Una notte da Pirati

Avventura della Tempesta 2030/2031

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    Sera - 10 Maggio 2031


    La sera era piombata sul castello di Amestris come ogni giorno, avvolgendo gli studenti e i Docenti di tepore e vago sonno a cui sarebbe stato difficile resistere dopo un'altra intensa e faticosa giornata di studio e di lavoro.
    La tipica serata di uno studente della Tempesta prevedeva chiacchiere in Sala Comune per i più rilassati, letture e sogni ad occhi aperti per i più creativi, sessioni di studio notturne per i più studiosi – o ritardatari, che dir si voglia.
    Ma c'era un'altra fascia di studenti che invece passava le serate ad ascoltare le storie che Nephyna, fantasma della casata giallo-viola, regalava insistentemente ai suoi ragazzi, spinto da chissà cosa, forse piccato egocentrismo, forse nostalgia dei tempi che furono, forse desiderio di veder crescere quegli omuncoli e quelle gallinelle con gli ideali trasmessi dai suoi racconti, benché in realtà non fossero poi molto educativi.
    In ogni caso, se i più grandi si erano ormai abituati a quel puntuale risvolto della serata in casa Tempesta, i più piccoli continuavano a restarne per lo più affascinati, pendendo dalle traslucide labbra del Pescecane con divertita curiosità ed evidente entusiasmo.
    Nephyna, d'altra parte, di storie ne aveva vissute: tutto si poteva dire su di lui a partire dalla sua volgarità, dal suo mal celato sessismo, dai suoi strambi tentativi di diventar poetico tutto d'un tratto, meno che non avesse realmente vissuto ciò che narrava. Certo, qualche dettaglio poteva risultare gonfiato di qua e di là per rispondere ad esigenze di teatralità miste a manie di protagonismo, ma dalla passione trasmessa e dalla particolarità dei suoi racconti si poteva intuire in fondo che ciò che raccontava non erano menzogne, e che Nephyna Ichbad, in vita, era stato un Pirata di tutto rispetto.

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    Bene, piccoli mozzi e piccole sguattere mancate, la storia di oggi ha per protagonista me, ovviamente, il magnifico e temibile Pescecane, Nephyna Ichbad!

    Introdusse, simulando al termine della presentazione un triplo salto carpiato all'indietro, che culminò in una posa al dir poco bizzarra con le braccia del fantasma portate verso l'alto, un ginocchio steso per terra e l'altro piegato ad angolo retto, il viso smilzo ad incorniciargli il sorriso smagliante.
    Quella sera ad ascoltarlo vi erano poco più di una decina di ragazzi, chi godendo della comodità dei divani e delle poltrone giallo-viola, chi seduto sul pavimento con i nasi all'insù e gli occhi puntati su di lui, chi dai lati estremi della stanza, intento ad ascoltare senza farlo per davvero, giocherellando a scacchi dei maghi o a gobbiglie, altri ancora chiusi dentro i libri per portare a compimento, in ritardo, i compiti da consegnare il giorno successivo.

    Ebbene mozzetti, dovreste ormai sapere che un Pirata forte e indomabile come me, di porto in porto ha sempre trovato qualche calda donzella pronta a rimestarmi le pude-

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    Nephyna!

    Lo interruppe Konstantin Antipenko, Cacciatore della squadra della Tempesta, tutto intento a giocherellare, almeno all'apparenza, con alcune provette colme di strane pozioni agli angoli della stanza.
    Non che per lui fosse un problema parlare di certe cose, tuttavia sapeva che la loro Responsabile non avrebbe approvato se fosse stata lì, motivo per cui si era distratto dai suoi intenti per rimbeccare quel mattacchione di Nephyna.

    E va bene, va bene!
    Ma non sperare di aver aiuto dal Pescecane quando anche tu devi farti frugare fra le braghe da qualche pollastra!


    Tuonò con tono rozzo, un grosso ditone puntato in direzione dello schivo e strano ragazzo della Tempesta.

    Dunque, dunque, dunque, dove ero rimasto?
    Ah sì, sì, certo, certo.


    Schiarì la voce prima di riprendere con la sua narrazione, portandosi ancora una volta sotto lo sguardo di tutti i giovani presenti.

    Tante ne ho spennate di ochette - se sapete cosa intendo - ma sol da una mi son fatto spennar io, in modo assai diretto.
    Bellissima, meravigliosa, poetica! Ma purtroppo dovevo andare!
    Qual Pescecane avrebbe potuto dirsi così senza mare?


    Iniziò la sua storia proruppendo nelle sue solite rime strampalate, aspettando di vedere ogni occhio puntato su di sé prima di continuare con particolare enfasi ed eloquenza.

    Con lei Nephyna s'infiammò d'amore più e più volte, portando via con sé un cimelio costruto per tener vivo il cuore anche attraverso le onde...
    Ma qualcuno lo rubò! Ladra! Bestia! Feccia dei mari di terra e di piante!


    A quel punto le rime erano andate a farsi un po' a benedire, ma la storia stava iniziando ad entrare nel vivo.

    Io, grande Pirata, combattei per costei che m'aveva rubato il cuore; vincemmo la battaglia per un pelo e allora di nuovo addio ci siam detti...
    Questa però non fu che l'inizio della storia di oggi, omuncoli inetti!


    Disse infine, passando in mezzo a ciascuno dei presenti in uno sbalzo veloce e repentino, desideroso di catturare le loro attenzioni anche in modo assai violento pur di avere gli spettatori che tanto bramava.

    Scadenza: 18 Aprile incluso

    Benvenuti all'avventura di Casata di quest'anno!
    Tutto ciò che c'è bisogno di sapere per questo turno è scritto nel post. Più avanti scoprirete il resto della storia e … No, niente spoiler!

    Lo spoiler dovrete inserirlo voi a fine post, specificando il punto della Sala in cui si trovano i vostri PG al momento del racconto di Nephyna. Più avanti capirete perché. Fate dunque attenzione ai post dei vostri compagni per rispettare i “posti” disponibili fra un punto e l'altro della Sala.

