutti. Forza, andiamo.

    Il ragazzo, quasi incurante di quanto avrebbero risposto, indicò una delle carrozze e si avviò prima di loro a grosse falcate, i due Graham si guardarono un po' confusi, poi lo seguirono con passetti più veloci per mettersi l'uno a un fianco e uno all'altro.

    Non sei contento di rivedere gli altri?
    Quante giovani streghe si scioglieranno
    Ma sei proprio un coglione
    Lo sanno tutti che hai una reputazione orribile con le ragazze


    Jessie,a quel punto, si voltò all'improvviso piantando i piedi e puntando l'indice sul naso di Calum.

    Non fare il deficiente con nessuna, sono minorenni
    Non tutte!

    Il ragazzo fece in tempo a dirlo prima di stringere forte le palpebre e farsi piccolissimo sotto al gesto eloquente dell'altro.ù

    Okok

    Non del tutto convinto Jessie tornò a camminare più piano prima di salire sulla carrozza, mormorando tutto serio, quasi fosse una questione di estrema importanza.

    Se il Fuoco ha perso la coppa del Quidditch ammazzo Bellamy
    Non dirmi che non lo sai...
    Cosa?

    Sedutosi pesantemente su entrambi i sedili li fissò con occhi sgranati.
    Ashton e Calum lo guardarono con il muso un po' storto, i denti appena visibili i un sorriso tirato, a tratti preoccupati per la sua reazione.

    deborah
    E mentre da una delle carrozze giungevano chiaramente imprecazioni, dall'altra parte del Cortile della Lumos, Deborah si affrettava a lasciare un gruppo di compagni del suo corso.
    Aveva riconosciuto da lontano gli ex-compagni della Casa del Fuoco e con un sorriso si era apprestata a raggiungerli.

    Aspettate!

    Fece mentre Jessie ancora imprecava, e poi sentì la voce della Morris e ci fu una repentina tregua.
    La indicò prima di voltare di poco lo sguardo verso un'altra carrozza.
    La figura di Elijah Nott lo fece per un attimo bloccare, nel mentre la figura di quella che doveva essere Mintaka si avvicinava a lui.

    Nott.

    Jessie era rimasto un po' interdetto nel vedere la recluta auror, con cui condivideva l'addestramento, e Mintaka Al Hayes di nuovo vicini e Deborah seguì stupita e confusa il suo sguardo fino a voltarsi.
    L'espressione mutò velocemente, si morse il labbro e poi arricciò le labbra.
    Non si erano più frequentate e le cose erano cambiate da prima che il settimo anno finisse, quando la sua ex compagna di Stanza era sembrata totalmente disinteressata, improvvisamente.
    Alla LUMOS la vedeva solo alle lezioni di Aritmanzia, e dopo qualche volta in cui si erano sedute di fianco, Deborah aveva iniziato a sentirla più distante, sempre più estranea.
    Tant'è che aveva pian piano trovato nuove amicizie, e le lezioni seguite insieme si erano fatte più rare.
    Quando la vide salire sulla carrozza insieme a Nott, perse lo sguardo in quella direzione per qualche attimo, poi abbassò il capo lasciandosi andare a uno sconforto che non sapeva più ignorare.

    Vengo con voi.




    8affdb2fb1cfc2341844a9610fdb7264

    Si era smaterializzata da poco nei pressi del cortile e nelle mani aveva ancora la lettera giunta solo quella mattina.
    Aveva lo sguardo serio, eppure sentiva che dallo stomaco qualcosa era riuscito a raggiungere prepotentemente la gola. Aveva avuto poco tempo per realizzare, sicuramente meno tempo di quanto non avesse avuto lui, che la lettera doveva averla scritta dopo aver potuto rimuginarvi.
    La difficoltà di capire cosa l'aspettasse l'aveva investita non aveva dispiegato la pergamena: per giorni, infatti, i suoi pensieri erano rimasti fissi e ancorati all'idea di quell'evento.
    Tornare a scuola e rivedere i suoi ex compagni avrebbe potuto farle rassettare la memoria, i pensieri, farle rivivere con gli odori e i corridoi qualcosa che pian piano si affievoliva. E pure se lo faceva piano, per lei era comunque troppo in fretta.
    Allo stesso modo rivedere Elijah riusciva a aprire fessure su ricordi che sembrava aver impacchettato ben bene, e quella chiusura, quella memoria a scompartimenti, le impedivano di digerire quel che ogni ricordo le provocava, come se fosse l'ennesimo tentativo di difendersi.

