Caos divinatori

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    Ouch!

    Samantha strinse gli occhi ed il libro colpì le sue braccia. Quando le abbassò per massaggiarsele, poté assistere all’impatto del cucchiaino contro la testa della sua povera amica del Fuoco.
    Il suo sguardo saettò contro la coppia di primini del ghiaccio… che erano appena capitombolati al suolo.
    Una piccola fitta alle sue braccia le impedì di esordire con un – secondo lei – meritato “Chi la fa l’aspetti”. Aveva visto con i suoi occhi i due oggetti provenire dalla loro direzione, non era per nulla divertente il gioco che pensavano di fare!

    Tutto okke, Susan?

    Continuava a massaggiarsi le braccia e nel mentre, fu per lei inevitabile notare la sfera di cristallo che fluttuava davanti a Sertoria.

    Sert!

    La chiamò. Non sapeva cosa fosse successe di specifico agli altri abitanti di quella stanza, ma sembrava proprio che la sfortuna si fosse impuntata contro di loro.
    Era concentrata ad osservare la figurina della bambina del ghiaccio, quando vide qualcosa di strano sorgere poco lontano da loro. Assottigliò lo sguardo, convinta all’inizio che si trattasse solo di polvere; non si sarebbe sorpresa del contrario, visto la confusione che avevano sollevato.
    La nebbia iniziò ad avvolgerli, accoccolandosi intorno ai loro corpi come un'inquietante lenzuolo di seta.
    Inclinò la testa di lato, quella stranezza la portò ad avvolgere le dita intorno all’impugnatura del suo catalizzatore. Le era ancora possibile vedere ciò che si trovava ai suoi piedi, il che servì a consolarla di poco.
    Il dolore alle braccia era l’unica cosa di cui era sicura. Non sapeva se quella nebbia doveva essere in qualche modo spaventosa oppure se rappresentava invece qualcosa di innocuo.
    Sarebbe stato divertente se fosse stato magari l’alito di un drago o qualcosa di simile!

    Ma che cos’è?

    Domandò, rivolta a Susan, insicura ed esitante.

    Sertoria?

    Quella soffitta era strana, non le faceva paura, anche se quella nebbia le ricordava gli eventi dentro le segrete di Castelobruxo.

    Devo fare qualcosa.

    Si convinse, estraendo la sua bacchetta magica, sibilando per il dolore alle braccia che ancora non voleva andarsene. Se quella era la giornata delle iniziative, tanto valeva seguire quello strano raptus di attività.
    Mosse il polso con una smorfia, componendo quella sorta di ricciolo che aveva imparato a fare l’anno precedente.

    Lumos!

    Avrebbe atteso la comparsa della lucina sulla punta del carpino, perché non si poteva mai sapere.

    E poi, se ci fosse qualche drago… voglio vederlo bene!
    Attenta Susan, che quei due potrebbero lanciarci qualcosa addosso…

    Sussurrò.
    Ignara dell’innocenza della coppia di bambini, non le rimaneva che avvertire l’amica del pericolo che si era creato. Non comprendeva perché quei due avessero deciso di prendere di mira Susan, per questo il suo istinto le diceva che non c’era da fidarsi per niente.

    Lumos non autoconclusivo. SusanNobbs Sertoria Eburneo
     
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    Frozen Wiz
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    Quel dannato aggeggio era decisamente finito fuori controllo. Non importava come Emrys lo dirigesse, come lo toccasse con la bacchetta o come premesse quel bottone che doveva decretarne il movimento, a nulla servivano i suoi sforzi. Lui e la sua compagna era erano indissolubilmente legati da quell’oggetto che ora, richiudendosi, li trascinava uno verso l’altra. Sarebbe stata cosa alquanto strana che un oggetto piccolo come quello riuscisse a muovere non uno, ma ben due corpi molto più pesanti di lui, ma era un oggetto magico quello di cui si parlava e sebbene assomigliasse molto alla sua versione babbana, il braccio magi estensibile doveva avere proprietà avanzate rispetto alla sua controparte, come appunto afferrare e sostenere oggetti pesanti.

    Queste erano però considerazioni degne di un filoso invisibile, che presente sul posto, commentava in silenzio quegli strani avvenimenti.

    Emrys dal suo canto non poteva preoccuparsi troppo della cosa preso com’era nel cercare di liberare la sua compagna, atto che finì subito dopo con un ruzzolone a terra di entrambi.

    Mmmh ahiaaaa.

    Gemette Emrys cercando di rialzarsi subito, un po’ per orgoglio personale e un po’ per evitare che qualcun altro dei presenti avesse visto quella buffa scena. Preso com’era dal riordinare prima e dall’oggetto impazzito poi, non si era accorto oltre al rumore, che ben altro bolliva nella pentola della soffitta e che i suoi compagni erano messi alla prova tanto quanto loro due.

    Ella, stai bene?

    Le chiese cercando lo sguardo della sua compagna. Come lui era caduta, come lui aveva di certo preso una sonora botta, ma non sembrava stesse sanguinando o altro. Le porse rapido la mano per aiutarla a rialzarsi.

    Mi dispiace. Non… non so che gli sia preso… non so come ho fatto.

    Cercò di scusarsi mentre volgendo lo sguardo in basso, anche un po’ per vergogna, cercava dove fosse finito il braccio magi estensibile. Gli era caduto di mano quando si erano scontrati e ora lo aveva perso di vista. Almeno però la caviglia di Ella era libera. Lo cercava non tanto perché gli servisse, ma perché perderlo in quel marasma di roba era la cosa peggiore possibile ed inoltre era meglio evitare che attivandosi facesse male a qualcun altro.

    Lo trovò a poca distanza, giusto dietro la cattedra, ma la sua attenzione fu colta da quella che pareva essere una nebbia biancastra, un po’ come quel fumo finto che si usa negli spettacoli babbani. Si faceva sempre più fitta come se una macchina del fumo fosse silenziosamente entrata in azione da poco, ma si espandeva a vista d’occhio. La parte coperta dalla nebbia era come sommersa da catrame o un liquido talmente sporco al quale non si vede attraverso. Beh… proprio la definizione di nebbia fitta.

    Ma… cosa…?

    Sussurrò più a se stesso che agli altri. Si aafrettò a riprendere in mano il manico dell’oggetto prima che questi venisse inghiottito da quel mare bianco. Cercò quindi il punto dove doveva essere quella macchina del fumo, la fonte di quella nebbia.
     
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  3. Daniel Rollins
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    Un improvviso suono di ceramica andata in frantumi segnò il fallimento di Daniel; un paio di tazzine infatti fuggirono al suo tentativo di bloccare la pila instabile con le mani ed andarono inesorabilmente incontro al loro destino.

    Cavolo, c’ ero quasi riuscito…

    Il danno non era irreparabile e la magia avrebbe potuto aiutarlo così come avrebbe potuto farlo in precedenza se solo il giovane avesse avuto la rapidità di pensiero di agire come un mago.

    Scusate, colpa mia.

    Si sentì in dovere di assumersi le colpe di fronte agli altri studenti, pensando che essi potessero esser stati attirati da quel rumore improvviso. Invece, sembrava che anche loro fossero alle prese con altri problemi: i suoi occhi caddero principalmente sui due primini del Ghiaccio che erano finiti a terra, ma anche altri sembravano essere in difficoltà.

    Non pensavo che ci potessero essere così tanti problemi nel pulire una stanza.

    Non che lui avesse una grande esperienza nel fare questa cosa ed anche per questo motivo Daniel era ancora intento a pensare che quegli avvenimenti, per quanto bizzarri, potessero rientrare ancora nella normalità delle cose.
    La mente del ragazzo pensava ancora alle tazzine andate in frantumi: sarebbe bastato raccogliere i frammenti ed utilizzare l’ incantesimo Reparo per farle tornare come nuove. Il suo sguardo andò verso il pavimento alla ricerca di ciò che rimaneva dei due oggetti, ma ben presto un’ altra cosa attiro la sua attenzione. Un vero e proprio velo di nebbia sembrava essersi depositato ai suoi piedi e ricopriva gran parte della stanza. Era impossibile sapere da dove provenisse e non ci si riusciva nemmeno a vedere attraverso.