    - Sui divani (5 posti)
    - Per terra, davanti a Nephyna (6 posti)
    - Agli estremi della Sala (3 posti)


    Buon game!

    Edward Cooper Wolf°Alex Bennett ArianneMilaArianneMila takasugi; Ariel Camelord MaireadCoral Allen SweetSweetSweet! Daniel Rollins Jamie McSmith - Mrlore92 Brianna L. Foxglove Hesper E. Fawley Moira De Winter
     
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    Era sempre combattuta quando si trattava delle storie raccontate dal Fantasma della Tempesta. Il suo amore per la fantasia ed i racconti trovava piacevole ascoltare, almeno per un po', le storie di Nephyna; tuttavia non amava particolarmente il suo stile "diretto", che sfociava spesso in volgarità mal celate. Non era in imbarazzo - figuriamoci, con due fratelli maggiori! - ma non apprezzava granché gli appellativi che lo spettro era solito utilizzare per rivolgersi al suo pubblico.

    Nomignoli offensivi che urtavano la sensibilità di Brianna molto più dei doppi sensi o delle battute a sfondo erotico. Era stato un Pirata, chiunque con un briciolo di sale in zucca non si sarebbe stupito nel sentirlo parlare di sollazzi con fanciulle di facili costumi. Anzi, era possibile che fosse stato uno di quegli uomini con un'amante in ogni porto. Erano quegli epiteti che puzzavano di lieve disprezzo a darle fastidio.
    Sguattera non l'ha mai usato nemmeno mia madre per le signore delle pulizie
    Questo pensava Brianna mentre Nephyna iniziava a parlare. La signora Price-Foxglove non era famosa per il suo ottimo carattere, ma nemmeno lei era mai stata così ineducata con un sottoposto che faceva il suo lavoro. Il che era tutto dire.

    Eppure quella parte di Brianna che si perdeva ad inventare storie osservando il soffitto della Sala Comune prestava orecchio alla voce di Nephyna, attirata dai primi dettagli del racconto serale. Un amore corrisposto ma contrastato dal Fato, ed un cimelio il cui valore affettivo per il Pirata sembrava essere inestimabile. Sembravano proprio i preludi ad un racconto d'amore e d'avventura.

    Ed ecco il narratore farsi largo tra i presenti cercando di arringare la folla con la sua voce e la gestualità eclatante. Certo, quell'omuncoli inetti detto senza remore poteva risparmiarselo, Nephyna, ma Brianna ammise che il defunto terrore dei mari aveva un certo stile nel muoversi e nel parlare. Gli occhi della rossa saetta si posarono sulla figura opalescente mentre costui si accingeva a continuare il racconto appena cominciato.

    Bri è seduta comodamente sul divano
     
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  3. Daniel Rollins
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    Quella fase della sera era sempre stata particolare per Daniel: era troppo presto per rintanarsi nei dormitori, nonostante il sonno cominciasse ad avanzare minuto dopo minuto, ma era già troppo tardi per pensare di fare qualcosa di vagamente serio, come poteva essere il preparare un compito o lo studiare un particolare argomento. Dunque cosa si poteva fare? Molte volte il ragazzo scambiava quattro chiacchiere con i suoi compagni, altre volte aveva provato gli scacchi magici, con scarsi risultati, mentre altre ancora si sedeva su uno dei divanetti senza fare nulla di particolare, rimanendo ad osservare ciò che lo circondava. Per quanto quest’ultima potesse sembrare una cosa piuttosto noiosa, il giovane rimaneva sempre stupito da quanti fatti strani e divertenti potevano accadere attorno a lui, specie quando c’erano come protagonisti i ragazzi più giovani di lui.
    Quella sera non era poi tanto diversa dalle altre. Daniel si trovava su una delle piccole poltrone, intento a sfogliare il suo Manuale di Pozioni. Non stava propriamente studiando; il suo era più uno sfogliare le pagine in attesa che una parola o un’ immagine attirassero la sua attenzione. In sottofondo sentiva la voce di Nephyna, anche perché era praticamente impossibile non accorgersi della sua presenza. Il pirata fantasma non gli andava molto a genio, specie per il suo parlare in rima e per i suoi comportamenti decisamente sopra alle righe.

    Che fortuna…

    Un pensiero ironico fatto quando udì il fantasma in procinto di raccontare una storia con lui stesso come protagonista. Molto probabilmente, conoscendo il suo ego, avrebbe parlato di come fosse riuscito a sconfiggere un’ intera flotta da solo o qualcosa del genere.
    Doveva ammettere però che le sue successive parole gli strapparono una risata, molto probabilmente per il tono piuttosto volgare che aveva utilizzato senza preavviso. Abbassò il libro che stava leggendo ed osservò il fantasma per qualche secondo. La sua storia sembrava essere diversa dal solito ed un ulteriore particolare non fece altro che accrescere la sua curiosità.

    Nephyna derubato?! Questa non devo perdermela!

    Per quanto non avesse propriamente capito tutto a causa del modo di parlare del pirata, improvvisamente Daniel si sentì coinvolto nella storia. Prese tra le mani la sua borsa che aveva lasciato di fianco al divanetto e ritirò il Manuale di Pozioni che ormai era divenuto superfluo, poi la lasciò cadere sulle sue gambe. Sebbene non volesse darlo a vedere, la sua attenzione era tutta sul fantasma e sulla sua particolare storia.