    Si ritrovò non troppo lontana da lui e non riuscì subito a riprendere a camminare.
    Scrutò il modo in cui era vestito, lo sguardo cadde sulla sua veste.
    Un ricordo, di nuovo, uno dei primi: "è una strega, Taka"
    Lo aveva detto della zia quando un giorno, in Sala Grande, le sue vesti infuocate le riempivano gli occhi di stupore, e Elijah sbalordiva altrettanto della sua stessa reazione.
    Era ancora nella menzogna, a quel tempo.
    Era così piccola.

    E ora sembrava che qualcosa avesse reso le situazioni ironicamente scambiate.
    Quando gli si avvicinò, finalmente, senza riuscire a guardarsi attorno e scovare i suoi ex compagni, Mintaka si ritrovò a guardarlo da vicino, petto contro petto, per la prima volta dopo tanto tempo.
    Fu inevitabile sentirsi la bocca asciutta, eppure il mento fiero non poté fare a meno di spingersi in su, nel tentativo di lasciare che qualcosa, qualsiasi cosa, potesse farla inciampare, rallentare, esitare.

    Ciao.

    Gli disse alla fine, le labbra strette e il collo inclinato.
    Si rese conto di un accenno di sorriso che durò un battito d'ali, poi salì sulla carrozza prima di lui, senza aspettare.
    Una parte di lei era sollevata all'idea che dentro Elijah fossero rimasti l'audacia e il coraggio, che avevano forse insistito abbastanza da convincerlo a parlarle.
    Mentre in lei non v'era più intenzione di indugiare, né di evitare un confronto che sarebbe dovuto arrivare tempo prima, quando il cuore sapeva battere ben più leggero.

    Elijah Nott
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    Non rimase da solo molto tempo, poiché poco dopo il suo arrivo un ragazzo entrò nel suo scompartimento, comportandosi con grande naturalezza, mettendosi subito comodo ed ordinando dolci dal mirabile carrello appena passato, facendolo invidiare da Kyle, maledendosi per la sua dimenticanza.
    Kyle si presentò con un ampio sorriso sulle labbra, alzando la mano

    Ciao Cody, piacere. Io sono Kyle, Kyle Crane

    Rise di gusto, guardando il risultato del bonbon esplosivo

    Si dai, non sei cosi terribile in arancione

    Quando il ragazzo gliene offrì uno, Kyle si sentì subito di rifiutare, ricordando le solite indicazioni dei suoi genitori sull’educazione ed il rispetto, ma ora non erano li con lui giusto?

    Per la fretta ho dimenticato i soldi a casa e pur di chiederli a mio padre mi son fatto trovare con le tasche vuote. Accetto volentieri la tua offera, se mi vedesse quel muso lungo me ne direbbe quattro

    Alzò le spalle, prendendo il bon bon offerto e divorandolo con gusto, guadagnando le stesse sfumature di Cody

    …ma lui non è qui, quindi FANCULO

    Fece il medio verso il finestrino, ridendo ancora, per poi allargare leggermente le braccia come per giustificarsi

    Scusa eh, ma i miei sono pesanti come montagne, ti dico solo che ci ho messo tre anni a convincerli a farmi iscrivere all’Accademia

    La sua espressione cambiò di colpo, volendo imitare quella austera del padre, scimmiottando la sua voce

    Non permetterò a mio figlio di unirsi a quella marmaglia urlante, con professori poco preparati e chissà che altro

    Fece un altro gesto verso il finestrino, per poi tornare a sorridere in direzione di Cody, gustandosi il Bon Bon esplosivo da lui offerto.

    Ovviamente questo è il mio primo giorno, ma credo lo avrai capito. Sono nuovo, un po vecchio per esser una matricola, inizio il quarto anno: il mio primo giorno di scuola. Figo no?