    Siete stati voi a creare questo fumo?

    Forse gli altri avevano toccato qualcosa mentre lui era intento a domare le tazzine o magari avevano visto da dove proveniva. Quel che era certo era che, fin quando la nebbia fosse rimasta nella stanza, era impossibile per lui ritrovare i frammenti che stava cercando. Anche questa volta Daniel non pensò che potesse esserci qualcuno, o qualcosa, dietro all’ improvvisa comparsa della nebbia, ma rispetto a prima cominciava ad essere un po’ più sospettoso. Forse anche per questo egli impugnò saldamente la sua bacchetta nella mano destra, attendendo che il fumo si diradasse per permettergli di ritrovare i pezzi andati in frantumi per colpa di uno strofinaccio magico troppo curioso.


    Non mi sono spostato, quindi nella mappa rimango sempre vicino al tavolo n°5.

    Punti Abilità
    Saggezza: 04
    Capacità Magiche: 09
    Manualità: 05
    Riflessi: Agilità: 02 – Prontezza: 04
    Sensibilità: 02
    Carisma: 01
    Prestanza: 08
    HP: 50
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    Sertoria non aveva mai visto l'Ufficio Misteri del Ministero, e probabilmente mai sarebbe accaduto.
    Se il corso degli eventi l'avesse condotta un giorno in quelle Sale dell'Ignoto, sarebbe probabilmente incappata in un deposito chiamato Stanza delle Profezie.
    Povera cara, avrebbe avuto molto da meravigliarsi tra quegli scaffali. E sicuramente avrebbe potuto registrare nel caveau della mente il dato di fatto più immediato: che la piccola sfera che aveva fermato sul tavolo con la mano eguagliava all'incirca le dimensioni di quei manufatti. Non le ci volle molto sforzo a sollevarla nel palmo e avvicinarsela al viso.

    Wooo.

    L'altra, più grossa, piroettava come una satellite attorno a quel corpo gassoso che era il suo cranio. Sertoria l'adocchiò di sfuggita e abbassò placidamente la mano armata: avrebbe lasciato che il globo si adagiasse al suolo, in un angolo dell'aula, in cui nessuno potesse inciampare.

    Più giù de lì nun ce vai., si diceva dalle sue parti, soprattutto se si era molto vecchi; e Sertoria su molte cose aveva ricevuto una triste impronta vegliarda.
    Ecco. Fu nel corso dell'operazione così elementare che si accorse del vapore. Contemporaneamente la testa le ciondolò di lato e la fronte si aggrottò sugli occhi.

    Rotto qualcosa?

    Bisbigliò in una sorta di risucchio d'aria. In effetti le pareva di aver udito un ché di cristallino e di poco promettente, ma nel medesimo istante aveva dovuto concentrare i sensi su minacce più dirette. Tuttavia, a meno che non avessero mandato in frantumi chissà che oscura reliquia, non sembrava possibile che la colpa fosse attribuibile al loro fare maldestro.
    La sfera fluttuava ancora, ormai all'altezza delle sue ginocchia. Sertoria modificò la traiettoria all'ultimo, conducendola dinnanzi a sé.

    Sertoria?
    Samantha?

    A onor del vero le pareva di averla sentita chiamare già prima, ma non ne era più sicura, con tutti gli stimoli sonori che l'avevano coinvolta. Anche perché soltanto Susan finora l'aveva scaldata di quell'abbreviazione così cara, "Sert". O almeno così rammentava.
    Si volse verso le amiche, da poter notare che il denso vapore sorgeva anche tra loro, ovunque. Era bellissimo, troppo bello per gli occhi di lei.

    Sam... guarda, sembra un lenzuolo.
    O il mare.


    Lasciò che la sfera si depositasse al di sotto della coltre, a contatto coi suoi piedi, che usò per fare presa e bloccarla. Mollò l'afflusso magico e interruppe l'incanto levitante. Per precauzione si rovesciò l'altro globo, quello piccolo, nella tasca del cardigan.

    Lumos!
    Brava.

    Avrebbe voluto farlo lei, era il suo incantesimo prediletto. Ma forse avrebbe potuto combinare altro.
    Lentamente si lasciò gravitare verso il basso, piegò le ginocchia e si accovacciò sulla boccia di cristallo, come intenta a covarla. Permise ai vapori di lambirle le ginocchia, poi gli arti fino al girovita, accosciandosi sui tappeti dell'aula. Era più che sicura che se avesse acceso una luce dentro la nebbia, questa avrebbe brillato come neve nel mezzodì, o una piscina illuminata nella sera. E il richiamo di una simile magnificenza era semplicemente impossibile da ignorare per una come lei.
    Nuotò con gli occhi nel mare di nube [Sensibilità 13]. Qualcosa d'indistinto stava tra lei e loro, in prossimità del coetaneo di nome Daniel. Rammentò il rumore di ceramiche infrante e per consequenzialità logiche dedusse che fosse quel che si era rotto nel mentre che era distratta.
    Tenendo la bacchetta all'altezza del proprio naso, la ragazzina orientò la punta verso quel che le erano sembrati i cocci. Tracciò una "N" minuta, timida come lei.

    Lumos Maxima.
    Tutti bene voi?


    Aveva visto troppe foreste dannate in quei due anni per farsi prendere subito dal panico in un'assolata soffitta nipponica.

    Sertoria non si muove dal punto in cui l'intraprendenza del Destino l'ha posizionata. Si limita a orientarsi verso Susan, Samantha e Daniel.
    Usa l'Incantesimo del Faro sui cocci, sperando di creare un globo luminoso tra loro quattro.

    Saggezza:06
    Capacità Magiche:14
    Manualità:10
    Riflessi:Agilità: 02
    Prontezza: 04
    Sensibilità:13
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    Prestanza:06
     
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  5. SusanNobbs
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    Distrazione, portatrice di sventura e causa di un numero non meglio precisato di problemi, ecco cos'era stata; immobilità, la ragione per la quale sia lei che la tempesta erano ora percorse da forte e sorda sofferenza. In pratica, se si fosse concentrata ed avesse agito invece di starsene ferma ed imbambolata come la statuina d'argento che da eoni risiedeva nella vetrina dei suoi nonni, forse avrebbe potuto evitare quel Bonk improvviso che aveva palesato al mondo la sua stupidità.

    Acciderba...

    La mano libera, che fino a quel momento era rimasta inerte e distesa con l'altra lungo i suoi fianchi salì lentamente verso l'alto, andando inconsciamente a posare le dita affusolate sull'esatto punto dell'impatto, dando così il via ad una fitta che le attraversò improvvisamente il cervello e la portò a contorcere la faccia in una smorfia di dolore che con le lusinghe aveva ben poco da spartire. Non riusciva a ragionare, provava solo un intensa rabbia nei confronti di se stessa e dei ghiaccioli che palesemente si erano accaniti contro di lei dimostrandosi esattamente per quello che erano: due bambinetti di undici anni incapaci di accogliere ed accettare senza prendersela una critica. Avrebbe voluto urlargli contro improperi a iosa, afferrarli per la collottola e scuoterli fino a far entrare in quelle zucche vuote che comportamenti del genere non solo erano pericolosi ma anche controproducenti ed invece... La voce preoccupata di Samantha la riscosse facendole riaprire gli occhi chiusi da chissà quanto tempo e portandola ad abbassare almeno per qualche secondo i toni usati nel suo subconscio dal suo istinto di rivalsa.

    Nope, a quanto pare nulla va oke... Che succede?