    Daniel si trova seduto su uno dei divani.
    Nel caso possa servire, nella borsa, oltre al Manuale di Pozioni che ho usato solo a scopo descrittivo e a ciò che è segnato in scheda, ho anche:
    - Candela della Fortuna
    - Pomata Lenitiva Anallergica
    - Candela dello Yule
     
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    Ascoltare Nephyna era sempre una sensazione nuova nonostante ormai fossero ben quattro anni che era all'interno di quelle mura, e le sue storie erano come un bel libro che parlava di storie di pirati, ciò che era anche Nephyna nel suo glorioso passato. Parole che unite raccontavano sempre un qualcosa di fantastico, un abitudine che era difficile da perdere. Anche quella tiepida sera di Maggio era dedicata all'ascoltare il loro fantasma, il famoso pirata dei mari, colui che metteva il terrore quando trovava i suoi nemici nelle acque oceaniche. Appena iniziò a fare il suo classico racconto cercò un posto tra i divani, erano alquanto liberi per il momento e non ebbe problemi a trovarne uno. Il discorso relativo al passato amoroso di Nephyna lo fece sorridere, spesso raccontava le sue avventure con la nave e sentirlo parlare di amore era una cosa alquanto rara. Però il cacciatore della loro squadra di Quidditch lo fermò, si girò per dare un occhiata, ma gli sarebbe piaciuto sentire integralmente la storia.

    Accidenti, poteva essere una bella storia da sentire, peccato non ha potuto continuare il nostro Nephyna.

    Tornò ad ascoltare quella bella storia, tutto aveva un filo, tutto aveva un senso, seppur non sapesse mai quando il loro fantasma esagerasse o meno, però una cosa era certa, dietro ogni leggenda c'era una vera storia anche se solo in piccola dose. Quella sera però Nephyna sembrava inspirato dall'amore, era difficile capirne il motivo ma di per se non gli dava noia, anzi era una cosa che gli faceva piacere. Se gli avessero parlato di quegli argomenti solo qualche anno prima sarebbe stato veramente a disagio ma si era ormai abituato a quei discorsi. Gli sarebbe piaciuto chi era quella donzella di cui parlava e di cui Nephyna era follemente innamorato. Aveva sicuramente fatto un gran lavoro se era così rimasta nel cuore del pirata. Quella storia era appena iniziata e tutto faceva quasi pensare a un duello tra Nephyna e chissà chi gli aveva rubato la donna della vita. Era molto curioso di sapere come continuava quel racconto che lo stava prendendo così tanto, uno dei migliori a suo avviso.

    Jamie si siede nei divani
     
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    Quella sera, come tutte le sere, Ariel era seduta immersa nei libri a un estremo della sala comune di casa tempesta. Aveva finito di studiare e si stava finalmente dedicando a una lettura extrascolastica, cosa che accadeva sempre più raramente data l'ansia per i GUFO che la costringeva a stare più del solito a studiare. Le piaceva stare all'estremità della sala e cercava sempre di riservarsi quel posto dato che le consentiva di stare in mezzo agli altri senza però essere troppo coinvolta. Era come esserci e non esserci allo stesso tempo, così poteva dedicarsi alle sue attività e porgere contemporaneamente un orecchio verso l'ambiente circostante.
    Come tutte le sere, anche quel giorno Nephyna, il fantasma dei Tempesta, era in procinto di raccontare qualche storia. Nonostante fossero passati ormai 5 anni dal giorno in cui Ariel fece la conoscenza di quel personaggio, ancora non era riuscita a decidere se gli stesse simpatico o meno. Di sicuro non apprezzava il suo linguaggio, notoriamente poco accademico ed educato.
    Quindi anche quella sera Ariel aveva intenzione di ascoltare ciò che aveva da dire, più che altro per educazione e rispetto, anche se si sarebbe concessa di distogliere l'attenzione e pensare ai fatti suoi.

    Speriamo riesca a moderare i toni

    Inutile dire che non fece in tempo a pensare quelle parole che l'esuberante fantasma cominciò a parlare. L'argomento di quella sera interessavano molto la studentessa. Infatti era sempre la prima a leggere storie d'amore e a fantasticare su una ipotetica relazione. Tuttavia l'idea di relazione di Nephyna era molto più materiale e meno romanzata rispetto ai suoi gusti. Sbuffò quindi contrariata

    Che modi! Parlare così davanti a dei ragazzini

    Continuava a pensare ai ragazzi degli anni più piccoli e a come trovasse inappropriato tutto ciò, ma ormai il fantasma aveva iniziato a parlare e sapeva che sarebbe stato quasi impossibile farlo smettere. Quindi si mise buona e provò a cercare eventuali spunti romantici.

    Ariel è seduta all'estremità


    Edited by Ariel Camelord - 15/4/2020, 04:06
     
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    Le storie di Nephyna erano sempre fonte di ispirazione per Alex.
    Aveva sempre amato le storie di pirati, fin da piccolo, e sua madre sapendolo aveva accontentato la sua passione leggendogli prima di andare a dormire i classici Babbani, racconti di isole, battaglie e tesori.
    Certo, la poetica di Nephyna era... particolare.. spesso sfociava in volgarità, e non si poteva certo dire che fosse.. o fosse stato ecco.. di mentalitò aperta, ma faceva parte del personaggio e Alex la trovava comunque interessante, o perlomeno divertente, nella maggior parte dei casi.
    Gli era ancora capitato di intrattenersi con il fantasma la notte, quando non riusciva a dormire, e aveva ancora discusso con lui , o perlomeno ci aveva provato, riguardo alle creature acquatiche che conosceva, per un compito del professor Wade.
    Nephyna era un testimone di un mondo diverso dal loro, questo lo affascinava molto e Alex si era in qualche inspiegabile modo affezionato a lui.
    Per questo motivo, accortosi dell'inizio del racconto e notati i suoi compagni che accerchiavano il fantasma, si diresse immediatamente sul divano, pronto ad ascoltare.
    La giornata era stata molto piena, Alex l'aveva passata a preparare un programma di studio per il mese, poi aveva passeggiato un poco in giro per il cortile, cercando ispirazione per qualche testo.
    Gli piaceva passare le serate in Sala Comune, nella torre, era il posto che più lo faceva sentire al sicuro dopo casa sua.
    Tornando al racconto, Alex non fece neanche in tempo a sedersi che una palla di piume lo colpì in pieno petto, strappandogli un lieve gemito di dolore

    Ahia!

    Tra le sue braccia, il piccolo Poe, intento a fissarlo con uno sguardo di rimprovero, come a condannarlo per aver anche solo pensato di cominciare ad ascoltare la storia senza di lui.