    Si sentiva gia a suo agio nei suoi stessi panni, ma in una situazione reale, senza catene od obblighi morali, dove poteva essere finalmente se stesso.

    Sarà tutto nuovo, un vero casino, ma almeno ci saranno ragazze carine. Ci sono vero?? No, perché nelle mie noiosissimi lezioni private c’erano solo certe racchie..

    Fece una smorfia disgustata

    Antipatiche, boriose e brutte come il sedere di una Acromantula, non che ne abbia mai visto uno ovviamente, ma dubito possano essere piacevoli no?
     
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    Ghiaccio VI Anno
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    [Scompartimento 3]



    Sotto la prima pioggia dell’anno scolastico l’estate sembrava ormai solo un lontano ricordo, e in fondo per Luke andava anche bene così. Perché certi eventi, piccoli o grandi che fossero, era di gran lunga meglio lasciarseli alle spalle; come il dispiacere per essersi perso il torneo dei duellanti o la dichiarazione a sorpresa di Claire e, nondimeno, scoprire che i suoi amici erano stati in combutta fin dall’inizio per fare in modo di lasciarli soli quello stesso giorno.
    Adesso però le vacanze erano soltanto acqua passata, abbandonata a se stessa assieme al rumore del suo bagaglio sopra la reticella dello scompartimento. O almeno così preferiva pensare, per quanto ciascuna di quelle preoccupazioni arrivasse al punto di influire perfino sulla sua voracità dolciaria.

    Per me niente, grazie.

    Declinò molto semplicemente Luke, continuando a sorridere e annuire ai discorsi degli amici. Sì, ne aveva proprio sentito la mancanza, di tutti nessuno escluso. Tornare ad Amestris era sempre più bello sapendo di avere loro ad aspettarlo.

    Lawrie, a te comunque serve un corso accelerato su come si tiene una corrispondenza fra amici.

    Scherzava in modo evidente, eppure una velata nota di esasperazione non era riuscito a risparmiarsela del tutto.

    Voglio dire… se ti chiedo notizie sul torneo non puoi scrivermi solamente che hai perso.
    Insomma, dammi i dettagli.


    E intanto con un breve cenno delle mani lo invitava amichevolmente a condividere ogni minimo particolare, sperando di venire a sapere ciò che nelle sue lettere, invece, aveva taciuto. In fondo non trovava ci fosse nulla di male nella sconfitta, perché a prescindere dal risultato Luke poteva solo invidiare l’amico per aver avuto l’occasione di partecipare a un simile evento, di essersi messo alla prova e aver potuto assistere a chissà quanti scambi di incantesimi mozzafiato.

    Però, qui dentro siamo più animali che persone.

    Un pensiero che gli fu inevitabile guardandosi un attimo meglio attorno, arrivando a chiedersi come facessero Sam e Marie a riuscire a occuparsi di tutti loro. Lui considerava già abbastanza impegnativo tenere Hawl, figurarsi poi un secondo o addirittura terzo animale, impensabile. Di fatti, pur di non doversi curare del piccolo gheppio lungo il tragitto verso Amestris, trovava assai comodo farlo volare direttamente fino al castello assieme alla prima lettera da parte della famiglia.
    Quando pensava agli animali poi, l’associazione con Máiréad - che già iniziava a mostrare i primi sintomi da DormiGommi - era a dir poco naturale, montandogli dentro un semplice ma affatto trascurabile dato di fatto. Dopo aver parlato con Lorenzo il suo sguardo si posò davanti a sé, sulla sonnolente irlandese.

    Vero!
    Tu poi quest’anno avrai i G.U.F.O., come ti senti?

    Se per qualsiasi altra persona la risposta sarebbe potuta essere scontata, prevedibile come minimo, dal suo canto Luke temeva che la compagna sottovalutasse o fosse persino del tutto insensibile alla questione. Qualunque fosse la sua situazione era meglio conoscerla fin da subito, così almeno avrebbe potuto cercare di aiutarla nel suo piccolo e farla correre ai ripari quanto prima, in un caso come nell’altro.

