Mini quest: "Giochi non molto divertenti"

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    Se da una parte si era sentita sollevata nel vedere che non fosse sola dispersa in quella che aveva tutta l'aria di essere una giungla, dall'altra avrebbe volentieri messo le mani addosso ad Edwards per strattonarlo. Come poteva essere così insolente? Brianna ed Annie erano Fuoco come lui, campagne di squadra, le conosceva da più tempo e lui non stava sclerando come lei nel non vedersele intorno? Ma cosa aveva quel ragazzetto che non andava? Non sapeva che l'unione faceva la forza?
    Il moretto avrebbe fatto meglio a ringraziare che la quindicenne si trovasse ancora sotto shock e non pronta a picchiarlo nel peggiore nei modi, anche solo come modo per scaricare un po' di quella tensione ed adrenalina che andava accumulandosi. Lasciò cadere quella considerazione nel vuoto, concentrandosi nella ricerca spasmodica di un oggetto che avrebbe bypassato la noncuranza del Fuoco, arrivando ad essere persino più sconvolta quando non lo trovò in nessuna pattina di quella tracolla che conteneva oggetti, che per il momento, le sembravano assolutamente futili. Futili come sé stessa in una giungla con un tredicenne scavezzacollo.

    Maledizione!

    Aveva bisogno di un segno, uno qualsiasi. Le iridi avevano iniziato a perlustrare la zona, mentre la mano scacciava frenetica i fastidiosissimi insetti che avevano iniziato a volteggiarle intorno, scontrandosi poi con la parete di edera che l'aveva terrorizzata quando aveva sollevato le palpebre. Si era avvicinata, spinta dalla curiosità, tratto dominante dei colori che indossava, nel cercare di capire dapprima la forma di quella strana pietra, allontanandosi poi spaventata e disgustata al tempo stesso quando comprese di cosa si trattasse, dando fiato a quanta più aria avesse nei polmoni.
    In un istinto primordiale si era lanciata in quell'urlo attirando l'attenzione del compagno di disavventura che la rimbeccò di tacere. E lo fece, sentendo le labbra secche, tanto che iniziò a mordicchiarle per togliere via quell'eccesso di pelle morta, non perdendosi neanche un singolo movimento del ragazzetto che, fino a quel momento, stava dimostrando di avere nervi più saldi dei suoi.

    Concentrati. Non puoi perdere le staffe. Non più. Devi trovare Bri ed Annie.

    Si ripeteva come un mantra, provando ad usare quella convinzione per ricaricarsi, per trovare un modo di non lasciarsi andare, ma di trovare una fiammella, un obiettivo importante che la spingesse a restare focalizzata sul mondo reale e a non perdersi nei meandri della sua pazzia.
    Marcus era riuscito a recuperare quel parallelepipedo che si rivelò, come nei suoi sospetti, essere un pesante libro, tornando poi subito da lei, probabilmente inquieto per quel viso scolpito nella pietra. Il tomo era rosso, con una scritta che sembrava ricamata più che stampata, segno che fosse decisamente antico. Quando vi lesse, in caratteri dorati, l'invito - o ordine - ad essere aperto l'istinto della metamorphomagus si fece sentire con prepotenza. La pelle le si era accapponata, un brivido di freddo le corse lungo la schiena, ogni fibra del suo essere le urlava di non seguire quell'ordine, ma di lasciarlo chiuso lì, che avrebbe portato solo problemi.

    Non far-

    Non fece in tempo a bloccare le mani di quel ragazzo che lui l'aprì, iniziando a sfogliare quelle pagine piene di rune, dall'aspetto decisamente corroso dal tempo.

    Non me la cavo male...

    Era sempre meglio mettere le mani avanti, anche se non se la sentiva ancora di dire di aver dietro con sé un sacchetto di rune. Probabilmente le avrebbe potute consultare.
    Ma quel libro all'apparenza così comune si era rivelato dopo poche pagine un gioco. Poche righe che ebbero il pregio di rispondere alle domande che si erano posti una volta compreso che non si trovassero più all'interno delle mura della biblioteca. Ora aveva la certezza che Annie e Brianna erano lì, da qualche parte, magari a pochi chilometri di distanza.

    Devo trovarle.

    Quelle parole avevano tutto il sapore di una promessa e lei avrebbe fatto di tutto per mantenerla.
    Ma oltre a darle alcune risposte, quella manciata di parole le diedero non pochi dubbi. Come potevano trovarsi lì se non era possibile smaterializzarsi all'interno e all'esterno del castello? Il libro aveva funzionato come una passaporta? Ma anche quelle non vigevano alle stesse leggi della materializzazione? Confusione, era quella che regnava nella sua testa. Domande, dubbi, poche certezze, se non quella assoluta di giocare per provare a portare tutti a casa.

    Nulla ha senso, ma dobbiamo provarci. Hai letto no? Tutti quelli che erano in biblioteca sono bloccati qui. Dobbiamo giocare, non abbiamo scelta.

    Lei non era Fuoco, lei non era coraggiosa come Brianna, Bellamy o Annie. Lei era una Tempesta, astuta, creativa e originale; eccentrica da risultare fuori di senno a chi non la conosceva bene. Ma quel giorno sarebbe dovuta diventare un po' Fuoco se voleva portare a casa salva la pelle.
    Sentì distintamente il peso dei dadi nella sua mano, passatigli da Marcus, come a voler dare a lei l'onore - o forse era l'onere - di dar vita alla loro condanna. Erano così banali, ben lontani dalla letalità contro cui avrebbero potuto portarli. Sei facce per ognuno, con tanti pallini quanti erano i numeri da identificare. Il minimo che avrebbero potuto conquistare sarebbe stato un due, con il picco più alto di un dodici che sarebbe stato rarissimo nel mondo delle probabilità.
    Prese un respiro profondo, studiando quei dadi viola molto simili nella tonalità alla chioma che di solito sceglieva. Se fino a quel momento aveva amato quel colore, ora sapeva che il rapporto con esso non sarebbe mai stato più lo stesso.

    Tieni ben saldi plancia e libro. Iniziamo!

    Si portò di fronte al ragazzo, in modo che entrambi potessero avere un'ottima visuale su quanto avrebbero dovuto fare. Issò la tracolla, chiudendola bene, mettendosela di traverso, senza però tralasciare la presa sui piccoli cubi.
    Strinse i dadi nel pugno che avrebbe portato poi sulla tavolozza di gioco composta di tante caselle. Loro erano una delle tante pedine e la loro meta risultava lontana come non mai.