    Okay,Okay, scusami. La ascoltiamo assieme va bene??

    Come scritto sopra Alex è seduto comodamente sul divano, con il piccolo Poe in braccio.


    Edited by Alex Bennett - 15/4/2020, 18:02
     
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    [10 maggio 2031 - sera]


    Quando era piccola amava le notti in cui sua nonna si sedeva sulla sedia vicina al suo letto e, con un libro in mano, iniziava a leggere. All'inizio erano fiabe per farla dormire, visto che come bambina da sempre tranquilla e per nulla turbolenta nella giornata non riusciva a scaricare tutta l'energia e quindi ci metteva un po' ad addormentarsi. Aveva 4 anni, quando iniziarono. Poi, con il tempo, i libri divennero un pochino più impegnativi, invece che fiabe divennero libri, sempre di poche pagine, ma un po' più da grandi. Smisero, quando a 8 anni, suo padre su insistenza della nonna le comprò un cavallo. Il cavallo non aveva più di 4 anni e lei si innamorò di lui, non passava giorno che non andasse a fare una passeggiata con lui o che ci passasse del tempo insieme. Piano piano, i momenti della buone notte divennero più rari e sporadici. Forse era il fatto che tutta l'energia accumulata, e che prima non la facevano dormire, veniva scarica nella cavalcate, o forse era la malattia della nonna, che peggiorata, la obbligava al letto. Fatto sta che quando sua nonna morì, quegli appuntamenti notturni le iniziarono a mancare.

    E' una di quelle sere...

    Quella sera era diversa, aveva finito i compiti e davvero non sapeva come passare la serata. Di solito se era abbastanza cosciente dopo aver finito di studiare si trascinava fino al suo letto e crollava, alcune volte riusciva a infilarsi almeno il pigiama altre invece no, oppure c'erano sere che finiva per addormentarsi sulla scrivania. Quindi aveva deciso di scendere in Sala Comune, non esattamente sicura di cosa fare, ma forse quella sarebbe stata la volta buona in cui avrebbe fatto conversazione.
    I suoi piani finiro comunque non appena si accorse di Nephyna circondato da un gruppo di ragazzi. Sorrise intenerita, era così bello vedere i più piccoli con quelle espressioni stupite e con gli occhi pieni di stelle. Molto spesso negli ultimi tempi si chiedeva se anche lei da primina avesse avuto quei occhi. Lo sperava davvero. Quei momenti, sebbene rari per lei, le faceva venire nostalgia di quei momenti con la nonna.
    Si sedette ascoltando la storia che quella notte il Fantasma, forse un po' troppo sboccato per le suo orecchie, ma con il tempo ci aveva fatto l'abitudine, avrebbe loro proposto.

    Arianne si è seduta all'estremità
     
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    Era arrivata, per tutti, l’ora di ritirarsi in Sala Comune. Era quel momento della sera in cui calava il buio, la cena era stata consumata, la pancia era piena ed il sonno non si era ancora impossessato del tutto degli studenti: troppe energie da smaltire per pensare di andare a letto così presto. Era quel momento in cui volevi ancora “vivere”, in cui volevi anche divertirti, svagarti, rilassarti, fare i compiti, studiare: quel tempo che pensavi comunque di sfruttare in qualche modo.
    Ascoltare i racconti di Nephyna era sicuramente divertente, ma non poteva esser considerato di certo un vero e proprio momento di relax. Era un fantasma impertinente, imprevedibile, un po’ rozzo, ma tutte queste caratteristiche lo rendevano agli occhi di Alexandra in qualche modo affascinante, con tutti i suoi aneddoti avventurosi e le sue storie di vita, forse, davvero vissuta. Inoltre, e questa paradossalmente era la cosa che apprezzava di più, non si faceva remore: non gli importava nulla se di fronte aveva dei ragazzini o degli adolescenti già cresciuti, lui era sempre se stesso, non si limitava. Li trattava sempre come “piccoli mozzi e piccole sguattere mancate”, senza pietà. E lei così si sentiva "più adulta".
    Fu proprio quel modo rude di chiamarli a strapparle un primo sorriso divertito ed a convincerla a prestargli orecchio. Fino a quel momento era rimasta sdraiata a terra, sul tappeto, a pancia in su, a giocare con la sua solita lente d’ingrandimento: l’avvicinava all’occhio sinistro e poi la allontanava e di nuovo ancora, fissando un punto indefinito del soffitto; la mente assorta in chissà quali trip.

    “..qualche calda donzella pronta a rimestarmi le pude”

    Rimestarmi le pude?
    Ripetè mentalmente, quasi in automatico, quella espressione, senza nemmeno capire realmente che cosa intendesse. E se non fosse stato per l’intervento di Antipenko, chissà quanto tempo ci avrebbe messo a tradurre il vero significato delle parole. Adesso per lo meno aveva capito che era qualcosa di cui non era bene parlare in una stanza piena di studenti.
    Tali premesse furono comunque sufficienti per farla tornare in posizione eretta. Si guardò attorno, qualcuno si era già posizionato sui divani, lei decise di rimanere a terra, limitandosi a gattonare per la distanza che la separava dal Pirata.
    Che genere di storia stava per raccontare? A sentirla così, pareva proprio una storia d’amore. La ragazzina era pronta per un po’ di romanticismo, anche se sarebbe stato senz’altro poco convenzionale. Piegò le ginocchia e le strinse a sé tenendole ferme con le braccia, facendo fatica a mantenere la posizione solo quando Nephyna si mosse come un razzo tra coloro che erano lì ad ascoltarlo.

