Avventura del Ghiaccio - I Parte

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    C'era qualcosa di molto molto strano, agli occhi della bambina, nella tecnologia babbana, ammesso che un aereo facesse parte della tecnologia e non fosse parte di qualcosa di cui non conosceva neanche il nome.

    Che esperienza... strana.

    Non era mai salita su un aereo prima. Non ne aveva neanche mai visto uno, tanto meno sentito nominare o capito cosa fosse fino a che non fu costretta a mettervi piede sopra. Si era chiesta più volte perchè non si avesse fatto ricorso a più Passaporte così da poter andare incontro ai ragazzi provenienti da famiglie Purosangue che non capivano assolutamente niente di Babbanologia e affini.
    In quei mesi aveva scritto a Thomas chiedendogli se sapesse qualcosa di quell'aggeggio sul quale sarebbero dovuti salire per raggiungere la Norvegia. Aveva anche chiesto al fratello che frequentava la Londra babbana molto più di lei, ma le aveva solo detto che serviva per spostarsi, proprio come una Passaporta o una Smaterializzazione, solo più lenta, ma con le stesse conseguenze per chi non era abituato: nausea e capogiri. La cosa non l'aveva di certo rincuorata e al momento di preparare lo zaino si era domandata se non dovesse portarsi qualcosa per prevenire una possibile situazione spiacevole. Alla fine si era accontentata di infilare la Rinforzante in una tasca interna e ben protetta dello zaino, così che non si sarebbe potuta infrangere con gli urti.
    Ad ogni modo, scoperto il nuovo ruolo che il suo migliore amico avrebbe rivestito all'interno dell'Accademia, la giovane Logan aveva realizzato che non solo avrebbe dovuto viaggiare su un uccello di metallo, ma per giunta da sola visto che il Prefetto Nott sarebbe stato troppo occupato a sorvegliare tutti gli altri studenti del Ghiaccio. Lei sarebbe stata l'ultimo dei suoi pensieri, poco ma sicuro.
    Per quella simil avventura aveva scelto un abbigliamento comodo, ma molto caldo, che le permettesse di non patire il freddo che ancora abbracciava il luogo predestinato. Un leggins imbottito, scarponcini, cappello, maglione, poncho e addirittura guanti che avrebbe indossato unicamente se li avesse ritenuti necessari. Forse no, ma chi poteva saperlo.

    Non ho ancora capito come abbiamo fatto ad arrivare qui tutti interi.

    Giunta all'aereoporto e superati i controlli, si era trovata dinanzi al bestione meccanico e lo aveva guardato a metà fra lo stupefatto e lo spaventato, un po' come un Nato Babbano avrebbe guardato un Ungaro Spinato.
    Ecco, per Bonnie l'aereo era stato qualcosa di molto simile ad un drago: aveva grandi ali, volava grazie a chissà quale antica magia, copriva vaste porzioni di terra in poco tempo ed aveva anche le stesse modalità di decollo ed atterraggio.
    Si era fatta molte domande in poco tempo, troppe perchè le si possano elencare tutte.

    Ma questo coso come fa a volare? Non cade? Il metallo non sfida le leggi della gravità? Secondo me pesa più di un drago.
    Ma con cosa si muove?
    L'acqua da dove la prendono?
    E se si spegne mentre siamo sull'oceano o sulle montagne? Ma poi si spegne?
    Come facciamo a starci tutti e a non farlo cadere? Se ci muoviamo non rischiamo di compromettere il suo equilibrio?
    Ma in mezzo alle nuvole come vede?
    Moriremo tutti.


    Ovviamente quelle domande non le aveva fatte nessuno in particolare ed in realtà non avevano neanche mai raggiunto le sue labbra. Erano rimaste nella sua testa, a confondersi le une con le altre, a sovrapporsi e a spaventarla ancora di più.
    Fortunatamente il viaggio era andato benissimo ed era riuscita a rilassarsi un po' solo dopo la seconda ora di volo, quando trovato il coraggio di guardare fuori dal finestrino si era persa ad ammirare le stelle del cielo notturno.
    Era stata per lei un'esperienza fra le più strane e singolari che ancora non sapeva se sarebbe stata pronta a rivivere.

    Ehi, Frances. Ci avevi mai viaggiato con quei cosi?

    Non appena erano atterrati si era accostata all'amica, in modo da non rimanere da sola fintanto che Thomas si occupava dei più piccoli. Gli aveva sorriso, ma chissà se lui l'aveva notata preso com'era dal suo incarico. Certamente la Harp non avrebbe potuto scegliere studente migliore a cui assegnare quel ruolo.

    Io ad un certo punto ho pensato di tornare indietro e di arrivare fin qui con la scopa di mio fratello.

    Aveva sussurrato quelle parole all'amica, a bassa voce, così che solo lei potesse sentirla. Poi si chiuse nel silenzio, seguendo le istruzioni della docente che li condusse fino ad un luogo meraviglioso, quello che la docente aveva detto chiamarsi "Braccio di Ghiaccio". In effetti di ghiaccio ce n'era e anche tanto, ma non fu quello a lasciare la bambina col fiato sospeso. Dalla sua posizione riusciva a vedere come i raggi del sole giocassero con la superficie ghiacciata, come i fasci arcobaleno che si creavano al contatto del sole con l'acqua facessero risplendere quella cascata immobile. Era qualcosa di stupefacente che mai avrebbe smesso di osservare, ma dalla quale fu costretta a distogliere lo sguardo quando la Vicepreside cominciò a parlare e a chieder loro di tirare fuori una copia che aveva distribuito tempo prima. Del resto non erano lì in vacanza.
    Si sistemò il cappello sul capo, cercò con lo sguardo l'amico e rimase in silenzio, con la mente vuota e pronta a cogliere le istruzioni della docente.
     
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    Il viso della giovane guida cambiò repentinamente espressione, quasi avesse inalato qualcosa, si guardò un po’ intorno annuendo senza troppa convinzione, poi sorrise vuota in direzione di Amalia e fece segno di proseguire.

    Buona passeggiata, allora.

    Aggiunse prima di allontanarsi, senza però essere certa di dove andare.
    I ragazzi e le insegnanti poterono così proseguire per la stradina opposta a quella turistica senza che nessuno cercasse di riportarli sul percorso principale. Passo dopo passo, si sarebbero però accorti del fatto che la strada si faceva sempre più ripida e stretta, la neve creava muri sempre più alti intorno a loro fino a fondersi da lato a lato in archi o piccoli tunnel alternati. Il gruppo del Ghiaccio avrebbe camminato per almeno un quarto d’ora, col freddo che si faceva sempre più pungente e la stradina pian piano diventata un tunnel dalle pareti ghiacciate e alte. Nonostante il silenzio, lungo il cammino tutti avrebbero potuto udire dei sussurri diffondersi prima flebili e lontani, poi più decisi, come se emanassero dal ghiaccio più profondo. Era quella la prova che stessero battendo il giusto sentiero?

    Man mano che la salita procedeva, il pavimento innevato e congelato sotto i loro piedi sembrava diventare più cedevole, i passi di tutti quegli studenti generavano piccole vibrazioni e il tunnel di ghiaccio appariva sempre meno sicuro.
    I sussurri spettrali erano ormai più fitti e nitidi e mentre il percorso si apriva, molti avrebbero intuito di trovarsi come in una dimensione parallela. Quasi tutti riuscirono a percepire l’aria vibrante e densa, le bacchette riposte negli zaini o negli abiti avrebbero generato piccoli fiocchi di tanto in tanto, quasi fossero richiamate da qualcosa.

    La lunga scalata si arrestò finalmente in uno spiazzo largo almeno un centinaio di metri e circondato da neve e ghiaccio, nel cuore della montagna. E, nel paesaggio dominato dal bianco e dall’azzurro, poterono scorgere su di un lato, incastonata in una pendice, una porta ghiacciata sulla quale vi era incisa una scritta in rune antiche.


    muro_ghiaccio

    Fortuna volle che non solo le rune fossero per lo più traducibili dai più grandi, ma che nel gruppo vi fosse Syria, capace di comprenderne il significato in un batter d’occhio.
    Ma quando le parole vennero lette ad alta voce il terreno e le mura presero a tremare pericolosamente scosse da magia antica e dall’alto, in un varco della cupola di ghiaccio in cui si trovavano, poté udirsi un boato spaventoso.
    D’improvviso, dalla montagna sovrastante si staccarono massi di ghiaccio e cumuli di neve, in caduta rovinosa sulla cupola: l’impatto la crepò fino a spaccarla, rendendo visibile l’enorme vetta sotto la quale si trovava il gruppo di avventurieri e dalla quale, molto più in alto, scivolava verso di loro con ingannevole lentezza una enorme valanga. Ma l’inganno era facile a svelarsi: se nessuno avesse fermato la lingua innevata prima che potesse raggiungere inarrestabile lo spiazzo li avrebbe sotterrati tutti.

