Scottanti segreti

Mini-avventura

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +5   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Fato

    Group
    Destino
    Posts
    6,063
    Likes
    +1,435
    Location
    Dalle vostre azioni

    Status
    Indisegnabile

    Il fischio del treno annunciò l’imminente partenza. Anche per gli studenti più restii a lasciare il nido familiare o ancora intenti a chiacchierare sulla banchina ferroviaria era giunto il momento di entrare nel treno. Alcuni primini stavano ancora cercando il proprio vagone, ma la maggior parte degli studenti aveva già preso posto. Il chiacchiericcio generale diventava sempre più lontano verso il vagone di coda. A nessuno piaceva occupare quei posti, visto che il vagone aveva una sola finestra, era poco illuminato se non dalla lampada perennemente accesa sul tavolo estraibile ed i rivestimenti in tessuto dei divanetti era in più punti rattoppati e logori. C’era molta polvere ed i vetri erano opachi.

    Cinque sfortunati studenti per motivi logistici furono costretti ad occupare la cabina n°30. Quando varcarono le soglie scorrevoli del vagone si accorsero che seduto accanto alla piccola finestra c’era un primino. Avvolto in un pesante mantello, cercava quasi di occupare il minor spazio possibile sul divanetto, con le gambe appoggiate sul baule da viaggio. Il suo volto era completamente anonimo, mai visto prima da nessuno degli studenti. Mostrava una carnagione chiara, una chioma aggiustata di fretta con un colpo di spazzola ed uno sguardo smeraldino rivolto verso l’opaca finestra.

    Quando i cinque studenti varcarono la porta del vagone non ci fu alcuna risposta o cenno di saluto da parte del primino. Rimase in silenzio anche quando la locomotiva iniziò a muoversi ed il paesaggio cominciò a cambiare davanti ai suoi occhi. Ignorò le eventuali chiacchiere e si estraniò dal vagone.
    Ad un primo occhio sembrava intimidito, o semplicemente spaventato all’idea di abbandonare il sicuro nido familiare. Soffermando maggiormente l’attenzione sul primino [Sensibilità >5] avrebbero potuto notare uno stato di agitazione, dettato dalla fronte imperlata di sudore e le orbite oculari che vagavano evasive. Solo i più attenti [Sensibilità >10] avrebbero potuto notare un sospetto movimento sotto il mantello, quasi come se stesse nascondendo qualcosa.


    Benvenuti nella prima mini-avventura di quest’anno!

    Voi cinque siete gli sfortunati del vagone n°30.
    Allora sentitevi liberi di interagire tra voi, con il PNG e con l’ambientazione. Saranno valutati i vostri Post e la coerenza con cui muoverete i vostri Pg.

    Come preannunciato nel Topic d’iscrizione saranno richiesti post celeri (ma di qualità) e con una turnazione serrata. La mini-avventura dovrà essere conclusa prima dell’arrivo ad Amestris e l’apertura del banchetto.

    Coloro che non pensano di riuscire a sostenere questo ritmo sono pregati di inviare un MP al tessitore e provvederò subito a sorteggiare eventuali sostituti. Se uno o più degli estratti non dovesse postare al primo turno, si effettuerà una nuova estrazione tra i rimanenti. Inoltre i partecipanti alla mini-avventura non potranno più ruolare nel Topic principale della Cerimonia di Inizio Anno. Ritornerete lì solo a fine avventura (menomati, mutilati o traumatizzati).

    Vi chiedo solo massima serietà e di divertirvi.

    Scadenza: Venerdì 7 (compreso)

    Buon divertimento!

    takasugi;Yurigo MhawhoDaniel RollinsSertoria EburneoJunah Grimm


    Edited by Amalia Harp - 5/9/2018, 01:08
     
    Top
    .
  2.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar



    Group
    Frozen Wiz
    Posts
    1,111
    Likes
    +331
    Location
    Kiheitai

    Status
    Smaterializzato
    Samantha aveva tolto il suo pupazzo a forma di drago dal baule ed in quel momento se lo teneva sottobraccio. Era ancora giù di morale, ma la vicinanza di Sertoriasembrava star sortendo effetti positivi al suo umore.

    Possibile che è tutto occupato?

    Pensò in islandese, mentre i suoi occhi saettavano da un vetro all’altro, alla ricerca di almeno due posti disponibili per lei e la compagna.
    L’idea iniziale era stata quella di sedersi vicino a Luke, ma la marea di studenti aveva gettato le due bambine lontano dall’amichetto e, dopo un paio di minuti di intenso sgomitare, si erano trovate a camminare per tutto il corridoio del treno, fino a giungere nella carrozza numero…trenta.

    Possibile che esistano così tante persone in questo paese?


    Si domandò nella mente, chiedendosi pure quante persone potrebbe trasportare un drago. Non che l’animale fosse paragonabile ad un mezzo di trasporto, ma sicuramente era più veloce e meno stipato.
    Intorno a lei c’era odore di ambiente chiuso e polvere. Storse il nasino ed i suoi occhi catturarono il dettaglio non ignorabile di quanto poco curato fosse quell’unico vagone. Mentre negli altri si respirava il legno e la luce settembrina illuminava ogni parete, quello aveva un’unica finestra!
    Samantha strinse la zampa di pezza verde del suo peluche e prese il suo posto nella cabina, piazzandosi vicino alla finestra, sopra il preciso segno di un rattoppamento nel sedile. Rimase in silenzio, mentre attendeva che Sertoria si accomodasse al suo fianco.
    C’era solo un bambino dentro e ben presto, le persone ad occupare quella cabina divennero sei. Stipati a quella maniera, sembravano quasi costretti a rubarsi l’aria a vicenda.
    Almeno c’eraJunah, che la Tempesta ormai aveva imparato a conoscere bene, considerando che lo aveva ospitato per qualche giorno durante l’estate.

    Ciao, Ju.

    Lo salutò, era quasi strano vederlo da solo, ma sapeva che Narcissa aveva completato il suo percorso scolastico e, da quell’anno, poteva tuffarsi nel mondo dei “grandi”. Il pensiero in realtà non la rendeva felice, perché Cissy era sempre stata presente nella sua vita scolastica nel dormitorio Giallo-Viola, nonostante gli impegni scolastici.
    Si sentiva come se qualcosa l’avesse lasciata andare, come se la ragazza si fosse posta in una barca e avesse deciso di navigare verso la corrente senza includerla nel viaggio. Non era triste come lasciare l’Islanda, ma era comunque un’emozione che le faceva stringere lo stomaco.

    Tutto bene?

    Non doveva temere di parlare con Junah: era stato suo insegnante e, sebbene non sapesse se lui la considerasse amica o meno, Samantha provava una giustificata simpatia nei suoi confronti.
    Nell’abitacolo c’erano anche due studenticon i quali non aveva mai parlato, ma quella era una sorta di routine. Anche quando era a scuola si ritrovava circondata di persone con le quali non parlava mai. I suoi occhi si posarono per pochi minuti sulla chioma azzurra di uno dei due, notando la carnagione pallida e, in ultimo, la curiosa collana che portava al collo.
    Non era tipa da fissare, quindi distolse gli occhi subito, quasi come se temesse che la vista le iniziasse a bruciare.
    Però, “tutto bene” era qualcosa che non apparteneva alla persona seduta davanti a lei.
    Voleva ignorarlo. Però anche se distoglieva lo sguardo, con la coda dell’occhio catturava ciò che – per lei – era palese.
    Il primino davanti a lei era sicura di non averlo mai visto prima, non aveva nessun colore addosso, segno che lo smistamento doveva ancora calarsi sulla sua testa, in ogni senso.
    Sembrava perso in un'attenta osservazione dello sporco sul finestrino, ma allo stesso tempo pareva terribilmente inquieto. Il suo sguardo non sembrava mai rimanere troppo sullo stesso punto e la sua fronte era lucida di sudore. [Sensibilità: 9]

    Ma...
    Ehi. Non devi avere paura di noi.


    Si prese la briga di dire, trascinando le parole a uscire dalla sua bocca in un inglese decente. Quando era di cattivo umore era difficile tirar fuori la lingua giusta.
    E poi, non aveva nessuna sicurezza che quel poveretto fosse spaventato da loro, ma era sua intenzione provare a farlo stare buono perché ce lo aveva davanti.

    Lui è grande.

    Alzò un braccio ad indicare Junah.

    Lui ti aiuta se hai bisogno.

    E tacque, stringendosi Grænt addosso.
    E nel dubbio, ovviamente non aveva riflettuto prima di parlare.

    OFF mi sono accordata con la player di Sertoria per dichiarare che i nostri pg sono seduti vicini.
    Samantha si è seduta davanti al bambino.
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Ti piace il mio profumo?