    Sertoria Eburneo - Luke Lygeon Máiréad Callaghan takasugi; NukEddy
     
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    Volare è meglio che cadere




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    [Cortile L.U.M.O.S.]


    Sam Smith
    L'emozione di quell'invito era stato indescrivibile, insieme alla voglia di rivedere la propria Casa, la Tempesta. Si ricordava ancora le serate passate nella Sala della Notte Stellata a inventare giochi, a scrivere cori, a studiare, a importunare il Genio mentre scriveva e studiava le sue tattiche di gioco. Non aveva problemi ad ammettere che tutto quello gli mancava, però aveva trovato la sua strada. Senza la sua esperienza ad Amestris non ce l'avrebbe mai fatta ed era per quello che aspettava sorridente la carrozza che lo avrebbe riportato tra quelle mura. Lo circondavano i suoi compagni di corso, la compagnia che era riuscito a crearsi seguendo i corsi al dipartimento di Arti Mentali e Socio - Politiche. C'era chi imitava uno dei loro tanti professori, chi si spintonava, chi non faceva altro che lamentarsi della quantità di cose che dovevano studiare. Lui invece non riusciva a fare nulla se non sorridere e aspettare.

    Senti, noi andiamo a mangiare qualcosa e poi ci troviamo a studiare. Sicuro di non voler saltare questa riunione pallosissima e unirti a noi? Sai che non si studia mai per davvero quando ci troviamo tutti!

    George, un suo collega, gli diede una pacca sulla spalla e cercò di portarlo con sé verso la caffetteria della LUMOS, ma Sam scosse la testa e si mise a ridere.

    No, grazie, ma questa sera ho un impegno da cui non potrete distogliermi nemmeno voi, però... avanzatemi una fetta di torta di Marcus, so che ne porterà una al cioccolato.

    Gli fece l'occhiolino e li salutò con la mano, mentre si allontanavano.

    Gwen
    Credevo di doverteli strappare di dosso a suon di mazzate, ma vedo che ti sei liberato dei tuoi leccapiedi... Gwen, che fino a quel momento aveva osservato tutta la scenetta da lontano, si era finalmente avvicinata. Fino a cinque minuti prima non era assolutamente intenzionata ad andare alla Cerimonia, perché non comprendeva come potesse servire a lei o ad altri quello strano invito, però, stranamente, quella mattina si era messa in borsa un cambio d'abiti e dei trucchi, cosa che invece non faceva mai. Aveva guardato l'ora e, rendendosi conto che avrebbe fatto in tempo, si era cambiata il più rapidamente possibile e si era diretta nel cortile senza nemmeno capire il perché. Forse aveva nostalgia di Amestris, anche se non lo avrebbe mai detto.

    Gwen! Come stai? Non ci vediamo da quasi due anni! Cosa stai studiando? Non ti vedo quasi mai nemmeno ai seminari!

    Come se non avesse assolutamente sentito ciò che aveva detto e il tono schifato con cui aveva pronunciato ogni parola, Sam si allungò ad abbracciare la ragazza e le diede due baci, uno su ciascuna guancia. Sapeva che questo l'avrebbe fatta infuriare, ma era così felice di vederla che non gli importava, tanto che scoppiò a ridere prima ancora di vedere il suo viso divenire paonazzo, mentre gli dava uno spintone per allontanarlo.

    Studio per diventare una Guaritrice, quindi la prossima volta che farai una cosa del genere preparati a trovarti fatto a pezzi prima ancora di poter dire Bolide.

    Lo minacciò, anche se le guance le divennero stranamente rosse, cosa che cercò di nascondere guardando da tutt'altra parte. Sam continuò a ridere.

    Mi è stato detto che sei diventata Capitano lo scorso anno... come è stato giocare una partita ufficiale? Hai trattato bene la mia squadra? E la mia compare? Anita?

    Ricordava con affetto il balletto di riscaldamento che avevano inventato lui e la ragazza della Tempesta. Avevano sempre avuto una buona intesa sul campo, ma Gwen era una persona molto diversa da lui e non sapeva come si comportava in volo su una scopa.

    Che? Ah, sì, è stata una buona distrazione... il Quidditch. Per quanto riguarda Hamilton... ah, eccola. So che è entrata nell'Accademia Auror.

