| Titolo: Collane e Colori Autore: Hesper E. Fawley Personaggi: Hesper Ecate Fawley, Stephen Piper (inventato) Lord Voldemort(Solo citato)
Tra mille cose che avrebbe potuto desiderare Hesper Ecate Fawley durante quella guerra, l'incapacità di vedere i colori era al primo posto. Stesa a terra, colpita da uno schiantesimo tanto potente da ribaltarla e indurla in uno stato di shock che le impedì non solo di muoversi ma anche di sentire ciò che le accadeva intorno pareva una benedizione solo a metà; i suoi occhi riuscivano ancora a muoversi frenetici, carichi di quell'adrenalina altrimenti utilizzata probabilmente per scappare lontano, alla ricerca di un riparo dal chaos infinito. Forse era già morta, forse non ancora. Sperava in un ultimo sguardo a tutta la vita vissuta fino a quel momento, tutti i momenti felici passati tra quelle mura magiche custodi di segreti ed esperienze uniche nel loro genere, del resto il detto era quello, no? Lampi blu, rossi e i più brutti, quelli verdi, passavano sopra di lei come lucciole in preda al panico totale, si sarebbe tanto voluta alzare per aiutare ma fino a quel momento niente di ciò che aveva fatto si era rivelato utile, anzi. