Un giorno nuovo

Riunione infiltrazione

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    Ancora ad occhi socchiusi lo guardò avvicinarsi, senza muovere un dito. Per la prima volta da quella mattina non sentì la necessità di muoversi, troppo distratta da Baker e ad qualsiasi cosa stesse facendo.
    Il movimento della sua mano che si spostava attirò il suo sguardo, e continuò a seguire il gesto fino a quando non fu troppo vicino per metterlo a fuoco, allora tornò a guardarlo in volto. Ma lui era concentrato in quello che stava facendo.
    Se non lo avesse visto avvicinarsi e non avesse intuito cosa aveva intenzione di fare, probabilmente sarebbe trasalita al contatto. La sensazione della sua pelle, la pressione sulle labbra, fece riemergere tutta una serie di immagini dall'angolo in cui aveva cercato di tenerle a bada. Aveva ficcato con prepotenza tutta la sera del giorno prima dentro una scatola, ficcandoci su un coperchio per non lasciarsi distrarre mentre lavorava. Di tanto in tanto le dava un occhiata, quando il dubbio se se lo fosse sognato sorgeva, giusto per vedere se era ancora tutto li dove lo aveva lasciato. Quel tocco non aveva fatto altro che scoperchiare la scatola, riportando a galla ogni istante.
    Vestiti a terra, la sensazione di pelle calda sotto le dita. Sotto le labbra.
    Inarcò un sopracciglio quando Augustus sollevò lo sguardo. Lo lasciò fare quel che voleva, chiedendosi distrattamente cosa stesse pensando. Forse però, non voleva saperlo.

    La tua bocca, invece... Cosa dice, James?

    Le piaceva come diceva il suo nome, per qualche motivo. Doveva essere il tono, o qualcos'altro. Forse soltanto i postumi della sera prima.
    Senza distogliere lo sguardo mosse la mano per afferrargli il polso, per bloccargli la mano li dov'era.

    Non lo so - gli rispose con lo stesso tono. Dipende.

    Allora fece per allontanare la mano di Augustus dal suo viso, solo per poi riavvicinarsi per stringere tra i denti delicatamente la carne morbida alla base del pollice, senza distogliere lo sguardo.
    Poi si spostò di nuovo sulla sedia per avvicinarsi a lui, quindi sussurragli:

    Tu cosa vorresti sentire?

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    Augustus si avvicinò tanto a James da iniziare a sentirsi esterno al proprio corpo, incapace di controllarne gli impulsi o il calore, lasciandosi guidare totalmente dal suo istinto e dai desideri della pelle.
    Osservava i movimenti della donna con attenzione, simulando lo sguardo di un gatto sulla sua preda, pronto a balzare all'attacco non appena si fosse mostrato necessario. Si lasciò sfuggire un grosso respiro nell'istante in cui James iniziò a giocare con la carne del suo polso, lanciando soltanto di sfuggita un'occhiata alla porta, preoccupato e al contempo eccitato dall'idea che qualcuno potesse arrivare da un momento all'altro e sorprenderli come due studentelli qualunque in aula di Astronomia.
    Sapeva che tutto quello e in quel luogo doveva avere fine il prima possibile, ma non prima del suo inizio.
    Fu così che, incapace di formulare altre frasi alle ennesime parole della donna, Augustus decise di risponderle con la verità nuda e cruda: ciò che voleva sentire dalla bocca della donna, era la sua bocca. Baciarla come se fosse la prima volta, solleticarle le labbra con lentezza esasperante, spingerla sempre di più oltre quel baratro da cui sarebbe stato difficile uscire, se non impossibile.
    Lasciò che lo sguardo soppesasse con intensità gli occhi blu della donna prima di chiudersi al nero, il volto spinto in avanti alla ricerca del respiro dell'altra, della bocca dell'altra, della sua fame.
    Voleva schiudere quel vaso di pandora, aprirsi ai ricordi della sera prima per renderli attuali, mai vecchi, continuamente stimolanti.
    La mano sana, così, avrebbe cercato la nuca della donna indugiando fra i suoi capelli e, scendendo più in basso, carezzato delicatamente la base del collo prima di spingere il capo con prepotenza verso di sé, desideroso di rendere quel contatto più intimo, geloso com'era dell'aria che li divideva.
    Avrebbe lasciato che il tempo scorresse inesorabile, completamente in balia di quelle emozioni da cui adesso era dominato, e che probabilmente l'avrebbero reso schiavo in eterno se l'unica cosa a frapporsi fra lui e James fosse stata una scrivania, una sedia, nulla che potesse fermarli e ricordargli che in quei luoghi non fosse soltanto Augustus, ma Augustus Baker, Capo Hitwizard.
     