    Indicò al ragazzo una figura che si stava avvicinando. Pantaloni eleganti, neri e a zampa di elefante e una camicia nera svolazzante.

    Hamilton, vuoi confonderti con le tenebre o sei solo molto triste di tornare ad Amestris?

    Le chiese Gwen con tono acido, ma accennando un saluto nella sua direzione.

    Anita, quanto tempo! Sempre chiusa in Accademia ad allenarti... dovresti scrivermi ogni tanto, ti farei uscire con me e il mio gruppo, andremmo a divertirci!

    Sam si mosse rapido e abbracciò la ragazza sollevandola da terra, prima di staccarsi sorridente.

    Sam Smith
    Colta alla sprovvista s'irrigidì all'inizio, mentre veniva sollevata da terra, ma si mise a ridere subito dopo e ricambiò l'abbraccio di Sam. Le era mancato. Era stato lui a insegnarle la gran parte di ciò che sapeva del Quidditch, l'aveva allenata, si era messo a studiare le tattiche con lei, avevano inventato dei balletti per riscaldarsi ed era a lui che si rivolgeva se era nervosa prima di entrare in campo.

    Ragazzi, ciao. Sono felice che veniate anche voi stasera, sarà una specie di rimpatriata in onore dei vecchi tempi! Dovrebbe arrivare anche Cissy tra poco, l'ho lasciata che stava finendo di prepararsi per stasera!

    Sorrise anche a Gwen, che le rivolse una smorfia, la cosa più simile a un sorriso che avrebbe ottenuto per quella sera. L'aveva conosciuta abbastanza bene da sapere che era fatta così e da non prendersela. In realtà quell'abbigliamento era stato pensato per giorni interi. Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, prima o poi, che la chiamata di Laeddis si sarebbe fatta sentire, ma non si era aspettata di essere invitata alla Cerimonia di Inizio Anno. Come ci si doveva vestire? Non aveva mai dovuto preoccuparsi di quello gli anni precedenti, perché doveva indossare la divisa e quello eliminava ogni possibile problema, invece quell'anno era un'ospite. Non aveva mai visto degli ospiti a quella Cerimonia, quindi non poteva avere dei modelli di riferimento. Alla fine aveva cercato di optare per qualcosa di elegante, ma non troppo. Un pantalone e una camicia le erano sembrati il compromesso migliore. Quando vide Narcissa le fece un cenno con la mano, poi salì su una carrozza, subito seguita da Gwen e Sam, che continuavano a chiacchierare dietro di lei. Con la coda dell'occhio vide anche i ragazzi del Fuoco e fece un cenno con la mano a Jessie, un'altra Recluta auror, mentre vedeva Mintaka salire su una carrozza e dietro di lei Elijah. Quelle carrozze stavano riportando indietro anni e anni della sua vita.
    Sedendosi in una di quelle carrozze e guardando le altre che si riempivano sentì qualcosa agitarsi dentro di lei e lottare per cercare di uscire. In parte era felicità, perché tornando in un luogo che le era caro, ma qualcosa dentro di lei cercava di stringerle il petto in una morsa ed era la paura. Paura che tornare nel luogo da cui era letteralmente scappata potesse farle fare mille passi indietro rispetto a dove era riuscita ad arrivare. Aveva fatto tanto, era più forte, aveva capito tante cose. Non sarebbe tornata indietro.
     
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    Elijah Nott, mentre vedeva Mintaka Al Hayes dirigersi verso di lui vestita in modo così "classico" per una strega, si chiese per l'ennesima volta quanto entrambi fossero cambiati e iniziò a ricordarsi di come lei, dalla conclusione del suo secondo anno scolastico ad Amestris, fosse diventata sua compagna fissa di scompartimento. Averla incontrata e conosciuta l'aveva reso meno solo, meno concentrato su se stesso e l'aveva portato a imparare cose di cui non immaginava neppure l'esistenza; in pratica lei era stata per lui un'insegnante di Babbanologia privata, come lui per lei era stato un maestro d'Incantesimi e di tattiche elementari di Duello. Ascoltandola nei pochi Seminari che avevano frequentato assieme alla L.U.M.O.S. Eli si era reso conto che adesso l'allievo fra i due poteva essere solo lui. Non credeva di aver più nulla da dare a Mintaka. Non pensava di poterle essere utile o di poterla arricchire in qualche modo e di fatti quella di parlarle, quel giorno, era una richiesta che considerava egoistica e pensò per questo di essere fortunato che lei, in quel momento, sotto gli sguardi curiosi degli astanti, gli stesse rivolgendo un saluto.