    Il Picco del Silenzio crollava ancora, e questa volta avrebbe potuto uccidere.
    L’unica via d’uscita, per non rischiare di rimanere sepolti nella cupola o nel tunnel percorso prima, era quella porta congelata che sembrava aver richiamato la vetta e la neve.

    Mentre nello spiazzo rimbombavano urla che facevano tremare ancor di più le pareti, molti ragazzi avrebbero dovuto schivare e proteggersi dalla pioggia di massi e pezzi di ghiaccio che cadeva sulle loro teste; qualcuno avrebbe dovuto spalancare la porta per permettere agli studenti di salvarsi e, contro la valanga, solo un potere sovrumano e uno sforzo immane sarebbe stato capace di domare l’onda mortale di neve.






    mappa1ghiaccio

    Cosa accade: è ormai chiaro che il percorso da seguire ha come unico ostacolo la porta congelata. Dietro voi il tunnel trema minacciosamente, mentre sulle vostre teste cadono cumuli di ghiaccio e neve capaci di atterrare e, nel peggiore dei casi, di uccidere.
    Lotta contro il ghiaccio:
    Tutti gli studenti sono in pericolo, nessuno può asserire di non vedere sulla propria testa del ghiaccio cadere, e bisognerà fare affidabilità su incantesimi, agilità, e schivate.
    Agilità < 4: necessari 2 post per arrivare alla porta. 2 post significa perdere solo 5 HP, un post solo ne farà perdere 10.
    Agilità 4 - 8: necessari 2 post per arrivare alla porta. 2 post significa perdere solo 3 HP, un post solo ne farà perdere 8.
    Agilità > 8: necessari 2 post per arrivare alla porta. 2 post significa perdere solo 2 HP, un post solo ne farà perdere 5.
    In entrambi i post può essere utilizzato un incantesimo per proteggersi non autoconclusivo, può essere descritto il tentativo di schivare, non autoconclusivo.

    La valanga:
    La valanga può essere fermata sopra la cupola da un incantesimo protettivo potente, l’incantesimo deve essere tenuto attivo a lungo per consentire a tutti di attraversare la porta e mettersi in salvo.

    Utilizzate la mappa per definire i vostri spostamenti.
    Gli studenti hanno a disposizione un incantesimo non autoconclusivo in ogni post, le destinizzazioni saranno per lo più veloci, ci si può aggiungere alla ruolata fingendo di essere lì dall'inizio.
    Il vostro unico obiettivo è quello di dirigervi sani e salvi al portone, chi non posta rimarrà indietro.

    Scadenza del turno 18 agosto compreso, nel mezzo ci saranno destinizzazioni.
     
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    Scosse appena il capo in direzione di Bonnie, per poi sbadigliare sonoramente, particolarmente provata dalla stanchezza e ancor più dal brusco risveglio dell'atterraggio.

    Forse usare una passaporta sarebbe stato ancora meglio

    Se quella della ragazza era stata una battua, lei non l'aveva colta: s'era soffermata invece a pensare a quanto disastroso si sarebbe potuto rivelare per lei doversi muovere fin lì in sella ad una scopa, che in confronto quell'aggeggio infernale usato dai babbani non la spaventava la metà.

    Stordita dalla professoressa, la guida s'era allontanata, lasciando loro via libera per continuare il cammino che li avrebbe condotti a svelare i misteri legati all'origine della loro casata. Più il sentiero si faceva ripido, più fatica sentiva sulle gambe stanche e poco allenate, il freddo pungente a premerle sulla pelle del viso fino a giungere alla punta dei piedi, riparati solamente da un paio di scarpe da ginnastica, decisamente poco adatte ad affrontare un terreno così impervio e scivoloso. Quando la strada entrò in un tunnel, sentì il fiato mancarle nel petto, vittima di una claustrofobia insensata, e socchiuse gli occhi per respirare più profondamente, cercando di figurarsi lontano dalla calca di compagni a breve distanza. Sebbene il ghiaccio fosse il suo elemento, al quale persino chiedeva consiglio nei momenti più bui, l'atmosfera di quel luogo la lasciava irrequieta, e il sussurro che vibrava dalle pareti gelide non aveva un suono amico, ma graffiante, a tratti inquietante.
    Un quarto d'ora di cammino appena, e lei già aveva il fiato corto, non solo per la fatica, ma anche per l'ansia che le martellava in petto, la sensazione opprimente di disagio che un luogo incavato nell'elemento che più la rappresentava non avrebbe mai dovuto trasmetterle.
    Le rune incise sulla porta non avevano alcun significato ai suoi occhi, ma pronunciarne la formula ad alta voce si rivelò essere un errore davvero madornale: le pareti iniziarono a tremare furiosamente, scuotendo la cava al cuore del monte entro cui l'intero gruppo si trovava e un boato violento le riempì i timpani, svuotandole la mente della ragione. Il panico prese completo dominio dei suoi istinti più primordiali e il flusso di adrenalina che le scaldò le vene condusse le braccia a coprirsi il capo: non era padrona delle sue azioni, troppe cose stavano avvenendo in una frazione di tempo troppo breve perché lei avesse tempo di elaborare una strategia di qualunque tipo, e comunque, offuscata dalla paura com'era, non ne sarebbe mai stata in grado.
    La slavina di neve che si parò velocemente di fronte a loro sembrava avere tutta l'intenzione di travolgerli senza pietà e la sola vista la paralizzò sul posto per un istante, irrigidita dal terrore della morte, vivido nelle sue iride ghiacciate, dove in un solo lampo stava scorrendo tutta la sua breve esistenza.
    Cumuli di ghiaccio e neve ancora cadevano da quel che rimaneva della cava, riscuotendola dallo stato di immobilità che sarebbe probabilemente stata la sua condanna, e guardandosi nervosamente intorno non riusciva a scorgere altro che panico e corpi presi dalla febbre di un'insensata fuga in ogni direzione. Il tunnel dal quale erano venuti non era più una possibile opzione, ché tremava del terremoto che scuoteva la terra e tutti loro e che l'avrebbe schiacciata in una morsa letale: non restava che correre disperatamente in direzione della porta di ghiaccio, causa di tutte le loro sventure, ma che forse avrebbe potuto rivelarsi anche soluzione.
    Cominciò a correre, schivando i compagni, scavalcando i blocchi di ghiaccio, incurante del freddo, del dolore, delle grida. Alzò gli occhi appena in tempo per scorgere un cumolo di neve staccarsi dalla parete ghiacciata sopra di lei, convinto ad interrompere la sua fuga forsennata, ma, nonostante avesse estratto la bacchetta, nessun incantesimo che aveva appreso durante il primo anno in Accademia pensava potesse esserle utile. Le gambe si mossero per puro istinto di sopravvivenza, scartando l'intero corpo da un lato, cercando di portarla fuori dal raggio d'azione del blocco di ghiaccio, in un balzo che di certo l'avrebbe fatta rovinare al suolo, ma che, forse, le avrebbe concesso di respirare ancora.
     
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    La guida invadente si tolse dal loro cammino come se niente fosse, abboccando alle parole della loro Responsabile. Gli occhi del ragazzo tenevano sotto controllo i gruppetti dei primini, sicuramente i più vispi e imprevedibili. Non potevano permettersi alcun errore, non in quella fase iniziale. Se qualcuno avesse scoperto che non si trattava di una semplice gitarella scolastica, sarebbero potuti finire nei guai, e quello era l'ultimo dei suoi desideri. Piuttosto avrebbe preferito che ogni cosa andasse nel verso giusto, ma lui stesso sapeva di pretendere troppo. Non poteva escludere che sul loro cammino non ci fossero ostacoli da aggirare. Sicuramente quella via tortuosa e imoervia rappresentava il primo di una lunga serie di problematiche da affrontare. Ma erano in tanti, erano in grado di convogliare le loro forze per combinare qualcosa di buono. C'era bisogno dell'aiuto e della collaborazione di tutti. Solo in quel modo avrebbero raggiunto la vetta del Picco del Silenzio e scoperto ciò che li attendeva. Ma fino a che non fosse giunto quel momento, era tutto un azzardo. Non conoscevano ciò verso cui stavano andando incontro, e le conseguenze delle loro azioni erano tutti dei punti interrogativi.

