La missione di Tsaara

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  1. Syria Elodie
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    [ 11 dicembre - primo pomeriggio ]



    Dopo il consueto pranzo in Sala Grande si era recata direttamente nel suo studio per preparare la borsa prima della partenza. Avrebbe incontrato il suo amico di vecchia data, nonchè collega di studi orientalistici, Darren, che le avrebbe consegnato dei documenti molto importanti riguardo un'antica forma cerimoniale orientale durante la quale, per sollecitare il ben volere degli spiriti, venivano impiegati dei segni runici di particolare fattura, oggetto dei suoi studi delle ultime settimane. Quel materiale arrivava direttamente dal tempio di Wuxia, in una landa desolata nel bel mezzo della Cina continentale, unica costruzione a scopo votivo rimasta a seguito della distruzione portata dai barbari.

    Non avrebbe potuto farsi accompagnare dal suo inseparabile famiglio, che la seguiva come fosse la sua ombra sin dai tempi della scuola. In condizioni normali lo avrebbe portato con sè, ma memore di un piccolo disguido avvenuto qualche anno in precedenza fra Tsaara e l'amico che avrebbe incontrato le fece ricordare che forse non era il caso. Il suo gatto era molto affabile e socievole, tuttavia era molto orgoglioso, e non tollerava essere sottovalutato. Darren in quell'occasione si era lasciato sfuggire qualche parolina di troppo sulla "incapacità dei famigli di difendere i propri padroni meglio di quanto farebbe un buon mago con la sua bacchetta", e ovviamente Tsaara aveva ben pensato di dimostrare il contrario sprigionando un'energia felina di alta lega, che aveva scaraventato il povero Darren a qualche metro di distanza. Se l'era fortunatamente cavata con solo qualche livido, tuttavia l'astio tra i due non si era ancora affievolito.

    Dunque aveva pensato di affidarlo a qualcuno degli studenti, perchè lo portassero nei giardini dell'accademia a fargli prendere un po' d'aria. Avrebbe potuto benissimo stare da solo nell'ufficio o andarsene a spasso per i fatti suoi, tuttavia Syria sosteneva che fosse un bene per lui stabilire dei legami che andassero oltre quelli padrona-famiglio, anzi: aveva tutta l'intenzione di usarlo come aiutante anche durante le sue lezioni in qualche modo, renderlo partecipe anche del suo lavoro. Dunque stare un po' con gli studenti non gli avrebbe fatto certo male.

    Oggi cerca di comportarti bene, mi raccomando


    disse accarezzandolo e guardandolo amorevolmente

    So che sono persone che non conosci, ma devi imparare a essere un buon compagno per loro

    La borsa era pronta, lo studio in ordine, le candele accese. Fuori il tempo lasciava presagire una buona giornata. Non restava che attendere l'arrivo dei ragazzi.

    Benvenuti a tutti alla mini quest "La missione di Tsaara".
    Diamo il via alle danze con il post di apertura: posterete il vostro arrivo nel mio ufficio, dove vi spiegherò il da farsi e vi affiderò il micetto. Nel corso della quest vi ritroverete ad affrontare sfide di logica e arguzia, e i vostri pg dovranno mettere in atto le proprie conoscenze magiche per uscirne al meglio. Non è escluso che durante lo svolgimento veniate divisi in gruppi. Fate del vostro meglio e ne avrete tanto di guadagnato in cambio ^^
    Per ogni dubbio o domanda vi pregherei di postare qui: il dubbio di uno può essere il dubbio di molti, condividendolo semplificheremo le cose a tutti. Buon gioco!


    Scadenza del post: 14/12



    Finn Branson; Bonnie Emily Logan; [tag:Eleanor Hastings]; Liam Dunbar; Shouni Jandrais; [tag:Klaus Carrow]; [tag:Junah Grimm]; Thomas Nott
     
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    L'idea di aiutare la professoressa Elodie non le era sembrata tanto malvagia all'inizio. Del resto aveva visto il suo famiglio ed abituata a Feliks era sicura non avrebbe avuto problemi con un altro gatto. Tuttavia mentre si dirigeva verso l'ufficio della docente si chiedeva se per caso non sarebbe stato meglio dedicare quel tempo allo studio.

    Sto diventando troppo asociale...

    La vera ragione per cui aveva accettato quella piccola richiesta era che voleva fare nuove conoscenze e quello sarebbe potuto essere un modo utile. Da che Halloween era terminato molti studenti avevano abbandonato la scuola e lei si sentiva più sola ogni giorno che passava. Thomas le sembrava troppo distante e non riusciva mai ad incontrarsi con Klaus, troppo indaffarato con le sue mansioni da Prefetto.

    Non posso di certo stare sempre e solo con loro.