    Group
    Ghiaccio VI Anno
    Posts
    1,164
    Likes
    +598
    Location
    Roma

    Status
    Smaterializzato
    Non era male, no davvero. Ecco, così avrebbe anche potuto dirsi a casa.
    L'espresso per Amestris poteva vantare vagoni di tutto rispetto, se non apertamente eleganti e signorili. Nulla che si potesse definire lussuoso, ma comunque nettamente al di sopra delle aspettative di una come Sertoria.
    E poi c'era il vagone di fondo. Benedetto vagone di fondo.
    Tutto ciò di cui avrebbe potuto aver bisogno lei, che doveva rintracciare ovunque le vecchie abitudini e i luoghi familiari, o il timor panico l'avrebbe subissata.
    Subissata...
    Avanzando aggrappata alla valigia di Samantha, Sertoria rivolse lo sguardo indietro, una volta in più verso la carnagione lattescente di quel ragazzo, Yurigo Mhawho, ancora lontano nel vagone, ancora in forse su dove sarebbe andato a finire. Lo conosceva, Sertoria. Da un anno intero, pur non avendogli mai parlato, e quella era la prassi. Ciononostante sapeva perfettamente cosa fosse, oh sì. Tutti lo dicevano, in Sala Comune. E chi era lei per non crederci?
    Sam si lasciò cadere sul sedile sbeccato. Docile come di consueto, Sert fece altrettanto con quello di fronte.
    Beh, di fronte più o meno. Avrebbe voluto sederle proprio testa a testa, ma a quanto pare non poteva. Scostò timidamente il sedere verso l'ingresso dello scomparto, non sopportando di stare troppo vicina a livello fisico ad altre persone. Quello poi neppure sapeva chi fosse.
    Altra gente s'infilò nello scomparto, bloccandole la vie di fuga. Socchiuse le ciglia, ricacciandosi via dagli occhi quella poca luce che poteva possedere il peggior vagone dell'espresso - ma indubbiamente il più rassicurante, per lei. Adorato, adorato buio. Inspirò a fondo e abbandonò la testa contro lo schienale. Pensava a papà, rimasto sulla banchina a conversare con la signora Allie, dopo averla baciata sulla fronte - era molto delicato con lei, come se avesse una bimba di vetro, o il ghiaccio della sua Casa le avesse sostituito l'epidermide. Ma come avevano fatto a lasciarsi separare dagli altri dalla folla, come?

    Ora dormo.
    Ora dormo e sogno che volo. Volo sulla bacchetta.

    Tutto bene?

    Sertoria aprì gli occhi, un poco turbata: ma certo che stava bene, Sam! Guardò la biondina, cullandosi nel buffo schiocco del suo accento, giusto a tempo per realizzare che non stava parlando a lei.
    Ruotò il capo, adocchiò il ragazzino che le sedeva a fianco. E sì, adesso che gli prestava attenzione poteva vederla chiaramente, l'ansia che gli pervadeva la faccia [sensibilità 7 -> 9 (in attesa di conversione esp.)]. Beh, non era poi così diverso da come doveva apparire lei per gran parte della giornata. Lei però sudava meno, molto meno.

    Lui è grande.

    "Lui" era Junah Grimm. Ilare che Samantha, Tempesta, lo conoscesse più di lei, che era della sua Casa. E quell'altro era Yurigo, e... e altra gente che in teoria avrebbe dovuto conoscere benissimo ma, hey, lei era Sertoria. Santo Garrick, quanto doveva essere anonima per non conoscere neppure quelli con cui spartiva le stanze comuni? Persino l'astratta Silverclaw era riuscita a farsi più popolarità di lei.
    Ficcò le mani nella tracolla e tirò fuori un pacchetto di bolle bollenti, comprate un sacco di tempo prima e ancora intonse. Ci mancava soltanto che facesse scadere il cibo, con tutto quel che costava. Scartò l'involucro e se ne ficcò una in bocca.

    Lui ti aiuta se hai bisogno.
    Aiuta...

    Abbassò lo sguardo sul pacchetto. Impercettibilmente se lo avvicinò al cuore, vinta da un'impulso di possessività: perché dover essere gentili, umh? Dopotutto chi era mai gentile con lei?

    All'ospizio. All'ospizio sono stati buoni, ci hanno tirati fuori.
    Quello era lo zio, però. Altrimenti saremmo ancora là sotto.
    E Samantha? E Susan, Rheis? Ew.


    Arricciò la bocca infastidita, rendendosi conto che la fredda logica stava dando pienamente ragione ai moti del cuore, una volta almeno.
    Il colpo di grazia scese a mozzarle la testa quando ormai la poverina era bell'e che in ginocchio:

    Luke che farebbe?

    Sospirò spazientita. Santo Luke.
    Spostò le bolle bollenti dalla mano destra alla sinistra e le porse al bambino tremante. D'altronde tutto quel silenzio cominciava a renderla nervosa. Tanto valeva che parlasse qualcuno, no?

    Prendi.

    Biascicò con voce più acuta del consueto.

    Uso le bolle bollenti che ho registrate nella scheda
     
    Top
    .
  4. Daniel Rollins
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Dopo che il treno diede il segnale di un’ imminente partenza, gran parte degli studenti si precipitò al suo interno creando un gran trambusto. La sfortuna volle che Daniel rimase imbottigliato in quella calca, dunque il giovane fu uno degli ultimi ad entrare nel treno. Gli fu subito chiaro che difficilmente gli sarebbe stato possibile sedere nello stesso vagone di Jamie e Isabella con i quali stava parlando in precedenza mentre si trovava ancora sul binario. A dir la verità, li aveva entrambi persi di vista quasi subito dopo il primo fischio del treno.
    Per il giovane membro della Tempesta non rimaneva altro da fare che cercare ancora un posto libero in cui passare le prossime ore, ma più camminava verso il retro del treno e più si accorse di come ciò fosse più complicato del previsto.

    L’ anno scorso non mi sembrava che ci fossero così tante persone sul treno. Forse ci sono più ragazzini del primo anno del previsto.

    Più camminava e più la paura di dover stare in piedi per tutto il viaggio cresceva fino a quando il giovane raggiunse il vagone numero trenta. Aprendo la porta, si accorse che al suo interno c’ erano poche persone, ma soprattutto c’ erano ancora dei posti liberi. Fece un sospiro di sollievo, ma ben presto si pentì di averlo fatto. Infatti, il vagone si presentava piuttosto buio e polveroso, con una sola finestra che difficilmente gli avrebbe permesso di osservare i paesaggi all’ esterno come egli desiderava fare.

    Sembra di stare nella vecchia cantina del nonno, l’ odore è lo stesso! Forse era meglio rimanere in piedi…

    Trascinò a fatica i suoi bagagli al suo interno prima di chiudere la porta della cabina dietro di sé. Tre persone era già sedute sui divanetti rattoppati presenti in quella cabina. Le due ragazze avevano un volto vagamente familiare, ma Daniel non ricordava i loro nomi, mentre un ragazzino minuto si era seduto vicino al finestrino e volgeva il suo sguardo verso l’ esterno. Proprio di fianco a lui si sedette il giovane studente della Tempesta, senza stargli troppo appiccicato, e nel farlo salutò con un gesto della mano le due ragazze sedute di fronte a lui.
    Altri due studenti ebbero la sfortuna di finire in quel vagone che sembrava esser stato dimenticato da tutti visto come era ridotto. Daniel si rese conto di non conoscere nemmeno questi ultimi arrivati; ciò era dovuto al fatto che il suo primo anno ad Amestris lo aveva passato in gran parte ad ambientarsi ed aveva deciso di farlo in solitudine. D’ altra parte, non era stato semplice per una persona proveniente da una famiglia totalmente babbana ritrovarsi catapultato in un mondo molto diverso a quello a cui era abituato. Comunque, nella sua personale lista di buoni propositi per il nuovo anno scolastico, il socializzare di più si trovava ai primi posti.
    Diede un rapido sguardo al ragazzino che si trovava al suo fianco; dalla sua posizione era difficile vedere il suo volto per intero, ma si poteva ben notare la sua carnagione molto chiara, forse persino più chiara della sua. Si poteva capire che egli fosse un po’ teso, forse perché quella era la prima volta che si staccava dalla sua famiglia o forse perché, proprio come lui, si era ritrovato in un mondo sconosciuto fino a poche settimane prima.
    Alcuni dei suoi compagni provarono a parlare al ragazzino, cercando di metterlo a suo agio, ma Daniel invece non aprì bocca poichè credeva che l’ altro volesse semplicemente rimanere tranquillo per sua scelta. Nel caso in cui si fosse sbagliato ed il primino avesse cominciato ad interagire, anche lui sarebbe stato felice di rivolgergli la parola, ma per il momento Daniel scelse di non intervenire.
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar




    Group
    Drayrdd
    Posts
    920
    Likes
    +154

    Status
    Smaterializzato
    Il fischio dell’Espresso lo fece guardare un’ultima volta fuori da uno dei finestrini del corridoio prima di camminare verso il vagone con il baule e Imotep nel trasportino. Non vedere Narcissa tra i ragazzi che stavano per partire alla volta di Amestris lo intristì parecchio: per carità, lo sapeva, lo sapeva da tutta l’estate e lo sapeva da ancora prima, ma farci i conti faccia a faccia era diverso.
    Ma cosa poteva farci? Proprio niente. Prima della bocciatura di due anni fa avrebbe potuto, lì si che avrebbe potuto. Adesso no, perciò era meglio affrontare l’anno come si doveva. Lo avrebbe affrontato attivamente, non avrebbe affrettato niente, non avrebbe messo l’acceleratore: avrebbe cercato di viverlo appieno, di vivere ogni momento.
    Ogni vagone era pieno, costringendo Junah a passare al successivo: la storia si ripeteva ad ogni scomparto che guardava, finché non si ritrovò in fondo. Cabina 30. Il piano di fare il viaggio con Liam e Ray andò in fumo, ma pazienza perché li avrebbe rivisti appena sarebbe arrivato al castello: la loro assenza per qualche oretta di viaggio, non l’avrebbe ammazzato. Sbuffò ed entrò con la voglia di sbarazzarsi del baule che posò sotto il sedile su cui aveva posato il trasportino-. Solo dopo essersi girato, si accorse di Samantha, che ormai non chiamava più per cognome come faceva prima perché una certa confidenza si era insinuata tra i due dopo le prove con un incantesimo affine alla sua casata e dopo l’Islanda. La timida Eburneo, anche lei del Ghiaccio come lui e un altro ragazzo.