    Qui è spettacolare.

    Per un attimo il Prefetto del Ghiaccio lasciò perdere il gruppo che teneva sotto controllo, perdendosi in quell'immensa distesa di ghiaccio che si estendeva per miglia e miglia di distanza. Il paesaggio era mozzafiato, l'ambiente che li circondava non aveva pari. Non credeva di aver mai visto qualcosa del genere dalle sue parti, sebbene le montagne non mancassero. Ma lì era tutto un altro paio di maniche. Se non fosse stato per il brusio degli studenti più chiacchieroni, quel posto sarebbe stato un vero e proprio paradiso isolato dal resto del mondo. Non gli sarebbe dispiaciuto farvi ritorno in un secondo momento, ammesso che ne fosse uscito vivo in quell'occasione.
    Fatto stava che, dopo aver percorso qualche altro metro, delle voci sembrarono insidiarsi nella sua testa.

    Voci. Sono degli Spiriti?

    Le sue ipotesi non trovarono conferma, non al momento, eppure la prudenza non era mai troppa, e decise di estrarre la bacchetta fuori dalla sua tasca. Per quanto quei sussurri potessero apparire rassicuranti quanto misteriosi, in qualche modo riuscirono anche a conferirgli quel pizzico di inquietudine che in un'avventura del genere non dispiaceva mai. Quel tunnel di ghiaccio gli ricordò vagamente il Respiro del Ghiaccio, sebbene si trovassero a chilometri e chilometri di distanza dall'Accademia.
    Raggiunsero presto uno spiazzo abbastanza largo da contenere tutti. Si trovavano sotto una cupola che copriva tutta la zona. Di lato il Prefetto poté scorgere una porta ghiacciata con sopra incise delle rune a comporre una piccola frase.
    Fu presto detta, e proprio in quell'istante si levò un boato assordante.

    Niente panico. Pensa al tuo gruppo, guida i più piccoli. Fai il tuo lavoro, gli altri penseranno al resto.

    Darsi dei comandi era un'abitudine che aveva preso nel Quidditch, e non l'aveva più persa. Lo aiutava a concentrarsi nei momenti più critici, a non perdere la calma e mantenere il cervello attivo. Adesso che era stato nominato Prefetto possedeva anche un certo senso di responsabilità, un carico che prima non portava. Oltre ad essere un onore, quella carica rappresentava anche un onere.
    Il boato che aveva percepito poc'anzi si tramutò ben presto in una valanga di neve che si sarebbe abbattuta sulla cupola. Questa ben presto sarebbe ceduta, e di loro non sarebbe rimasta più alcuna traccia.
    Il Ghiacciolo dovette fare i conti più con sé stesso che con la situazione specifica. Era in occasioni del genere che bisognava prendere il coraggio a due mani e fare di tutto per evitare il pericolo.


    Non sono in grado di fermare una valanga.

    Questo era un dato di fatto. L'importante era portare tutti in salvo, non gli era stato raccomandato altro. Lo sguardo si mosse rapido sulle teste degli altri studenti, un'espressione indecifrabile nel volto, i neuroni lavoravano a velocità massima.
    Alla fine capì che non poteva far nulla per scansare l'inevitabile. Rimaneva una soluzione, quella più logica, quella più banale.

    Verso la porta. Attenti alle stalattiti.

    Ordinò con un tono alto, in modo tale che potesse raggiungere il numero più alto possibile di studenti. Parecchi compagni cominciarono a muoversi verso la porta, forse la loro unica speranza.
    Anche lui iniziò la sua corsa, cercando di portare con sé quanti più studenti possibile.

    Hume, al passo.

    Sorpassò la ragazza, tenendo lo sguardo ben attento verso l'alto e verso la valanga. Mancava poco all'impatto, ed entro quel tempo ristretto dovevano riuscire a non rimanere indietro. Si diresse dunque verso la porta, i passi lunghi, il respiro misurato, i battiti leggermente più alti del normale. La bacchetta era puntata verso l'alto, pronta a scattare verso l'uno o l'altro ostacolo che poteva presentarsi da un momento all'altro. Preferì comunque usare la sua agilità guadagnata grazie al Quidditch, sfruttando i muscoli delle gambe per compiere movimenti coordinati con le braccia e tutto il resto del corpo.

    Se non si apre siamo spacciati.

    Un blocco di ghiaccio dalle dimensioni modeste si staccò dalla cupola per piombare dritto verso di lui. Cercò di scansarlo facendo forza sulla gamba destra, in modo tale da scartare di lato con un gesto agile, degno della destrezza di un Cercatore. Sperava solo che potesse bastare.
    Ogni passo in più verso la porta era un metro in meno verso l'oblio, l'ignoto amico e nemico.
     
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    Hey, che modello è?

    Rheis, intenta a catturare i meravigliosi colori di quel paesaggio, non si voltò subito verso Junah , ma senza guardarlo si appresto a concludere l’inquadratura e a scattare.

    E’ una vecchia compatta babbana, una M20…ha una decina d’anni…

    Come ogni volta che si concentrava in qualcosa di impegnativo, Rheis tirò appena appena fuori la lingua di lato. La sua macchina fotografica era un modello vecchiotto a cui, tuttavia, Rheis era molto affezionata per almeno due motivi: innanzitutto era appartenuta a sua madre e, inoltre, era uno strumento ancora ottimo e per di più comodissimo. La bambina diede un’occhiata veloce allo schermo per assicurarsi del risultato e solo allora si voltò e sorrise al compagno di casata. Sapeva che Junah era un appassionato di fotografia e, seppur lei non si considerasse altrettanto brava, condivideva l’ammirazione del concasata per quell’arte.
    Rheis si riunì nuovamente ai compagni, continuando ad ammirare lo spettacolo e a scattare fotografie per catturare i giochi di luce e i colori amplificati dai raggi del sole riflessi sul ghiaccio.

    Ragazzi! Sorridete!

    Urlò ai compagni accanto a lei, voltando la fotocamera verso di sé per effettuare un autoscatto.



    La comitiva si era ormai inoltrata abbastanza nel sentiero e si trovava ormai lontana da occhi indiscreti. Rheis ritirò la fedele amica nello zainetto da montagna e colse l’occasione per estrarre il pile e il berretto.

    E’ una mia impressione o la temperatura si sta abbassando?

    Chiese ad Olivia che le camminava accanto. Rheis si sfregò le mani e le portò alla bocca per scaldarle. Nel giro di pochi minuti il panorama era completamente cambiato; ora camminavano in un sentiero stretto ed angusto, la neve sembrava volerli inghiottire, formando muri di ghiaccio tutt’intorno. La bambina estrasse prontamente la bacchetta dalla tasca interna della felpa.

    Hai detto qualcosa?

    Chiese ad Olivia che camminava proprio alle sue spalle. Rheis aveva sempre saputo che la neve attutiva suoni e i rumori, ma in quel silenzio le parve di sentire alcuni sussurri provenire dalle pareti. Non era Olivia a bisbigliare, ma il ghiaccio.
    Il respiro della bambina si fece più affannoso. La salita, la neve sempre più alta, il freddo e la tensione iniziavano a farle ricordare che la loro era una missione ben più seria e potenzialmente pericolosa di quanto si fosse immaginata. I rumori e i bisbigli provenivano da ogni lato e le iridi di Rheis scorrevano veloci da destra a sinistra, dai compagni alle professoresse.

    Siamo sicuramente sulla giusta via…

    Pensò tra sé, domandandosi se si trovassero ancora in Norvegia o in un mondo a parte. Tutto sembrava così onirico…
    Rheis sussultò improvvisamente quando dalla punta della sua bacchetta iniziarono ad uscire piccoli fiocchi di neve e ghiaccio, come se lo strumento fosse richiamato da qualcosa nascosta tra quelle pareti ghiacciate.

    Professoresse!?!? Cosa sta succedendo?