    Tra i fumi del malessere ed il susseguirsi di pensieri non proprio gentili, il nome della piccina cerulea riuscì a scavarsi un largo canale nella sua coscienza ed ad azzittire del tutto il continuo borbottio che le tartassava le meningi, riuscendo ad attenuare il male lancinante proprio alla stregua di una blanda cura palliativa.
    Rapido, forse troppo, lo sguardo si spostò sull'esile corpicino alla ricerca di un qualche pericolo mentre la bacchetta miracolosamente ancora salda nella sua presa, veniva alzata nell'esatta azione che anche in precedenza sarebbe dovuta esser attuata. A colpirla, prima ancora delle scuse di Daniel sopraggiunte per un qualche incidente, prima ancora della sfera che galleggiava a poca distanza della sua piccola amica fu quella che a tutti gli effetti sembrava una coltre di fitta nebbia dell'altezza di almeno venti-trenta centimetri.

    Non ne ho idea...
    Secondo te Rollings? Ti posso assicurare che noi non siamo state, eravamo giusto- giusto impegnate a ripararci dai dispetti di qualcuno!


    La risposta regalata all'altra fu breve e concisa, poco chiara e ancor meno sicura nell'impossibilità che le era concessa di dare una motivazione a tal fenomeno mentre differentemente era stata espressa quella fornita al ragazzino, impregnata di un leggero velo di severità e finalità che non avrebbe permesso a nessuno di avanzare la benché minima obbiezione. Come a sincerarsi che tutto quello non fosse l'ennesimo "scherzetto" di cattivo gusto ad opera dei due primini, l'attenzione di Susan si catalizzò sulle due figure che le stavano più lontane.
    Se erano stati loro a creare quella coperta di vapore come avevano fatto? Teoricamente non dovevano ancora avere quel tipo di capacità, non ancora almeno, però restava il fatto che il ghiacciolo si stava calando ad afferrare.. Uno spolverino allungabile?( Da quando Lennox usava gli swiffer? Beh, magari non era un cavolo di stecco pulisci roba, perché in quel caso si era persa parte della spiegazione...)
    Com'era possibile che sapesse precisamente dove raccattare quel coso quando non si vedeva niente attraverso quel velo opaco? La cosa le puzzava...
    Intenzionata a non lasciarsi più cogliere impreparata, rispondendo a Sertoria che tutto andava bene ed annuendo subdola all'amica che pensando sulla sua stessa lunghezza d'onda l'invitava a guardarsi le spalle, si preparò con il braccio appena levato e le labbra pronte a muoversi a lanciare contro qualsiasi cosa si dirigesse verso di loro un- si sperava- bellissimo e precisissimo Exhaurio.
    Dopotutto, se non puoi impedire che ti colpiscano, fai almeno si che producano il minor quantitativo di danni possibile.

    takasugi;Sertoria EburneoDaniel Rollins
    Susan non si muove dal fianco di Samantha e come si evince, l'incantesimo è in fase di carica e partirà nell'istante in cui vedrà qualcosa per aria. Partirà? Andrà a segno? Boh! A lei l'ardua sentenza.
    Saggezza:06
    Capacità Magiche:05
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    Samantha si riprese senza particolari problemi dagli effetti della sua parata, riuscendo a dar vita alla propria magia e la sua luce, che lì sarebbe rimasta fino a quando ne avesse sentito il bisogno e grazie a cui era in grado di muoversi attraverso la nebbia con maggior risolutezza.
    Un bagliore non dissimile fu anche quello evocato da Sertoria e diretto nientemeno che vicino Daniel, rimasto guardingo e a bacchetta sguainata, pronta all’uso. Il globo splendeva nei pressi dei frammenti, rischiarandone rassicurante i dintorni e testimoniandone la presenza con uno splendore e luccichio soffuso (erano senza subbi i naturali riflessi della ceramica), ma non avrebbe continuato a farlo in eterno. Entro breve [3 post di chiunque] anche quella stella sospesa e la sua luce consigliera avrebbero iniziato a risentire della nebbia, soffocate dal suo avanzare incombente.
    Quella sfumatura biancastra e grigia a un tempo infatti, continuava senza freni né apparenti soluzioni a prendere d’assalto il volume della stanza, infittendosi e levandosi sempre più verso l’alto: adesso prometteva arrivare ben al di sopra delle proprie ginocchia, rendendo la vita ancor più difficile, meno che a pochi eletti [Sensibilità>10].
    Nonostante tutto, per quanto improbabile, Emrys fu in grado di sfidare la nebbia e recuperarne l’oggetto prima che questi ne venisse inghiottito. Per il resto, nella sua accorta ricerca avrebbe potuto notare come nei dintorni della cattedra (quelli a lui visibili almeno) nulla desse segno di nascondere la fonte dei loro nebulosi problemi.
    Dal suo canto Susan, invece, tendeva a fil di labbra l’arco della propria magia, preparata a difendersi attraverso ciò che per lei non poteva che risultare come una ragionevole diffidenza, verso le circostanze in generale e i due Ghiaccio nel particolare.

    Nessuno aveva preso le redini di quel marasma, prima disordinato e ora anche sconosciuto.
    Nessuno aveva fatto il passo decisivo - o almeno un tentativo in tal senso - per porvi rimedio.
    Tutti adesso avevano però l’opportunità di sentire ciò che seguì ad alcuni brevi istanti di stallo.
    Una risata.
    All’inizio sommessa, trattenuta a stento, e poi sguaiata, palesemente divertita oltre che beffarda.
    Si trattava di Laice, il poltergeist. Con le dita asciugava le lacrime figlie della risata, per quanto vere le sue lacrime potessero mai essere.

    Ma vi siete visti?! Uno spasso!

    Si divincolava sulla superficie ad angolo della scrivania come un’ossessa, nemmeno qualcuno le stesse facendo il solletico.

    Allora, a chi va di giocare ancora con me?

    Il suo sorriso ampio celava già le reali intenzioni dietro quella domanda, che certo non aspettava risposta, tantomeno un secondo di più.
    Pronti o no, si trovarono presto in balia del gioco di Laice. Emrys ed Ella, i più vicini, furono i primi e sfortunati destinatari di quelle attenzioni.

    Al volo!

    Almeno prima gli aveva fatto la gentilezza di avvisare, perché verso di loro erano stati appena lanciati un paio di piattini da tè. L’attimo seguente poi era svanita e ricomparsa come nulla fosse su uno dei tavolini poco distanti [tavolino n°2], armata di una rumorosa gabbietta.

    Squit-squit.
    Squit-squit.


    Simulò rapidamente, in un appena udibile sussurro.
    Ma il suo non era il solo squittio, da chissà dove aveva recuperato una decina di topi, liberati giusto in quel momento, in barba allo stupore e gli stessi studenti topolini, a cui tutto si poteva raccomandare meno che avere delle innocenti creaturine sulla coscienza e sotto il velo della preoccupazione - a perdersi tra il mare bianco e imperscrutabile che aleggiava al di sotto del tavolino.
    Non importava come ma dovevano essere fermati, fermare tutto per fermare Laice e il suo gioco con lei, dal sapore di presa in giro e la visuale sugli eventi sempre più offuscata dal grigio.
    Nel frattempo, il poltergeist continuava a ridere in sottofondo, tornata invisibile a ordire chissà quale altra trama.


    Ciascuno di voi ha un’azione o un incantesimo per questo turno, entrambi non autoconclusivi.

    La posizione dove compare inizialmente Laice è segnata sulla mappa, per chi non la conoscesse inoltre può farsene un’idea leggendo QUI.

