Per guarire il male della mente e del cuore

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  1. Darren Wilkinson
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    [San Mungo – Esterno – 28 settembre 2029 – ore 17:45]



    Era trascorsa neanche una settimana da quando l’autunno aveva risposto all’appello. E durante le ore che annunciavano la fine delle giornate, il sole si faceva sempre più restio a concedersi, ed iniziava a coricarsi dietro l’orizzonte sempre più precocemente, lasciando che le soffuse ombre della sera si ambientassero e riprendessero il posto pomeridiano che spettava loro in questa parte dell’anno. La facciata del P&D che guardava ad ovest e che godeva ancora della parsimonia di questa luce, fu il primo elemento che si stagliò innanzi alla vista di Darren quando egli sopraggiunse dal breve tratto di asfalto che deviava dalla strada principale fino a lì. La fatiscenza in cui la struttura riversava non voleva corrispondere alla vivacità delle tinte rubiconde, che ancora abbellivano i mattoni con cui l’edificio era costruito. Il giovane archivista camminava, con lo sguardo fisso sulle punte degli scarponcini in pelle, che indossava sotto un paio pantaloni grigio scuro ed una camicia di jeans nera. Libero da ogni etichetta era il suo abbigliamento se fuori dalle mura del Ministero. Lenti scure sul volto, proteggevano il suo consueto sguardo accigliato. Si accinse a raggiungere una delle più improbabili tra le vetrine che l’edificio ostentava, albergato dalla raccapricciante giocosità di un fantoccio imbellettato.

    Per guarire il male della mente e del cuore…

    Pronunciando a mezza bocca queste parole, rivolte all'attenzione di quel manichino, il mago si guardò attorno e assunse una posizione vaga, infilandosi le mani dentro le tasche posteriori dei pantaloni. Superfluo atteggiamento, perché la zona era completamente deserta di anima viva. Roteò lo sguardo, facendolo scorrere prima lungo la cornice della vetrina, poi lentamente sul volto ilare del volgare pupazzo. Qualche istante ci volle, prima che questo cambiasse espressione sul volto insulso ed indicasse la direzione da prendere. Un brivido acuto dietro la schiena portò Darren a deglutire, prima di sfilarsi gli occhiali, riempirsi il petto con un respiro profondo, e gettarsi con una falcata vigorosa oltre la membrana di vetro che separava la realtà dall'immaginario.
     
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    Aveva preso l'abitudine di fare un salto al San Mungo ogni volta che poteva, così da mantenere il contatto con i guaritori che si occupavano del caso di Billy e con cui lei collaborava. Le piaceva tornare a calpestare i pavimenti di quei corridoi, le ricordava di quando era appena uscita da Hogwarts, quando ancora faceva tirocinio in quello stesso ospedale. Era molto meno esperta ai tempi, molto meno segnata dal tempo. A quei tempi non era ancora accaduto nulla, tutto era ancora un oscuro futuro da scoprire e lei aveva fretta di esplorarlo, forse troppa.

    Non sono ancora arrivata a compiere i trenta e già mi sento così vecchia?

    Forse era una cosa positiva, poteva indicare una vita vissuta al massimo, ma sapeva che non era solo per quello che si sentiva così vecchia. Sapeva che erano stati gli ostacoli e gli imprevisti che aveva vissuto ad averla resa così. Era arrivata davanti all'uscita e sapeva che una volta che avesse messo piede fuori si sarebbe ritrovata nel punto in cui era morta Juliet. Prese un bel respiro e chiuse gli occhi per un secondo, ma non si fermò. Da quando aveva usato il pensatoio di Caleb le cose erano migliorate, ma ogni volta che arrivava in quel punto del San Mungo... era come se non fosse passato un solo giorno. Era felice in parte di sentire ancora il senso di colpa e il dolore, significava che il Pensatoio non le aveva fatto dimenticare nulla, le aveva solo permesso di imparare a gestire la cosa, però se la sarebbe portata sempre con sé. Sarebbe morta con quella colpa e non poteva farci niente. Proprio nel momento in cui stava per uscire all'aria aperta si rese conto di una cosa importante.

    Merlino, la giacca! Dove...

    Si guardò attorno per un secondo come una stupida, come se per caso qualcuno le avesse appoggiato lì vicino la giacca che sapeva benissimo di aver lasciato in una delle stanze in cui era passata per parlare con gli altri Guaritori. Sospirò stizzita, perché stava facendo tardi per... no, in realtà avrebbe dovuto solo compilare dei documenti ad Amestris, perciò non era davvero ansiosa di tornare in Accademia. Però non aveva nemmeno voglia di restare al San Mungo senza un motivo valido. Un ospedale non era il luogo ideale in cui passare del tempo libero.
    Si voltò per tornare da dove era venuta e per poco non colpì un uomo che stava entrando proprio in quel momento. Si fermò giusto in tempo per non travolgerlo, ma non riuscì a trattenere un respiro mozzato, segno che non si era aspettata di trovarsi qualcuno davanti.

    Mi scusi, davvero. Non l'avevo vista.

