La missione di Tsaara

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    I battibecchi cessarono di riempire quell’enorme stanza vuota, lasciando i ragazzi in preda all’angoscia. L’incantesimo di Appello di Liam e il Reducto della chioma bionda non avevano sorbito gli effetti sperati. La porta resistette all’impatto, mentre l’Accio attirò la gabbia verso il catalizzatore, ma non la chiave al suo interno. Quell’aula doveva essere stata stregata da qualcuno, dal momento che neanche una banale porticina in legno si era distrutta. Certo, a giudicare da chi aveva scagliato l’incanto, però, non c’era da stupirsene.
    Fatto stava che, non appena la gabbia ritornò al suo posto, comparve una scritta enigmatica sulla parete.

    Artigli affilati.

    Lesse in mente, domandandosi che cosa mai potesse significare. Neanche il tempo di porsi degli interrogativi, che sulle quattro pareti della stanza comparvero quattro pannelli, ognuno con un animale diverso.
    Una tigre, un gallo, un coniglio ed una formica. Una scritta, quattro pannelli.
    Era palese che si trattasse di un enigma, ma non sapeva da che parte cominciare. I presenti cominciarono a fare dei ragionamenti a voce alta, senza neanche aspettare un attimo e lasciare che ognuno ragionasse da solo. Era quello l’aspetto negativo di lavorare in gruppo: ognuno la pensava a modo proprio, e ognuno arrivava a diverse conclusioni.
    La risposta, dopotutto, sembrava così banale che anche lui stentò a crederci. Non poteva essere una soluzione talmente scontata, altrimenti non si sarebbe trattato neanche di un enigma.

    Il tintinnio della chiave ha richiamato Tsaara.

    Notò, un dettaglio che forse poteva anche non portare a niente, ma fatto stava che dal momento in cui avevano sentito il miagolio del felino, erano successe strane cose lì dentro. Dovevano trovare un modo per uscire, e al più presto, prima che la creatura potesse scappare un’altra volta. Non potevano permettersi di lasciar girare per il castello l’animale di un’insegnante. Gli era stata affidata la responsabilità per il gatto, e doveva prendersene cura.
    Ma nonostante fosse consapevole di tutto ciò, non riusciva a trovare qualcosa che lo potesse aiutare a risolvere l’enigma.
    Si soffermò sui quattro pannelli, cercando di capire che collegamento potessero avere con la scritta e lo scrigno.

    Deve esserci un collegamento tra la scritta, i pannelli e la gabbia.

    Si avvicinò ai suoi compagni, senza però venirne a galla. Osservò Bonnie avvicinarsi al pannello del gallo, come alla ricerca di un qualche indizio. Quei quattro animali, in teoria, avevano tutti qualcosa di affilato: gli artigli della tigre, quelli del gallo, le mandibole della formica, i denti del coniglio. Tutti e quattro erano in grado di arrecare danni graffiando, in modo più o meno evidente.

    E se...

    Si avvicinò al pannello della formica, provando a fare qualcosa di insensato, soltanto per capire se sarebbe successo qualcosa.
    Allungò il braccio, e toccò le mandibole della formica, aspettandosi di vedere una qualche reazione, un qualche cosa che gli avrebbe illuminato la strada verso la soluzione.
     
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    Man mano che passava il tempo, Liam si placava sempre di più. Aveva sbottato con la ragazza della Tempesta, forse un po' troppo, ma la sua reazione fu dovuta soprattutto allo stress delle ultime settimante passate, praticamente, senza dormire.
    Chiuse gli occhi e si passò le mani sul viso, cercando un silenzio che solo lui poteva rievocare nella mente.

    Pensa Liam, pensa...

    Iniziò a massaggiarsi le tempie cercando di anagrammare "Artigli Affilati", ma nulla portava a qualcosa di concreto, nulla portava ai quattro animali.

    Liam cerca di prendere quella chiave tu.

    Il licantropo riaprì gli occhi, voltandosi di scatto verso quella voce. Si accorse che il prefetto del Fuoco lo stava fissando con insistenza. Liam rimase un po' interdetto, per poi lasciar cadere tutto promettendosi di parlare con il ragazzo appena possibile.
    Non sapeva per quale motivo, ma percepiva qualcosa di strano in lui e, evidentemente percepiva la medesima cosa lui.

    E se...no, impossibile sappia della mia licantropia.

    Sorrise al Kalus e, con un cenno del capo, si diresse verso la gabbietta rimasta al proprio posto. Si sollevò sulle punte, allungando il collo così da poter osservare dentro le sbarre. Vide una chiave, poggiata sul fondo. LE sbarre erano troppo strette per infilarci una mano così da provare ad afferrarla ed estrarla senza magia.
    Tornò a poggiare il peso su tutto il piede, aggrottando la fronte e pensando a cosa potesse fare.

    Puntò la bacchetta verso la gabbia, iniziando a disegnare una specie di scudo.

    Finitus Incantatem!

