Scottanti segreti

Mini-avventura

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  1. Daniel Rollins
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    Il caos aveva cominciato a regnare nella cabina numero trenta dell’ espresso che li avrebbe condotti ad Amestris. Daniel riuscì in qualche modo a ridurre i danni che le fiamme avrebbero potuto fare ad Aaron, ma nonostante ciò, il suo mantello venne distrutto dalle fiamme, lasciando comunque il primino incolume. Nel frattempo, Junah, con l’ aiuto di una delle ragazze, spense il secondo principio di incendio che stava intaccando le ante della finestra ed il tavolino. Questi erano ancora interi, anche se erano anneriti.

    Ho la sensazione che finiremo nei guai per tutto questo…

    La cabina era invasa dai fumi derivanti dall’ incendio, cosa che diede molto fastidio a Daniel che iniziò a tossire, cercando di tapparsi il naso e la bocca. Solo una volta aperto il finestrino egli riuscì a tornare a respirare normalmente, anche se l’ odore di bruciato continuava a persistere.
    Quando la situazione ritornò sotto controllo, le sue attenzioni si spostarono verso Aaron. Difficilmente avrebbe potuto nascondere il fatto di essere piuttosto confuso da quella situazione; bisognava ancora capire che cosa fosse successo e che cosa il primino stesse nascondendo a loro perché ormai era chiaro che la colpa dell’ accaduto fosse sua.
    Aaron sembrava dispiaciuto per l’ incidente e disse di non volersi separare da Eldur, lo stesso Eldur che aveva nominato in precedenza. Ma chi o cosa era Eldur? Quasi come se si fosse sentito chiamato in causa, quest’ ultimo comparì da sotto al suo sedile per poi correre dal lato opposto della cabina. Daniel, così come tutti gli altri, poté vedere che il famoso Eldur era un animale, una specie di grossa lucertola di colore rosso. Alla sua vista il giovane sobbalzò; chi lo conosceva sapeva che egli non era un grande amante degli animali, che fossero essi magici o no.
    Nel mentre, l’ altro ragazzo presente nella cabina sembrava sul punto di perdere i sensi; Daniel pensò che fosse per colpa di ciò che era appena accaduto e nemmeno gli passò per la mente che il mezzo-maride avesse immediatamente bisogno di acqua. D’ altra parte, con tutto ciò che stava accadendo, era difficile concentrarsi su qualsiasi cosa non fosse legata alla salamandra rossa.
    Eldur, infatti, sembrava rifiutarsi di tornare dal suo padrone ed una nuova fiammata d’ avvertimento sfiorò il piccolo Aaron, il quale riuscì ad evitarla, ma ben presto sorse un nuovo problema. Il primino si accorse di un nuovo incendio che coinvolgeva due bauli, uno dei quali era proprio del giovane della Tempesta. Per qualche attimo Daniel non riuscì a muoversi, terrorizzato all’ idea di perdere tutti i suoi averi.

    Quello è il mio baule! Dobbiamo spegnere subito le fiamme!

    Sul suo volto c’ era la preoccupazione di perdere tutto ciò che si era portato dietro: che cosa avrebbero detto i suoi genitori se fosse accaduto il peggio? Difficilmente gli avrebbero ricomprato tutto e c’ era anche una piccola possibilità che, visto il rischio corso, gli avrebbero proibito di continuare a studiare ad Amestris. Per questo per lui era di vitale importanza salvare il baule, ma come farlo? Daniel non conosceva ancora degli incantesimi che fossero in grado di contrastare il fuoco a differenza dei suoi coetanei del Ghiaccio ed era impossibile soffocare nuovamente le fiamme con i suoi vestiti, dato che il suo bagaglio era troppo grande per essere totalmente avvolto a differenza del mantello di Aaron.
    Per sua fortuna, Junah intervenne utilizzando un incantesimo che era in grado di generare dell’ acqua. Ancora non sapeva se ciò sarebbe bastato a placare l’ incendio, ma era sicuramente meglio ritrovarsi con dei vestiti bagnati piuttosto che bruciati. Se il ragazzo del settimo anno fosse riuscito a spegnere l’ incendio, sicuramente Daniel gli sarebbe stato riconoscente per parecchio tempo.
    C’ era ancora il problema di catturare Eldur, ma il ragazzo era troppo ansioso di vedere lo stato del suo baule e, a dir la verità, non aveva la minima intenzione di avvicinarsi troppo a quella salamandra sputafuoco di cui aveva abbastanza paura, dunque rimase alla larga dagli altri bauli sotto ai quali l’ animale era andato a nascondersi.
     
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    Samantha vide il fuoco espandersi davanti a lei, concedendosi qualche secondo per realizzare che quella fiammata stava per finirle in faccia.
    Il caos era scoppiato ed era noto quanto a lei piacessero le cose tranquille e… semplici.
    Il mantello di Aaron venne ridotto in cenere e se non fosse stato per Junah, probabilmente quella cabina si sarebbe trasformata in un barbeque di studenti. Ciò che ben presto Samantha poté vedere fu il fumo, che le entrò nel naso e nella bocca, piegandola in violenti colpi di tosse.
    Era successo qualcosa al ragazzo con i capelli color del mare, non sembrava stare bene e Samantha se ne rendeva conto solo in quel momento. Lei lo vide e parve notarlo per la prima volta, in quel momento di tensione e panico, si sentì la gola secca e la pelle pizzicare.
    Troppe cose scoppiarono, diversi incendi per un posto così piccolo. Il suo cervello parve provare a concepire tutto ciò che stava succedendo, ma il peso lo schiacciò e la confusione prese il sopravvento.
    Eldur la Salamandra ed i suoi chicchi di pepe, Samantha avrebbe dovuto saperlo, lo aveva letto nel libro di Coral, ma figuriamoci se avrebbe potuto ricordarsene.

