Avventura del Ghiaccio - I Parte

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    Isa



    Isa, glaciale e scivolosa,
    come cristallo risplende, simile alle gemme
    un campo ricoperto dal gelo
    è visione molto luminosa




    o1pTPjG




    Finalmente avrebbero potuto cercare la verità.
    L’intera casata del Ghiaccio aveva raggiunto l’aeroporto di Aereoporto di Luton seguendo le istruzioni di Amalia Harp: qualcuno era giunto accompagnato dai genitori, qualcuno era arrivato da solo, altri avevano usato mezzi babbani, e altri ancora si erano arrangiati con metropolveri o passaporte che avrebbero portato nei pressi della grossa infrastruttura.
    La Vicepreside e le colleghe - quasi irriconoscibili nei panni babbani - avevano atteso e accolto i giovani maghi; i prefetti del Ghiaccio avevano ritirato le autorizzazioni dei genitori o dei tutor dei minorenni, e gli adulti li avevano contati per assicurarsi fossero tutti e che fossero in orario. Avevano consegnato loro i biglietti aerei, spiegando quali potessero essere le controversie di quel viaggio.
    Molti di loro, infatti, erano di certo estranei alla realtà Babbana e l’aereo era uno dei mezzi che più intimoriva maghi e non maghi. Molti di loro avrebbero dovuto affrontare i Gate, i metal detector e un viaggio forse turbolento su un gigantesco tubo di latta con le ali che di magico non aveva nulla, eppure volava più in alto delle scope.
    Eppure non avrebbero potuto tirarsi indietro: il libro degli Elementi era uno dei più grandi misteri che l’Accademia di Magia di Amestris avesse visto. Solo loro, i figli legittimi del Ghiaccio, erano degni di cercare la fonte del loro potere, l’energia che l’aveva scaturito.


    Sull’aereo non erano mancati gli attacchi di panico, le nausee e i momenti di ansia per le turbolenze, qualcuno, persino tra i più grandi, aveva affrontato il viaggio terrorizzato, finché - finalmente - quell’ammasso di metallo era atterrato in Norvegia, all'Aereporto di Bergen-Flesland in cui l’intera casata di almeno una cinquantina di studenti dai 12 ai 17 anni era stata riunita dalle insegnanti.
    Il viaggio, per il Ghiaccio, era oltremodo lungo. Dal Bergen-Flesland, infatti, gli studenti furono condotti verso una zona non lontana dall’aeroporto, vicina a una piccola boscaglia in cui i maghi avevano nascosto quella che era, evidentemente, una passaporta.
    Un vecchio sandalo celeste e logoro che li avrebbe portati, a gruppi che l’avrebbero sfiorata a turno, nel luogo stabilito.


    Briksdalsbreen

    La montagna di ghiaccio è crollata
    Sulla via per il mare
    Occorre aggirare l’ostacolo
    Con nuovi e diversi cammini
    O perire nella rigida ostinazione
    Di una via che non c’è più.
    Chissà che un’altra direzione
    Seppur più lunga e faticosa
    Non sia foriera
    Di vantaggi sconosciuti.




    Briksdalsbreen non era un luogo celato ai babbani, era anzi una meta turistica forse non troppo conosciuta, ma abbastanza frequentata. Nonostante la stagione, il luogo era fresco, di un fresco apparentemente piacevole.
    Gli studenti, scombussolati dal viaggio in aereo e dalla passaporta, si sarebbero trovati - dopo solo un centinaio di metri, di fronte una distesa magnifica nella quale, non troppo lontano, era visibile un gruppo di babbani in visita guidata.
    C'erano infatti dei percorsi molto semplici che venivano presentati ai turisti, una viuzza visibile a tutti su un lato della cascata di ghiaccio sembrava portare verso la vetta, ed era quella in cui i turisti si dirigevano sicuri.
    Amalia Harp e le altre insegnanti avrebbero di certo dovuto inventarsi una scusa di lì a breve, dopotutto il Libro aveva suggerito chiaramente che la via non poteva essere quella comune.
    Attratta da quella mandria di ragazzini, una delle giovani guide del posto, si era avvicinata sorridente per rivolgersi alle streghe.

    Siete interessati alla visita guidata?

    Esordì senza perdere l'ilarità neanche quando si accorse di quanto fosse numeroso quel gruppo di studenti e, controllata la sua agenda, non aveva trovato alcun appuntamento con un gruppo di scolari.
    Si era mostrata solo poco perplessa, il sorriso era tirato, ma il timore di non essere in grado di gestire una visita del genere si era subito affievolito nel pensare a quanto le avrebbe fruttato.

    Sapete, difficilmente lasciamo che i turisti si avvicinino da soli alla cascata, può essere pericoloso. Alcuni pensano di intraprendere il percorso sbagliato.


    Fece indicando la stradina deserta che percorreva il lato opposto di quella turistica. Quel percorso era vuoto, sembrava tortuoso, e scompariva dopo poco dietro qualche cunetta di ghiaccio.

    Non vi ho nell'agenda, ma posso accompagnarvi io.

    Concluse guardando le streghe con una rinnovata sicurezza, certo sarebbe stato difficile eludere la ragazza con mezzi semplici e efficaci, ma il Ghiaccio non avrebbe potuto permettersi di fare un errore tanto banale.


    I turni saranno veloci, ma quando verrà richiesto di fare un determinato post auto-conclusivo, non saranno accettati tra questi post troppo corti o scritti male. Se quindi il Tessitore vi chiede che per concludere un'azione sono necessari 5 post, e se 5 PG postano, ma uno di questi non è abbastanza lungo o scritto in maniera "decente" non verrà contato.
    -In molti casi il Tessitore manderà avanti le azioni e le persone, sia suggerendo cosa fare, sia indicando cosa serve e quanti post e interazioni sono necessarie per andare oltre.
    -Ricordiamo che in viaggio vi sono le Casate intere, dovrete quindi agire come vi trovaste in un gruppo di studenti di almeno 50 individui.
    -Ci si può aggiungere all'avventura, anche se non avete confermato nella bacheca della casa, fingendo di essere presente sin dall'inizio.
    -Se siete utenti che decidono di tornare a giocare, potete inserirvi, ma nel frattempo dovrete aggiornare le schede, in tali circostanze, comunque, potete contattare la vostra Responsabile o un admin.

    Cosa fare in questo turno: potete descrivere il viaggio, l’impressione sul mondo babbano, inventarvi di aver avuto nausea, paura o di essere rimasti perplessi di fronte a tutta la Tecnologia Babbana (ricordate che siete nel 2028), di esservi vestiti in modo strano in confronto al resto dei non maghi, inconsapevoli di quali sono gli abiti tipici babbani.
    Infine, come chiaro, qualcuno dovrà cercare di eludere o confondere l'entusiasta guida del posto, per poi potersi dirigere verso il percorso di vostro interesse.
    L'elusione della guida può essere autoconclusiva, ma dovrete poi affrettarvi e agire con una certa noncuranza per avvicinarvi all'altra strada senza destare troppi sospetti.

    Scadenza del Turno: 8 AGOSTO



    ¬All²³ Junah Grimm Janelle Hume Crystal Williamson Jack Jers •Bamboo_Cat• Rheis Morwen Irvin Hazelwonder Liam Dunbar Nathan Clark Thomas Nott Amalia Harp ¬All²³ Junah Grimm Janelle Hume Crystal Williamson Jack Jers Syria ElodieAudrey Ethalyn Dixon Bonnie Emily LoganFrances Stitcher


    Edited by Johanna Cage - 4/8/2017, 15:48
     
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    [Aereporto di Luton - ingresso principale, ore:03.00]



    Gli occhi di Amalia fissavano di tanto in tanto le lancette dell'orologio che aveva al braccio sinistro, notando che mancava poco più di dieci minuti all'ora dell'appuntamento. Nonostante non frequentasse il mondo babbano in modo assiduo, la Vicepreside era a conoscenza degli usi e soprattutto dei costumi babbani, per cui non fu difficile per lei trovare un abbigliamento consono e tipicamente babbano per l'occasione. Scelse di vestirsi a "strati", in modo da adattarsi facilmente alle variazioni climatiche che avrebbe imposto quel viaggio: un paio di comodi jeans ed una maglietta a maniche corte bianca. Sopra di essa una camicia e un paio di sneakers ai piedi che le avrebbero offerto stabilità al terreno e comodità. Prima di andare, aveva incantato il suo zaino con una magia di Estenzione Irriconoscibile in modo da portarsi dietro tutto il necessario di cui aveva bisogno, senza doversi tirare dietro valigioni enormi. Dentro di esso mise anche un dolcevita in lana pettinata grigio, un tranche grigio (imbottito) e un cappello di pelliccia (non animale) in pan-dan che dopo sarebbero tornati molto utili! Differentemente da lei, alcuni studenti - specialmente quelli a cui il mondo babbano rimaneva in un certo senso sconosciuto, se non in magifoto e libri - si erano presentati con un abbigliamento alquanto non-comune, ma pur sempre babbano! Insieme alla collega Dixon e alla collega Elodie, si trovava all'ingresso pricipale dell'Aereoporto di Luton, accogliendo gli studenti che arrivavano, raccogliendo le varie autorizzazioni richieste per quella gita e dando loro i biglietti aerei. La luna era ancora alta in cielo e gran parte della vita ancora dormiva beata, ma non la Casa del Ghiaccio: per raggiungere la meta e sopperire alla lunga distanza, i ragazzi e i loro accompagnatori si sarebbero dovuti trovare in aereoporto alle 3.00 del mattino. Ma per rientrare lo stesso giorno, Amalia era stata costretta a richiedere quell'orario. Una levataccia per i ragazzi, ma di sicuro ne sarebbe valsa la pena... almeno, così sperava lei. Tutti i lati negativi però hanno una parte positiva: gli studenti si sarebbero risparmiati file sfiancanti, degne della velocità di un bradipo! Prenotando per quell'ora, l'intera scolaresca avrebbe fatto il check-in separatamente dagli altri viaggiatori, risparmiando notevolmente tempo. Così, dopo aver fatto tutte le procedure necessarie, Amalia (a capeggiare la fila), Syria (al centro di essa) e Audrey (a chiuderla) - e i ragazzi si avviarono al Gate 12: le tre docenti si erano divise la fila con circa 16/17 studenti ciascuna, facendosi aiutare per un controllo maggiore dai due Prefetti della Casa e da alcuni dei ragazzi più grandi. Oltrepassato il gate, il Ghiaccio era pronti per imbarcarsi e per volare alla volta della Norvegia.

    [Aereporto di Aereporto di Bergen-Flesland, ore 07.30]



    Quattro ore di volo avrebbero stancato anche un assiduo viaggiatore babbano, figuriamoci degli studenti in cui la maggior parte non aveva mai volato in Aereo! E di fatti gli effetti collaterali del viaggio non esitarono a mostrarsi: Amalia e le colleghe dovettero far fronte a sensi nausea, file bagno per dare di stomaco, la paura che quel mezzo potesse non farcela, mal di testa dovuti alla pressione dell'atterraggio e compagnia bella. Non tutti ne soffrirono (e per fortuna visto che erano una cinquantina), ma alla fine il "tubo metallico volante (soprannominato così dai ragazzi) riuscì ad atterrare nel suolo norvegese, infondendo curiosità e mistero in tutti loro, docenti compresi. Una grande avventura li avrebbe attesi e un parte del viaggio poteva dirsi conclusa.