    Merlino, Morgana, Circe aiutatemi voi.

    Un ultima preghiera, cercando si scacciare via quell'ultimo monito dall'aria sinistra, prima di lasciar cadere i dadi sulla plancia, sporgendosi poi per leggervi la loro prossima mossa. Il gioco era ufficialmente iniziato.

    Punti Abilità
    Saggezza:10

    Capacità Magiche:11

    Manualità:10

    Riflessi:Agilità: 08 - Prontezza: 10 (7 +3 richiesti nel topic)

    Sensibilità:15

    Carisma:11

    Prestanza: 8

    HP: 50

    Bonus: I (ottenuto con l'ultima conversione)

    Borsa:
    - Bacchetta di legno di nocciolo, undici pollici, leggermente flessibile, nucleo di piuma di fenice.
    - Sacchetto di sale divinatorio: ottenuto in seguito a una lezione di Divinazione, contiene al suo interno dell’himalayano bianco sufficiente per 1 utilizzo. Previo uso ON, da sottoporre a giudizio del Tessitore, può concedere fino a +2 Carisma/Saggezza per la durata di un’intera role.
    - Rune in legno: utili per divinare o nei rituali runici.
     
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    Ho... studiato un po' troppo il Ragnarok?

    Lancelot quella domenica si era recato in biblioteca a studiare. Come sempre nei giorni festivi, aveva scelto una tenuta babbana caratterizzata da una felpa verde cui aveva associato scarpe da ginnastica verdi e jeans chiari scoloriti, e si era messo di buona lena a svolgere i compiti assegnatigli da Nathaniel sulla mitologia norrena, cosa che lo portò un po' a fantasticare sul Ragnarok e sulla complessità della narrazione runica.
    Giunto nel luogo ove la magia lo aveva trasportato, il ragazzo si era trovato disteso tra dei cespugli, mettendosi a sedere quasi a fatica, con i suoi capelli ridotti ad una sorta di nido per uccelli. La sua mente, quasi in dormiveglia, stordita, lo riportò ai pensieri legati ai compiti, riconnettendolo alla realtà solo alla comparsa di Bellamy.

    Bell... - esordì lui sagacemente, massaggiandosi una tempia, osservando il biondino con solo un occhio aperto, forse per il riverbero del sole. Divennero due, sgranati, quando egli realizzò cosa l'altro gli stesse dicendo - Rapiti, noi?!

    Il biondo schizzò in piedi per la sorpresa, attivando i suoi neuroni come una bella dose di caffeina, cosa che lo riconnesse alla realtà.

    Xander, Annie... Bri... dove sono gli altri?

    Gli ultimi suoi ricordi erano nella biblioteca di Amestris ed era piuttosto certo di esserci andato con le persone suddette, cosa che riempì il suo cuore di ulteriore apprensione, spingendolo a volgere il capo da tutti i lati, agitato.

    Cosa?

    Agitato e confuso com'era, il ragazzo percepiva con ritardo le parole dell'amico, tanto che impiegò un poco a comprendere come gli avesse chiesto di alcune capanne.
    Si orientò nella direzione suggeritagli e le osservò, corrucciato.

    No... mai viste... dove siamo?

    Disse lui, chinandosi, quasi volendo sparire. Il villaggio pareva abitato, tuttavia il biondo non era certo che esse potessero essere persone amichevoli: avevano davvero troppi pochi elementi e la situazione era ben oltre il bizzarro.

    Bell... e questi cespugli li riconosci?

    In cerca di risposte, il giovane si era rivolto all'erbologia. Erano caduti in dei cespugli e Lancelot poté osservarne una foglia togliendosela dai capelli, scoprendola non di una forma a lui nota chiaramente. Studiandoli meglio ebbe la conferma di questa anomalia, visto che neanche le bacche gli erano note.

    Saranno commestibili?

    Si chiese lui, osservando le bacche rosse e bianche al fine di comprendere se una delle due varianti fosse matura e non fosse velenosa, magari, per esempio, riscontrando prove di masticazione da parte di animali o presenza di vermi e larve.

    Che caldo...

    Nel mentre il ragazzo studiava i frutti per comprendere se valesse la pena coglierli, in qualche modo lui si calmò un poco, fino a percepire il potente cambio di clima, che lo spinse a togliersi la felpa, rimanendo con una maglietta gialla abbastanza anonima.
    Si legò in vita la felpa e questo lo portò a contatto con la sua bacchetta, cosa che riaccese in lui l'interesse per un altro suo bene primario: la tracolla.
    Ratto, egli si voltò cercandola a terra: era una normalissima tracolla beige, che si rimise in spalla sollevato.

    Ok, c'è tutto...

    Pensò lui ricontrollato, trovando sia il suo preziosissimo corallo, sia la sua borraccia da mezzo litro verde: stare a lungo in biblioteca metteva sete, inoltre il corallo necessitava di acqua e non si poteva mai sapere quando sarebbe tornato utile, sicché il biondino da gennaio aveva iniziato ad unire utile e dilettevole.
    Completato il controllo, lui tornò a guardarsi intorno, finendo con lo scorgere qualcosa di particolarmente atipico.

    Un libro?! Ma allora eravamo davvero in biblioteca!

    Il ragazzo corse a recuperarlo, iniziando a sfogliarlo e trovando le istruzioni e quindi anche la plancia e i dadi, che caddero a terra nella foga e vennero raccolti in un secondo momento dal biondino.

    Bell. Vieni a leggere.

    Il tono del ragazzo quando osservò le istruzioni e i consigli lasciati loro si fece più serio nel mentre il suo volto sbiancava. In silenzio il ragazzo rilesse un paio di volte il messaggio, poi con un sospiro iniziò a ricollegare tutto.

    Anche gli altri stanno... giocando... immagino... deve essere tipo gioco dell'oca, se tutto questo è vero, ovviamente.

    Non poteva esserne certo, ma i suoi ricordi erano abbastanza sicuri e non vedeva perché dubitarne.

    Potremmo aggirarci qui intorno, ma questa non è Drayrdd e se davvero siamo vittima di un sortilegio... beh, meglio capire con chi e cosa abbiamo a che fare... credo...

    La risolutezza non era una dote di Lance, che infatti si sorprese a cercare l'amico in cerca di sostegno. Lo osservò un poco, poi deglutì, si sedette a terra con la plancia tra le gambe, lasciandovi poi cadere i dadi.

