Avventura del Ghiaccio - I Parte

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  1. Irvin Hazelwonder
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    Irvin era già visibilmente irritato da quella che si stava prospettando essere una lunga scarpinata sul fianco delle montagne. Dopo essersi liberati dell'intoppo della guida impicciona, l'intera scolaresca si era diretta lungo un sentiero secondario, al momento non frequentato da nessun altro se non loro. Avendo già percepito il freddo pungente a cui era poco abituato, Irvin pensò bene di tirar fuori dallo zaino tutto l'armamentario che sua madre gli aveva preparato, comprendente sciarpa e guanti. Il giovane mago del Ghiaccio non era un tipo molto sportivo, sebbene avesse un fisico asciutto e longilineo, tant'è che iniziò praticamente sin da subito ad avvertire la fatica nei muscoli. C'era da dire che, nonostante il percorso sempre più impervio, la meraviglia naturale in cui si ritrovò immerso riuscì a far breccia persino nel suo animo. Osservare le mille superficie ghiacciate riflettere i tersi raggi di sole, creando in questo modo giochi di luce sfavillanti e sempre diversi, era qualcosa di impagabile. Intorno a lui sentiva una strana sensazione, a tratti gli pareva persino di sentire dei sibili, come se il ghiaccio stesse parlando al gruppo. Il giovane mago del Ghiaccio non vi prestò molta attenzione, scrollandosi la testa e rimettendosi a camminare. Per qualche assurda ragione, Rheis Morwen, una sua compagna di classe, fece interrompere una parte del gruppo per scattare una foto a sorpresa. Irvin non riuscì a scansarsi in tempo perché si ritrovò un bracciò avvinghiato attorno al collo che gli impedì di muoversi. Il colpevole era Junah Grimm. Con un'espressione contrariata si liberò da quella presa e si rimise in viaggio.
    Finalmente giunsero a un ampio spiazzo coperto parzialmente da una cupola di ghiaccio incompleta. C'era chiaramente qualcosa di diverso che aleggiava in quel luogo e che non era possibile percepire alla base della montagna da cui erano partiti, ma Irvin non riusciva a descriverla, poteva solamente sperimentarla su sé stesso. Quella visione idilliaca durò per poco tempo. Improvvisamente una potente vibrazione scosse aria e suolo e ci volle poco tempo per capire che il tutto era generato da una valanga che si era staccata dalle pendici del monte che sovrastava quel luogo. Tutti iniziarono a muoversi a destra e a sinistra come forsennati. Per un istante Irvin venne bloccato dall'idea di voler riuscire a bloccare la valanga per conto suo, dimostrando chi fosse, ma si rese conto ben presto che si trattava di un'idea stupida e mortale per tutti. Dal soffitto cadevano pezzi di ghiaccio a una velocità pericolosa, cosa che indusse il giovane mago del ghiaccio a portare le mani sopra la testa per proteggerla. Nel frattempo tentò di avvicinarsi alla porta di ghiaccio che aveva attirato sin da subito l'attenzione di tutti. Quella sembrava essere l'unica via di salvezza. Molti stavano ricorrendo alla magia, ma in quel momento gli sembrava un'opzione poco pratica. Evocare un incantesimo richiedeva concentrazione e calma, condizioni che Irvin al momento non possedeva e quindi preferì evitare di ritrovarsi trasformato in qualche creatura. Si mosse alla cieca, guardando solamente con la coda dell'occhio se qualcosa sopra di lui gli stava per cadere addosso.
     
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    Ministero della Magia
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    Il colorito pallido e le rughe scavate sul volto della professoressa Dixon erano gli unici segnali del suo malessere. Catapultata in una situazione al di fuori di ogni sorta di buon senso, minacciata da eventi avversi riservati a località ben distanti dai suoi ambienti tipici, la donna reagì col solo silenzio, lo sguardo freddo e spaurito concentrato su nulla, perché nessuna pareva essere la via d'uscita. Quando il tunnel e tutta la gigantesca sala alla quale avevano acceduto cominciò a tremare, Audrey sguainò la bacchetta ma non fu pronta come le colleghe al momento di riparare il soffitto pericolosamente danneggiato. Rimase ferma sul posto, stretta nella pelliccia, con la bocca semiaperta, incapace perfino di dare indicazioni o impartire ordini col suo proverbiale tatto: non avrebbe potuto riprendere uno studente della Tempesta in piena violazione di un regolamento neppure se lo avesse avuto sotto il naso. Lontani, ormai, i tempi in cui la sfida alla criminalità aveva le sembianze di un progetto di vita, stroncato però dalle selezioni sempre troppo impietose per le sue aspettative. E chissà se avrebbe potuto davvero essere l'Auror che desiderava divenire o se, di contro, gli eventi di vita avessero deviato il suo percorso, imponendole strade sicure, muri a proteggerla, rotte rigide, in cambio del controllo pieno di se stessa nell'imprevedibilità degli eventi.
    Eppure la professoressa Harp e la professoressa Elodie, al contrario suo, erano riuscite nella mossa provvidenziale per evitare a tutti una tragica fine. Fu in quel momento che Audrey, spinta da una rinnovata certezza di sopravvivenza, avanzò prima di un passo, poi di un altro, fino a camminare decisa - perché la corsa non era più nelle sue ginocchia da signora anziana - verso la porta incisa. Dove, in verità, si stavano accumulando tutti presi da un panico evidentemente più ingombrante del suo.

    Nott, lei è uno sciocco! Scenda immediatamente di lì.
    E lei la smetta!


    Abbaiò prima verso il suo studente, poi verso la collega di Rune, impegnata a dar lezioni favolesche a tutti. Solo Stitcher sembrava aver colto la vera essenza di quanto avevano davanti: una porta e la necessità di aprirla. La bacchetta puntata contro, avanzando inarrestabile, la maschera di paura lasciò lo spazio a una sola parola.

    Deprimo!
     