    Domandò incerta ad alta voce, rivolgendosi alle docenti. Non ci fu il tempo per spiegare l’accaduto perché ben presto la comitiva si ritrovò in uno spiazzo ghiacciato; davanti a loro, grave e possente, si ergeva una porta ghiacciata con incise grandi rune antiche.
    Rheis non aveva mai studiato antiche rune poiché avrebbe incominciato il corso solo l’anno venturo. Fortunatamente il ghiaccio poteva vantare tra i suoi adepti la professoressa Elodie e non fu difficile per lei interpretare il messaggio inciso nel ghiaccio. Tuttavia non appena esso fu letto ad alta voce il terreno sotto i loro piedi prese a tremare pericolosamente e un boato spaventoso giunse improvviso alle loro orecchie: una valanga si staccò dal lato nord, mentre dalla montagna sovrastante iniziarono a cadere stallatiti e neve. La cupola sopra le loro testa si crepò e masse di ghiaccio iniziarono a piombare sulle loro teste.
    Il cuore di Rheis si fermò. Il ghiaccio era il loro elemento, il loro migliore amico, ma ora si stava accanendo contro di loro, pericoloso, violento, mortale.

    Rheis si voltò di scatto verso i compagni alla ricerca di un punto di riferimento e una via d’uscita. La valanga bloccava loro il passo a nord e il tunnel alle loro spalle risultava ormai inagibile: l’unica via d’uscita sembrava essere quella porta di ghiaccio che, tuttavia, rimaneva immobile e saldamente chiusa di fronte a loro.

    Verso la porta. Attenti alle stalattiti.

    Rheis riconobbe la voce del Prefetto Nott tra le urla degli studenti e, se fino a quel momento la bambina era rimasta ferma ad osservare ciò che stava accadendo intorno a lei, improvvisamente le sue gambe scattarono in avanti, veloci.
    L’unica via di salvezza era la porta misteriosa e Rheis si catapultò letteralmente in quella direzione, ma la sua corsa continuava ad essere interrotta dalla caduta di grandi masse di ghiaccio.
    La bambina si fermò improvvisamente e con decisione puntò la bacchetta verso l’alto, proprio in direzione di una stalattite in caduta libera.

    CHAR-tì-for!

    Urlò con tutta la forza che possedeva. Aveva imparato quell’incanto durante il suo primo anno ad Amestris e ricordava che il professor Andersen aveva spiegato loro che, se effettuato con forza, non solo un oggetto poteva essere trasfigurato in carta, ma addirittura diviso in una miriade di coriandoli.
     
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    Thomas, grazie a una buona agilità, riuscì a schivare il blocco di ghiaccio e avvicinarsi di più al portone ancora chiuso, il quale rimaneva ancora l'unico ostacolo per la salvezza, nel mentre qualche frammento gli cadeva in testa o sulle guance, procurandogli alcuni lievi graffi. Gli sarebbe bastato poco per raggiungere l'obiettivo, ma qualcuno doveva riuscire ad aprirlo.
    Nel mentre Frances aveva superato l'ostacolo con maggiore difficoltà, il blocco di ghiaccio le cadde quasi sul piede, e un cumulo di neve precipitò davanti a lei, facendole sprofondare le gambe nella corsa che però non venne bloccata del tutto.
    La giovane studentessa perse l'equilibrio finendo con il colpire Rheis, la quale, d'altra parte, era riuscita a difendersi con la trasfigurazione, trasformando un pezzo di ghiaccio in un pezzo di cartone che si era poi frantumato.
    Lo scontro con Frances la spinse un po' in avanti, ma le ragazzine avrebbero potuto riprendere a correre, dovendo però superare altri cumuli di neve.
    Molti dei ragazzi del Ghiaccio stavano rimanendo indietro, alcuni erano bloccati nella neve, altri scivolati sul ghiaccio, altri ancora lottavano con enormi stalattiti.
    Fermarsi per aiutarli non sarebbe stata una mossa intelligente, ma la minaccia più grande doveva ancora essere fermata.
    La valanga continuava a procedere, entro poco avrebbe travolto tutti se nessuno si fosse mosso per fermarla.

     
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    Fu l’espressione della guida a far capire ad Amalia che quei babbani non sarebbero stati più un problema per loro.

    La ringrazio, anche a lei.

    Rispose di rimando, vedendola allontanarsi verso il suo gruppo. Quello fu il segnale per Amalia di andare, così lei, le docenti e la scolaresca proseguirono indisturbati per la via precedentemente indicata.

    Certamente.

    Rispose sempre con un tono calmo e sereno alla Dixon prima di incamminarsi. La professoressa di Storia sembrava aver preso quel piccolo avviso in tutt’altro modo. Amalia preferì ricambiare l’acidità con la gentilezza, anche perché non aveva alcun motivo per esserlo e se non avesse detto nulla (e quello che aveva detto non voleva essere chissà quale affronto), probabilmente la docente avrebbe avuto da ridire lo stesso, magari lamentandosi proprio del fatto che non aveva detto nulla e che come Responsabile e Vicepreside era tenuta a farlo. In ogni caso, Amalia - ruolo a parte - si sentiva lo stesso responsabile per quei ragazzi, per cui le venne naturale esprimere quel monito - rivolto anche a se stessa -, senza alcuna scintilla di presunzione. Certamente, non avrebbe reagito così se Syria le avesse detto lo stesso. Certo, anche lei si sarebbe messa sull’attenti senza bisogno di suggerimenti, ma non avrebbe mai sprizzato acidità da tutti i pori, non ne vedeva il motivo. Ma ogni persona era diversa e anche se non si riusciva a comprendere appieno il carattere altrui, bisognava rispettarlo sempre e comunque. Almeno, lei la pensava così.
    Amalia iniziò a camminare, seguendo la fila comandata dalle colleghe, mentre lei rimaneva dietro restando all’erta e guardandosi intorno. Ad ogni passo che faceva, non poteva fare a meno di riempirsi l’animo e lo sguardo del suo elemento, strabordante in quel posto meraviglioso. Nonostante fosse chilometri lontano da casa e dall’accademia, era proprio a casa che si sentiva: era difficile spiegarlo e probabilmente le parole avrebbero solo sminuito ciò sentiva. Mentre camminava, si accorse del cambiamento che riguardava quel paesaggio: la strada in primis era diventata molto più stretta e molto più ripida, mentre la neve aveva creato delle barriere le cui estremità si congiungevano a formare ammalianti archi bianchi o dei piccoli tunnel. Il paesaggio cambiò ancora, mentre la temperatura si abbassava a vista d’occhio e la strada prese le sembianze di un tunnel di ghiaccio. Ebbe un sensazione familiare, che sicuramente fu condivisa da qualche studente: quel tunnel richiama tanto la stanza del Respiro nella loro Sala Comune e ciò, in un certo senso, non potè non contribuire ad accorciare le distanze.

    Delle voci… non sono le loro… come nella leggenda?

    Amalia assottigliò lo sguardo al sentire quei sussurri all’apparenza sinistri, continuando la salita con tutto il gruppo, accorgendosi di un altro mutamento del ghiaccio. Tutto sembrava essere diventato come quei sussurri: sinistro. La bacchetta di Palissandro venne impugnata saldamente, mentre il prestare attenzione ovunque e a qualunque cosa era divenuto necessario in quegli istanti. La Strega Bianca intravide un’altra somiglianza con le parole del Respiro: come nella storia, anche in quel momento i sussurri (per quanto sinistri e spettrali apparissero) erano diventati più costanti, più nitidi… più fitti. E se avessero dovuto ascoltarli come fece Iskarhd? Mentre questi pensieri attraversavano la mente di Amalia, il la strada divenne più larga, come voler sembrare un’accesso a qualche posto. L’aria che li circondava era divenuta molto più densa e c’era qualcosa in essa che rendeva tutto come estraneo al mondo conosciuto: quel luogo era pregno di mistero, di magia, tanto che da alcune bacchette, che erano state tirate fuori come la sua, fuoriuscivano piccoli fiocchi di neve, eppure nessuno di loro aveva espresso la propria magia. Era quel luogo, lo percepiva chiaramente, ma qualcosa le impediva di fidarsi totalmente. E se fosse proprio questo il loro compito? Finalmente la camminata cessò e la scolaresca arrestò il passo per conseguenza. Erano giunti in uno spiazzo abbastanza largo, tutto circondato dal bianco della neve e dall’azzurro del ghiaccio. Erano arrivati al suo cuore: Amalia fece qualche passo in avanti e gli occhi si fiondarono sulla lastra ghiacciata. Una porta di ghiaccio: assottigliò di nuovo lo sguardo sulla scritta in runica incisa su di essa. Riuscì a tradurla, ma grazie a Syria, ne ebbe la giusta conferma.

    Ardua la via, protetto il mistero.