    Saggezza: 10
    Capacità Magiche: 15
    Manualità: 08
    Agilità: 03
    Prontezza: 10
    Sensibilità: 13
    Carisma: 08
    Prestanza: 14
    HP: 50

    Oggetti nella tracolla:
    - corallo blu dei mari del nord
    - borraccia verde in alluminio da mezzo litro con dentro acqua
     
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    La plancia di gioco era quasi ridicola se messa a paragone con la realtà del gioco. Con colori sgargianti e dai dettagli quasi infantili si presentava a tutti gli effetti come un normalissimo gioco a dadi e pedine, dove il primo che arrivava non otteneva nulla più che un applauso ed una pacca sulla spalla. La realtà, però, era che il premio sarebbe stata la libertà e l’annesso rientro in Accademia giacché i pericoli di un luogo così inesplorato com’era la Foresta Amazzonica erano innumerevoli e spesso ingestibili per dei ragazzini.



    Le cinquanta caselle apparivano innocue, ma tutti coloro che almeno una volta avevano avuto a che fare con giochi simili, sapevano che le insidie erano ovunque, che vi erano caselle che li avrebbe fatti retrocedere ed altre che invece li avrebbe fatti avanzare, che alcune erano portatrici di aiuti e fortuna, altre invece di tristi presagi. A queste, del resto, si aggiungeva il fato legato ai dadi, tanto infame quanto premuroso e caritatevole, ma la Dea Bendata non volgeva l’attenzione a tutti nello stesso modo e qualcuno, prima o poi, sarebbe caduto nel tranello.


    [Bolivia, Foresta]



    Stemperata la paura, Annie e Jamie scoprirono la causa di quel viaggio improvviso, ed ognuno a modo suo assimilò la notizia. Annie prese la situazione in mano per prima e stretti in mano i dadi li lanciò sulla plancia, in attesa di un verdetto. I due cubi rotolarono per non più di qualche istante, finché il primo non scelse l’1 ed il secondo il 3. Parve non accadere niente, finché uno stridìo acuto non si levò alto, sinistro, pregno di cattive intenzioni. Sollevato lo sguardo i due avrebbero dovuto fare i conti con le arpie.
    Note per essere in via d’estinzione, le arpie erano creature astute e violente, fameliche quasi, ingorde di mammiferi di piccola taglia. Da che la loro specie era minacciata, l’uomo era per loro il primo nemico assoluto e quei piccoli cuccioli d’uomo non erano altro che l’ennesima macchia di inquinamento nel loro mondo già precario ed in declino. I dadi tirati dalla studentessa del Fuoco sembravano aver richiamato il loro udito ed aizzato il loro fiuto e ben presto i due ragazzi si trovarono a doversi difendere da tre esemplari adulti che con beccate ed artigli intendevano allontanare il nemico in ogni modo possibile, nel più definitivo ed immediato.
    Piombarono giù dal cielo con implacabile velocità, scontrandosi con i raggi del sole e gracchiando ad ali spiegate in direzione dei loro avversari.
    Gli artigli erano vere e proprie armi, duri ed affilati erano nati per dilaniare la carne, ed i becchi che con premura nutrivano i cuccioli con affanno avrebbero accecato il nemico. Lo straniero non avrebbe raggiunto il loro nido e non avrebbe distrutto ancora la loro quiete.
    I due ragazzi avrebbero dovuto difendersi dai tre rapaci cercando di riportare il minor numero possibile di danni.
    Nel mentre una piccola pedina romboidale di colore verde si mosse sulla plancia per quattro caselle e lì si fermò.

    La vostra scadenza per questo turno è il 27/01, data in cui Jamie dovrà tirare i prossimi dadi; in questi giorni dovrete confrontarvi con le arpie e difendervi o tentare la fuga in base alla coerenza del vostro PG.
    Avete un incantesimo non autoconclusivo ed un’azione non autoconclusiva.



    [Colombia, Rìo delle Amazzoni]



    Forse la freddezza di spirito del giovane Hazelwonder aveva votato a favore giacché i dadi non si persero in giri inutili e capitombolarono in 1 e 6, fondendosi nel numero magico per eccellenza.
    Nessun nemico sfidò i ragazzi, ma al contrario la pedina rossa guadagnò due caselle in più arrestandosi sul 9 e a loro venne offerta una piccola imbarcazione a remi per poter sfidare le quiete acque del fiume e così sventare la possibilità di perdersi nella giungla. Parve emergere dal fiume stesso, come fosse un dono dell’Amazzonia, e si arrestò accanto all’argine più prossimo ai due studenti.
    Il migliore degli inizi, la miglior fortuna.

    Siete stati a dir poco fortunati!
    La vostra prossima scadenza è il 24/01.
    Avete un incantesimo non autoconclusivo ed un’azione non autoconclusiva.



    [Ecuador, Palude]



    Brianna si arrese all’evidenza e tirò i dadi. I cubi non indugiarono a lungo e balzando fra 4 e 6 diedero una doppia cifra come esito. Non accadde granché se non che la plancia parve sogghignare e la pedina blu dal 10 indietreggiò all’8, facendo perdere terreno alle due streghe.
    La pioggia si infittì ulteriormente, ma un sentiero apparve alla loro sinistra, evidentemente scivoloso ed incerto, ma coperto dalle larghe foglie degli alberi e più asciutto di quanto loro due non fossero. Era una strada in discesa, con poco a cui appigliarsi, ma appariva come l’unica possibile scelta per non bagnarsi ulteriormente e per sfuggire alle intemperie.

    Poteva andarvi peggio!
    Vi è stato suggerito un sentiero da percorrere; la vostra scadenza è il 25/01.
    Avete un incantesimo non autoconclusivo ed un’azione non autoconclusiva.



    [Perù, Statua della Divinità]



    L’espressione di duro sconforto e cieco timore della statua aveva destabilizzato Eilidh più di Marcus, ma il desiderio di ricongiungersi alle compagne le aveva dato la forza di rischiare.
    I dati si unirono in un 5, diviso in 2 e 3, e venne loro sottoposta la prima scelta: destra o sinistra? Due sentieri si mostrarono ai ragazzi, ma forse erano lì già da prima e non li avevano notati, e non rimaneva che decidere da che parte andare. Quello di sinistra era luminoso e stretto, con gli alberi e le pietre a far da contorno, ma ad una prima occhiata sembrava facilmente percorribile e poco insidioso; a destra invece si apriva un sentiero appena in salita, più largo rispetto al gemello, ma intervallato qua e là da buche e piantine.
    Quale via avrebbero intrapreso i due ragazzi?
    La pedina viola, tuttavia, parve cader vittima del tranello della plancia e raggiunto il 5 tornò indietro al 3.