    Ciao...

    Fu più difficile del previsto replicare e fu impossibile mantenere a lungo lo sguardo con lei. Egli non era, in fin dei conti, tanto diverso dal mago che un anno fa la rivedeva per la prima volta all'open day della LUMOS. Anche se il suo proposito era parlarle, non si sentiva ancora adeguato per farlo e sperò, mentre saliva nella carrozza, trainata dai Thestral, che lei si sedesse accanto a lui e non di fronte o sarebbe risultata ancor più evidente quell'atteggiamento evitante.

    Scusami se ti ho ignorata e se ho cercato di evitarti dall'inizio dello scorso anno e scusami anche per lo scarso preavviso che ti ho dato oggi.

    Non appena anche lei si sarebbe unita nella carrozza con lui, avrebbe iniziato a parlarle, scusandosi per cose di cui probabilmente non aveva neppure completamente la colpa, anche se, rispetto a quello della giovane strega, il comportamento elusivo del mago, che aveva nei confronti di Mintaka, era palese agli occhi di tutti.

    A te come sta andando?

    Le chiese, mentre iniziava a torturarsi il palmo della mano sinistra, stringendo fra l'indice e il pollice destri la morbida carne.

    Nonostante quell'attesa interazione fosse appena iniziata, Elijah Nott non aveva ancora detto nulla di concreto a chi era stata la persona a lui più vicina ad Amestris.
    Mintaka Al Hayes
     
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    Ars gratia artis




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    Nuovo anno scolastico, nuovi problemi.
    Quell'anno più del solito.

    Forse questo libro non mi serve...

    Il baule era aperto sul letto, i libri sistemati in base alla grandezza ed alla resistenza della copertina, e la strega camminava per la stanza raccattando libri in giro, domandandosi fra questo e quello quale fosse meno utile, ma la maggior parte delle volte finiva col prenderli entrambi ritrovandosi ben presto a non sapere più dove altro metterli.

    Perse! Mi presti quel tuo baule piccolo?

    Urlò dalla sua camera voltando appena il capo verso il corridoio, dove il fratello probabilmente dormiva ancora a giudicare dall'orario e dal fatto che l'altro non avrebbe avuto il turno a lavoro quella mattina. Nonostante quello, Percy era ormai abituato a dover gestire i fratelli come fossero dei figli, e non ci mise più di qualche minuto a svegliarsi e a soddisfare le richieste della gemella.

    Lo sai che non li sfoglierai mai tutti, vero?
    Non sono per me, li presto ai ragazzi.

    E già lì il Medimago inarcò le sopracciglia perplesso, o forse a metà fra il sorpreso ed il terrorizzato.

    Spero tu non debba tagliare delle dita.
    Ad ogni modo, ti vedi con Michael?

    Con Leonard, infatti non prendo il treno. Mi smaterializzo fuori dai cancelli.
    A-ah... ma cosa c'è fra voi due?

    Ed un sorriso di sarcastico divertimento gli colorò il viso mentre si voltava appena a guardare Robin, sopraggiunto mezzo assonato e poggiato allo stipite della porta, con una luce birichina negli occhi, quella di chi la sapeva lunga. Astrea, di fatti, arrossì pesantemente e continuò a dar loro le spalle.

    Siamo colleghi e amici, credo. Non c'è niente.

    Robin alzò gli occhi al cielo per buona misura e mosse una mano nel vuoto come a dire che ci rinunciava, o forse che era troppo sobrio per affrontare quell'argomento con la sorella. Diede delle pacche sulla spalla del fratello e si diresse verso le scale passandosi poi una mano fra i capelli, intenzionato a riempirsi la tazza della colazione.