    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, 09.00]



    Una volta scesi dall'aereo, Amalia e le colleghe radunarono tutti gli studenti, conducendoli verso una zona non lontana dall’Aereoporto di Bergen-Flesland. Questa era molto vicina ad una piccola boscaglia: lì, gli studenti del Ghiaccio avrebbero usufruito di una passaporta, che li avrebbe portati in men che non si dica a Briksdal. La prima a sfiorare il sandalo azzurro fu Syria con il primo gruppo di studenti; dopo fu la volta di Liam con altri ragazzi, poi Thomas ed altri ancora. Seguì la Dixon con altri studenti, fino ad Amalia che completò il gruppo. Dopo il viaggio in aereo, usare una passaporta si rivelò meno impegnativo, ma ugualmente scombussalante, specie per i più piccoli.

    Bene ragazzi, facciamo il punto della situazione: prendete per favore le copie(*) tradotte che ho chiesto di portare con voi.

    Dopo che gli adulti si accertarono delle condizioni dell'intero gruppo, Amalia prese dalla tasca esterna le copie delle pagine che aveva fatto precedentemente, consultandosi con le colleghe e gli studenti. Il concetto di quelle parole così misteriose e antiche era chiaro almeno per quanto riguardava la strada da imboccare. Da li si poteva già avvertire l'aria frizzantina e fresca (specialmente a quell'ora del mattino) che solo quei posti possono offrire: durante quel periodo il clima si aggiava intorno ai 12°-15°, anche se la sera le temperature si abbasavano abbastanza. La scelta di vestirsi a strati dunque risultava essere la migliore: Amalia si tolse capello, tranche e dolcevita, infilandoli nello zaino, invitanto anche gli studenti ad alleggerirsi. Il sole splendeva alto e non faceva eccessivamento freddo, oltre al fatto che - in quell momento - non tirava un filo di vento. Ma non erano i soli ad apprezzare la bellezza di quel posto unico. Briksdal infatti, era molto gradita acnhe dai babbani, al punto di diventare una meta turistica: infatti a pochi metri da loro c'era un gruppo di babbani in escursione con tanto di guida al seguito. Amalia guardò le colleghe, le quali anche loro avevano adocchiato il gruppetto di turisti, capendo senza parlarsi davvero, che avrebbero dovuto fare qualcosa di li a poco. Infatti...

    Siete interessati alla visita guidata?

    Amalia si fece subito avanti, occupando la visuale della guida che continuava a sorridere, nonostante trapelasse in lei la preoccupazione della mole di quel gruppo di studenti. Ma i babbani non era compresi in quell'avventura, solo i Figli del Ghiaccio. Così Amalia fece attenzione a non essere vista, fissandola negli occhi, mentre la mano armata eseguiva furtivamente e in modo preciso i movimenti della Maledizione Confondente, nascondendo immediatamente il catalizzatore non appena terminò.

    Confundus

    Enunciò in modo Non-Verbale, per non destare ulteriore sospetto. Doveva funzionare e tutto doveva andare liscio, non potevano permettersi di essere frenati quando non erano ancora all'inizio.

    ux4twCU



    Molto gentile da parte sua: siamo una scolaresca di un paesino del Galles in visita. Oh, non si preoccupi, accompagni pure il suo gruppo.
    Il mio invece non farà nessuna visita: ci limiteremo a restare nelle vicinanze a scattare qualche foto di questo magico paesaggio.
    Vada pure.


    La guida babbana, dopo alcuni attimi di silenzio, sorrise alla Vicepreside e, come se niente fosse (per loro fortuna), girò i tacchi e andando via verso il suo gruppo. Amalia tirò un sospiro di sollievo, guardano le colleghe e i ragazzi, per poi indicare loro la via che avrebbero preso per giugere alla meta: il dito sottile della Vicepreside indicò una stradina deserta andava in direzione completamente opposta a quella che utilizzavano per le escursioni turistiche. Già da li il tragitto sembrava impervio e tortuoso, ma era da quella parte che la voce del Ghiaccio li stava chiamando.

    Ragazzi dobbiamo passare dall'altra parte molto in fretta e senza attirare l'attenzione.
    In silenzio, affrettiamo il passo. Profilo basso ragazzi, attenzione.


    Disse piano, ma in modo che tutti potessero recepire il messaggio.

    Miss Dixon, Miss Eloide, occhi aperti.

    Loro tre avrebbero dato un maggiore occhio di riguardo a tutto il gruppo che si muoveva verso la loro strada da percorrere.

    Mente su Corpo, Carisma 46.
    Da regolamento dovrei avere un aumento di +3 Carisma quando lo uso.

    (*)Fotocopie con testo originale e traduzione: ognuno di voi le ha a sisposizione.
    fotocopia 1, fotocopia 2, fotocopia 3 e fotocopia 4


    Edited by Amalia Harp - 4/8/2017, 21:01
     
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    [Aereporto di Luton - ingresso principale, ore:03.00]


    Fin dal momento in cui aveva ricevuto la comunicazione di quella avventura Rheis aveva iniziato a preparare tutto il necessario e ad informarsi sugli usi e costumi della Norvegia. Per ricavare le informazioni aveva utilizzato alcuni libri di storia magica, ma soprattutto quello che i babbani chiamavano internet. Dopotutto la ghiacciola era cresciuta nel mondo “non magico” e, anche dopo l’ammissione ad Amestris, era solita passare tutti i mesi estivi a Limerick in compagnia dei suoi amici babbani.
    Aveva preparato accuratamente il suo bagaglio: uno zainetto da montagna babbano a cui il padre aveva applicato un incantesimo di estensione irriconoscibile per permetterle di inserire tutto il necessario. Aveva impiegato giorni per organizzare e decidere il materiale da portarsi appresso, stilando addirittura una rigorosa lista. Alla fine si era limitata a “vestirsi a strati” con pantaloni da montagna lunghi, ma traspiranti, una maglietta scura e una felpa che al momento teneva legata alla vita; aveva invece inserito nello zainetto un caldo pile, un berretto, una giacca antivento, un k-way e addirittura una maglia termica. Non avrebbe dovuto fare freddissimo, ma, come avrebbe detto sicuramente sua madre, “meglio prevenire che curare”. Insieme ai cambi Rheis aveva portato con sé anche della cioccolata, una borraccia, fazzoletti, occhiali da sole, cerotti, un coltellino svizzero, documenti e una macchina fotografica di piccole dimensioni; insomma, tutto ciò che avrebbe potuto essere utile per una scampagnata in montagna.

    Rheis si passò la mano sul volto assonnato.

    Le tre del mattino sono un’ora illegale… farfugliò al padre che l’aveva accompagnata all’aeroporto tramite il collegamento ferroviario.

    Rheis era forse più abituata ai trasporti babbani che a quelli magici, dunque la prospettiva di prendere un aereo non la spaventava affatto.
    La bambina sbadigliò sonoramente, guardandosi intorno alla ricerca dei suoi compagni di casata. Era arrivata in anticipo di una decina di minuti, ma non le ci volle molto per intravedere un manipolo di studenti in attesa all’ingresso dell’aeroporto, radunati intorno alle evidentissime figure delle professoresse Harp, Dixon e Elodie. La vista dei compagni di casata la destò improvvisamente e con passo sempre più svelto la bambina si ritrovò ben presto tra di loro.

    Buongiorno a tutti! salutò entusiasta.

    Con un colpetto di spalla Rheis portò lo zaino sul davanti e ne estrasse un raccoglitore trasparente pieno di fogli, dal quale sfilò l’autorizzazione da consegnare alla professoressa Harp.

    Ecco l’autorizzazione. disse, allungando il foglio firmato alla responsabile di casataAmalia Harp e ricevendo in cambio il suo biglietto aereo.

    Rheis bloccò la cartellina tra le ginocchia per tenerla ferma mentre si accingeva a chiudere lo zaino e riposizionarlo sulle spalle. Allacciò bene il blocco per la chiusura pettorale sul davanti e afferrò nuovamente la cartellina trasparente nella quale aveva inserito alcune pagine stampate con informazioni sulla Norvegia e le copie che la professoressa Harp aveva detto di portare con sé. La gita sarebbe durata un solo giorno, ma Rheis aveva voluto prepararsi: in fin dei conti era la prima volta che viaggiava verso i paesi nordici.

    Grazie papà, puoi andare ora… disse al padre, evitando di dargli un bacio sulla guancia davanti a tutti, come avrebbe invece fatto in altre circostanze.

    Dopo essere stati suddivisi in gruppi di circa 15 persone, Rheis si diresse dunque con i compagni verso il Gate 12, pronta ad intraprendere quell’avventura.


    [Aereporto di Aereporto di Bergen-Flesland, ore 07.30]


    Per Rheis le quattro ore di volo erano passate in un battibaleno. Non si era accorta quasi di nulla, visto che subito dopo il decollo la bambina era sprofondata in un sonno profondo. Aveva preso l’aereo poche volte nella sua vita, ma per qualche strano motivo il cambio di pressione le faceva sempre lo stesso effetto narcotico. Si era dunque persa le ansie, le nausee e le scenate di panico di alcuni compagni di casata, soprattutto di quelli che non erano avvezzi alla tecnologia e ai trasporti babbani. Rheis aveva riso di quelle persone al suo primo anno ad Amestris, incapace di capire come non potessero conoscere oggetti di uso comune come un tostapane o una lavastoviglie, ma si era subito dovuta pentire dei suoi pregiudizi, rendendosi conto che lei, avendo vissuto a metà tra il mondo babbano e quello magico, spesso non era a conoscenza delle ultime novità dello stesso mondo magico.
    Rheis scese dall’aereo con entusiasmo. Non vedeva l’ora di vedere la Norvegia e soprattutto di iniziare quella misteriosa avventura. Quasi come se fosse stata trascinata si unì ai compagni schiamazzanti e seguì le docenti verso una zona boscosa poco lontano dall’aeroporto. Dovevano sembrare una bella scenetta per i babbani: una scolaresca inglese in gita scolastica nel nord dell’Europa.
    Quando il manipolo di studenti si fermò, Rheis non si accorse subito del motivo; le ci vollero un paio di minuti per intravvedere un sandalo azzurro abbandonato e identificarlo come la passaporta che avrebbero utilizzato. Il viso di Rheis si contorse in una smorfia: non era una grande amante delle passaporte poiché ogni volta che ne utilizzava una le ci voleva poi una buona mezz'oretta per riuscire a farsi passare la nausea.

    Per fortuna che non ho fatto colazione! riuscì a pensare per consolarsi, appena prima di toccare il sandalo e ritrovarsi catapultata in un altro luogo.