    In tre anni - o due e qualche mese - non aveva legato con molte persone e quelle poche con cui aveva trascorso più tempo erano andate via. Doveva cercare di farsi qualche nuovo amico.

    Salve.

    Aveva bussato alla porta e poi era entrata fermandosi tuttavia sull'uscio, com'era da educazione.
    La professoressa di Rune le stava simpatica, ed il fatto che fosse molto giovane aiutava di certo. Come materia poi l'aveva sempre trovata interessante. Suo fratello gliene aveva sempre parlato bene e lei ne era rimasta affascinata. E poi al suo primo Halloween era tornata utile, chissà che non fosse più di quanto sembrasse in apparenza.
     
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    I passi regolari del ragazzo rimbombavano per i corridoi deserti del castello. Erano pochi gli studenti che incontrava per il suo cammino, vuoi per gli ultimi eventi, vuoi anche perché molti, a quell’ora, se ne stavano chiusi in Biblioteca oppure scambiavano quattro chiacchiere in Sala Grande. Il Ghiacciolo si stava dirigendo verso l’ufficio della professoressa Elodie. Indossava la divisa scolastica: una camicia bianca, col colletto leggermente storto, con sopra un maglioncino nero dalle striature azzurrine. I pantaloni erano anche quelli neri, unica tinta, così come le scarpe. Aveva il lembo della camicia fuori dal margine del maglione, il che gli dava un aspetto parecchio trasandato. I capelli non avevano una forma quel giorno, semplicemente non aveva osato neanche pettinarseli da quando si era alzato dal letto. Halloween aveva scombussolato un po’ tutti, e anche lui si era visto catapultato in una realtà che non riconosceva più.
    Il tempo sembrava scorrere più velocemente, così tanto da fargli perdere la concezione del tempo stesso. Si sentiva come in un limbo, estraniato da tutto e da tutti. Aveva passato molto tempo da solo negli ultimi tempi, come per riflettere su chissà che cosa. In realtà c’era ben poco su cui riflettere, e molto da fare.

    E’ solo una distrazione.

    Aveva accettato la richiesta dell’insegnante, giusto per distrarsi un po’ e vivere una giornata diversa. Sperava che con quell’occasione potesse uscire fuori da quel limbo di non senso, e trovare nuovamente un significato in quello che faceva. Si sentiva come in una gabbia, perché quella gabbia fino ad allora era stata celata da una finta realtà, dipinta di mille colori e nuove emozioni. Era così che si era riscoperto all’inizio del nuovo anno scolastico, ed era così che, dopo Halloween, era tornato ad essere un semplice Ghiacciolo. Stare con Coral gli regalava ancora certe sensazioni, ma sembravano come offuscate, come se passassero in secondo piano quando stava con lei. Con Bonnie, invece, parlava poco. Non c’era stato niente, nessun disguido, nessuna lite o lamentela da parte dell’uno o dell’altra. A volte il silenzio valeva più di mille parole, e loro due sapevano bene quando era momento di parlare, e quando invece era meglio non dire niente. Dopo Halloween, d’altronde, le parole gli erano state tolte di bocca. Non c’era niente da dire su quello che era successo. I giornali avevano già raccontato fin troppo, e rivivere l’orrore di quella notte era l’ultimo dei suoi pensieri.
    Ma come far finta di non aver vissuto in prima persona qualcosa che lo assillava dal mattino alla sera?

    Pssst.

    Mise la punta della lingua dietro gli incisivi, schioccando le labbra ed emettendo un suono per attirare l’attenzione di Bonnie, poco davanti a lui, appena entrata nell’ufficio illuminato della professoressa.
    Si strinse nel mantello, ed entrò anche lui.

    Buon pomeriggio, professoressa.

    Eseguì il solito saluto di routine senza molto entusiasmo, la voce atona e piatta, quasi assente.
    Si mise di fianco a Bonnie, incrociando il suo sguardo, e tentando di abbozzare un sorriso con un angolo della bocca leggermente curvato all’insù.

    Ehi.
     
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    ...Speriamo solo che portare a spasso il micio non ci precluda di continuare le nostre vite.

    Liam stava camminando, tranquillamente, per i corridoi del castello intento a raggiungere l'ufficio della professoressa di Antiche Rune.
    Stava sciogliendosi la cravatta, per lasciarla appesa sopra il maglioncino riportante i colori del Ghiaccio. Era primo pomeriggio e, fortunatamente, aveva terminato le lezioni di quella giornata.
    Aveva deciso di passare delle ore in estrema tranquillità e quale cosa migliore di fare da baby-sitter ad un micio?
    I suoi occhi erano visibilmente stanchi, con delle pesanti borse violacee. La notte non dormiva quasi per niente, sia per gli incubi ricorrenti, sia per il lavoro di ronda da Prefetto.

