Avventura del Fuoco - I Parte

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    Kenaz a tutti gli esseri è noto
    Come fuoco chiaro e splendente
    Arde all'infinito
    Dove riposano i Nobili Signori










    Accademia di Amestris - 12 Luglio 2028



    Cari studenti,


    se oggi vi scrivo è perché l'evento a cui abbiamo assistito - direttamente e indirettamente - ha reso necessario un incontro fuori dalle mura di Amestris.

    L'avventura che ci apprestiamo a vivere può rivelarsi pericolosa: non conosciamo abbastanza ciò a cui stiamo andando incontro, per questo motivo non posso assicurarvi che non accadrà nulla e che sarà una passeggiata.
    Il pericolo, tuttavia, potrà solo sfiorarvi: non siete da soli.
    Oltre alla mia persona, saranno presenti altri docenti che si sono rivelati affini alla nostra amata Casata.

    Non vi è pertanto richiesta nessuna autorizzazione firmata, la responsabilità ricadrà totalmente sulle nostre spalle.
    Come sapete, la destinazione sarà Belfast (Irlanda del Nord).

    Non ci muoveremo attraverso mezzi magici, poiché un gruppo così numeroso non può che dettare sospetti. Utilizzeremo un mezzo babbani chiamato "Aereo" e pertanto il nostro luogo di incontro sarà: London Gatwick.


    Ci incontreremo all'ingresso principale il 03/08/2028 alle 7 am, senza ritardi. Indossate abiti babbani, portate con voi uno zaino con il necessario per sopravvivere e, soprattutto, portate la vostra bacchetta.
    Rientro previsto: 03/08/2028
    03/08/2028 - Aeroporto London Gatwick, ingresso principale - 7 am
    P. S. La partecipazione è caldamente consigliata (leggete: OBBLIGATORIA!).
















    Era giunto, finalmente, il momento di cercare la verità.
    L’intera casata del Fuoco, seguendo le istruzioni della Responsabile Victoria Montrose, aveva raggiunto l’aeroporto di London Gatwick: chi accompagnato dai genitori, chi da solo, chi aveva usato mezzi babbani, chi si era arrangiato con metropolveri o passaporte che avrebbero portato nei pressi della grossa infrastruttura

    La strega e i colleghi -in irriconoscibili panni babbani - avevano atteso gli studenti accogliendoli in quel mondo a loro estraneo, nel mentre i prefetti avrebbero ritirato le autorizzazioni dei minorenni firmate dai genitori o dai tutor.
    La Montrose e gli altri insegnanti li avrebbero contati per assicurarsi fossero tutti e che fossero in orario, e per consegnare loro i biglietti aerei, spiegando quali potessero essere le controversie di quel viaggio.
    Molti di loro, infatti, erano di certo estranei alla realtà Babbana e l’aereo era uno dei mezzi che più intimoriva maghi e non maghi. Avrebbero dovuto affrontare i Gate, i metal detector e un viaggio forse turbolento su un gigantesco tubo di latta con le ali che di magico non aveva nulla, eppure volava più in alto delle scope fin sopra le nuvole.
    Ma gli studenti del Fuoco portavano lo stendardo del coraggio, chi mai avrebbe potuto tirarsi indietro, di loro, di fronte una sfida tanto “banale”?
    Il Libro degli Elementi, che la Responsabile del Fuoco aveva fortuitamente trovato nel suo ufficio, si era rivelato uno dei più grandi misteri della loro Accademia, del loro potere e chi, se non loro, avrebbe potuto cercare alla fonte? Chi, se non i figli del Fuoco, era degno di trovarne il significato più profondo?

    Sull’aereo non erano mancati gli attacchi di panico, le nausee e i momenti di ansia per le turbolenze, qualcuno, persino tra i più grandi, aveva affrontato il viaggio terrorizzato combattendo con l'orgoglio e il timore; finché - finalmente - quell’ammasso di metallo rumoroso era atterrato al George Best Belfast City Airport in cui l’intera casata di almeno una cinquantina di studenti tra i 12 e i 17 anni era stata riunita ancora una volta dagli insegnanti, i quali li avrebbero guidati verso l’unico punto magico nei pressi dell’aeroporto: un camino abbandonato nel retro di una stazione di servizio babbana a un centinaio di metri dal Belfast City Airport che, fungendo da metropolvere, li avrebbe trasportati uno a uno nel centro di Belfast, catapultati in un vecchio, ma famoso, pub irlandese chiamato “The Dirty Onion”.
    Quello era l’unico nel centro della città a essere gestito da un mago che aveva deciso di cercare fortuna tra i babbani, permettendo però al suo Pub di essere punto di arrivo per moltissimi maghi Inglesi, i quali avrebbero potuto lasciare il locale dal retro senza destare sospetti.




    Belfast_City

    Vi è un luogo sacro al fuoco,
    ai piedi di una tomba di ossidiana dell'estuario del Farset.
    all’ombra di tigli vi è la brace che respira ancora
    ricordo cocente ma sopito della scintilla che generò il potere
    protetta dal sacro armato
    racconta dalla notte dei tempi
    solo il cuore degno
    potra farne tesoro e andare alla ricerca della verità lontana
    Qui nihil audet nihil spei
    A niente serve fuggire
    Quando la soluzione è dentro
    Anche se fa male, guardala, comprendila
    Solo lei è la via
    Per la tua guarigione.
    A chi non teme le avversità è destinata la verità
    non esiste un potere senza un principio,
    ma il potere del fuoco fu rubato
    e il suo destino non è ancora noto.



    Giunti finalmente in centro, nei pressi del fiume Lagan - che nel tempo aveva superato per importanza il fiume Farset - gli studenti dell’Accademia Magica avrebbero dovuto affidarsi a uno dei metodi più vecchi del mondo per orientarsi e cercare il luogo stabilito. Il loro interesse, infatti, era cercare quella tomba di ossidiana all’ombra dei tigli.
    Fermi in un parco anonimo, poco soleggiato e al riparo dal caldo afoso di quel giorno, Victoria, i colleghi e gli stuenti, avrebbero dovuto trovare un modo per chiedere a qualcuno dove potesse trovarsi quella tomba, benché non facesse parte di un patrimonio turistico e culturale di quel luogo.
    La sfida, non troppo ardua, era quella di chiedere ai passanti senza, però, destare sospetti: perché mai un gruppo di studenti così variegato e corposo avrebbe dovuto cercare una tomba di ossidiana ai piedi di un bosco di Tigli?
    Il parco, d’altra parte, pareva deserto; solo un vecchietto con il cappello vecchio e le scarpe consumate sembrava godersi il fresco di quel luogo, seduto, silenzioso, su una panchina in roccia.



    -I turni saranno veloci, ma quando verrà richiesto di fare un determinato post auto-conclusivo, non saranno accettati tra questi post troppo corti o scritti male. Se quindi il Tessitore vi chiede che per concludere un'azione sono necessari 5 post, e se 5 PG postano, ma uno di questi non è abbastanza lungo o scritto in maniera "decente" non verrà contato.
    -In molti casi il Tessitore manderà avanti le azioni e le persone, sia suggerendo cosa fare, sia indicando cosa serve e quanti post e interazioni sono necessarie per andare oltre.
    -Ricordiamo che in viaggio vi sono le Casate intere, dovrete quindi agire come vi trovaste in un gruppo di studenti di almeno 50 individui.
    -Ci si può aggiungere all'avventura, anche se non avete confermato nella bacheca della casa, fingendo di essere presente sin dall'inizio.
    -Se siete utenti che decidono di tornare a giocare, potete inserirvi, ma nel frattempo dovrete aggiornare le schede, in tali circostanze, comunque, potete contattare la vostra Responsabile o un admin.

    Cosa fare in questo turno: potete descrivere il viaggio, l’impressione sul mondo babbano, inventarvi di aver avuto nausea, paura o di essere rimasti perplessi di fronte a tutta la Tecnologia Babbana (ricordate che siete nel 2028), di esservi vestiti in modo strano in confronto al resto dei non maghi, inconsapevoli di quali sono gli abiti tipici babbani.
    Infine, come chiaro, qualcuno dovrà chiedere al vecchietto indicazioni sul luogo che dovete trovare, potete interagire con lui, senza che lui parli, ma sottintendendo che vi ascolti.

    Scadenza del Turno 8 AGOSTO



    Bellamy Octavian Murray Anisha Chandler Mintaka Al Hayes Juliet Crazy Klaus Carrow Marcus Edwards Dana Goode Thomas Clark Severus Drake MattiaVictoria MontroseMichael JD RosenbaumAlec BànachEloise Hunt


    Edited by Johanna Cage - 4/8/2017, 11:57
     
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    [London Gatwick, 6.30 am]



    Non aveva chiuso occhio per tutta la notte, troppo impegnata a sistemare gli ultimi dettagli della partenza, controllando che dentro lo zaino di pelle nera vi fosse tutto ciò che era presente sulla lista stropicciata che giaceva sul pavimento del suo cottage. Aveva portato più viveri, così da poter provvedere anche per eventuali languorini di metà giornata. Aveva anche portato dei cappellini rossi con una fiamma disegnata sopra: una vera scolaresca babbani non andava mai in gita senza i cappellini, così quell’elemento li avrebbe resi uguali a tutti.
    Si era preparata psicologicamente al viaggio in aereo: il terrore che aveva provato la prima volta, nonostante fosse abituata al mondo babbano, non poteva dimenticarlo. Così nello zaino aveva inserito anche delle pasticche.
    Alle 6.30 am, la figura di Victoria poteva essere intravista da lontano. Indossava una camicetta smanicata bianca, un paio di jeans neri e delle normalissime sneakers bianche. Sulla testa il riconoscibilissimo cappello spiccava sui capelli neri.
    Li vide arrivare uno ad uno, accompagnati dai genitori - di cui alcuni con facce preoccupate, molti assonnati, altri visibilmente svegli e eccitati. Li accolse e li salutò, rassicurò i genitori, diede istruzione ai due nuovi prefetti di raccogliere le autorizzazioni man mano che si presentavano.
    Quando furono al completo, spiegò brevemente le istruzioni che avrebbero seguito dentro l'aeroporto e consegnò loro i biglietti e i cappellini.