    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, 09.00]



    Rheis vacillò leggermente sui suoi piedi e le ci volle qualche secondo per impedire alle viscere di contorcersi ulteriormente. Alzò lo sguardo da terra e si accinse ad ammirare il luogo dove si trovavano: davanti a loro si stagliava un ghiacciaio bellissimo che sembrava colare dalla montagna come lava.
    La bambina non sentì esattamente le indicazioni della professoressa Harp, ma, vedendo i compagni estrarre le copie che la docente aveva raccomandato loro di portare, Rheis si affrettò a cercare le sue nel contenitore trasparente che ancora teneva in mano.
    Dopo un centinaio di metri si trovarono in una piana che, a differenza di ciò che avrebbe pensato Rheis, risultava tutt’altro che deserta: parecchi turisti erano in prossimità di incamminarsi verso la Cascata di Ghiaccio o lungo percorsi escursionistici di vario tipo.
    Rheis, ancora un poco incerta a causa del senso di nausea che i trasporti via passaporta le lasciavano per una mezz'oretta, si fece largo tra gli studenti per riuscire a captare meglio le parole della vicepreside. Avvicinandosi potè ascoltare facilmente lo scambio di battute tra la docente e la giovane guida che si era proposta di accompagnare la comitiva lungo il solito percorso turistico. La bambina se ne stette in disparte in attesa di indicazioni, la bacchetta ben protetta sotto la felpa, all’interno del quale si era fatta cucire una comoda tasca.
    Rheis seguì con lo sguardo il dito della professoressa Harp che puntava inevitabilmente verso un sentierino tortuoso in direzione opposta rispetto a quella intrapresa da tutti i turisti. Sorrise sorniona e si incamminò in silenzio con i suoi compagni.
    Per apparire più disinvolta Rheis estrasse dallo zaino la sua fotocamera e si accinse a fotografare il panorama, esattamente come aveva detto la Harp alla guida. Contemporaneamente la bambina si spostò con i compagni verso il sentiero che avrebbero percorso. Fingendo di voler immortalare qualche momento sperava di passare del tutto inosservata: l’avventura aveva inizio!

    Edited by Rheis Morwen - 4/8/2017, 17:42
     
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  4. Olivia Lux Blackwell
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    [Aereporto di Luton - ingresso principale, ore:03.00]



    Da quando avevano ricevuto la comunicazione della professoressa Harp, Olivia era a dir poco elettrizzata. Anche volendo tralasciare il fatto che la curiosità di vedere finalmente la Norvegia era tantissima, quel percorso alla ricerca delle loro origini le dava l'impressione di essere catapultata in uno di quei bei libri d'avventura che le piacevano tanto. Anche suo padre, Nathaniel, era emozionato, anche se Holly era piuttosto sicuro che nascondesse una grande preoccupazione: solo l'anno precedente aveva lasciato che la figlia partisse per il suo anno scolastico ad Amestris, pieno d'orgoglio certo, ma non senza quel senso di perdita che Holly immaginava si provasse nel vedere i figli lasciare il nido; l'idea di un viaggio alla ricerca dell'origine del loro potere poteva essere pericoloso, e per quanto potesse fidarsi dei docenti della scuola, Holly era pur sempre la sua bambina.

    Lux aveva aperto gli occhi molti minuti prima della sveglia, così quando quella suonò, tirò via le coperte e balzò giù dal letto afferrando i vestiti babbani che lei e suo padre avevano scelto con cura nei giorni precedenti per far si che la bambina potesse essere credibile nel mondo dei non maghi.
    Così indosso dei bei pantaloni scuri, rivestiti all'interno con uno strato di pile che li rendeva caldissimi, una maglia a maniche lunghe con una stampa degli ACDC, un vecchio gruppo rock, che sembrava risalire addirittura agli anni '70 del '900. Ad Holly e Nathaniel erano piaciuti molto, tanto che si erano ritrovati a canticchiare “Shook me all night long” durante le faccende di casa. Holly aveva con se anche una felpa grigia con il cappuccio, che legò momentaneamente alla vita, e nel suo zaino, al quale il padre aveva affibbiato un bell'incantesimo estensivo, aveva messo praticamente di tutto. Ad Holly piacevano i vestiti babbani: li trovava più scomodi di quelli a cui era abituata, ma senza ombra di dubbio avevano un gran fascino. Olivia uscì dalla sua camera per andare a svegliare il padre, che assonnato cominciò a bofonchiare sul fatto che a quell'ora nessuno avrebbe dovuto essere sveglio e che era assurdo mentre si preparava per accompagnare sua figlia all'aeroporto.

    Una volta arrivati all'aeroporto di Luton, Olivia si rese conto che, per la prima volta nella vita avrebbe preso un aereo, e un moto di panico le strinse lo stomaco in una morsa. Perchè non una passaporta? pensò, sospirando nel tentativo di cacciare via quella sensazione sgradevole.

    Grazie, papà

    si rivolse al padre, stringendolo in un abbraccio veloce e accettando volentieri che lui la scompigliasse i capelli.

    Ci vediamo

    lo salutò con un gran sorriso prima di dirigersi verso la professoressa Amalia Harp. Dallo zaino tirò fuori l'autorizzazione firmata e controfirmata e i documenti che gli era stato detto di portare con sé. Porse l'autorizzazione alla professoressa, salutandola con un sorriso appena un po' nervoso, e ricevette in cambio il biglietto aereo. Una volta organizzati, si diressero verso il gate 12, pronti per partire.

    [Aereporto di Aereporto di Bergen-Flesland, ore 07.30]



    Olivia scese dall'aereo più pallida di quanto non fosse mai stata. Nonostante lo stupore iniziale nel vedere il paesaggio allontanarsi a grandissima velocità con il naso spiaccicato al finestrino, Holly aveva viaggiato per quattro ore con l'orribile sensazione delle orecchie che continuavano a tapparsi e stapparsi continuamente, ma aveva temuto per quasi la metà del viaggio di vomitare. Alla fine, quando era riuscita incredibilmente ad addormentarsi, la discesa dell'aereo le provocò nuovamente tutte quelle cose orribili, e scendere da quel mezzo per respirare aria gelida e pura fu una delle cose più belle di sempre. Olivia fece in tempo appena in tempo a pensare che mai più si sarebbe lamentata di una Passaporta prima di scoprire che sarebbe stato proprio quello il prossimo mezzo di trasporto. Afferrò insieme ai compagni il sandalo azzurro e si ritrovò nel nulla dopo la solita sensazione di essere agganciata da un punto indefinito dietro l'ombellico.

    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, 09.00]



    Olivia barcollò per un secondo prima di ritrovare l'equilibrio e guardarsi intorno: rimase a bocca aperta. Il paesaggio era uno dei più belli che avesse mai visto e moriva dalla voglia di andare a vedere più da vicino quell'enorme cascata ghiacciata. La presenza di così tanti turisti la destabilizzò, ma seguì le istruzioni della Harp e tirò fuori i documenti richiesti e li scorse velocemente con gli occhi, anche se li aveva letti a casa così tante volte da conoscerli a memoria.
    Si unì ai compagni mentre, cercando di passare inosservati, si avviavano verso il sentiero che li avrebbe condotti verso quell'incredibile avventura.
     
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  5. Nathan Clark
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    Nat aveva passato gli ultimi due giorni a spiegare al padre il viaggio che avrebbe dovuto fare; poteva essere considerato un miracolo se il genitore aveva capito a cosa servisse una bacchetta. Non perchè fosse stupido, affatto, semplicemente era un babbano ed era come spiegare ad un mago a cosa servisse un cellulare.
    Fortunatamente almeno la madre strega non ebbe difficoltà a stare dietro al figlio, cosa che creò un'ennesima discussione tra i due adulti, portando il ragazzo a minacciare di legarli assieme tramite un incantesimo. Sapeva che le sue erano solo parole, ma era felice di poter stare assieme ad entrambi i suoi genitori che non voleva la minima imperfezione nel loro rapporto.

    Avendo vissuto tutta la sua vita tra i babbani, escluso il primo anno ad Amestris, Nathan non ebbe difficoltà a trovare i vestiti adatti, gli bastava aprire l'armadio. Scelse un paio di jeans, un maglione di lana nero, un cappotto verde con cappuccio, lungo fin sopra le ginocchia ed un paio di scarponcini neri, non troppo pesanti da stancarsi troppo e da dover riposare in continuazione. Il padre Richard, più apprensivo che mai, preparò uno zainetto con 3 scatolette di cerotti di varia grandezza, due rotoli di garze, due pacchetti di fiammiferi e 3 accendini: si preoccupava per figlio e non avendolo avuto tra i piedi per mesi, scaricava in quei momenti tutte le apprensioni mancate, a volte facendo sperare al Ghiacciolo di trovarsi già in aereo, tra i suoi compagni. Sperava soltanto che non lo avrebbero fermato per controllare il bagaglio.

    Le ore precedenti alla partenza, ogni tentativo di Nat di riposare fu vano, ricordandosi solo in quel momento che non aveva ancora fatto firmare l'autorizzazione ai genitori, quindi sceso dal letto e coi piedi scalzi, corse dal padre e poi dalla madre, che aveva preferito dormire in casa, ovviamente in un letto diverso dall'ex marito. Per praticità, lo studente sarebbe stato accompagnato dalla madre all'aeroporto, tramite smaterializzazione, evitando al padre una fatica enorme per percorrere tutta quella strada.

    Il viaggio in aereo sembrò durare poco, dato che il ragazzino passò tutto il tempo a sonnecchiare, incurante degli effetti che quel mezzo suscitava in molti dei suoi compagni, non abituati a spostamenti del genere.
    Giunti a destinazione, la professoressa Harp prese a spiegare lo svolgimento della prima tappa di quella giornata.
    Se l'aereo non sortì alcun effetto sullo stomaco del ragazzo, ci pensò la Passaporta a rimediare: seguendo il gruppo della Strega e giunti poco lontani dall'Aeroporto, bastava toccare un sandalo azzurro che pareva gettato come rifiuto, per giungere ai piedi del Ghiacciaio di Briksdalsbreen, meta in cui avrebbero trovato le risposte che cercavano.
    Arrivati a destinazione, Nat corse di fretta verso un bidone vicino, per rimettere il poco cibo che era stato in grado di mandare giù prima del viaggio. Richard aveva provveduto ad infilare nello zaino del figlio anche qualcosa da mangiare, quindi il vuoto di stomaco non sarebbe stato un problema.
    Ripresosi e ripulitosi, il Cubetto notò che una Guida si allontanava dal gruppo, permettendo così a tutti di affrettarsi verso un sentiero che si dirigeva dalla parte opposta rispetto al percorso prestabilito, dando inizio alla parte più importante di tutta quell'avventura.
     
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    Partire alle 3 di notte era la cosa più semplice che l'avventura di casata le avesse riservato fino a quel momento.
    Ottenere l'autorizzazione dei genitori era stato davvero complicato: che la mamma le dicesse di no al principio se lo aspettava, ma il rifiuto del papà! Quello sì che era stato una spiacevole sorpresa. Andare e tornare dalla Norvegia in un giorno era una follia a suo dire, e inoltre diceva di non aver mai fatto gite del genere quando frequentava Hogwarts.
    Non era stato facile spiegare ai genitori quanto fosse importante per lei quella gita e convincerli che non avrebbe corso alcun rischio, cosa di cui non era sicura neanche lei stessa.
    Pian piano, però, Janelle era riuscita a ottenere la firma di entrambi sull’autorizzazione che ora era ben sistemata nel suo zaino. Anzi, la bambina aveva ottenuto anche più di quanto avesse osato sperare: ad accompagnarla all’aeroporto erano sia il papà che la mamma.
    Janelle stentava ancora a credere che sua madre, proprio sua madre, stesse per incontrare alcune delle sue professoresse e i suoi compagni di casata, almeno in vesti babbane. Le sembrava un ossimoro pensarli nello stesso spazio, a pochi passi di distanza.