    Mentre camminava, la mano destra andò a sfiorare qualcosa di duro nella tasca dei pantaloni: la bacchetta era lì, pronta ad ogni evenienza. Espirò fortemente, quasi rasserenandosi, poi la mente tornò alla scena della notte di Halloween, in Sala Grande quando diverse frecce infuocate avevano oltrepassato, con estrema facilità, la barriera protettiva da loro creata.

    Devo allenarmi, devo diventare più forte...per forza!

    Il viso di Liam si strinse in una smorfia di disprezzo e dolore. Gli occhi di ghiaccio erano fissi, sul percorso ancora da affrontare.
    Il mantello era chiuso, sferzato dall'aria creata dal camminare del ragazzo.
    Mancava poco all'ufficio della professoressa Elodie , girò l'angolo e si trovò la porta spalancata, bloccata da due figure.
    Liam riconobbe subito i suoi Ghiaccioli, affrettò il passo e si sorprese da dietro, posando le braccia sulle rispettive braccia.

    Buon pomeriggio professoressa, come va?

    Sorrise di gusto, cercando di mascherare un'espressione distrutta dalla stanchezza. Poi fece una leggera pressione attorno al collo dei due studenti, guardando prima uno e poi l'altra.

    Non sapeva partecipaste anche voi...il Ghiaccio non si smentisce mai!

    Il licantropo iniziò a scrutare l'interno dell'ufficio della docente. Aveva seguito, ovviamente, lezioni di Antiche Rune, ma quando dovette scegliere, anche per la sua futura carriera, decise di abbandonare quella materia che, con tutta sincerità, non gli dispiaceva poi così tanto...a differenza di Storia della Magia e Aritmanzia.
     
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    Il rumore del vento quella mattina gli aveva detto ch'era così che moriva l'Autunno: lentamente – insieme al mutar di colore delle foglie, orfane un po’ troppo cresciute, che abbandonavano le sfumature infuocate per concedersi a un grigiore accartocciato - e con una sorta di doloroso piacere.
    Vi era una segreta bellezza, in effetti, nello splendore invernale del sole: una fragilità come di neve e una purezza tutta di cristallo, capace di riempire il cuore e i polmoni di freschezza e passione.
    Finn aveva passato quel Sabato mattina crogiolandosi tra il ricordo del passato e l'illusione fugace del presente, e si era sentito tranquillo e di buon umore. Si era poi concesso con piacere al brusio e all'odore di pietanze del pranzo in Sala Grande, riempendosi lo stomaco mentre scambiava battute e sorrisi con i suoi compagni. D'altronde Dicembre s'inoltrava sempre di più e lui, per come era stato cresciuto ed educato, aveva finito con l'associare l'arrivo del freddo alla necessità di calore umano, perché era così che funzionava, nella foresta; e il modo con cui certe idee finivano per calcificarsi in convinzioni insieme alle ossa rimaneva un mistero dal potenziale terribile o meraviglioso.

    E mentre camminava per i corridoi del castello, che gli restituivano l’eco dei suoi passi in un delicato mormorio, le labbra conservavano ancora una curvatura insolita, simile a quella d’un bambino colto nell’atto d’una marachella; una smorfia a metà tra il divertito e il malizioso, che arrivava da lontano, forse troppo.
    E si sentiva leggero: quel giorno l’incertezza dell’ultimo mese sembrava essersi allentata come la fatica dopo un lungo respiro. Forse era anche per quello che aveva deciso di accettare la richiesta della professore Elodie; d’altronde che cosa mai sarebbe potuto succedere nel tenere d’occhio un felino per un paio d’ore? Anzi, avrebbe anche potuto persino rivelarsi divertente.

    Ma, esattamente, come si porta a passeggio un gatto?

    Gli incontri con altre creature nella foresta di Dean non era affatto insoliti; tuttavia si trattava di bestie che avevano per casa i boschi, non un castello, e probabilmente era per quello che faticava a comprendere il rapporto di molti maghi con i loro famigli.
    Alzò la mano e lasciò che le nocche picchiassero contro il legno: bussò, nonostante la porta non fosse chiusa.

    Salve.

    Mormorò, dopo essere scivolato oltre l’uscio. Posò le iridi prima sul volto della professoressa e poi su quello dei compagni già presenti nell’ufficio – tutti del Ghiaccio, notò -, per poi congiungere le mani e attendere, in un imprecisato silenzio.
     
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  6. Shouni Jandrais
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    [ 11 dicembre - primo pomeriggio ]

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    Era ormai dicembre inoltrato e anche se il cielo sembrava si stesse schuarendo al di fuori dell'accademia il gelido inverno era ormai alle porte.
    Shouni si sistemó i capelli in una treccia, spostata di lato, si sistemó per bene la divisa e prese il suo mantello invernale comprato da Madama McClan.