    Perché la mente saltava così veloce di nuovo alla leggenda. Certo, una connessione doveva pur esserci, nel profondo lo aveva sempre creduto. Ma quanto era solida questa connessione… fino a che punto? Cosa c’era dietro di essa, cosa li stava chiamando? La porta era chiusa e se lo era, doveva esserci un motivo. Questo sembrava abbastanza ovvio ai suoi occhi, ciò che non le appariva chiaro era il perché il Libro degli Elementi li aveva condotti fin lì, per poi porli davanti ad una porta chiusa. E se come Iskarhd dovevano solo toccarla? Se dovevano trasmettere il loro essere Ghiaccio alla montagna? Le loro bacchette avevano reagito a qualcosa poco prima, magari dovevano con la magia del ghiaccio. Amalia stava riflettendo su quella scritta, ma quando la frase venne pronunciata a voce alta, tutto crollò: il terreno e le mura tremarono, mentre un fortissimo boato scosse ogni cosa.
    La cupola venne spaccata dal ghiaccio e dalla neve che cadde veloce, mentre la minaccia di una violenta valanga si faceva sempre più reale. Una pioggia letale di ghiaccio, neve e urla tremende cadeva su di loro: l’unica salvezza era entrare lì dentro.

    I ragazzi, proteggiamo i ragazzi!
    La porta è la nostra unica salvezza, dobbiamo aprirla.


    Si voltò secca, assorbendo nelle iridi ghiacciate il bianco che avanzava senza remore. Anche se con il corpo cercava di far perno sulla sue movenze agili per non essere colpita, con l’animo cercò di rimanere il più ferma possibile: farsi prendere dal panico era l’errore più grave da commettere in una situazione del genere. Inoltre, sentiva di dover essere un sostegno per quei ragazzi: essere Responsabili e/o docenti significava essere forti anche e soprattutto per loro. E il pensare a loro, al tentare di proteggerli da quella valanga, fu la sua priorità. Dopo avrebbe fatto i conti con tutto il resto, ma prima di ogni cosa venivano tutti loro.
    Lo sguardo non si mosse dal bianco in movimento, mentre la mente si chiedeva il perché il loro elemento (anche se sottoforma di neve) si stava rivoltando contro i suoi Figli. Cos’è che dovevano dimostrare? Cosa avevano ignorato fino a quel momento? Si parò davanti al gruppo, interponendosi tra la valanga e loro, rimanendo con lo sguardo ancora vitreo su di essa. La mente corse veloce alla difesa, la volontà alla contrazione e al controllo, mentre il polso roteava deciso e il braccio si alzava verso l’alto. Lì fu puntato il catalizzatore e la voce, nell’istante dopo, lasciò andare la formula con tutta la sua potenza:

    Kyklos Tria
    Protego Maxima!


    Le sillabe furono scandite ad una ad una, mentre l’intenzione e la speranza di proteggerli alimentava forte la sua volontà. Si rivolse anche all’Aritmanzia per riuscire nello scopo, applicando un Sigillo di Rivestimento in modo da aumentare la stabilità dello Scudo e la probabilità di confinarlo a un determinato spazio, così da evitarne il più possibile la dispersione.
    In quegli istanti, anche l’altro braccio fu proteso in alto e in avanti, come a voler dare un aiuto fisico a quello armato, mantenendo il palmo disteso, mentre ogni minima particella del suo corpo sperava che funzionasse.
     
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    Il Protego Maxima di Amalia, potenziato dal Sigillo Rivestimento, fu evocato con prontezza ed efficacia: la valanga si arrestò contro il resistentissimo scudo, fornendo riparo a chiunque non si fosse messo ancora in salvo. L'incantesimo, tuttavia, avrebbe tenuto impegnata Amalia nel sostenerlo: un solo passo e avrebbe potuto cedere sotto il peso della neve e seppellire tutti.

     
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  9. Syria Elodie
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    Presa la loro strada, cominciarono la camminata lungo il sentiero che li avrebbe condotti verso qualcosa che ancora non conoscevano, ma che avrebbe permesso loro di entrare in contatto profondo con quella che era la loro storia.
    Man mano che procedevano, il sentiero si faceva sempre più impervio, cosa che avrebbero dovuto aspettarsi, date le parole recitate dalla leggenda

    "Chissà che un'altra direzione
    Seppur più lunga e faticosa
    Non sia foriera
    Di vantaggi sconosciuti"


    Quella che stavano percorrendo non era certo la via più semplice, ed il modo in cui pian piano l'ambiente si stava modificando sotto i loro occhi ne era la chiara dimostrazione. Per quanto possibile, sembrava che il tunnel lungo il quale camminavano stesse diventando ancora più ghiacciato e freddo, scivoloso. Potè giurare aver sentito dei sibili, ma forse si trattava solo di spifferi che passavano da minuscole prese d'ara che collegavano quel luogo sempre più chiuso con l'ambiente esterno, o magari erano solo gli scricchiolii del ghiaccio in fase di costante assestamento. Tuttavia, per quanto si sforzasse di pensare che potessero essere rumori del tutto "naturali", non riusciva a non pensare che potessero essere di ben altra natura.
    Non tutti gli eventi sonori portavano buone nuove nel mondo della magia, ma nemmeno tutti erano segni negativi. Riuscirono comunque a proseguire in modo piuttosto scorrevole, senza problemi apparenti, a parte qualche brivido, o escludendo qualche piccolo nervo dovuto a quei suoni sinistri.

    Mentre procedevano scambiava qualche sguardo rassicurante con i ragazzi, cercando di incoraggiarli a proseguire, nonostante negli occhi di alcuni di loro ci fosse un velo di timore.
    Stava ancora ammirando le stupende sfumature azzurrine sulla volta del tunnel ormai rimpicciolito al punto di lasciar passare a malapena due persone spalla a spalla, quando si rese conto che dalla punta della sua bacchetta avevano cominciato a scaturire piccoli fiocchi di neve. Non aveva nemmeno rivolto il pensiero alla sua bacchetta fino a quel momento, quindi era sicura di non essere stata lei la causa.

    Questo posto

    Quel luogo aveva suscitato una reazione della sua bacchetta.

    Reagisce alla magia

    Sussurrava tra sè e sè, incuriosita. Iniziava a porsi delle domande, mentre camminava sfiorava con la mano la parete umida e ghiacciata, mentre nell'altra teneva la bacchetta ben salda.
    Quando giunsero nello spiazzo, nella sua mente cominciarono a susseguirsi ipotesi su ipotesi. Ma la sua vista non potè fare a meno di essere attratta come una calamita da una delle cose che li dentro, più che ad ogni altra persona, la riguardavano. Delle rune.
    Erano incise su un enorme portale di ghiaccio, che sembrava avere caratteristiche differenti rispetto al resto delle pareti.

    Ardua la via, protetto il mistero

    Ripetè a mente, annuendo verso Amalia, di fronte alla richiesta di conferma della collega rispetto alla traduzione di quanto era inciso sul portale.
    Ma non appena quelle parole vennero lette ad alta voce, fu il caos.
    Tutto cominciò a tremare, e dal Picco del Silenzio, ormai invisibile ai loro occhi, si staccò una valanga che puntava dritta verso di loro e che gli impediva di vedere qualunque cosa fosse al di sopra delle loro teste.
    I ragazzi furono il suo primo pensiero; andavano protetti. Vide molti di loro correre in preda al panico, scappare in tutte le direzioni.
    Fece cenno ai Prefetti di tentare di riprendere il controllo dei più piccoli, cercando di riunirli e non lasciarli allontanare dal gruppo, per evitare che nessuno rimanesse isolato. Se una quantità consistente di ghiaccio e neve si fosse depositata come un enorme divisorio naturale fra i vari presenti nello spiazzo, sarebbe stato difficile poi recuperare tutti, e vivi per giunta.

    Quando si rese conto di ciò che stava facendo la sua collega si unì tempestivamente a lei, aiutandola a sostenere l'incanto perchè questo potesse essere di una potenza sufficiente a porre tutti al riparo, fino a che non sarebbero state in grado di fare qualcosa per aprire il portale.

    Kyklos Tria
    Protego Maxima!


    Applicare un Sigillo Aritmantico all'incantesimo fu una scelta superlativa, avrebbe permesso di aumentarne la potenza e la stabilità. Mentre col braccio libero si aiutava a castare l'incanto, con gli occhi cercò la Dixon. Avevano bisogno di quanto più aiuto possibile per mantenere una potenza dello scudo tale da poter proteggere tutti. Inoltre qualcuno avrebbe dovuto occuparsi di aprire il portale, o la loro fine si sarebbe avvicinata più in fretta del previsto, e sarebbero rimasti sepolti lì, nel loro elemento, per sempre. Ghiaccioli nel vero senso della parola.