    Si scusò, mentre faceva un passo indietro per prendere le distanze.
     
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  3. Darren Wilkinson
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    Il contrasto tra l’avvilente stato di abbandono della struttura esterna e la corroborante sensazione di accoglienza di quella interna, costituiva elemento di meraviglia per qualunque mago o strega avesse messo piede per la prima volta al San Mungo. L’atrio dell’ospedale svolgeva egregiamente la sua funzione. Bacino di raccolta per coloro che cercavano informazioni su reparti e prestazioni e che chiedevano indicazioni su dove recarsi dentro l’intricata mappa di dipartimenti, piani, corridoi e stanze. La condizione magica di ciascun avventore veniva declinata in tutti possibili codici: dal malato lieve per uso improprio della magia in ambito domestico, a casi di feriti gravi e al limite del recuperabile quando la pratica degli incantesimi o l’impiego di pozioni sfiorano la soglia dell’illegalità.

    Darren non ebbe il tempo di annoverare nulla di quanto accadeva nell’atrio di fronte a lui. Perché, effettuato il suo ingresso, avrebbe quasi colliso con una donna, una giovane strega, che probabilmente si stava recando nella direzione opposta alla sua. Per un istante, il mago si ritrovò faccia a faccia con la ragazza, quando lei a pochi centimetri da lui, arrestò il passo per non buttarglisi addosso.

    Non si preoccupi, si figuri.

    Oramai era divenuto padrone dell’uso della terza persona, anche per rivolgersi ad estranei. Sebbene un leggero imbarazzo stava facendo capolino, Darren non poté esimersi dal leggere il volto della donna, che sembrava forse imbronciato, come colto da un fastidioso pensiero. Provò ad improvvisare un mezzo sorriso, per non sottolineare il poco conto dell’accaduto. Stava per congedarsi, lasciandola lì, ad un passo da lui. Ma poi, assumendo la sua solita espressione profondamente interrogativa, decise di chiedere. Non senza prendere fuoco in volto, come accadeva puntualmente al primo approccio con l’altro sesso.

    Ne approfitto per chiederle, signorina. Lei è di passaggio o lavora qui?

    Mentre accompagnava la spiegazione con un sorriso impacciato, estrasse dal taschino della camicia un tesserino. Lo teneva sul palmo della mano destra. La strega avrebbe potuto vedere il contenuto di quel pezzo di plastica opacizzato dal tempo, se avesse allungato lo sguardo.



    Sto cercando questo medico, lo conosce?

    Un brivido rovente scosse le tempie del giovane archivista. Ogni volta che guardava il volto impresso in quella fotografia, si sorprendeva piacevolmente di quanto marcata fosse la somiglianza con il padre. Almeno nei tratti fisici.

    Attese che la donna decifrasse la domanda e realizzasse se poteva essere di aiuto o meno in quella particolare circostanza.

     
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    L'uomo era decisamente più alto di lei, perciò dovette alzare la testa per poterlo vedere bene in volto. Era un volto giovane, occhi marroni, capelli castani e non le pareva che fosse affetto da qualche strana malattia o che avesse bisogno di aiuto. Magari era lì solo per andare a trovare un parente o un amico, chi poteva dirlo, alla fine erano in un ospedale e non erano insoliti i visitatori, anche se c'erano degli orari appositi. Per i casi meno gravi probabilmente potevano essere accettate delle visite fuori orario o, viceversa, per chi era molto grave e aveva bisogno di un sostegno morale maggiore.
    Fece un passo indietro, mentre l'altro le faceva un sorriso. Ricambiò gentilmente, perché in fondo non era colpa di quell'uomo se lei si era scordata la giacca dall'altra parte dell'ospedale. Le venne istintivo scrutare attentamente il volto dell'altro e si scusò nuovamente. In genere non andava a scontrarsi con gli altri e non era così trafelata al di fuori della sua Infermeria.
    Stava per voltarsi e proseguire per la sua strada, quando vide l'espressione dell'uomo mutare e il volto farsi poco alla volta sempre più rosso. Eloise sgranò lievemente gli occhi, ma cercò di tornare ad assumere un'espressione normale, solo lievemente interrogativa. Quando qualcuno voleva proseguire una conversazione o porre una domanda era abbastanza evidente e in quel caso la donna si era accorta che l'altro non aveva ancora terminato di parlare. L'unica cosa particolare di quello scambio di brevi battute fu il rossore dell'uomo.

    Non sapevo di fare questo effetto anche ai più grandi...

    Pensò con ironia, visto che spesso i bambini più piccoli si vergognavano a parlare con lei o a chiederle qualcosa e spesso le gote rosse accompagnavano le richieste degli undicenni o dei dodicenni. Vedere quella stessa reazione sul volto di un uomo adulto fu strano, ma era così abituata che ci mise poco a passare sopra quel comportamento.

    Ho lavorato qui, tempo fa, adesso collaboro solo con dei colleghi su alcuni casi. Di cosa aveva bisogno?