    Di un mix fantastico di lana e cachemire

    Imitó la voce della negoziante quando le aveva mostrato i vari tessuti nel giro di acquisti per Amestris.

    Lasciò la sua stanza dando un colpo d'occhio al suo famiglio che dormiva beatamente su una sedia, avvolto da una coperta di lana.
    Aveva preso un impegno con l'insegnante di Antiche Rune quel giorno,insieme ad altri studenti avrebbe tenuto compagnia all'amato famiglio di Elodie mentre lei sarebbe partita per un viaggio.
    Salì le immense scalinate fino ad arrivare al secondo piano davanti all'aula dell'insegnante di rune e bussò alla porta. Sentendo numerose voci all'interno aprì piano la porta e si trovò davanti un gruppo di studenti, tra cui molti del ghiaccio

    Quanta gente per seguire un tenero gattino...deve esserci qualcosa sotto.

    Shouni si insospettiva facilmente in quel periodo, ed dopo hallowen aveva purtroppo capito di non essere mai al sicuro.

    Buongiorno.

    Con voce fine salutò tutti in modo anonimo. Non aveva ancora istaurato un rapporto con i suoi compagni ed essendo molto chiusa non sarebbe stata di certo lei a fare la prima mossa.
    Rimase quindi così, in piedi, davanti all'uscio ad osservale l'ufficio, si potevano scorgere candele in ogni angolo, e la quantità quasi eccessiva di volumi sugli scaffali.
    La cosa che colpì di più la giovane però, furono le due rose del deserto poste sulla scrivania, adorava quel genere di fiore, aveva un fantastico profumo ma esso purtroppo era coperto dall'incenso acceso che contaminava tutta la stanza.
     
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    Il dito di Junah sembrava automatizzato, tanto da pigiare il ogni due secondi il tasto della reflex, immortalando ogni cosa.
    Dopo il pranzo era sceso di corsa nei sotterranei, scattando compulsivamente ogni anfratto, facendo la stessa identica cosa quando arrivò al primo piano. Non si era fermato un momento e non aveva nessuna intenzione di farlo, almeno fino a quando non fosse giunto davanti l'ufficio di Rune.
    Scattò per tutto il corridoio, senza prestare attenzione agli altri esseri viventi poiché fissato a provare il nuovo grandangolo che, dopo mesi e mesi di convincimento, la madre gli aveva comprato nella Amsterdam babbana.
    Appassionato qual era, aveva certamente anche un macchina fotografica magica, con la quale scattava moltissime mago-foto, ma la Reflex D40 gli concedeva molte più variazioni (filtri, grandangoli, sviluppo a mano, etc) rispetto alla macchina fotografica magica e la rinuncia di scattare magi-foto era un compromesso molto accettabile per lui, che preferiva sperimentare.
    E preferiva sperimentare anche nel Quidditch: dopo Halloween, dopo quella orrenda giornata che voleva a tutti i costi cancellare dalla mente (non riuscendoci poiché ogni cosa lo riportava lì), si era buttato anima e corpo su nuovi schemi e nuovi esercizi per la squadra. Li aveva sviluppati e migliorati, li aveva mostrati anche alla Harp, per cui non vedeva l'ora di testarli in allenamento.

    Buon pomeriggio professoressa.

    Con quel saluto aveva messo da parte fotografie e allenamenti, pronto a sentire cosa avesse da dire la professoressa di Rune sul famiglio a cui dovevano badare.

    Ragazzi, ciao.

    Salutò tutti loro, comprendendo anche Finn, per poi avvicinarsi ai compagni.

    Ho pronti nuovi schemi di gioco, dopo ve li mostrerò.

    Fu più forte di lui, tanto da condividere quella cosa con Logan, Thom, Jandraise Liam Dunbar, che aveva un'aria piuttosto stanca.

    Amico devi dormire di più.
     
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    [ 11 dicembre - primo pomeriggio ]



    Camminava tranquillo lungo il sentiero che conduceva all'accademia, dopo che dopo l'ora di pranzo, aveva deciso di fare due passi lungo la riva del lago, senza un vero motivo. Forse aveva bisogno di aria, ma quel giorno non voleva più rimanere chiuso tra le mura del castello e respirare aria pulita.

    Il plenilunio sta arrivando...

    Quella notte maledetta stava per ritornare. Si sentiva stanco, facilmente irascibile, con un pallore che lo caratterizzava e lunge borse nere sotto gli occhi da fare da contrasto.
    Non aveva molta voglia di raggiungere la sua docente di Antiche Rune, ma voleva però capire per quale motivo era stato convocato nell'Ufficio.

    Spero in nessuna lezione extra.