    A-Acqua?

    Samantha si avvicinò al nuovo occupante del suo posto. Le parve di star camminando sui vetri, alla ricerca di un sentiero che non voleva accoglierla. L’empatia era un mondo e lei, incapace di decifrare le situazioni, doveva pur rispondere all’istinto di esplorare quel mondo.
    L'eterna indecisione: Salamandra, fuoco o ragazzo? C'era almeno una persona che si occupava dei primi due punti, giusto?

    Che pluffe di situazione.

    Hai acqua nel tuo baule?

    A mali estremi, estremi rimedi. Se della Salamandra se ne stava occupando Sertoria, lei non voleva disturbarla e rischiare di spaventare l’animaletto. Senza troppa grazia o delicatezza, andò a frugare in quello che doveva essere il baule di Yurigo, cercando una boccetta d’acqua, che potesse rispondere alla sua esigenza di assumere liquidi.
    Se non fosse riuscita a trovarla, avrebbe frugato altrove. Non le importava invadere la privacy altrui, in quel momento di urgenza. Eventualmente Junah aveva il potenziale di fare il bagnetto a tutti, o almeno così pensava lei.

    Oh…oh!


    La sua ricerca la portò a stringere una bottiglia tra le mani, che si affrettò ad avvicinare al suo coetaneo, per aiutarlo a bere.
    Avere un padre ex-guaritore doveva pur servirle a qualcosa, no?

    Ho preso la "palla al balzo" per sfruttare (?) l'occasione di gioco offerta da Yurigo quindi uso la mia azione per prendere dell'acqua e porgergliela. Ora, io ho autoconcluso di trovare almeno una bottiglia, se non andasse bene, chiedo scusa :c Yurigo Mhawho ho pensato che tu potessi avere qualche bottiglia di riserva nel baule, in caso non so, fammi sapere se qualcosa non va, Samantha non voleva lasciarti affumicare (?)
     
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    Come se non bastasse l'urgenza di acqua, subentrò perfino quella d'aria ma fu presto placata dall'apertura del finestrino. Occhi socchiusi e corpo esanime, uno spettacolo tetro e di pessimo gusto quello era. In casi come quelli era normale allarmarsi, di fatto però Yurigo non era in serio pericolo. Per quanto dipendesse dall'acqua nulla vietava di trascorrere anche molte ore senza bere, pagando ovviamente in effetti collaterali e perdita dei liquidi. Pur essendo un peso morto non pesava tanto, pertanto spostarlo da una parte all'altra non fu affatto un'ardua impresa, in tutto ciò la sua pelle stava poco a poco cambiando colorito assumendo alcune sfumature come se fosse un bianco macchiato dal giallo. Quest'ultimo, però, era acido, un colore che esprime "malattia" in tutte le sue forme.

    Ba... Baule.

    I più furbi, in quel momento, avevano già considerato quell'opzione. La situazione era molto caotica, per questo motivo, il mezzo-maride, non riuscì bene a inquadrarla come faceva di solito, sentì "Eldur" venire ripetuto più volte ma non era ancora così lucido per poter fare i dovuti collegamenti tra una cosa e l'altra. Cosa mai poteva esserci nel baule di un tipo così? Una scorta di pesci morti? Un pezzo di scoglio? No, nulla del genere, tutto ciò era proprietà del mare e così doveva rimanere. Una disposizione ordinata, ovviamente preparata dalla madre, di tutto il materiale e dei suoi vestiti. Samantha avrebbe trovato una piccola boccetta rotondeggiante avvolta da una morbida seta biancastra. Quella era una piccolissima dose ma sarebbe stata pur sempre qualcosa, meglio quello di niente. Non ebbe neanche il tempo di guardarla che fu costretto a berla, quell'onda sembrava andare di fretta e chi poteva biasimarla vista la situazione. Quello che lei non sapeva era che in quel piccolo contenitore non c'era semplicemente acqua ma un miscuglio di acqua dolce e acqua salata; per quanto l'acqua dolce dia fastidio ad alcuni Maridi, lo stesso non si può dire della controparte mezzo-maride, almeno Yurigo la considera quasi come una prelibatezza. In parte funzionò, i suoi occhi si aprirono ma ci sarebbe voluto del tempo prima che il resto del corpo prelevasse la dovuta dose di liquidi. Yurigo rimase nella stessa posizione ma in quel caso non esitò a far sapere di volerne ancora. Troppo esigente? Forse, fatto sta che lui un bagno lo avrebbe fatto volentieri.

    Ancora?

    Nel chiederlo guardò dritto negli occhi la ragazza, non faceva così con nessuno ma ehi, lei lo aveva appena salvato, meritava un minimo di considerazione.
     