    [Aereporto di Luton - ingresso principale, ore:03.00]



    A dire il vero, lei stessa aveva faticato a riconoscere gli abitanti del castello di Amestris in quelle vesti così… Diverse. Diverse da quelle abituali, ma anche in molti casi diverse dalle persone circostanti.

    Non ce la fanno proprio a camuffarsi da babbani…

    Per Janelle era tutto così naturale! Aveva indossato un paio di jeans lunghi, una maglietta azzurra a maniche corte con una lieve decorazione sul petto e sopra una felpa nera molto pesante, anche troppo al momento. Nello zaino aveva portato anche guanti, sciarpa, cappello e un maglione da indossare sotto la felpa all’occorrenza. Le sembrava strano indossare di nuovo lo zaino che l’aveva accompagnata per anni nella scuola babbana, ma che solo in quel 3 agosto faceva il suo debutto nella nuova vita di Janelle.
    La bambina aveva portato con sé anche il cellulare di sua mamma, che avrebbe usato soltanto per avvertirli una volta arrivati in Norvegia e subito prima di ripartire. Del resto probabilmente l’aggeggio non avrebbe funzionato nel resto del viaggio: la magia sarebbe presto diventata parte fondamentale della loro gita.
    Durante il viaggio così tipicamente babbano, però, Janelle si divertì non poco: per una volta i ruoli erano invertiti e lei vedeva i suoi compagni in difficoltà su azioni a lei così usuali. Vide brillanti maghetti guardare con diffidenza babbani che mostravano biglietti telematici, andare nel panico davanti ai metal detector e temere enormemente il decollo di quel mezzo a loro sconosciuto.
    Janelle, invece, aveva viaggiato più volte in aereo tra Scozia e Inghilterra, quindi tutto ciò le sembrava assolutamente ordinario.


    [Aereporto di di Bergen-Flesland, ore 07.30]



    L'unica differenza che Janelle riscontrò fu la durata del viaggio: non ne aveva mai fatto uno così lungo. Questo comunque non le causò alcun problema.
    Una volta arrivati in Norvegia, Janelle spedì il messaggio che aveva promesso ai genitori e poi ripose l’arnese tecnologico chiamato smartphone nello zaino, pronta a capire come orientarsi in quella gita.
    Come immaginava, la parentesi babbana di quel viaggio si stava già chiudendo.

    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, 09.00]



    Raggiunsero Briksdalbreen attraverso una passaporta: anche questo non era un mezzo nuovo alla bambina, che aveva avuto occasione di utilizzarlo durante l'anno scolastico, ma questa volta il percorso le diede un senso di nausea che non aveva provato la volta precedente.

    Aver riso dei miei compagni in aereo mi si ritorce contro...

    La Vicepreside aveva chiesto loro di estrarre dagli zaini le copie che avevano del libro, così Janelle si mise a cercarle sotto la marea di indumenti che aveva portato con sé. Data la temperatura approfittò della sosta per indossare anche la sciarpa.
    La bambina era ancora confusa dallo scombussolamento per la passaporta quando si rese conto che una guida turistica babbana li aveva avvicinati e che, in un qualche modo che la bambina non aveva del tutto seguito, la professoressa Harp era riuscita a liberarsi di lei in breve tempo.
    Solo allora Janelle si guardò intorno e si rese conto di quanto bello fosse il posto dove il libro li aveva condotti. Non c'era dubbio che se il Ghiaccio, il loro elemento, aveva una radice, doveva davvero essere lì.
    In fretta seguì i suoi compagni verso la via che la professoressa aveva indicato loro, ansiosa di sapere in quali direzioni il Libro degli Elementi li avrebbe portati.
     
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    Interpretare a dovere lo sguardo di fuoco che il padre le aveva lanciato quando aveva ricevuto la lettera dalla professoressa Harp le era stato impossibile, sebbene fosse chiaro che disapprovava ogni singola parola. Lui non aveva capito molto di quanto v'era scritto, né pareva avere alcun interesse a scoprirlo, ma doversi trovare in aeroporto alle tre del mattino di certo non gli aveva fatto piacere ed era stato particolarmente riluttante a credere che recarsi in Norvegia in giornata si trattasse di un'attività "fortemente consigliata" per una bambina di dodici anni.
    Non avendo alcuna scappatoia magica a disposizione, impiegarono più di due ore di automobile a giungere in aeroporto, dove il padre l'aveva scaricata con il suo zaino mezzo vuoto e l'autorizzazione in mano, vestita di un paio di jeans, un paio di vecchie scarpe di ginnastica ed un maglione di lana, troppo grande per il suo fisico esile, a coprire un dolcevita nero.

    Non era mai stata in un aeroporto, né aveva mai viaggiato in aereo, sebbene spesso ne avesse visti fendere i cieli inglese con la loro scia bianca, chiedendosi come fossero in grado di volare senza l'uso della magia. Visti da così vicino erano molto più grandi di come se li era immaginati, tutti ordinatamente parcheggiati in fila al di là del grande vetro a parete che aveva rapito la sua attenzione mentre, con l'intera scolaresca, si stava recando al gate corrispondente al loro volo.
    La tecnologia babbana aveva stupito molti dei ragazzini presenti, ma lei ci aveva ormai fatto l'abitudine, almeno da quando non c'era più sua madre a semplificare la loro vita con gli incantesimi: aveva imparato ad usare il forno a microonde per farsi da mangiare e la lavatrice per fare la biancheria, mentre i dispositivi più tecnologici le erano vietati, ché erano ad uso esclusivo del padre, e lei non aveva mai comunque sentito la necessità di possederne.
    Le responsabili risparmiarono loro moltissimo del tempo normalmente richiesto per imbarcarsi su un aereo, le cui dimensioni che tanto l'avevano lasciata stupita a guardarlo dall'esterno, l'avevano invece delusa una volta entrata: una struttura di metallo così possente poteva ospitare ben pochi posti a sedere, in paragone, tutti accalcati uno affianco all'altro, quasi più stretti dei banchi di scuola. Si era affrettata ad accaparrarsi un posto laterale, ché, sebbene il finestrino non offrisse una vista molto soddisfacente, desiderava poter osservare le luci delle città dall'alto e poter contare le stelle una volta varcata la coltre di nubi che sempre chiudeva i cieli inglesi in una bolla di maltempo. Il rombo dei motori l'aveva spaventata, costringendola con la schiena incollata al sedile, gli occhi sbarrati dalla forza che dovesse essere impressa ad un mezzo di tale portata perché potesse decollare, ma, una volta circondata solo del cielo nero della notte, era crollata addormentata, stanca per le poche ore che aveva dormito e bisognosa di ogni minuto di sonno le fosse concesso per affrontare una giornata che non era che agli albori.

    Le prime luci dell'alba avevano appena cominciato a schiarire il paesaggio norvegese quando erano giunti all'aeroporto di destinazione, e il viaggio con la passaporta l'aveva bruscamente risvegliata dal torpore dell'inerzia che la spingeva a seguire le indicazioni della professoressa Harp di riflesso. Quando giunsero ai piedi di un grande braccio di ghiaccio, era sconvolta, stanca, e lo stomaco ritorto dalla passaporta le dava un senso di nausea che faticava ad abbandonarla, facendole sussultare gli addominali in piccoli conati ad intervalli più o meno lunghi.
    Con i fogli richiesti dalla professoressa estrasse dallo zainetto anche un cappello di lana, che non esitò a porsi sul capo per mettere le orecchie al riparo dall'aria fredda che anche ad Agosto spirava in quelle terre, per poi esitare con un lembo della manica del maglione, che si estendeva fin oltre la punta delle sue dita, sugli occhi strizzati, resi umidi dagli sbadigli che le gonfiavao il petto. Rilesse a fatica quelle righe, la vista annebbiata dalla stanchezza, sperando che altri avrebbero potuto trovarvi le risposte che cercavano ai piedi di quella lingua di neve, ché lei non ne sarebbe sicuramente stata in grado.
    Osservò la responsabile a denti stretti quando chiese loro di muoversi velocemente, incerta se le gambe sarebbero state in grade di rispondere ai suoi comandi ancora a lungo, ma camminò seguendo l'onda dei suoi compagni. Le tempie le pulsavano della fatica del viaggio e fitte alla testa la costringevano sempre più spesso ad accartocciare l'espressione in una smorfia: la giornata era appena cominciata, ma il suo giovane fisico già stava accusando i primi segni dello sfinimento.
     
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  8. Irvin Hazelwonder
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    [12 Luglio 2028 - Amestris]


    Irvin si trovava ancora tra le mura dell'accademia perché stava sostenendo gli esami TOPO proprio in quel periodo. All'appello mancava solamente quello di Pozioni e poi sarebbe stato libero di tornarsene a casa e passare il mese e mezzo che mancava prima dell'inizio del nuovo anno scolastico. Aveva studiato come un dannato, si era imparato quasi tutto a memoria per essere sicuro di non tralasciare nulla. Tuttavia, la delusione per essersi lasciato sfuggire anche per quell'anno il titolo di migliore studente gli aveva offuscato la mente. Coral Allen era solamente una stupida marmocchia decerebrata che non meritava minimamente il premio in questione, eppure ci era riuscita di nuovo. C'era sotto qualcosa, Irvin ne era sicuro e la professoressa Levischmiedt sembrava il carnefice perfetto per quel maledetto crimine contro il senso comune. Doveva essere riuscita in qualche modo a soggiogare il preside e convincerlo ad attribuire il premio alla stupida.
    Irvin si trovava in sala grande per consumare il suo pasto quando le botole sul tetto si aprirono e da questi entrarono decine di gufi per consegnare la posta. Solitamente il giovane mago del Ghiaccio non riceveva molta posta, ma quel giorno vide il suo pennuto posarsi di fronte a lui e lasciare sul tavolo una lettera. La esaminò, identificando subito lo stemma della scuola. La aprì velocemente e lesse subito che era stata la vicepreside Harp a spedirgliela. Riguardava la questione che li aveva visti riuniti qualche tempo prima a proposito di un libro in cui sembrava fossero nascosti i segreti della loro casa del Ghiaccio. Irvin non era rimasto molto convinto da tutta quella storia, ascoltandola in maniera scettica. Lesse frettolosamente le righe iniziali in cui veniva spiegato in maniera poetica il senso di quel viaggio, soffermandosi molto più tempo sulle informazioni tecniche. Sarebbero partiti nel pieno della notte e avrebbero fatto rientro nella notte del giorno successivo. Rimase molto colpito perché si prospettava una giornata estremamente faticosa. Finì di mangiare e andò in dormitorio a riporre la lettera e con sua madre avrebbe deciso se partecipare o meno.