    Entrato nell'accademia, raggiunse il secondo piano, strisciando qualche volta i piedi per la stanchezza.
    Anche la scorsa notte non aveva dormito e sentiva altamente la necessità di poter chiudere gli occhi anche solo per un'ora.
    Bussò ed entrò, senza far caso a chi ci fosse all'interno.

    Buongior..no.

    Corrucciò la fronte nel vedere altri ragazzi presenti tra cui Bonnie e...Nott.

    Ciao ragazzi.

    Si avvicinò alla sua ragazza.

    Ehi, che ci fai qui?

    Fulminò con lo sguardo Thomas, per poi ritornare a guardare la piccola Logan.
     
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    Si era fermata lì sull'uscio e aveva cominciato a guardarsi intorno, curiosa.
    Non aveva mai messo piede nell'aula del docente di Antiche Rune, e se quello della Harp e quello della Nott le avevano insegnato qualcosa, era proprio che attraverso il mobilio, i soprammobili, i libri e quant'altro, sarebbe stata in grado di scoprire molte e diverse cose su chi vi passava le giornate.
    Fu con quei pensieri che la voce di Thomas le riempì le orecchie e la fece sorridere di riflesso, come tutte le volte che capitava loro di incontrarsi e di stare più o meno da soli.
    Si voltò a guardarlo con la dolcezza nello sguardo, la stessa che gli regalava da che erano diventati amici, ed intrecciò le dita della sua mano a quelle dell'altro, senza farsi vedere.

    Ehi.

    Il tempo di una stretta affettuosa e lo lasciò andare. A volte era con quei piccoli e anonimi gesti che si dimostravano la profonda amicizia che condividevano. Gli voleva bene, non glielo aveva mai detto, ma per il semplice motivo che non ce n'era davvero bisogno. Lui lo sapeva senza che la sua bocce desse voce a quel pensiero.

    Tempo qualche istante e l'ufficio cominciò a popolarsi. Si stupì sinceramente di vedere Liam, e ancor più di riconoscere Klaus che se le era parso tranquillo appena entrato, le parve improvvisamente teso quando si fermò al suo fianco.

    Sono qui per lo stesso motivo per cui ci sei tu, Klaus. Che domande.

    Si era spostata mettendosi esattamente in mezzo ai due, quasi temesse che potessero saltarsi addosso da un momento all'altro.
    Aveva visto benissimo l'occhiataccia che il maggiore aveva lanciato all'amico.
    La piccola Logan sopportava a fatica quella situazione. Non digeriva la gelosia del Prefetto del Fuoco, che comunque si scontrava sempre e costantemente col muro di ghiaccio che proteggeva il giovane Nott come un'armatura. Più di una volta si era chiesta come facessero a non uccidersi a vicenda nel sonno, a non essere ancora finiti in Infermeria per aver fatto a botte e chissà cos'altro.
    Non le restava che sperare nel buon senso dell'uno e dell'altro, e principalmente nella pazienza sua e di Thomas, che in quanto figli del Ghiaccio ne erano più che provvisti.

    Non cominciate a stuzzicarvi e non litigate. Per l'amor di Merlino.

    Un tono di voce freddo e staccato che non ammetteva repliche di alcun tipo. Dopo tre anni era arrivato il momento di mettere fine a quella guerra inutile.

    Ciao, Junah.

    Salutò cordialmente il suo capitano, tornando poi a chiudersi nel suo silenzio.

    Edited by Bonnie Emily Logan - 14/12/2016, 22:48
     
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    Eleanor soffiò sullo smalto e agitò la mano in attesa che si asciugasse. Lanciò un'occhiata all'orologio del dormitorio e alzò gli occhi al cielo. Aveva appuntamento nell'ufficio della professore di Antiche Rune. Avrebbe di gran lunga preferito mettersi a lavorare per il progetto di Babbanologia, ma era andata così. Di malavoglia si preparò e uscì dalla sua stanza. Aveva con sé la Liu Jo bianca espansa, dentro qualche rivista per poter ammazzare il tempo in caso di noia. Si guardò allo specchio e si avviò. Indossava stivali neri al polpaccio, calze viola con una fantasia a stelle gialle. La gonna della tempesta, la camicia e il cardigan della divisa. Non aveva molta voglia di cambiare outfit e mettersi qualcosa di più elaborato. In fondo doveva solo tenere compagnia a un gatto. Non era molto brava con gli animali. Anzi pessima. Per questo preferiva indossare capi di poco conto, in caso dovessero sporcarsi, o stracciarsi.