    Alexandra è seduta a terra davanti a Nephyna
     
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    La sala comune della Tempesta, la sera dopo cena, era invasa dal caos. Studenti ovunque, chiacchiere, ragazzini che studiavano ad alta voce, altri che ascoltavano la radio, chi raccontava storie, chi leggeva riviste... Insomma non il posto migliore in cui studiare qualcosa di leggero come Aritmanzia.
    Moira si era abbandonata su uno dei divani poco dopo cena, si era cambiata infilandosi il suo pigiama preferito - viola con delle saette gialle, regalo di Natale di sua nonna - e una vestaglia morbida color lilla'. Per quanto fuori dalla casa della Tempesta cercasse di avere sempre un certo contegno - capelli pettinati, vestiti a posto - nella sala comune aveva abbandonato ogni decenza piu' o meno dopo sei mesi dal suo arrivo a scuola.
    Nella sala comune si sta in pigiama. Punto.
    Poi non aveva neanche intenzione di alzarsi fino a quando non sarebbe crollata dal sonno, cosa che sarebbe avvenuta molto presto visto l'argomento che stava studiando.

    Secondo Teorema dell’Intreccio di Kaprekar: per ogni Quadrato Fondamentale Proprio, l’intreccio termina in al più 7 ripetizioni...

    ...devi farti frugare fra le braghe da qualche pollastra!

    Che?

    Era talmente abituata a Nephyna che blaterava che oramai non ci faceva piu' quasi caso.

    Nephyna per favore, ci sono dei bambini - lo riprese, ma senza troppa convinzione, visto che aveva imparato che era un caso perso.

    Ovviamente i Topo delle classi piu' piccole ovviamente si sentirono offesi dal fatto che li aveva chiamato "bambini" ma preferi' ignorarli. Dopo tanti mesi pure gli studenti del primo anno si erano abituati allo strano pirata.
    Sembrava che il fantasma della Tempesta fosse in vena di storie, quella sera. Sperava solo non fosse troppo esplicito nel raccontarlo, voleva evitare di dover spiegare alla Levi perche' c'erano studenti traumatizzati ovunque. Ma forse se fosse stato particolarmente bravo a raccontare sarebbe riuscito a zittire tutta la sala comune per almeno mezz'ora donandole giusto quel po' di silenzio che le serviva per arrivare viva alla fine del capitolo.

    L'ultimo posto sul divano e' mio!
     
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    La notte portava con sé le stelle e si trascinava dietro il Sole. Secondo alcune leggende di papà due carri trainavano i due astri senza mai che questi si toccassero. Eppure non spiegavano fenomeni come le eclissi, dove i due sparivano uno dietro l'altro e che invece la professoressa Levi aveva da tempo chiarito. Ma quella sera nessuno dei Tempesta, almeno secondo Máiréad, si sarebbe interessato a guardare il cielo pieno di stelle. La sera, quando tutto smetteva di funzionare come il giorno, gli animaletti andavano a dormire ma gli studenti dalla divisa viola potevano contare sugli avvincenti racconti dei Signor Pirata e le sue avventure in mezzo agli oceani più profondi solcati su chissà quali vascelli mossi dalle onde. Viaggiare, come durante le fiabe raccontate dai genitori che lasciavano vagare la fantasia su ali che li conducevano lontano. In quel caso, nella Sala Comune in cima alla Torre, si trattava di assi di legno di una figurata nave che si muoveva su e giù, seguendo la voce profonda del fantasma dal cappello buffo e piumato sulla testa.
    L'irlandese pendeva dalle labbra trasparenti del fantasma, ascoltando rapita ogni parola della sua nuova storia già vissuta. Molti termini che sapevano di mare - quasi come se si potesse assaggiare il salato sul fondo della lingua - non li comprendeva, così come non capì perché alcuni avessero interrotto più volte le frasi del pirata con sguardi scandalizzati. A gambe incrociate sul pavimento della sala comune, le ciabatte viola unite al di sotto del pigiama in flanella del medesimo colore, la ragazza tornò con lo sguardo in su fissando il volto traslucido e barbuto. Il racconto del pirata innamorato, che fino a quel momento ignorava che esistesse, bloccò le pupille sull'unica entità che in quel momento raccontava ancora della sua sfortuna finché un fruscio non la distrasse di nuovo. Kiwi le era scivolato in grembo, trovando un utile riparo nello spazio delimitato dal tessuto dei pantaloni. Aibell, di scatto, scese giù dalla spalla per raggiungere il compagno di giochi e divertirsi un po' rotolandosi a vicenda. Máiréad rise un po' vedendoli giocare.

    Lui è un pesce-cane, tu sarai un pesce-gatto. E tu un pesce-ermellino.

    Máiréad decise per Kiwi e Aibell i rispettivi nomi di battaglia. Con una storia da pirati anche i suoi piccoli famiglie meritavano una parte nel mondo Marino creati appositamente dal Signor Pirata. In uno slancio prese delicatamente il corpicino dell'ermellina, trasportata dalla magia del mare fuoriuscita con il parlare di Nephyna.

    Tost agus snámh, snámh agus snámh... [Zitto e nuota, nuota e nuota...]

    Canticchiò allegramente, muovendo la piccola al ritmo della musica. Esisteva davvero il pesce-ermellino in natura? Probabilmente no, ma il pesce-gatto sì. Non aveva con sé l'atlante Babbano per controllare, sostituito dalla versione magica del signor Scamander poggiato accanto a una gamba e nelle tasche qualche oggetto che ogni tanto ripescava dal baule portandoli in giro perché non si sa mai. Soprattutto il biscotto a forma di renna, che da tempo aveva smesso di correre in giro sulla scrivania inseguito da un famelico Kiwi, e che la Callaghan era curiosa di assaggiare per scoprirne il sapore. Forse però con tutto quel sale marino il dolce avrebbe stonato abbastanza.

    Anche Svart è un pesce-gatto? O è un pesce-drago?