    Indossateli e tenetevi stretto il biglietto, tenendo a portata di mano la carta d'identità. Abbiamo già provveduto al check-in, quindi l’unica cosa che ci resta da fare è superare i controlli. Se avete portato liquidi, beveteli o buttateli. Se avete oggetti di metallo appuntiti, consegnarli ai genitori.
    Metterete i vostri zaini su un nastro trasportatore, per permettere ai dipendenti di controllare il suo contenuto. Io e i docenti provvederemo a confonderli qualora la bacchetta dovesse risultare ai loro occhi un elemento non accettabile.
    Nel frattempo voi passerete attraverso un arco: se avete collane, orecchini, cinture e cose metalliche addosso, metteteli dentro lo zaino: l’arco rileva questi oggetti e suona, costringendovi quindi ad un controllo più approfondito. Meno diamo nell’occhio, meglio è.
    Non rispondete a nessuna domanda di cui non siete certi, non parlate di magia, non parlare del nostro mondo.
    Dopodiché entreremo dentro l’aereo e siederemo nei posti indicati nei biglietti. Ho fatto in modo di prendere i posti vicini, così saremo tutti lì e avrete almeno un accompagnatore a cui rivolgervi. Il volo dovrebbe essere tranquillo e durerà poco, ma se state male rivolgetevi subito a me, che provvederò con farmaci babbani, o alla nostra Infermiera Hunt. Questo vale anche per gli altri accompagnatori.


    Diede gli ultimi istanti per permettere ai genitori di salutare i figli e poi insieme entrarono nell’edificio, dirigendosi immediatamente ai controlli.
    Non ci furono problemi, se per le bacchette, prontamente risolti confondendo l'addetta. Superati quelli, distribuì le varie bottiglie di acqua acquistate dopo i controlli. Le bottiglie erano pesanti, ma una volta arrivati a destinazione avrebbero alleggerito gli zaini per evitare rallentamenti di sorta.
    Li fece mettere in fila al gate 9, stazionando accanto al bancone per assicurarsi che tutto procedesse liscio. Alla fine, anche lei entrò dentro il gigante di metallo.

    Allacciate le cinture e non toglietele fin quando il segnale luminoso davanti a voi non si spegne. Prestate attenzione a quanto le hostess e gli steward vi spiegheranno.

    Non appena l'aereo accese i motori e prese a muoversi, le facce di alcuni studenti sbiancarono. Altri, visibilmente nervosi, stringevano il bracciolo compulsivamente. I più piccoli, in particolare, sembravano più agitato. Tutto rimase nella norma, finché l’aereo non accelerò per il decollo, staccandosi dopo poco dal suolo. Il vuoto d'aria le compresse lo sterno e per un attimo Victoria boccheggiò. Dietro, qualcuno le picchiettò sulla spalla e quando si voltò, le indicò il compagno accanto che appariva terrorizzato.

    Stringigli la mano. Sam, coraggio, presto non ti accorgerai neanche che saremo in movimento.

    Il resto del volo lo passò in piedi, controllando tutte le file, contandoli nuovamente e distribuendo pasticche. Finalmente l’atterraggio, che fu morbido, e poi l’arresto della corsa. Il segnale luminoso si spense e la donna invitò gli studenti a slacciare le cinture, prendere lo zaino e uscire.



    [Belfast, 9.30]



    Incredibilmente, erano tutti sani e salvi. Senza perdere ulteriore tempo, riunirono gli studenti e insieme si avviarono alla stazione di servizio lì vicina. La metropolvere li aspettava.

    Mi raccomando, pronunciate bene “The Dirty Onion”. Non possiamo cercarvi per tutta l’Irlanda!

    Anche quella andò bene, tutti gli studenti arrivarono a destinazione. Uscirono dal retro e aggirarono l’isolato, ritrovandosi di fronte un parco. Victoria li guidò lì, per assicurarsi che tutti stessero bene e per escogitare una strategia.

    Bevete, sdraiatevi, riposatevi due minuti che da ora in poi non ci sarà più tempo. Alec, Eloise, Michael alleggerite gli zaini dei ragazzi. Io apro una mappa.

    Da babbana doc, o almeno finta babbana doc, tirò fuori dallo zaino uno smartphone. Perché affidarsi all’ambiguità delle mappe quando il mondo babbano aveva il navigatore? Così grazie a quello strumento, riuscì a capire dove si trovassero. E mentre spostava lo sguardo tutto intorno al parco deserto, incrociò lo sguardo dell’unico essere vivente presente oltre a loro. Un vecchio con un cappello sgualcito se ne stava seduto su una panchina. Dapprima lo ignorò, poi - quasi come un fulmine - l’idea la colpì. Quel vecchietto poteva anche essere un segno.
    Si avvicinò dunque agli studenti, raggruppandoli e alzando poi lo sguardo sui colleghi.

    Siamo un gruppo scolaresco in gita che, per rendere più divertente l’esperienza, ha organizzato una caccia al tesoro. Gli abitanti del luogo potranno aiutarci a trovare la nostra meta.
    Ora ci avvicineremo al signore e uno di voi gli chiederà dove trovare un bosco di tigli.


    Senza ulteriori indugi, la donna si avvicinò all’anziano signore, sorridendogli dalla distanza.

    Buongiorno, signore. Ci dispiace disturbarla, ma credo sia l’unico in questo momento a poter aiutare questi ragazzi. Proveniamo da una scuola del Galles e siamo in gita, ma il Preside ha deciso di rendere più divertente l’esperienza organizzando una caccia al tesoro. Sono certa che lei ci potrà fornire qualche indizio!

    Di nuovo sorrise, scostandosi appena per dare modo ad uno dei ragazzi di avanzare la domanda.
    Non celava l’eccitazione che le faceva tremare il cuore e la curiosità che le illuminava gli occhi: anche gli studenti si trovavano nella stessa situazione. Avevano un ruolo importante, non per il presente, ma per il futuro. I gli studenti che sarebbero arrivati dopo avrebbero infatti avuto una consapevolezza maggiore del proprio potere e l’avrebbero potuto comprendere e sfruttare in modo completo.
    Non aveva paura di fallire, poiché non aveva paura di ammettere che quella squadra fosse - ma era un po’ di parte - la migliore. Insieme sarebbero arrivati alle radici del Fuoco.



    Edited by Victoria Montrose - 4/8/2017, 20:38
     
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    [London Gatwick]



    Merlino...che schifo...ora vomito. Ora vomito.

    Al giovane studente irlandese del Fuoco non si sarebbe potuta fare cattiveria peggiore che costringerlo a fare il babbano. I suoi genitori erano quasi più contrariati di lui, anche al solo pensiero di dover lasciare il proprio figliolo adorato volare sopra un enorme coso di metallo che riusciva a tenersi in aria anche senza magia, e di conseguenza in modo decisamente poco rassicurante. L'unica cosa che a Bellamy piaceva del mondo babbano erano i vestiti, e ad indossarne di più comuni possibili non aveva di certo avuto difficoltà. Subito dopo aver ricevuto la lettera da parte della Professoressa Montrose, aveva spedito Pierre in uno dei negozi di vestiti più alla moda tra i babbani, per farsi comprare quanto di più costoso e allo stesso tempo comunque ci fosse da indossare in occasione di quell'avventura. Aveva poi indossato tutto quella mattina, pronto per la partenza.
    Ma...in tutta la faccenda c'era un ma. Se si trovava in quel momento a camminare in mezzo ai babbani al fianco di suo padre, che si era deciso ad accompagnarlo premurosamente -soprattutto per non lasciare il ragazzino da solo in mezzo ai babbani- fino al cospetto della Professoressa Montrose, era per una ragione più che nobile. Dovevano partire tutti insieme alla volta di un'avventura che avrebbe cambiato le loro vite e quelle di tutti gli studenti che li avrebbero seguiti nel corso degli anni, che avrebbe cambiato la storia della loro magia. Una ragione per la quale mai e poi mai sarebbe potuto restare a casa
    , e non soltanto perchè l'amore per la propria Casata lo avrebbe spinto a fare qualsiasi cosa, ma anche perchè da quel giorno in poi tutto quello che avrebbe fatto lo avrebbe fatto in qualità di Prefetto di quella Casata. Non avrebbe potuto ricevere onore più grande, come ricompensa per tutti gli sforzi che faceva per dimstrare di essere il migliore studente di tutti.
    Giunto in prossimità della professoressa Montrose, salutò sia lei che i suoi compagni già arrivati per poi scacciare via il padre adottivo, che si era fermato un attimo giusto per le ultime raccomandazioni al figliolo. Nonostante le circostanze, l'uomo era felice di vedere il figlio impegnato in qualcosa di così importante, soprattutto perchè sperava che il ragazzino riuscisse a mettersi ancora di più in mostra.
    Aveva diligentemente raccolto le autorizzazioni di tutti gli studenti, preso il suo biglietto aereo e indossato il fantastico cappellino rosso con lo stemma dl Fuoco, e fino a quel momento tutto sembrava andare liscio.

    Bellamy, ricordati che sei un Prefetto. Devi dimostrare di essere un esempio. Alla fine cosa ci potrà mai essere di così schifoso nel mondo babbano?

    Abbiamo già provveduto al check-in, quindi l’unica cosa che ci resta da fare è superare i controlli.

    COSA?! CONTROLLI BABBANI?! CI SCOPRIRANNO!

    La sua faccia assunse un colorito piuttosto bianchiccio a quel pensiero, che fortunatamente tenne per sè. Continuò quindi ad ascoltare le parole dell'insegnante, che sembrarono in qualche modo rassicurarlo e tranquillizzarlo. Fece allora quanto annunciato dalla docente, mettendo nello zaino gli oggetti metallici che indossava, per poi lasciarlo andare -con molta poca fiducia- su quel nastro trasportatore...che non era mosso da magia, strabiliante.
    Lasciò andare qualche suo compagno più piccolo per primo, tanto per assicurarsi che non rimanesse indietro, e quando torccò a lui la sua faccia sbiancò di nuovo.

    Ragazzo, vieni avanti. Forza, non abbiamo mica tutto il giorno.

    L'addetto alla sicurezza lo stava spronando ad attraversare l'arco metallico, che avrebbe suonato nel caso in cui ci fosse addosso a lui qualcosa che non andava. E Bellamy, spinto dalla volontà di voler essere un esempio per i suoi compagni e del coraggio che contraddistingueva ogni studente di quella Casata, iniziò a muovere lentamente qualche passo verso il metal detecor. Ogni passo gli sembrava più pesante e più si avvicinava, più sentiva l'ansia crescere nel suo stomaco. Stava iniziando a sudare freddo, ormai era a pochi centimetri di distanza dall'arco. Un passo, un altro, e poi...niente.
    Dopo aver realizzato di essere riuscito a passare senza destare alcun sospetto, il ragazzino biondo tirò un enorme sospiro di sollievo. E una cosa era andata, gli mancava da affrontare solamente il viaggio nel famigerato aereo.