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    Il più grande degli studenti, Junah, evocò alla perfezione l’incantesimo elementare ed ancora una volta estinse le fiamme. L’Aguamenti si riversò sui bauli di Sertoria e Daniel, inzuppando appena i loro abiti ma salvandoli dall’imminente incenerimento. Non avevano perso oggetti o divise scolastiche.
    Yurigo fu prontamente assistito da Samantha e con la scomparsa delle fiamme si sarebbe sicuramente ripreso.
    La piccola Sertoria, volente o nolente, si ritrovò faccia a faccia con la salamandra di Aaron. La Creatura magica se ne stava alla penombra del sedile di Yurigo, con il capo rivolto verso la bambina ed il sottile corpo protetto dal baule di uno dei ragazzi. La testolina da rettile si sollevò non appena notò il volto di Sertoria, mentre il corpo e le zampette rimasero atterrite sul pavimento della cabina. Rimase immobile, nella speranza che quel giovane esemplare di uomo non lo notasse, ma a giudicare dalla direzione del suo sguardo vide le sue speranze infrangersi. Si respirava paura sotto quel sedile sia da parte di Sertoria che di Eldur.
    Quando la ragazzina fece rotolare a metà strada tra sé e la salamandra il dolciume Eldur continuò a rimanere immobile con le iridi sbarrate dal terrore. Stava per fargli del male? Percepiva la paura della bambina e ciò continuava ad innervosirlo. La studentessa del 2° anno, digiuna di qualsivoglia lezione di CDCM, provò un maldestro ma coraggioso approccio. La sua idea poteva essere buona, ma una gomma non aveva di certo la stessa attrattiva del pepe o della paprika. La salamandra si mosse, schiudendo appena la bocca per far guizzare la sua biforcuta lingua. Ad ogni passo continuava a mostrare la lingua, non per minacciare Sertoria ma per esplorare l’ambiente.
    Raggiunse la bolla bollente senza essere troppo convinto. Non l’avrebbe mangiata ma quantomeno era stato incuriosito da quel misterioso oggetto. Purtroppo quel quieto incanto si spezzò quando Sertoria batté le palpebre con prepotenza e Samantha frugò nel vicinissimo baule di Yurigo per cercare dell’acqua. Le fauci si aprirono e ne uscì una vampata che scottò la mano destra della bambina [-5 HP – Scottatura alla mano destra].
    A questo punto Eldur, non sentendosi più al sicuro in presenza della bambina, scivolò via da sotto al sedile del mezzo-maride alla ricerca di un altro luogo sicuro. Le sue iridi da rettile si soffermarono sulla figura di Aaron, ancora seduto a terra e con la schiena adagiata sulla porta scorrevole della cabina. La creatura magica ritornò in grembo al bambino, estinguendo le sue fiamme, ma lasciando che il suo calore corporeo coccolasse il piccolo padroncino. Quasi a volersi scusare della piccola fuga.

    Eldur finalmente!

    Il primino fu ben contento di accogliere tra le braccia la sua salamandra e stavolta afferrò con entrambe le manine il suo corpo scarlatto per tenerlo fermo. Ora che la situazione sembrava essersi ristabilita il bambino indossava dei speciali guanti anti-ustione che gli permettevano di maneggiare tranquillamente il suo fiammeggiante amico. Eppure Eldur non emetteva più fiamme, se ne stava placidamente tra le mani del padroncino.

    Non fuggire mai più! Intesi?

    Lo rimproverò quasi come se fosse un normalissimo gufo, rospo o gatto. Lo sguardo si sollevò sui presenti, ancora duramente provati dalla disavventura appena vissuta sulla loro pelle. Il primino si sollevò dal pavimento senza però togliersi dalla porta. Bastava dare un’occhiata dal finestrino per capire che ormai Amestris era tanto vicina.

    Vi…vi prego non dite nulla a nessuno!

    Si guardò intorno, finalmente buttando un occhio verso la vetrata che dava sul corridoio. Ben presto sarebbero passati prefetti, docenti o caposcuola per avvertire tutti di indossare le divise e preparare i bagagli. Come giustificare tutto quel fumo ed una cabina un po’ annerita?

    Non voglio separarmi da Eldur… lui è tanto buono di solito. È perché ero nervoso, lui lo percepisce.
    Non dite nulla, vi prego. Finiranno per punirmi o peggio espellermi!


    Aaron cadde in uno stato di assoluto sconforto, tanto che la salamandra iniziò a percepire il malessere del bambino sollevando la testolina e restando in allerta.

    Copritemi… vi prego!

    Ormai in lacrime, temendo di essere separato dalla salamandra o peggio ritornare a casa perché espulso.



    Ultimo e decisivo turno!

    Allora siete posti di nuovo davanti ad una scelta: Coprire o non coprire Aaron?

    Seguite tranquillamente l’allineamento e la coerenza del vostro Pg e cercate di trovare una soluzione comune.
    Nel caso decidiate di aiutare il primino dovete trovare delle argomentazioni valide per giustificare lo stato in cui riversa la vostra cabina ed elaborare un piano per far scendere Eldur senza dare nell’occhio.