    [3 Agosto 2028 - Aereoporto di Luton, Londra]


    Per potersi evitare un viaggio che sarebbe durato ore per giungere all'aeroporto, Irvin era andato il giorno prima a casa di suo zio paterno che abitava proprio in quella città. Da dopo la morte del padre di Irvin, lo zio si era dato molto da fare, rappresentando una sorta di ponte tra il mondo magico e quello babbano, considerato che la madre di Irvin era babbana. Durante tutta la giornata precedente, Irvin aveva provato a riposarsi il più possibile, cosa molto difficile da realizzare. Sempre lo zio lo portò in aeroporto smaterializzandosi, cosa che gli provocò un leggero senso di nausea essendo una delle prime volte che gli capitava di percepire quella sgradevole sensazione. Sulle spalle aveva uno zaino da trekking in cui era riposto un pile per proteggersi dal freddo norvegese, alcune provviste, qualche bottiglietta d'acqua, dei guanti, una berretta e un paio di libri, mentre addosso al momento aveva una maglietta e un paio di pantaloni abbastanza pesanti, il tutto condito con un paio di scarponcini. Individuò il resto della comitiva, consegnando subito l'autorizzazione firmata dalla madre. Salutò appena alcuni dei compagni di classe e seguì il gruppo all'interno dell'aeroporto. Non era mai salito in vita sua su un aeroplano, nonostante fosse un mezzosangue e non gli ispiravano molto. Così come le scope, qualsiasi altro oggetto permettesse di volare creava un qualche senso di sconforto in Irvin. Si apprestò a eseguire la lunga serie di procedure che servivano prima di potersi imbarcare. Non avendo mai frequentato un posto del genere, tenne d'occhio le professoresse per vedere come si comportavano loro, che molto probabilmente erano molto più disabituate al mondo magico di quanto Irvin non fosse diventato in quegli ultimi due anni.
    Arrivò il momento di salire e l'ansia era evidente. Il giovane mago del Ghiaccio si mordeva di tanto in tanto le unghie e la cute era leggermente arrossata e bagnata. Quando sentì i motori aumentare il rumore emesso, Irvin venne quasi preso dall'istinto di prendere la bacchetta dallo zaino, tagliare le cinture e scappare da quel veicolo infernale. Al momento del decollo, il ragazzino si sentì lo stomaco spinto verso il basso e questa non piacque affatto, tant'è che un primo conato di vomito arrivò quando l'aereo si stabilizzò in quota e la morsa sullo stomaco si allentò. Stava rimpiangendo il momento in cui lui e sua madre avevano preso la decisione di farlo andare in quel viaggio. Si alzò dal suo sedile e a passo svelto andò verso il bagno. Fortunatamente lo trovò libero e vi ci si poté infilare senza attendere oltre. Fece appena in tempo a chiudere la porta che un secondo conato di vomito, questa volta più forte di primi, contorse le budella di Irvin costringendolo a rimettere tutto il contenuto dello stomaco. Si guardò allo specchio, vedendo il volto di un ragazzino smunto, deperito. Cercò di sciacquarsi la bocca un paio di volte per mandare via il sapore cattivo che era rimasto. Uscì dal bagno e ritornò al suo sedile senza dire nulla a nessuno. Nel tempo che rimase fortunatamente riuscì ad appisolarsi, sebbene venne svegliato di soprassalto quando una voce avvertì tutti che stavano per atterrare.

    Ma perché non abbiamo potuto usare una passaporta che ci portasse direttamente qui? Che idea brillante quella di prendere l'aereo...

    Finalmente atterrarono e tutti insieme si diressero in un luogo abbastanza distante dall'aeroporto. Si inoltrarono tra alcuni alberi e da lì, tramite una passaporta, vennero trasportati in prossimità del ghiacciaio. Per l'ennesima volta Irvin percepì quella sgradevolissima sensazione di nausea che sembrava contraddistinguere l'avventura in questione. La visione di quello spettacolo naturale sembrò distendere l'animo del giovane mago del Ghiaccio, alquanto turbato fino a quel momento.
    Osservò quasi divertito la vicepreside Harp che stregò una guida babbana che sembrava volerli a tutti i costi accompagnare a visitare quella meraviglia della natura. La bacchetta era riposta in una tasca laterale dello zaino, tanto non gli sarebbe servita, anche se avesse voluto, visto che erano lontani dalla scuola e per legge non era consentito ai minorenni usare la magia a meno di ritrovarsi in situazioni di vita o di morte.
    Con passo rapido, infine, l'intera scolaresca si mise a seguire le docenti che stavano facendo loro strada lungo un sentierino.
     
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    [Nott Chateau]


    Quell’estate stava regalando a Thomas grandi e piacevoli sorprese. Aveva iniziato il suo tirocinio nel villaggio di Drayrdd con un umile negoziante molto più che disponibile per insegnargli ciò che lui riteneva necessario che apprendesse. In una tranquilla mattinata casalinga, inoltre, un gufo si era diretto verso la finestra della sua camera, a Edimburgo. L’animaletto portava tra le zampette una lettera con impresso l’inconfondibile stemma di Amestris: era stato nominato Prefetto del Ghiaccio dalla sua Responsabile di Casa. Aveva esultato silenziosamente, soddisfatto per i risultati ottenuti. Sebbene il Ghiaccio non fosse riuscito a distinguersi durante quell’anno scolastico, aveva comunque ottenuto una vittoria personale. Inoltre, da una seconda lettera ricevuta qualche giorno dopo, si era preparato a dovere per affrontare l’escursione in Norvegia. Ricordava molto bene il giorno in cui tutti i membri del Ghiaccio si erano ritrovati in Sala Comune per discutere del Libro degli Elementi. Ogni Casata della scuola sembrava come avvolta da un alone di mistero che aveva reso il tutto molto più emozionante del solito. Era stato rinvenuto un antico libro, un tempo appartenente alla sua zia scomparsa, che parlava del potere primordiale della loro energia magica. Tutto ciò aveva attirato subito le attenzioni di Thomas, avido di sapere, curioso di conoscere quale meraviglioso segreto si potesse celare dietro quelle parole così enigmatiche quanto affascinanti. Tutto era ancora da scoprire, ma il mistero e la curiosità andavano pari passo, motivo per cui non avrebbe esitato un solo istante per partire all’avventura.

    Stai attento, tesoro.

    Dianne, la madre di Thomas, era sempre stata molto apprensiva nei confronti del suo unico figlio. Sebbene inizialmente fosse stato molto felice per il fatto di esser ritornato finalmente a casa, gli era bastata una sola settimana per averne già abbastanza. Il Ghiacciolo si sentiva come oppresso dalla presenza di sua madre, che nutriva per il fanciullo un amore quasi maniacale.

    Sì, stai tranquilla mamma.

    Per quanto riguardava Bertrand, non aveva molto da dire. Si limitò a scambiare soltanto uno sguardo a mo’ di saluto, senza spendersi in troppe parole. Un semplice cenno della testa, zainetto in spalle, e si diresse verso il camino. Avrebbe viaggiato in Metropolvere, non voleva che gli altri vedessero l’ennesima scenata di sua madre davanti ad un arrivederci. Prelevò un pizzico di Polvere Volante, avvertendo la sabbiolina verdognola scivolare tra le dita.

    Aeroporto di Luton.

    Scandì con un tono di voce chiaro e deciso. Commettere errori nello spelling del nome era il primo passo verso il fallimento.
    Gettò la polvere nel camino, e la sagoma del ragazzo scomparve in un turbinio di fiamme verdi.

    [Aeroporto di Luton]


    Alle tre del mattino era parecchio difficile che qualche Babbano troppo curioso potesse vedere un ragazzo sbucare fuori dal nulla. In ogni caso, Thomas non correva alcun rischio. I suoi genitori si erano assicurati che dei loro fidati conoscenti fossero lì ad aspettarlo, proprio davanti al camino scelto. Avevano avuto la fortuna di abitare proprio a pochi passi dall’aeroporto. Per il Ghiacciolo, quello era un luogo completamente sconosciuto. Gli amici di famiglia si preoccuparono di consegnarli delle sterline per non avere problemi nella società babbana. Thomas fissò quelle strane monete per qualche istante, chiedendosi se non fossero finte. Si fece guidare dalla coppia di amici, che lo affidarono ad un taci diretto verso l’aeroporto. La vicinanza alla sua meta gli sarebbe costato soltanto cinque minuti di macchina, vale a dire cinque minuti di puro terrore.
    Era risaputo che la società babbana fosse nettamente più evoluta di quella magica, ma il ragazzo non aveva la più pallida idea di ciò che lo aspettava. Inserì le monetine babbane in un contenitore speciale, che si aprì nel momento in cui salì sulla macchina, con un minischermo con la dicitura “Pagare qui”. Ciò che più lo terrorizzò era il fatto che quel mezzo non avesse alcun conducente. Fatto stava che l’autovettura era perfettamente in grado di accelerare, frenare e posteggiare in maniera del tutto autonoma. Per tutta la durata del viaggio – dalla durata di soli cinque minuti – Thomas si aggrappò avidamente alla cintura di sicurezza, come se quella rappresentasse la sua unica ancora di salvezza. Soltanto all’arrivo riprese a respirare normalmente, riprese tutti i suoi averi e si fiondò fuori da quella bestia tecnologica.

    E questo è solo l’inizio.

    Giunse finalmente all’aeroporto, sano e salvo, e si precipitò al suo interno per incontrarsi con le tre professoresse che li avrebbero accompagnati.

    Buon… giorno, professoresse.

    Esitò un istante, dal momento che fuori era tutt’altro che giorno, ma la loro giornata in effetti era iniziata già da un bel pezzo. Il neo-Prefetto del Ghiaccio collaborò con le tre insegnanti e Liam per prelevare le autorizzazioni e assicurarsi che nessuno mancasse all’appello. Una volta pronti ed effettuati i check-in – tra strani dispositivi elettronici e voci di fantasmi uscenti da altoparlanti invisibili – alla fine tutti i membri del Ghiaccio riuscirono a salire, illesi, sul mezzo che li avrebbe portati in Norvegia.

    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, 09.00]


    Il viaggio durò parecchio, e Thomas non aveva osato muoversi sull’aereo per paura di far precipitare tutti loro. Se ne era stata incollato con il sedere al suo sedile, la cintura allacciata per tutta la durata del viaggio, e una gocciolina di sudore grondante dalla basetta sinistra. Inutile dire che durante le fasi di decollo e atterraggio il suo stomaco e le sue viscere avevano fatto vari capitomboli, ma per lo meno aveva evitato di rovesciare la colazione leggera delle due e trenta del mattino.

    Da questa parte, muovetevi.

    Dopo essersi ripreso da quel viaggio tremendo, ringraziando il cielo di aver toccato nuovamente terra, Thomas guidò un gruppetto di compagni per dirigersi verso il sandalo azzurro, la loro passaporta per raggiungere il passo ghiacciato. Tutto vorticò rapidamente davanti ai suoi occhi, fino a che qualcosa non prese forma. Una distesa di ghiaccio si estendeva per diversi chilometri lungo un pendio particolarmente ripido. Con lo sguardo fu in grado di adocchiare due percorsi differenti: il primo era il più frequentato dai turisti babbani, e ciò spiegava la carovana di gente che si apprestava a salire il pendio; il secondo era invece più tortuoso e insidioso rispetto all’altro.

    Chissà che un’altra direzione, seppur più lunga e faticosa, non sia foriera di vantaggi sconosciuti.

    Non c’erano dubbi che la via da percorrere fosse quella più tortuosa, il Libro era stato molto chiaro. Il suo flusso di pensieri fu interrotto da una guida parecchio giovane e pimpante, desiderosa di rompere un po’ le scatole al prossimo. Il Ghiacciolo la fulminò con uno sguardo truce, già irritato dalla sua presenza non richiesta. Si era proposta per accompagnarli lungo la via classica per i turisti. Eppure, non ci volle molto prima che questa cambiasse improvvisamente idea. Di certo c’era stato lo zampino di qualche incantesimo, ma non ebbe manco il tempo di realizzarlo che già il gruppo numeroso si mise in movimento.