    [Belfast]



    Non sapeva bene come era riuscito ad autoconvincersi a salire su quel coso e a non vomitare per tutto il viaggio. Di sicuro c'entrava qualcosa che aveva a che fare con il Quidditch, girato e rigirato nella maniera più assurda possibile per farsi coraggio a salire su quel coso babbano che di tutto gli dava idea tranne che di sicurezza e stabilità.
    Seguì il gruppo, controllando costantemente che i suoi compagni fossero tutti presenti, facendo praticamente da versione in miniatura e maschile della Professoressa Montrose. Era la prima volta che poteva svolgere praticamente il suo compito da Prefetto e aveva preso la questione davvero sul serio, in un modo che da lui mai ci si sarebbe aspettato.
    Fece una faccia davvero perplessa e sorpresa quando vide la docente di Difesa tirare fuori dal suo zaino uno smartphone. Non ne aveva mai visto uno in vita sua prima di quel giorno, perciò si stava domandando cosa fosse e che cosa avrebbe voluto farci la donna. Quando quest'ultima iniziò a parlare agli studenti, in quel parco all'apparenza deserta, si mise ad ascoltare con attenzione ogni singola parola, cominciando già ad elaborare un piano per iniziare al meglio quell'avventura.
    Gli sembrava tutto un grande gioco, in cui avrebbero dovuto affrontare delle prove per arrivare al premio finale. Sicuramente sarebbe stato quello lo svolgimento delle cose, perciò ora dovevano affrettarsi ad intraprendere il primo livello. Serviva qualcuno che chiedesse al vecchietto indicazioni, e lui non ci pensò due volte a farsi sotto e avvicinarsi a lui proprio come aveva fatto con il Druido al Beltaine Fire Festival.

    Ci penso io.

    Sicuro di sè come non mai, prese l'iniziativa e si avvicinò al vecchietto. cercando di sembrare il più gentile possibile.

    Salve signore, mi scusi per il disturbo! Io ed i miei compagni di scuola stiamo partecipando ad una caccia al tesoro organizzata dal nostro Preside! Potrebbe aiutarci?
    Sa che i miei nonni sono irlandesi?


    Cercò di mascherare il più possibile il proprio accento per sembrare un vero ragazzo Gallese, e la cosa gli riusciva piuttosto bene visto che durante l'anno scolastico faceva in modo di far capire il meno possibile quali fossero le sue origini.
    Ci mise un bel po' del suo carisma nelle parole pronunciate in direzione del vecchietto, arrivando poi al nocciolo della questione.

    Ci saprebbe per caso indicare, per favore, in che direzione possiamo trovare un bosco di tigli? Gli indizi ci dicono che dobbiamo andare lì!

    Bellamy avrebbe saputo orientarsi nel migliore dei modi. Era abituato all'ambientazione boschiva, sapeva come muoversi al suo interno, e questo lo aveva già dimostrato durante la lezione di Erbologia in cui aveva fatto amicizia con il Platano Picchiatore.
     
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  4. Marcus Edwards
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    [Nuova Tenuta Edwards]



    Il gallo cedrone nel cortile aveva appena cantato che il piccolo Marcus si fiondò nella stanza del fratello.

    Ehi, ehi, ehi, fratellone sveglia ehi ehi...

    Disse saltando all'impazzata sul letto a due piazze nell'ampia stanza.
    In fondo chiunque avrebbe capito il suo entusiasmo: dopo mesi finalmente avrebbe rivisto i suoi compagni di casata, amici di risate, scherzi, preoccupazioni e poi da non dimenticare i suoi compagni di squadra con cui, fianco a fianco tenendo duro fino alla fine, erano riusciti a vincere contro la squadra del ghiaccio.

    Ma stupida cimice che vuoi a quest'ora? Ah già... devo accompagnarti a Londra.

    Andrew si alzò lentamente dal letto, la faccia ancora assonnata e i capelli in disordine ma un lungo sorriso stampato in faccia nel vedere il fratello minore così entusiasta per la gita a cui stava per partecipare.

    Dai su... prepariamoci. Sono sicuro che non vorrai di certo fare tardi, quegli stupidi abiti che mi hai fatto comprare sono lì nel secondo armadio in basso, prendili e vai a vestirti.

    Il piccolo in modo molto vivace e frenetico preparò tutto l'occorrente: zaino con borraccia, fazzoletti, qualche galeone che poteva sempre servire e ovviamente, come richiesto dalla professoressa Montrose, bacchetta magica.
    Tutto agghindato con degli strani vestiti di marche mai sentite, visti addosso ai bambini babbani di New castle, Marcus aspettava il fratello davanti alla porta.

    Andrew che ne dici, sono bello vestito così?

    Il nano sfoggiava la sua maglia rossa della Puma rossa fiammante e un paio di pantaloni neri con delle righe laterali a lato bianche di un altra marca dal nome più difficile da pronunciare.

    Abi...Adi...Adiqualcosa.

    La faccia del fratello diceva tutto senza bisogno di parlare, sicuramente lo trovava molto molto buffo ma senza dire altro i due uscirono dalla tenuta alla volta di Londra.

    [London Gatwick]



    Come da appuntamento i due Edwards si presentarono al gate principale dell'aeroporto per incontrarsi con il resto del gruppo.
    Marcus saltava all'impazzata al solo pensiero che fra pochi istanti avrebbe rivisto Taka, Bell, Anisha e tutti gli altri.
    Come vide il gruppo, Marcus si precipitò da tutti salutando e sorridendo felice come una Pasqua.
    Andrew consegnò l'autorizzazione da lui firmata a chi di dovere, dopodiché saluto il fratellino facendogli le solite raccomandazioni e regalandogli un gran sorriso dei suoi e affidandolo totalmente agli accompagnatori.
    Scortato da questi ultimi il gruppo si diresse verso i controlli babbani prima di salire su un fantomatico aereo.

    Che strane monete queste... non ne ho mai viste di simili.

    Gli chiese uno degli addetti esaminando le monete d'oro nello zaino.

    Sono solo monete da collezione signore, ne sono un vero appassionato.

    Il signore con la divisa molto probabilmente ci cascò, tanto che rimise le monete al suo posto è lasciò passare il fuocherello.

    [Belfast]



    Durante il viaggio su quella enorme "cosa di metallo" Marcus si divertì un mondo, specialmente guardando giù dal finestrino la campagna inglese e poi il mare fino a quella bellissima terra verde che è la vicina Irlanda.
    Con i piedi di nuovo a terra il ragazzino si mise il cappello rosso datogli dalla Professoressa, che tra l'altro si abbinava benissimo alla maglietta babbana, e seguì poi mettendosi in testa al gruppo gli accompagnatori, ansioso di cominciare quell'avventura.
    Bevve un sorso d'acqua dalla borraccia, riempita ad un fontanella nel parco per combattere il caldo d'agosto e bagnò anche il cappello in modo da garantirsi la testa fresca per un po' di tempo.
    Ascoltò attentamente tutte le istruzioni della Rappresentate della casa e dopodiché seguendo subito dopo lei con di fianco il suo capitano Bellamy, si avvicinarono a un signore anziano.
    La Montrose si spostò e Marcus lasciò l'onore di fare la domanda a Bell, in qualità di prefetto spettava di sicuro più a lui prendere l'iniziativa.
     
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    Quella notte Michael aveva dormito il minimo indispensabile. La sera prima si era attardato nei preparativi e nelle ricerche. Aveva pensato a cosa sarebbe potuto andare storto e cosa invece avrebbero potuto scoprire. Aveva preparato uno zaino con tutto il necessario e letto qualche sito web su Belfast, su boschetti di tigli e tombe di ossidiana. Alla fine si era deciso di andare a letto per svegliarsi solo qualche ora dopo pronto a raggiungere l'aeroporto di Londra.
    Aveva lasciato a Robert l'onere di andare a curare le Serre al posto suo quel dì, aveva anche già avvertito la piscina dove lavorava come insegnante di nuoto che si sarebbe preso il giorno libero. Indossati i soliti abiti babbani che usava per andare a lavoro, mise zaino in spalla e si smaterializzò dal suo monolocale nella periferia di Brighton, materializzandosi a Londra. Da lì avrebbe preso il Gatwick Express da Victoria Station che in trenta minuti lo avrebbe portato all'aeroporto.
    Quando arrivò trovò Victoria Montrose già lì.

    Buongiorno.

    La salutò e la aiutò a radunare gli studenti che mano a mano affluivano. Rassicurando genitori preoccupati e raccomandandosi con i ragazzi di comportarsi bene. Ascoltò con attenzione le parole della collega su come comportarsi in aereo e si assicurò che tutti i ragazzi le seguissero alla letterata.
    Michael era solito vivere con i babbani, ma l'aereo non lo aveva mai preso. Non aveva mai sentito la necessità di provarlo, perché avrebbe dovuto quando aveva a disposizione mezzi magici molto più veloci e convenienti? Aveva però letto molto durante la sua sessione di ricerca sul web. Sapeva come comportarsi durante i controlli di sicurezza e cosa fare una volta sull'aereo, si sarebbe quindi assicurato che nessuno degli studenti combinasse guai o attirasse troppo l'attenzione.
    Dopo aver fatto la conta dei presenti, aver distribuito cappellini e biglietti aerei, era arrivato il momento di muovere la scolaresca all'interno.

    Al momento dei controlli aiutò gli studenti a sistemare gli zaini e a buttare i liquidi, quindi li rassicurò di rimanere tranquilli e comportarsi naturalmente. Lui fece lo stesso, posando tutto ciò che aveva di metallo nelle vaschette dei controlli e passando oltre il metal detector con sicurezza.
    Una volta dentro, aiutò la Montrose a distribuire l'acqua e ad assicurarsi che tutti i ragazzi arrivassero al Gate 9, accompagnò chi ne aveva bisogno alle toilettes e comprò altri affamati qualcosa da sgranocchiare prima della partenza.

    Tutto sommato il viaggiò filò liscio. I ragazzi non diedero problemi, chi più chi meno. Michael riuscì a godersi il volo con curiosità entusiasta. Gli era capitato di vedere un aereo volare in qualche film, ma vivere quell'esperienza di persona era tutt'altra cosa. Era sorprendete quanto i babbani fossero capaci di fare anche senza possedere la magia. Ancor di più era impressionante il numero di diavolerie complicate che usavano per fare una cosa che nel mondo magico invece era così semplice e naturale.

    Durante l'atterraggio, l'iniziale entusiasmo di Michael cambiò in una più vile forma di ansia. Fortunatamente andò bene, lasciando spazio a un senso di soddisfazione molto più piacevole.
    Scesero dall'aereo, superarono gli Arrivi e uscirono dall'aeroporto avviandosi verso il camino più vicino, lì si sarebbero spostati con la metropolvere fino a Belfast. Sbucarono in un pub magico dal quale uscirono senza attirare troppo l'attenzione, diretti a un parco poco distante dove fecero una breve pausa.
    Come chiestogli, aiutò i ragazzi ad alleggerire gli zaini e così partirono alla ricerca, con l'aiuto di un navigatore e di un ingegnoso trucco per far passare la grande scolaresca inosservata tra i babbani.