    Ma la sua idea non terminò così: nella speranza che il Finitus potesse annullare, o quantomeno indebolire l'eventuale incanto che tenesse la chiave ancorata alla fredda base della gabbia, infilò la punta della bacchetta all'interno di essa quasi fino a toccare la chiave.
    I suoi occhi color ghiaccio fissarono l'oggetto con intensità, cercando di immaginarsi il movimento dello stesso fin fuori dalla gabbia.

    Locomotor!

    Liam parve isolarsi dal resto del gruppo, era deciso più che mai a prenderre quella chiave e ad uscire da quella stanza "maledetta".
    Non potevano essere stati raggirati così da un gatto, era "umanamente" impossibile quindi pensava sempre di più che fosse una prova escogitata dalla Elodie, magari per poterli valutare.
     
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  3. Syria Elodie
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    Chi in un modo chi in un altro, tutti avevano aguzzato l'ingegno, giungendo a conclusioni più o meno azzeccate.
    Ma qualcosa effettivamente stava per succedere: l'incantesimo lanciato dalla giovane Bonnie sortì un effetto sul bassorilievo rappresentante il gallo, facendo comparire una nuova scritta

    "Vola"



    Al tempo stesso, anche il modo in cui Thomas aveva sfiorato il rilievo con la formica causò un movimento: la parte del muro recante la figura dell'animale si sgretolò, lasciando intravedere un buco nel muro all'interno del quale, con un po' di attenzione, avrebbero notato la presenza di un foglietto, con una nuova scritta

    "Depone grandi uova"



    L'effetto più dirompente dei loro tentativi fu tuttavia la pressione involontaria esercitata sull'effige della tigre dal Prefetto della casata del ghiaccio. Il pannello si ritrasse, come fosse la porta di accesso a qualcosa. In breve tempo si udì un rumore sordo, e poi una serie di gridolini sovreccitati. Nel giro di qualche istante dal vuoto creatosi uscirono decine di folletti della cornovaglia, che cominciarono ad aggrapparsi alle vesti e ai capelli dei giovani come ossessi, tirando, graffiando e scalciando.
    Nella gran confusione che si venne a creare, uno dei folletti si diresse verso la gabbietta, deciso a portarla via oltre il buco da cui proveniva, privandoli di quella che era la loro unica speranza di fuga.

    Se fossero riusciti a recuperarla, tuttavia, avrebbero notato quattro piccole incisioni sul lucchetto magico che la chiudeva: un'Acromantula, un Ippogrifo, un Diricawl e un Occamy.

    In questo caso vi chiedo di dare il vostro meglio usando gli incantesimi che conoscete per risolvere la situazione, permettendovi una leggera autoconclusività, dato che come noterete ho già dato per scontato che riusciate a prendere la gabbietta, senza la quale non potreste notare le figure disegnate sulla chiusura. Interverrò quando lo riterrò necessario, prima della scadenza del post, per decretare la possibilità di passare all'analisi della gabbia in base alla qualità degli incanti che lancerete per recuperarla.

    Scadenza del post: 1/01/2017
     
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    Nessuno degli incanti del Prefetto, esercitati sulla gabbiatta, aveva avuto effetto. LIam sotse il naso, ancora più pensieroso di prima. Udì, improvvisamente, alcuni rumori;: non capì subito cosa stava accadendo, quando alzò la bacchetta illuminata vide l'effige della formica sgretolarsi completamente, mentre quella della tigre si aprì, come se fosse una porta segreta.
    Il licantropo avanzò lentamente verso quella nuova porta, cercava di acuire la vista per controllare all'interno di essa, ma era troppo buio.
    Poco dopo un ronzio iniziò a diventare sempre più persistente, seguito poi da altri suoni.

    Ma che...sono risate?

    Liam si bloccò immediatamente, cercando di dare un significato. In pochissimo tempo la stanza venne invasa da piccole creature volanti, dei folletti, che iniziarono ad importunare tutti i presenti.

    Folletti della cornovaglia! Baaastardi

    Liam si accovacciò, cercando di coprirsi il volto. Un folletto l'aveva preso di mira e gli stava tirando il maglioncino con i colori della sua casata. Cercò di afferrarlo diverse volte, ma questi si dimenava provando anche a morderlo.

    Stupida...creatura...lasciamiii!

    Alla fine lo afferrò per un'ala: sentiva il muscolo sottostante contrarsi cercando così di liberarsi dalla presa del prefetto.

    Preso!

    Liam lo portò davanti ai suoi occhi e per poi scagliarlo contro una parete. Si rialzò, in tempo per vedere che uno di questi aveva afferrato la gabbietta con la chiave e la stava portando via verso l'entrata misteriosa.
    Prontamente il licantropò disegnò in aria una specie di montagna a due punte. Se l'incanto avesse avuto effetto, dalla punta del catalizzatore si sarebbe sprigionata un'intensa luce blu.

    Immobilus!