    In silenzio, non destate sospetto.

    Si posizionò di lato, al centro della fila, vigilando con lo sguardo per assicurarsi che nessun curiosone si allontanasse dal resto del gruppo per interessi diversi da quelli previsti.
    Tirò giù le maniche del maglioncino che aveva indosso, dal momento che lì la temperatura era decisamente più bassa, ma non eccessivamente. Tutto ciò di cui avrebbe avuto bisogno si trovava nel suo zainetto. Non era stato applicato alcun Incantesimo di Estensione Irriconoscibile, ma era riuscito comunque a farvi entrare tutto il necessario: una bottiglietta d’acqua, un cappellino invernale, il mantello dei Nott, un paio di scarpe – nel caso quelle che aveva indosso si fossero rotte durante la scalata – e il kit di riparazione bacchette, giusto per una sicurezza in più, perché non poteva mai sapersi. Avrebbe preferito salire di quota con la sua Purple Arrow, ma non era sicuro che il clima e lo spirito dell’avventura glielo avrebbero permesso, e in effetti che scusa avrebbe mai potuto inventarsi per portare un manico di scopa su un aereo? La bacchetta, sua fidata compagna, era riposta nella tasca dei pantaloni.
     
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  10. Crystal Williamson
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    [Casa Williamson – 20 Luglio, ore 10.00]



    Crystal guardò per qualche altro secondo la lettera che le era arrivata solo qualche minuto prima per poi piegarla con lentezza pensando che quella gita era arrivata nel momento più ideale.
    Sospirando e con la lettera in mano scese le scale con calma pensando alle parole da dire per convincere suo padre a lasciarla andare senza storia; piano davvero complicato da attuare. Fini di scendere le scale per poi dirigersi verso lo studio di suo padre, l’unico luogo dove avrebbe potuto trovarlo con sicurezza, e bussare alla porta.

    Avanti.

    La voce di suo padre non si fece attendere e apri la porta entrando. Senza dire nulla si avvicino alla scrivania poggiando la lettera sulla scrivania di legno davanti al padre lasciando che lui la leggesse, lo vide aggrottare la fronte per poi alzare lo sguardo e parlare con tranquillità.

    E tu vorresti andarci?

    A quelle parole non rimase che annuire mentre Osvaldo, non lasciando la lettera, annuiva anch’essi.

    Va bene, solo se mi prometti che starai attenta.

    A quelle parole Crystal spalancò la bocca sorpresa per poi annuire, senza poter non alzare gli occhi al cielo per la protezione del padre. Sorridendo felice della situazione e della felicità di aver convinto il padre a Crystal non rimase che uscire dallo studio ed andare a preparare i bagagli per la partenza, non senza aver ringraziato suo padre con un bacio sulla guancia.

    [Aeroporto di Luton - 3 Agosto, 3,00]



    Preparare lo zaino e decidere cosa indossare per quella gita le fu semplice; sapeva in un certo senso già cosa indossare. Prese a camminare nell’aeroporto dopo che suo padre l’aveva accompagnata lì e se ne era andato dopo averle fatto mille raccomandazioni sul viaggio e sul come comportarsi con gli altri, cosa che l’aveva fatta un po’ innervosire anche se non lo dava a vedere molto. Aveva solamente due bagagli, una borsa nera a tracolla ed uno zaino altrettanto nero ma con un incanto estendibile che suo padre le aveva posto per inserire all’interno più cose possibili; all’interno infatti aveva inserito un capotto pesante, guanti bianchi, la bacchetta magica ben riposta e al sicuro, qualche vestito di ricambio e pesante per il freddo che forse si sarebbe fatto sentire. Nella borsa a tracolla invece aveva inserito dei libri, fogli e piume con calamaio, per sfizio si era presa anche gli auricolari e il mp3 per passare il tempo durante il viaggio.

    Si guardo intorno ed individuò i suoi compagni e professori vestiti in modo babbano, o quasi. Sorrise pensando che mimetizzarsi tra i babbani a lei veniva naturale, sua zia Sofia le aveva insegnato come ci si vestiva e comportava tra questi, quindi quel giorno portava una semplice jeans lungo e un po’ pesante, maglia a maniche che arrivavano al gomito di colore azzurro chiaro e da sopra una giacchetta nera con bottoni bianchi per proteggersi dal freddo che sarebbe arrivato, quel giorno poi aveva deciso di indossare la collana di ghiaccio che di solito lasciava riposta al sicuro in uno scrigno. Si avvicinò alla professoressa Harp porgendole l’autorizzazione di suo padre per la gita e lei in cambio le consegno il biglietto per l’aereo.

    Passare il tempo durante il volo non le fu difficile, si era portata dietro mp3 e gli auricolari a posta per riuscire a passare quel tragitto sull’aereo, altrimenti l’avrebbe passato a dormire, cosa che non le piaceva e che faceva ogni volta che accompagnava suo padre ad uno dei suoi viaggi lavorativi in cui usava quel mezzo, quindi tutto sommato passo il tempo bene, a differenza di qualche suo compagno che prese a vomitare o sentirsi male.

    Arrivare a destinazione non era stato affatto facile come sull’aereo, non si sarebbe mai abituata ad avere quella strana sensazione alla base dello stomaco ed ogni volta si trovava a barcollare e diventare bianca, prima di riuscire a prendere confidenza col posto nuovo.
    Fece per guardarsi intorno quando la voce di un signore la distrasse e vide, dopo che il signore ebbe parlato, la professoressa Harp usare la bacchetta per confondere l’uomo e poi indicare la via dicendo anche di muoversi; cosi con le scarpe da ginnastica bianche Crystal prese a seguire i suoi compagni e le docenti, sperando ed immaginando il cosa sarebbe parso a loro, emozionata come non mai.
     
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    Avvolta in una pelliccia d'ermellino bruna e lucida, Audrey camminava col viso tirato, gli occhi assottigliati dalle folate di vento gelido e le rughe cristallizzate dal freddo. Aveva un colorito pallito, esaltato ancor di più dai capelli color rame e dal pelo folto e scuro del cappotto, dopo un estenuante viaggio in quel diabolico mezzo di trasporto per babbani. Lei, purosangue nata e cresciuta senza neanche sfiorare col naso più mondo babbano del necessario ad entrare al Ministero della Magia ogni mattina, aveva affrontato il tragitto con le dita avvinghiate alle ginocchia, il collo e la schiena tesi e gli occhi fissi sul poggiatesta del sedile d'avanti, senza il coraggio di guardare fuori dal finestrino quanto fossero alti sopra le nuvole, senza alcuna garanzia di poter fermarsi, smaterializzarsi o attutire magicamente un qualunque tipo di caduta.
    Muoversi in Agosto, radunando studenti per trasportarli in improbabili luoghi, sulle direttive di improbabili indovinelli di un libro spuntato fuori dal nulla a pontificare su storie e misteri, era solo un grande spreco di tempo e risorse, evitabile per di più con tutti gli inutili orpelli babbani. Esistevano dipartimenti ministeriali appositi, per casi come quello, a costo di scomodare perfino l'Ufficio Misteri - e lì si sarebbe avuta la giusta percezione della futilità della cosa. E invece no, presi tutti e sbattuti oltremare, al freddo e al gelo in un ghiacciaio senza neppure una minima idea di dove dirigersi, se non strade alternative.

    Sono nata ben prima di lei, professoressa Harp.

    La fulminò. Credeva, forse, di avere a che fare ancora con dei ragazzini? Si strinse nella pelliccia, ricacciò le mani nelle tasche e si accodò al gruppo di giovani marmotte in cerca d'avventura, controllando che nessuno rischiasse la vita nel suo raggio di responsabilità. Sbuffava nuvolette d'umidità qua e là, ringhiando ai più indisciplinati, impegnati a ridacchiare quando silenzio e velocità erano richiesti, ovviamente per eludere, aggirare, imbrogliare. Niente che potesse avallare, niente che potesse tuttavia evitare.

    Stitcher, Clark.

    Richiamò poi i due, senza alcuna ragione apparente.
     
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    Drayrdd
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    Briksdalsbreen era arrivato e Junah fu come catapultato in Sala Comune, quando la Casa del Ghiaccio affrontò l’argomento. Il ghiacciolo pensò a tante cose a fine riunione e nei giorni che seguirono: certamente i G.U.F.O. occuparono gran parte dei suoi pensieri, soprattutto nel periodo prima di svolgerli, ma la Norvegia e tutto il mistero derivato dal Libro degli Elementi ritornò subito dopo. Oltre alle informazioni riguardanti il viaggio, nella lettera c’era scritto cosa portare e di vestirsi in modo babbano per non dare nell’occhio. Per Junah non fu un grosso problema conformarsi al mondo babbano, nonostante era un Purosangue. Più volte aveva visitato la parte babbana di Amsterdam e con il cugino Dejian e suo zio (padre di Dejian) aveva fatto delle visite a Bergeijk, oltre a coltivare la sua passione per la fotografia anche in ambito babbano, secondo lui molto avanti in quel campo rispetto a quello magico. Per cui non era totalmente estraneo a questo mondo, seppur per lui rimaneva ancora sconosciuto per certi versi. Nella lettera c’era anche scritto di pensare all’utilità, per cui scartò subito tutte le cose che in realtà in Norvegia non gli sarebbero servite, se non ad occupare spazio nello zaino, anche se questo era stato esteso con l’incantesimo. Ma il discorso era lo stesso: per un giorno avrebbe potuto fare a meno di alcune cose e non sarebbe successo niente. Cacciò nello zaino un ricambio di necessità, infilando sciarpa, guanti e cappello, completati da un piumino nero con cappuccio. Cacciò dentro anche un pile, delle tavolette di cioccolata e ovviamente la sua Reflex 690 munita di protezioni che aveva comprato con gran parte della sua paghetta. Mise dei jeans scuri e una maglietta bianca a maniche corte e sopra di essa camicia, felpa e degli scarponcini antiscivolo. Lasciò al collo la collana che aveva regalato la Harp a tutta la casata e l’amuleto dei Planktoi ottenuto durante l’Halloween dell’anno 2024/25, per poi aggiungere la bacchetta e le copie che la Responsabile aveva detto di portare, seguite dall’autorizzazione firmata. Rassicurate le apprensioni della madre che firmò, con il padre dovette sudare molto meno, anzi per niente perché il suo vecchio più lo aveva lontano e più era felice. Così non ci furono storie per raggiungere l’aeroporto, anche se ciò avrebbe comportato una sfacchinata da Amsterdam per rispettare quell’orario.

    [Aeroporto di Luton]



    Gli zigomi si contorcevano ancora in qualche sbadiglio per il sonno mancato, facendo a pugni con l'eccitazione per quel viaggio. Consegnò l’autorizzazione a Thom, congratulandosi con lui per essere divenuto Prefetto.

    Complimenti Thom, lo meriti!

    Quel ragazzo se lo meritava proprio un riconoscimento del genere: al contrario di altri, si faceva in quattro per il Ghiaccio, oltre a mantenere una condotta esemplare. Trovò giusto quel ruolo per il compagno o almeno, molto più di quando seppe di BrendaAcidaRosaBulstrode! Era contento anche per Liam: lui fu confermato dalla Harp. Salì proprio dopo di lui in aereo, dandogli una pacca sulla spalla.