    Aula-Divinazione-2

    Scadenza: giovedì 21 marzo (compreso)

    NOTE:
    - Per questa volta non ne ho tenuto troppo conto, ma ricordo di fare attenzione a non cadere nei propri post e/o azioni in situazioni di meta- o power- playing. Quanto viene destinizzato nel mio post è già avvenuto o sta avvenendo, di conseguenza invito a non intervenirvi in modo retroattivo pur di porre il proprio PG in situazioni di vantaggio e permettergli determinate azioni, per quanto in buona fede.
    - Come sempre, se avete dubbi o vi risultano delle ambiguità non fatevi problemi a domandare, piuttosto che rischiare di cadere in qualche errore involontario.
    - Chiunque posti entro 3 post (terzo incluso) potrà accorgersi della presenza del luccichio, ma solo per chi ne ha notato la caduta (rolandola nel proprio post) sarà possibile ricondurlo ai frammenti delle tazzine fatte cadere da Daniel. Dopodiché riuscirci sarà impossibile per chiunque, per via dell’infittirsi della nebbia che (dal 4 post, compreso, in poi) avrà raggiunto “quota cosce”.
    - Il pavimento (causa nebbia che si infittisce) risulterà imperscrutabile a tutti meno che a PG con Sensibilità>10, che possono asserire di muoversi con maggiore libertà, pur non vedendo ogni cosa al 100% chiaramente.
    - L’incantesimo di luce di Samantha le permette di avere una minima sicurezza in più per eventuali spostamenti attraverso la nebbia.
    - Sertoria, entro 3 post la tua sfera di luce si spegnerà e perderà i suoi effetti autoconclusivamente a meno che tu non agisca altrimenti. Fino ad allora la circonferenza tracciatavi attorno sulla mappa delimiterà una certa zona di comfort, per così dire, che oltre consentire di intravedere per un tot i riflessi dei pezzi di tazzina renderà anche quella zona un poco meno insidiosa ai vostri occhi (però comunque NON visibile) per chi vi è all’interno.


    Edited by Leonard Lennox - 18/3/2019, 17:36
     
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    Nessuna risposta. Logico.
    Sertoria, povera creatura, era ormai incasellata nella percezione dei coetanei come "quella che non parla". Normale che quando poi lo faceva nessuno desse segno di accorgersene. Il pesce apre costantemente bocca, ma non caccia mai suono. Sarebbe alquanto improbabile se accadesse. E conoscendo i meccanismi della mente umana, è assai prevedibile che ci ostineremmo a credere che no, non può essere accaduto, solo dannatissima immaginazione.
    La piccola tornò a guardare il globo che aveva creato. Un color di perla l'ammantava fino all'ombelico, rilucente di quel fenomeno fisico che è la diffusione della luce. Passò la mano sinistra il quel viluppo aeriforme, rigirandoselo tra le dita come un bioccolo di lana. Il fumo ascese e tornò giù come schiuma e Sertoria ne fu certa, era come navigare nella madreperla.
    C'erano tutti i presupposti per ritirare i remi in barca ed entrare in estasi per le prossime tre ore.
    E poi arrivò Laice.
    Conosceva i poltergeist, pur non avendone mai visto uno a casa. Erano roba più nordica che mediterranea, d'altronde. L'eterna bambina faceva regolarmente parlare di sé in Accademia e Sertoria era sempre stata ben felice di poter asserire con se stessa di non essere (ancora) mai finita nelle sue trame.
    A quanto pareva la pacchia era bell'e che finita, ormai.

    Ma dico, vi siete visti?!

    La voce preternaturale le vibrò alla base della cervice, stonando con la perfetta calma che le ispirava la visione del globo. Le piombò là dietro come un colpo di mannaia, rizzandole i peli alla base della testa. Irrigidì la schiena e sentì contrarlesi i lineamenti del viso.

    Sto ferma, non mi vede. Sto ferma, non mi vede.
    Al volo!
    Volo. Ho fatto i compiti di Volo?

    Era sempre la cosa migliore pensare alla scuola nei momenti di crisi. Pensare a quanto diavolo avesse da fare, povera studentessa oberata di lavoro, la cui vita era soltanto studio e mensa e dormitorio, figuriamoci se avrebbe mai corso il rischio di spezzare quella favolosa routine andando a imboscarsi nelle aule di Divinazione. Insomma, lo sanno anche i cani che se devi avere brutti incontri con cose non-morte, i posti più indicati al disastro son proprio le aule di Divinazione. Anche perché i docenti di tal materia non sono mai individui esattamente normali, per quanto un mago possa rientrare nel concetto babbano di "normale". Figurarsi poi con un divinatore proveniente dall'Estremo Oriente! Sertoria era sicuramente troppo intelligente per poter compiere la fesseria di cacciarsi in un tal guaio, ovvio.
    Ovvio che no.
    Decise di non pensarci, che era meglio osservare il frangersi della luce sui cocci di porcellana. Se valeva la regola del predatore, più se ne fosse rimasta zitta e ferma, meno il felino si sarebbe trastullato con lei. Zitta come un topo, ecco come doveva starsene.

    Squit-squit.

    O forse no. Forse aveva sbagliato paragone.

    I topi dell'ospizio.
    Minerva.
    Santa Maria.


    Capitava che i topi venissero su dalle fogne sottostanti. I volontari si davano da fare, ma alle volte uno o due riuscivano a intrufolarsi. Da bambina avrebbe voluto addestrarne uno, ma Giulianus glielo aveva categoricamente vietato, instillandole persino la paura: che erano sudici, orridi, malati; che c'era pure il rischio di morire a toccarli, con tutti i morbi che si portavano appresso.

    Se mi toccano, papà...
    Ma questi son di campagna. I sotterranei sono fogna o campagna?


    I topi di fogna se li ricordava bene. A Roma li chiamavano "li sorci". Abitavano il buio e se uno li illuminava, i loro occhietti rutilavano di luci malvagie. Squittivano poi forte, come feriti o frastornati.

    Squittivano forte.
    Squit-squit.
    Wingardium Leviosa.

    E tracciò un'onda sul mare di nebbia. Neppure li guardava, loro e il poltergeist. Preferì che la vista si beasse a oltranza del suo globo e dei frammenti di porcellana sul pavimento, là dove tutto era sublime e rassicurante. Non poteva lasciare l'isola di pace, non poteva lasciare Tir Nan Og. Non c'erano topi, nella sua terra bella. C'era soltanto il bianco e poi le fate e le stelle.
    E cocci di tazzine a sparpagliare luci.

    Spiegone:
    Sertoria non si muove dal solito punto. Lancia l'Incantesimo di Levitazione sui cocci di porcellana, appurato che riflettono il bagliore del Faro.
    Dando per possibile il fatto che le tazzine possano avere una struttura materica simile a questa, dunque con inserti metallici o dorati che riflettano bene, cerca di usarne i frammenti per abbagliare i topi e/o Lacie - è sparita ma in teoria dovrebbe essere ancora nei paraggi.
    Ci sono troppe incognite in quest'idea, dunque utilizzerò un bonus, sperando di oliare in mio favore gli ingranaggi della Ruota di Fortuna.
    Per quanto possa essere una mossa delle balle e potenzialmente inutile, è troppo sertoriano, dunque ok.
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  8. Daniel Rollins
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    Con le tazzine ormai andate in frantumi e quello strano fumo bianco che gli impediva di vedere il pavimento, per Daniel sarebbe stato molto difficile ritrovare i frammenti di ceramica rotti per tentare di riparare al suo danno. Come se non bastasse, nessuno sembrava avere idea di chi o cosa avesse creato il mare bianco che lentamente continuava a salire.
    Mentre lui, sorpreso dalla situazione, non sapeva come agire, Sertoria prese l’ iniziativa e lanciò una sfera luminosa nelle sue vicinanze, in modo da permettergli di vedere i cocci a terra.

    Grazie!

    Un semplice sorriso ed un pollice verso l’ alto rivolto alla compagna che era giunta in suo aiuto senza che lui lo avesse richiesto. Sfortunatamente la luce non era abbastanza forte da permettergli di vedere completamente il pavimento, ma riuscì a scorgere alcuni riflessi che assomigliavano molto a dei pezzi di ceramica.
    Istintivamente si abbassò per andare a recuperare i frammenti, ma si bloccò prima che la sua mano entrasse a contatto con la nebbia.