    Buongiorno Principesse!
    Non ci è andata bene, ma non credo che importi alla fine.


    Non finì la frase, ma il gesto che fece era facilmente comprensibile dalle due ragazzine.

    Diciamo bene, Samantha. Voi?

    Quel “diciamo” era chiaramente riferito alla mancanza di Narcissa, ma doveva solo abituarsi. Pazienza che stava andando in un posto che gliela avrebbe ricordata praticamente ovunque! Adocchiò un altro ragazzo a cui spalancò un sorriso: questi gli sembrava si chiamasse Roll, Rolly, Rollins o qualcosa di simile, però questo non gli impedì di salutarlo e di sedersi di fianco a lui.
    Non era un bene parlare sempre con le stesse persone, senza dare la possibilità agli altri: ai suoi occhi era un atteggiamento prevenuto e classista, e lui non voleva essere così.

    Ciao! Io sono Junah.

    Prima di occupare il sedile libero e piuttosto malandato, buttò uno sguardo fuori dal vetro della porta scorrevole: in piedi, vide un altro ragazzo della sua casata. Mhawho, il mezzo-Maride: aveva sempre trovato interessante la sua cultura e il suo modo, ma il ragazzo non parlava molto, non era un tipo espansivo come lui, però poteva approfittare del viaggio per fare un passo in avanti. Chiuse gli occhi per un momento, riaprendoli subito dopo, gettando lo sguardo un po’ ovunque per la cabina: il vagone dove erano finiti stipati era molto diverso dagli altri. Per cominciare la luce che rifletteva l’unica finestra presente, la polvere non mancava e il tessuto dei sedili era strappato in più punti. Non aveva mai visto quella cabina e si ritenne fortunato di non averlo fatto: gli mancava l’aria lì dentro, ma ormai era lì e non c’erano altri posti da poter occupare. E poi, non era un tipo schizzinoso. Guardava ancora, fino a far cadere gli occhi sul bambino seduto accanto alla finestra: silenzioso e a giudicare da come rispondeva o meglio, da come non rispondeva, sembrava voler stare per i fatti suoi.

    Ehm…

    Fu preso un attimo alla sprovvista dal fare delle due ragazze, sentendosi un po’ in imbarazzo. Cosa che sorpassò poco dopo, lanciando un sorriso alle due.

    Sì, devi stare tranquillo, non ti daremo fastidio: ma se vuoi, con noi puoi parlare.
    Come ti chiami?


    Il primino che Junah non aveva mai visto, sembrava agitato da qualcosa e il Capitano del Ghiaccio pensò che forse dipendeva dalla loro presenza o magari dal dover andare via di casa per così tanto tempo. A Natale mancavano ancora quattro mesi, che per chi era già abituato come lui, potevano essere un tempo breve. Per il bambino forse no...sempre se era quello il motivo della sua agitazione. [Sensibilità >12+1] Qualcosa gli fece stringere le palpebre: qualcosa che si muoveva sotto il pesante mantello che indossava. Che stesse nascondendo qualcosa?
     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar



    Group
    Frozen Wiz
    Posts
    97
    Likes
    +31

    Status
    Smaterializzato
    E così, tra una chiacchiera e l'altra, non da parte di Yurigo ovviamente, arrivò il fatidico momento per tutti i presenti, l'attimo di partire per Amestris e lasciarsi alle spalle ciò che con molta fermezza si può definire famiglia. Come sempre, si erano presentate delle situazioni piuttosto variegate e Yurigo stesso lo aveva notato. Dal bambino accompagnato dalla nonna, dal figlio di famiglia nobile al gruppo di ragazzi indipendenti, ognuno aveva la sua situazione e spesso si potrebbe cadere nell'inganno di pensare che il proprio stato sia unico e imprescindibile. Probabilmente Yurigo non era il solo a essere solo - perdonate la cacofonia - ma non importava tanto la sua situazione bensì il perché, che piaccia o meno, proprio questo crea le differenze che tanto piacciono a chi fa dell'empatia il suo credo. Talvolta si manifestano attraverso piccoli dettagli che nel parlato suonano piuttosto scomodi da menzionare, pertanto, si potrebbe argomentare che l'essere appoggiato a una colonna si traduca in un bisogno di sostegno da parte di qualcuno e che quindi Yurigo lo stesse dimostrando con la sua posizione nel contesto sociale. A conti fatti, però, speculare senza ottenere risposte è utile come fare accuse senza prove, finché non si stabilisce un legame solido come un tronco di Baobab con la persona in questione è superfluo. Ma quest'anno le cose sarebbero cambiate, forse, dipende dal modo in cui si concretizzerà la sua volontà di migliorare certi aspetti. Fu uno degli ultimi a salire, non a caso naturalmente, di certo accodarsi non era l'opzione più sicura. Essere l'ultimo a entrare comportava degli svantaggi, in primis la ricerca dei posti che scatenava, inevitabilmente, una guerra di sguardi tra tutti i vagoni, cosa che Yurigo riuscì efficacemente ad evitare pedinando altri studenti che stavano cercando, in secundis il vagone di coda: il più sacrificabile in caso di incidenti, altro non è che una carrozza tenuta in pessimo stato paragonabile a una prigione. Chi fosse riuscito a prendere posto, che piaccia o meno, sarebbe finito lì.

    No... no...

    Da cosa può derivare questa preoccupazione? Le opzioni più ovvie potrebbero essere due: la vista di una lama affilata oppure l'accorgersi di aver finito l'acqua. Ebbene, non fu nessuna delle due. Camminando in avanti, sempre pedinando il gruppo davanti a lui, si accorse della direzione che stavano prendendo e non preannunciava nulla di buono. Chi non se ne sarebbe accorto dopo aver passato tutte quelle porte? Avendo lo sguardo basso e puntato sulle scarpe di chi stava davanti non si accorse di essere arrivato alla deadline, l'ultima porta da attraversare, nonché quella che lo avrebbe condotto al vagone di coda. Accadde lo stesso, già, neanche a gufarla. Malgrado le pessime aspettative si accorse immediatamente di una nota positiva, apprezzabile soprattutto da tipi come lui, ovvero il decrescere del suono prodotto da chi non pensa altro a parlare, come se nel parlato si preoccupassero effettivamente di pensare a cosa dire anziché rigurgitare a vanvera tutto ciò che passa per la testa sotto forma di frasi. Si bloccò sulla porta, sapeva che presto sarebbe iniziata la "guerra", così come ama definirla lui, non tanto per la brutalità di questa ma per l'intensità percepita. Prima di varcare la soglia doveva, come di consueto, identificare chi aveva davanti, non letteralmente, e stabilire quanto questi possano rappresentare una minaccia o meno. Insomma, si aveva sempre a che fare con gli umani e lui li conosceva soprattutto per l'aggressiva pesca delle balene praticata nelle zone del suo clan. Non che fare generalizzazioni di questo tipo aiutasse a trovare degli amici ma ormai era abitudine. La prima, non tanto per la sua posizione ma piuttosto la prima ad essere capitata nella traiettoria del suo sguardo era una ragazza. Aveva i capelli biondi, dove lo aveva visto quel colore prima d'allora? Sicuramente da qualche parte, forse nelle spugne che si trovavano sul fondale marino. Ecco, che lo volesse o meno, nella mente di Yurigo lei sarebbe stata identificata come "Spugna".

    Huuaae...

    Letteralmente significava "Onda", ciò significava che non corrispondeva a un pericolo. Poi spostò lo sguardo sull'altra ragazza, ma non si soffermò molto su di lei. L'aveva vista prima e aveva già fatto una classificazione per lei ma non ci fu mai l'occasione per dirglielo, chissà, magari quest'anno se ne sarebbe presentata una plausibile. In verità per alcuni aspetti si rispecchiava in lei, nemmeno lui era sicuro quali ed era tantomeno sicuro di averci azzeccato riguardo il suo carattere; contrariamente a quanto ritenuto da sua madre, Yurigo, non è affatto abile nel riconoscere le peculiarità degli umani, ci provava ma li fatto di paragonarli a onde, coralli o pesci rendeva tutto più difficile giacché ciò altro non faceva che oggettivarli. Poi passò sul più alto di tutti, Junah, come non conoscerlo? Nonostante ciò aveva incontrato molte più avversità nel definire lui che qualcun'altro, forse perché i suoi occhi tradiscono ciò che è veramente. Quello sguardo intenso potrebbe tradursi in molti modi, questione troppo complicata per Yurigo e, proprio per questo, forse potrebbe essere pericoloso. Ma perché non fidarsi ogni tanto?

    Feenwaa...

    Non al cento per cento, Junah rientrava nella categoria delle acque turbolente. Rimase un'ultima persona da valutare, non che Yurigo avesse molto da pensare di lui a primo impatto. Sembrava un comunissimo ragazzo Finlandese, uno di quelli che si può facilmente incontrare a Töölö magari con l'aggiunta di qualche ragazzina a girargli attorno. Anche lui, quindi, sarebbe rientrato nella categoria delle Onde, così fino a prova contraria. Fatto questo importante passaggio anche Yurigo entrò in territorio ostile ma qualcosa, con effetto immediato, lo allarmò. Un evidente strato di polvere ostruiva una vista limpida attraverso il finestrino e ciò lo infastidì parecchio, tantochè si sarebbe avvicinato per poi protrarsi in avanti con l'intento di passare con la mano sul vetro. Ciò non solo avrebbe rimosso la polvere ma avrebbe attratto l'attenzione di tutti, non sempre si ha l'occasione di vedere una mano palmata, non da così vicino almeno. Sapeva che sarebbe successo, ma non importava, vedere l'esterno era ancora più importante di quelle frivolezze da conversazioni casuali.