    Borsa:
    Bacchetta
    Smarphone
    Soldi babbani: £45,50
     
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    Gli zaini di tutti gli studenti del Fuoco passavano indisturbati attraverso i controlli, a qualcuno aveva suonato lo zaino per via di qualche stupidaggine dimenticata, ad altri era toccata la perquisizione a causa di collanine o chissà cos'altro, ma in generale se l'erano cavata tutti tranne per quel piccolo particolare.

    Perché questi ragazzi hanno tutti un pezzo di legno nello zaino?


    Somiglia a una...

    Mintaka ri-mise lo zaino in spalla dopo essere passata attraverso il metal detector senza alcun problema, infilò di nuovo le cuffie alle orecchie, ma riuscì a sentire il commento di uno degli addetti alla sicurezza, così alzò un sopracciglio, sorridendogli.

    Bacchetta magica.
    Non ha mai sentito parlare dei giochi di ruolo dal vivo?


    Fece con aria stupita, scrollando le spalle con il viso in un'espressione ingenua. Poi sorrise di nuovo e si mosse con gli altri verso il gate, dopotutto non potevano sospettare poi molto, alcuni di loro avevano negli zaini oggetti tecnologici, e questo, magari, sarebbe bastato.


    Volare sopra le nuvole era una sensazione strana: non provava vertigini sull'aereo, non provava paura in quel mezzo babbano, e per la prima volta credeva che la magia non potesse, in alcun modo, superare la tecnologia dei non maghi.
    Dopotutto neanche con la scopa si volava così in alto, l'essere umano, poi, era riuscito ad arrivare lì dove il mago non sembrava ancora riuscire, o forse il mago non se ne curava, o magari le scoperte di un mondo si riflettevano necessariamente nell'altro, ma era probabile che quel genere di scambio non sarebbe mai stato equo.
    40.carlotta_pinkstone
    Era strano, per lei, immaginare il mondo babbano un passo avanti a quello Magico, e probabilmente in realtà non lo era per nulla.
    Con le cuffie nelle orecchie sentiva la lontananza dal Mondo Magico nonostante fosse insieme ai suoi compagni, nonostante nello zaino avesse una bacchetta; era strano vederli nella dimensione che aveva frequentato per tanto tempo prima di conoscere Amestris, era strano sentirli vicini anche lì, tra metal detector e mezzi di ferro che si muovevano con idrocarburi.
    I maghi e i babbani non potevano vivere insieme, questo sembrava un dogma. Eppure c'era qualcuno, in passato, che aveva sperato in una unione pacifica, era così utopico pensarlo? Era così malvagio immaginare di unire due realtà?
    Carlotta Pinkstone aveva generato un'idea benevola, trasformata poi in qualcosa di terribile, era forse per questo che, guardando quella figurina dalla quale Carlotta era - allegoricamente - appena scomparsa, Mintaka si convinse del fatto che nessun tipo di essere umano potesse vivere le differenze senza la violenza.
    Era forse per questo che aveva preparato la madre e il fratello, quell'estate, a una prospettiva che, a giudicare dall'età di Mintaka, non era poi tanto lontana. Sarebbe andata via da Exeter, avrebbe vissuto con i maghi, lontana da loro.
    Non sopportava reprimere la magia, non riusciva a immaginarsi lontana dalla realtà alla quale, ormai, apparteneva.
    Andrew e Jane non l'avevano presa molto bene, Mintaka quell'estate si era rivelata più serena della precedente nella quale non aveva rivolto parola a nessuno, quasi neanche a loro, per settimane.
    Era meno cupa, ma più distaccata e consapevole di qualcosa che loro non potevano capire, si era mostrata responsabile e indipendente nel chiedere di muoversi da sola verso Londra senza esprimere alcun disagio, benché l'unica punta di delusione per quel nuovo inizio fosse l'essere stata sollevata dal suo ruolo di Prefetto.

    Devo aver sbagliato qualcosa.

    Si era detta quando aveva visto i compagni con la spilla; stimava tutti i ragazzi del Fuoco con i quali aveva più legato e, per forza di cose, non poteva che augurarsi che fossero all'altezza e, a dirla tutta, non ne aveva dubbi.
    Solo l'orgoglio, come era ovvio, si era leggermente incrinato, perché era certa che tutti gli altri prefetti, o quasi, fossero stati ri-confermati.
    Sospirò allacciando le cinture per l'atterraggio; se quei mondi erano paralleli e i babbani si spingevano tanto oltre con la tecnologia, era certa, di contro, che la magia coprisse un tempo diverso e dilatato, che avesse radici profonde in energie sconosciute.
    E infatti erano a quello che stavano mirando, alle origini, e potevano farlo solo perché appartenevano a quella parte privilegiata di Terra.

    Belfast



    Mintaka era rimasta in silenzio per gran parte del tempo, muovendosi vicina a Marcus, il suo pupillo segreto, e gli altri compagni. Al contrario dei "purosangue" si muoveva disinvolta, senza stupirsi troppo di quel che vedeva in una cittadina apparentemente priva di magia.
    Mentre la Monstrose si era fermata con gli altri adulti, e con tutti gli studenti in quel piccolo parchetto, cercando forse un modo per trovare quella dannata tomba di ossidiana, Mintaka approfittò della possibilità di usare il telefono per fare una piccola ricerca sul motore di ricerca. "Tomba ossidiana Belfast". Alzò un sopracciglio quando tra le ricerche comparvero solo i contatti dei servizi funebri inglesi che vendevano bare nere. Storse un po' il labbro, non era stata un'idea tanto utile, così si avvicinò agli altri e, scorgendo il vecchio, rimase in disparte per attendere che la Montrose e Bellamy riuscissero nel loro intento.
    Se non lo sapeva il web, però, come avrebbe potuto saperlo quel vecchio?
     
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    Frozen Wiz
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    Un vestitino di cotone cadeva sulle forme delicate della poco quindicenne Anisha, la quale aveva deciso di indossare delle converse color amaranto probabilmente per abbinarle alla spilletta da prefetto nuova di zecca.
    Ricevere quel gufo direttamente dalla professoressa Montrose nonché responsabile per la casa del Fuoco, l'aveva destabilizzata e non poco: nonostante i genitori si dimostrarono fieri e contenti del nuovo ruolo della figlia all'interno dell'Accademia, per Anisha significava dire addio ai divertimenti, tra cui le fantastiche festicciole, la violazione del coprifuoco e le fugaci visite alle cucine. Rivedersi tra le righe scritte dalla docente in quella lettera non era stato proprio facile: sì, forse era davvero brava e otteneva voti alti nelle materie, ma per il resto? Era consapevole della propria condotta e il fatto che la responsabile riuscisse a sorvolare le marachelle che era riuscita a combinare in 4 anni vedendo addirittura del potenziale nella bambina, la stava facendo riflettere sulla sua sanità mentale.

    Beh, magari era ubriaca. Oppure era talmente disperata che non ha trovato altro che me.

    Non volle comunque rovinare il mood generale che stava vivendo in famiglia quell'estate, cercando di trattenersi quando erano più che palesi le battute e i riferimenti ad un'Anisha studente modello, studiosa e responsabile. Tuttavia il pensiero di scoprire chi avrebbe coperto il ruolo di prefetto maschile l'allettava, forse poteva ancora combinare qualche guaio in compagnia e con del gioco di squadra.
    Iniziare la prefettura direttamente con quella gita poteva rivelarsi fatale, una volta rientrati in Accademia avrebbe dovuto davvero tirare il meglio di sé per non farsi beccare, non far beccare gli altri e contemporaneamente dimostrare di avere tutto sotto controllo agli occhi dei docenti e del preside. Se da un lato non vedeva l'ora di partire con i suoi compagni di Casa per quell'avventura a Belfast, dall'altro le responsabilità iniziavano a farsi pesanti sulle sue spalle, rischiava quasi di dover reprimere la sua indole.
    Vivere a Londra aveva i suoi pregi, tra i quali l'abitudine di girare tra i non maghi in modo pressocché costante e di routine. I genitori avevano vissuto da sempre in quel mondo babbano, che fossero in India o in Inghilterra, non era possibile trovarli imprerati sui mezzi di trasporto tecnologici, cosa che si poteva riscontrare anche sulla loro figlia, tranquilla e sicura all'idea di prendere un aereo.
    Arrivò un quarto d'ora prima dell'orario stabilito a fianco di sua madre intenta a incontrare i docenti accompagnatori per ringraziarli e accertarsi che l'escursione si sarebbe svolta nel miglior dei modi. Poi li salutò tranquillizzandoli e ricordandogli le imprese e il florido curriculum della Responsabile Montrose, in caso fossero ancora titubanti a lasciarla nelle sue mani. Rimasero comunque a guardarla in compagnia dei primi arrivati e del personale adulto, sempre più fieri del suo successo scolastico.

    La docente si dimostrò precisa e sintetica anche quella mattina, riferendo le istruzioni per ritirare le autorizzazioni a lei e a Bellamy che evidentemente era il nuovo prefetto.

    C-cosa? Io e Bellamy prefetti? Ma allora era davvero ubriaca.

    Bell! Ma che diavolo...

    Si allontanò di poco prendendolo sotto braccio e guardandolo meglio gli fece intendere come fosse possibile che i due avessero dovuto davvero occuparsi di quel ruolo. Anche se era rimasta visibilmente contrariata da quella scelta era contenta che non le fosse capitato qualche sconosciuto come compagno di prefettura: sapeva quanto a Bellamy piacesse divertirsi così sperò che anche quell'anno non avrebbe rinunciato a combinarne delle belle.
    Rispettò le regole della professoressa, ritirando le autorizzazioni firmate per ogni ragazzino o ragazzina che facesse capolino all'ingresso principale dell'areoporto, controllando anche che Bellamy stesse facesse lo stesso. Se c'era una cosa alla quale non rinunciava era proprio quella di fare le cose per bene, sia positivamente che negativamente.
    Biglietto alla mano e cappellino alla testa, rimase poco dietro ai docenti scambiando qualche chiacchiera con Bellamy, sopratutto per chiedergli cosa avesse fatto a Luglio, fino ad arrivare al Gate per i controlli babbani che sembrarono preoccuparlo. Sapeva benissimo che prima di salire in un aereo era necessario passare attraverso un arco lampeggiante, che allarmava le guardie in caso di oggetti metallici che potevano sembrare ordigni terroristici.
    Senza indugi spostò la mercanzia sospetta nello zainetto passando senza difficoltà il controllo anche se ci volle più del dovuto quando le spulciarono i numerosi e diversi oggetti che si era portata da casa.

    Una volta sull'areo riuscì a muoversi furtivamente nei paraggi degli altri compagni di Casa per riconcilliarsi a loro, probabilmente annoiata dai discorsi di Montrose e Rosenbaum. Atterrata a Belfast, invece, cercò di fare il suo meglio per gli studenti spaesati e disorientati, prendendoli sotto la sua ala e dirigendoli alla stazione di servizio in modo corretto.