    Gli sorrise e si sistemò i capelli con una mano, perché nella fretta di andare via e nello scontro seguente sicuramente si erano scompigliati e lei aveva passato qualche minuto con una testa assurda. Oppure la sua testa era a posto, ma si sentiva stranamente a disagio oppure... no, semplicemente non era più abituata a lavorare spesso con degli adulti in un ospedale. Doveva semplicemente abituarsi di nuovo. Si avvicinò di un passo all'uomo quando questo le mostrò un tesserino e guardò attentamente la fotografia, corrugando leggermente la fronte e lanciando un'occhiata al volto dell'uomo sulla foto e poi a quello che gliela stava porgendo. Sembravano simili, ma non poteva esserne certa e poi non erano affari suoi. Poi l'occhio le cadde sulla data scritta sul tesserino.

    Non mi pare di averlo conosciuto quando lavoravo qui, ma... posso portarla da un Guaritore che lavora qui, magari sa qualcosa più di me.

    Gli fece un sorriso e gli fece cenno di seguirla. Mentre camminava, affiancandosi all'uomo mentre percorrevano dei corridoi per tornare da dove era venuta e dove aveva lasciato la sua giacca, si voltò verso l'altro e sorrise in modo più schietto e spontaneo.

    Non ci siamo ancora presentati, io sono Eloise Hunt. Piacere.

    Gli porse la mano prima di proseguire in direzione della stanza in cui aveva lasciato Matthew prima di andare via. Era passata per vedere se ci fossero novità sul caso di Billy e per lasciare qualche idea scritta anche per gli altri Guaritori. Bussò piano e aprì la porta mettendo dentro solo la testa.

    Matthew, scusa, ma ho lasciato qui la giacca prima. Volevo chiederti, qui c'è qualcuno che potrebbe avere bisogno del tuo aiuto, hai un minuto?

    Osservò rapidamente l'interno della stanza e vide la sua giacca poggiata su una sedia, proprio dove l'aveva messa quando era arrivata.

    Darren Wilkinson Matthew non riesco a taggarti!
     
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  5. Matthew Walker
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    Il suono della pergamena che si fletteva sotto le dita di Matthew lo isolava dal trambusto dei corridoi del San Mungo. Con ancora nelle orecchie la voce della Strega che teneva traccia dei nuovi arrivi nella zona dell'accettazione, il Guaritore stava leggendo pagina dopo pagina la lista che quel giorno avrebbe dovuto spartirsi con chi in turno con lui. Fresco di una giornata all'insegna del relax, in cui l’ozio aveva preso il sopravvento sulle commissioni e la spesa alimentare per il weekend, sapeva che il suo turno avrebbe probabilmente compreso anche parte della notte fino allo scattare del sabato. Un quarto d’ora, segnava la lancetta, prima di presentarsi in ambulatorio.
    Il primo compito della giornata, precedente al prendere servizio, era stato un breve incontro con lo staff circa le condizioni di Billy e delle novità che comportavano nel caso. Eccezionalmente, dunque, si era premurato di arrivare ben prima al lavoro aspettandosi un tetro incontro con un conseguente nulla di fatto. Nonostante le aspettative non si perse molto nel disastro di quel caso ma aveva ancora qualche idea da affinare prima di darsi per vinto.
    Gli occhi scorrevano sulla fila di casi che avrebbe avuto quel giorno prendendosi ancora qualche momento nella sala oramai vuota per darsi una tregua e archiviare Billy ad un momento di pausa.
    Si rilassò sulla sedia lasciando ancora qualche carta in disordine compresa una proveniente dalla Hunt, infermiera di Amestris, che aveva lasciato affinché i Guaritori analizzassero le sue proposte in merito alla questione, quando all’udire il bussare sulla porta alzò lo sguardo.
    Normalmente era abituato a non avere nessuno intorno al tavolo una volta che le sessioni terminavano, dunque non comprese quel bussare e il successivo aprirsi della porta.
    Gli occhi chiari andarono subito a cercare la fonte di quella voce per confermare la familiarità di quanto udito.
    Ne entrò il viso della donna nominata prima e l'occhio cadde improvviso sul suo volto, abbastanza sorpreso. Forse era successo qualcosa?

    Ciao! Giacca? ... ah!

    Preso alla sprovvista, fece scendere lo sguardo sul posto precedentemente appartenuto alla giovane per notare la presenza del capo che aveva nominato.
    Rilassò dunque le spalle calando la guardia.
    L'ultima parte della frase della donna, però, sollevò in lui un moto di curiosità lieve e poggiò sul tavolo le pergamene che stava leggendo per darle la giusta attenzione.

    Volentieri, entra pure

    Disse quasi sintetico cercando nel contempo di ammucchiare il gruppo di carte di fronte a lui in un unico mazzo, facendo scivolare le dita per raccogliere anche il più piccolo appunto. Non era in attesa di ospiti.




    CHIUSA PER INATTIVITA'



    Edited by Panky l'elfa - 20/12/2018, 21:08
     
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4 replies since 27/9/2018, 22:15   105 views
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