    Una scelta è il vostro esito!
    La vostra scadenza è il 25/01!
    Avete un incantesimo non autoconclusivo ed un’azione non autoconclusiva.



    [Brasile, Villaggio indigeno]



    Fu l’esito più singolare quello che capitò ai due nei pressi del villaggio. I dadi gialli si affidarono ai numeri più bassi ed in un’unione di 1 e 2 ebbero come risultato un drastico cambio d’ambientazione. Com’era accaduto meno di un quarto d’ora prima scomparvero dal luogo in cui erano e riapparvero altrove, immersi nella più completa oscurità, e solo generando una luce avrebbero potuto comprendere e continuare a giocare.
    Sapevano per certo che il terreno era umido e c’era un vago odore di muschio nell’aria, come se quel luogo non vedesse la luce del sole o non sentisse un filo di vento da diverso tempo.

    Fortuna o sfortuna lo deciderete voi!
    La vostra scadenza è il 26/01, data in cui i dadi dovranno essere nuovamente tirati. In questi giorni avete libera scelta su come muovervi nel nuovo ambiente ed in base a quel che farete, avrete informazioni.




    Tutti coloro che prestavano attenzione alla plancia avrebbero visto apparire altre pedine, di colori differenti, e con un semplice collegamento intuitivo avrebbero facilmente dedotto che tutti avevano cominciato il gioco.




    Ciascuna squadra ha la propria scadenza. La plancia è singola per ognuno ed ogni squadra può controllare l’avanzamento delle altre.

    Vi ricordo di riportare in spoiler i PA, i bonus ed i talenti, oltre che l’ambientazione.
    Buona fortuna!

    Plancia
     
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  4. Marcus Edwards
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    Un fremito percorse il corpo del ragazzino nel momento in cui i dadi stavano terminando il loro moto rototraslatorio, rivelando il risultato, trattenne il fiato e poi... cinque.
    Non male dopotutto, era un risultato che poteva tranquillamente essere considerato nella media il che lo rassicurò sul fatto che la sua compagna non portasse sfortuna, almeno col risultato del lancio.
    Sulla plancetta di gioco comparvero dei puntini nelle differenti caselle, quello viola, stesso colore dei piccoli cubetti appena lanciati, era però posizionato sulla terza casella in ultima posizione.

    Sinceramente non mi interessa vincere, non sta volta... vorrei solo tornare sano e salvo a casa e se per il momento il gioco non ci ha mandato giù l'ira degli dei, questo per me è un buon tiro.

    Disse sorridendo alla ragazza e portandole una mano sul braccio, cercando di darle fiducia per tranquillizzarla, dopotutto solo pochi attimi prima si era messa a strillare come una cornacchia.
    In quella che fino all'ultima occhiata indagatrice era sembrava solo una radura chiusa in mezzo alla fitta vegetazione della giungla, ora sembrarono aprirsi due strade opposte a destra e a manca di fronte alla statua, squarciando in due il paesaggio e ponendoli di fronte alla prima scelta.
    Marcus non era mai stato un ragazzo capace di rimuginare troppo sulle cose, il suo istinto lo aveva condotto a quattro successi di fila nelle partite di Quidditch, alla vittoria di un duello e bene o male gli aveva sempre permesso di cavarsela in ogni situazione.
    L'istinto, in fondo, era sempre stato l'arma principale nel suo arsenale... o forse l'unica.

    Avanti, non voglio rimanere un minuto di più qui.

    Si chinò per terra e raccolse la plancia e le istruzioni mettendole nella borsa di pelle a tracolla, il libro, invece, lo lasciò a Eilidh perché magari avrebbe potuto tradurre qualcuna di quelle strane Rune strada facendo, scoprendo qualcosa sull'origine dello strano gioco intriso di magia.
    I dadi, la loro unica salvezza, li assicurò cautamente nella tasca dei suoi pantaloni neri.
    Quando tutto fu pronto Marcus rivolse un altro occhiolino alla sua compagna di viaggio, strinse bene la bacchetta nella mano destra e con un gesto del capo la invitò a seguirlo per uno dei due sentieri.

    Mi sembra ovvio che la nostra direzione sarà sinistra, no?

    Disse come a voler far valere a tutti i costi la sua tesi: ovviamente quella restava la direzione migliore, il terreno stesso glielo diceva dalla sua conformazione più stretta ma molto più lineare, seppur sul foglio delle regole ricordava bene ci fosse scritto "non tutto è per forza ciò che sembra"

    Questo non vuol dire che ogni volta c'è sotto l'inganno.
     
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    [Bolivia, Foresta]


    Il lancio di dadi poteva riservare qualunque cosa a Jamie e la sua compagnia di avventura della Casa del Fuoco. Era curioso quanto impaurito di vedere cosa usciva da quel gioco che gli ricordava una cosa babbana che aveva visto in un film, le somiglianze erano molte dato che anche in esso la casa dei proprietari era diventata come una foresta in cui apparivano animali e altre cose strane. I primi secondi dopo il lancio dei dadi sembrava tutto normale, niente più di prima. La bellezza del luogo sembrò tranquillizzarlo del tutto.

    Potremmo essere in paradiso per la bellezza del luogo, cosa potrebbe mai succedere in una foresta così tranquilla.

    Poi però quel pensiero appena concluso venne ribaltato da dei terribili rumori dall’alto lo fecero girare con gli occhi verso l’alto. Era come uno stridio molto fastidioso, ma la cosa peggiore fu quando apparirono delle Arpie, degli animali noti quanto pericolosi. Senza pensarci un attimo, e vedendo quelle creature andare addosso a entrambi capì che doveva agire e un incantesimo poteva essere benissimo la soluzione al loro problema dato che gli essere da colpire erano solo tre. Posizionò la bacchetta magica velocemente davanti a se puntando direttamente all’arpia posta in mezzo alle tre, non aveva un attimo da perdere. Fece un urlo quasi come intimidatorio per le sue avversarie del momento, le arpie, seppur sapeva che era del tutto inutile come cosa.

    A noi due arpie, non verrete a fare del male a me e la mia compagnia d’avventura!

    Disegnò in aria una forma con la stessa bacchetta una forma di fulmine, poi stando molto attento alla formula magica dell’incantesimo fulminante, quello che era il loro incantesimo firma di Casa.

    Elettro!

    Il suo scopo era chiaro, rendere inerme almeno una delle tre arpie, bellissime quanto pericolose, e aiutare così Annie nella loro prova, tutto ormai gli sembrava come la cosa che aveva odiato di più fino a quel momento nell’accademia, la gita in Brasile.