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  3. Crystal Williamson
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    Grazie a Dio la guida li lascio andare senza fare altre domande, ovviamente grazie alla prontezza della professoressa Harp che aveva evocato un incantesimo abbastanza potente da confondere l’uomo dalle loro intenzioni li. Veloci con il vento, come si poteva essere veloci con una cinquantina di ragazzi di tutte le età, filarono via seguendo i professori in una stradina opposta a quella che i babbani usavano per il giro turistico, che portava alla loro meta. Presero a camminare con lentezza lungo la strada e Crystal non riusciva a pensare che indossare le scarpe da ginnastica in quel viaggio era stata un vero colpo di genio, perché se avesse dovuto portarsi altre scarpe sicuramente si sarebbe fatta del male, l’unica cosa che invece iniziava a notare fu il freddo che man mano salivano si intensificava e diventava più pesante. Non aveva mai sofferto di freddo lei, anzi ci si trovava anche bene, solo che quel freddo le stava congelando le mani. Abbassò lo sguardo e notò che più si andava avanti, più il pavimento sembrava reagire creando vibrazioni e il tunnel in cui erano finiti sembrava essere meno sicuro di prima, inoltre riusciva a sentire qualche cosa che arrivava al suo orecchio, che pero era poco nitida. Sospirando Crystal notò che tutti si erano fermati di colpo, si guardo intorno curiosa notando di fronte a se un enorme spiazzo largo e ghiacciato che si estendeva davvero per tanti chilometri e nel paesaggio incastonata alla pendice una porta con sopra quelle che da lontano Crystal poté solo pensare fossero rune.
    Guardo la professoressa Syria, in cerca di una certa sicurezza nel saper leggere quelle parole che però vennero spezzate via non appena la frase venne letta; i muri presero a tremare pericolosamente scosse da magia antica che Crystal in quel momento non riusciva bene a definire. Dall’alto, in un varco della cupola di ghiaccio in cui si trovavano, poté udirsi un boato spaventoso e dalla montagna sovrastante si staccarono dei massi di ghiaccio insieme a cumuli di neve, in caduta rovinosa sulla cupola: l’impatto poi crepò i massi fino a spaccarli, mentre molto più in alto, scivolava verso di lei ed i suoi compagni con ingannevole lentezza una enorme valanga.
    Crystal spaventata, ma cercando di non farsi prendere troppo dalla paura tirò fuori la bacchetta pronta all’utilizzo in caso di evenienza e necessita, aveva capito che più cera magia e più quell’luogo diventava pericoloso, e prese a correre vero la porta con le rune incise sopra che sembrava l’unica via di salvezza, tentando di schivare i massi che avrebbero potuto farle del male in quella situazione.
     
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    L’incantesimo di Rheis funzionò anche meglio di quanto la bambina stessa si sarebbe aspettata: il blocco di ghiaccio si trasformò in cartone e si frantumò in coriandoli proprio sopra la sua testa. Rheis non capiva. Il ghiaccio sembrava volerli ostacolare, ferire ed uccidere; in quel momento il loro elemento non era il fidato amico di sempre, ma il loro nemico mortale.
    Ancora con la bacchetta ben alzata Rheis non potè non pensare che quella ricerca non li avrebbe portati a qualche scoperta sorprendente, ma solo alla tomba. Quasi come se i suoi pensieri avessero preso forma, Rheis si sentì colpire alle spalle e istintivamente pensò che la valanga l’avesse raggiunta e la stesse per seppellire. Le ci volle tutto il suo equilibrio per non cadere a terra e non perdere la bacchetta.
    La bambina non ebbe nemmeno il tempo per comprendere realmente ciò che era avvenuto, né tanto meno per captare in quel caos le parole di scusa di Frances. Le sue iridi incrociarono quelle della concasata.

    Corri!

    Riuscì a dire affannata.
    Bacchetta in pugno, ricominciò a correre alle spalle di Frances, diretta verso la porta di ghiaccio. Rheis avrebbe incendiato quella stupida porta e avrebbe tentato di sciogliere la parete, se solo fosse stata in grado di evocare le fiamme come i suoi compagni della Casata del Fuoco. Ora l’unica cosa che la bambina poteva fare e tentare di mettersi in salvo e correre.
    In quel caos a Rheis ci vollero parecchi secondi per riuscire a mettere a fuoco la figura di Nott appeso alla parete ghiacciata. Effettivamente salire in alto era ciò che anche Rheis sarebbe stata istintivamente condotta a fare in una situazione come quella. L’inesorabile valanga li avrebbe seppelliti comunque, ma mettersi in salvo il più in alto possibile era senza dubbio meglio che rimanere schiacciati tra la slavina e la porta ghiacciata.

    La montagna di ghiaccio è crollata
    Sulla via per il mare
    Occorre aggirare l’ostacolo
    Con nuovi e diversi cammini
    O perire nella rigida ostinazione
    Di una via che non c’è più.
    Chissà che un’altra direzione
    Seppur più lunga e faticosa
    Non sia foriera
    Di vantaggi sconosciuti.


    “Occorre aggirare l’ostacolo”.

    La mente di Rheis corse più veloce delle sue gambe. E se l’ostacolo del testo fosse stato la porta ghiacciata e non il sentiero che avevano intrapreso precedentemente, come avevano pensato fino a quel momento?
    In quel momento le riflessioni contavano poco: la valanga, seppur bloccata momentaneamente dalle professoresse, scendeva inesorabile sopra di loro, pronta a cancellare il Picco e chiunque aveva osato avventurarcisi.
    Rheis spiccò un salto e si appese letteralmente ad uno degli appigli della parete ghiacciata, seguendo l’esempio di Nott. Al di là di ciò che quello stupido libro diceva, dei misteri e degli indovinelli, solo UNA cosa era al momento importante e fondamentale: scappare.
    Si arrampicò. L’adrenalina e lo sforzo le permisero di non percepire il freddo graffiante del ghiaccio sui polpastrelli e Rheis si issò in alto nel tentativo di aggirare quella stupida porta o, almeno, di evitare di essere seppellita dalla valanga.

    Rheis prova a salire in alto come Thomas. Spera di aggirare la porta, ma la cosa che le preme di più è salvarsi le chiappe salendo in alto rispetto al piazzale dove presumibilmente cadrà la valanga.


    Edited by Rheis Morwen - 18/8/2017, 17:46
     
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    Janelle aveva iniziato, dopo un attimo di esitazione, la corsa verso la Porta di Ghiaccio. Per qualche secondo le sembrò di farcela, le sembrò che la fatica e le intemperie non potessero fermarla, si sentì forte; vedeva la Porta sempre più vicina e si sentiva sollevata dopo lo spavento di poco prima. Subito dopo, però, vide un grosso masso di ghiaccio piombare proprio accanto alla sua gamba.

    Aaaaah!