    Chiese di sfuggita a Sam prima di tornare a riascoltare la storia piena di onde, acqua salata e parole non completate.
    Assieme a Kiwi e Aibell siamo tutti ben appollaiati a terra :3
    Dal baule prendo:
    -"Animali Fantastici e dove trovarli"
    -Biscotto Renna
    -Candela dello Yule
     
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    Arrivava sempre quel momento della giornata, quando la luna aveva già dato il cambio al sole che, nascostosi al di là dell'ignoto, attendeva il domani.
    Il silenzio faceva da padrone nei corridoi di Amestris, più nessuno studente a quell'ora si sarebbe dovuto trovare al di fuori della propria cuccia eppure nella sala comune della Tempesta il vociare era ancora forte, le lenzuola come se non fossero mai state usate e le luci accese come se nessuno avesse il timore di non riuscire a svegliarsi la mattina dopo. Perché? Perché come un bambino desiderava la lettura della favola per la buonanotte, allo stesso modo gli studenti giallo-viola scalpitavano per i racconti del loro fantasma.

    Il calore dell'acqua calda non aveva ancora abbandonato il corpo di Hesper, già avvolto dalla lunga camicia da notte rosa cipria.
    Si era seduta in disparte, non tanto per disinteresse quanto più per lasciare il posto a chi era più giovane e - per quella sera uguale a tante altre, aveva deciso di lasciarsi cullare dalle parole che il mozzo avrebbe tirato fuori. Generalmente per lei le storie fungevano più da sottofondo, mentre lei era occupata a guardare e riguardare le istantanee scattate con la magimacchina fotografica ritrovata nel baule mesi prima; quella sera, però, arrivò ad un punto in cui si ritrovò completamente rapita o meglio, interessata da quanto veniva raccontato e lasciando stare l'arrossimento delle guance nell'udire certi vocaboli alquanto volgari, l'atmosfera avvertita dalla giovane metamorfomaga le fece dimenticare per un attimo tutto ciò che di negativo poteva possedere. Vedere tutti così vicini, riuniti come ad un falò sulla spiaggia o davanti ad un caminetto durante la notte di natale, era qualcosa che andava ben oltre la semplice magia.

    Tutto ciò che la mente immagina, può essere realizzato.

    Ripetuto quello che in un certo senso era il motto della casa, un nuovo sorriso dal sapore amorevole e gentile le si illuminò sul volto.
    Solo in quel momento aveva iniziato a capire quanto fosse stata fortunata ad indossare quei colori, una come lei non si sarebbe mai sentita a proprio agio tra chi vestiva di fuoco: erano troppo irruenti e istintivi per i suoi gusti. Chi invece del freddo faceva uno stile di vita, non le avrebbe mai fatto provare emozioni particolari come quella provata durante l'ascolto della storia.
    In fin dei conti non esisteva casa migliore della Tempesta.

    Ultimo posto agli estremi della sala mio!
    Hesper ha con sé:
    -La magimacchina fotografica polaroid
    -La Ricordella
     
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    Era da tanto tempo che Coral non si sentiva più avvolta dal calore della casata giallo-viola, ma non perché avesse smesso di credere in quei colori.
    Ultimamente aveva iniziato a pensare molto agli anni passati e, contrariamente al precedente, non con la solita nostalgia repressa; più con autentica consapevolezza. Ripensava spesso ai volti di Eliza, Finn, Anita e Artemis, coloro i quali l'avevano fatta sentire maggiormente a casa entro le mura di quella sala, e, al contempo, sola dopo averle abbandonate.
    La Casata della Tempesta senza i punti di riferimento di una vita era diventata per lei una casa piena a metà, più che altro di studenti a cui fare da mamma chioccia; non che le dispiacesse in realtà, adorava i piccoli fulmini, ma sentiva la mancanza di una figura che potesse definire sua pari entro quei confini, qualcuno di realmente amico con cui condividere più che un paio di chiacchiere dopo cena, vera e propria appartenenza.
    Tuttavia, le stesse sensazioni sparivano quando la sera si trovava stretta fra le pieghe dei divani in sala comune, i mormorii che la rapivano dai suoi pensieri e la voce robusta di Nephyna che attirava su di sé tutte le attenzioni, richiamando la Casata all'arrembaggio.
    Proprio in quei momenti riusciva ancora a sentire l'energia di una volta, quell'infantile senso di appartenenza e vicinanza che l'aveva fatta stare bene ad Amestris fin da subito, la meravigliosa sensazione di trovarsi tutti nella stessa barca, una barca trainata da un cielo in tempesta e un pirata decisamente volgarotto.
    Si mise più comoda sul pavimento, per quanto un pavimento potesse essere comodo.

    Caspita, Nephyna.
    In sei anni è la prima volta che ti sento parlare quasi decentemente di una donna.


    Commentò in direzione del fantasma dopo che ebbe ascoltato il preludio ad una delle sue storie, che oramai credeva di conoscere già tutte a memoria per quante volte era stata costretta ad ascoltarle.
    Eppure quel racconto aveva un ché di inedito persino al suo udito; che si fosse persa la prima edizione perché troppo occupata a mettere il naso fra i libri? Non lo sapeva e, francamente, non le interessava nemmeno, non in quel momento: Coral stava poco a poco ritornando sui suoi passi, recuperando il solito sorriso ma senza dimenticare gli insegnamenti ottenuti nell'averlo perso per strada.

    Per terra!


    Edited by Coral Allen - 19/4/2020, 11:51
     
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    La sera per Samantha era il momento in cui il pensiero del letto si faceva più imponente e la sua unica priorità era far sì che l’ora di andare a dormire si avvicinasse il più possibile. Si annoiava a tirare via quattro righe di compito, oppure ripensava alle cose per il suo club o ancora si dilettava a rileggere le pagine di Scamander riguardanti i Draghi. Nel mentre si dedicava a semplici e classiche attività da studentessa, Ragnarr iniziava la sua attività di distruttore e Samantha doveva tenerlo buono offrendogli un vecchio cuscino od un peluche malandato.
    Chiuse il libro di Cura in tempo per iniziare a vedere i suoi compagni di Casa raggrupparsi intorno al fantasma Nephyna. Era uno dei momenti più attesi per la bambina, che seguiva le storie dell’ectoplasma con sincero interesse.
    Scaraventò il materiale didattico nella borsa e, con il gatto tra le sue braccia, si sedette a gambe incrociate sotto il pirata.
    Vicino a lei sedeva la piccola volpe, la rossa Máiréad. Una faccia più che gradita agli occhi di Samantha. La bambina bionda non potè che distrarsi nell’osservare i famigli della sua amica che giocavano, poco interessati alla bizzarra storia del fantasma. Svart si agitò tra le sue braccia e l’islandese lo lasciò andare per unirsi a Kiwi e Aibell.