    Saggezza:08

    Capacità Magiche:14

    Manualità:10

    Riflessi:Agilità: 09 - Prontezza: 13

    Sensibilità:11

    Carisma:07

    Prestanza:14
     
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    [Brasile, villaggio]


    Nonostante fosse una delle poche persone che era riuscito a far infuriare quel sant'uomo di Rosenbaum, restava il fatto che Lancelot avesse un certo amore per l'erbologia, come per tutte le materie che trattavano di creature viventi senza volerne necessariamente friggere alla prima occasione. Le sue conoscenze erano quindi discrete, ma non eccellenti, né in relativo, né in assoluto (era e restava un quartino), sicché il suo tentativo di capire qualcosa di quei misteriosi cespugli fu abbastanza vano.

    Vedi? Vedi cosa succede a non studiare abbastanza? - il giovane si concesse un piccolo attacco di panico derivante dalla propria inettitudine, poi trasse un sospiro - Beh, almeno sappiamo che non siamo in zona, non sono piante inglesi...

    Il che in vero non prometteva affatto bene, e lui lo sapeva. Un po' sconsolato, il biondino raccolse alcune bacche rosse e alcune bacche bianche, andando poi a riporle nella propria tracolla, in una tasca adatta, magari, per contenere temperini o oggetti simili, del resto il fatto che non sapesse cosa fossero non significava che non potessero essere utili, anche perché il biondino si sentiva un po' con le spalle al muro e fu anche per quello che decise di lanciare i dadi, bisognoso di avere più elementi per capire.
    Non li avrebbe lanciati senza il consenso di Bellamy, ma comunque procedette.
    Il biondo trattenne il fiato mentre essi rotolavano e lui ebbe giusto il tempo di aggrottare la fronte per l'infimo numero ottenuto prima di sperimentare una nuova forma di paura.

    Ehi, che succede?!

    Lo spazio, manco fosse il tempo a Lordran, si distorse e improvvisamente tutto mutò.

    Chi ha spento la luce?!

    Il buio era calato su di loro, terrorizzando il biondino e acutizzandogli gli altri sensi, cosa che gli permise di rilevare come gli odori fossero profondamente diversi, e non in meglio.

    Ci siamo smaterializzati? Questa plancia è una passaporta?!

    Il ragazzo richiuse il libro e lo mise nella propria tracolla. Il ragazzo proferì quelle parole in parte per gestire la propria ansia, in parte per assicurarsi che Bellamy fosse ancora con lui, del resto quello era un luogo davvero buio e i suoi occhi ancora non si erano abituati al cambio di luminosità.

    Dove siamo finiti? Lumos Maxima!

    Dispersi in un luogo ignoto, da soli; per il biondino vi erano fin troppi elementi stressogeni senza il bisogno di aggiungervi la cecità: tracciò una N col proprio catalizzatore, opportunamente estratto dal suo fodero, sperando di rischiarare la stanza o, meglio ancora, attirare gli Auror o chi per essi.
    Se la sfera di luce fosse comparsa, il ragazzo l'avrebbe desiderata all'altezza di due metri circa sopra la propria testa, in maniera tale che rischiarasse una ipotetica stanza quasi per intero.

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    Saggezza: 10
    Capacità Magiche: 15
    Manualità: 08
    Agilità: 03
    Prontezza: 10
    Sensibilità: 13
    Carisma: 08
    Prestanza: 14
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    Talenti Jr: Magia Bianca I


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    - borraccia verde in alluminio da mezzo litro con dentro acqua
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    - bacche bianche
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    Nel sentire le perplessità dello studente biondo si limitò a rivolgergli un'occhiata altrettanto perplessa: ne sapevano allo stesso modo, non aveva idea di dove fossero gli altri, nè di dove si trovassero, nè...di che tipo di cespugli fossero quelli in cui si erano risvegliati. Infatti scosse leggermente il capo alla sua domanda, mentre continuava a guardarsi intorno con la speranza di riuscire a capire qualcosa di più su quella situazione piuttosto strana. Continuava a rimanere un po' piegato sulle ginocchia, convinto che potesse nascondersi da eventuali sguardi appartenenti alle persone di cui sentiva le voci. Poteva trattarsi di chiunque, era meglio evitare di farsi scoprire.
    Si stava ancora guardando in giro quando lo studente della Tempesta lo invitò ad avvicinarsi a lui, per fargli leggere qualcosa. Lo raggiunse allora, gettando lo sguardo su quelle parole, che sembravano a tutti gli effetti una lista di regole e raccomandazioni. Tutti quelli che erano in biblioteca erano stati trasportati lontano, lontano. Nel leggere ciò, non potè che ricollegare il tutto alle domande che si stava facendo poco prima lo studente biondo.

    Tutti quanti...aspetta, hai detto che eri con Bri? Quindi anche lei è chissà dove a...giocare a questo gioco?!

    Cavolo, ma non poteva capitare lui insieme a Brianna? Come avrebbe potuto controllare che tutto andasse per il verso giusto e che non si facesse male senza che lui potesse cercare di salvarla?
    C'era scritto di mantenere il sangue freddo. Lui? Sangue freddo? Non ci sarebbe riuscito mai e poi mai nella sua vita, e sulla base di ciò constatò immediatamente una cosa: se si fossero fatti ammazzare in quel ''gioco'', la colpa sarebbe stata sua e di quel suo sangue fin troppo bollente, altro che freddo.
    Lesse tutto quanto, ritrovandosi ad essere più perplesso di poco prima.

    Ma siamo seri?! Un...gioco?! Ma che razza di mente deviata e psicolabile inventerebbe mai un gioco del genere?!

    A quel punto vide Lance lanciare i dadi, facendo uscire il secondo risultato più basso che potesse capitare loro: di quel passo non sarebbero arrivati mai alla fine. E...divenne tutto buio in un attimo. Sbuffò, sentendo il terreno umido sul quale erano atterrati e l'odore di muschio che lo circondava. Probabilmente si trovavano ancora in un luogo aperto, nella natura, ma il fatto che fosse completamente buio non lo rincuorava per niente.

    Merlino Lance, ma che tiro di merda! La prossima volta li lancio io.