    La bambina istintivamente gridò e pensò di aver perso l’equilibrio; traballò, ma sorprendentemente riuscì a non cadere.
    Sapeva di dover avvicinarsi ulteriormente alla porta, ma non sapeva se ci sarebbe riuscita, né tantomeno sapeva cosa fare nel caso fosse arrivata a raggiungerla.
    Era nel panico più totale: si sentiva piccola e inadeguata rispetto a quella situazione. Le sarebbe piaciuto essere più atletica e agile per muoversi nella neve, le sarebbe piaciuto essere più sveglia e veloce nel ragionamento, le sarebbe piaciuto essere una strega più esperta e poter utilizzare la sua abilità per difendere sé stessa e gli altri.
    Volse di nuovo lo sguardo alla lastra di ghiaccio: vedeva compagni che cercavano di scalarla, ma certamente Janelle con il suo fisico poco possente non sarebbe riuscita in quell’impresa. Le professoresse stavano cercando di bloccare la valanga, ma di fronte alla potenza di quanto piombava su di loro la bambina dubitava che qualunque strega avesse potuto salvarli.
    Aveva tanto insistito per partecipare a quella gita, ma ora non sapeva se ne sarebbe uscita indenne e tantomeno se avrebbe avuto il risultato sperato. Si era recata lì speranzosa di scoprire qualcosa di estremamente antico e affascinante, mentre si trovava ora a dover correre per salvare la pelle.

    La porta. Devo solo raggiungere la porta.

    Non era da Janelle non pensare a cosa sarebbe successo dopo, non avere il quadro della situazione o quantomeno un’ipotesi su quale esso fosse, ma per il momento sapeva solo di doversi sbrigare.
    Purtroppo non riusciva a continuare la sua corsa e sapeva che di lì a poco sarebbe stata colpita da uno dei tanti pezzi di ghiaccio che le cadevano attorno.
    Prese in mano la bacchetta pronta ad utilizzarla, gesto che non compiva da quando era iniziata l’estate. E se qualche mese di vita da babbana avesse annullato tutto ciò che aveva appreso ad Amestris?
    Non sapeva neanche lei bene cosa fare. Le venne in mente qualche incantesimo di Difesa che aveva imparato durante l’anno, ma temeva di scagliare per errore il ghiaccio addosso a qualcuno dei suoi compagni.

    Devo renderlo innocuo.

    Non avendo idee migliori, decise di ricorrere alla Trasfigurazione, sebbene questa materia non fosse il suo cavallo di battaglia. Ripensò a uno dei vari incantesimi visti a lezione e scelse uno dei primi che le venne in mente.
    Fissò il frammento di ghiaccio che stava per colpirla e con voce ferma e mente fredda ountò il catalizzatore.

    Globulus!

    Sperava di vedere il ghiaccio trasformarsi in un innocuo bottone per poter percorrere il poco spazio che rimaneva tra lei e la Porta di Ghiaccio senza farsi male.
    Prima ancora di rendersi conto se l’incantesimo fosse riuscito o meno, Janelle provò un minuscolo, ingenuo moto di gioia: fare magia dopo tanto tempo la stupiva di nuovo come il primo giorno.
     
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  6. Syria Elodie
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    Certo la situazione non stava volgendo al meglio, e di fatto non era riuscita a fare un granchè per migliorarla. Il suo incanto protettivo, per mera e stupidissima distrazione, non ebbe l’effetto sperato, ed anzi non fece altro che gravare sul peso che la sua collega Amalia doveva sopportare nel sostenere lo scudo.
    Inoltre, la lampadina che poco prima le si era accesa nella mente, dandole un momentaneo senso di gioia, si spense poco dopo, quando si rese conto che la sua intuizione non aveva avuto alcuna conseguenza favorevole.
    La porta rimaneva chiusa, e la valanga continuava a minacciare tutti loro.

    Non ebbe nemmeno il tempo di farsi prendere dallo sconforto, e quando alzò gli occhi al cielo come in una tacita lamentela per il fallimento del piano, si rese conto che non sarebbe andata meglio se non avesse agito in fretta. Un enorme e compatto blocco di neve si dirigeva nella sua direzione, e l’avrebbe schiacciata di lì a pochi secondi.
    Non aveva bisogno di guardarsi attorno per sapere che tutti stavano tentando di fare qualcosa di utile, che fosse per proteggersi, o che fosse per cercare di aprirsi un varco o addirittura trovare una via alternativa di fuga. Nel trambusto dell'immenso frastuono che la valanga stava provocando udì incantesimi, imprecazioni, e persino in quell'occasione la collega Dixon non si risparmiò dal redarguire uno degli studenti, che evidentemente aveva deciso di intraprendere una strada tutta sua.

    Coraggio

    Aveva ancora la bacchetta alla mano. I suoi occhi guizzarono verso Amalia, e capì che il suo compito ora era anche quello di aiutarla. Ma prima doveva riuscire a difendersi lei stessa o non avrebbe potuto fare ciò che voleva. Non sarebbe stato quel blocco di neve a fermarla. Aveva ben chiaro in mente cosa fare: le dita strinsero saldamente la bacchetta, che venne puntata contro il suo obiettivo con decisione. Si concentrò al massimo, pronunciando la formula dell'incantesimo trasfigurativo.

    Orchideus!

    La sua intenzione era quella di trasfigurare il blocco di ghiaccio in una leggera e innuocua pioggerellina di fiori, in modo che non rappresentasse più un pericolo per lei. Se tutto fosse riuscito, si sarebbe portata subito verso Amalia, quanto più vicina possibile a lei, con la chiara intenzione di aiutarla. Voleva rafforzare lo Scudo, così avrebbe di nuovo usato l'incantesimo di protezione massima, rivestendolo con il Sigillo, ma questa volta non si sarebbe fatta prendere dal panico: questa volta avrebbe prestato molta attenzione. Così la professoressa di Rune avrebbe pronunciato non verbalmente la formula del Sigillo di Rivestimento - Kyklos Tria - seguita subito da quello dello Scudo - Protego Maxima! -, rimanendo ferma in quella posizione, decisa a mantenere il suo incantesimo.
     
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  7. Nathan Clark
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    La guida impicciona non fu un problema, liquidata da un semplice incantesimo atto a confonderla, da parte della Professoressa Harp.
    Man mano che il gruppo procedeva per il sentiero, il paesaggio in lontananza fu sostituito dal progressivo innalzamento di una parete di ghiaccio che finì per diventare una specie di galleria.
    Alcuni iniziarono ad affermare di sentire delle voci, come dei sussurri trasportati dal vento inoltre le bacchette di ognuno di loro iniziarono a produrre dei piccoli fiocchi di neve, senza che nessuno avesse dato inizio ad in incantesimo.
    Nathan estrasse subito la bacchetta dalla tasca laterale dello zaino, trovandolo bagnato nel punto in cui la neve toccava la stoffa.