    Meglio.

    Avrebbe detto tra sé e sé, a basso tono, dopo essersi accertato di aver pulito il vetro nella sua totalità ma, nonostante ciò, sarebbe rimasto comunque opaco. Impossibile togliere un tale segno di vecchiaia come quello in quattro e quattr'otto. Poi si sarebbe seduto nel primo posto comodo ma non prima di aver messo entrambi le mani in tasca. D'un tratto, sopraggiunse una strana sensazione ma al contempo familiare. Quel posto, così chiuso e isolato, non era affatto ottimizzato per un buon fluire dell'aria ma, per fortuna del nostro mezzo-maride, legati alla sua cintura vi erano 500 cl di puro sollievo. Staccò la borraccia dal suo gancio e si lasciò andare in quel momento speciale, per lui almeno, e se la prese così comoda che riusci a fare due sorsi abbondanti. Ora si che stava meglio. Nel richiuderla si accorse di un sesto elemento, qualcuno che non aveva preso in considerazione, perché? Quest'ultimo pareva essere un bambino coricato su sé stesso, neanche stesse cercando di mimetizzarsi. Fortuna che non dovette interagirci perché ci pensarono gli altri studenti di quel vagone ma per quanto gli arriderà la sorte? Impossibile stabilirlo, non finché questa nuova figura non si fosse palesata. Non vedendolo nel suo complesso non poteva inserirlo con sicurezza tra le onde, non ne poteva essere sicuro, forse si era appena materializzato il primo problema di quell'anno.
     
    Top
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Fato

    Group
    Destino
    Posts
    6,063
    Likes
    +1,435
    Location
    Dalle vostre azioni

    Status
    Indisegnabile

    Fuori dal finestrino il paesaggio continuava a cambiare. Dopo aver attraversato un buio sottopassaggio, lasciando i sei sfortunati studenti nella penombra rischiarata solo dalla lampada sul tavolino, i binari tagliarono verso un sentiero alberato che li condusse fuori dalla città. Quindici minuti dopo si poté udire il fischio della locomotiva libera finalmente di attraversare le rocciose praterie inglesi.
    Il paesaggio era affascinante, come sempre. Eppure era chiaro che il misterioso primino non stava ammirando la meravigliosa veduta oltre l’opaco vetro. I suoi occhi continuavano a vagare per la cabina n°30 in modo evasivo, forse pregando che nessuno gli rivolgesse la parola. Desiderio che vide infrangersi quando le parole gentili di Samantha sopraggiunsero alle sue orecchie. In un primo momento pensava d’ignorarle, ma sua madre gli aveva raccomandato di comportarsi bene. Ripose le sue iridi smeraldine quasi con sorpresa sulla studentessa delle tempesta, effettivamente preso alla sprovvista dalle parole dell’irlandese.

    No-Non ho paura di voi.

    Riuscì a proferire nonostante la gola secca. Improvvisamente sentiva la lingua attaccarsi al palato e le parole uscire a fatica dalle sue labbra.

    Non ho paura di voi!

    Ripeté con maggiore convinzione, temendo stavolta di essere apparso perfino troppo veemente nella sua risposta. Scosse la testa e con essa anche la sua chioma ribelle.

    Noi ragazzi non abbiamo paura di nulla!

    Cercò la complicità dei ragazzi presenti.
    Avvolto in quel pesante mantello, fin troppo caldo per delle temperature settembrine, rimase immobile e con le braccia celate da occhi indiscreti. Solo la testa e le gambe emergevano da quel mantello da viaggio, comprato forse di qualche taglia più grande.
    Quando abbassò lo sguardo verso la manina di Sertoria si ritrovò un pacchetto di bolle bollenti a portata di mano. La tentazione era tanta, la bambina poteva percepire il chiaro desiderio del bambino nell’avventarsi sui dolci di Mielandia, eppure si trattenne.

    No grazie.

    Rifiutò.
    Allungò il collo per ritrovare la figura di Junah pronta a colloquiare amichevolmente con lui. Il primino ne fu quasi subito intimidito, più degli altri studenti presenti nel vagone.

    Mi…mi chiamo Aaron Hobbs.

    Abbozzò un timido sorriso sulle labbra prima di sentire qualcosa in grembo muoversi. E non era l’indigestione di api frizzole che si era beccato lo scorso anno. Aveva avuto quasi la sensazione che il più grande del vagone avesse notato quel sospetto movimento sotto il mantello. Per evitare ulteriori interazioni voltò lo sguardo verso il finestrino, lasciando trasparire la sua intenzione di rimanere taciturno per il resto del viaggio.
    Passarono diversi minuti ed altrettanti silenzi prima che il piccolo e nervoso Aaron smettesse di osservare il paesaggio. I movimenti sotto il suo mantello diventavano sempre più frequenti. E non erano le mani del fanciullo ad animare la stoffa. Il volto sbiancato del primino era rivolto sul suo grembo in movimento.

    Stà fermo.

    Un sussurro che poté essere udito solo da colui o colei che lo affiancava. Ma ben presto la lotta sotto quel telo scuro divenne sempre più evidente.

    Shhh!

    Bisbigliò quando un gemito di ribellione si sollevò in tutta la cabina, ben udibile dai presenti.

    Ehm… ho fame.

    Le sue certezze si stavano sgretolando come neve al sole. Diventava sempre più insicuro, agitato ed evasivo di minuto in minuto. Quel verso era troppo diverso dal brontolio di uno stomaco. Eppure Aaron si chinò per recuperare qualcosa dal baule. Solo i più acuti [Sensibilità > 8] avrebbero potuto notare che Aaron stava recuperando un barattolo di pepe in granuli.
    Quando Aaron provò ad introdurre del pepe sul suo mantello, tana di una qualche creatura, ci fu una vampata. Una fiamma a forma di cupola si sollevò nell’angusta cabina e la sfortunata Sam che aveva scelto il posto frontale al primino ne fu il principale bersaglio [Puoi tentare una schivata autoconclusiva se Riflessi > 5, altrimenti il tentativo non sarà autoconclusivo].
    Ma i guai non erano finiti qui, anche perché delle lingue di fuoco avvolsero la lampada sul tavolo e le ante della finestra in legno appiccando un piccolo incendio. Era il caso di stroncarlo sul nascere prima che quei pochi focolai diventino un pericolo per l’intero vagone.
    Qualcosa scivolò dal mantello di Aaron verso il sedile, dove erano ammassati i bauli di coloro che avevano scelto di affiancare il primino. Ma per ora nessuno si accorse della fuga, se non il primino.

    Eldur! NO! Eldur! Torna qui!

    Aaron nel panico non si accorse che il suo mantello ormai andava in fiamme.



    Vi ritrovate ad affrontare 3 imprevisti:
    - Salvare Aaron
    - Salvare Sam
    - Spegnere il focolaio

    Avete libertà d’azione. 1 Incantesimo non-autoconclusivo ciascuno.

    Solo Samantha non ha libertà d’azione, prima di fare qualsiasi cosa deve difendersi dalla vampata.

    Per ora non riuscite a notare la misteriosa creatura che striscia sotto i vostri bagagli.

    Potete utilizzare gli incantesimi del vostro anno e che avete appreso in ON. Per coloro che non conoscono incantesimi, possono trovare un modo per estinguere l’incendio anche senza utilizzare la magia.

    Turni liberi! Non importa seguire un ordine nel postare, ma l’importante che leggiate ogni azione dei vostri compagni per evitare incongruenze.

    Se ci sono domande o dubbi mandate un MP al Tessitore.

    Scadenza: Lunedì 10 settembre (Ore: 12:00)

    takasugi;Sertoria EburneoDaniel RollinsJunah GrimmYurigo Mhawho


    Edited by Il Tessitore - 7/9/2018, 12:13
     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar



    Group
    Frozen Wiz
    Posts
    1,111
    Likes
    +331
    Location
    Kiheitai

    Status
    Smaterializzato
    Samantha assottigliò lo sguardo e fece spallucce. Individui diversi abitavano quel mondo e lei non giudicava le stranezze altrui, di solito.

    Okke.
    Se lo dice lui…


    Non le interessava sapere se la categoria “maschi” fosse più coraggiosa o meno della controparte. Quella risposta non la fece pentire del suo intervento, ma la gettò nella consapevolezza che forse, quel ragazzino aveva paura eccome!
    Non era per niente capace di “leggere” le persone, essendo una bambina di undici anni, ma nel modo di comportarsi di quel primino, aveva notato un allarmismo quasi divertente. Infatti si concesse un sorrisino piccolo, quasi furbo, che mascherò piazzando il viso dietro il pupazzo verde.
    Aaron Hobbs si comportava in modo strano, ma lei si concesse di provare a non dargli peso. Il viaggio l’avrebbe portata alle sue fantasie sui draghi, ai suoi sogni colorati del verde della radura di Drayrdd. C’erano, potenzialmente, un sacco di cose che potevano rompere quell’armonia, eppure lei era pronta a lasciare il mondo presente per entrare a far visita ad uno immaginario.
    Questo voleva, ma un rumore – un verso – insolito la strappò dall’inizio della corrente di pensieri.
    Cosa diavolo era stato? Possibile che quel bambino avesse uno stomaco modificato ad emettere lamenti a quel modo? La Tempesta non fu in grado di spiegare in altro modo quel suono che non poteva essere il brontolio di una pancia affamata.
    Gli occhi tornarono a posarsi su Aaron, che aveva appena tirato fuori un barattolino [Sensibilità:9] con qualcosa di scuro dentro. Samantha sbatté le palpebre: era così insolito che non riuscì subito a concepire il pensiero che quello fosse…

    Pepe…?