    Non se la prese realmente con lui, piuttosto con la sua sfiga.
    Il ragazzo biondo della Tempesta faceva troppe domande alle quali nemmeno lui aveva una risposta, e probabilmente non l'avrebbero avuta mai nessuno dei due. Tutto ciò che lui sapeva era che dovevano arrivare alla fine di quella plancia il prima possibile, senza se e senza ma. E possibilmente vivi, magari anche con tutte le parti del corpo attaccate ai posti giusti.
    Avevano bisogno di luce, era vero...ed il primo a tentare di fargliela avere fu proprio l'Olwen biondo. Anche se non gli piaceva copiare le azioni degli altri, si rese conto che in quel momento non potevano fare altro, non al buio: tirò fuori la bacchetta in legno di pino e la puntò di fronte a sè, eseguendo con precisione il movimento della bacchetta che serviva per la giusta riuscita dell'Incantesimo del Faro, pronunciando poi la formula magica scandendo bene ogni sillaba ed utilizzando la giusta intonazione, proprio come aveva insegnato loro la Harp tanto tempo addietro.

    Lumos Maxima.


    Saggezza: 12
    Capacità Magiche: 29
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    Riflessi: Agilità: 21 - Prontezza: 19 (13+6 richiesti nel topic)
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    Quando Irvin fece notare al Tempesta che si stesse prendendo troppa confidenza, Alexander si limitò ad alzare le spalle, senza provar disagio alcuno. Sì, insomma, da sempre era stato abituato a comportarsi come meglio credeva, inoltre era certo che se non avrebbe parlato con qualcuno per più di dieci minuti sarebbe impazzito. Il Tempesta era un essere sociale nel senso stretto del termine, amava star in compagnia e al centro dell'attenzione, quindi, purtroppo per Irvin, Alexander si sarebbe preso tutta la confidenza che avrebbe voluto e non c'era nulla che il Ghiaccio potesse fare per impedirglielo.

    Che c'è? Ah, tranquillo, se dovessi accorgermi di un aspetto fragile del tuo carattere non lo dirò a nessuno.

    Ovviamente la frase fu detta con un tono ironico, poiché da quel che sapeva entrambi di fragile non avevano proprio nulla. Alexander in linea di massima non era mai riuscito a legare granché con la casata del ghiaccio e non voleva ricredersi proprio quel giorno. Purtroppo il Destino aveva deciso di accorparlo con lui e dovette cercar un modo per spezzare la noia che avrebbe potuto generare un gioco eseguito nel più completo silenzio.
    Arrivò il momento di iniziare, così Irvin lanciò sull'orrenda plancia di gioco i dadi. Dall'aspetto sembrava in tutto e per tutto un gioco per bambini, che fosse desinato agli studenti T.O.P.O. per conoscere i luoghi inesplorati? Seppur come idea potesse essere valida, le parole scritte nell'introduzione sconsigliavano vivamente qualunque forma di infantilità.
    Rimase col fiato sospeso quando il compagno lanciò i dadi, rimando poi stupito nel vedere la pedina rossa muoversi di ben sette caselle, avanzando poi di altre due. In questo modo il loro team era in vantaggio sugli altri. Alcuni erano praticamente agli inizi a causa di una sfiga impetuosa, mentre un'altra squadra era proprio una casella dietro di loro.
    A distrarlo dai pensieri da giocatore fu la materializzazione di una piccola imbarcazione a remi proprio davanti a lui. Era comparsa dal nulla e non poteva essere una coincidenza che ciò fosse accaduto subito dopo che la loro pedina fosse finita sul nove. Evidentemente il gioco voleva che i due ragazzi si imbarcassero e Xander non attese ulteriori segnali.

    Tu fa pure quel che vuoi, ma io salgo. Non ho voglia di venir punto da qualche strano insetto o di incontrare viscidi serpenti.

    L'erba era così alta che chissà quante creature avrebbe potuto nascondere. Istintivamente pensò che il percorso via fiume fosse meno insidioso e d'altro canto non avrebbero rischiato di perdersi. A quel punto se la corrente fosse bastata a spingere l'imbarcazione non avrebbe toccato un remo, in caso contrario li avrebbe presi entrambi per poi cominciare a vogare verso la sua sinistra. Se così fosse stato, avrebbe tenuto il libro tra le sue gambe, in maniera tale da evitare sbadati gesti che avrebbero potuto farlo cadere in acqua.

    Borsa: 100 gr di Polvere Buiopesto Peruviana

    Saggezza:09

    Capacità Magiche:19

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    [Brasile, Caverna]



    Ogni foresta del mondo, grande o piccola che fosse, celava grotte e caverne delle dimensioni più disparate.
    In Brasile, ad una longitudine ed una latitudine poco chiare, nei secoli si era formata una caverna incredibilmente profonda ed i due ragazzi, le bacchette incredibilmente luminose, troppo luminose, si trovavano esattamente nel mezzo. Non potevano scorgere nessuna luce da quella posizione, troppe curve a celarne l'inizio, e per poterne uscire avrebbero dovuto decidere se andare a destra o a sinistra, se tirare il dado prima di muoversi nella speranza di un ausilio o se invece attendere di essere fuori, all'aperto, nel timore di cader vittime di una trappola architettata dal gioco. Se il fato rimaneva immobile avrebbero potuto essere trasportati nuovamente altrove, ma avrebbero dovuto giocare per scoprirlo. Stava solo a loro decidere come comportarsi.


    Per ora la scadenza rimane quella che vi ho dato l'ultima volta, ma potrei decidere di allungarla o accorciarla in base all'evolversi degli eventi.
     
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  10. Irvin Hazelwonder
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    [Colombia, Rio delle Amazzoni]