    Vabbè tanto ci sono solo cerotti e bende... a cavolo i fiammiferi! Non vorrei si bagnassero, anche se non so proprio a cosa potrebbero mai servirci.

    Il ragazzino, tolto il braccio sinistro dallo spallaccio, diede una spinta con le spalle per portare lo zaino davanti a sé, in modo da aprirlo per spostare i fiammiferi in un punto in cui non si sarebbero bagnati.
    Nel mentre, continuava a procedere, seguendo il resto della compagnia con la coda dell'occhio. Non avrebbe comunque potuto perdersi, dato che le direzioni erano due, tornando indietro o continuando verso la meta sconosciuta.
    Distratto dalla piccola manovra per mettere in salvo i fiammiferi, non notò immediatamente un particolare che difficilmente avrebbe potuto essere non notato: erano giunti ad una sorta di spiazzo, nel cuore della montagna gelida, delimitato da pareti di neve e ghiaccio come il soffitto. Inoltre su di un lato vi era un'enorme porta di ghiaccio, con incise delle rune. Appena queste vennero tradotte, un boato scosse le pareti di ghiaccio, provocando la caduta di blocchi. E se la situazione non fosse abbastanza mortale, una valanga, dalla montagna sovrastante, stava per seppellire tutti sotto cumuli di neve.
    Nathan vide un blocco di ghiaccio che stava per schiacciarlo. Non potendo disporre di incantesimi abbastanza potenti, l'unica cosa che gli venne in mente fu di spiccare un salto che avrebbe dovuto permettergli di spostarsi dalla traiettoria del macigno.
     
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    Drayrdd
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    Che culo!

    Gli occhi del ghiacciolo erano ancora sgranati dalla paura che quel grosso frammento gli sarebbe potuto piombare addosso e seppellirlo per sempre.

    Se esco vivo da qui, chiederò alla Eloide che cosa usa!

    Fu ironico ovviamente, ma non c’era niente da essere ironici perché la situazione stava degenerando di brutto e se non si fossero dati una mossa, sarebbero finiti seppelliti per davvero!
    Almeno la Eloide aveva avuto un’idea, come altri: lui che cosa aveva? Un bel fico secco, ecco cosa aveva!
    Staccò gli occhi dal frammento da cui era riuscito a proteggersi, rimettendosi a correre sempre verso la porta che vedeva sempre più vicina. Le braccia le teneva alte sulla testa, come se solo quelle potessero bastare a proteggerlo. Continuava ad inframmezzare quella corsa con schivate e salti per non farsi fermare: altro che allenamento di Quidditch! Se avrebbe sottoposto una cosa del genere alla squadra, lo avrebbero guardato storto e poi mandato a quel paese senza ripensamenti.

    Ti sembra il caso di pensare al Quidditch?!

    Si ammonì da solo, ma pensando proprio ad una una cosa totalmente fuori-luogo come quella si accorse di aver macinato terreno e di essere giunto molto più vicino a quella dannata porta ghiacciata. Gli mancava pochissimo ormai: adesso riusciva a vedere Thom molto meglio e anche gli altri che erano riusciti a correre fin lì senza finire schiacciati. Riuscì a vedere anche Hume.

    Attentaaaa!

    Gridò di nuovo verso la compagna, sperando che potesse sentirla. Stava incominciando ad averne le scatole piene di quei proiettili di ghiaccio molto cresciuti.
    Sbuffò perché correre in quel terreno di ghiaccio e neve non era affatto semplice, ma per fortuna poteva contare almeno sulle sue forze, temprate dallo sport e che non lo costringevano a rimanere fermo come un cretino.
    La porta era ormai vicina, ma non poteva ignorare una cosa del genere! Cambiò le sue priorità, decidendo di fare il possibile per aiutare Hume: dopo, se fosse riuscito in qualche modo a proteggerla, avrebbe ripreso la corsa verso il suo obiettivo.
    Comandò alle gambe un’altra corsa stressante e faticosa, ma necessaria visto la precarietà della situazione. Mentre correva, cercava di spronare quelli che incontrava verso la porta o comunque a togliersi da lì.
    Schivata dopo schivata, salto dopo salto e sicuramente anche qualche livido per gli urti che prendeva, ma che però gli evitavano di cadere, cercò di raggiungerla.

    Protego!

    Sperava che l’incantesimo scudo non solo sarebbe riuscito a proteggere lui, ma in qualche modo anche Janelle.
     
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    Frozen Wiz
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    Ci misero un po' prima di arrivare di un gigantesco spazio coperto da neve e ghiaccio. Liam alzò gli occhi al soffitto ed un'enorme quantità di stalattiti lo lasciò a dir poco interdetto.

    Immagina se una di queste si stacca e cade addosso a qualcuno di noi!

    Continuavano ad avanzare quando si trovarono il passo sbarrato da un muro di ghiaccio, spesso parecchi centimetri, con sopra iscritte delle parole... o meglio delle rune.
    La docente di Antiche Rune, lì perchè affibbiata alla casa del Ghiaccio dal libro degli elementi, lesse rapidamente ciò che c'era scritto e, terminata l'ultima runa, l'ambiente venne scosso improvvisamente da una specie di terremoto seguito poi da un boato assordante.

    Il cuore del prefetto iniziò ad andare all'impazzata, in pochi attimi si creò il putiferio.

    Me le vado cercando!

    Riferendosi al pensiero avuto pochi attimi prima di quel caos. Tutti iniziarono a correre verso una porta che era, ovviamente, chiusa. I docenti si prepararono a fermare una valanga che, a causa di quel sussulto, si era staccata dalla pendice della montagna e aveva iniziato una rapida corsa verso tutti i ghiaccioli.
    Liam non sapeva cosa fare, vedeva le stalattiti cadere come lance bramose di conficcare qualcuno. Dovevano andare via da lì e al più presto.
    Vide il piccolo Nathan cercare di fare un salto per schivare un blocco di ghiaccio che stava per cadergli addosso. Il prefetto spalancò gli occhi, l'adrenalina lo pervase e scattò verso di lui fulmineo.