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    Impercettibilmente si fece più vicina, cercando le carezze della sua mano. Rabbrividì al tocco delle sue dita su quella parte del collo che per lei era estremamente sensibile. Quella parte che aveva coperto con un'armatura fatta di inchiostro - come molte altre - perché non le piaceva che qualcuno la toccasse, ora reagiva in maniera diversa dal solito, come se avesse dimenticato ogni cosa che avesse preceduto quell'istante.
    Fu più forte di lei, al primo contatto con le sue labbra si ritrovò a chiudere gli occhi, trattenendo un sospiro. Era la stessa sensazione della sera prima, ma non proprio uguale. Non c'era più la frenesia a guidarli, quell'impazienza alimentata probabilmente da qualche bicchiere di troppo. Questo era un gesto deliberato. Premeditato.
    Il suo corpo traditore la spinse in avanti, forse in cerca di quello che aveva assaggiato ore prima. Si ritrovò così ad inarcare la schiena e appoggiarsi a lui, le mani sulle sue cosce. Assaporò il sapore delle sue labbra morbide mentre realtà e ricordo per un attimo si fusero, rendendo il tempo come qualcosa di relativo e assolutamente irrilevante. Si lasciò sedurre, assecondandolo per quella che parve un'eternità prima di ricordarsi dove fossero. E cosa dovevano fare.
    Augustus aveva ragione: decisamente momento sbagliato e luogo anche peggiore.
    Nella sua testa imprecò mentre rificcava tutto quel bell'ammasso di sensazioni e ricordi dentro la loro scatola, e tanto per essere sicura che non si sarebbe riaperta, ci si sedette sopra.
    Nella realtà, dovette obbligarsi ad allontanarsi da lui, quel tanto che bastava per sussurragli:

    Comportati bene.

    Ma prima ancora che l'ultima sillaba svanisse si sarebbe riavvicinata, premendo con forza le labbra sulle sue, cercando di nuovo quel contatto. Poi, di nuovo, avrebbe dovuto allontanarsi, questa volta abbastanza da poterlo vedere in volto - e non cedere di nuovo alla tentazione.

    Abbiamo finito? - chiese alla fine, inarcando un sopracciglio e senza nascondere un piccolo sorriso.
     
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    Nell'istante in cui smise di baciare James i pensieri di Augustus rimasero frenetici per ancora qualche istante, incapace di rivestirsi nell'immediato della triste realtà da cui erano circondati. Si sentiva come un insetto a cui veniva schiacciato il corpo, le zampe ancora in cerca della fuga nonostante il lento abbandono della vita.
    Rimase così ammaliato dalla donna anche dopo quell'ultimo contatto, costretto ad osservarla interromperlo senza alcuna pietà.
    Fu allora che si ricordò di non essere più ubriaco, e che quel gesto era nato da un desiderio più profondo del sussurro di qualche fondo di bicchiere: probabilmente senza gli eventi della sera precedente non avrebbe mai saputo cosa potesse esserci oltre James, la sua corazza, i suoi vestiti. Avrebbe continuato a guardarla come una collega qualsiasi fino a quando non avessero smesso di indossare le vesti da Auror.
    In quel caso, infatti, intravedeva tutto fuorché vesti.
    Si chiese se quella prospettiva appartenesse soltanto a lui, o se invece fosse di entrambi. L'atteggiamento della donna gli suggeriva la seconda, ma qualcosa gli diceva che sarebbe stato soltanto il tempo a dirglielo, perché James sembrava essere disposta a tutto meno che ad ammettere i propri limiti.
    E chissà se Augustus rappresentasse proprio un limite ai suoi occhi.
    E James? A lui non importava capire cosa fosse. Di solito viveva e basta, senza crearsi troppi problemi o grosse aspettative: sapeva che i problemi avrebbero bussato alla sua porta anche se avesse sorvegliato dalla mattina alla sera.
    Così, cercando di tornare a vestire i panni di Baker, Augustus si alzò dalla sedia cercando di ignorare James, le sue parole e il suo sorriso. Arrivò quindi fino al tavolo dove raccolse manualmente tutti i fogli, portandoli sotto al braccio. Avrebbe potuto farlo con la magia, ma aveva bisogno di distrarsi per allontanare da sé ogni traccia del passaggio di James, seppur repentino.
    Tuttavia, non poté fare a meno di sogghignare alla sua domanda.

    Finito?

    La riunione, di certo. Per il resto...
    Augustus si voltò verso di lei, lasciandosi il tavolo di legno alle spalle. Tornò a scrutarla con intensità, pronto a dirle esattamente ciò che pensava, spezzando la serietà con un sorriso sghembo.

    Penso che abbiamo appena iniziato, James.

    Chiusa



    Edited by Augustus Baker - 10/1/2021, 11:41
     
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18 replies since 2/6/2020, 15:51   384 views
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