    Dopo Halloween i corridoio della scuola davano un terribile senso di desolazione e abbandono. Molti studenti erano tornati a casa e lei, quasi tentata dall'apprensione della madre, aveva deciso di restare solo per poter completare il lavoro di Babbanologia. La sua concreta possibilità di sfondare in quel mondo di maghi indossatori di sacchi e vesti da notte.
    I genitori le scrivevano a giorni alterni, per avere notizie e in caso andarla a prendere non appena la situazione si fosse aggravata. Al contrario di quello che pensava la signora Hastings, Eleanor si sentiva sicura fra quelle mura. Infondo la scuola aveva retto e gli auror avevano fatto il loro dovere.

    Un fulmine non cade mai due volte nello stesso punto.

    Diceva sempre lei, che dall'alto della sua Sala Comune, di Tempesta sapeva qualcosa.

    Arrivata nell'ufficio della professoressa, si guardò intorno. Quel dovere già non le era particolarmente gradito, scoprire che avrebbe dovuto passare il pomeriggio con altri che non fossero il suo riflesso specchiato l'aveva innervosita abbastanza. Possibile che un gatto richiedesse tante attenzioni?

    Buon pomeriggio...

    Disse lanciando occhiatacce a tutti i presenti compresa la docente. Un fastidioso cipiglio stampato in faccia. Nel navigare la stanza i suoi occhi indugiarono poi su tre soggetti in particolare. Thomas-Bonnie-Klaus davano a quella situazione un po' di sano brio. Un sorrisetto malizioso si insinuò sul suo viso.

    Carne da macello per il Gabby.
     
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    Dopo essersi avvicinato a Bonnie, la mano della ragazza andò a cercare per un piccolo istante di tempo quella del Ghiacciolo. Era qualcosa che Bonnie aveva iniziato a fare quando si trovavano da soli. Non c’era niente di strano, sostanzialmente, erano soltanto buoni amici, e Thomas non aveva mai avuto dubbi. Ma con l’inizio della sua storia con Coral, in qualche modo aveva avuto il presentimento che Bonnie non l’avesse digerita del tutto. Si era trattata solamente di un’impressione iniziale, in ogni caso, che era andata scemando via via con il tempo.
    Nel frattempo, gli studenti continuavano a fare il loro ingresso dalla porta dell’ufficio, mentre l’insegnante aspettava gli ultimi per spiegare loro il da farsi. Tra quelli, uno in particolare non poté resistere alla tentazione di avvicinarsi a lui e Bonnie. Inutile stare a fare supposizioni su chi mai potesse essere. Era palese che si trattasse del suo amatissimo compagno di stanza, nonché Prefetto del Fuoco per miracolo divino, almeno secondo il suo parere personale.

    Ci risiamo.

    Poteva stuzzicarlo, minacciarlo, ammonirlo e insultarlo quanto gli pareva. Da un orecchio gli entrava, dall’altro gli usciva. Non aveva del tempo da perdere con una persona come Carrow, perché tizi come lui ne conosceva a bizzeffe. Ne avrebbe potuto fare una lista infinita, aggiungendone qualcuno di giorno in giorno.
    Si limitò ad ignorare la domanda a suo modo minacciosa, nonché logicamente stupida, lasciando che Bonnie rispondesse al suo ragazzo.

    Non mi pare di aver detto una parola.

    Costatò con molta semplicità, il tono era tornato freddo e distaccato. Non avrebbe dato a Klaus la soddisfazione di allontanarlo da Bonnie. La cosa più ovvia da fare non era star lì, in mezzo ai due come una candela, ma non muoversi dal posto in cui si trovava. Erano due cose apparentemente uguali, ma sostanzialmente diverse. Non rispondeva agli ordini di nessuno, figurarsi se si fosse mai messo ad ascoltare Carrow. Era arrivato prima di lui, motivo per cui non si sarebbe mosso verso l’altro lato della stanza solo per fargli un favore. Se aveva davvero quella gran necessità di starsene da solo con la sua amata, che fossero andati da un’altra parte.

    Povera Bonnie.

    L’amica non aveva fatto niente di male per meritarsi una persona scorbutica come quella Fiammella svampita. Ognuno doveva portarsi le proprie croci, putroppo.
    Il Ghiacciolo si mise con le braccia conserte, appoggiando la schiena sulla parete dietro di lui, puntando lo sguardo sulla professoressa Elodie, pronto ad ascoltare.
     
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  12. Syria Elodie
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    Quando i ragazzi cominciarono ad arrivare stava guardando distrattamente fuori dalla finestra, ricapitolando mentalmente tutto ciò che avrebbe dovuto fare e dire, giusto per essere sicura di non dimenticare nulla.
    A volte la sua stessa insistenza nel volere a tutti i costi avere la situazione sotto controllo la infastidiva. Era un contrasto che la faceva sentire quasi maniacale.