    Svart è un Dragogatto. A lui non piace l’acqua, però gli piacciono tanto i draghi, come a me.

    Svart non sarebbe mai stato utile come ricercatore di Perla/Nemo, ma poteva fare da supporto morale.

    Ma Nephyna sta dicendo che aveva delle galline nelle mutande?

    Non stava capendoci poi molto, ma non doveva essere piacevole avere una gallina nelle zone delicate. C’era anche da comprendere come ci fosse finita, ma in fondo chi era lei per farsi delle domande?
    Samantha era dispiaciuta da quelle parole, ma sperava che Nephyna e la gallina non si fossero fatti troppo del male.
    A quanto pare il pirata era stato derubato, da una donna o da una gallina, ad un certo punto si era persa completamente.

    Doveva essere una “coccodè” magica.

    Pensò la marmocchia, riflettendo sulle implicazioni di quella realizzazione. Solo lei riusciva a vedere il puzzle completo?
    Ovviamente era tutto chiaro nella sua mente.
    Cosa?

    Coccodè, Chicchirichììììì…

    Samantha è seduta a terra.
     
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    Non importa che fosse quasi passato un anno, i racconti del pirata erano una delle cose che Kendra preferiva della sua nuova scuola, nonostante le storie spesso sembrassero gonfiate e inverosimili, e il narratore si prendesse parecchie libertà stilistiche, alla fine era un piacere ascoltare di quelle avventure (sorvolando sui modi grezzi del pirata). E poi stiamo parlando di un fantasma pirata… non è una cosa che si vede tutti i giorni, quantomeno non per Kendra, ed oltre ad essere anche una buona scusa per staccare dallo studio, era anche come tornare a casa per un po'... le tornavano in mente tutti i racconti nei quali i fratelli si mascheravano, e interpretavano i vari personaggi. Era difficile da ammettere, ma le mancavano da morire quelle due bestiacce. Così pure quel giorno, non appena cominciò il racconto, la ragazza si posizionò per terra utilizzando il cuscino per evitare il cosidetto "sedere quadrato" di cui parlano sempre i babbani. Blocco da disegno poggiato sulle gambe, il suo fidato astuccio ed era pronta per fare qualche schizzo durante il racconto, poco dopo si unì anche Stella acciambellandosi accanto al lei, emanando un lieve tepore. Era un bel gruppetto quello che si era riunito, dislocati in varie parti della stanza ascoltavano tutti , chi più chi meno.

    oh, che carino… anche lui si è innamorato…

    Presa dall’ispirazione,che una storia d’amore le dava sempre, cominciò a disegnare due figure abbracciate, una palesemente Nephyna e l’altra ancora vaga. Nei momenti in cui il pirata alzava i toni, era quasi impossibile per la ragazza non sobbalzare e un paio di volte le era toccato cancellare degli sbaffi fatti con la matita. All’ ennesimo salto dalle padrona Stella decise di andarsene, vista l’impossibilità di dormire in santa pace. Mentre aspettava che proseguisse la storia, Kendra si ritrovò ad osservare i suoi compagni seduti accanto a lei e i loro famigli, cominciando a disegnarli su una pagina nuova.

    Edited by Kendra Rubrum - 19/4/2020, 20:27
     
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    Il pirata si compiaceva nel vedere i più piccoli scrutarlo con evidente ammirazione, la stessa che in vita aveva amato scatenare nelle donzelle che di porto in porto solevano allietarlo dalla sua solitudine.
    Ma se la maggior parte dei dettagli di quella storia potevano suonare parecchio gonfiati, su di una cosa Nephyna non mentiva: la donna, l'unica che avesse mai amato, era esistita davvero, divenendo per l'ormai defunto Pirata principale fonte d'ispirazione per le sue poesie più romanzate, sempre che di poesie si potesse parlare nel caso dello sgangherato Pescecane.

    Il conflitto finì presto; ritornammo sulla nave,
    col vino nello stomaco e il cuore in fondo al mare
    afflito, ahimé, da un dolore assai banale:
    cos'è in fondo l'amore se non una carriola
    che pesa assai più... di una vacca in...
    ...malora?!


    Nephyna soppesò le ultime rime con le dita al mento e lo sguardo pensieroso verso il tetto, arrivando alla conclusione che in fin dei conti non servisse realmente trovare un senso alle sue rime finché avrebbero suonato bene.
    Riprese dunque la sua narrazione con nonchalance, accompagnando la mimica facciale ad un tono di voce sempre più scuro, rude ed eloquente, arrabbiandosi persino sul finire di quell'ennesima strofa.

    Ma nella notte, dell'altro mi turbò:
    un colpo in testa, benda sul muso,
    corde strette attorno al petto,
    e venni rapito senza alcun rispetto!
    Ma non da nemici, non brigadieri:
    dai miei uomini, leali, FEDELI!


    Gridò l'ultima parola con gli occhi sgranati e la bava alla bocca quasi stesse vivendo davvero ciò che narrava, ricordi graffianti più delle unghie di donna sul suo petto villoso.
    Dopo quel momento di ardore, tuttavia, Nephyna parve ritornare sui suoi passi, continuando la storia con tono mesto e sguardo verso il basso.

    O almeno era quel che credevo,
    finché non si opposero al mio cuor
    che leggero...


    Un rumore.
    Vetro scricchiolante.
    Esplosione.
    Fumo.

    ***


    ...amò tanto una pollastra
    da far rischiar ai miei mozzi anche la pellazza...