    Aveva già affrontato quelle creature e sapeva che quello era uno dei pochi incanti atti a fermarli tutti, in blocco. Sperava solo che andasse a buon fine così da poter recuperare la gabbia e così provare ad uscire da quella stanza.

    Posa l'osso folletto!

    Lo sguardo del ghiacciolo era fisso sulla creatura ladra ed era pronto a scattare per recuperare il "bottino".
     
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    Alzò di scatto lo sguardo quando sentì la voce di Klaus vicino al suo orecchio e, d'istinto, un sogghigno si dipinse sulle sue labbra; prima che potesse rispondergli, però, fu distratto dal fischio dell'incantesimo di Bonnie. Finn, a dir la verità, non ne aveva ben capito l'intento, eppure questo sembrò comunque sortire un qualche effetto.

    Vola?!

    Tuttavia non ebbe il tempo di dar voce alla domanda, perché un nuovo rombo risuonò subito nella stanza, seguito da una serie di rumori rapidi, acuti e concitati, simili agli scrocchi del rompersi del legno sotto il piede.
    E poi l'esplosione d'una valanga accesa di blu.

    Ma che diamine..?!

    Pixies, lo realizzò in un attimo di apprensione, mentre uno di quegli esserini gli sfrecciava sopra la testa e gli urli striduli degli altri gli rimbombavano dentro la testa. Il lampo fulmineo d'una punta di dolore lo costrinse ad abbassare lo sguardo verso la sua gamba, sulla quale un folletto si stava arrampicando, tenendosi stretto al tessuto dei pantaloni.

    Togliti, stupido deficiente!

    Iniziò ad agitare l'arto, cercando di scrollarsi di dosso quell'ospite fastidioso, ma la presa del Pixie rimaneva dolorosamente salda sul tessuto e, appena più sotto, anche sulla pelle. La mano allora fu svelta a correre verso la tasca e ad impugnare la bacchetta, che sembrò rispondere al tocco sprigionando un leggero sfrigolò che scivolo su per le dita.

    Relascio!

    Il movimento del polso fu talmente repentino che quasi gli parve di sentire il sibilo del legno che fendeva l'aria. Tutt'intorno, invece, si alzavano anche le voci dei compagni e i lampi degli incantesimi.
    Non gli ci volle molto per notare, in quel marasma confuso di movimenti, che uno dei Pixie stava cercando di portare via la gabbietta, con una facilità disarmante, contando che loro invece non erano riusciti a muoverla neanche di un millimetro.
    Il sicomoro, allora, fu subito puntato in quella direzione e prese a descrivere nell'aria i contorni spigolosi e netti dell'incantesimo congelante.

    Immobilus!
     
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    Il pannello della formica si sgretolò, rivelando una scritta nascosta sul muro. La lesse in mente, cercando di capire che cosa mai potesse significare.

    Depone grandi uova.

    Ma non gli venne niente di utile. La maggior parte delle creature deponeva uova, dunque non era un indizio sufficiente per capire qualcosa di più su tutta quella situazione. Si voltò verso il resto dei compagni, allontanandosi dal muro per avvicinarsi al centro della stanza. Dal lato opposto, invece, Bonnie aveva fatto comparire un’altra scritta: vola.
    Che fossero due indizi collegati allo stesso tipo di creatura? Forse, già con quei due soli indizi, avrebbero potuto ipotizzare una qualche soluzione.
    Ma evidentemente, il tempo per cercare una soluzione era scaduto, dal momento che Liam aveva interagito con il pannello della tigre, quello più scontato, la prima mossa che gli era venuta in mente di fare dopo aver letto la prima scritta.

    Ma che...

    Dalle profondità recondite del muro, si levarono una serie di risolini e grida acutissime, di certo non provocate da esseri umani.
    Immaginò che dovesse trattarsi di qualche fantasma irrequieto, oppure un dipinto dall’altra parte del muro che aveva fatto qualcosa che non doveva fare. Eppure, nessuna delle sue supposizioni si rivelò esatta.
    Questo poté sperimentarlo lui stesso, non appena dal buco uscì fuori il primo Folletto della Cornovaglia. Lo vide sbirciare tutti i presenti con la testolina appena fuori dall’apertura, per poi trasformare quel musetto così dolce in un’espressione di pura crudeltà, il tutto accompagnato da un risolino per avvertire tutti gli altri suoi compagni. Erano creature che si muovevano in grandi gruppi, doveva essere molto raro incontrarne uno tutto solo.

    Dannazione.

    No, quella non ci voleva. Uno, due, tre, dieci, venti. Impossibili da contare, uscirono uno dopo l’altro, come se al posto dell’apertura, dietro al muro ci fosse un distributore automatico di Folletti della Cornovaglia, pronti a mettere al tappeto gli studenti indifesi.
    Il Ghiacciolo sfoderò subito la bacchetta, giusto in tempo per vedersene arrivare uno dritto in volto. Il piccolo folletto iniziò a tirargli i capelli, così forte da provocargli un dolore a dir poco insopportabile.