    Se lo desiderata potete fare anche più giri di Post, ma il tempo che vi rimane è davvero poco.

    Potete essere autoconclusivi se cercate di medicare la mano di Sertoria. È solo una lieve scottatura e passerà da sola in 7 giorni ON.

    Scadenza: Sabato 15 settembre (compreso)

    takasugi;Yurigo MhawhoDaniel RollinsSertoria EburneoJunah Grimm
     
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    Non bottiglia, ma borraccia. Samantha non sembrava conoscere la parola inglese per quell’oggetto che conteneva acqua. Sarebbe andato bene comunque, magari avrebbe imparato in una situazione che non fosse così critica.
    Si ricordò di quando Svart era ancora un cucciolo e suo padre lo teneva tra le braccia mentre lo serviva con del biberon pieno di latte.
    Quel bambino si attaccò alla bottiglia come se la sua vita ne dipendesse, in quel momento Samantha notò che il suo colorito non era esattamente normale ed i suoi occhi si pienarono di dubbio e timore.
    Vide invece le iridi dell’altro riaprirsi, i loro sguardi si incrociarono nel momento in cui l’altro aprì la bocca, alla ricerca di altra acqua.

    Dovrò cercarla.


    Ammise, annuendo e poi abbassando lo sguardo sul baule aperto. Tutte le cose personali del ragazzino erano in bella vista, ma Samantha non ci si soffermò e lo chiuse nel momento in cui si accorse di non averlo ancora fatto.

    Mi spiace aver frugato tra le tue cose.

    Biascicò, l’accento islandese scalfì molte di quelle parole, ma la sua speranza risiedeva nelle capacità di traduzione altrui.
    Le sue azioni sembravano aver spaventato l’animaletto di Aaron, ma lei non poté accorgersene a pieno, fino a quando Eldur non si ricongiunse al suo padroncino.

    Acqua, avete dell’acqua?

    Pigolò in urgenza, agitando le manine.
    Lei sembrava sul punto delle lacrime, ma il primino della salamandra era scoppiato in un pianto che ai suoi occhi apparve disperato.
    I nervi salivano, come se qualcuno si fosse messo a soffiarle sulla pelle con l’obbiettivo di infastidirla. Il suo cuore non rimase chiuso: non provava né compassione, né si sentiva in vena di “fare la dura”.
    Non sapeva nemmeno cosa fosse una moralità e i suoi istinti le suggerivano di mandare al diavolo Aaron e la sua salamandra. Però l’animaletto che colpa aveva? Il bambino era stato uno sciocco a portarlo lì!

    Mi serve quell’acqua.

    Pensò: ancora attendeva che qualcuno tirasse fuori una bottiglietta, qualcosa. La situazione non sembrava più grave e le fiamme si erano estinte.
    Amestris si avvicinava.

    Eldur è nervoso perché lo hai tenuto sotto il mantello.

    Aprì bocca quando la sua lingua decise di snodarsi.

    Non è giusto che gli fai fare quello che vuoi tu solo perché lo vuoi con te…

    Non era una presa di posizione, ma aveva dodici anni e aveva rischiato che le prendessero fuoco i capelli, insieme alla faccia!

    Quando i grandi arriveranno ci sgrideranno comunque.


    Ecco cosa pensava.
    Samantha non provava nessuna devozione per la sua scuola. Era sicura che in qualsiasi caso, sarebbero finiti nei guai. Aveva già capito che il mondo degli adulti era soprattutto per chi cucinava erbe puzzolenti e per chi metteva in punizione i bambini.
    I suoi non erano pregiudizi, era proprio convinta di quello.

    Eldur ha fatto la bua alla mia amica…

    Gli occhi vagarono su Sertoria, l’unica che si era messa a cercare di comunicare con l’animaletto. Prese un profondo respiro, come se stesse trattenendo qualcosa.

    Io esco a cercare acqua, ecco cosa faccio.

    Sbottò, pronta a tempestare fuori dalla cabina. Adulti o bambini, il primo che incontrava era caldamente invitato a darle dell’acqua!

    Samantha è uscita dalla cabina alla ricerca di acqua, però non avendo ancora nessuno risposto alla sua domanda, non l'ho messa come un'azione autoconclusiva, in modo che in caso qualcuno possa fermarla.
     
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    Umh! Oh!

    Sertoria si prese indietro la mano. Fu lenta come al solito, ecco, magari giusto un poco più rapida, incitata dal bruciore scoppiato nelle nocche. Tutto sommato, non la impattò poi tanto, perlomeno sul piano emotivo.
    La bimba si fissò l'epidermide arrossata e distese le dita, come per assicurarsi che almeno il controllo dell'arto potesse ancora dirsi suo.

    Affermativo.

    Il suo corposo vocabolario continuava a crescere, al pari del gonfiore da ustione. Titillò la piaga con l'indice sinistro, tracciandovi ghirigori pruriginosi. L'acuita sensibilità della pelle contusa non mancava mai di affascinarla. Quanto alla creatura, la paura che poteva averne era sfumata. Era come se avesse saggiato la lama di un coltello, giungendo alla logica conclusione che più male di così non avrebbe potuto farle.
    Ma il bambino, oh, il bambino. Ecco una lama che pareva riservare sempre nuove sorprese alla sua psiche solitaria. Perché nulla, proprio nulla sapeva disturbarla più delle persone rumorose, caotiche e troppo emotive.