    Fece appena in tempo a pensarlo, che il fuoco nacque dal ventre di Aaron. Non poté collegare la mente a capire cosa diavolo stesse succedendo: il caldo e le fiamme servirono a far muovere il suo corpo, quasi come se si fosse trattato di un allenamento di quidditch e quello fosse il suo bolide da schivare. [Riflessi: 8 (4 Agilità, 4 Prontezza)
    Fisso i piedi a terra e si diede la spinta per alzarsi, nel tentativo di togliersi dalla traiettora del fuoco e spostarsi di lato. Sarebbe andata probabilmente a pestare i piedi di qualcuno, ma non c’era altro modo per salvarsi da quel fuoco.

    Ow, ow, ow! Fuoco, fuoco!

    Si sarebbe - eventualmente - aggrappata alla prima persona a portata di mano per sostenersi in piedi, tenendosi stretto addosso l’inseparabile peluche. Entrambi dovevano uscire indenni da qualsiasi cosa stesse succedendo, entrambi.

    Ho inteso che l'istruzione di schivare senza poter fare altro valesse anche nel caso di riflessi maggiori di 5.
     
    Top
    .
  9. Daniel Rollins
        +1   +1   -1
     
    .

    User deleted


    Nella cabina numero trenta si ritrovarono a convivere sei persone; cinque di queste, compreso il silenzioso primino, erano ancora piuttosto piccoli tanto che poteva sembrare che tutti loro avessero la stessa età, mentre solo uno era chiaramente più grande rispetto a tutti gli altri. Proprio quest’ ultimo si rivolse a Daniel e, dopo essersi seduto al suo fianco, gli disse di chiamarsi Junah.

    Ed io sono Daniel, piacere.

    Abbozzò un sorriso mentre osservava il suo interlocutore; da qualche parte gli sembrava di aver già visto il suo volto, forse durante uno dei pochi spezzoni di partite di Quidditch che aveva visto durante il suo primo anno, ma non ne era troppo sicuro.
    Il treno era in marcia ormai da qualche minuto quando il timido ragazzino avvolto nel suo mantello diede dei segni di vita rispondendo ad una affermazione fatta da una delle ragazze, ponendosi quasi con un atteggiamento di sfida. Arrivò addirittura a cercare un segno di approvazione in Daniel quando disse che i ragazzi non avevano paura di niente. La sua risposta fu un semplice gesto della mano che, nella sua mente, significava un “non proprio”.

    Hai scelto la persona sbagliata per parlare di paure e coraggio!

    Il giovane membro della tempesta non era la persona più coraggiosa del mondo ed era ben consapevole di questo, ma allo stesso tempo non si riteneva nemmeno un codardo che fuggiva alla prima difficoltà.
    Poco dopo, Junah riuscì a far rivelare al primino il suo nome, ossia Aaron; era poco, ma era pur sempre un inizio, un segno che, prima o poi, egli poteva superare i suoi timori, qualunque essi fossero. Nei successivi minuti, Daniel si perse nei suoi pensieri. Il fatto di tornare ad Amestris lo rendeva molto felice e le sue aspettative erano molto alte nonostante il fatto che alla fine dell’ anno egli avrebbe dovuto affrontare degli esami: già, non era ancora ritornato ed i suoi timori erano rivolti a degli esami che avrebbero avuto luogo tra svariati mesi.
    La tranquillità venne interrotta quando il piccolo Aaron che sedeva al suo fianco sembrò intimare a qualcuno di stare fermo. Eppure nessuno sembrava essersi accorto delle sue parole, pronunciate sottovoce; che se le fosse immaginate? Da quel momento Daniel tentò di prestare più attenzione al primino, il quale cominciò ad agitarsi. Come se non bastasse, sembrava che alcuni rumori provenissero dalla sua posizione: egli tentò di giustificarsi, dicendo che fosse la fame, ma il ragazzo della Tempesta conosceva bene i suoni che poteva produrre uno stomaco vuoto ed erano totalmente differenti da quello.
    Improvvisamente, dopo aver preso qualcosa dal suo baule, una fiammata proveniente da sotto il suo mantello fece urlare Daniel il quale, istintivamente, tentò di spostarsi dal fuoco. Le fiamme si diressero in direzione della ragazza seduta dall’ altro lato del tavolino, ma non era l’ unico danno provocato da quell’ evento imprevedibile. Un principio d’ incendio si era appiccato tra la lampada e le finestre, ma il giovane, data la sua posizione, riuscì a scovare un ulteriore problema.

    Fermo Aaron, vai a fuoco!

    Il mantello del primino stava cominciando a bruciare e ben presto avrebbe avvolto il giovane tra le fiamme. Egli sembrava non essersene accorto, tanto che era più preoccupato di cercare qualcosa per terra. Seppur terribilmente spaventato dalla situazione, Daniel non avrebbe permesso al nuovo arrivato di farsi del male prima ancora di giungere ad Amestris. Si tolse la sua giacca viola, colore della sua casata, e la gettò sopra alle fiamme presenti sul mantello di Aaron, facendo ben attenzione a non bruciarsi. Se c’ era una cosa che aveva imparato sin dai tempi della scuola babbana era che per spegnere un piccolo incendio in assenza di acqua si poteva tentare di soffocare le fiamme; il perché ciò funzionasse non lo sapeva, ma fu la prima cosa che gli venne in mente. Diede anche dei colpi con la mano, in modo da far aderire il suo indumento al mantello in fiamme, impedendo così all’ aria di entrare in quello spazio. Nel farlo sentì una grande quantità di calore vicino alle mani, cosa che lo fece spaventare e gli fece fare un paio di passi all’ indietro. In quegli istanti Daniel non pensò minimamente a chi o cosa avesse provocato il danno; ci sarebbe stato tempo per indagare una volta messo in sicurezza il vagone.



    Spero che si capisca che l’ ultima parte non è autoconclusiva, infatti non ho scritto l’ esito delle azioni!
     
    Top
    .
  10.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Ti piace il mio profumo?



    Group
    Ghiaccio VI Anno
    Posts
    1,164
    Likes
    +598
    Location
    Roma

    Status
    Smaterializzato
    No, grazie
    Oh.

    Sertoria arretrò con le spalle, il labbro inferiore leggermente buttato in fuori. Quasi l'aveva presa sul personale. Buffo, no?
    Anzi, no. Buffo per niente, con tutta l'autodisciplina che aveva dovuto esercitare su se stessa per arrivare a offrire parte dei suoi dolci a qualcuno che nemmeno conosceva. Sospirò e calò lo sguardo sulle sue Bolle Bollenti: lillà, il colore che più amava. Potevano sembrare quelle bombe di sapone che si lasciano sciogliere nella vasca da bagno, prima di entrare in acqua.
    Acqua. Sbirciò la faccia di Mhawho. Non era per niente convinta che potesse essere il tipo da apprezzare le sostanze zuccherine. E poi, diciamocelo, aveva veramente il coraggio di rivolgersi esplicitamente a lui senza un motivo? Quel signorino Aaron Qualcosa poteva anche starci, giacché aveva cominciato Sam ad aprire le danze.

    Sta fermo.

    Sertoria prillò sull'attenti. Ci mancò poco che la mandibola le entrasse nel cranio, tanto la serrò.
    Giusto l'attimo di mettersi a riflettere.

    Fermo ha detto, fermo. Non ferma, fermo.

    Ma era pazzo? Serpeggiò un'occhiata vagamente angosciata verso il bambino, che produceva rumori tutt'altro che umani.

    C'è qualcosa, c'è. Strano.

    Nervosa. Sertoria nervosa. Sertoria, mano nella manica. Bacchetta, rigirare la bacchetta tra pollice e indice.
    Inspirò a fondo, gli occhi chiusi. Ecco, così andava...
    Movimento. Sollevò le palpebre, nuovamente scocciata. Aaron Vattelapesca s'era chinato a raccogliere qualcosa, e quel qualcosa era un barattolo.

    Spezie.

    Probabilmente. Pur avendo intuito la cosa [sensibilità 7 + 2 (conversione richiesta il 3/9/18)], Sertoria decise di non approfondire l'indagine. Figurarsi se poteva fregarle qualcosa del cibo che uno si portava dietro in treno.
    Certo, un umano che si mangiava granuli di aromi da cucina a mo' di panino, un po' di sospetto lo dava anche a lei. Ma poi si rammentò che lei era quella con la penna sempre sull'orecchio - a proposito, c'era ancora? -, sicché non era proprio il caso di puntare il dito contro le bizzarrie altrui.
    Se ne stava tutta presa, una mano all'orecchio e l'altra a sventolare le Bolle Bollenti a destra e sinistra (Emh. Ne volete?), quando...
    L'inferno. Il pacchetto le cadde sulle ginocchia, poi sul pavimento (Ohimè!). Attraverso le lingue di giallo, la testa un po' meno gialla della sua amica che saettava (di nome e di fatto) lateralmente.

    Fermo Aaron, vai a fuoco!

    Sertoria sguainò la bacchetta... che si rivelò essere la penna.

    OH!