    Lasciami.

    Era proprio sulla sua testa, difficile da vedere, ed un incantesimo lanciato alla cieca proprio sulla sua testa non sarebbe stata una buona idea. Mosse il braccio sinistro sopra di sé, cercando di attirare l’attenzione della creatura in qualche modo. Ma questa, forse dotata di un’intelligenza sovrumana, non si fece abbindolare dalla mano sinistra di Thomas, bensì dalla destra.
    Lo sentì ridacchiare, per poi svolazzare immediatamente sulla punta della bacchetta del ragazzo. L’obbiettivo del folletto era chiaro: spezzare la sua bacchetta.

    Neanche per sogno.

    Eseguì un rapido movimento circolare, facendo confluire tutte le sue energie magiche lungo il braccio sinistro. Sentì un flusso di energia positiva scorrere lungo l’arto superiore destro, purificando ogni parte del corpo al suo passaggio, e lasciando dietro un desiderio inespresso di buttare quell’energia verso l’esterno dell’organismo.

    Glacius!

    Pronunciò la formula di quell’incantesimo che conosceva fin troppo bene, e d’un tratto sentì come un alleggerimento del catalizzatore magico.
    Il Folletto della Cornovaglia, infatti, prima che potesse realizzare di star facendo una brutta fine, si vide trasformare in una graziosa statuetta di ghiaccio, cadendo per il suo stesso peso sul pavimento, e rimanendo lì, stecchito.
    Il ragazzo si assicurò di non avere altre creature svolazzanti attaccate alla sua testa, per poi osservare lo spettacolo terrificante che si era creato lì dentro. Tutti stavano cercando di affrontare quell’orda inferocita di folletti, che pian piano potevano domare, ma soltanto con la collaborazione.
    Odiava collaborare, odiava non poter fare le cose da solo, perché era dell’idea che da solo le cose gli venivano meglio, anche perché di solito erano gli altri a rallentarlo.
    Ma seguì comunque gli stessi movimenti di Liam e Finn, cercando, almeno per una volta, di levarsi dalla testa quella ridicola idea che agisse meglio da solo. Era scontato, dopotutto, che una serie di incantesimi combinati avrebbe avuto la meglio su quelle odiose creature svolazzanti.
    Puntò la bacchetta verso l’alto, con la punta rivolta ad un folto gruppetto di folletti – circa cinque o sei -, ed eseguendo un rapido movimento con il polso. Disegnò in aria due angoli acuti, a formare circa una montagna, per poi chiudere il movimento nel punto stesso da cui era partito.

    Immobilus.

    Scandì bene ogni sillaba, il tono serio e pacato, ma dentro di sé il forte desiderio di vedere fluttuare tutti i folletti senza una meta, intontiti e privati del movimento.
    Ho autoconcluso il Glacius, incantesimo del Ghiaccio e dunque facilmente eseguibile da Thomas, mentre ho lasciato l’Immobilus non autoconclusivo.
     
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    Eleanor rimase a braccia conserte. Guardava gli altri agitarsi in cerca di una soluzione. Pensavano, vorticavano, osservavano i disegni sul muro. Sbuffò, stufa. Non avevano tempo da perdere per mettersi a giocare ai rebus. Avrebbe dato loro qualche altro minuto per continuare a giocare e fingersi detective, dopodiché avrebbe attuato il suo piano di abbattere il muro, con o senza permesso dei prefetti.
    Alzò gli occhi al cielo e fissò la gabbia pendere. Non rispondeva a nessuno degli incantesimi di Dunbar. Invece di aiutarlo rimase lì a fissarlo a braccia conserte. Quando si stufò, la sua attenzione si rivolse a Logan che armeggiava con il disegno del pollo e al piccolo Nott che giocava con la formica. Alzò un sopracciglio, inaspettatamente, i loro giochetti ebbero dei risultati. Inutili, ma li ebbero. Rimase immobile a guardarli, fin quando una delle pareti non si spostò. Si voltò di scatto verso la Tigre dalla quale si era aperto un varco.
    Osservò il buio incuriosita, ignorando il vociare che ne proveniva.

    Forse è il modo per uscire da qui!

    Indicò la parete mancante. Stava per suggerire di usarla come via di uscita, ma prima che potesse, qualcosa la usò per entrare.



    Insetti ronzanti grossi quanto una mano uscirono dal buio inondando la stanza. Veloci come proiettili riempirono l'aria, occupando ogni singolo metro-quadro. Inarrestabili volavano urtando contro i ragazzi e le pareti come palline rimbalzanti. Eleanor ne fu investita. Gridò portandosi le mani al viso. Non vedeva altro che scie blu spostarsi in ogni direzione. I mostriciattoli protrassero le loro manine affilate e le loro gambette toccando e atterrando sul corpo della ragazza. Sentì i capelli tirare e la pelle graffiarsi. Ce n'erano tre che giocavano con le sue lunghe ciocche bionde mentre un singolo vi si nascose tuffandosi e arrivando fin alla nuca. Due si aggrapparono alla spalla destra lacerando il maglioncino della divisa come fosse un pacco regalo. Un altro scalava le curve della sua camicia bucandola con le zampette pungenti. Tre si misero a giocare con l'orlo della sua gonna, mentre altri due si divertirono a strapparle le calze graffiando fino ad arrivare alla pelle. Furono inutili le grida e l'agitazione. Eleanor indietreggiò agitando le braccia in preda al terrore e al disgusto.