    Oh buongiorno signorina Logan

    La prima delle persone che si erano prese la responsabilità di prendersi cura del suo Tsaara era arrivata con una puntualità apprezzabile. Era una qualità che stimava molto, la puntualità. Lei per prima era una persona che si premurava sempre di arrivare per tempo agli appuntamenti, piuttosto che fare tardi preferiva arrivare in anticipo ed aspettare, evitando così tutto l'imbarazzo delle scuse, e della colpa. Perchè si, odiava ammettere di avere torto, quando e se effettivamente l'aveva.

    Piano piano anche tutti gli altri ragazzi cominciarono ad arrivare; forse erano un po' troppi per una semplice commissione, ma era certa che Tsaara avrebbe comunque dato loro un bel da fare. Alle volte sapeva essere deliziosamente sfuggente, gli piaceva farsi inseguire. Con lui avrebbero dovuto prestare molta attenzione anche perchè tutto ciò che sarebbe accaduto le sarebbe stato riferito: non a parole, ma attraverso le sensazioni, il collegamento mentale profondo che si era instaurato tra lei e il felino.
    Tutti salutarono gentilmente una volta arrivati nell'ufficio, cosa che le fece molto piacere, e ai suoi occhi non fece che aumentare la stima e la considerazione nei loro confronti. Ad ogni ragazzo che arrivava sorrideva gentilmente con la bocca e con gli occhi. Quando furono tutti presenti iniziò le sue raccomandazioni

    Bene ragazzi, ora che siete tutti qui posso spiegarvi in cosa consisterà il vostro compito odierno.
    Tutto ciò che dovete fare sarà portare Tsaara a passeggio nei giardini dell'Accademia. Non che non sia in grado di farlo da solo, tuttavia ritengo che in questi giorni sia leggermente nervoso per via del mio viaggio. La persona che sto andando ad incontrare non gli va molto a genio, quindi diciamo che già solo convincerlo a rimanere qui è stato difficile. Ora desidero che abbia qualcuno che gli stia vicino mentre sbollisce un po', e per questo siete qui oggi.
    Non temete, verrete ben ricompensati per aver dedicato un po' del vostro tempo a questa causa. Non dovete far altro che occuparvene, dargli un'occhiata perchè non faccia sciocchezze....insomma quanto può essere difficile star dietro a un gatto?


    Rivolse loro un'occhiata colma di significato, che poteva essere interpretata in modi assai diversi: scherno, malizia, giudizio, meditazione...
    Sarebbero stati in grado di stargli dietro senza che nulla di strano capitasse?

    Ora potete andare, ancora grazie a tutti per la collaborazione e...buona passeggiata.

    Sorrise nuovamente con un sorriso di congedo, si voltò, prese la borsa e sparì al di là della porta dell'ufficio, diretta chissà dove.
    Allo stesso modo Tsaara la imitò: si tirò su dal suo cuscino viola, si stiracchiò un poco, li guardo con fare diffidente ed uscì dalla stanza con la coda ritta e il muso sollevato, con aria di sufficienza, diretto verso i corridoi del castello.

    Si parte, il micio inizia a farvi strada attraverso i corridoi, fino a che non decide improvvisamente di deliziarvi con un piccolo cambio di programma: dovreste portarlo nei giardini, ma a quanto pare al momento proprio non condivide, e si dirige all'interno di un'aula apparentemente vuota e dal soffitto molto alto, la cui porta, una volta entrati, si chiude improvvisamente alle vostre spalle, senza darvi possibilità di uscire.
    In un primo momento il gatto sembra scomparso.
    Verso il fondo della sala, in alto e apparentemente sospesa nell'aria, sembra esserci una piccola gabbietta metallica con all'interno una chiave.

    Scadenza del post: 19/12

     
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    La risposta di Thomas fu più che prevedibile per la giovane Logan che si ritrovò a sorridere e a scuotere il capo, forse rassegnata.
    Li amava anche perché erano fatti così.

    La docente prese parola spiegando loro la motivazione di quella richiesta. Era stato chiaro fin da subito che quel giorno sarebbero stati catsitter, almeno per qualche ora.
    Guardò il gatto abbastanza tranquilla, nonostante sembrasse ben poco intenzionato a stare con loro.

    I gatti nervosi sono sempre fonte di problemi.

    Aveva imparato abbastanza del mondo dei felini da sapere che se non volevano compagnia era meglio lasciarli stare e Tsaara sembrava capace di cavarsela anche da solo.

    Ci darà qualche problema.

    Si rivolse ai due compagni quando la docente ebbe abbandonato l'ufficio. Con lo sguardo stava seguendo il manto scuro del felino che spocchioso e indispettito usciva dalla porta col mento all'insù.

    Andiamo.

    Sospirò e si mosse per prima avvicinandosi alla porta e passando di fianco alla bionda della Tempesta.