    Vi... Vi prego, non dite nulla a nessuno!

    Sbirciò oltre il dorso della mano: niente più lucertola.

    L'ha chiamata, l'ha ripresa prima.

    Giusto. La creatura di nome Eldur doveva aver fatto ritorno alle braccia del suo incompetente padroncino.
    Padroncino che adesso aveva anche la bella pretesa d'invocare il loro silenzio. Beh, poteva ampiamente scordarselo.
    O meglio, sicuramente Sertoria sarebbe rimasta zitta, a patto che nessuno le domandasse nulla. Ma non era assolutamente tipa da mentire, o da mancare agli ordini di un adulto: se una persona autorevole le avesse rivolto specifiche domande sull'accaduto, lei avrebbe risposto nella più assoluta sincerità.
    Neppure della salamandra si curava poi così tanto. Per l'amor di Garrick, non l'aveva certo antipatica. Odiare gli animali era invero uno dei comportamenti più infantili noti a Sertoria. Semplicemente non le importava, come non le sarebbe importato di un affascinante deposito calcareo che le fosse caduto in testa. Sicuramente non poteva rientrare in una classifica di pericolosità tale da essere soppressa o chissà ché. La pena se la sarebbe presa soltanto Aaron Spaccaquiete. E beninteso, neppure di quello si fregava poi tanto. Voleva soltanto che la lasciassero in pace, tutti in pace.
    Si alzò dal pavimento e zampettò verso il finestrino, dove ancora stagnavano le tracce dell'incanto Glacius. Poggiò con cautela il dorso della mano contro il vetro, godendosi il refrigerio sulla ferita.

    Eldur ha fatto la bua alla mia amica...
    ...esco a cercare...

    "Esco", ha detto "esco".
    Io. Anch'io.

    Uscire. Corridoi. Meno gente nei corridoi.
    Era tutto ciò che le interessava sentire, anche se forse Samantha aveva detto altro. Qualcosa che riguardava Eldur e un amico, o un'amica. Non conosceva il significato della parola "bua".

    Vorrà fare amicizia con la lucertola.

    Ma quella era proprio Samantha, che amava i draghi, e quella cosa a un drago ci assomigliava parecchio, anche se non aveva le ali.
    Sertoria si staccò dal vetro, la pelle congestionata dal freddo. Soffiò sull'ustione un paio di volte, più per abitudine che per effettiva necessità.

    Vengo.

    Ripeté.

    Sertoria è legale pura, dunque non mentirà, se qualcuno le farà domande. La sua reazione inconsueta alla scottatura è coerente con i sintomi comportamentali del suo disturbo.
     
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  7. Daniel Rollins
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    L’ acqua sprigionata dalla bacchetta di Junah riuscì ad evitare il peggio ed i due bauli avvolti dalle fiamme vennero tempestivamente salvati. Daniel si avvicinò al suo bagaglio che, nonostante fosse molto bagnato, era ancora integro e poi si rivolse allo studente più grande presente nella cabina.

    Grazie! Se non ci fossi stato tu avrei perso tutto.

    Il suo volto sembrava esprimere sollievo, anche se la faccenda era tutt’ altro dall’ essere finita. Il giovane era intento a chiedersi perché nessuno dai vagoni vicini fosse arrivato in loro soccorso: tra i vari rumori, il fuoco e l’ odore di bruciato, il giovane si aspettava di vedere entrare nel vagone qualcuno da un momento all’ altro, invece i sei rimasero soli.
    Una delle ragazze provò a far uscire la salamandra dal suo nascondiglio offrendole qualcosa da mangiare, ma l’ animale la respinse sputandole fuoco su una mano. La cosa spaventò Daniel, ma l’ ustione non sembrava essere troppo grave, anche se doveva essere dolorosa.
    Eldur ritornò poi tra le braccia di Aaron, quasi come se non fosse accaduto nulla. Il ragazzo della Tempesta però non poteva ignorare tutto ciò che era successo: lampade andate a fuoco, finestre annerite, bagagli che hanno rischiato di essere distrutti ed una persona ferita. Che cos’ altro avrebbe potuto fare la salamandra se in quella cabina ci fossero state più persone?
    Dopo aver fatto capire con gesto della mano ad una delle due ragazze che egli non aveva più acqua con sé, un rapido sguardo fuori dal finestrino gli fece capire che il viaggio era quasi finito, ma c’ erano ancora delle cose da risolvere. Aaron infatti pregò gli altri cinque studenti di non raccontare a nessuno ciò che era accaduto lì dentro.

    Non mi fa impazzire l’ idea di avere quell’ animale all’ interno della scuola e di certo non voglio beccarmi una punizione prima ancora di iniziare il nuovo anno.

    La sua paura di quella strana creatura sputafuoco prese il sopravvento in quel momento e, anche se non aveva nulla contro Aaron, la sua scelta fu quella di fare la cosa giusta, almeno dal suo punto di vista.