    Mentre la sua mente era completamente rivolta all'incanto di protezione, le si accese come una lampadina. Ripensò alle parole che la collega aveva pronunciato poco prima

    La porta è la nostra unica salvezza, dobbiamo aprirla.

    Ma certo!

    Le tornarono chiare alla mente le diverse volte in cui era stata nella sala comune del ghiaccio assieme ad Amalia negli ultimi tempi, per discutere della faccenda del viaggio alla scoperta delle origini della casata, del Libro degli Elementi e di come si sarebbero organizzate, perciò ricordava chiaramente quale fosse il modo per accedere.

    Amalia!!!

    Urlò con tutte le sue forze rivolta alla collega, cercando di sovrastare il rumore della valanga in corso.

    La porta! Dobbiamo dimostrare che siamo dei veri Figli del Ghiaccio!! Ma la formula runica incisa è vincolata dalla magia! Dobbiamo agire con le bacchette!

    Così interruppe il contatto con l'incanto di difesa, nella speranza di non venire colpita da cumuli di neve in discesa e si diresse verso la porta più velocemente che poteva, trascinando con sè gli studenti che incappavano sul suo breve percorso, trattenendoli per i vestiti.

    Conoscete l'incantesimo di casata vero? Bene, dobbiamo usarlo su questa porta, tutti insieme, forza!

    Fece cenno verso tutti gli altri, muovendo le braccia verso di lei, cercando di fargli capire che dovevano raggiungerla. Poi si rivolse verso l'enorme portale. Non potè fare a meno di resistere alla necessità di sentire sotto il polpastrello l'incisione delle rune sul ghiaccio, le percorse con le dita per un breve secondo poi, appoggiato il palmo della mano libera sulla lastra, con l'altra mosse la bacchetta in corrispondenza del portale e pronunciò l'incantesimo del Ghiaccio

    Elit Plerumque Nubila

    Tutto aveva avuto inizio con la lettura di una formula runica, con la magia, perciò era con la magia che doveva trovare la soluzione.
     
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    La guida babbana se ne andò via in quattro e quattr’otto, lasciandoli liberi di proseguire. Lungo il cammino continuò a fare qualche altro scatto, facendo il segno del pollice in sù verso Rheis quando la vide fare lo stesso. Non mancò occasione di scherzare con gli altri durante la passeggiata, né di fare il serio e dare una mano alle professoresse e ai Prefetti a controllare gli studenti. Si avvicinò con i compagni per l’autoscatto che fece Morwen, per poi riprendere il cammino.

    Sbaglio o tira più freddo?

    Si rivolse a Liam e Matt, mentre continuava a camminare. Il ghiacciolo posò la Reflex nello zaino, osservando la strada e il panorama che avevano subito dei cambiamenti: il sentiero era diventato angusto, molto più stretto e il paesaggio non si vedeva più. Era tutto bianco e azzurro: la neve spadroneggiava dappertutto, come il ghiaccio.

    Liam finiscila, lo so che sei tu! Piantala!
    Matt diglielo anche tu che è sgamato!


    Al contrario di ciò che pensava il Capitano, quelle voci non erano frutto di uno scherzo del compare, e Junah lo capì solo quando vide un’espressione straniata nei loro volti. Ma se quelle voci non venivano da loro, allora chi le stava emettendo? Mentre si faceva questa domanda, la mano aveva già preso la bacchetta dallo zaino perché tutto quel cocktail di mistero, stava disturbando abbastanza la sua tranquillità. Già che aveva aperto lo zaino, indossò la felpa pesante, lasciando per il momento il piumino dentro. Riprese a camminare, guardandosi attorno: chissà fin dove si erano inoltrati perché quel luogo che adesso calpestavano le sue scarpe, non aveva niente di normale o meglio ancora, di babbanamente normale! E i fiocchi neve che iniziarono a sbucare dalla sua bacchetta ne furono una lampante conferma!

    Avete visto? Prendete le vostre bacchette!

    Il tempo di incitare i compagni a prendere le loro bacchette, che l’attenzione di Junah fu tutta riversata nella porta ghiacciata che si stagliava davanti a loro. La guardò meglio, osservando le rune antiche che erano incise sulla sua superficie di ghiaccio, tentando qualche traduduzione. Per fortuna ci pensarono le professoresse a tradurre per lui (e forse enche un bene!).
    Ok, la traduzione arrivò, ma con quella arrivò anche il finimondo! Dal versante nord si staccò una valanga che lo fece impallidire più della neve che lo circondava, il terreno tremò sotto i loro piedi, seguito da un boato pazzesco.

    Perfetto, ci mancavano pure quelle!
    Attenti, riparateviiiiii!


    Gridò verso i compagni e verso chiunque avesse vicino, per poi scattare all’indietro e levarsi dalla traiettoria di una stalattite che stava precipitando. In quei momenti ringraziava gli allenamenti di Quidditch, che avevano plasmato il fisico e l’atteggiamento sportivo. Alzando la testa vide cadere di tutto: massi di ghiaccio, neve e stalattiti. Ma non erano della Casa del Ghiaccio? Allora perché stava succedendo tutto questo!

    Verso la porta. Attenti alle stalattiti.

    La voce di Thom riuscì ad arrivare a lui, come quella della Harp e della Syria Elodie, che suggeriva loro di provare ad aprire la porta con l’incantesimo dei Fiocchi di Neve. Junah annuì anche se sapeva che con tutto quello che stava succedendo, le professoresse non l’avrebbero visto. Nel frattempo, una grande scudo venne evocato dalla loro Responsabile che riuscì a proteggerli sia dalla valanga, che da quella pioggia infernale, no...ghiacciata! Vide la professoressa Eloide andare in suo soccorso, così il ghiacciolo decise di approfittare del momento in cui sembravano godere di una difesa per mangiare più terreno possibile e avvicinarsi. Iniziò a correre, cercando di stare attento ai massi di ghiaccio e neve, scattando da una parte all’altra per schivare ogni pericolo, allungando le mani verso i compagni che trovava durante la corsa per cercare di aiutarne il più possibile.

    Correte, verso la porta ragazzi!
    Correte, non scivolate: dobbiamo raggiungere la porta e fare l’incantesimo dei Fiocchi di Neve!
    Forza, ATTENTI!


    Doveva riuscire ad arrivare alla porta, doveva toccarla: arrivarci era il suo obiettivo.

    Protego!
     
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    L'aria era impregnata di una qualche energia particolare che tutti loro potevano percepire, ma se prima non avessero raggiunto ciò che stava al di dietro della porta, potevano considerarsi spacciati. Si chiese se non fosse possibile che Mr Todd fosse morto proprio lì, e dunque automaticamente scelto come Fantasma del Ghiaccio. Eppure, dal momento che la situazione che stava vivendo non era certo delle migliori, non era quello il momento di pensare al celebre fantasma purosangue.
    Il Prefetto riuscì a schivare per un soffio la stalattite, che si infranse contro il terreno con un grosso tonfo. Andò in mille pezzi, e qualche scheggia sfiorò la sua pelle, procurandogli solo qualche lieve graffio. Adesso la porta era più vicina rispetto a prima, ma non poteva perdere altro tempo e cullarsi negli allori. Bisognava agire il prima possibile.

    La professoressa Harp non potrà reggere lo scudo a lungo.

    Quello era un dato di fatto: anche la strega più potente aveva i suoi limiti, e prima o poi la sua resistenza si sarebbe esaurita. Mantenere attivo uno scudo magico di quelle dimensioni non era cosa da poco.
    Thomas si voltò indietro per vedere a che punto fossero gli altri suoi compagni. Alcuni lo seguivano pari passo, cercando di difendersi con ogni mezzo pur di non rimanere schiacciati sotto un cumulo di neve o conficcati contro una stalattite. Sarebbe stato uno spettacolo terrificante, eppure poteva accadere.

    La porta.