    Andate via!

    Continuava a gridare acuti come un'aquila. Fin quando un folletto non le volò dritto contro il viso. La colpì a piena velocità sulla fronte. Eleanor ammutolì di colpo. Barcollò confusa, battendo le palpebre. Un dolore acuto al cuoio capelluto la fece rinvenire. Ripresa lucidità, ci volle un po' prima che riuscì a figurare la situazione. Si incendiò di furore. Digrignò i denti e strinse le dita intorno alla bacchetta ancora nella destra.

    Ora basta!

    Rapida la mosse verso l'alto, in direzione della sua nuca.

    Relascio!

    Scintille rosse esplosero dalla punta, poi con un movimento rapido la ragazza disegnò un arco. Il folletto che aveva tra i capelli lasciò la presa. Eleanor si voltò e trovandoselo a una palmo dal naso mosse la bacchetta per disegnare un fulmine.

    Elettro!

    Lo frustò, elettrizzandolo al contatto. La sfera di energia non fece neanche in tempo a formarsi che si scaricò direttamente sul corpicino blu. La bestia vibrò, poi cadde a terra lasciando una scia fumante dall'odore acre. La cosa evidentemente non piacque agli altri, che si accanirono graffiando con più foga. Eleanor gridò dal dolore sentendo la pelle lacerarsi e un insolito calore inondarle l'interno coscia. Aveva una folletto nella gonna.

    Depulso!

    Allontanò un paio di folletti, ma subito ne seguirono altri. In breve si moltiplicarono. Era come se l'odore di bestiolina bruciacchiata li avesse aizzati.

    BASTA!

    Ne elettrizzò un altro paio, poi quattro mostriciattoli accerchiarono la sua mano, graffiandola e tirandole via il bastoncino di Abete.

    AVETE ROTTO IL CA***!

    Strinse le dita, nonostante sentisse i piccoli artigli affondare nella carne. Guardò quelle bestie, poi le altre che le stavano graffiando il collo.

    OPPUGNO!

    Ci fu un attimo di quiete. Sei di quelle orride creature si allontanarono da lei.

    Liberatemi, subito!

    L'ordine fu accolto e i folletti presero alle spalle i compagni ingaggiando una lotta per allontanarli dalla ragazza. Appena fu più libera Eleanor si infilò una mano nella gonna. Ne cacciò uno macchiato del suo sangue.

    Userò le tue membra come ingrediente per un balsamo labbra!

    Gridò, digrignando i denti e agitando il pugno in cui lo teneva stretto. Alzò la bacchetta e usando l'incantesimo delle Pastoie Total-body lo immobilizzò e se lo ficcò in borsa, ma solo dopo averla recuperata da due ladruncoli blu che, approfittando della confusione, se la stavano portando via nel varco scuro.

    Ho approfittato di quanto detto dalla prof e ho autoconcluso tutto per rendere la storia più elettrizzante!
    Come da manuale ho diviso le mie CM per sapere quante bestie sarei riuscita a sottomettere. 19:3=6,3
     
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    "Vola"

    "Depone le uova"



    Niente da fare, qualsiasi incantesimo fatto da Liam non funzionò e il Capitano del Ghiaccio guardava le scritte, cercando di coglierne un possibile significato. Dove c'era la tigre invece, si era aperto un varco: il pannello si ritirò, lasciando udire una serie di risatine isteriche e acute.

    Sentite anche voi?

    Strinse gli occhi, avvicinandosi un po' per vederci più chiaro, ma fu invaso da uno sciame caotico di folletti della cornovaglia: infatti, dal varco che si era venuto a creare, uscirono decine quelle creature e fu tutto un casino. I folletti ronzavano all'impazzata, aggrappandosi ad ogni cosa che trovassero sul loro cammino, compresi loro: graffiavano, tiravano i capelli, i vestiti, non si capiva niente. E il gatto della prof? Impossibile pensarci al momento, con tutto quel macello.

    Lasciatemi!

    Junah correva a destra e a manca, staccando con forza un'appiccicoso folletto dalla sua testa: non voleva mollarla! Ma neanche il tempo di liberarsi da quello, che altri tre si aggrapparono al mantello, strattonandone i lembi. I folletti erano fastidiosi e i suoi compagni erano nella stessa situazione del ragazzo, che nella confusione si buttò a terra, nel tentativo di sfuggire alla baraonda violacea e cacciare i tre folletti agganciati al mantello. Ma fu tutto inutile per la maggior parte: ne afferrava uno e riusciva levarlo, ma quando si adoperava a levarne un altro, il primo gli si attaccava di nuovo.