    Credo che sia meglio raccontare tutto ai professori. Eldur ha già ferito una persona, pensa a cosa potrebbe fare nel corso di tutto l’ anno. Comunque non credo che ti cacceranno da Amestris, al massimo la tua salamandra verrà rispedita a casa…

    Doveva ammettere che non era stato facile dire quelle parole mentre guardava il piccolo Aaron che stava piangendo; doveva tenere molto al sua animale, ma forse Eldur si sarebbe trovato meglio a casa sua piuttosto che a scuola, circondato da molte persone a lui sconosciute.
    Daniel aveva detto ciò che pensava; avrebbe atteso le parole degli altri in modo da capire come avessero intenzione di agire. Se egli fosse stato l’ unico a non voler insabbiare l’ avvenuto, allora non avrebbe fatto scenate per imporre il suo modo di pensare. In quel caso avrebbe cercato di dare il suo contributo, anche se controvoglia.


    Come ho scritto, Daniel preferirebbe che si raccontasse la verità agli insegnanti su ciò che è accaduto nella cabina. Solo nel caso in cui fosse l’ unico a pensarla così aiuterebbe Aaron insieme agli altri, ma a quanto mi è sembrato di capire non credo che ciò avverrà!
     
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    Drayrdd
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    Acqua. L’acqua scaturita dalla sua bacchetta salvò gli averi della Eburneo e di Rollins da una fine molto scottante. Le fiamme cessarono definitivamente e nella cabina 30 sembrava essere tornata una parvenza di normalità. Junah si perse un attimo a guardare l’abitacolo ancora più malridotto di quando erano partiti: sembrava un campo minato, un derelitto fumante e umido. Disastro era la parola più corretta per quello che vedeva, ma alla fine erano tutti lì, sani e salvi. Poteva andare a finire molto peggio. Il dubbio di prima, tornò a sussurare al suo orecchio perché non trovava una spiegazione logica al fatto che nessuno dei professori e degli altri compagni si fosse accorto di nulla. Mica erano su un treno a parte: va bene che erano finiti nella cabine peggiore di tutto il treno, ma erano pur sempre con loro. Eppure, nessuno si era ancora fatto vivo. Gli occhi del Capitano si fiondarono su Daniel, che lo stava ringraziando per avergli salvato il baule e Junah si limitò a scuotere la testa per fargli capire che non aveva fatto niente di che e che in una situazione simile, a parti inverse, il Tempesta avrebbe fatto lo stesso. Almeno, lui la pensava così.

    Niente. L’importante è che stiamo tutti bene. Eburneo stai bene?
    Samantha, come sta? Io non ho acqua con me, proviamo a chiedere in giro, magari qualcuno si degna di aiutarci. Però posso rinfrescarlo...


    Possibile che non c’era nessuno? Sembravano abbandonati a se stessi: il fumo e tutto il resto potevano sopportarlo un altro po’, ma Yurigo sembrava stare male. Il colorito della sua pelle era bianco-giallastro: Junah non sapeva cos’era, ma era propenso a pensare che non fosse un buon segno.

    Spero gli faccia bene.

    Spero...in caso, perdonami per questa doccia.

    Non sapeva come fare a dargli altra acqua, lui non ne aveva, Samantha non ne aveva, Daniel, la Eburneo e a quanto sembrava neanche Aaron. Così tracciò di nuovo la esse obliqua, ma questa volta puntò la bacchetta sul mezzo-maride, nella speranza di aiutarlo.

    Aguamenti!

    Sperò di vedere sgorgare di nuovo il getto trasparente dalla bacchetta e che tutto ciò avrebbe potuto portare un po’ di sollievo al compagno.
    Diverse voci si fecero largo nella cabina 30: prima Aaron che piangeva disperato e che pregava tutti loro di tenere la bocca chiusa, poi Samantha che non era per niente d’accordo, poi Eburneo e poi Rollins.

    Aaron devi capire che a volte bisogna pensare anche chi ci sta intorno e sforzarsi di fare la cosa giusta anche se non ci piace. Le salamandre sono permesse, ma Eldur ha comunque danneggiato la cabina e ferito una compagna: non dico che sia cattivo, però può succedere un’altra volta e chissà con quali conseguenze.

    Già, Sertoria si era presa una bella scottatura: niente di grave, ma ci era andata vicino.

    Proviamo a spiegare la situazione a Bànach, lui ti aiuterà. È bravissimo con le creature e saprà cosa sarà meglio per Eldur. Forse questo non è il suo ambiente. Daniel ha ragione: professori capiranno la situazione. Ti accompagnerò io e ti aiuterò a spiegare la situazione.

    Da un lato capiva l’attacamento di Aaron al suo famiglio e poteva anche starci vista la sua età. Era tutto nuovo per lui e Eldur era l’unica cosa che gli dava un senso di casa. Ma dall’altro non poteva nascondere tutto: poteva risuccedere, poteva andare peggio non solo per gli altri, ma anche per Eldur stesso. Junah credeva che parlare con Bànach poteva avere il suo perché, che un tentativo andava fatto. Si fidava di lui e aveva visto con i suoi occhi come si prendeva cura delle creature.

    Non succederà niente ad Eldur, vedrai.
     