    Nathan attento...Protego!

    Cercò di raggiungerlo e se vi fosse riuscito l'avrebbe preso sotto la sua ala protettrice unita al protego, incantesimo di difesa che avrebbe dovuto arrestare la caduta del ghiaccio.
    La situazione peggiorava ogni secondo di più, bisognava aprire quella dannata porta, ma bisognava fare comunque attenzione.

    Aprite quella porta! Presto!

    Le urla si sprecavano e i più grandi cercavano di proteggere i più piccoli.
     
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    Il Deprimo di Audrey riuscì nell’intento di sfondare la porta e aprire il passaggio, la via ardua indicata dall’iscrizione runica. La violenza con cui la parte di parete cedette, tuttavia, fece vibrare ancor di più il tunnel. Gli scossoni si propagarono velocemente e sembravano amplificarsi e tornare indietro, come un’eco potente: sembrava tutto sul punto di collassare da un momento all’altro. Chi si trovava nei pressi della porta, liberata la via dalla professoressa di Storia, poté attraversare l’arco e mettersi al riparo dalla valanga ancora sostenuta dalla magia potente di Amalia: Frances, Thomas, Liam, Junah, Nathan, Rheis, Crystal e Irvin, assieme alla professoressa Elodie oltrepassarono l’ingresso abbattuto. Per Bonnie, la Dixon, la Harp e gli altri studenti, invece, la via non fu altrettanto clemente: la valanga, troppo imponente per essere arrestata del tutto, scivolò su un pendio secondario, eludendo lo scudo protettivo di Amalia e travolgendo parte degli studenti attardati. Le vibrazioni causate dal Deprimo fecero crollare anche parte dell’ingresso, impedendo alla Dixon e a Bonnie di proseguire mentre la massa di neve ormai caduta sulla zona centrale aveva intrappolato gli studenti e aveva liberato Amalia dal dover mantenere il Protego Maxima ancora a lungo: ora bisognava soccorrerli.
    Dall’altro lato dell’ingresso ormai tappato dalla neve e dal ghiaccio, gli studenti e la professoressa di Rune si trovarono ad attraversare un nuovo tunnel pericolante, su un pavimento ghiacciato e scivoloso, immerso nel gelo più totale, pungente e debilitante. L’eco dei passi era sinistro e solo l’immagine lontana di una sala nel ghiaccio e di una porta spingeva il gruppo a procedere. Alla fine del corridoio, gli studenti e la Docente si affacciarono su una piccola anticamera scavata nella montagna, illuminata da una luce eterea che sembrava emanare dai cristalli ancorati alle pareti. Sul pavimento, incastonata nel ghiaccio, un’iscrizione antica e misteriosa non poté non attirare l’attenzione di Syria, che più di tutti era capace di riconoscere ed interpretare dei simboli dall’aria così antica.

    vegvisir_Tempesta


    Ma i problemi non tardarono a manifestarsi: a protezione della porta e di chissà quale segreto, due yeti alti oltre tre metri attendevano gli invasori. I grugniti echeggiarono nel corridoio, facendolo vibrare ancora una volta, mentre imbracciavano sassi e blocchi di neve, pronti a scagliarli contro gli studenti e chi si fosse fermato a svelare l’arcano dell’iscrizione. Con la porta alle spalle sbarrata dalla valanga, non c’era scelta: resistere e respingere.


    mappaghiacciotunnel
    Amalia è libera dal Protego Maxima ma ha degli studenti da soccorrere tra la neve, con l’aiuto di Audrey e di Bonnie, rimasta fuori. Ogni azione è non autoconclusiva.
    Syria può interpretare quello che c’è scritto solo se viene protetta e con almeno 2 post di lettura intervallati ciascuno da almeno 4 post in cui viene difesa: la soluzione le verrà inviata tramite MP. Gli studenti devono difendere la professoressa e se stessi dall’attacco degli Yeti.
    Il freddo nel tunnel è pungente: per ogni post perdete 5 HP. Ogni azione è non autoconclusiva.
    Riepilogo degli HP dopo il turno precedente:
    Francis: 45 HP
    Thomas: 48 HP
    Liam: 42 HP
    Junah: 48 HP
    Janelle: 45 HP
    Nathan: 40 HP
    Rheis: 40 HP
    Crystal: 40 HP
    Irvin: 45 HP
    Bonnie: 42 HP
    Scadenza: 26 Agosto incluso
     
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    L’incanto della collega di Storia della Magia riuscì ad aprire la porta di ghiaccio, così da permettere a molti ragazzi di varcarne la soglia e mettersi in salvo.
    Però, quella fu l’unica cosa positiva di quel momento perché la magia della professoressa Dixon provocò dei forti scossoni, tanto da far precipitare parte dell’ingresso, permettendo ad altra neve e ad altro ghiaccio di bloccare l’entrata.
    In pratica adesso erano separati in due gruppi: la collega di Rune con alcuni studenti si trovava all’interno, mentre lei, Audrey e altri ragazzi erano al di fuori.
    Ma quello non era il solo problema con cui avere a che fare: la valanga che lo Scudo era riuscito a trattenere fino a quel momento, fu troppo violenta, tanto da scivolare inarrestata attraverso un pendio secondario, vanificando così il suo Scudo e travolgendo parte della scolaresca che era rimasta indietro. Avvenne tutto velocemente, tanto che in quel frangente la docente di Incantesimi aveva lo sguardo sgranato dalla preoccupazione: non aveva potuto far altro che guardare impietrita la forza del caos bianco prendere alcuni ragazzi.
    Fu subito imperativo per lei andarli a soccorrere.

    I ragazzi… dobbiamo liberarli, aiutatemi. Verso di là!

    Gridò verso la collega e verso Bonnie che erano rimaste fuori con lei, ma che per fortuna non erano state toccate dalla valanga. Indicò loro una zona dove aveva visto rotolare alcuni studenti, per poi essere stati investiti dalla neve.
    Il suo non fu un grido di rimprovero, ma una richiesta allarmata.
    Così iniziò a muoversi anche lei, cercando di sorvolare l’attrito causato dalla neve e di fare più in fretta possibile. Per fortuna non era una goffa totale anzi, era piuttosto agile, ma quel terreno bianco non era semplice.
    Mentre affrettava il passo, il cuore le batteva all’impazzata, ma la causa non era quella corsa preoccupata, il motivo erano gli studenti.
    Ma neanche in quel momento poteva permettere al panico di prevalere: doveva riporre dentro di sé tutta l’ansia che aveva per loro e reagire con senno e in fretta. Ancora una volta doveva essere forte per loro e cercare di fare il possibile per aiutarli e Amalia non si sarebbe mai tirata indietro.
    Anche se il peggio attraversò la sua testa, non poteva rischiare di perderli: il Ghiaccio non poteva rivoltarsi così contro di loro… contro i suoi Figli.
    L’istinto le suggerì di rivolgersi alla magia: così la donna sfilò prontamente il catalizzatore in palissandro, con una precisa intenzione in testa.