    Thomas Nott altre statuette in arrivo!

    Stufo di quelli, seguì l'esempio del Cercatore del Ghiaccio, essendo veramente infastidito da quelle creature. Riuscì a sfilare la bacchetta e quando si sentì sicuro, disegnò un cerchio antiorario, pronunciato la formula a voce alta:

    Glacius!

    Dalla bacchetta del ragazzo si sprigionarono le tipiche sfumature azzurre dell'incantesimo congelante, che andarono a colpire uno dei folletti che stava mirando: quello venne congelato all'istante, facendo la stessa fine del folletto congelato dal compagno.
    Le mani del ragazzo afferrarono le ali fine e nervose dei due folletti ancora attaccati al mantello, approfittando del momento di distrazione creato dal suo incantesimo: le due creature si lasciarono prendere, non risparmiandosi di mordicchiare la mano e il polso del ragazzo, che infastidito ancora di più, li lanciò via.

    E basta ora!

    Finalmente libero, si mise in piedi, accorgendosi di quello che stavano facendo Liam, Thom e Finn. Da solo non sarebbe mai riuscito a scacciare tutti quei folletti, ma insieme ai suoi compagni c'era più di una possibilità. Prese di nuovo la bacchetta, puntandola verso l’alto, in direzione di un gruppetto di creature volanti. Disegnò nell'aria i due triangoli capovolti, i due vertici della montagna, per poi chiudere e rientrare.

    Immobilus!

    Scandì la formula, unendosi ai compagni: il ragazzo sperò di vedere un fascio blu scaturire dalla bacchetta e colpire qualche folletto, così da bloccarne un po' e farle fluttuare a mezz’aria.
     
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    La risposte all'indovinello successivo era per lei più che scontata.
    Deponeva grandi uova, volava, era facile, terribilmente facile, e fu anche sul punto di dirlo quando dei folletti volarono fuori dal bassorilievo della tigre. A quel punto fu il delirio.

    Lasciami!

    Due folletti avevano cominciato a tirarle le lunghe ciocche di capelli imitando le redini di un cavallo. Con le mani in alto, la bacchetta nascosta nel mantello, cercava di farli andar via, ma non c'era verso. Continuavano ad uscire e ad appigliarsi ai vestiti dei malcapitati studenti.

    Rimetteteli dentro e chiudiamo l'entrata!

    Raccolse i capelli in una mano il più rapidamente possibile costringendo i due folletti a spostarsi e magari - sperava - a farli cozzare fra loro. Estrasse la bacchetta dal mantello e prima che i due potessero anche solo pensare di attaccarla, fece un abile e deciso movimento col polso, quello che aveva fatto più e più volte, e puntò la bacchetta verso i due birbanti.

    Glacius!

    Sperava che gli altri agissero di conseguenza, bloccando tutti i folletti e richiudendoli nel buco da cui erano usciti. Una lastra di ghiaccio poi sarebbe stata più che sufficiente per sigillarlo.

    Everte Statim!

    Ancora una volta sollevò il catalizzatore magico indirizzandolo verso un altro gruppetto di folletti. Se l'incantesimo fosse andato a segno, quelli che aveva colpito, e sperava più di uno, sarebbero stati spinti indietro, proprio verso il bassorilievo.
    Prima si liberavano di quell'intoppo, prima sarebbero riusciti ad uscire da lì, ammesso e non concesso che non ci fossero altre sorprese in serbo per loro.
     
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  10. Syria Elodie
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    Molto bene, sono molto soddisfatta fin qui. Potete passare alla fase successiva.
    Chi ancora non è riuscito a rispondere non si preoccupi, potrà ancora castare incantesimi facendo riferimento ai folletti nel prossimo post, purchè avvenga entro la scadenza del post posticipata al 2 gennaio.


    Edited by Syria Elodie - 1/1/2017, 10:17
     
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    Preso da quel momento e dal nervosismo che quell'evento gli stava creando, non aveva pensato con cura a quale potesse essere la soluzione di quell'indovinello, risultando essere soltanto un idiota.
    Bonnie e Liam, almeno a quanto aveva capito erano riusciti a superare la prima prova di quella nuova Escape Room; i ragazzi si ritrovavano chiusi in una stanza ed il gatto, da quanto il suo miagolio aveva fatto capire, si ritrovava libero al di fuori, a girovagare nei corridoi dell'accademia.

    Attenta Bonnie!

    Spostò via la sua ragazza quando il rumore che si andò a creare venne immediatamente collegato con un immenso gruppo di folletti dell cornovaglia che iniziarono ad attaccare gli studenti presenti. Alcuni di loro afferrarono i vestiti e i capelli di Klaus con forza. Immediatamente il Prefetto del Fuoco iniziò a dimenarsi riuscendo a tirarli via.