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    Tutti, probabilmente, potrebbero affermare con certezza che i Maridi ci hanno a che fare con le creature, principalmente acquatiche ovviamente. Quest'affinità, tuttavia, non comporta che in automatico ci sia dell'empatia per una creatura che arreca danno e mette in pericolo. Ma questo, purtroppo, Yurigo ancora non lo sapeva. Tra tutti, fu quello a capirci di meno su quella situazione, non per sua volontà naturalmente. Anzi, se non fosse accaduto il peggio del peggio, almeno nella sua mente era così, avrebbe iniziato ad analizzare ogni particolare. Insomma, nulla se non quella sensazione poteva impedirgli di calcolare la pericolosità di quella creatura e del suo padrone. Tornando sul discorso principale, Yurigo era messo male, non malissimo ma diciamo che non se la passava affatto bene. Per gli esterni probabilmente fu difficile comprendere come si manifestasse quella incessabile sete ma, con grande sorpresa, non si persero in domande e curiosità, numerosi punti a favore loro. Si distinse soprattutto l'onda Samantha, che iniziò a preoccuparsi seriamente di trovare dell'acqua. In fondo, dopotutto, per quanto girasse molto ignoranza dietro quella caratteristica poco nota, alcune conoscenze basiche vi erano e si notavano molto.

    No... doni...

    Sì, seriamente, passò questo per la sua mente. Difficile da spiegare, è doveroso raccontare un po' di quella tradizione. I capi dei clan, o comunque dei gruppi riuniti di maridi, si aiutavano spesso nel caso in cui gli interessi erano comuni oppure in presenza di una solida alleanza. Per ripagare dell'aiuto, che spesso si manifestava con lo sforzo di almeno un centinaio di maridi, si usava fare un cosiddetto "dono" al clan alleato. Questa forma di educazione non veniva praticata da tutti, da questo punto di vista entrava anche in gioco la struttura del clan e la tipologia di capo; in particolare si notano molte differenze con le tribù matriarcali.

    Mi spiace aver frugato tra le tue cose.

    Disse lei, purtroppo quella frase urgeva di una risposta e questo lo sapeva bene. Gli esseri umani, nel momento in cui si scusavano, si aspettavano sempre che l'interlocutore negasse le necessità di scusarsi. Usanze che, per uno come lui, erano superflue, soprattutto per un popolo abituato ad essere sincero fino al midollo.

    No, non...

    Peccato. Quali erano le parole giuste? In verita non ce n'era una precisa, doveva scegliere lui. Allora scartò quell'inizio, come se avesse fatto un rewind.

    Tranquilla.

    Ebbene, quello lo sapeva. Gli avevano spiegato che si usava spesso quel termine per esprimere consenso e, paradossalmente, comunicare al contempo che tutto è ok. Che strana quella lingua, troppe cose non si spiegavano o non avevano senso. Purtroppo non sembravano esserci tracce di acqua nelle vicinanze, ammirevole la determinazione della ragazza, arrivò perfino a cercare al di fuori del vagone. Sforzo che sarebbe risultato, molto presto, vano perché Junah entrò in gioco. In quel momento il mezzo-maride si stava ancora, poco a poco, riprendendo. Perciò, nell'attimo sfuggente, non ebbe nemmeno il tempo di aprire bocca e controbattere.
    Prima i capelli, poi il collo per arrivare fino ai fianchi. Il getto d'acqua percorse tutte le vie più sensibili, però, scaturì l'effetto desiderato. Come una sanguisuga, la pelle di Yurigo iniziò ad assorbire, attraverso un processo molto lento di idratazione, il liquido generato dal compagno. Peccato per i vestiti, quelli si bagnarono completamente. Afferrò il maglione e lo mise in tensione per poi rilasciarlo in un sonoro *sciak*, si, era proprio bagnato e quel piccolo test fu una solida conferma.

    Grazie...

    Se da una parte era grato e sollevato da quella sensazione, dall'altra sapeva che non poteva presentarsi in quello stato. Fortuna che quella indossata non era l'uniforme di Amestris. Si sarebbe cambiato con molta discrezione, togliendo un vestito alla volta e ripiegandolo per poi metterlo sopra agli altri nel baule. Da quel punto di vista non era uno che si faceva problemi, nonostante ciò aveva ancora alcune difficoltà nel reggersi in piedi. Si sentiva in qualche modo stordito, fortuna che in caso c'era il più grande di tutti a fare da pilastro su cui attaccarsi.

    Junah Grimm Yurigo si è ripreso ma è un pochino barcollante e stordito, ho dato per scontato che lo aiuti a cambiarsi, se non dovesse andare bene avvisami che modifico.

    Per quanto riguarda le parti Yurigo non si è schierato. Viste le complicanze non ha seguito con attenzione l'accaduto e si è perso alcuni pezzi, quindi non prende posizione.
     