    Tranquilli ragazzi, appena arriveremo al camino, se sbaglierete, vi ritroverete al massimo in un magazzino di cipolle.

    Raggirato il locale, si ritrovarono quasi subito nei pressi del centro della città, affascinante ma al tempo stesso monotona come le altre città inglesi. Anche se dovevano trovare quella tanto discussa Tomba, Anisha preferì contempleare i dintorni alla ricerca di qualche indizio che li avrebbe portati sul cammino del Fuoco in modo alternativo.
    Chiedere al vecchietto indicazioni non le sembrò un'ottima idea: quando visitavano con la famiglia una nuova città, erano soliti chiedere informazioni ad un centro turistico, molto più informato che di un passante.
    Trattenne una risatina quando Bellamy prese coraggio e attaccò bottone con l'anziano che non sembrava avere la più pallida idea del perché tutti quei ragazzini portassero lo stesso cappello.
     
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  8. Severus Drake Mattia
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    Un viaggio al di fuori di Londra non l aveva mai fatto, ovviamente escludendo quello per arrivare ad Amestris, conosceva abbastanza bene i mezzi babbani, ma quello strano aggeggio chiamato aero non lo aveva mai provato, le domanda che gli frullavano in quella testa erano milioni e nessuna aveva una risposta certa:

    Sarà pericoloso?, forse è come stare su una grande scopa, arriveremo sani e salvi? o succederà qualcosa.

    Anche dal viaggio non sapeva cosa aspettarsi, di certo non sarebbe stata una semplice passeggiata, ma nemmeno una via per la morte o almeno così credeva.
    Per giungere al punto fissato decise di chiamare un taxi, il suo cellulare che ad Amestris non gli sarebbe servito a nulla, a Londra di certo gli avrebbe fatto molto comodo, era pronto a tutto o quasi tutto non aveva di certo calcolato che all'aeroporto ci sarebbero stati dei controlli!

    London Gatwiick


    Ore 6:45



    L'aeroporto come al solito era molto affollato, ad agosto tutti i babbani partivano per le ferie e tornavano per i primi di settembre, a Mattia non fu difficile trovare il gruppo dei suoi compagni di casata, erano abbastanza riconoscibili, tutti con dei vestiti un po' strani confronto agli altri babbani, e tutti con uno zainetto, anche Mattia ne aveva preparato uno, contenete una giacca invernale (non sapendo se a Belfast facesse freddo) la sua bacchetta magica, e qualche altra cianfrusaglia che gli sarebbe stata sicuramente utile.
    Dopo una breve conta e dopo aver fatto l'appello si diressero verso il Gate che li avrebbe portati all'aereo, alcuni erano visibilmente scossi, altri invece molto tranquilli, tutto procedeva a gonfie vele fino a che il gruppo dovette passare nella zona controlli, uno ad uno passarono, alcuni con qualche intoppo, Mattia passò sereno il controllo zaino, ma fu fermato al metal detector, non sapeva che bisognava dichiarare gli oggetti di metallo e lui si era tenuto al collo una collana con il ciondolo dei suoi genitori, dopo qualche attimo di preoccupazione il ragazzo fu fatto passare.
    Di certo non avrebbe mai pensato che un aereo volasse così tanto in alto, ma non era questa la sua paura principale, infatti Mattia era terrorizzato dai bruschi movimenti che ogni tanto, lo strano contenitore che li trasportava, compiva.
    Il viaggio in aereo però passò velocemente, tra qualche racconto con gli amici, un po' di musica e qualche gioco sul telefono, si sentiva quasi un babbano, ma di li a poco avrebbe ripreso a pensare come un mago.

    Belfast City Airport



    Arrivati all'aeroporto di Belfast la massa di studenti capeggiata dai professori e dai prefetti si diresse in un locale li vicino, dove si poteva trovare un camino da poter usare per spostarsi velocemente, "The Dirty Onion" era la frase da pronunciare, così piano piano tutti usarono la metropolvere, si trovarono a costeggiare un parco, dopo qualche minuto di camminata nel parco la professoressa Montrose decise di far fermare per una pausa il gruppo di studenti, Mattia prese una barretta energetica da suo zaino ne offrì un pezzetto ai suoi compagni di stanza e poi si divorò il restante.
    Qualche minuto più tardi la professoressa decise di spiegare come si sarebbero svolte le ricerche della tomba di ossidiana, del bosco di Tigli e quindi del segreto di cui erano alla ricerca:

    Siamo un gruppo scolaresco in gita che, per rendere più divertente l’esperienza, ha organizzato una caccia al tesoro. Gli abitanti del luogo potranno aiutarci a trovare la nostra meta.
    Ora ci avvicineremo al signore e uno di voi gli chiederà dove trovare un bosco di tigli.


    Si avvicinarono dunque al signore, e la professoressa spiegò a quest'ultimo della loro gita, uno dei ragazzi doveva dunque chiedere informazioni, Mattia cercò di farsi spazio fra gli studenti ma Bellamy Octavian Murray parlò per primo e chiese l'informazione al vecchietto, Mattia si blocco quindi a metà tra la prima fila e l'ultima, un po' demoralizzato per non essere riuscito a porgere lui la domanda.

    Zaino:
    -Bacchetta
    -Giacca
    -Cibo e Bevande Q.B.
    -Qualche cianfrusaglia
    -Telefonino
    -Qualche soldo Inglese: 10£
     
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  9. Dana Goode
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    L'arrivo in aeroporto fu a dir poco stiloso per Dana: il padre le aveva affittato una di quelle limousine babbane guidate da babbani che l'avrebbero condotta in un posto affollato e colmo di babbani. La limousine era color rosa confetto e sfrecciava tra le vie della città, fino a quando non si fermò con estrema delicatezza ed eleganza davanti all'entrata dell'aeroporto. Poco prima di scendere gli occhi della ragazza andarono sullo specchietto retrovisore, giusto per controllare che tutto fosse al posto giusto sul proprio viso, per poi lasciarsi aprire la portiera dall'autista. Dopo aver rivolto uno dei suoi sorrisi più finti e forzati al ragazzo, quindi, Dana portò la prima gamba al di fuori della vettura, per poi iniziare a camminare verso l'entrata dell'aeroporto. Mentre camminava le sue iridi si poggiavano di qua e di là, facendole guizzare lo sguardo da una parte all'altra, come se fosse terrorizzata ma allo stesso tempo affascinata dalla grandezza e dall'efficienza della Tecnologia Babbana. Insomma, i babbani erano davvero riusciti a creare qualosa in grado di volare con dei pezzi di metallo e qualcosa che faceva rumore? La cosa la rendeva particolarmente dubbiosa. Raggiunse quindi il suo gruppo di compagni, lanciando qualche occhiata qua e là come per dispensare saluti a tutti, per poi rivolgere un'occhiata più profonda ed intensa a Bellamy. Ormai lui era divenuto prefetto, quindi lei si sarebbe sentita ancor più importante nello stargli accanto. Gli rivolge un ultimissimo sorriso, senza pronunciare alcuna parola di saluto verso di lui, come se bastasse unicamente quello, per poi girarsi verso altri compagni ed esordire con un semplice ma gallinesco quesito.

    Allora? Sono vestita bene per queste occasioni babbaniche?

    Ed eccola che indossava unicamente vestiti di altissima moda babbana: un vestito rosa confetto di Chanel che le si apriva dolcemente con scollo a cuore sul petto e le scendeva morbidosui fianchi fino ad arrivare alle ginocchia, delle scarpe di Valentino, rigorosamente con tacchi 12, di un bianco che si intonava perfettamente al cappello a falda larga dello stesso colore. In mano una borsa sempre Chanel con delle piccole borchiette in oro rosa che decoravano attentamente il motivo "trapuntato" bianco che caratterizzava quel capo; la borsetta conteneva la bacchetta, dei soldi, un libro, un apparecchio babbano per ascoltare la musica comunemente chiamato MP3 e dei pezzettini di cotone commestibile da ingerire prima di partire. Aveva letto su qualche libro di Babbanologia che avrebbero potuto alleviare la sensazione di nausea su quegli apparecchi volanti, ma sicuramente si trattava di qualche bufala scritta tanto per; dopotutto di bufale ce ne sono tantissime al mondo, come ad esempio il fatto che Cooper sia un professore affascinante. Ma son gusti, e su quello Dana non voleva neanche discutere.
    Non appena viene sottoposta ai primi controlli di sicurezza all'aeroporto la ragazza si rivela piuttosto ostile: non era nei suoi canoni venir controllata, per non parlare anche del fatto che le era stato obbligato di gettar via quel preziosissimo cotone commestibile che lei adorava tanto. Ah, questi poliziotti. Non appena uno di loro si permise di perquisirla un po' troppo, la ragazza si voltò con fare minaccioso verso di lui e lo puntò dritto negli occhi con un dito, parlandogli lentamente e con tono di voce scandito, come se volesse fare tanta paura a quell'uomo dall'alto dei suoi 15 anni freschi freschi.

    Toccami ancora un'altra volta e ti denuncio per stupro, maniaco!

    E non appena si ritrovò in aereo iniziò a vagare con la mente. Osservava al di sotto di sé, come se fosse incantata dalla vista di quella città dal basso, per poi provare una fortissima emozione al momento del decollo e dell'atterraggio. Era inutile, lei adorava quei dannatissimi aggeggi che servivano per solcare i cieli di tutto il mondo; incredibile ma vero, quasi irreale e fantasioso, ma Dana adorava appieno tutta l'adrenalina del volo, tutto il meccanismo che c'era dietro, tutta la scelta accurata del personale, il funzionamento efficiente dell'aereo e dell'equipe, adorava tutto questo. Insomma, per una volta si sentiva in dovere di dover riconoscere ai babbani un qualche primato a loro sconosciuto, un essere riusciti a dimostrarsi più in avanti rispetto ai maghi, almeno dal punto di vista delle nuove tecnologie. Quella sì che per Dana era una svolta, avrebbe iniziato a cercar di guardare i babbani in un altro modo, riconoscendo il loro valore all'interno di quei funzionamenti matematici e tecnologici che lei non poteva assolutamente comprendere ma che poteva assaporare con i propri occhi e tastare con le proprie mani.

    [The Dirty Onion -> Parco]



    Dopo aver utilizzato la metropolvere la ragazza si ritrovò all'interno di un pub magico, dal quale però dovette uscire poco dopo assieme a tutto il gruppo dei suoi compagni. Ogni tanto si metteva a scambiare qualche parolina di gossip scolastico con altre sgallettate del suo anno assieme alle quali si divertiva a bullizzare i nuovi arrivati, e quelle parole diedero al tempo alla scolaresca di arrivare nei pressi di un parco particolare. A quel punto, una volta congedato il gruppo delle "Magnifiche", rigorosamente vestite in colori pastello e pronte a dar filo da torcere a chiunque, la ragazza si avvicinò a Bellamy definitivamente, ascoltandolo scambiare qualche parola assieme al vecchietto target della Montrose. Insomma, qualcuno avrebbe dovuto fargli una domanda, ed era ben felice di vedere che la sua crush si era proposta per prima come interlocutore. Gli si avvicinò da dietro subito dopo aver aspettato che finisse di parlare, per poi rivolgergli un saluto con la sua solita voce squillante e disarmante, quasi quanto l'urlo di una Banshee.