    Ritornò con gli occhi puntati sulla porta con sopra incise quelle rune intrise di magia. E fu proprio mentre continuava la sua corsa che le orecchie riconobbero la voce familiare del l'insegnante di Antiche Rune. Stava suggerendo di usare un incantesimo basilare che ogni studente del Ghiaccio era in grado di eseguire. L'intento era quello di rispondere alla magia con la magia. Nessuno aveva idea se potesse davvero funzionare, ma avevano ancora dei tentativi a loro disposizione.
    Fu soltanto in quel momento, però, che Thomas si accorse che la sua bacchetta magica stava rispondendo alla presenza magica che permeava il Picco del Silenzio. Dalla punta del suo catalizzatore continuavano a generarsi dei piccoli fiocchi di neve.

    Sono un figlio del Ghiaccio.

    Per quanto ovvia potesse essere quella affermazione, il Ghiacciolo se ne ricordò soltanto in quell'istante. Nella tensione e la foga del momento, aveva completamente rimosso il motivo della sua presenza su quel monte. Loro erano partiti per scoprire la fonte del loro potere, curiosi di toccare con le proprie mani ciò che si celava dietro la loro energia magica.
    Accelerò dunque il passo, percependo il suo spirito come rinvigorito da quel breve quanto significativo pensiero, che per quanto banale potesse apparire, gli aveva donato una nuova consapevolezza.
    Si mosse rapido sì, ma con cautela, facendo saettare gli occhi da un lato all'altro dello spiazzale alla ricerca del prossimo ostacolo da aggirare. Non essendo ancora in grado di evocare un piccolo scudo magico per difendersi dalla caduta di massi ghiacciati dall'alto, scelse di confidare per una seconda volta sulla sua destrezza. Là gambe si piegavano e si distendevano, e le braccia collaboravano con esse per dargli una spinta in più è una maggiore dinamicità, facilitandone i movimenti. Nella corsa, i battiti del cuore si fecero più accelerati, il respiro più affannoso, ma l'aria che respirava sembrava lo purificasse da ogni sintomo di stanchezza.
    Assicurandosi lo zaino sulle spalle, tentò con tutti i modi di evitare una grossa palla di neve che era entrata poco prima che lo scudo fosse evocato dalla Harp. Si diresse dunque verso destra, mettendo quanta più forza poteva nelle gambe per compiere un balzo e cercare di schivare il macigno nevoso che acquisiva sempre più velocità. Ogni muscolo era in tensione, i polpacci si gonfiarono poco prima dello stacco, le braccia già protese in avanti per parare un'eventuale caduta a terra per l'eccessiva spinta.
    Se solo fosse riuscito a schivare quell'ostacolo, presto si sarebbe trovato vicino alla porta.
    Solo in quel momento avrebbe tentato di poggiare delicatamente la punta della bacchetta contro la porta, nella speranza che questa si aprisse, o quanto meno gli fornisse un indizio per comprenderne il meccanismo di apertura. Avrebbe forse risposto agli stimoli di un figlio del Ghiaccio? La magia era un'energia che tutti loro possedevano, ma spesso non ne comprendevano il funzionamento, per quanto potessero averla studiata a fondo. Sebbene fosse parte di loro, quel potere restava spesso e volentieri un'incognita, un mistero protetto, per l'appunto.
    Non posso modificare l'immagine della mappa con il mio spostamento perché al momento non dispongo di un pc. In ogni caso, Thomas cerca di raggiungere la porta (II post) e interagire con essa.
     
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    Janelle aveva seguito la sua casata in quel percorso tortuoso che il Libro degli Elementi sembrava aver loro indicato. La bambina, seppur riponesse fiducia in chi li stava guidando, non poté fare a meno di chiedersi se fosse davvero quella la strada giusta: possibile che tutto dipendesse da un sentierino così apparentemente irrilevante?
    Ben presto Janelle iniziò a tirar fuori dallo zaino tutto ciò che aveva portato e a coprirsi quanto più possibile: le temperature sembravano abbassarsi ulteriormente e la bambina si sentiva congelare.
    Mentre era intenta a sistemarsi il cappello, iniziò a sentire delle voci provenire dai lati della strada. Subito attribuì la cosa a qualche compagno chiacchierone.

    Vorrei sapere dove trovano le energie per chiacchierare.

    Ben presto, però, voltandosi, Janelle si accorse che in realtà nessuno stava parlando: che si trattasse di sussurri magici? Era un buono o un cattivo segno? La bambina sentì un lieve senso d'ansia infiltrarsi in lei, ma cercò di non dar peso alla cosa.

    Almeno siamo sicuri di essere sulla strada giusta.

    Non aveva neanche finito di fare questa constatazione, quando Janelle si accorse che la bacchetta riposta nella tasca della sua felpa stava generando qualcosa senza che lei lo avesse chiesto: si trattava di piccoli fiocchi di neve. Non le era mai capitato niente del genere e non sapendo interpretare quel segno, la bambina pensò di chiedere a qualcuno più grande di lei.
    La bambina cercò di accelerare il passo, sebbene già sentisse la fatica fisica con tutto quel freddo, ma prima di poter raggiungere qualcuno notò che il gruppo aveva raggiunto una porta con una strana scritta.
    A Janelle sembrò di vivere quel momento a rallentatore: la professoressa Elodie leggeva la scritta, un boato, una pioggia di stalattiti. La situazione in brevissimo tempo era precipitata, e la bambina capì di doversi mettere in salvo in qualche modo, anche se le sue gambe non rispondevano agli stimoli. Voleva correre, ma per un istante si sentì bloccata.
    Fortunatamente il nuovo Prefetto del Ghiaccio, Thomas Nott, la richiamò spingendola a correre verso la porta, e così Janelle iniziò subito la sua corsa, cercando di schivare il ghiaccio che si abbatteva su di loro. La bambina odiava rispondere a degli ordini senza avere il tempo e la calma necessari per poter pensare a sua volta, ma in quel caso non aveva altre possibilità se non affidarsi a chi si stava impegnando per loro.
    Vide la Professoressa Harp evocare un Protego Maxima, uno scudo di protezione, e la Professoressa Elodie andare ad aiutarla, unendosi al suo incantesimo.
    Le sarebbe piaciuto unirsi a loro, come alcuni dei compagni più grandi stavano facendo, ma sapeva di non esserne ancora in grado: decise allora di continuare la sua corsa verso la Porta di Ghiaccio sfruttando la protezione che le veniva messa a disposizione. Lo spavento sembrava aver cancellato la stanchezza della bambina, sebbene il percorso non fosse facile.
    Era al Portale che dovevano arrivare per venir fuori da quella situazione: dovevano sfruttare il loro Elemento, a quanto sostenevano i professori. L'idea sembrava quella giusta, bastava ricordare il motivo per cui si trovavano in quella gita.
    Janelle sperava davvero di poter essere utile in quella situazione: spesso si era chiesta se fosse davvero il Ghiaccio l'elemento che le corrispondeva, si era chiesta se non ci fosse stato qualche errore nello Smistamento, ma puntualmente la calma che il Respiro del Ghiaccio le infondeva aveva sanato ogni suo dubbio. Questa volta, però, era proprio il Ghiaccio che si stava scagliando verso di loro: ne sarebbero usciti?
     
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    Il Protego Maxima di Syria si aggiunse a quello di Amalia, pur senza la stessa resistenza: la rapida successione degli eventi sembrava aver confuso l'insegnante di Rune e resa nulla la sua evocazione del Sigillo Rivestimento. Lo scudo protettivo, ad ogni modo, alleggerì appena il peso sulla magia di Amalia. Staccata dalla collega, tuttavia, lasciò l'incantesimo difensivo in balia della valanga, rendendolo ancora più debole: Amalia non aveva altra scelta che restare ferma a sostenere il proprio. L'Incantesimo della Casata evocato dalla docente di Rune, tuttavia, non ebbe alcun effetto. Di più, la caduta di un grosso blocco di neve la metteva in pericolo: doveva difendersi al più presto.
    Dietro di loro, Junah riuscì a proteggersi da un frammento di ghiaccio che gli pioveva addosso con un ben castato Protego ed era ormai vicino alla porta ghiacciata, già raggiunta dal suo compagno Thomas. Il tocco della sua bacchetta sulla porta, tuttavia, non ebbe effetti. La corsa di Janelle l'aveva avvicinata alla porta, mentre molti compagni sembravano ancora rimanere indietro, ma senza adeguate difese: un piccolo blocco di neve e ghiaccio le sfiorò una gamba, in caduta, e ne rallentò il passo, rischiando di farla cadere: non poteva più proseguire senza neppure tentare di coprirsi la testa dalla caduta dei frammenti della cupola.