    Ciao, Eleanor. Non mi aspettavo di vederti qui.

    Non si erano mai parlate molto, ma da quel che era accaduto al loro ultimo incontro sentiva che forse era il caso di verificare se la ragazza fosse, ancora, infervorata con lei.

    Tuttavia continuò a camminare e quel che avvenne dopo la lasciò interdetta, confusa e rassegnata.
    Non si stava mai in pace in quella scuola.

    E ora?
     
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    Eleanor a braccia conserte aveva un orecchio teso in direzione del triangolo amorose e uno in direzione della professoressa. Lanciò un'occhiata al gatto. Sembrava un semplice gatto, non capiva il perché di tutta quella preoccupazione.

    Ne parla come fosse una persona.

    Alzò gli occhi al cielo. Non credeva affatto nella personificazione degli animali. Era una cosa sciocca e da ingenui. Un gatto non può portare rancore, e di certo non ha bisogno di sbollire. Tutto quello che di cui ha bisogno è una ciotola di croccantini e un posto caldo dove poter dormire in santa pace, cosa difficile con otto ragazzini nella stanza.

    Fece bye bye con la maninina alla professoressa mentre usciva. Era pronta ad accomodarsi sulla poltrona della docente a sfogliare un po' di riviste, ma non fece in tempo a pensarlo che il gatto svicolò uscendo dalla stanza.

    Non vorrà andare realmente in giardino?

    Non aveva con sé il cappotto, né il mantello. Non poteva uscire in quelle condizioni!
    Intenta a seguire il gatto, si voltò verso Bonnie. Perché quella ragazzina le aveva rivolto la parola? La fissò con un cipiglio fastidioso.

    Neanche io me l'aspettavo.

    Disse infine, accentando di far conversazione.

    Ma mi servono punti. Ora che sono MAGO ogni occasione è buona.
    Avrei preferito di gran lunga altro, ma questo passa il convento.


    Sbuffò.

    Ma dove cavolo sta andando?

    Elle accelerò il passo seguendo la bestiolina lungo i corridoi.

    Forza un po' voi altri! Non ho nessuna intenzione di perdere di vista quel gattaccio.

    Il micio svoltò in una grande aula. La ragazza lo aveva visto chiaramente. Lo seguì, ma quando entrò sembrava essere scomparso.
    Il rumore della porta alle loro spalle la fece sobbalzare. Eleanor si voltò, si fece largo tra il resto del gruppo e provò ad aprirla.

    Ah bene! Non solo ce lo siamo fatti sfuggire, ci siamo anche chiusi dentro!

    Sbattè il tacco dello stivale a terra e agitò le braccia imprecando.

    Siete un branco di incapaci!
     
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    Ci mancavano soltanto i piccioncini.

    Pensò Finn, mentre guardava di sottecchi Klaus, Bonnie e infine anche Thomas; non poterono che tornargli alla mente le parole dell'ultimo numero del Gabby riguardo al trio, e le labbra si lasciarono sfuggire un fugace sorrisetto.
    La voce della professoressa lo riportò poi con i piedi per terra, e lui si ritrovò ad annuire senza che nessuno gliel'avesse chiesto.

    Eh va bene, andiamo.

    Portare a passeggio un gatto continuava a non essere il sogno segreto della sua vita, ma la docente di Antiche Rune aveva parlato di una ricompensa e la cosa non poteva che incuriosirlo. Chissà, forse ne sarebbe persino valsa la pena.
    Si accodò così agli altri mentre uscivano dall'ufficio, seguendo i movimenti sinuosi della coda del felino che, a dirla tutta, sembrava essere l'unico a sapere esattamente quello che stava facendo.

    Pensavo fossimo noi a dover portare a passeggio lui, non il contrario.

    Bisbigliò, proprio mentre Tsaara decideva all'improvviso che i giardini dell'Accademia non erano poi così allettanti e s'infilava svelto in un aula lì vicino. Finn varcò la soglia insieme ai compagni e sollevò d'istinto lo sguardo, colpito dall'altezza del soffitto; la stanza sembrava deserta, fatta eccezione per un qualcosa che pareva sospeso a mezz'aria, molto più in là. Lui non ricordava di essere mai stato lì dentro, ma probabilmente ci sarebbe dovuto restare per un altro po', perché la porta sembrava essersi richiusa alle loro spalle, così come confermarono anche gli strepitii della Hastings.
    Del pelo scuro del gatto, invece, neanche l'ombra.

    Oh, andiamo, dev'essere per forza qui da qualche parte; è un gatto, mica un Demiguise!

    Borbottò, mentre faceva qualche passo avanti e si guardava intorno; ma lì dentro dove diamine avrebbe potuto nascondersi?
     
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65 replies since 11/12/2016, 16:27   1097 views
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