    La stupida si era messa mano all'orecchio, giusto prima che scoppiasse il putiferio. Mollò la presa anche su quella e si cacciò le dita nella manica destra, alla cerca della sua sfuggente compagna di vita.
    Nel frattempo il ragazzino che aveva gridato - nella sua assoluta mancanza di presenza l'aveva creduto un Ghiaccio, la scema - si era gettato eroicamente sul piccolo Aaron Cognome, cercando di domare le fiamme col proprio mantello.
    E lei? Ancora una volta, pur essendo più grande, stava osservando impotente.

    Tu, tu, tu, eccoti, eccoti!

    Meglio tardi che mai. Cercò d'impulso la luce, nel punto in cui divampava più forte: lampada e finestra.

    Spegnere, spegnere, spegnere.

    Fece la prima cosa che le passò per la testa: tracciò un cerchio antiorario, il braccio teso alle fiamme. Si avvicinò più che poteva, per accertarsi di circoscrivere il più possibile gli effetti dell'incanto. Puntò la bacchetta in basso, alla base delle fiamme, come aveva letto a Roma, su quei buffi oggetti rossi che usavano i Babbani in situazioni analoghe. Ruotò e ruotò, come avvolgendo il fumo attorno al fuso della mano. E chissà se i suoi compagni di Casa le avrebbero dato man forte nell'operazione.

    Glacius.
    Aiutate?!

    L'anno scolastico era partito magnificamente.

    Come discusso via messaggio privato, i 9 punti sensibilità sono stati richiesti prima dell'inizio della quest, in questa pagina.
     
    Top
    .
  11.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar




    Group
    Drayrdd
    Posts
    920
    Likes
    +154

    Status
    Smaterializzato
    Piacere Daniel!

    Rispose al ragazzo della Tempesta che gli aveva appena detto il suo nome.
    Dall’unica finestra presente nella cabina, Junah si fermò a guardare oltre il vetro: il paesaggio al di fuori scorreva veloce, confondendo tutto in una poltiglia di colori quando aumentava di velocità. Poi tutto nero oltre il vetro. Il sottopassaggio gli fece staccare gli occhi e i pensieri da lì. Sulla sua faccia sbatteva la penombra che aveva preso largo per l’intera cabina, dovuta al treno che attraversava il sottopassaggio: unico colpevole del suo cambio di visuale. Lampada, poi l’ombra creata dalla sua fiamma e di nuovo oltre il vetro da capì che percorrevano per le praterie inglesi. Avrebbe fatto qualche scatto con la reflex, ma era ben sistemata dentro il baule, per cui gli scocciò doverla tirare fuori: non per il gesto in sé, ma perché lui non era capace di rimettere tutto in ordine come aveva fatto sua madre ed era troppo sicuro che non sarebbe riuscito a fare entrare tutto dopo. Lasciò quel pensiero, guardando verso il ragazzino mutangolo e sconosciuto che finalmente si decise a parlare. Paura di loro forse era troppo, ma soggezione sì. E poi, due negazioni affermano, no? In ogni caso, lui non era uno di quelli che sosteneva che i ragazzi non avevano mai paura, per cui alzò le spalle e storse il labbro da una parte quando il primino disse proprio quella frase.

    Non proprio...

    Ma era ancora piccolo e molto probabilmente avrebbe cambiato idea. Il Capitano non potè fare a meno di pensare che quel mantello fosse troppo pesante, ma alla fine se stava bene a lui, chi era per potergli dire di levarselo? Con un secco “No, grazie” rifiutò l’offerta della Eburneo, per poi rispondergli alla domanda che gli aveva fatto. Aaron Hobbs.

    Piacere Aaron!

    La sua faccia accolse il sorriso dell’altro, ricambiandolo e tenendolo un po’ più a lungo, perfino quando notò uno strano movimento sotto il mantello. Cos’era? All’inizio non ci diede troppo peso, guardando anche lui verso il finestrino della cabina, anche se il pensiero lo riportava lì. Mani e piedi sbucavano fuori dal pesante tessuto, quindi che diavolo era? Successe di nuovo, e ancora, fino a che Junah non si trovò a guardare proprio lì, incuriosito dai quei movimenti sospetti. Il primino biascicò qualcosa, ma lui non riuscì a sentirla dalla posizione che occupava. “Ho fame”, quello lo sentì abbastanza bene, ma qualcosa gli diceva che non c’entrava niente con i movimenti sotto il mantello.

    Pepe? Mangia del pepe?

    [Sensibilità 12+1] Trovò la scelta culinaria del primino abbastanza discutibile: aveva rifiutato le Bollenti prima e ora aveva preso del pepe? Pensò che i gusti di alcuni fossero davvero strani, ma ancora una volta si disse che non era nessuno per dire “quello non si mangia così”. Per Junah uno poteva fare quello che voleva. Era il classico tipo da niente scocciature finché non scocciavano lui.

    Aaron ma sono petardi di pepe quelli?!

    Una vampata sgorgò dal mantello del primino quando introdusse il barattolo nel mantello. Il blu dei suoi occhi rimase fermo a riflettere l’arancione della fiamma che si levò per la cabina e che stava per colpire proprio l’islandese della Tempesta. Quella si mosse rapida nel tentativo di schivarla, mentre Daniel si levò la giacca, dando dei colpetti al mantello infiammato.

    Ecco, pure la lampada ci mancava!
    Eldur? Chi è Eldur?


    La lampada sul tavolo venne avvolta dalle fiamme e, allo stesso modo, le ante di legno del finestrino. Risultato? Un piccolo incendio che dovevano spegnere subito se non volevano farlo diventare un grande incendio!

    Eldur? Chi è Elduuur?
    Mercato, qui va a fuoco tutto!


    Il panico, nella cabina 30 regnava il panico. Guardò la Eburneo e si disse che era un’ottima idea. Avrebbe fatto lo stesso, ma ci avrebbe messo un po’ più di potenza, sperando che funzionasse. Così, andò in avanti, sorpassando tutti: lì vicino, il sudore aumentava, bagnandogli la fronte. Sentiva il calore del Fuoco sulla faccia, sul collo e nelle mani, dove una aveva già tirato fuori la bacchetta e che stava già tracciando la stella a otto punte. Prima la X, poi la croce ad intersecare e poi la formula, mirando anche lui alla base delle fiamme.

    Glacius Maxima!

    Sperò che le fiamme si estinguessero perché in caso contrario, si prospettava un bel casino di inizio anno.
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar



    Group
    Frozen Wiz
    Posts
    97
    Likes
    +31

    Status
    Smaterializzato
    Non fu affatto d'accordo con il metodo adottato dai compagni di viaggio, non che gliene importasse molto, al contempo, però, sapeva benissimo che al posto di quel ragazzino si sarebbe sentito quasi soffocato da cotanta attenzione. Sapeva che il peggior modo per interagire con qualcuno isolato era quello di parlare, non tanto per esperienza con persone del tipo ma, guardando sé stesso in situazione simili e sapendo che non gli piace quando qualcuno gli parla casualmente, concluse che nemmeno quel ragazzino l'avrebbe apprezzato. Inutile illudersi, come sempre, non avrebbe dedicato più di tanta attenzione a quella discussione, già, perché lui stava già combattendo da qualche minuto con la voglia di voler uscire dal treno. Il suo sguardo, puntato su quel poco che si poteva intravedere da un finestrino in movimento, era immobile e concentrato nel vedere la strada che stavano percorrendo, sia mai che qualcuno tenti di portarli chissà dove. Mentre faceva ciò, inevitabilmente s'accorse delle parole di quel tipetto, sembrava chiamarsi Aaron. Ebbene non avrebbe ricevuto alcuna attenzione da parte del mezzo-maride, almeno non verbale, rimaneva ancora da classificarlo. Cosa poteva essere uno come lui? A dire il vero non poteva avere la certezza di averlo inquadrato in qualche secondo, richiedeva più tempo, un'osservazione più lunga e più attenta. Così l'avrebbe osservato con entrambi gli zaffiri puntati sul volto del ragazzino, principalmente era quello che osservava, e poi generalmente ripercorreva il resto in cerca di qualcosa che rimandasse a oggetti taglienti o pericolosi. Nonostante la breve presentazione percepiva anche un lieve velo di ignoto a mascherare ciò che realmente lui era, similmente a Junah.

    Fame... alghe, pesce...

    Sentendo l'affermazione del nuovo arrivato - ad Amestris s'intende - gli venne una fame incontrollabile, evidentemente le ostriche in mattinata non gli erano bastate, forse ci voleva qualcosa di più consistente. Un buon salmone fresco avrebbe risolto quella necessità ma al contempo sapeva che doveva reggere, a dire il vero aveva anche qualcosa da mangiare con sé ma non voleva mostrare a tutti il suo barbaro modo di mangiare; ricorda vagamente il concetto dell'uomo preistorico e il primo pezzo di carne con l'unica differenza che Yurigo rispetta ciò che mangia e lo tiene con una certa delicatezza, questo sia per essere educato che per preservare l'integrità della carne. Come se non bastasse l'idea del viaggio in ultima cabina, sopraggiunse anche una nuova costante in tutto ciò: Fuoco. Le cose andarono in un ordine molto strano, questo ovviamente giustificato dalla distrazione, o meglio attenzione, verso l'esterno. Prima la sensazione di calore, un sentimento davvero terribile per un mezzo-maride, soprattutto considerando il modo in cui questa si è manifestata; contrariamente a quanto si possa pensare, l'acqua calda non è affatto un problema, anzi, da alcuni componenti viziati del suo clan viene molto apprezzata. Una percezione vicina, invadente, un caldo secco e brusco. Non si potrebbe dire che esista qualcosa di più fastidioso per un maride, nel loro mondo marino e perfetto non esisteva nemmeno, tantomeno esisteva nel loro "vocabolario".