    Homenum Revelio!

    La voce decisa della Vicepreside enunciò la formula dell’Incantesimo di Rivelazione Umana, subito dopo che il braccio eseguì un ampio movimento parallelo al terreno.
    Il suo intento era quello di farsi aiutare anche dalla magia a cercare i ragazzi travolti dalla valanga. Se tutto fosse andato per il meglio, se fosse riuscita a generare la bolla semilucida, avrebbe ricevuto una solida conferma nel vederla brillare non appena avesse rivelato qualcosa.
    Ma la strega non aspettò l’esito dell’incanto o meglio, non aspetto quello per iniziare a scavare perché ogni secondo era prezioso… vitale.
    Con una mano reggeva la bacchetta, in modo da poter vedere la riuscita o meno della magia, ma con l’altra iniziò a raccogliere la neve, ammucchiandola dietro di sé, mentre le ginocchia ignoravano il gelo del manto bianco sul quale erano poggiate le ginocchia.
    Sperò con tutto il cuore di rivedere il volto di Janelle o di Matt o ancora di qualche altro studente che prima vedeva poco lontani da sé.
    Allo stesso modo sperò che l’incanto le riuscisse per poter accorciare i tempi di quella disperata ricerca.
     
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  12. Syria Elodie
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    Grazie all’incanto castato dalla collega di Storia della Magia, lei ed una buona parte del gruppo di ragazzi erano riusciti a passare oltre la porta che fino a quel momento li aveva costretti in balìa della valanga. Non appena ne ebbe l’occasione, oltrepassò l’apertura ora libera, e sperò che allo stesso modo tutti gli altri potessero mettersi in salvo.
    Tuttavia qualcuno rimase dall’altra parte, Amalia compresa: le onde d’urto dell’incantesimo si erano propagate al punto da non permetter loro di oltrepassare la porta e riunirsi in un unico gruppo. Era sicura che ora l’unico pensiero della collega fosse quello di salvare i ragazzi che malauguratamente erano rimasti intrappolati nella neve, per poi mettersi in salvo. Parte dell’ingresso che aveva appena varcato era crollata, impedendole di tornare indietro a prestare soccorso.

    Si ritrovò, assieme ai ghiaccioli più fortunati, in un lungo e freddo tunnel. Sembrava quasi che la temperatura scendesse man mano che lo percorrevano, e rimanere in piedi sul pavimento reso scivoloso dal ghiaccio non era cosa tanto semplice. Al fondo si poteva intravedere un’apertura, come una piccola piazzetta, anch’essa scavata nel ghiaccio. Se il fato li aveva condotti in quel luogo c’era un motivo, e non ci volle molto a capire perché proprio lei si trovasse li, o almeno questa era la sua convinzione.

    Nulla accade per caso, se siamo proprio noi a trovarci qui, c’è una ragione...

    La luce all’interno dell’anticamera creava un’atmosfera particolare, che a lei personalmente infondeva pace: la rifrazione della luce sul ghiaccio onnipresente creava dei giochi ottici che illuminavano naturalmente quel posto, tanto da farlo sembrare un enorme cristallo, e loro si trovavano al suo interno. Fu quando giunsero a ridosso di quello che era il fondo del tunnel e al contempo entrata della stanza che tutto sembrò avere più senso: sul pavimento c’era un’incisione che le fece palpitare il cuore. Era come se fosse tornata a trovarsi sul campo di ricerca: così come allora sentì l’impulso di avvicinarsi per osservare meglio; istintivamente le sue mani si stavano dirigendo verso il suo zainetto, nel quale era riposto il diario su cui annotava tutto ciò che aveva a che fare con i suoi studi.
    Se ne avesse avuti possibilità e tempo si sarebbe seduta li per terra, nonostante il freddo pungente che le faceva lacrimare gli occhi e battere i denti, e avrebbe iniziato a riportare quella stessa incisione sulle pagine incartapecorite del diario.

    Quello è un Vegvísir, una bussola runica…

    Stava parlando ad alta voce, come se stesse tenendo una lezione di fronte alla sua classe, e con tutta probabilità, se gli studenti lì presenti avessero preso parte al suo corso in futuro, anche loro sarebbero venuti a conoscenza del fascino e del potere che quell’incisione runica portava in sè.

    La poteva vedere da lontano, ma per poterne dare un’interpretazione più precisa avrebbe dovuto avvicinarsi. L’eccitazione dell’aver trovato qualcosa a lei familiare per la seconda volta la faceva sentire utile, e soprattutto le faceva capire quanto, veramente, amava il suo lavoro.

    La runa Algiz è tracciata alle estremità… la runa della protezione…devo avvicinarmi per vedere meglio.

    Tuttavia mentre si trovava in procinto di dirigersi verso l’incisione per esaminarla più a fondo, udì come un tonfo sordo e poi una voce, anzi, più voci. Ma non erano suoni umani, e solo quando realizzò che si trovavano davanti a degli enormi yeti capì che nemmeno in quel caso l’avrebbero scampata. Dovevano proteggersi, ed essere pronti a combattere.
     
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    Frozen Wiz
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    Janelle sentì Junah lanciare un incantesimo per proteggerla dal ghiaccio, ma poi ci fu un forte boato e presto tutto divenne bianco. La bambina ci mise qualche attimo a capire che non era stata ferita dal masso che minacciava di scagliarlesi addosso, ma dal crollo che la professoressa Dixon aveva causato con il suo incantesimo.
    Prima di finire sotto quella coltre di neve aveva intravisto la porta crollare, ma non aveva potuto raggiungerla.
    Proprio quel giorno in cui Janelle pensava di sentirsi particolarmente in sintonia con il Ghiaccio, con il suo elemento, proprio quel giorno tutto quel bianco e quel freddo minacciava di toglierle ogni cosa.
    Si trovava sommersa dalla neve, le sembrava assurdo. Le venne per un attimo alla mente la macabra visione dei suoi genitori che rimpiangevano la decisione di averla lasciata libera di partecipare a quella gita, nel caso non fosse più tornata.
    In quella situazione tutto era silenzio. Per un attimo il peso sul cuore di Janelle si sciolse e si abbandonò a quella sensazione di totale solitudine.
    Presto però fu interrotta: sentì una voce in lontananza, anche se non riuscì a capire cosa stesse dicendo. Era tutto ovattato, ma avrebbe giurato fosse della professoressa Harp. Sicuramente l'avrebbe cercata, non l'avrebbe lasciata lì da sola.