    Petrificus Totalus!
    Petrificus Totalus!


    Iniziò a pietrificarne alcuni lasciandoli inermi per terra. Ai restanti si girò con rabbia, dato che alcuni di loro gli avevano strappato la camicia.

    INCENDIO!

    Le fiamme che vennero evocate dalla sua bacchetta si divamparono per tutta la sala, andando ad incenerire gli ultimi folletti rimasti.
    In quel momento non poté controllare la rabbia, palpabile sul suo viso.

    Adesso che cazz*o dobbiamo fare?!?
     
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    Erano riusciti a contrastare l’ondata di folletti, tutti più o meno rimasti illesi. I pericoli in quella scuola si nascondevano dietro l’angolo, e ogni tanto si chiedeva se la decisione di sua madre non fosse sensata in realtà. Ma no, non lo era, e lui non doveva pensarci in quel momento. Doveva occuparsi di ben altro. Ormai poteva aspettarsi di tutto, dal momento che avevano appena fronteggiato un’orda impazzita di creature volanti, perso il gatto dell’insegnante e rimasti chiusi in un aula vuota.
    Se lo scopo della donna era farli impazzire, probabilmente ci sarebbe riuscita. Gli animi si stavano surriscaldando fin troppo, molti studenti cominciavano a delirare, incapaci di portare a termine il lavoro assegnato loro. Ma il Ghiacciolo rimaneva fermo nella sua posizione, calmo, stabile, come un freddo calcolatore in elaborazione.

    Depone grandi uova e vola.

    Mosse qualche passo verso la gabbia metallica, chiedendosi se le scritte apparse sulle mura potessero essere correlate in qualche modo al lucchetto per aprirla.
    Esaminò il rilievo stampato su di esso, notando dei particolari che prima non aveva avuto il tempo di analizzare.
    Lasciò stare il brusio generato dagli altri presenti, isolandosi da tutto per concentrare l’attenzione sul rilievo davanti ai suoi occhi.

    Sono delle creature magiche.

    Poteva riconoscerne alcune: una molto simile ad un ragno gigante, si trattava sicuramente di un’Acromantula, impossibile non notarla. Le zampe lunghe, gli occhi che lo scrutavano minacciosi, il dorso enorme. L’altra creatura era un Ippogrifo, il corpo da cavallo, la testa d’aquila, e due grandi ali che lo presentavano in tutto il suo splendore. Scrutò con attenzione anche le altre due creature: uno era l’Occamy, l’altro un Diricawl. Era sicuro che il Diricawl non fosse in grado di volare, mentre l’Occam somigliava per certi aspetti all’Ippogrifo, in quanto entrambi erano in grado di volare e deponevano uova.

    Ci sono un Acromantula, un Ippogrifo, un Occamy ed un Diricawl incisi sul lucchetto.

    Annunciò con tono piatto al resto degli studenti. Espresse con molta semplicità il suo ragionamento, guardando il pannello che nessuno aveva toccato: il coniglio.

    L’Ippogrifo e l’Occamy volano e depongono uova.

    Mosse qualche passo verso il pannello del coniglio, allungando il braccio verso di esso.

    Deve esserci un altro indizio.

    Nessuno aveva considerato quell’ultimo pannello, ma dubitava che uscisse fuori un’altra orda inferocita di folletti della Cornovaglia. Pensava, invece, che la scritta “artigli affilati” avesse ricondotto banalmente alla tigre, che invece aveva nascosto una trappola.
    Toccò il pannello, sperando che questo si comportasse come il precedente.
     
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    L'invasione dei Pixie era terminata. Tutti avevano dato una mano, utilizzando incantesimi mirati e specifici per quella situazione. L'unica che aveva subito una sorte un po' più cruenta degli altri fu la Hasting che vide ridotto in brandelli il proprio vestito, riadattato con i colori della Tempesta.
    Liam sghignazzò, non curandosi troppo di essere smascherato dalla ragazza. Quando la "pestilenza" si fermò, un suo compagno di casata recuperò la gabbietta che l'infimo folletto aveva tentato di rubare.

    Ci sono un Acromantula, un Ippogrifo, un Occamy ed un Diricawl incisi sul lucchetto.
    L’Ippogrifo e l’Occamy volano e depongono uova.


    Nel frattempo un altro indizio satlò fuori da una delle effigi toccate dagli studenti. Un foglietto riportava la dicitura "Depone grandi uova e vola". Liam rimase immobile, con un'espressione contrita, intenzionato ad uscire da quella stanza e a recuperare il gatto della professoressa di Rune.

    Secondo me dobbiamo unirlo anche alle parole precedenti. Artigli affilati, depone grandi uova e vola.

    Nel fratempo Thomas, lo stesso ghiacciolo che aveva recuperato la gabbietta, si avvicinò al''unico bassorilievo non toccato, quello del coniglio. La sua mossa fu interessante perchè toccando l'immagine magari giungeva anche un altro indizio.
    Liam, però, pensò di avere le idee ben chiare, quindi decise di proporre la sua teoria.