    Ciao Bellamy! Come sei bello oggi, sai?

    Ed attese un'eventuale risposta da parte del ragazzo, come se ne volesse a tutti i costi ricevere una, mantenendo lo sguardo acuto su di lui e le dita che si attorcigliavano delicatamente attorno ad una ciocca di capelli biondo platino.
     
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    Benvenuti a Belfast.

    L’uomo aveva alzato il viso sulla donna e il ragazzino, adocchiando da lontano il resto dei ragazzi con i cappellini, fece un cenno cordiale con la mano sul suo vecchio berretto, sorridendo affabile.

    Oh, ma certo che posso aiutarvi, qui tutti la conoscono.

    Senza aggiungere poi molto, se non qualche parola di cortesia, l’uomo aveva annuito più volte chiedendo alla giovane insegnante di seguirlo, prendendo a camminare reggendosi al bastone.
    La mandria di studenti aveva cercato di seguirlo ordinata, e mentre i ragazzi si muovevano in gruppetti, il vecchio parlava della città con chi si era avvicinato all’inizio della grande fila di studenti tra i quali vi erano i più grandi che borbottavano o sghignazzavano in coda, goliardici.


    Belfast, immagino lo sappiate, ha una radice nel nome che significa Luce… Belanu era il dio celtico della luce e da lui derivano nomi di altre città europee…


    Iniziò, con un’inaspettata spiegazione riguardo al nome e le divinità celtiche, con l’aria di chi la sapesse lunga, rivolgendosi in particolare a Victoria, mentre i pochi altri interessati lo ascoltavano.

    La strada non si era rivelata molto lunga, avevano camminato per almeno mezz’ora mentre l’uomo blaterava qualcosa sulle origini della città e molti studenti si guardavano intorno sbigottiti.
    Arrivarono nei pressi di una magione e l’uomo rallentò indicandola con un braccio alzato, vi era un muro in roccia alto più di due metri oltre il quale si scorgevano le chiome verdi e folte dei tigli.


    Ecco, si trova lì dentro: tutti i cittadini sanno che c’è ma nessuno è mai riuscito a entrare e a vederla, è capitato molto spesso che chi aveva intenzione di entrare, poi ricordasse di fare qualcos'altro, in altri casi, invece, non sono proprio riusciti a entrare.

    Disse indicando finalmente il cancello in legno chiaro che sembrava portare in una grande radura nel boschetto di tigli; da lontano era visibile una casa che appariva deserta, ma ben curata.

    Avvicinandosi al cancello l’uomo inclinò un po’ il viso stupito nel vederlo aprirsi al cospetto dei ragazzi, così alzò un sopracciglio voltandosi verso Victoria e gli altri, stringendosi nelle spalle e sorridendo appena.
    I ragazzi avrebbero proseguito lungo lo spiazzo che si apriva pian piano tra gli alberi; forse molti di loro [Sensibilità maggiore di 13] si sarebbero accorti di una strana sensazione nell’oltrepassare il cancello, quasi avessero attraversato un varco invisibile. Gli adulti, in particolare, avrebbero capito di trovarsi in un luogo pregno di magia. Una volta voltati, comunque, avrebbero notato che il vecchio signore era apparentemente scomparso nel nulla.

    La radura in cui si ritrovarono era larga almeno trecento metri, completamente circondata da un bosco di tigli, non troppo distanti dai confini si potevano scorgere dei bracieri spenti.

    67e59e30569d719af41a7951dc391186--in-ground-fire

    Vi era un silenzio antico in quell’enorme prato, non si percepiva un alito di vento e l’erba e gli alberi sembravano immobili, tutto respirava piano in un’atmosfera sospesa; più in fondo, in un anfratto tra gli alberi, era visibile qualcosa di scuro, tant’è che il gruppo si avvicinò a quella che si rivelò essere proprio ciò che cercavano.

    tomba



    La tomba di ossidiana dapprima sembrava vuota, un oggetto comune, intorno il prato era più rado, sul terreno vi erano sparse piccole pietre grigie e levigate. Nell’avvicinarsi, però, il gruppo di maghi avrebbe notato qualcosa comparire raschiando il vetro nero di rosso: le stesse parole che avevano trovato nel libro degli elementi sotto il simbolo della runa Kenaz si composero man mano, le lettere sembravano incise da una mano invisibile; quello era un chiaro riferimento al fatto che la tomba nera ai piedi dei tigli non potesse essere altrove.



    KENAZ
    A lungo hai vegliato al capezzale
    Del tuo spirito esangue
    Ora acqua di fonte lava i tuoi occhi
    E l’aria fresca del mattino
    Ti riporta all’opera amata Di tua vita.



    Le lettere eleganti avevano i riflessi della brace, mentre vi erano dei solchi poco più in basso, sulla parte che poggiava sull’erba smeraldo: non sembravano le rune che studiavano a scuola e apparentemente erano incomprensibili, formavano uno strano sigillo o forse si trattava di uno schema; ciò che sembrava più intuitivo, era che quelle incisioni dovessero essere riempite. Proprio di fianco giaceva una pergamena che forse avrebbe chiarito ai più, il messaggio scritto era chiaro, di un inchiostro brillante.

    Tutti i fuochi devono splendere
    nati dalla magia dei degni
    e da soli devono morire
    affinché la roccia diventi gemma
    e la gemma diventi chiave
    così le pietre rosse torneranno al vetro nero
    e il segreto verrà rivelato.



    A quel punto sarebbe stato più semplice capire cosa fare: guardandosi intorno i ragazzi avrebbero forse intuito a cosa servissero i bracieri, cosa serviva per ottenere qualcosa da quella tomba inerme.
    Dopotutto, non sembrava una sfida tanto ardua.

    O almeno finché un grosso tonfo non fece eco in tutta la radura, spezzando quel silenzio spettrale: il cancello dal quale erano entrati si era richiuso all’improvviso, mentre le parole sulla tomba avevano preso a mescolarsi, a cambiare, riscrivendo l’oracolo sotto una runa ormai capovolta.


    KENAZCAPOVOLTA
    A niente serve fuggire
    Quando la soluzione è dentro
    Anche se fa male, guardala, comprendila
    Solo lei è la via
    Per la tua guarigione.


    Le scritte sulla pergamena, d’altra parte, erano scomparse e di nuovo, dal nulla, altre parole macchiarono il foglio ingiallito, rivelando un ennesimo testo, un messaggio inquietante:

    Chirone difende la tomba
    di colui che lo salvò
    solo nel fuoco riconosce la resa
    solo se alla brace viene ridata la vita


    L’antica magia si stava ribellando o chiedeva un pegno, tutto intorno i ragazzi avrebbero sentito un rumore di zoccoli crescente e dei sibili inconfondibili fendettero l’aria sulle teste di tutti: delle frecce dalla punta infuocata caddero intorno al gruppo di ragazzi e di professori. Nella radura si alzarono urla di terrore, molti degli studenti si allontanarono dalla tomba gridando, dividendosi in due gruppi che si diressero in direzioni opposte, e mentre gli adulti e alcuni studenti erano rimasti nei pressi della tomba, delle reti di metallo erano state lanciate sui giovani maghi fuggiti a destra e a manca, imprigionandoli sotto il peso del ferro che li aveva sbattuti a terra. La maggior parte della casata del Fuoco era appena stata imprigionata, ferita e, dopo pochi attimi in cui le urla rimbombavano tra gli alberi, comparvero i responsabili. Fieri, minacciosi, si fecero avanti senza remore.

    -_Wizards-_Centaur-1.1
    I centauri dagli archi scuri e l’aria minacciosa erano avanzati da due punti differenti: le piccole mandrie composte da cinque membri ognuna infuocarono le punte delle frecce e incoccarono senza alcuna esitazione puntando il gruppo superstite davanti alla tomba. Dall’uno e dall’altro gruppo si mossero due esemplari verso le grosse reti metalliche in cui erano imprigionati i ragazzi. E a quel punto le frecce scoccarono: i dardi luminosi si diressero feroci verso gli studenti, i centauri avevano appena iniziato una battaglia di fuoco, non avrebbero permesso a nessun indegno di accedere al segreto più prezioso.
    Gli studenti del Fuoco erano appena scesi nell'arena, spinti nella battaglia da un segreto più grande e loro, proprio loro, non potevano dimostrarsi i figli indegni di Prometeo.






    boscotiglifuocobase

    Cosa accade: dovete capire cosa fare e interpretare i messaggi, dopodiché dovrete difendervi e riuscire comunque a completare la missione, mentre venite attaccati e mentre i compagni sono imprigionati e in pericolo.
    Utilizzate la mappa per definire i vostri spostamenti, se li fate: i personaggi giocanti si trovano nel cerchio rosso con la stella a sei punte.
    Gli studenti hanno a disposizione un incantesimo non autoconclusivo.
    Gli adulti possono proteggere uno solo degli studenti in maniera autoconclusiva, l'eventuale azione successiva non sarà autoconclusiva.

    Quelli a cui giungono le prime 4 frecce sono Marcus, Mattia, Dana e Anisha mentre due frecce finiscono ai piedi degli altri, iniziando a generare del fuoco.
    Le destinizzazioni saranno per lo più veloci, ci si può aggiungere alla ruolata fingendo di essere lì dall'inizio.
    Potete fingere di conoscere parte degli studenti non giocanti che sono imprigionati, sono almeno una trentina in tutto.

    Scadenza del turno 18 agosto compreso, nel mezzo ci saranno destinizzazioni.
     
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    Frozen Wiz
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    Com'era possibile che la tomba d'ossidiana fosse conosciuta da tutti, quando non era neanche riportata sulle mappe? Qualcosa di losco stava iniziando a far ronzare della preoccupazione nella ragazzina: il signore sembrava anche troppo tranquillo e cordiale. Pensò che probabilmente si trattasse dei modi di fare della città e degli anziani del posto, ma quando continuò a descrivere l'etimologia di Belfast come se effettivamente fosse davvero uno studioso, le balenarono in mente scene inquietanti, come quella dove sarebbe scattato da un momento ad un altro per aggredirli. Continuò ad osservarlo con un occhio di riguardo, scambiando lo sguardo con il viso della Responsabile che fiancheggiava, sempre che avesse avuto bisogno di lei in qualità di prefetto.
    Strada facendo si iniziava a scorgere un paesaggio di campagna, forse si sarebbero trovati nei pressi di una radura o qualcosa di simile, cosa che le fece ritornare in mente il Tirocinio con Lilith, dove stava per lasciarci la pelle a causa di due draghi allarmati.