    Ah~ee

    Si trattò di una rapida e veloce emissione gutturale di suoni, soprattutto istintiva, per trasmettere a tutti la preoccupazione che qualcosa possa andare storto. L'avrebbe voluta evitare volentieri ma ormai era nel suo DNA, tra i membri del clan si usava spesso e corrispondeva a uno dei richiami più critici. Indicava pericolo o generalmente paura. Sempre seguendo l'istinto, fece un piccolo balzo e portò entrambe le gambe sul divanetto ma, proprio mentre lui era impegnato a fare queste sue "acrobazie", gli altri membri del vagone si stavano già impegnando per domare le fiamme. Uno dei vantaggi di avere le mani in tasca è quello di un rapido accesso alla propria bacchetta, ma l'avrebbe veramente scomodata per questo genere di cose? Lei, la bacchetta, era troppo speciale e meritava la giusta considerazione, ma usarla inutilmente poteva corrispondere a un insulto e non voleva correre questo rischio. Quest'ultimo, però, lo stava già correndo non reagendo al comportamento distruttivo del fuoco. La prese delicatamente con la destra e si concentrò su di Aaron, una delle onde appena incontrata stava cercando di spegnere il fuoco sul suo mantello con una giacca. Pur essendo una buona idea aveva un che di strano nella sua esecuzione, sì perché Yurigo si accorse di poca determinazione da parte del domatore di fiamme, questo sembrava essere molto timoroso di farsi del male. Non ci vollero complesse interazioni tra neuroni per arrivare alla conclusione che avrebbe potuto aiutarlo con l'incantesimo Glacius, come giustamente fatto dai suoi concasati. Le sue forze, però, non avrebbero collaborato con lui. Un ulteriore problema sopraggiunse ancora prima che il mezzo-maride se ne potesse accorgere. Quel calore, quel variare del clima e quell'ambiente chiuso e dall'aria rarefatta stavano attivamente collaborando per prosciugarlo delle sue forze. Sentiva la sua pelle farsi più rigida, stava iniziando a seccarsi e con questa sensazione arrivò anche l'affaticamento, con esso giunse anche il calo della metacognizione e delle capacità motorie. La testa si accasciò sulle sue gambe, queste invece erano abbracciate dalle sue stesse mani e premute contro il petto. Aveva urgente bisogno di bere, perciò, concentrò le sue ultime forze per muovere la sinistra e afferrare la sua borraccia. Senza pensarci bevette tutta l'acqua al suo interno ma non sarebbe passato molto prima che il suo corpo ne esigesse ancora. Nel frattempo la sua bacchetta, tenuta con fermezza dalla destra che faceva come per afferrarla dalle numerose venature azzurre, ai più attenti avrebbe ricordato vagamente la superficie di uno scoglio.

    A... Acqua.

    Avrebbe mormorato mentre combatteva con il suo corpo per cercare di resistere a quella situazione. Non poteva nascondere a sé stesso, e nemmeno agli altri vista la pericolosa perdita di liquidi, il bisogno di H2O. Ma, c'è un ma, solitamente sono in pochi a capire la reale necessità di introdurre liquidi da parte di un mezzo-maride. Bisogna anche considerare che la situazione non era delle peggiori ma evidentemente lui non era preparato. Esercitarsi a sopportare le vampate di fuoco non rientrava nella routine dei maridi, solo con una lunga vita di esperienze avrebbe potuto rinforzare la sua resistenza a quella sensazione di calore.
     
    Top
    .
  13.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Fato

    Group
    Destino
    Posts
    6,063
    Likes
    +1,435
    Location
    Dalle vostre azioni

    Status
    Indisegnabile

    Il caldo focolare della sala comune. La fioca luce delle lanterne nel corridoio del terzo piano. Il calore emesso dalle candele di una lezione di divinazione. Erano sensazioni più o meno familiari agli studenti della cabina n°30. Il fuoco era un elemento tanto affascinante quanto distruttivo.
    Non erano di certo pronti ad una situazione così calda e pericolosa. La quiete del viaggio era stata distrutta dalle fiamme di una creatura, introdotta clandestinamente da Aaron Hobbs. Un imprevisto che poteva costare la vita a delle persone o risolversi in un pugno di cenere tra le risate dei compagni.
    Samantha dovette ringraziare i suoi allenamenti di Quidditch, visto che riuscì prontamente a schivare la fiammata. Era riuscita a saltare in piedi e togliersi dalla traiettoria di quel bolide di fuoco.
    Aaron inizialmente non sembrava curarsi delle fiamme che gli lambivano il mantello scuro. Ben presto sarebbe diventato una torcia umana, se non fosse stato per il provvidenziale intervento di Daniel. Con coraggio il piccolo mago della tempesta si affrettò a soffocare le fiamme sul mantello del primino, che iniziò ad agitarsi ed urlare dallo spavento.

    Aiuto! Aiuto! Vado in fiamme! Aiuto!

    Scattò in piedi e continuò ad agitarsi. Daniel riuscì a soffocare solo una piccola parte delle fiamme. Aaron ebbe la lucidità di togliersi il mantello e gettarlo a terra, dove fu ridotto in cenere.
    Sertoria fu la prima a comprendere l’effettiva gravità della situazione e lanciò un incantesimo, una prerogativa della sua casata. Dal catalizzatore fuoriuscì un venticello gelido, non troppo forte, forse per la mancanza di esperienza ma abbastanza da tenere a bada le fiamme. Solo l’intervento di Junah estinse in pochi secondi le fiamme che si erano sollevate sul finestrino. Il suo incantesimo, molto più preciso e potente riuscì a raffreddare le superfici fino a rendere impossibile all’incendio di propagarsi. Le fiamme diventarono sempre più deboli fino a svanire con la stessa rapidità con cui erano comparse.
    Il tavolo retrattile era stato appena intaccato dalle fiamme, quindi buona parte di esso era salvo, a parte la lampada ormai distrutta. Invece il vetro della finestra si era appena annerito, ma le ante sembravano solo lievemente danneggiate. I danni non erano stati gravi, grazie all’intervento tempestivo di quasi tutti gli studenti della cabina.

    Ehm…

    Lo sguardo smeraldino di Aaron faticava a sollevarsi dal pavimento, dove le braci del suo mantello erano ancora fumanti. L’intera cabina era ricolma di fumo, ora che le fiamme si erano estinte. Forse era il caso di aprire il finestrino prima di rimanerne intossicati [Azione autoconclusiva che può eseguire chiunque di voi].
    Il ragazzino tossì un po’ per l’imbarazzo ed un po’ per i fumi che gli facevano lacrimare gli occhi. Non aveva appena detto che i maschi non avevano paura di nulla? Quando il volto pallido del bambino si sollevò sui presenti, a cui doveva delle spiegazioni, era in lacrime. Non voleva metterli in pericolo ed era visibilmente dispiaciuto.

    Mi.. mi dispiace. Ma non volevo separarmi da Eldur.
    Anzi non voglio separarmene!


    Proferì sull’orlo di una crisi di pianto. Il veniale capriccio di un bambino? Oppure c’era qualcosa di molto più profondo?
    Da sotto al sedile di Sertoria e Daniel emerse un esemplare di salamandra, rosso come le fiamme che avevano appena estinto ed intimorito quanto il primino. La sua testolina avvolta dalle fiamme si sporse dal sedile prima di correre nella parte opposta della cabina forse alla ricerca di un nascondiglio migliore. Tutti poterono osservare la Salamandra in fuga, famiglio di Aaron Hobbs che s’insinuò sotto il sedile di Yurigo.

    Eldur vieni qui!

    Il primino si gettò a terra per recuperare la salamandra, ma senza successo. Infatti una vampata fu emessa dalle ardenti fauci come segno di avvertimento. Era fin troppo spaventato per poter uscire da sotto al sedile. Aaron rotolò all’indietro, andando a sbattere contro il sedile opposto.

    C’è un…un altro incendio.

    Strisciò verso la porta scorrevole per allontanarsi dai bauli di Sertoria e Daniel in fiamme. Se non volevano perdere tutti i loro averi, come foto, oggetti o divise scolastiche era il caso d’intervenire subito. La stessa sorte poteva capitare ai bauli posti dal lato opposto, visto che la salamandra aveva intenzione di costruirci una tana sicura.



    Altri due imprevisti:
    - I bauli di Daniel e Sertoria vanno a fuoco, se non volete perdere tutto è il caso d’intervenire.
    - La salamandra di Aaron non sembra intenzionata a ritornare dal suo padroncino, provate a convincerla.

    Avete libera azione.

    Anche questa volta avete 1 incantesimo non-autoconclusivo a testa. Se spegnate l’incendio non potete aiutare la salamandra. Scegliete di risolvere uno dei due imprevisti.

    Turni liberi!

    Se ci sono domande o dubbi mandate un MP al Tessitore.

    Scadenza: Giovedì 13 Settembre (ore 12:00)

    takasugi;Sertoria EburneoDaniel RollinsJunah GrimmYurigo Mhawho
     
    Top
    .
  14.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Ti piace il mio profumo?



    Group
    Ghiaccio VI Anno
    Posts
    1,164
    Likes
    +598
    Location
    Roma

    Status
    Smaterializzato
    Un viaggio tedioso, lento come la morte doveva essere. Quello si era tanto aspettata.
    E la morte invece l'aveva nei polmoni, Sertoria.
    Tossì. Tossì davvero, non come faceva di solito, nell'impaccio che aveva sempre di schiarirsi la gola e la psiche dal nervoso.