    Non sarà rimasta anche lei intrappolata nella neve...

    La bambina non era convinta di aver davvero pronunciato quelle parole, di aver dato voce a quel timore, ma sicuramente ci aveva provato, gesto che l'aveva fatta sentire improvvisamente viva e attiva.
    Presa da inaspettata speranza, Janelle iniziò a dimenarsi e a cercare di spostare la neve.

    La bacchetta? Dov'è la mia bacchetta?

    Non avrebbe saputo cosa farci in quella circostanza, ma l'idea di rimanere senza la spaventava al momento anche più della neve che si ritrovava addosso.
    Sapeva di averla in mano quando la frana aveva completato l'opera già iniziata, quindi non doveva essere distante da lei. Mosse la mano nella neve e presto la sentì: l'avrebbe riconosciuta tra mille oggetti.
    La afferrò cercando di spostarla verso di sé e nel frattempo iniziò a muovere anche le gambe con tutta la forza che aveva, cercando in qualche modo di uscire da quella situazione.
    Il fatto di poter muovere gli arti, seppur a fatica, senza dolore, la rincuorò.
    Poi iniziò a mettere ancora più impegno nello scavare verso l'alto e nel frattempo cercò di gridare per quanto le era possibile.

    Qualcuno mi sente? Sono qui!

    Non aveva grossi dolori, ma la neve iniziava a bruciarle sul viso, l'unico punto che era a diretto contatto con quel gelo, oltre al fatto che si sentiva letteralmente congelare. Le sembrava di aver mosso un po' di neve, forse da fuori avrebbero potuto vedere quei movimenti? O almeno, forse l'avrebbero sentita?

    Ora mi aiuteranno. Sicuro. Gli altri stanno bene e mi aiuteranno.
     
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    La porta di ghiaccio rappresentava davvero l’unica via di uscita, ma solo la professoressa Dixon riuscì a sfondarla con un Deprimo potente. Nessuno degli studenti era in grado di sfondare e mandare in frantumi una porta con tale potenza. Non tardò ad arrivare anche il rimprovero da parte della stessa insegnante, temuta dalla maggior parte degli studenti, ma non da lui, per il fatto che si fosse cimentato a salire su pendio. Per quel che gli riguardava non aveva fatto niente di male, semplicemente si era messo in salvo, alla ricerca di un qualche appiglio per evitare il peggio, ossia aggirare la valanga che presto si sarebbe abbattuta su tutti loro.
    Una volta che l’ostacolo fu completamente rimosso, il Prefetto si accinse ad entrare insieme agli altri compagni che erano riusciti nell’impresa, prima che lo scudo cedesse e la valanga inglobasse il resto degli studenti.

    Dannazione.

    Sibilò stretto tra i denti, pensando a chi era rimasto indietro: Bonnie, la professoressa Harp, Janelle e qualcun altro. Sperava che la loro Responsabile sarebbe stata in grado di intervenire celermente e porre rimedio a quel nuovo problema. Per il suo gruppo, invece, una nuova via sembrava essersi aperta. Non potevano più tornare indietro, dal momento che la via era stata bloccata dal cumulo di neve, perciò non rimaneva che procedere avanti, nella speranza di trovare ciò che stavano cercando.

    Restate compatti, non disperdetevi.

    Ordinò ai compagni, mentre si facevano tutti avanti, addentrandosi in quello che si rivelò presto un tunnel ghiacciato, simile al precedente. Ma a differenza del primo, questo risultava ancora più insidioso. Poteva sentire il freddo infiltrarsi fin sotto la pelle, scavare nella carne e gelare le ossa. Non era certo una sensazione piacevole da provare, nemmeno per gli studenti del Ghiaccio. Rimanevano pur sempre esseri umani, e dovevano proteggersi dal freddo in qualche modo. Restando compatti avrebbero potuto sfruttare il loro calore corporeo per riscaldarsi, e così andare avanti perdendo la minor quantità di energia.
    Thomas aprì un attimo lo zainetto per infilarsi il berretto invernale sulla testa, e si strinse nel mantello per cercare di contenere il calore all’interno di esso.

    Questo posto brulica di potere magico. Ma da dove viene? Cosa lo alimenta?

    Erano tutte domande alle quali, al momento, non si poteva trovare una risposta. Fatto stava che tutto il tunnel era illuminato da una luce azzurra e cristallina proveniente dai cristalli di ghiaccio sulla parete. Non avevano bisogno di usare Lumos proprio per quella ragione. In ogni caso la prudenza non era mai troppa, e la bacchetta del ragazzo restava sempre puntata davanti a sé, pronta a difendere il suo padrone da ogni eventuale pericolo.
    Pochi passi ancora, e il gruppo riuscì ad intravedere uno strano sigillo e, poco più avanti, l’ennesima porta da aprire. Non appena raggiunsero l’anticamera, un rumore sordo gli fece subito pensare di aver scatenato una seconda valanga sopra di loro, che presto si sarebbe abbattuta sulle loro teste.

    Yeti.

    Impossibile non riconoscerli, sopratutto da una distanza così ravvicinata. Il loro verso riecheggiò lungo tutto il tunnel che avevano percorso, incutendo timore soprattutto ai più piccoli.

    Disarmate, schivate o attaccate.

    Impossibile nascondere nella sua voce un lieve tremore dovuto alla presenza delle due mastodontiche figure che si accingevano a raccogliere blocchi di ghiaccio e scaraventarli contro i poveri studenti.
    D’altro canto, la professoressa di Antiche Rune si stava accingendo a tradurre il messaggio che recitava quello strano sigillo, ai suoi occhi incomprensibile. Era del parere che prima avesse tradotto il messaggio, prima sarebbero riusciti a sfuggire dalle grinfie dei due yeti. Necessitava di una qualche difesa, motivo per cui le si mise di fianco, adocchiando una creatura pronta a lanciargli contro un blocco di neve.
    Puntò immediatamente il catalizzatore contro il bersaglio, tracciando in aria una spirale e terminandola con una stoccata in su.