    E se là sotto ci fosse qualcosa? No, non penso ci sia nulla, altrimenti con la luce me ne sarei accorto.

    Si era ripromesso di tentare di essere meno fifone di quanto fosse normalmente e quella poteva essere l’ occasione giusta per fare un piccolo passo. Nonostante un po’ di indecisione iniziale, Daniel abbassò la mano sinistra andando alla ricerca dei pezzi di ceramica più vicini a lui.
    Ben presto però, la coltre bianca cominciò a salire di livello ed i sei giovani si resero conto di non essere più soli all’ interno della soffitta. Laice aveva fatto la sua comparsa, seduta sulla cattedra come una normale ragazzina. Invece di normale il poltergeist non aveva nulla. Il giovane nemmeno sapeva bene cosa essi fossero; per lui Laice era semplicemente un fantasma. Ancora doveva capire chi avesse avuto la bella idea di permettere a queste creature di vivere nel castello dato che, soprattutto la ragazzina, aveva la fama di giocare parecchi scherzi a chiunque le capitasse a tiro.

    Quindi è stata lei a creare questa nebbia?

    Come era ovvio che fosse, la ricerca dei cocci passò in secondo piano e Daniel tentò di focalizzarsi sul poltergeist, per quanto fosse difficile seguire i suoi rapidi movimenti. Un attimo prima era invisibile ed un attimo dopo compariva in un altro posto. Per fortuna non si avvicinò troppo a lui, altrimenti il giovane avrebbe fatto un notevole salto all’ indietro, in barba ai suoi propositi di combattere le sue paure.
    La nebbia però era troppo poco per Laice che, non si sa come, riuscì a liberare dei topi all’ interno della Soffitta. Il ragazzo non poteva vederli a causa del fumo bianco e forse era un bene dato che altrimenti avrebbe improvvisato una specie di danza con lo scopo di evitarli il più possibile. Se comunque qualcuno fosse entrato in contatto con i suoi piedi, un bel calcio non glielo avrebbe negato nessuno. Allo stesso tempo però, il non vederli gli impediva di poter usare un qualsiasi incantesimo su di loro.

    Forse è meglio andare a chiamare Lennox.

    La sua voce un po’ tremolante faceva trasparire un minimo di insicurezza che cominciava a palesarsi dopo gli ultimi avvenimenti, mentre il suo sguardo andava a cercare i due primini del Ghiaccio che si trovavano vicino all’ uscita della stanza.


    Non ho autoconcluso la possibile raccolta dei cocci perché non so quanti frammenti ci siano a terra, ma Daniel raccoglie solo quelli più vicini a lui. Comunque anche questa volta rimango vicino al tavolo n°5.
     
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    La nebbia era un ostacolo che i suoi occhi riuscivano a raggirare, fortunatamente per lei. Poteva ancora vedere dove camminare senza mettere i piedi su qualcosa che rischiava di farla inciampare miseramente, cosa che voleva evitare.
    Dalla parte di Daniel proveniva ancora un po' di illuminazione, il che serviva ancora di più a infondere sicurezza. A quel punto, tutto lo spirito d'iniziativa provato in precedenza, si perse dentro la nebbia come uno sbuffo di fumo.
    Non sapeva nemmeno lei cos’altro fare, se non agitare la bacchetta sperando di riuscire a fornire a Susan abbastanza luce da permetterle di muoversi. Era un bene che il dolore alle braccia fosse finalmente scomparso, lasciandosi dietro una traccia impercettibile.
    Non si sentiva proprio a suo agio in quel ruolo responsabile ed optò per non proferire parola, chiedendosi se dovevano continuare a pulire oppure se dovevano mettersi a cercare la causa di tutta quella nebbia.
    La voce di Sertoria la spinse a muoversi, compiendo i passi per iniziare ad accorciare le distanze con la bambina del Ghiaccio.
    Mentre compieva il secondo paio di passi, l’improvviso scoppio di una risata provoco l’arresto dei suoi movimenti. Rimase paralizzata per pochi secondi, prima di voltarsi verso la fonte di quella confusione. Spalancò bocca ed occhi quando fu chiaro che si trattava di Laice il Poltergeist.
    La seguì con lo sguardo, curiosa, sorpresa e appena spaventata.
    Laice era conosciuto in tutta l’Accademia per la sua tendenza a prendersi gioco degli ignari studenti, con marachelle che spesso finivano con una visita dall’infermiera Hunt.
    Sbatté le palpebre ed il Poltergeist si era avvicinato, portando con sé una gabbietta dalla quale provenivano dei versetti che non riuscì subito ad identificare.
    Non ebbe bisogno di pensarci, perché i topi vennero presto liberati dalla pestifera creatura.

    Oh no…


    Tanti, piccoli grigi roditori. Si agitavano per la stanza di tutta fretta, appena visibili da sotto la nebbia, che rendeva più concreto il rischio di pestarli o di lasciare che le facessero perdere l’equilibrio.
    Quegli animaletti potevano devastare l’aula del Lennox con facilità, soprattutto se lasciati a piede libero.
    Samantha doveva essere sincera con se stessa, a quel punto non le importava molto della sorte della stanza del professore. Poteva pensarci lui ai topi, così come poteva pensare lui al Poltergeist in generale.
    Usare un incantesimo sarebbe significato rinunciare al Lumos, che fino a quel momento le donava una certa sicurezza.
    Rimanere in piedi dopo l’ondata di topolini non fu facile e le bestiole probabilmente erano già pronte a disperdersi per tutta la stanza.
    Samantha aveva già usato un mucchio di energia ed era sempre meno propensa a fare di più, considerando anche il fatto che erano in sei.

    Sì.

    La bambina concordava con la proposta di Daniel, fino a quando non le venne in mente un altro problema.

    Però non sappiamo dov’è…
    Uffa.


    Volse uno sguardo infastidito verso il Poltergeist, sollevando il mento e stringendo la presa sulla bacchetta.
    Ce l’aveva un po’ con quell’esserino, per quanto una parte di lei lo trovasse anche affascinante e divertente. Non era stato carino da parte sua cercare di creare scompiglio mentre loro riordinavano. A lei non apparteneva la saggezza della diplomazia, quindi non si sarebbe preso carico di provare a parlarci. Nemmeno le apparteneva l'irruenza, quindi non avrebbe sprecato fiato a inveire contro di lei.
    Doveva ammettere che un po’ le dispiaceva, ma le rimaneva solo l'opzione della magia. Per cui cercò nel suo cervello la forza di mettersi di nuovo in moto. Un’impresa costosa ma necessaria, perché la quiete che tanto amava era stata disturbata.
    Cambiò rotta, solo per spostarsi nelle vicinanze del tavolo che aveva davanti, avendo l’accortezza di controllare se Susan la stesse seguendo o meno.
    E così, mosse il Carpino a disegnare una sorta di montagna, ricordando la lezione con i Golem insieme alla professoressa Cage.

    Immobilus!


    Doveva solo sperare che l’incanto riuscisse a colpire il bersaglio. Era consapevole di star spegnendo quella fonte di luce, ma in quel momento voleva solo pensare ad un modo per far ritornare le cose semplici e mediamente faticose.

    Immobilus non autoconclusivo. Samantha si sposta come indicato nella mappa. Aula-Divinazione-2
     
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    Emrys di quello che facevano i suoi compagni più grandi non se ne stava curando poi molto. Sentiva il loro vociare, sentiva roba cadere o il rumore della ceramica che si rompeva, ma evitava di guardare nella loro direzione o di pensare a loro. Avevano preso la sua idea di collaborare e l’avevano letteralmente buttata nel cesso. Le sue buone intenzioni erano state ripagate da una fuoco che credendosi chissà chi lo aveva attaccato verbalmente. Era soprattutto per questa poca collaborazione che ora faceva di tutto per non curarsi della presenza degli altri sebbene le loro voci e i suoni da loro provocati non erano ignorabili.