    E poi tutto cambiò.
    La sala comune sparì di colpo, il buio e la luce fioca della sera sostituiti da un cielo splentente, il sole lontano avvolto da una luce tanto calda da far sentire l'estate sulla pelle, il rumore delle onde e il verso dei gabbiani ad annunciare già solo con l'udito in che posto si trovassero in quell'istante, non più il Galles, non più Amestris, non più la sala della Tempesta: il mare.
    Quello li circondava senza dargli scampo, scoprendosi un istante dopo raggruppati su di un veliero dall'aspetto antico e trasandato: le vele color dell'uva erano maestose sotto ai raggi luminosi, ma un occhio più attento avrebbe potuto notare alcune cuciture fuoriluogo, pezzi di stoffa di colori impiantati qua e là per dare nuova linfa vitale ad un tessuto che evidentemente aveva vissuto chissà quante intemperie.
    I piedi, una volta mossi, avrebbero fatto cigolare le tegole sottostanti dimostrandone la poca stabilità, il marrone ad invadere i loro sguardi da lì al resto della nave: l'albero maestro, i barili, le scalinate, le porte, tutto ciò che era presente su di essa era costruito in antico legno, dando l'idea di un veliero certamente maestoso ma anche malridotto.
    La nave e il mare, tuttavia, non erano le uniche due novità: una volta abituata la vista a quell'atmosfera luminosa si sarebbero accorti di avere indosso divise che nulla avevano a che fare con quelle giallo-viola, le giacche piene di ghirigori, la camicia lenta sul collo, i pantaloni attillati e un fantastico cappello a barca posto sulle teste di ognuno, la spada sottile e leggera a chiudere un look decisamente piratesco.
    Si trovavano tutti lì, sulla prua di un'antica nave pirata, soli e circondati dal mare.
    Ma soli, in fondo, lo erano davvero?
    Cos'erano allora quelle voci e quelle urla provenienti dalla cabina inferiore?
    E cosa gli spari improvvisi verso il cielo?
    Il mare a destra, il mare a sinistra. Una porta spalancata sul fondo opposto dell'imbarcazione, evidente richiamo ad una stanza ampia e non ancora abitata.
    Avrebbero avuto poco tempo a loro disposizione, per qualche motivo lo sapevano tutti, e tutti avrebbero dovuto impiegare quel tempo per discutere prima che le urla traslocassero dalla cabina agli esterni della nave, occupati in quel momento proprio dagli studenti della casata della Tempesta, anche se l'assenza di qualcuno di loro si sarebbe fatta subito notare.

    temppng2_1
    Merda di Troll.

    Fu tutto ciò che riuscì a dire Antipenko dopo avere realizzato cosa fosse appena successo, il volto impallidito e lo sguardo spaventato che fissava i compagni dalla testa ai piedi.

    ***

    Un rumore.
    Vetro scricchiolante.
    Esplosione.
    Fumo.

    ...amò tanto una pollastra
    da far rischiar ai miei mozzi anche la pellazza...


    E poi tutto cambiò.
    Non appena l'improvvisa foschia sparì, ciò che rimase degli abitanti della Sala Comune furono i corpi addormentati, giacenti esattamente nei punti in cui erano rimasti durante l'ascolto della storia di Nephyna.
    E persino lui pareva addormentato, sebbene i fantasmi di norma non rispondessero allo stesso modo degli umani ad esigenze come il sonno, la fame e via dicendo.
    Ariel, Hesper e Arianne sarebbero state spettatrici di una scena che non aveva alcun senso, il vento da fuori le finestre che iniziava ad ululare sempre più forte, il fantasma che pur nel sonno continuava a mormorare qualcosa di incomprensibile.
    Tutto di quello scenario aveva dell'irreale, sebbene la realtà non fosse mai stata tanto tangibile.
    Cosa stava succedendo, allora?
    Cosa era capitato ai compagni?
    In che modo avrebbero potuto aiutarli?

    Scadenza: 2 Maggio incluso

    CITAZIONE
    Brianna, Daniel, Jamie, Alex, Alexandra, Moira, Màiread, Coral , Samantha, Kendra

    Da questo momento in poi farete parte della cornice “NAVE PIRATA”: lo scenario è esattamente quello descritto ON e con quello dovrete interagire, facendo attenzione ai dettagli nel narrato.
    I vostri PG, come avrete ormai capito, per qualche strano motivo sono stati catapultati dentro un sogno congiunto con gli altri compagni in cui vestite niente meno che il ruolo di pirati!
    Ma questo ovviamente loro non lo sanno: per i PG è tutto estremamente realistico, un po' come accade per davvero nei sogni, per cui l'invito è di evitare di fare metagame e agire come foste i reali attori di una scena come quella descritta sopra.
    PS. potete scegliere in che modo appare il vostro look piratesco, ovviamente!

    CITAZIONE
    Hesper, Ariel, Arianne

    Da questo momento in poi farete parte della cornice “SALA COMUNE”.
    Le vostre PG, per qualche motivo, non sono state catapultate nel sogno insieme ai vostri compagni. Ciò che dovete sapere al momento è descritto ON, in base a quello potete fare supposizioni esulando dal metagame e cercando di risolvere il mistero.
    PS. Siete le uniche presenti in Sala Comune, oltre voi totalmente vuota.

    Per tutti: l'invito in questi giorni è di interagire fra di voi, cercare di capire cosa sta succedendo, cosa conviene fare, cercare di intuire nei limiti possibili alcuni elementi della cornice, inventare strategie e, se necessario, aspettare una mia eventuale destinizzazione (nel caso in cui vogliate provare a fare qualcosa di cui non si ha certezza).
    Ma è potenzialmente tutto autogestibile da voi, perciò non vi resta che interagire sulla base dell'ambientazione proposta.
    Avrete tutta la settimana a disposizione, dopo di che verranno aggiunti nuovi elementi per entrambe le cornici, di modo da progredire con l'avventura vera e propria.

    Detto questo, non mi resta che augurarvi una sola cosa: ALL'ARREMBAGGIO!


    Edited by Mikal Levischmiedt - 23/4/2020, 13:11
     
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