    Thomas ha raggiunto la porta, Junah la raggiungerà al prossimo post così come Janelle, che tuttavia deve necessariamente difendersi dalla pioggia di ghiaccio. Il Protego di Amalia può reggere a patto che la Responsabile non si allontani dal luogo in cui l'ha evocato: eventualmente, può rafforzarlo. Quello di Syria è di supporto ma non reggerà oltre il prossimo post della docente.
    Gli incantesimi della Casata non hanno alcun effetto sulla porta.

    //OFF: ragionate più come i vostri PG e non come giocatori che si aspettano una determinata prova e un certo tipo di soluzione. Le vie più semplici non si nascondono ma sono ben tracciate nei post, che rappresentano gli scenari davanti agli occhi dei vostri personaggi: intraprendetele senza paura.
     
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    Lo scatto al limite dell'involontario dei suoi muscoli si rivelò provvidenziale: il blocco di ghiaccio le cadde così vicino da farle trattenere il respiro, la bocca succhiusa appena nell'istante in cui sentì la corsa frenare d'improvviso, sbalzandola in avanti nella frenetica incoscenza di chi fugge all'impazzata da ciò che va oltre il proprio controllo. Cadde rovinosamente nella neve, non senza prima incontrare un ostacolo ben più corporeo, che solo in un secondo momento si accorse essere una sua compagna
    di un anno più grande, che venna anch'essa spinta in avanti e costretta a recuperare l'equilibrio. Non ebbe fisicamente il tempo di provare del reale imbarazzo per l'accaduto, ché quando riuscì a rimettersi in piedi, infreddolita e bagnata, una nuova scarica di adrenalina le ricordò l'entità del pericolo in cui versava e quanto la situazione fosse tutt'altro che sotto controllo. Mormorò della parole di scusa per poi ricominciare a correre, se possibile più velocemente di prima, cercando di ignorare il caos di grida e corpi che la circondava.
    Tirò un sospiro di sollievo quando vide la responsabile scagliare un incantesimo tanto potente da racchiudere l'intero marasma di studenti in una cupola, in grado da sola di bloccare l'avanzata della slavina, ormai prossima a travolgerli tutti in un'odata letale. La professoressa Elodie non fu da meno, sebbene lo scudo paresse indebolirsi man mano che i secondi scorrevano. Un senso di inadeguatezza la pervase, affogata nella consapevolezza che qualunque incantesimo fosse stata in grado di scagliare lei sarebbe stato totalmente inutile, se non persino dannoso. Scacciò il pensiero in un lampo: doveva pensare solo a salvarsi. Lei pensava sempre e solo a salvarsi.
    I piedi, resi insensibili dal gelo che era permeato nelle scarpe da ginnastica, ormai si muovevano meccanicamente, aggirando cumuli alti quanto lei, veloci almeno quanto i battiti del suo cuore, che pompava nei muscoli molto più che nel cervello, privando le azioni di logica e rimpolpandole d'istinti, tanto che quando si ritrovò prossima alla porta, non riuscì a spiegarsi come fosse riuscita ad arrivarci. Poteva vederla, a pochi metri da lei, e vi sarebbe giunta senza più difficoltà, se solo qualche ostacolo non avesse frenato nuovamente la sua corsa.
    Se fosse riuscita a giungervi ancora tutta d'un pezzo, vi si sarebbe scagliata contro con ferocia, impanicata dalla tensione di doverla superare a tutti i costi. Avrebbe gridato richieste di aiuto disperate, senza nemmeno sapere a chi rivolgerle, cercando di spingere la porta con tutte le sue forze. L'incantesimo della casata del ghiaccio scagliato dalla professoressa di rune s'era già dimostrato inefficace, e non sembrava esserci nulla che potesse convincere la porta a schiudere i battenti, nemmeno perché i figli di quello stesso elemento, che vibrava di vita, sibilando incessantemente nei timpani di tutti i presenti, potessero salvarsi. Conosceva un solo modo per aprire le porte chiuse pur non essendo in possesso della chiave: mossa dalla disperazione più che dal buonsenso, avrebbe estratto il catalizzatore per disegnare due curve a serpentina davanti ai suoi occhi, fissando poi la punta della bacchetta e le iridi contro il portone sigillato.

    Alohomora!

    Frances cerca di raggiungere la porta (II post) e, ammesso che ci riesca, prima cerca di aprirla spingendola e poi scaglia Alohomora
     
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    La sua bacchetta, pur avendo avvertito una sorta di connessione con quel luogo magico, non aveva risolto i loro problemi. La porta rimaneva comunque chiusa, la cupola continuava a cedere e frantumarsi, il terreno tremava, la valanga cercava di penetrare lo scudo magico, le urla degli studenti rimbombavano per tutto lo spiazzale. Lui era stato il primo ad aver raggiunto la porta, ma purtroppo sembrava essere lontano anni luce dalla soluzione al problema. Rimase lì davanti, come interdetto, non sapendo che cosa fare, come agire concretamente per spalancare la porta.
    Gli occhi si fermarono sull'incisione runica, rileggendola più e più volte, come se quelle parole, ripetute più e più volte nella propria testa, potessero arrestare quel processo di autodistruzione del Picco del Silenzio.

    Ardua la via, protetto il mistero.

    Per un attimo non riuscì a sentire più nulla se non la voce dei propri pensieri che iniziarono a farneticare le ipotesi più strane. Arrivò addirittura a pensare che la valanga costituisse la loro unica salvezza, come se dovessero farsi sommergere dalla neve per trovare una nuova via.

    Le pagine del Libro.

    Tutte le informazioni di cui disponevano erano riposte in quelle poche pagine misteriose, le stesse che li avevano spinti a compiere quel viaggio d'azzardo. Si accovacciò davanti alla porta, togliendosi lo zaino dalle spalle e rigirandolo tra le braccia per portarselo davanti. Lo aprì, e cercò fra le sue cose le pagine già tradotte. Gli occhi saettarono da una riga all'altra: lo aveva riletto così tanto volte da carpire immediatamente le informazioni necessarie. Il Picco del Silenzio era già crollato una volta, e adesso lo stava rifacendo. Per quale dannato motivo? Che cosa ne sarebbe rimasto? Era stato il suo cedimento a costringere i turisti ad intraprendere un'altra via? E soprattutto, ne sarebbero mai usciti vivi?
    La testa del ragazzo si mosse verso l'alto, portando gli occhi a puntare verso la vetta innevata del Picco. Era lì che, secondo le pagine che teneva nelle mani, era stato riposto il potere antico. Era lì che i Giganti del Ghiaccio avevano fatto la loro storia, così come quegli uomini divenuti dei.

    Ardua la via.

    Ripeté per l'ennesima volta, sottovoce, come se adesso i suoi pensieri stessero prendendo una forma definita.
    La porta era incastonata lungo un pendio scosceso. Non dava segno di aprirsi, eppure quella sembrava la loro unica via di uscita da quel pandemonio. Eppure, a giudicare dalle parole incise su di essa, avrebbero dovuto affrontare una via tortuosa, ardua per l'appunto, piena di insidie ed ostacoli. A dirla tutta, Thomas dubitava che quei quattro saltelli che aveva compiuto rappresentassero l'idea di un percorso arduo da attraversare.
    Ripose le pagine tradotte nel suo zaino, che richiuse e mise di nuovo sulle spalle, e lo stesso fece con la bacchetta, inserita nella tasca dei pantaloni, chiusa, in tutta sicurezza. Non possedeva di certo l'attrezzatura per scalare una montagna, ma sei quella fosse davvero la via da intraprendere? Se la porta, in realtà, rappresentasse soltanto un messaggio inciso su una lastra ghiacciata?
    Non credeva che forzarla o distruggerla fosse l'ideale. Per quel che ne sapeva, il luogo era pregno di magia, e anche solo "stuzzicarlo" poteva spedirli subito all'inferno, tutti loro.

    Ci provo. Tentar non nuoce.

    Fece scivolare lo sguardo da cima a fondo, lungo tutto il pendio. Si aggrappò con le mani su una sporgenza rocciosa, assicurandosi che questa non fosse scivolosa, e tentò a tirarsi su con tutte le sue forza, facendo al contempo leva sulle gambe. Sollevò prima la gamba destra, quella più forte, e cercò di darsi quanta più spinta possibile.

    Il cammino è arduo, ma il Ghiaccio non cede facilmente.

    Strinse i denti, cercando di issarsi e salire, facendo attenzione a dove metteva i piedi, e sperando di non cadere in qualche sorta di trappola piazzata lì in mezzo da chissà quanto tempo.
     
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