    A...Acqua.
    A...Aria.

    Le partì di rimando. E mentre uno scattava a un lato dello scomparto, lei si precipitava all'altro, quasi in sincronia, come i poli opposti di un campo magnetico. Si appoggiò tossendo al finestrino del treno, afferrò la maniglia e fece leva di polso. Pigramente, come si confà alle cose derelitte e mai usate, alla fine anche quello cedette e si risolse a scendere. L'aria settembrina sbuffò all'interno del compartimento, spolverando la faccia alla bambina, che si beò di un'inspirazione a pieni polmoni.
    Mollò un ultimo colpo di tosse, giù di gola. Andata, finalmente. Tutto bene, tutti bene.
    Si portò la mano destra all'orecchio. Niente penna.

    Sinistra.

    Infilò la bacchetta nella manica e tastò la tempia opposta.
    Niente penna.

    Già, è caduta.
    Emh...

    Ignorando Aaron Belnome, Sertoria scivolò sui talloni e passò al setaccio il pavimento. Sulla sua testa paglierina, ancora la coltre di fumo che svaporava. Le sembrava di gattonare tra le nebbie di Avalon, o in qualche tetra brughiera irlandese. Come se le brughiere sferragliassero e odorassero di piedi e bruciato.
    Muoveva le mani a tentoni, palpando il legno dello scomparto. E fu in un colpo d'occhio insperato che le riuscì individuare, non solo la stilografica, ma pure una bolla bollente, chiaramente immangiabile. Forse. Chissà.
    Allungò le dita e s'impossessò di entrambe.

    ...separarmi da Eldur.

    Già. Eldur.
    C'era un Eldur nei dintorni.
    Un Eldur che appiccava roghi.
    Ci fu un serpeggiare improvviso, un poco ruvido, a raso suolo. D'impulso, con la repentinità che dà la paura, Sertoria tirò su la faccia dal pavimento, senza alcun obiettivo preciso, se non quello di mettersi allerta.
    E si trovò faccia a faccia con Eldur.

    OH!

    Nella foga di recuperare la penna si era rivolta al sedile di Yurigo, ormai vuoto. Se ne stava lì carponi, a fissare quel che di primo acchito pareva una grossa lucertola sanguigna, rintanata nell'ombra, che la osservava di rimando.
    Deglutì.

    Ferma.

    Come se fosse stato un problema. Se era brava in qualcosa, anzi due, quello era starsene zitta e ferma. Non a caso, da bambina era stata la gioia - e la preoccupazione -di mamma e papà.

    Quella mi dà fuoco, mi dà.

    Mosse impercettibilmente una mano, quella che impugnava il bonbon. Poggiò la sfera a metà strada tra se stessa e la creatura, rimanendo allerta. Era così giovane, Sertoria, minimamente abituata alla campagna, che era entrata nella sua vita così tardivamente. Mica poteva saperlo per bene, che quella era una salamandra. Il solito detto, il solito sentito in giro. Quella era una lucertola più grande del consueto, e bruciava da morire. Ecco, quello era un fatto. E spaventata com'era, certo non si fermò a pensare alla natura dell'esca che le aveva porto: Bolle Bollenti, di nome e di fatto. Se l'avesse mangiata, un deciso calore si sarebbe sprigionato nella gola dell'animale, con conseguenze che alla bambina non potevano essere che ignote. Ma d'altronde, non era quello il medesimo effetto che poteva procurarle il pepe? E sì che di quello pareva essere regolarmente nutrita, persino furtivamente, in uno scompartimento di treno, al cospetto di un branco di ragazzini. Segno che magari, quella fiammata altro non era stata che una spiacevole fatalità, evitabile come no.
    Ma tutto ciò non le passò per il capo. Aveva solo dodici anni, una penna in mano, una pallina di zuccheri e ardore a pochi passi dalle ginocchia; e un problema che si chiamava "salamandra" e che la osservava intenta dai meandri di un sedile.
    Ma il problema, ecco, non era poi così sicuro che fosse uno solo.

    C'è un... un altro incendio.

    Bruciato. Odore di bruciato. E veniva da...

    Dietro.

    Dietro dietro dietro. Cosa poteva esserci dietro?
    Un vago senso di vuoto le gonfiò l'interno del cranio, come quando lei e Giulianus salivano su di un ponte e guardavano giù, verso il corso dell'acqua, e lei inspirava a fondo tutta la sua fobia dell'altitudine, fino a uscirne ubriaca.
    Un flash, quasi un'ispirazione.

    Baule.

    La sua corona dello Yule, suo unico trionfo in una vita di sconfitte; il cilindro di latta col fluido babbano che le aveva regalato Luke sul lago; il coltellino dello zio, la Ricordella della mamma; lo Specchio delle Brame che aveva comprato a caro prezzo nel corso dell'estate, la carta astrale che non aveva ancora provato a fondo - Ho detto a Sam che poi le faccio vedere il Drago in cielo, come faccio senza?; l'idea di tutti quei tesori epurati in eterno dalle fiamme era troppo orripilante per sostarle a lungo nel cervello.
    Sertoria batté gli occhi con prepotenza: non si sarebbe voltata, no. Figurarsi se poteva farlo, con quella creatura ignota che avrebbe potuto trasformarla in una torcia vivente al minimo suo movimento.
    E poi, diciamocelo: doveva pur esserci un limite alla sua scarogna, no?
    Eccolo lì, il limite. E bisognava aver fiducia, una volta tanto.

    Non è il mio baule. Non. è. Il. Mio. Baule.

    Tutto andava per il meglio, salamandra a parte.

    Sertoria prova a placare la salamandra con una Bolla Bollente. Sono consapevole della potenzialità suicida dell'azione, ma Sert è piccina e spaventata, quindi devo essere IC. Alla peggio, oltre che sfigata sarà anche ustionata a vita :D
    Benché miserevoli, pongo sul tavolo del Destino i miei 9 punti Sensibilità.
    Un anno di sertoriana adorazione al santo che le salva il baule T_T
     
    Top
    .
  15.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar




    Group
    Drayrdd
    Posts
    920
    Likes
    +154

    Status
    Smaterializzato
    Altro che petardi di pepe!

    Fuoco, fumo, panico!
    Già il panico regnava nella cabina numero 30. Una fiammata, poi un incendio, poi Samantha schizzare veloce, Yurigo accasciato sulle ginocchia e fiamme nella cabina. Poi ancora Aaron che gridava aiuto con il mantello in fiamme e Daniel, provvidenziale, a cercare di spegnerle. Lui e Sertoria sul fuoco fino a placarlo del tutto. Gli occhi blu del ragazzo rimanevano a guardare le fiamme indebolirsi, fino a spegnersi, per poi sparire. Adesso avevano un passeggero in più: il fumo, che prendeva spazio nella cabina dalle misure già limitate. Sentiva gli occhi bruciare e il petto pesante, mentre tossiva a causa del fumo. La tranquillità del viaggio verso il castello era bella che andata! Si girò di scatto quando sentì Yurigo boccheggiare: acqua, aveva bisogno d’acqua. E poi Sertoria bramare l’aria. Anche lui ne voleva e anche tutti loro, finché la ragazzina della sua casata non abbassò il finestrino annerito. D’istinto il ragazzo respirò, riempendosi i polmoni dell’aria pulita che entrava nella cabina e ficcò le mani intorno alle spalle mezzo-maride per poi caricarselo di peso per farlo respirare. Prima aveva guardato nella sua borraccia, ma non aveva trovato acqua. Lo fece sedere dove prima c’era Samantha, in modo che almeno l’aria gli arrivasse più diretta. Non sapeva se sarebbe servito a qualcosa, ma sempre meglio di lasciarlo in fondo.

    Acqua, avete dell’acqua, dobbiamo farlo bere. Penso sia svenuto...Ma cosa?

    Una salamandra rossa come le fiamme che avevano divampato, sbucò da sotto il sedile della Eburneo e di Rollins. Ecco chi era Eldur! Il primino si stava scusando per il putiferio scatenatosi e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.

    Calm...

    “Calmati” stava per dire, ma quello si gettò di corsa sotto il sedile dove prima stava Yurigo. Eldur era scappato di nuovo! Ma Eldur avrebbe fatto di nuovo danni? Ecco, neanche il tempo di pensarlo, che successe il patatràc: Aaron che gridava di nuovo, che metteva in guardia tutti su altre fiamme. Junah fissò gli occhi sui bauli di Daniel e di Sertoria: adesso erano loro ad essere avvolti dalle fiamme. Gli venne da pensare che era improbabile che nessuno fuori si fosse accorto di quello che stava accadendo nella cabina in fondo. Sentore del fumo? Niente? Ma le fiamme non aspettavano che arrivasse una risposta ed era alquanto stupido sperarlo. Prima che quelle potessero propagarsi altrove, subito tracciò una esse obliqua, puntando la bacchetta sulle fiamme che avvampavano sui bauli.

    Aguamenti!

    Acqua, ci voleva dell’acqua lì dentro. Troppo fuoco, decisamente troppo.
    Se fossero riusciti a scamparla di nuovo, avrebbe fatto lo stesso incantesimo sul mezzo-maride, se nessuno di loro aveva dell’acqua con sé e se non avesse trovato nel suo baule una bottiglietta.
     
    Top
    .
24 replies since 4/9/2018, 23:19   711 views
  Share  
.
Top
Top