    Ad ogni modo, di' a Michael che c'è una festa qui in paese la settimana prossima, Robin si è procurato i biglietti.

    E senza aggiungere altro, andò via anche lui. Astrea invece, in tutto quello, sorrise. Quando mesi prima era andata da Leonard in lacrime con pesanti dubbi da soddisfare, aveva temuto che scoprire di avere un altro fratello avrebbe messo in crisi la stabilità della sua famiglia, e che avrebbe potuto incrinare il rapporto con i gemelli, invece si erano semplicemente allargati, come un elastico di gomma resistente, e lo avevano inglobato in quel loro piccolo nucleo familiare, senza genitori, che si erano creati da soli e col quale stavano più che bene.
    Non avevano ritenuto importante che la loro madre sapesse dell'esistenza di Mitch e del fratello, che lei ancora non conosceva se non di nome.
    Tutto sommato, si disse, era andata più che bene.

    [Esterno dell'Accademia]



    Gli Elfi avevano recuperato i suoi bauli già da diversi minuti, e lei se ne stava fuori dal portone con Pablo sulla spalla intento a mordicchiarsi le penne, entrambi in attesa che Leonard con Ku e Ka-chan si facessero vivi. Tuttavia, Leonard doveva essersene dimenticato, come spesso capitava, e lei di restare sotto alla pioggia da sola a non far niente non ne aveva assolutamente voglia. Tanto valeva mettersi a cercarlo, che finché fossero arrivati tutti gli studenti di tempo ne aveva, e nel peggiore dei casi si sarebbe infilata in biblioteca o nell'Aula di Babbanologia, che erano scuse per evitare di mettersi a scartabellare col lavoro del Ministero già il primo settembre.

    Forza, Pablito. Andiamo a cercare i tuoi amici furetti.

    Diede un piccolo buffetto al famiglio che aprì e agitò un po' le ali in risposta, e si mosse verso l'intero della scuola, le mani infilate nelle tasche del vestito estivo che indossava (faceva ancora troppo caldo per rinunciarci) ed il passo moderato, quello di chi sostanzialmente non ha niente di meglio da fare.

    Diversi minuti ed opzioni dopo, con la certezza che l'Aula di Divinazione fosse vuota e la Sala Grande pure, si era arresa a sbirciare oltre gli usci di tutte le porte che trovava lungo i corridoi, fino a raggiungere la Sala Professori e trovare un Leonard Lennox placidamente e scompostamente appisolato, con i suoi due famigli accanto a lui intenti a giocare fra loro ed immediatamente raggiunti da Pablo, mentre Astrea invadeva la stanza giusto in tempo per vedere il collega svegliarsi di soprassalto al richiamo del pappagallo e cadere di schiena sul pavimento, esattamente ai suoi piedi, l'aria di chi non sapeva che giorno fosse né dove si trovasse.
    Astrea spostò l'attenzione sul quadrante dell'orologio prima di rispondergli.

    Sono passate da poco le quattro del pomeriggio.

    Poi l'Indicibile ridacchiò appena e si piegò sulle ginocchia, così da avere il viso più all'altezza di quello dell'altro, e chinò il capo di lato, sovrappensiero.

    Secondo me eri un koala in una vita precedente, o non si spiega come tu riesca a dormire così tanto senza avere dei bruttissimi mal di testa.

    Sollevò una mano e si spostò la lunga treccia bionda di lato, alzandosi poi in piedi e porgendo la destra al collega, così da aiutarlo a sollevarsi. Così fatto, si sarebbe avvicinata ai due furetti sorridendo ed allungando una mano nella loro direzione per lasciarli qualche coccola.

    Ciao, ragazzi. Non ci si vede da parecchio, vero?

    Ed effettivamente dopo la fine dell'anno scolastico lei ed il collega non avevano avuto modo di trovarsi con i rispettivi famigli, perché Pablo era troppo casinista per poterlo tenere nell'Ufficio Misteri con sé, ed in compagnia dei due amici di Leonard avrebbe solo potuto fare un gran macello.

    Edited by Astrea Olivia Gray - 30/8/2020, 11:37
     
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