    Per fortuna e purtroppo non era da solo in quella soffitta. La dolcezza di Ella lo aveva trattenuto dallo schiantare un incanto contro la fuoco, lo avrebbe fatto in maniera talmente subdola che non se ne sarebbe nemmeno accorta, peccato o per fortuna una entità sconosciuta lo stava facendo al suo posto. La stessa entità che subito dopo aveva attivato il braccio magi estensibile aizzandolo contro Ella. La stessa entità che si sarebbe di lì a poco mostrata con una dapprima fievole e poi sempre più fragorosa risata.

    Emrys aveva sentito parlare di lei dai compagni più grandi, ma aveva finora avuto la fortuna di non cadere nelle sue grinfie.

    Oooh eddai!

    Si lasciò andare ad un esclamazione frustrata, prima la fuoco e ora una pseudo fantasma, tutti erano contro di lui quel giorno. Si affrettò a puntare la bacchetta di ciliegio contro la figura del poltergeist pronto a scacciarla con le buone o con le cattive. Si era trattenuto dal non schiantare la compagna, ma non c’era nessuna regola di non attaccare i fantasmi, no? No, il regolamento parlava di creature magiche solo dentro la foresta e degli elfi domestici della scuola. Non c’era nulla sui fantasmi e simili.

    Peccato che l’incanto di attacco che stava richiamando alla memoria fu presto sostituito da un altro atto a difendersi dalle tazzine che Laice aveva scagliato contro di lui ed Ella.

    Prendi la destra!

    Chiese rapido ad Ella, con un tono quasi da comando portato dall’urgenza di salvare le tazzine volanti.

    Wingardium Leviosa

    Pronunciò rapido disegnando un’onda o come gli piaceva descriverlo, un due capovolto di novanta gradi verso sinistra, il simbolo dell’incanto che andava ad effettuare. Lo scopo sarebbe stato prendere al volo la tazzina più a sinistra, quella più vicina a lui, per poi farla scendere e posarla delicatamente sulla scrivania del docente evitando quindi che si andasse a rompere.
     
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  11. SusanNobbs
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    C'era chi pensava che mostrarsi bisognosi d'aiuto fosse una debolezza, chi si convinceva di avere capacità ben al disopra della realtà e che gli altri valessero meno di zero e poi... Poi c'erano le persone come Susan, ragazzina che a prima vista poteva sembrare sbruffona ed arrogante ma che a conoscerla bene poi non lo era così tanto, umile e disposta ad ascoltare, pronta a cedere la posizione di comando verso la quale era caratterialmente inclinata a chi si fosse dimostrato capace di gestirla come e meglio di lei.
    Era questo il perché del suo scegliere di fare un passo indietro e di affidarsi quasi esclusivamente a Samantha, questa la ragione per la quale aveva preferito mantenersi in difesa e lasciare che l'altra prendesse la testa decisionale del loro piccolo duo: la tempesta si era infatti dimostrata in grado di affrontare la situazione in maniera molto più rapida ed effettiva di lei, palesando una lucidità che quel giorno alla mezzo coreana sembrava sfuggire da ben prima del suo arrivo in aula e finendo così, volente o nolente, per risultare la figura ovvia e più logica di leadership tra loro due.

    Con una mano stretta attorno al tessuto della maglia dell'altra, seguendola un piede dopo l'altro verso la terza amica impegnata nella ricerca delle tazzine spaccate e perdute involontariamente da Daniel, la fanciulla dagli occhi a mandorla quasi andò a sbattere contro la schiena della bionda all'udire il suono della voce di Laice che si irradiava per la stanza ed a causa del rapido spostamento che il suo sguardo fece dai due fiocchetti di neve all'irriducibile poltergeist.

    Nooo, ci mancava proprio lei oggi!
    Ma non poteva andare a rompere le scatole al preside?


    Eppure, a pensarci bene, la sua presenza lì spiegava in un certo qual modo tutti gli incidenti che si erano sviluppati nei pochi minuti passati dimostrando, con le parole soffiate attraverso le forti risate, quanto nessuno di loro avesse messo il benché minimo zampino negli odiosi dispetti susseguitisi all'interno dell'aula.
    Ben prima che potesse anche solo pensare ad un qualcosa da farsi per tentare di allontanare la figura o quantomeno distrarla abbastanza da dare il tempo ad un altro di correre ad avvertire un insegnante, questa sparì scagliando ben due piattini verso quelli che fino ad allora erano stati ingiustamente considerati i colpevoli, ricomparendo a meri passi da lei con una gabbietta piena di topolini che, appena vista aprirsi la porticina della loro prigione, vi si lanciarono fuori senza il più piccolo ripensamento.

    Immobilus!

    In un attimo, esattamente al contrario dell'inattività mostrata poco prima, la bacchetta che ancora stringeva tra le dita si spostò verso il punto presupposto in cui si erano gettati i piccoli esserini, andando a muovendosi in un disegno che accompagnato dalla pronuncia del primo incanto utile venutole alla mente avrebbe, si sperava, bloccato almeno una delle creaturine fuggitive prima che queste potessero creare problemi.

    Preciso: l'incantesimo non è auto conclusivo. Susan prova a lanciarlo con convinzione e sperando che colpisca ma, appunto, neppure sa se parte!
    Ps: scusate la schifezza esorbitante di questo post, vi pago la visita oculistica! ç.ç


    Edited by Panky l'elfa - 21/3/2019, 23:58
     
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    A tutte quelle incognite prima e lo sconcerto più totale dopo, un altro evento si era sommato e palesato come magica combinazione di più fattori: l’Incantesimo di Levitazione su alcuni frammenti, il loro interagire con la sfera lucente e ormai moribonda evocata in precedenza.
    Così facendo, Sertoria era riuscita a dispetto d’ogni possibile avversità a creare un fenomeno piuttosto particolare. Svariati e sparsi riflessi si erano proiettati sulla Soffitta, più o meno intensi, rifratti dalla porcellana e sfarfallando appena ovunque in modo disparato e incontrollabile, eppure, anche utile allo scopo. Nessun roditore osò avvicinarsi oltre a quella manifestazione luminosa e sì improvvisa, anzi la zona da cui era esplosa avrebbe rappresentato un ottimo deterrente per un po’ tempo [1 turno], ma in ogni caso da qualche altra parte avrebbero comunque dovuto dirigersi, e i suoi compagni purtroppo non godevano della medesima protezione.
    Poco prima di ciò, invece, Daniel aveva cercato di approfittare dell’occasione datagli dal Fato, riuscendo a cogliere giusto alcuni dei frammenti che gli erano prossimi, ma non tutti. Di fatti quelli sopravvissuti alla sua ricerca erano gli stessi che avevano dato vita a quella singolare combinazione di luci, ormai scomparse assieme al globo luminoso… Al contrario di Laice, che volteggiava ancora lì intorno, denigrandoli nella sua invisibilità e incolume a quei dimenticati sbrilluccichii.

    Ahahahah! Visto?
    La vostra compagna sì che sa stare al gioco.


    Dopodiché ricomparve, il tempo di un battito di ciglia, galleggiando a gambe incrociate sopra il posto del professor Lennox e con lo sguardo diretto chiaramente a Ella ed Emrys. La prima non era riuscita a difendersi per tempo dal lancio, ritrovandosi colpita e dolorante a livello della spalla sinistra [-5 HP], mentre il secondo era stato in grado di fermare il piattino ma, forse la sua concentrazione del momento, forse la scarsa destrezza aveva finito per farlo atterrare sgraziatamente sulla scrivania, scheggiandolo.

    Certo, poi anche voi due non scherzate!

    Puff! Di nuovo svanita, in una continua e spettrale risata.
    Il confronto con i topi invece aveva preso pieghe diverse per studenti diversi.
    Samantha era riuscita a gestire con relativa semplicità i roditori, sullo sfondo del suo Lumos ancora brillante e la capacità di affrontare la nebbia con maggior confidenza rispetto altri [Sensibilità>10]: tre topi vicino a lei erano stati immobilizzati.
    Daniel aveva tentato invece un approccio più “alla mano”, o meglio al piede. Alcuni dei suoi calci erano andati a segno, come colpi di mera e cruenta fortuna, facendo scappare le due creaturine lontane. Un topo invece era sopravvissuto ai suoi piedi, poteva sentirlo cercare di aggrapparsi ai pantaloni, mentre un altro ancora aveva risalito il tavolino accanto a sé, in piena vista. Nemmeno Susan era rimasta esente dall’attenzione di quei piccoli animaletti; due erano stati bloccati dalla sua magia al pari dell’amica, giusto uno le era sfuggito e il suo vicino squittire ne avrebbe potuto far intuire la presenza nei dintorni, persino la direzione.

    In tutto ciò, la nebbia non aveva smesso di salire un attimo, di offuscare la vista e incrementare ulteriormente la mole dei loro problemi. Ora il velo arrivava fino al bacino, appena sotto il livello dei tavolini e la cattedra, nessuno di loro a questo punto era più in grado di vedervi minimamente attraverso.
    E la situazione non sembrava minimamente migliorare, non con la voce di Laice che gli fluttuava attorno, con l’ennesimo tono divertito a solcarne le parole.

    Fossi in voi farei anche attenzione a come mi muovo.
    Non assicuro di aver lasciato il pavimento nelle condizioni in cui lo avevate trovato.


    E sempre ridendo si interruppe, lasciandoli al silenzio, a se stessi.
    Poco dopo un picchiettio proveniente dalle finestre avrebbe potuto attirare la loro attenzione, riservando in realtà più di un semplice gufo dell’Accademia che chiedeva di entrare, un prezioso aiuto, un silente suggerimento a qualcosa di ovvio e fino ad allora trascurato. L’uccello non sembrava aver intenzione di smettere, insistente, col becco che bussava senza sosta, evidentemente ci teneva davvero parecchio a entrare.


    Ciascuno di voi ha un’azione o un incantesimo per questo turno, entrambi non autoconclusivi.

    Anche se non più segnate sulla mappa, le rune cadute durante il primo turno ci sono ancora. Per il resto, la nuova immagine tiene conto degli ultimi sviluppi.

    aula-copia-5

    Scadenza: martedì 26 marzo (compreso)

    NOTE:
    - La sfera di luce è scomparsa (essendo terminati i 3 post, come specificato precedentemente), quindi altrettanto avviene per gli effetti dovuti dalla sua interazione con i frammenti. Tuttavia ciò che ne è conseguito invece non cessa, il prossimo turno sarà privo di topi rimanendo nei pressi indicati attorno Sertoria. [Bonus: Utilizzato]
    - Inoltre, sempre per Sertoria, continua a valere quanto specificato la prima volta riguardo le specifiche dell’Incantesimo di Levitazione.
    - Ella: gli HP sono arrivati a 41 su 50. Il tuo PG non è particolarmente debilitato, ma da questo momento dovrai rolare di conseguenza le sue condizioni: un dolore superficiale ma costante, appena più intenso alla propria origine, ovvero la spalla sinistra.
    - In merito all’imprevisto topi, per scegliere nel modo più casuale possibile ho affidato il tutto al Fato dado, dove a ogni cifra corrispondeva il numero di topolini che toccava in Sorte. Sono 10 in totale, eventuali avanzi dovuti al tiro del dado sarebbero stati “distribuiti per l’aula” (ma straordinariamente non ci sono stati). A Samantha e Daniel ho dato una probabilità più alta per il numero perché più vicini a Sertoria e gli effetti della sua azione, da cui i topi fuggono.
    Schermata-2019-03-21-alle-20-52-26
    - Samantha: la luce del Lumos, come da Manuale, resta attiva anche durante l’esecuzione di altri incantesimi.
    - TOPI (10): 5 immobilizzati + 2 scappati = ne restano 3—> di cui uno visibile a tutti sul tavolo n°5; uno lo può percepire Daniel che cerca di aggrapparsi; l’ultimo si trova invece nei pressi di Samantha e Susan, lo possono sentire nelle vicinanze.
    - Nessuno di voi adesso può vedere oltre la nebbia, che vi arriva circa a livello del bacino, come descritto.
    - Tutti potete sentire dopo un attimi di silenzio il gufo che becca alle vetrate (indicate come linee azzurre nell’immagine, assieme al punto dove si trova a bussare il volatile).
    Sertoria Eburneo, Daniel Rollins, takasugi;, Eltanin17, SusanNobbs
     
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  13. Daniel Rollins
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    La situazione nella Soffitta stava degenerando molto velocemente. Laice si era rivelata essere l’ autrice di quasi tutti i misfatti occorsi ai sei studenti ed era anche riuscita a liberare dei topi all’ interno della stanza. Daniel, non conoscendo le abilità dei poltergeist, era curioso di sapere come ella avesse potuto fare una cosa del genere, ma in quel momento aveva altro a cui pensare.
    Il giovane aveva cominciato a muovere i suoi piedi in varie direzioni nella speranza di poter tenere i ratti lontani da lui. Aveva sentito distintamente le sue scarpe impattare un paio di volte contro qualcosa in movimento e la cosa lo tranquillizzò per un po’. Egli non voleva fare del male ai roditori, ma allo stesso tempo non voleva che essi riuscissero a raggiungerlo ed un paio di calci dati senza troppa forza avrebbero potuto allontanare i piccoli animali.
    Un topo però riuscì ad eludere la sua difesa ed arrivò praticamente attaccato alla sua gamba destra.

    Che schifo! Come hai fatto arrivare fino a qui!

    Con la coda dell’ occhio Daniel vide anche un secondo ratto che era riuscito ad arrampicarsi sul tavolino alla sua sinistra, ma in quella situazione, la sua attenzione era tutto rivolta verso l’ esemplare che tentava di cercare un appiglio sui suoi pantaloni. Come se non bastasse, la nebbia, ormai arrivata ad altezza bacino, gli impediva di vedere i movimenti del roditore.

    Se quell’ altro è riuscito a salire sul tavolino, anche questo potrebbe risalire la mia gamba. Devo intervenire prima che ciò accada.

    L’ immagine del muso del topo che faceva capolino tra la nebbia attaccato ai suoi pantaloni non era una cosa che il giovane voleva vedere, dunque era arrivato il momento di ricorrere alla magia prima che ciò si potesse verificare.
    Il problema più grande era il non riuscire a vedere l’ animale; certo, poteva cercare di intuire la sua posizione quando sentiva tirare i suoi pantaloni, ma non era la stessa cosa. Inoltre, in una situazione del genere, c’ era anche il rischio di colpirsi il piede con il proprio incantesimo. Però non c’ erano altre alternative in quel momento, dunque Daniel distese il proprio braccio destro lungo il suo fianco, cercando di tenere la bacchetta parallela alla gamba in modo da evitare di colpirsi da solo. Poi, appena avrebbe sentito tirare il proprio indumento, avrebbe lanciato l’ Incantesimo di Arresto.

    Immobilus.

    Disegnò col catalizzatore quella specie di simbolo che assomigliava molto a due montagne, sperando vivamente di aver colpito l’ animale.
    Nel frattempo, Laice continuava ad apparire e a scomparire, intervallando alcune frasi a delle inquietanti risate. Una di esse sembrava voler far intendere che non fosse sicuro muoversi alla cieca all’ interno della Soffitta; effettivamente il ragazzo non si era praticamente mosso da quando la nebbia era comparsa ed ora ci avrebbe pensato due volte prima di farlo.
    Poi, senza alcun preavviso, uno strano ticchettio interruppe alcuni secondi di silenzio. Lo sguardo dello studente della Tempesta seguì il suono e si diresse verso le finestre.

    Un gufo?

    Non aveva la minima idea del perché il volatile fosse lì, così come non sapeva il motivo che lo aveva spinto ad attirare l’ attenzione. Dal suo punto di vista, quel gufo poteva essere un altro animale chiamato dal poltergeist, proprio come i topi. Inoltre, anche se si era abituato alla loro presenza ad Amestris, i gufi non rientravano tra i suoi animali preferiti e, in una situazione come quella, vedere il volatile notturno scorrazzare per quella stanza non avrebbe affatto migliorato le cose.


    Anche se non lo vedo, conto sul fatto di poter percepire la posizione del topo, come hai scritto nello spoiler.

    Punti Abilità
    Saggezza: 04
    Capacità Magiche: 09
    Manualità: 05
    Riflessi: Agilità: 02 – Prontezza: 04
    Sensibilità: 02
    Carisma: 01
    Prestanza: 08
    HP: 50
    Bonus: 1
     
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    La vostra compagna sì che sa stare al gioco.
    Che gioco?

    Nella sua incapacità di allontanarsi dai dati oggettivi, Sertoria non aveva la benché minima idea di cosa il poltergeist stesse dicendo. Insomma, fosse stata nei panni di Laice non si sarebbe di certo intrattenuta così. Preferiva di gran lunga le attività che non comprendessero interazione sociale, lei. Anche se, dovette ammetterlo, il fumo che le era salito attorno non era niente male.
    Ormai, ginocchioni com'era, non vedeva più assolutamente nulla. Il barbaglio di cocci che aveva tirato su a mezz'aria andava esalando il suo ultimo brillio. Un puro miracolo, ecco cos'era stato; la completa casualità di un acchiappasogni in vetri colorati che vorticando catturasse per un istante il bagliore del sole.
    Era il globo sul pavimento, lo sapeva. Quelli non erano incantesimi longevi. La luce se ne sarebbe andata di lì a poco, esponendola come gli altri al pullulare di piccole zampe.

    Fossi in voi farei anche attenzione a come mi muovo.
    Non mi muovo.
    Non assicuro di aver lasciato il pavimento nelle condizioni in cui lo avevate trovato.
    Non mi muovo.

    Pure con "li sorci" addosso? Pure con quelli non si sarebbe mossa?

    Zitta e ferma.

    Sì, in quella era brava. Calò adagio il braccio armato, restituendo i cocci al pavimento. Congiunse le mani tra le cosce e ammutolì in raccoglimento, aspettando che i topi venissero a prendersela. Non era una tipa attiva, Sert. Se il problema fosse stato resistere, oh, in quello era eccellente. Ecco, le fosse toccata una vocazione, quella sarebbe stata lo scudo umano. Era quel tipo di martire, quello che va a frapporsi tra la vittima e la spada e che incassa la morte al suo posto.

    Immobilus!
    Ora vengono a me.

    Declamò a se stessa trattenendo il respiro tra i denti. E lo fece con un tale rapimento che, non appena il toc toc le fendette l'orecchio, alla ragazza scattarono le spalle come una tagliola. Girò la testa in direzione del rumore, più per istinto che per effettiva utilità: era ancora in ginocchio, al di sotto del fumo. E in quella cortina di placide nebbie quel ticchettare ritmico e continuo dava adito alle immaginazioni più disparate: un eremita vecchio, sorretto al suo bastone di vite, che scandisce ogni passo con un tonfo di legno su legno; il passaggio dolente di uno storpio sulle sue grucce, come certi Auror in pensione; la Morte stessa armata di tamburo, che avanza musicando per farla ballare. O forse il semplice bussare alla porta di qualcuno.
    Sertoria, ormai disorientata dalla coltre di fumo, non sapeva più cosa vi fosse da quella parte. Epperò doveva esserci qualcosa da poter illuminare, se non altro per mettere a tacere il demone dell'immaginazione. Odiava non capire.
    Ancora una volta levò la bacchetta a mezz'aria, in direzione del rumore. Tracciò una retta verso l'alto, una diagonale a destra, poi una retta analoga alla prima.

    Lumos Maxima.

    Bisbigliò. Parlare nel silenzio è un incubo, se ti chiami Sertoria Eburneo.

    Come detto, lei è in ginocchio, dunque completamente incapace di vedere.
    Ho provato, al solito, di restare IC e sfruttare la sua debolezza in chiave vantaggiosa. In sostanza userebbe l'Incantesimo del Faro in direzione della finestra ma, siccome è in ginocchio, non arriverebbe a deporre il globo sulla stessa, bensì in basso, dove si troverebbero gli eventuali ostacoli lasciati dall'ectoplasma strunz*. In sintesi, lei continuerebbe a non capire una leppa, ma in caso funzionasse Ella ed Emrys dovrebbero riuscire a vedere se sul pavimento che li separa dalla finestra c'è robaccia (?)
     
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    Accipigna; porca paletta; santa madonna dell’incoroneta; Emrys stava mentalmente passando per tutti gli insulti e imprecazioni che conosceva. Strinse i denti quando con la coda dell’occhio vide Laice riapparire sulla sedia del professore, poco distante da lui. La sua spetrale risata e la sua presenza fecero incrinare la sua concentrazione sulla magia e nemmeno la forza combinata del legno di ciliegio e corda di cuore di drago fu abbastanza per salvare lo sventurato piattino da una caduta dura sulla cattedra. Si scheggiò appena per fortuna, ma di certo Lennox non avrebbe gradito. Chissà però, forse era ancora salvabile in qualche modo.

    Dannazione Laice, va a giocare da un’altra parte!

    Le urlò contro guardando la poltrona del prof, ma la poltergeist da lì era già sparita. No, no no, quella cosa non andava per niente bene. Si guardò attorno per cercare la figura della fantasma, ma niente, si era volatilizzata. Era ancora lì, sentiva la sua malefica risata che gli raschiava nel cervello come fa il gesso sulla lavagna o le unghie sul vetro. Era ancora lì e si faceva beffe di tutti loro come se niente fosse.

    Toc, toc, toc, toc. “Che altro c’è ancora?” si chiese stizzito voltandosi dalla parte opposta dove un gufo imitava un picchio e batteva insistente sulle finestre chiedendo di entrare. Se doveva consegnare la posta quello era il momento peggiore per farlo. Anzi, andava talmente di merda che quella era la notizia della morte del parente di qualcuno o, perché no, una dear john letter, una di quelle che si inviano per rompere una relazione. O ancora peggio il gufo aveva in antipatia tutti loro topi e voleva solo cagare loro in testa.

    Però… il gufo voleva entrare dalla finestra… finestra.. finestra! Ma certo! Lo aveva detto lui stesso all’inizio! Apriamo le finestre per scacciare la polvere! Aprire le finestre non era affatto una cattiva idea, non tanto per la polvere quanto per quella fitta nebbia che arrivava al bacino o poco più.

    Allungò la mano sinistra, quella che ancora teneva il braccio magi-estensibile sulla cattedra, per posare lì l’oggetto assicurandosi di puntarlo fuori dalla portata di chiunque stavolta, recandolo quindi con il braccio rivolto verso la sedia vuota del professore. Se mai Laice voleva tornare a sedersi l’avrebbe afferrata quella stronza.
    Messo al sicuro l’oggetto cercò di avvicinarsi verso la finestra con il gufo, mettendo un piede vicino all’altro, spostandosi di piccoli micro passi, sollevando il piede da terra di non più di un centimetro. Non importava la lentezza, quanto arrivare sani e salvi alla finestra evitando le trappole che Laice aveva detto di aver seminato sul terreno. Aprire la finestra e far sparire la nebbia era la loro priorità in quel momento.

    Coprimi

    Avrebbe chiesto a Ella in primis e agli altri compagni in generale, ma non si aspettava la collaborazione dei compagni del secondo anno. Non lo avevano cagato prima, perché avrebbero dovuto farlo adesso? Era nel loro interesse certo, ma Ermys dubitava che avessero sale in zucca da capirlo. +
     
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