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    La mano di Aaron continuava ad accarezzare il dorso della salamandra, la quale sembrava essersi tranquillizzata. Forse i singhiozzi e l’agitazione manifestata dal corpo tremante del primino lo innervosivano un po’, ma era un nervosismo controllato che si tramutava in un perenne stato d’allerta. Non conosceva quel luogo ed il suo fuoco natio era ben lontano. La creatura magica preferiva crogiolarsi tra le ardenti braci di un camino invece di accontentarsi del calore corporeo del suo padroncino.
    Le parole di Samantha arrivarono lapidarie e taglienti come la lama di una spada. La sincerità dei bambini era disarmante e come qualsiasi altra verità spesso era mal ascoltata dalle altrui orecchie. Aaron non faceva eccezione. Sollevò lo sguardo lucido sulla bambina bionda, così crudele da rimproverarlo e non capirlo. Perché lei doveva capire la solitudine che si portava dietro con una sola salamandra come amico. Scosse la testa e la strinse maggiormente a sé. La creatura magica sollevò la testa appena, forse non aspettandosi quell’eccessiva stretta sull’addome. Non provò a divincolarsi o emettere fiamme.

    Sei…sei cattiva!

    La chioma sbarazzina ondeggiò sul capo quando Aaron iniziò a scuotere la testa con forza, quasi non desiderasse ascoltare oltre le parole della ragazzina. Come pensava alcune ragazze erano così perfide con lui e Samantha non faceva eccezione. Abbassò lo sguardo disinteressandosi alle sue parole, con ostinazione accarezzava il capo della creatura.

    Scusami. Eldur non è cattivo. Non voleva farlo di proposito!

    Stavolta si rivolse a Sertoria, la “vittima” della salamandra. La scottatura era piuttosto superficiale ed in breve tempo si sarebbe rimarginata anche senza l’uso di alcuna pomata anti-scottature. Eppure Aaron si sentiva in dovere di scusarsi con la ragazzina del ghiaccio.
    Quando alle sue orecchie sopraggiunse la drastica ma comprensibile conclusione di Daniel, il bambino sollevò il capo basito e deluso. Pensava che tra “maschi” ci si aiutava ed invece quel ragazzino non era meno cattivo della biondina. Si morse il labbro inferiore quasi per tenere a bada la lingua. Non trovare alcuna forma di solidarietà nei suoi coetanei lo gettava in un maggior stato di sconforto. Era già poco bravo a farsi degli amici ed in quel vagone non era riuscito ad attirare le simpatie di nessuno.
    Il nobile spirito di Junah portò sollievo a più di un anima in pena. In primis bagnò la pelle del mezzo-maride. Poi con estrema sensibilità si rivolse allo sconvolto e triste Aaron. Aiutato forse da una maturità maggiore ed una pazienza forgiata negli anni, lo studente più grande riuscì ad attirare l’attenzione del primino. Bastarono poche parole, proferite con sincerità per rassicurarlo. Gli occhi smeraldini del ragazzino non si staccarono dal volto di Junah. Allentò la presa sulla sua salamandra. Non c’era alcun pericolo da cui doveva proteggerla.

    Me lo prometti?

    Chiese. Era più una formalità, anche perché aveva già deciso di fidarsi di lui. Si era sentito compreso e non giudicato. E bastò un suo cenno per farlo sorridere. Si asciugò le lacrime e decise di seguire lo studente del ghiaccio, lasciando uscire Samantha e Sertoria che erano rimaste bloccate dal corpicino di Aaron che prima di allora non aveva nessuna intenzione di spostarsi dalla porta.

    Mi fido di te!

    I fischi del treno annunciavano l’imminente arrivo ad Amestris. Era tempo di prepararsi ed Aaron non si sarebbe separato da Junah. Era pronto ad affrontare tutto, ora che aveva trovato un amico.
    Il povero Eldur se ne stava placido tra le braccia del padroncino, l’unica vera vittima di quello scottante viaggio, forse pensando al suo ultimo pasto di pepe.

    [End]



    Fine!

    Piccola nota per Yurigo: In Quest non bisogna mai autoconcludere gli incantesimi usati né da te e né dagli altri Pg. Giustamente Junah ha usato Aguamenti in modo non-autoconclusivo e tu nel tuo Post hai descritto la riuscita dell’incantesimo (compito che spettava al Tessitore). Cerca di stare più attento la prossima volta, anche perché metà del tuo Post è da annullare.

    Mi complimento con tutti per la serietà e l’impegno che avete messo in questa mini-Quest. Ho apprezzato molto le vostre interazioni. Davvero bravi.

    Potete riunirvi al Topic centrale della Cerimonia di inizio anno e ruolare di andare dai Professori e segnalare l’accaduto. Aaron vi seguirà e non si staccherà da Junah.

    Siete delle persone orribili, ma fortuna che c’è Junah.

    Ecco le conseguenze:
    - Samantha e Daniel siete nella lista nera di Aaron Hobbs. Nelle Free role potete asserire di ricevere regolarmente dei dispetti da Aaron. Lui è piccolo e vi odia. Usatelo come colore per le vostre role!
    - Junah sei il primo amico di Aaron Hobbs. Nelle free role puoi asserire che Aaron ti segua in lungo e in largo, alcune volte furtivamente ed altre meno. Da grande vuole diventare come te. Usalo come colore per le tue role!

    Spero che la mini-Quest sia stata di vostro gradimento. Di seguito i punti:
    Samantha: 8 pe
    Sertoria: 8 pe
    Daniel: 8 pe
    Junah: 8 pe
    Yurigo: 6 pe

    takasugi;Yurigo MhawhoDaniel RollinsSertoria EburneoJunah Grimm
     
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24 replies since 4/9/2018, 23:19   711 views
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