    I dadi a sei facce rimbalzarono sulla plancia più e più volte e negli occhi di Irvin vi si poteva leggere la frenesia dell'attesa. I colpi si fecero sempre più lenti fino a che i due cubi non si immobilizzarono, mostrano sulle facce superiori un "uno" e un "sei". Non era un risultato degno di nota, poteva andare meglio come peggio. Sulla tabella apparve una pedina cremisi che si spostò esattamente dello stesso numero, ma inspiegabilmente di ulteriori due caselle. Che avessero beccato una casella fortunata?
    Se era così non avevano quindi nulla di che lamentarsi. Nel frattempo, anche altre pedine di colore diverso apparvero, ma nessuna di esse superò quella di Irvin e Alexander. Lì finalmente capì che quella era una competizione vera e propria e il timore iniziale per quello spostamento improvvisò si affievolì, lasciando il passo alla voglia di arrivare primo. Sicuramente non avrebbero vinto chissà cosa perché alla fine le competizioni più dure andavano sempre così, lasciando gli eventuali vincitori con un pugno di mosche in mano.
    L'attenzione dei due studenti venne attirata dal rumore della corrente del fiume interrotta da un oggetto che ne stava ostacolando il percorso. Dalle acque stava infatti emergendo una piccola imbarcazione a remi e sicuramente non c'era bisogno di ulteriori inviti per convincere i due a dover salpare su di essa. L'unica altra opzione era quella di rimanere in zona e cercare altri indizi, senza sapere se questi fossero realmente presenti. Dovevano andare avanti, come stava accadendo con le pedine sulla plancia e la barca era l'unico mezzo apparentemente sicuro per farlo.
    Alexander fu decisamente più intraprendente e si imbarcò praticamente subito, non prima di essersi lagnato. Irvin invece si prese qualche secondo per ragionarci sopra, soppesando le varie possibilità, ma alla fine quella era l'unica praticabile e un minimo assennata.
    Si avvicinò quindi alla barca, salendoci sopra con relativa incertezza. Aggrappandosi alle sponde laterali si andò a posizionare di fronte ad Alexander, il quale aveva già mostrato la voglia di prendere le redini del gioco impugnando i remi per iniziare a vogare. Ciò era praticamente quello che Irvin aveva preventivato, ma ciò non gli avrebbe garantito alcun gesto di ringraziamento. Se ne stava zitto, aspettando di vedere che cosa sarebbe accaduto impugnando la bacchetta in mano per essere pronto a reagire a qualunque pericolo si sarebbe presentato dinnanzi a loro.
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    [Colombia, Rìo della Amazzoni]



    Il buon senso o la paura avevano spinto i due a fidarsi della barca, poiché un dono di un numero così fortunato come evidentemente era il 7 non poteva essere annunziatore di cattivi presagi.
    La barca tuttavia, per quanto fosse sorta direttamente dalle acque, era nulla più che un'umilissima scialuppa e avrebbero dovuto lavorar di braccia per farla avanzare lungo il fiume.
    Niente li avrebbe interrotti e se non avessero tirato i dadi mandando avanti l'impresa, miglia e miglia dopo avrebbero raggiunto la foce ed infine il mare, ma ci sarebbero voluti giorni interi perché quello avvenisse, ammesso che il tempo rimanesse loro favorevole, ed era ormai chiaro ed ovvio che bisognava raggiungere il 50 per portare a termine il gioco.


    La scelta di fidarvi della barca vi ha risparmiato numerosi pericoli!
    Alexander dovrà tirare i dadi, a meno ch'egli non decida di remare ancora e ancora.
    Destinizzerò non appena Alexander avrà fatto il suo tiro (scadenza 25/01 alle 23:59).
     
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    Per qualche strano motivo si aspettava che, una volta accese le bacchette ed illuminato il luogo in cui si trovavano, qualcosa saltasse addosso ad entrambi per mangiarseli vivi senza nemmeno dare loro il tempo di guardarsi intorno e capire cosa stesse accadendo. Per un nano secondo aveva temuto quello, ma per fortuna non andò in quel modo.
    I due ragazzi biondi illuminarono l'ambiente intorno a loro, e quella luce gli permise di rendersi conto di dove si trovassero. Sembravano proprio essere in una caverna, il problema reale era che non riusciva minimamente a vedere l'uscita di quel luogo chiuso e buio. Lui, che adorava l'aria aperta e fresca, realizzò immediatamente che lì non potevano restare per troppo tempo. Sarebbe stato un problema non indifferente.

    Non mi piace stare qui.

    Confessò in direzione dell'altro ragazzo, mentre continuava a guardarsi intorno alla ricerca di un qualsiasi indizio che potesse dar loro un indizio su come poter uscire, su cosa poter fare. Non si sentiva per niente al sicuro, dunque dovevano fare qualcosa. Lanciare di nuovo i dadi poteva essere un idea. Ma tirare i dadi lì dentro sarebbe stato un rischio: potevano perderli, potevano fare un risultato che li avrebbe messi in condizioni peggiori - in fondo non rischiavano ancora la vita, dunque non stavano messi malissimo...ma non potevano nemmeno restare fermi lì.
    Continuando a guardarsi intorno, si rese conto che avevano comunque una possibilità di muoversi. Potevano scegliere se andare a destra o a sinistra, che era sempre meglio di restare fermi.

    Andiamo a sinistra.

    Disse allora il Prefetto del Fuoco, indicando con la mancina - e quindi con la bacchetta - la direzione che secondo lui avrebbero dovuto prendere. Aveva scelto senza nessun criterio, di pancia come sempre, e non perse nemmeno troppo tempo a spiegare il motivo allo studente della Tempesta.

    Se proprio dovesse mettersi male, lanciamo i dadi e speriamo di fare più di tre.

    Alzò le spalle, invitando con lo sguardo il compagno a tenersi ben stretti la plancia con il libro e i dadi, l'unica via di uscita che avevano per tornare ad Amestris.

    Magari se troviamo l'uscita di questo posto possiamo capire se siamo ancora dove eravamo prima.

    Magari quella era una caverna vicino ad Amestris...chi poteva saperlo? In realtà sapeva che non era così, il libro era stato chiaro: arrivare alla fine per tornare a casa. Però lui ci sperava, e con quella speranza avrebbe preso la strada di sinistra, camminando possibilmente al fianco di Lancelot, con la bacchetta puntata di fronte al suo naso.

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    Scusa...

    Pigolò il Tempesta quando il prefetto rilevò come il dado avesse realizzato un numero assolutamente infimo, ma assolutamente in linea con la media di questo narratore.
    Quel piccolo numero aveva comunque sconvolto la loro posizione e l'ambiente intorno a loro, a riprova del fatto che non era importante il numero, ma come lo sapevi usare.
    Sicuramente quello che sapevano usare bene i due erano le bacchette, purtroppo.

    Ah, quanta luce... - disse lui, forse per non insultare Bellamy per aver attivato la sua stessa magia, trasformando quell'oscura grotta, perché di quello si trattava, nel palco di un teatro con tutti i faretti sparati al massimo - NOX!

    Disse infine, stufo di coprirsi e deciso a non farsi una lampada mentre erano preda di un gioco magico dalla dubbia sicurezza, iniziando poi a guardarsi attorno ed apprendendo, appunto, come fossero in una grotta, una grotta con due tunnel, nessuno dei quali terminava, al momento, con una luce.

    Bene ma non benissimo...

    Rifletté il biondo nel mentre Bellamy giungeva ad una semplice conclusione: i dadi potevano essere rischiosi lì, visto che li conoscevano ancora poco, quindi conveniva provare un minimo di esplorazione.