    Bellamy, nel caso spunti un drago... Prepara la bacchetta.

    Gli tirò il gomito tirandosi leggermente indietro ai docenti e al signore, onde evitare di farsi sentire da un babbano. Effettivamente da quel tirocinio capì che non bisognava mai sottovalutare i posti che non si conoscevano, o il rischio era davvero grosso. Doveva essere pronta a tutto, anche ad un Jesse Blake in preda agli ormoni che tenta di baciarla.

    Quando l'omino preannunciò che nessuno era mai riuscito ad entrare, si immaginò un luogo tetro e inabitato. Forse sì, la tomba si trovava lì, ma che in realtà fosse circondata da altre? Magari lapidi di maghi e streghe, infestate da fantasmi e gnomi malefici, con qualche demone pronto a infuocarli.

    Mh... Dovevo ascoltare mia madre quando mi disse di prendere quelle pasticche per l'ansia da volo.

    Quella casa effettivamente c'era, ma non sembrava fatiscente come nell'immaginario dell'indiana.
    Quando il cancello si aprì improvvisamente, sussultò a bassa voce un'imprecazione in hindi, facendosi poi coraggio per seguire i docenti e infine attraversarlo.
    Si guardò attorno abbastanza spaesata, ricordandosi poi che doveva accertarsi che il resto della scolaresca fosse entrato e quindi, subito dopo, si spinse indietro per fare da ausiliare del traffico.
    Focalizzò per un momento Dana che, anche se la gita annunciava chiaramente una scampagnata alla ricerca della tomba, si era avvinghiata come al suo solito con vestiti alla moda di cui l'indiana non ne capiva molto, ma le piacevano tanto.

    EWrtWqq
    Anisha quando la smetterai di fare la capetta e ti rilasserai?

    Una voce maschile interruppe quel silenzio soporoso, rovinando l'atmosfera antica di quello spazio verde e circodanto da tigli. Jesse non aveva tardato a pronunciarsi, sopratutto in gita sembrava che i suoi modi di fare si fossero moltiplicati.

    Quando tu la smetterai di provarci con qualsiasi cosa che si muova.

    Qui dentro non si muove nulla a parte quelle tue labbra carnose.

    Un'occhiataccia lo fulminò all'istante, per poi lasciarlo in disparte fino a che non giunsero tutti attorno alla tomba di ossidiana, deludendo abbastanza entrambi i giocatori di quidditch.

    E io che pensavo di trovare un monolite...

    Quel pezzo di pietra era scarno ma comunque elegante e rifinito. A primo impatto sembrava un'opera moderna e Anisha non capì da subito in che modo si trovasse lì e per quale assurdo motivo. Quando però si intravidero delle scritte rosse farsi spazio su quella superficie lucida, un mormorio generale fece sgranare gli occhi della ragazzina.

    Di nuovo quelle parole... E quei simboli ancora più in basso?

    Cercò di correllarli a qualche runa, senza però riuscirci. Si avvicinò ancora di più per guardare meglio quello che sembrava un sigillo, ma una pergamena le rubò lo sguardo, per poi afferrarla tra le sue mani d'istinto.

    Qui dice...

    Tutti i fuochi devono splendere
    nati dalla magia dei degni
    e da soli devono morire
    affinché la roccia diventi gemma
    e la gemma diventi chiave
    così le pietre rosse torneranno al vetro nero
    e il segreto verrà rivelato.


    Ad alta voce proferì quelle parole, schiarendo i termini più particolari affinché potesse sottolinearli con il ritmo vocale.

    Forse sta parlando di quei bracieri. Bisognerebbe accenderli per innescare qualcosa nella tomba. Professoressa Montrose, ecco la perg-

    Il mormorio dei ragazzi e dei docenti che continuavano a confabulare di quelle scritte fu interrotto da un brusco tonfo che pietrificò la ragazza all'istante, facendola scattare da davanti dalla tomba, come se provenise da lì una sorta di scarica elettrica capace di attirarla e folgorarla. Rimase immobile e in una frazione di secondi dopo le parole su quella lastra nera iniziarono a mescolarsi velocemente per comporre altre frasi leggibili da tutti.

    La pergamena! Sta di nuovo comunicando qualcosa!

    Stiracchiò quella pergamena leggendo velocemente quelle parole che ripeté a mente, per poi passarla alla professoressa Montrose, dettando ad alcuni le frasi salienti che erano apparse chiaramente.
    Lo scalpitio degli zoccoli le rimbombava nel petto, che di pari passo sembrava combattere con il pulsare sempre più forte del cuore.

    Professoressa, dobbiamo accendere una brace, dobbiamo fare come dice lì!

    Non riusciva a credere a quello in cui si erano cacciati tutti. Non poté neanche riflettere su qualche braciere da individuare per accenderlo con un Incendio, riuscire comunque a scappare da quella lapide maledetta.
    Con le frecce infuocate che fendettero il terreno gli occhi le sembrarono uscire dalle orbite, increduli di quello che stavano vedendo. Sembravano circondati da una tribù africana di indigeni, pronti a mangiarli vivi se solo avessero commesso un passo falso.
    Deglutì, per poi armarsi di bacchetta, sbattendo sul terreno lo zainetto ingombrante. Doveva contare sui propri amici che erano riusciti ad allontanarsi da quella cerchia di fuoco, strillandogli quello che pensava avrebbero dovuto fare per salvare la pellaccia a tutti.

    Bellamy! Mintaka! I bracieri! Accendeteli, fate come dice qui o... CENTUARI?! DANNAZIONE MA DOVE CI SIAMO CACCIATI?

    Di tutte le creature più pericolose, le capitarono quelle più intelligenti e armate fino all'osso.
    Un gruppetto di loro non ci mise molto a incoccare altre frecce pronti a scardinarle contro i superstiti vicino alla tomba, tra cui Anisha.
    La mente lucida in quelle situazioni era di vitale importanza anche se giocava un ottimo ruolo l'adrenalina che pulsava le tempie dei maghi. Con uno scatto quasi fulmineo cercò di spostarsi dietro alla tomba, con la schiena a contatto con l'ossidiana per evitare dapprima le frecce dalle quali era pressoché impossibile fuggire se non si fosse spostata.
    Osservò il fuoco divamparle attorno e che se ancora non avesse compiuto un cerchio perfetto che impedisse ai maghi di darsela a gambe, sarebbe riuscita a neutralizzare con un Freddafiamma.

    Se solo mi fossi portata il tappeto volante...

    Anisha, che era rimasta nei paraggi della tomba, si è spostata dietro alla lapide per pararsi dalla freccia infuocata che la puntava da davanti. Ha cercato, tuttavia, di freddafiammare il fuoco che aveva attorno nel caso si fosse avvicinato a lei o anche per darsi una via di fuga.
     
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    Fato

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    La freccia che avrebbe dovuto colpire Anisha si schiantò contro la lapide, la fiammata della freccia era pericolosamente vicino alla pergamena che dava loro il messaggio. I centauri che erano riusci a scorgere tale scempio si agitarono ancora, nonostante fossero stati loro a lanciare le frecce, non si erano aspettati che qualcuno potesse permettere di profanare e lasciar incendiare quel che della tomba non era ignifugo, così due di loro, senza accendere alcuna punta, incoccarono le frecce per puntare verso Anisha.
    Il Freddafiamma, tra l'altro, non era stato correttamente evocato ancora, qualcosa intorno a lei aveva preso a bruciare e non solo.
    Gli altri, se fossero riusciti a salvarsi dalle frecce, avrebbero potuto scorgere i compagni improgionati perdere ulteriormente energie e intorno a loro generarsi del fuoco. Ma nessuno di loro era ancora stato protetto e non solo le loro vite erano ancora in pericolo, ma l'obiettivo e la riuscita era ancora estremamente lontano.

    Anisha ha a disposizione il freddafiamma autoconclusivo, mentre la difesa dalle altre due frecce no.




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    Drayrdd
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    Alec era rimasto alienato per gran parte del viaggio, aveva normalmente grosse riserve per il mondo babbano, che non capiva la loro tecnologia, o perché per le strade si muovessero di fretta su quei mezzi con le ruote, guardando convulsivamente gli aggeggi che chiamavano smartphone. I luoghi che in vita sua aveva visitato erano per lo più rurali, a stento avva frequentato i luoghi magici cittadini, le città principali della scozia o Londra. Era stato abituato così da quando era bambino, e non aveva mai sentito la necessità di mescolarsi così tanto agli altri uomini.
    La verità era che muoversi con disinvoltura gli creava disagio e già da quando erano in attesa degli studenti aveva cercato di sembrare tranquillo, ma si sentiva osservato, pur indossando abiti babbani, forse con colori non troppo abbinati, ma pur sempre babbani.
    Nella confusione, tra purocrazia, schiamazzi, e tutto il resto, faticava a mantenere lo sguardo su Victoria, cercando in tutti i modi di non apparire nervoso, la guardava a tratti di sfuggita, sospirando in una debole ansia che gli rivoltava lo stomaco, e in tutto questo il volo sul quel mezzo diabolico babbano non lo aiutò per niente, a cominciare da quelli che lo avevano perquisito, per finire con i vuoti d'aria in cui l'aereo volava e per i quali faticava a trattenere la nausea e il contegno in mezzo agli studenti.
    Quando si erano ritrovati a Belfast era bianco in faccia e respirava male, non aveva detto una parola e non era riuscito a seguire nulla con attenzione, seguendo Victoria e il vecchio per inerzia, con l'intenzione tacita e imbarazzante di chiedere a Michael se avesse qualche erba per la nausea con sé.
    In realtà il viaggio gli parve eterno, finché non respirò aria familiare nei pressi di quel bosco di tigli.
    Nell'entrare, Alec aveva percepito distintamente l'aria vibrante, certo dal primo istante che quello fosse un luogo magico, aveva già estratto la bacchetta: il suo istinto lo faceva rimanere dubbioso e in allerta, tanto che l'unico interesse, finché non giunsero alla tomba, fu quello di guardarsi intorno con circospezione, udendo relativamente le parole degli altri, almeno all'inizio, finché non capì quale fosse la mansione.
    Il tonfo, poi, lo fece voltare all'improvviso, con le labbra schiuse e gli occhi sgranati; a quel punto il rumore degli zoccoli e i fischi sulle loro teste generarono un panico viscerale.

    Non è possibile.

    Alec era allibito, prese a guardarsi intorno con la bacchetta già sguainata, le braccia tese e allargate e il corpo leggermente chinato per parare i ragazzi che eventualmente potevano stargli dietro, volgendosi poi lentamente verso Michael e verso Victoria; quello scherzo del destino era meschino, non poteva accadere di nuovo, non in quel modo.
    La rabbia del ricordo lontana ribolliva, mentre Alec cercava di farla scemare tra rumori indistinti e sibili, ingoiandola come veleno e cibo marcio.