    Expelliarmus.

    L’intento era quello di far cadere il blocco di ghiaccio dalla presa dello yeti, prima che questo riuscisse a caricarlo contro di loro.
     
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  15. Olivia Lux Blackwell
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    Procedendo sulla stradina, quella opposta ad una che invece sembrava per lo più battuta da turisti, Olivia non ci mise molto ad accorgersi che il sentiero si faceva man mano sempre più ripido. Holly infilò la felpa che aveva legata in vita: la neve ai lati della strada era sempre di più, sempre più alta, arrivando in certi punti addirittura a congiungersi in alte pareti ghiacciate che creavano archi e piccoli tunnel. Liv non potè fare a meno che guardare affascinata in alto, da un lato affascinata, dall'altro impaurita. Quasi sobbalzò quando udì dei sussurri flebili. Era chiaro che non provenivano da loro, era come se arrivassero dalle profondità delle nevi...come se fosse il ghiaccio a parlare loro. Più le voci si facevano percettibili, più la bambina aveva la sensazione che il pavimento avrebbe ceduto sotto i passi del gruppo di studenti, e cominciò ad innervosirsi. Anche la bacchetta nascosta nella tasca della felpa sembrava nervosa: sembrava che vibrasse, e quando Olivia posò la mano sul legno freddo si accorse che dalla punta della bacchetta sortivano, di tanto in tanto, piccoli fiocchi di neve. Si guardò intorno: la strada finiva e si apriva in un largo spiazzo, come una gigantesca piazza ghiacciata. Intorno a loro, gli unici colori, gli unici odori erano quelli del ghiaccio e della neve. Liv ci mise un po' a scorgere la porta ghiacciata verso cui tutti volgevano l'attenzione, in mezzo a tutto quel ghiaccio. Sopra vi erano incise delle rune, che Olivia ovviamente non poteva comprendere, ma si rese conto che molti dei suoi compagni più grandi riuscivano a tradurle. Con la mano ancora serrata sulla bacchetta si accorse di battere i denti: non sapeva se era per il freddo o per la strana sensazione che l'attanagliava. Era come se non fosse più nel mondo reale, e aveva la costante sensazione che sarebbe successo qualcosa di brutto da un momento all'altro. Non aveva ancora finito di elaborare quel pensiero che tutto intorno a loro cominciò a tremare; un boato spaventoso la costrinse a guardare in alto giusto in tempo per vedere pezzi di ghiaccio e cumuli enormi di neve cadere verso di loro, bloccati soltanto dalla cupola di ghiaccio che li proteggeva; cupola che però cominciò pian piano ad incrinarsi, con una velocità direttamente proporzionale al panico che montava nel petto di Olivia. Una volta spezzata la cupola, si potè chiaramente vedere la valanga che muoveva verso di loro, inesorabile. La bambina era praticamente paralizzata dal terrore. Le sue gambe si mossero d'istinto e cominciò a correre cercando di schivare i pezzi di ghiaccio che cadevano verso di loro. Liberò la mano che teneva salda la bacchetta per aiutarsi nei movimenti: tanto durante il primo anno di Accademia non aveva imparato nessun incantesimo in grado di salvarle la pelle in quel momento, o quanto meno, in quel momento non le veniva in mente un bel niente. Sentì il prefetto, Thomas Nott, guidare con la voce i ragazzi verso la porta, che in effetti sembrava l'unica via d'uscita. Proprio quella porta che sembrava aver scatenato la valanga, ironico. Dopo pochi secondi Olivia si rese conto che non ce l'avrebbe mai fatta a raggiungere la porta senza essere sotterrata dalla neve che continuava a scendere in blocchi; per questo, quando la professoressa Harp prima, Elodie dopo, evocarono gli scudi di protezione, la bambina si appuntò mentalmente di ringraziarle, di adorarle, di essere una studentessa modello per loro se solo fosse riuscita ad uscire viva da li. Continuò la sua corsa verso la porta, coprendosi la testa con le braccia, cosa che la rendeva meno agile di quanto avrebbe voluto. Non riusciva a non pensare a quanto fosse tutto assurdo: il Ghiaccio, il suo elemento, il suo perfetto, equilibratissimo, indistruttibile santuario emotivo, ciò a cui la sua magia attingeva, si stava ribellando contro di lei, rendendole quasi impossibile raggiungere la porta, l'unica via d'uscita. Era una prova? Una sorta di selezione naturale? D'un tratto vide un incantesimo sfondare la porta, ma non capì chi l'avesse lanciato: proprio mentre i suoi compagni, quelli più vicini all'uscita, riuscivano a varcare l'arco insieme alla professoressa Elodie, la valanga scivolò sullo scudo protettivo della Harp, e Olivia si sentì travolgere dalla neve.

    Ci siamo, è andata

    si ritrovò a pensare la bambina, mentre i suoni intorno a lei si facevano ovattati e sentiva la neve entrarle sotto i vestiti, gelida e pungente. Subito dopo si riscosse: non poteva disperarsi, doveva assolutamente uscire da li dentro. Non poteva neanche immaginare di non riuscirci, di non rivedere mai pià suo papà, i suoi compagni...cominciò a muovere le braccia verso la direzione che credeva l'avrebbe riportata in superificie, scavando, le mani indolenzite dal freddo della neve che sembrava dura come un sasso. Le parve di sentire la voce della professoressa Harp: si ne era sicura, era lei! Non riusciva a capire cosa dicesse, ma era sicuramente la fuori a cercare di salvare lei e gli altri studenti sommersi dalla neve. Nel suo petto si sprigionò una sensazione di calore, la certezza di non lottare da sola, la speranza di riuscire almeno a farsi vedere, in modo da poter essere aiutata.

    Mi sentite? Professoressa Harp, sono qui!

    Cercò gli urlare, la neve che si scioglieva appena a contatto del calore della sua bocca. Continuò a muoversi, a scavare nel tentativo di risalire in superfice.

    Sono una figlia del Ghaccio...

    pensò con tutta la convinzione che riuscì a raccimolare in ogni singola e più recondita parte di sé, continuando a tentare la risalita.

    Sono una figlia del Ghiaccio.
     
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59 replies since 3/8/2017, 14:15   1418 views
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