    Ok... - esternò lui, aprendo il libro ed offrendo i dadi all'altro - Io tengo la plancia, tu i dadi, così se qualcosa ci capita, io la apro e tu lanci i dadi al volo, ok?

    Pareva una strategia funzionale come molte altre, che andava anche a scaricare la responsabilità del lancio dal biondino.

    Così il prossimo tiro di M sarà colpa tua.

    Il ragazzo aprì la plancia e sgranando gli occhi la scoprì mutata.

    Bell, guarda! - richiamò l'attenzione dell'altro, mostrando come fossero spuntate le pedine colorate ad indicare la posizione delle squadre - Noi siamo i gialli... credo. Gli altri... devono essere i nostri amici... e altra gente...

    Il biondino fissò l'altro per un istante col panico, poi mise il libro nello zaino e ripiegò la plancia, sorreggendola con la mano mancina nel mentre impugnava con la destra il suo catalizzatore.

    Lumos!

    Esclamò poi, tentando di illuminare il corridoio di sinistra, andando quindi ed evidenziare sporgenze misteriose, deviazioni e altre peculiarità che potessero richiamare la loro attenzione e magari metterli sul chi va là.

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    Quella poteva essere l'occasione di Alexander per continuare il viaggio da solo, purtroppo però Irvin, dopo qualche istante di titubanza, decise di imbarcarsi insieme a lui. Tra i due ci fu qualche attimo di silenzio, seguito da un'implicita cooperazione: il moro aveva deciso di vogare, mentre il biondo aveva estratto la bacchetta, pronto a difenderli da qualsivoglia pericolo.
    Una piccola premesse era necessaria: Alexander non aveva deciso di remare da solo perché voleva far un favore all'altro, ma semplicemente perché così sarebbe stato più semplice mantenere il controllo della piccola imbarcazione. In due avrebbero rischiato di essere scoordinati e ciò si sarebbe tradotto col girare a vuoto su se stessi, così, invece, i due cominciarono a muoversi nella direzione intrapresa, tuttavia non accadde nulla di chissà quanto emozionante e avventuroso. Sembrava la gita in barca più low cost di sempre, ragion per cui potevano vantare solo di una bagnarola, panorama inesistente a causa degli alberi e della loro presenza. Sì, come gita avrebbe lasciato molto a desiderare.
    E se avesse dovuto lanciare ancora i dadi per andar avanti? Era un dubbio lecito e nelle peggiori delle occasioni la loro pedina non si sarebbe mossa dal punto in cui si trovava.

    Aspetta, se provo a lanciare i dadi? Forse abbiamo la possibilità di andare ancora avanti.

    Affermò, poggiando poi la plancia di gioco di fronte a lui. La pedina rossa era ancora in vantaggio sulle altre e ciò poteva voler dire solo due cose: Xander e il compagno se l'erano cavata più che egregiamente fino a quel momento o - più probabilmente - erano stati semplicemente fortunati. Allungò la destra in direzione di Irvin affinché gli venissero consegnati i dadi rossi, dopodiché agitò la mano per qualche secondo e fece rotolare i due cubi sulla plancia di gioco. Non fu un lancio in cui mise chissà quanta forza, d'altro canto non voleva che i dadi fuoriuscissero dal tabellone, tanto meno doverli raccogliere qualora fossero finiti a terra.

    Quanto ci scommetti che faccio più di sette?

    Di solito era fortunato con i dadi, ma, chissà, forse la loro scorta di fortuna si era già esaurita.

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    Non appena Brianna ebbe lanciato i dadi, la loro pedina si mosse su quella plancia di gioco infantile, e tante altre comparvero, scavalcandosi l'una con l'altra. Evidentemente, un gioco malato aveva appena avuto inizio, e loro non erano state le uniche vittime di quello scherzo di cattivo gusto.
    La loro pedina toccò la decima casella per un attimo soltanto, prima di venire sbalzata all'indietro di due, senza alcuna ragione apparente. Con le braccia incrociate al petto, Frances volse gli occhi al cielo per l'ennesima volta, ché quello non era che la prima manifestazione della sfortuna proverbiale che aveva coi dadi; e non solo coi dadi.
    S'era aspettata che succedesse il finimondo, che l'ambiente cambiasse sotto i suoi occhi, o che qualche minaccia comparisse dal nulla come in un film di fantascienza di seconda categoria, e invece l'unico effetto visibile in un primo momento fu che la pioggia aumentò di intensità, infradiciandola ancor più di quanto già non fosse.

    Non ci credo.

    Si stava facendo irrequieta, scocciata da una situazione in cui non avrebbe mai voluto trovarsi, e per quanto non stesse rischiando nulla, quel gioco era tutt'altro che divertente. Solo in un secondo momento scorse il sentiero che s'era aperto poco distante, come fosse un contentino per permettere loro almeno di tirar fuori i piedi da mezzo metro d'acqua stagnante.

    Spostiamoci lì.

    Indicò il sentiero, fangoso ma non paludoso, con l'indice, invitando implicitamente la sua compagna di sventure a poggiare i piedi sull'asciutto. Il caldo umido di quel luogo era snervante, terreno fertile per i più disparati tipi di insetti, e se c'era una cosa che di certo non avrebbe mai voluto desiderato fare quella era addentarsi senza bussola in una foresta tropicale: era fuori da ogni discussione. Si scrollò un po' di umidità di dosso scuotendo la testa, e si tolse il mollettone solo per strizzare i capelli corvini già completamente bagnati, e legarseli nuovamente in cima al capo.
    Puntò la bacchetta alla copertina del libro che Brianna ancora stringeva, toccandola appena con la punta, senza neppure chiedere al prefetto se fosse il caso di farlo, come se fosse una cosa ovvia.

    Impervius.

    Il libro s'era già bagnato abbastanza, non le sembrava saggio rischiare di rimanere senza alcun indizio o vago riferimento solo perché la carta bagnata si sarebbe ridotta male inzuppandosi di pioggia. Lo stesso incantesimo su di loro sarebbe stato inutile, dato che i loro vestiti avevano già provveduto a raccogliere abbondantemente tutta l'acqua di palude che gli era stato possibile.

    Provo a tirare io, almeno avanziamo un altro po'. Prima arriviamo in fondo, prima ce ne andremo da questo inferno.

    Se Brianna fosse stata accondiscendente, avrebbe tirato di nuovo. Ne aveva abbastanza di tutta quell'umidità, e a star ferme lì non avrebbero comunque ottenuto nulla più che una maggiore probabilità di essere punte da qualche insetto dal pungiglione mortale.

     
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