    Prefetto Dunbar!
    Sei stato riconfermato vedo, complimenti anche a te. Ma senti...sto coso regge, vero?


    Junah sapeva cosa fosse un’ aereo e ne aveva pure visto uno: ma un conto era esserci salito, un conto era non averlo mai fatto. Ed era il caso del ghiacciolo, che non diede troppo a vedere una certa preoccupazione. Si era informato a riguardo, rassicurato dal fatto che i babbani consideravano l’aereo come il mezzo più sicuro per viaggiare. In realtà non è che poi si convinse molto, ma l’altra scelta che aveva era quella di rimanere a casa. Ciò fu escluso dal momento che si trovava lì, sedendosi accanto a Liam e Matt, allacciando la cintura con un’aria non affatto convinta. Il rumore d’accensione dei motori e la spinta che lo costringeva allo schienale del sedile al decollo, lo colsero di sorpresa, come lo strano aggeggio dove infilò lo zaino prima di imbarcarsi. Non potè negare di aver sfiorato attimi di puro panico in quel momento, ma (fortunatamente per lui) tutto passò appena vide i compagni più piccoli terrorizzati e prossimi al vomito.

    Cosa ci fa uno grande e vaccinato come me ancora seduto: non sono un pappamolle! La Siepe Anti-Uomo del commissario di Erbologia faceva più paura!

    Al di fuori dell’accademia la vita sarebbe stata molto più difficile di un volo in aereo, seppur l'aveva sfiorato l’idea di giungere in Norvegia tramite altri mezzi più istantanei e comodi, ma subito pensò che una cinquantina di studenti che apparivano di colpo dall’altra parte del mondo, non sarebbe stato tanto discreto.
    Cercò di aiutare gli altri come meglio poteva, provando a far calmare alcuni tra i più spaventati. Quella scatola di metallo volante metteva una certa ansia anche a lui, ma cercò di superare la cosa, rendendosi utile. Dopotutto, i babbani volano spesso per viaggiare, poteva fare lo sforzo di sopportare quel viaggio, di prenderne il positivo e di adattarsi alla novità, sforzandosi di vederlo come “un modo diverso dal volare su una scopa!” Quando finalmente atterrarono, Junah scese dall’aereo con le orecchie tappate e doloranti, ma aveva letto che ciò sarebbe passato in poco tempo.

    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, 09.00]



    Arrivarono a Briksdalsbreen usando una passaporta: un sandalo azzurro tutto vecchio e malridotto. Riconobbe la forte pressione all’altezza dell’ombelico e un senso di nausea salire alla bocca dello stomaco, ma entrambe cessarono subito alla vista di quello spettacolo firmato Natura. Non aveva mai visto un posto del genere così da vicino e la prima cosa che fece fu quella di aprire lo zaino e prendere la Reflex, iniziando a scattare all’impazzata.

    Liam, Matt guardate qui cosa mi è uscito.
    Questo paesaggio è mozzafiato!


    Allungò la macchina fotografica ai compagni, mostrando loro l’ultimo scatto che aveva fatto. Fu zittito dalle parole di una delle guide babbane, alla quale si era avvicinata la Harp: la sua Responsabile riuscì in breve tempo a “convicerla”, osservandola ritornare dal gruppo di babbani che era con lei. Aveva sentito bene? La Harp aveva detto “scattare qualche foto”? D’accordo, era stato detto per far sì che se ne andasse, ma il ghiacciolo non se lo fece ripetere due volte e poi, avrebbe reso la scena più realistica. Cacciò di nuovo la Reflex tra le mani, riprendendo a scattare qua e là, notando Rheis fare lo stesso.

    Hey, che modello è?

    Mentre chiese alcune informazioni sulla macchina fotografica, la Harp indicò la strada che dovevano prendere e disse che dovevano dare nell’occhio il meno possibile. Annuì, unendosi ai compagni nel camminare, dirigendosi con naturalezza verso la via indicata, scattando qualche foto per sembrare sospetto. Camminava e mentre scattava foto, ripescando qualche studentello che usciva fuori dalla fila, aiutandolo a stare al passo.

    Edited by Junah Grimm - 8/8/2017, 01:39
     
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  13. Syria Elodie
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    [Aeroporto di Luton, ore 3 am]


    E così il Libro degli Elementi li aveva portati in Norvegia. Non poteva negare che era rimasta sorpresa da ciò che era risultato dall'ultima riunione del corpo insegnanti, e sapere che il suo destino e quello di tutte le casate dell'accademia era già stato scritto, e che il suo percorso era intrecciato a quello di tutti i ragazzi e le colleghe della sua casata, la rendeva curiosa più che mai. Voleva arrivare fino in fondo a quella questione, e l'avventura che si accingeva ad affrontare avrebbe dato le risposte sperate.
    Si era preparata tutto il necessario per la partenza il giorno prima, inserendo nello zainetto in similpelle nera tutto ciò che avrebbe potuto essere utile, a partire da capi di abbigliamento di vario genere, passando per il suo diario delle annotazioni in cui aveva appuntato quante più informazioni aveva reperito sul luogo e non solo, aveva anche trascritto lo svolgersi della vicenda a partire dal momento della sua convocazione nell'ufficio del preside, affiancando anche le traduzioni che avevano elaborato rispetto alla narrazione del Libro, così da poter meglio riflettere su quale fosse il significato, e su dove il loro itinerario li avrebbe condotti. Avrebbe passato le quattro ore di viaggio analizzando un'altra volta tutti gli appunti, per non dover viaggiare con i fogli costantemente alla mano. Portare cose a mano mentre camminava, fosse anche solo per una passeggiata sotto casa, era una cosa che odiava.
    Quindi un bell'incanto di estensione irriconoscibile, e tutto fu pronto.
    Aveva anche deciso l'outfit: come sempre era sua abitudine vestirsi a strati. Era una cosa che faceva di norma durante l'autunno e l'inverno, data la sensibilità che il suo corpo aveva rispetto agli sbalzi di temperatura, quindi per lei non fu troppo difficile scegliere cosa indossare, e mettere il di più nello zaino. Inoltre avrebbero dovuto vestirsi con abiti babbani, anche questa una norma per lei. Quindi la scelta era ricaduta su di un paio di jeans, una manica corta con un maglioncino non troppo pesante sopra e il suo giubbottino in pelle, il tuo corredato da un paio di sneakers comode.
    Giunta all'aeroporto in anticipo, si occupò con le sue colleghe ed il supporto dei Prefetti di raccogliere le autorizzazioni degli studenti, di congedare i genitori più restii a lasciarli partire, e far imbarcare tutti, nessuno escluso.
    Alcuni studenti rimasero interdetti di fronte alle tecnologie babbane presenti in aeroporto, e molti ebbero degli inconvenienti che vennero facilmente tamponanti con sacchetti di plastica e corse al bagno.
    Escludendo nausee e timori, il viaggio fu piuttosto tranquillo.


    [Aeroporto di Bergen - Flesland, ore 7.30 am]


    Non avevano davvero il tempo per fare tappa a ristorarsi in un bar o di riprendersi dall'abbiocco che necessariamente li aveva colpiti durante il volo, data l'ora. Una volta giunti a terra si erano diretti immediatamente alla passaporta che li avrebbe condotti al luogo di interesse. Così come aveva fatto all'andata, prese in carico una piccola parte dei presenti per condurli verso la loro meta, partendo per prima col suo gruppo.

    Mi raccomando ragazzi, non mollate la presa finchè non ve lo dico io...pronti?

    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, ore 9 am]


    E puff.
    Tutti erano giunti più o meno sani, ma salvi, a destinazione.
    La prima cosa che la colpì fu l'enormità e la meraviglia del paesaggio che avevano davanti: un'enorme distesa di ghiaccio dai colori luminosi, bianco intenso e riflessi di un azzurro leggero. Qua e là gruppetti di turisti seguivano le indicazioni di scoppiettanti guide turistiche annuendo con la testa ed emettendo sonori "Woooo" di fronte alle chicche inerenti a storie e leggende che le guide si premuravano di ornare con tanto di "Se l'argomento è di vostro interesse, vi invito ad acquistare nel nostro punto vendita turistico il libro...".
    Mentre si accertava che tutti gli studenti fossero presenti e rinsaviti, una guida si avvicinò loro offrendosi di accompagnarli lungo il percorso turistico, evidentemente contrariata dal fatto che nessuno l'avesse avvisata della loro presenza.
    La sua collega si liberò del problema con un efficace incanto non verbale, permettendo alla comitiva di dirigersi verso la strada meno battuta, e più impervia, come recitato dalle parole del tomo che li aveva condotti lì, dove la loro avventura aveva inizio.
     
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    [Casa Dunbar - Poche ore prima della partenza - ]



    Liam rigirava tra le mani le due lettere ricevute dalla Harp. Una riportava la spiegazione e le indicazioni dell'imminente viaggio, l'altra la sua conferma a prefetto del Ghiaccio.

    Il mio secondo mandato da Prefetto, il mio ultimo anno ad Amestris... mi tocca lasciare il segno!

    Sghignazzò, seduto al bordo del suo letto nella sua cameretta.
    Era tutto pronto per il viaggio: lo zaino con qualche indumento più pesante, la bacchetta e la collana regalatagli dalla sua responsabile.
    Afferrò il tutto e si diresse in salotto dai genitori.

    Pronto... andiamo?

    Il padre senza battere ciglio, si alzò dal divano bianco e si avvicinò al figlio.

    Siamo orgogliosi di te figliolo! Ecco prendi!

    Gli diede una scatoletta lunga e stretta. Liam l'aprì e vi trovò un ciondolo raffigurante una "D", stemma della famiglia, con incise sopra un'impronta di lupo, un cristallo di ghiaccio ed una bacchetta. Il ragazzo sorrise soddisfatto, ringraziando entrambi i genitori con un caloroso bacio.

    Andiamo sennò la Harp mi congela... a dopo mamma!

    Alla fine delle sue parole, i due uomini scomparvero lasciando la signora Dunbar da sola in salotto mentre sorseggiava una tazza ti thè freddo.

    [Aeroporto di Luton]



    I due Dunbar si materializzarono in una traversa poco prima dell'areoporto, con abiti babbani. Si incamminarono verso il luogo predestinato incontrando i docenti e, piano piano tutti gli studenti.

    Grazie pa' puoi andare!

    Liam liquidò il padre, non volendo risultare ancora un bambino... inoltre aveva da fare nel raccogliere tutte le autorizzazioni. Il signor Dunbar salutò il figlio e le docenti e scomparve verso il lato ovest dell'areoporto.
    Da lì il ragazzo iniziò il suo compito, prima però si avvicinò al compagno Thomas Nott congratulandosi per la sua carica da prefetto.

    Beh frigido, sono felice di dividere l'incarico con te quest'anno. Mi raccomando però non ti innamorare di me come ha fatto Brenda!

    Gli posò una mano sulla spalla, scoppiando poi a ridere.

    Dopo aver ritirato tutte le autorizzazioni, si avviarono verso il Gate e quindi salirono a bordo dell'aereo. Ovviamente il ragazzo si avvicinò al suo migliore amico, iniziando a scherzare un po'.

    Prefetto Dunbar!
    Sei stato riconfermato vedo, complimenti anche a te. Ma senti...sto coso regge, vero?