    Protego totalum!

    Mosse il braccio dopo essersi lanciato verso uno dei giovani studenti del Fuoco, la freccia infuocata era di certo più veloce di lui, ma giungendo alle sue spalle, evocando uno scudo a cupola, sarebbe riuscito a salvarne uno, almeno uno.

    Accendente quei bracieri!

    Gridò, tenendo la bacchetta di fronte a sé e avvicinandosi pian piano ai centauri, l'unica loro prospettiva di salvezza sembrava quella, dovevano dimostrare ai centauri di essere degni di essere lì, quella era l'unica lingua che riconoscevano, l'onore, la fiducia, il mistico. Non c'era niente che potessero dire affinché quelle creature così al di sopra del tutto riuscissero a capire le loro intenzioni, loro si muovevano per qualcosa di diverso.
    Non poteva attaccarli: la parte più istintiva di lui immaginava di colpirli nell'immediato con tutta l'energia che possedeva, mentre l'animo più puro batteva i pugni da dentro il petto, al posto del cuore, e chiedeva di non tradirla, di non farlo neanche epr vendetta, neanche nel peggiore dei casi.
    Doveva tentare di calmarli senza guerre, perché Alec non era Alceo, e Alec non li avrebbe uccisi.

    Non siamo nemici!

    Gridò verso i centauri, puntando poi la bacchetta contro la rete degli studenti intrappolati di fronte a lui.

    Exhaurio!

    Provò disperatamente, senza riuscire ancora ad avere il minimo contatto visivo con i centauri; doveva avvicinarsi e tentare il tutto per tutto per farli calmare.

    [Magia bianca - L’incantesimo Protego Totalum evocato da questo PG può includere un’altra persona durando però solo 1 post.].

    Alec salva, autoconclusivamente, Marcus, tenta poi di alleggerire una delle reti che tengono prigionieri gli altri studenti.

    boscotiglifuoco_I
     
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  14. Marcus Edwards
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    Ricevute le indicazioni dall'anziano signore il gruppo si mise in cammino alla volta del luogo designato.
    Lungo il cammino Marcus si fermò a guardare ammaliato alcune delle stranezze del mondo dei non maghi, ciò però non dava nell'occhio, poteva passare benissimo come la prima gita in una grande città di un normale ragazzino di 12 anni.
    Il mistero intorno a quella tomba cominciava a infittirsi, intorno a sé il piccolo Edwards trovava i suoi fidati compagni grandi e coetanei, capeggiati da Anisha e Bellamy appena promossi prefetti.

    Questa gita è davvero azzeccata, c'è avventura, mistero e... magia.

    Il passo del bambino si affrettò quando giunsero nei pressi della meta del loro viaggio: la tomba di ossidiana.
    La pietra nera, liscia e ricca di venature spiccava sul verde prato della radura.
    Ai piedi della lapide, la pergamena conteneva il messaggio criptato che venne letto a gran voce dalla prefetta indiana.
    Marcus si avvicinò per leggerlo e comprenderlo meglio, tutti avevano notato i bracieri sparsi per la radura ed era chiaro che dovevano essere accesi.

    Ma cosa? Il messaggio sta cambiando

    Il piccolo aveva la testa piena di pensieri, ma nonostante la sua grande loquacità non disse nulla.
    Infondo lui apparteneva ancora al gruppo degli studenti più piccoli. Per il momento meglio lasciar fare ai grandi.
    Ad un certo punto, un rumore sembrava quello di una mandria di cavalli in avvicinamento scatenò il panico tra gli studenti che non si aspettavano un colpo di scena del genere.
    Un instante più tardi sopra le loro teste presero a sibilare delle scie infuocate, alcune di queste dirette proprio verso Marcus.
    Le vide puntare al suo petto e lui ancora immobile sul posto, quando muovette il primo piede per schivarle, una barriera invisibile fermò la corsa di quelle scie che ora si rivelarono essere frecce.

    Ehm...Grazie professor Bànach, però giuro che le stavo per schivare eh...

    Disse cercando un po' di apparire consapevole del pericolo, ringraziando il guardiacaccia-professore per averlo salvato dalla fine dello spiedino.
    Sentendo le urla dei compagni e dei professori, il bambino capì che cosa doveva fare: i bracieri ora avevano la priorità.
    Marcus grazie alla sua piccola stazza schizzò in una corsa sfrenata verso il primo braciere, quello posto davanti di loro, a destra rispetto la lapide, più lontano rispetto ai centauri.
    Il catalizzatore tenuto saldamente in mano e il cappellino che scivolò all'indietro per colpa della corsa sciogliendogli così i capelli.
    Arrivato nei pressi del primo posto in cui appiccare le fiamme lo studente si applicò in quella magia che tanto sentiva ardere dentro di sé, tracciando nell'aria il simbolo di una fiamma.

    Incendio!

    Edited by Marcus Edwards - 16/8/2017, 11:46
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    L’uomo alzò il viso nella loro direzione e Bellamy si fece avanti, chiedendo le informazioni che sarebbero servito loro per arrivare alla tomba di ossidiana. Incredibilmente – e Victoria non voleva credere che, per una volta, la fortuna fosse dalla loro parte – l’uomo sapeva di cosa stavano parlando. Conosceva l’ubicazione del bosco di tigli e della tomba e, senza esitare, si era alzato per condurli.
    Ascoltò le sue parole durante tutto il tragitto, sorridendo appena quando menzionò lo strano comportamento di coloro i quali si avvicinavano a quel luogo. Qualcuno aveva apposto un incantesimo di protezione anti-babbano per proteggerlo… ma chi?
    Osservò curiosa il cancello di legno aprirsi al loro cospetto, dentro di sé sapendo che non potevano aver sbagliato. Salutò l’uomo, ringraziandolo per la cortesia, e poi si inoltrò insieme ai ragazzi, subito respirando l’aria magica che impregnava quel suolo. Assicuratasi quindi di non essere vista dal babbano – o quel che sembrava un babbano, comunque scomparso – estrasse la bacchetta e così fecero anche altri studenti, intuendo di trovarsi in un luogo magico.
    Il silenzio che regnava nella radura in cui arrivarono era quasi rasserenante e Victoria non osò spezzarlo mentre si guardava intorno, soffermandosi in particolare sui bracieri spenti. Poi, quasi per caso, scorse la tomba. Vetro nero e spesso, vuoto, immobile. Man mano che il gruppo si avvicinava, il vuoto nero si riempiva di rosso e le parole che aveva letto sul Libro comparvero insieme alla runa.
    Dei solchi erano incisi sulla parte orizzontale della tomba e poco più in là giaceva una pergamena. Anisha la prese tra le mani e la lesse ad alta voce e subito il loro compito le fu chiaro. Dovevano accendere i bracieri che, estinguendosi da soli, avrebbero generato delle pietre… da inserire in quei solchi che ricalcavano forme a lei sconosciute.
    Il tonfo, troppo lontano per averne paura, non attirò la sua attenzione. Sapeva esattamente qual era stata la fonte del rumore e un cancello chiuso non le interessava più di quel che stava accadendo sulla pergamena e sulla tomba.
    Le bastò la prima parola sulla pergamena per rabbrividire e alzare la bacchetta e lo sguardo, un secondo prima di udire il caratteristico rumore di zoccoli. Troppi zoccoli.

    Centauri.

    Riuscì a pronunciare, per preparare i ragazzi alla loro vista. Il suono era troppo frenetico per essere amichevole, nonostante sperava di sbagliarsi. La speranza nacque e morì nel giro di pochi attimi, quando i sibili delle frecce arrivarono alle loro orecchie. Istintivamente si abbassò, trascinando con se due ragazzi lì accanto. Frecce infuocate sorvolarono le loro teste e i ragazzini si fecero prendere dal panico. I due che teneva per le maniche le sfuggirono dalla presa e andarono in direzioni opposte e nel giro di qualche secondo si ritrovarono bloccati sotto delle reti metalliche.
    Stava respirando velocemente, la rabbia e la paura – razionale o meno – che le montavano dentro. Quando la prima ondata di frecce finì, Victoria ebbe l’istinto di allungare una mano verso Alec, limitandosi poi ad intercettarne lo sguardo. Non sarebbe successo di nuovo. Non l’avrebbero colta di nuovo di sorpresa, non si sarebbe fatta intenerire, non avrebbe permesso loro di ferire anche solo uno degli studenti.
    Di nuovo incoccarono le frecce infuocate e scagliarono, ma quella volta puntarono al loro gruppo. Victoria si lanciò verso Severus Drake Mattia, la bacchetta già alzata a fendere l’aria.

    Protego Totalum!

    La cupola inglobò Mattia e se stessa, proteggendoli dalle frecce. Questo diede a Victoria il tempo per imprecare nei confronti di quegli esseri spregevoli, natura di cui si era convinta dopo Alceo e di cui aveva ora una conferma.
    Di nuovo cercò Alec, ma stavolta per dargli un messaggio silenzioso. Non avrebbe mostrato pietà se anche solo uno dei suoi studenti si fosse ferito.

    Proteggete i fuochi che accendete, devono estinguersi da soli!

    Ebbe il tempo di proferire, cercando di sovrastare le voci impaurite degli studenti imprigionati. La paura era scomparsa, coperta dalla rabbia che cresceva ad ogni secondo nel vedere, da tutti le parti, gli studenti in difficoltà.
    Il fuoco aveva attecchito e, pur di sopravvivere, avrebbe bruciato tutto ciò che aveva intorno. Ma anche loro erano Fuoco e questo, sperava, i suoi studenti lo sapeva, lo sentivano. Non si sarebbero certo arresi al loro destino, Victoria non si sarebbe arresa a quello che sembrava uno scherzo del destino.
    Mosse passi veloci verso uno dei gruppi imprigionati, pestando i piedi per scaricare la tensione – la rabbia l’avrebbe invece canalizzata insieme alla sua magia.
    Mosse la bacchetta da destra a sinistra puntando la rete metallica, guardando il centauro con gli occhi fiammeggianti di rancore.

    Evanesco

    Pronunciò la formula, sperando che la rete, una volta scomparsa, sarebbe casualmente ricaduta sul gruppo di centauri. La fortuna, tuttavia, si era beffata di loro.

    Sono BAMBINI, non provate vergogna nell’attaccarli?!

    Si rivolse direttamente al Centauro che era vicino al gruppo, i pugni stretti e il corpo pronto a scattare per la salvezza. No, questa volta non si sarebbe fatta fregare.



    Magia Bianca II: L’incantesimo Protego Totalum evocato da un PG con questo talento può includere altre due persone, durando però solo 1 post.

    - Protego Totalum autoconclusivo su se stessa e Mattia.
    - Evanesco sulla rete.

    uyAA3z5
     
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