    Ragazzi e se si trattasse dell'Ippogrifo? Come ha detto Tommy gli unici animali a volare e che depongono uova grandi, raffigurati sul lucchetto, sono l'Occamy e l'Ippogrifo ed è giustissimo. Però tra i due chi ha gli artigli è solo l'Ippogrifo ed inoltre di norma depone un grosso uovo, mentre l'altro animale depone uova, possiamo dire, normali con la sola caratteristica di essere d'argento puro.

    Si avvicinò alla gabbia per poterla vedere meglio. Controllò il lucchetto, cercando di giungere ad una soluzione. Nel frattempo Liam controllava anche l'effige del coniglio in attesa che potesse succere qualche cosa.

    Anche se concordassimo con l'Ippogrifo, secondo voi cosa bisognerebbe fare dopo?!

    Si grattò la testa con fare ansioso. Quella situazione lo stava stancando, voleva uscire di lì e farla finita.
    Si riavvicinò all'amico, sapendo del suo problemino con gli spazi chiusi.

    Ju, tutto bene?

    Gli sorrise dolcemente, ponendogli una mano sulla spalla.
     
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    Tirò un sospiro di sollievo. Erano riusciti a liberarsi dai folletti e potevano finalmente tornare a concentrarsi sull'indovinello.

    Thomas, tutto bene?

    Si avvicinò all'amico per assicurarsi stesse bene e poi si voltò verso Klaus rivolgendogli la stessa domanda.
    Quindi tornò a concentrarsi sulle uova, sugli artigli e tutto quanto correlato, storcendo il naso alle parole di Liam, non troppo convinta.

    L'Ippogrifo è la risposta giusta, ma prima avevamo qualcosa da colpire. Io personalmente non so trasfigurare niente in un Ippogrifo e dubito qui ce ne sia uno che possa...

    Ebbe improvvisamente un'illuminazione.

    Di solito per avvicinare un Ippogrifo ci si deve inchinare. Non è che dobbiamo inchinarci...davanti al lucchetto?

    Detto ad alta voce era molto molto ridicolo, ma dubitava fosse esattamente una follia. Del resto erano animati dalla magia, loro come quasi sicuramente ogni singolo oggetto là intorno.
    Si avvicinò alla gabbia cercando di vedere anche lei il lucchetto e la chiave, ma non era abbastanza alta.

    Oppure queste creature non c'entrano niente e dobbiamo trovare un'altra chiave.

    Il problema era capire dove potesse trovarsi quest'altra chiave.
    Volse lo sguardo ai bassorilievi chiedendosi se potessero ancora tornare utili, ma se l'Escape Room le aveva insegnato qualcosa, era che lo strumento delle fasi precedenti non sarebbe tornato utile in quelle successive.
     
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    Eleanor sbuffò sonoramente. Iniziava ad averne abbastanza. Provò a sistemarsi i capelli arruffati e devastati, ma era inutile.

    Saint Laurent! Mi servirà una seduta intensiva dal parrucchiere per sistemare questo disastro.

    Battendo gli stivali a terra aprì la borsa e ne cacciò una spazzola. Si diede un paio di colpi, osservando le bestiacce immobilizzate a mezz'aria. La sua attenzione venne catturata poi dalla discussione degli altri. Parlavano di uccelli, creature mai sentite e roba che non interessava a nessuno.

    Odio Cura delle Creaure Magiche! Odio le creature magiche!
    Anzi, odio tutte le creature indistintamente.


    Straparlava agitando le braccia. Scuoteva la testa, non sapeva più dove metter mano per sistemarsi. Era un disastro! Fortuna che aveva messo i vestiti vecchi.
    Mise a posto la spazzola e impugnò la bacchetta. Disegnò una spirale antioraria.

    Ferula.

    La bacchetta sputò delle bende bianche che andarono a fasciare la ferita aperta. I rivoli di sangue caldo scendevano dalla coscia, fino al polpaccio.
    Osservò poi le braccia e il petto, aveva graffi dappertutto. Fortunatamente non grossi come l'altro.

    È per questo che mi davo sempre malata durante le ore della Meludrion.

    Mosse la bacchetta in un triangolo e la puntò sui vestiti lacerati.

    Reparo.

    Quando tutto tornò al suo posto, Eleanor espirò, appoggiandosi alla parete. Era stanca.

    Sentite, perché non lanciamo semplicemente dei Bombarda a sfondare il muro? Magari un attacco congiunto sarebbe abbastanza forte da sfondarlo.

    Non aveva nessuna intenzione di perdere altro tempo lì, a parlare di chissà quale bestia rivoltante dalle uova grandi e gli artigli affilati. Soprattutto non si sarebbe inchinata al cospetto di nessuna chiave che non fosse quella del guardaroba di Vogue.
     
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65 replies since 11/12/2016, 16:27   1097 views
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