    Liam rise a più non posso, mentre attendeva il momento di entrare nell'apparecchio.

    Infatti sentivo uno strano odorino Grimm! Ora capisco che sei tu!

    Entrarono tutti e si accomodarono ai loro posto. Liam si sedette vicino all'altro prefetto e a Ju, assicurandosi che alla fine il ghiacciolo stesse bene. Non l'aveva ancora perdonato per essersi fatto bocciare e quindi di non completare l'anno con lui... durante l'anno scolastico l'avrebbe pagata.

    Mi raccomando Ju, se l'aereo cade non ti aggrappare a me... ahahah!

    Liam aveva già volato sugli aerei e quindi era tranquillissimo. Attendeva il momento del decollo, speranzoso di vedere qualcosa uscire dalla bocca del suo amico ma, purtroppo, le sue attese vennero deluse.

    [Aereporto di Aereporto di Bergen-Flesland - Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio]



    Il volo fu tranquillo, eccetto per qualche turbolenza dovuta ai cambi di clima. Una volta atterrati Liam attese che tutti gli studenti fossero scesi dall'aereo e quindi chiuse la fila tenendo sott'occhio tutti.
    I poco tempo raggiunsero una passaporta e, secondo le indicazioni della Harp, lui l'attraversò per secondo insieme af un gruppo di ragazzetti e al suo amico Ju.
    La sensazione non era mai gradevole, ma passava subito, una volta che si toccava di nuovo terra.
    Il prefetto chiese se tutto fosse a posto, sopratutto ai novellini.
    Attesero che tutti li raggiungessero e si incamminarono verso il villaggio.

    Liam, Matt guardate qui cosa mi è uscito.
    Questo paesaggio è mozzafiato!


    Liam guardò torvo l'amico, poi scoppiò a ridere. Non si era minimamente accorto di un babbano che aveva proposto alla Harp di accompagnarli nella visita e lei, con molta naturalezza, confonderlo senza pietà.

    L'avventura del Ghiaccio stava per iniziare. Il clima era freddo anche se si trovavano in estate, ma per Liam era la cosa più gradevole del mondo. Odiava il caldo ed essere lì, con la sua famiglia ghiacciata, lo rasserenava molto. Sperava solo di non fare brutti incontri, in tal caso sarebbe stato pronto a difendere i ghiaccioli anche a costo della vita.

    Ice has come!

    Poggiò una mano sulla spalla di Junah, in attesa di altre direttive da parte della Harp.
     
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    [Villa Shelws]



    Il Libro degli Elementi finalmente chiamò. Era un giorno d'estate quando al giovane Matt giunse la lettera dalla Harp con tutte le indicazioni sul ritrovo e sul cosa fare. Non bisogna dire che la reazione del Ghiacciolo fu quella di qualcuno che non aspettava altro. Tutte le preoccupazioni suscitate in lui dall'incontro in sala comune erano state spazzate via dalla lunga estate, dagli esami e da quella sorta di prigionia che era costretto a subire a causa del suo passato americano.
    Rilesse più e più volte la lettera, osservò le firme del preside e della Harp, era una lettera ufficiale della scuola, non avrebbero potuto negargli il permesso di andare, il vecchio svitato non avrebbe potuto evitargli anche quella soddisfazione.
    Subito dopo aver ricevuto la lettera coese verso l'ufficio/stanza/tutto, del vecchio Antares. Il solo trovarsi di fronte a quella porta nera gli dava fastidio, il solo dover bussare e vedere quel volto rigido, sentire quella voce da brivido, era per lui più difficile che avvicinare un Kelpie. Bussò e poco dopo venne invitato ad entrare. Prese un profondo respiro per mantenere la sua calma per poi tirare la maniglia. Entrò chiudendosi la porta alle spalle e si avvicinò alla scrivania, come facesse quella stanza ad essere sempre così buia e lugubre per lui era sempre rimasto un mistero.

    Una lettera della scuola. Parto il giorno 8 di questo mese mi serve il tuo permesso firmato.

    Disse gelido mentre puntava il foglio verso il padre. La mano accuratamente a nascondere la parte dell'aeroporto anche se quasi sicuramente l'uomo si sarebbe concentrato solo sul sigillo e sulle firme dei docenti. Poco gli importava cosa Matt facesse, se era roba di scuola a lui andava bene, era un modo per liberarsi del figlio senza preoccuparsi che questo andasse a fare il "vandalo" con i babbani. Non che la sua preoccupazione fosse che fare il vandalo mettesse Matt nei guai, la sua preoccupazione era che qualcuno venisse a sapere che il figlio girava coi babbani tranquillamente.

    Mi sembra tutto a posto. Puoi cavartela da solo o devi dipendere da noi?

    Un fremito di rabbia, uno strano calore interno a quelle parole, eppure il volto restava impassibile. Gli occhi blu e quelli azzurri s'incontrarono. Matt allungò il foglio del permesso e con un cenno della testa gli indicò dove doveva firmare. Nel frattempo cercò di ritrovare il freddo interiore per rispondere senza dar a vedere che era riuscito ad infastidirlo per l'ennesima volta.

    So muovermi da solo. Tu devi solo firmare. Una volta coi miei compagni ci penserà Miss Harp.

    L'uomo firmò e lo congedò senza dire altre parole. Si lasciò in fretta la porta dello studio per tornare nella sua stanza. Chiuse la porta sbattendosela alle spalle si buttò a sedere sul letto. Quell'uomo gli faceva perdere la calma, ogni sua sfumatura gelida veniva sciolta dal comportamento di Antares.
    Guardò lo specchio sul comodino e solo in quel momento notò che vicino ad esso vi era una lettera, probabilmente l'elfo l'aveva portata mentre era da suo padre. Guardò sul retro e riconobbe subito la calligrafia del mittente. Un sorriso si formò sul suo volto sostituendo il nervoso, era di Anita. Lo avvisava che anche lei sarebbe partita con la sua casa. Improvvisamente il ricordo del perchè il viaggio del libro degli elementi lo avesse tanto preoccupato tornò a farsi vivo. Rispose alla lettera della ragazza trascrivendo in parte gli orari e dove sarebbe andato poi chiamò l'elfo domestico e lo mandò a spedire la lettera.

    ...



    I giorni seguenti li passò pensando al viaggio, a dedicarsi alla preparazione del bagaglio e a come avrebbe potuto spostarsi senza l'aiuto dei genitori, mandò il suo elfo in gran segreto ad informarsi sui collegamenti babbani all'aeroporto. Chiese alla madre di fare un incantesimo estendibile irriconoscibile sul suo zaino e poi incominciò a pensare cosa metterci dentro.
    La preparazione effettiva avvenne solo il giorno prima. Per sua fortuna aveva passato molto tempo coi babbani in america perciò sapeva come vestirsi, anche solo per senso dell'osservazione. Nello zaino buttò una felpa pesante la sciarpa coi colori del ghiaccio e un paio di guanti, non si poteva mai sapere. Aggiunse il suo specchio gemello, avrebbe potuto vedere Anita così e lei avrebbe potuto fare lo stesso se ce ne fosse stato bisogno.

    [Verso l'aeroporto/Aeroporto]


    La stessa sera indossò un paio di jeans, una maglietta a maniche corte azzurra e su di essa una leggera felpa grigia. In america facevano così. Alle 23.00 andò al camino del salone principale ed utilizzò la metropolvere per raggiungere il Paiolo Magico e li rimase per un'oretta. Era partito un po troppo presto di casa ma lo aveva fatto perchè non poteva più stare li dentro. Da li si spostò a piedi fino alla stazione di londra di St Pancras, i treni non erano certo una novità per lui, più di una volta si era spostato con quelli, sapeva ormai come muoversi. Il viaggio sarebbe durato un'oretta o poco più e poi avrebbe dovuto essere all'aeroporto. Anche se non sapeva nemmeno cosa fosse un aeroporto. L'elfo gli aveva riferito che era un posto pieno di strani draghi di ferro, la Harp avrebbe fatto cavalcare loro dei draghi?
    Quando giunse alla meta si ritrovò parecchiò spaesato. Lo zaino in spalla mentre si guardava intorno. Non sentiva il sonno, non ancora per lo meno. Cercò di individuare qualche volto conosciuto in quello spazio sconosciuto, ed infine eccola, Miss Harp. Strano ma vero era felice di rivedere un'insegnante, cosa che non avrebbe mai detto fino all'anno prima. Consegnò alla donna il permesso e raggiunse gli altri studenti fra cui i suoi compagni di squadra, uno in particolare.

    Complimenti Nott, te lo meriti. Sarai un Prefetto coi fiocchi.

    Il giovane Nott era stato nominato prefetto insieme a Liam. Matt era sicuro che prima o poi sarebbe successo, Thomas aveva le capacità per farlo anche se sarebbe stato strano essere ripreso da lui, se mai un giorno fosse capitato.
    Quando attraversarono il Gate, o come diavolo si chiamava quella cosa, non riuscì a capire bene a cosa servissero quegli archi. I suoi occhi si muovevano dalle persone che facevano da "guardia". Istintivamente posò la mano sulla tasca nella quale vi era la bacchetta ma poi ricordò che con loro c'era la Harp...non erano un pericolo.
    S'imbarcarono su quello che, come effettivamente gli aveva detto il suo elfo, sembrava un drago d'acciaio. Al suoi interno vi erano tante sedie imbottite e lui si ritrovò seduto di fianco a Grimm, il capitano della loro squadra. Vicino a questo, dalla parte opposta Liam. Il ragazzo si sporse un po oltre a Junah per parlare con l'altro prefetto.

    Dunbar quindi non ti hanno ancora cacciato? Ancora prefetto? Beh dai sei meglio della Bulstrode almeno.

    Disse agganciandosi al discorso di Grimm per poi tornare ad appoggiarsi allo schienale restando rigido come un manico di scopa. L'aereo decollò e dopo un po di tempo, un bel po di tempo, incominciò ad abituarsi.
    Al ghiacciolo il viaggio non dispiacque. Non riuscì a dormire ne tantomeno a restare completamente tranquillo ma almeno non ebbe problemi di stomaco.

    [Briksdalsbreen - ai piedi del Braccio di Ghiaccio, 09.00]



    Quando scese dall'aereo, a causa della posa rigida, sentì tutti i muscoli indolenziti, inoltre si sentiva abbastanza stanco. Una volta giunti allaeroporto Norvegese non ci fu però molto tempo di risposare. Furono divisi in gruppi e tutti presero una passaporta che li avrebbe portati alla loro vera destinazione. Matt seguì il gruppo di Liam e Junah, alla fine tanto valeva restare con loro.
    Arrivati Junah tirò subito fuori la sua inseparabile compagna cattura immagini che non si muovevano, ormai Matt la conosceva come tale. Chiamò lui e Liam per mostrare loro qualcosa, il ragazzo si avvicinò e buttò uno sguardo ma presto la sua attenzione venne richiamata da altro, come d'altra parte anche quella di Junah che aveva trovato un'altra flippata cattura immagini.
    Matt aveva invece spostato lo sguardo su una donna che si era avvicinata a loro. Osservò la Harp parlare con lei e vide l'altra andarsene poco dopo, nonostante fosse stata molto insistente in precedenza. Il ghiacciolo sollevò le sopracciglia, la Harp poteva essere spaventosa.
    Ora però la loro avventura poteva cominciare.
     
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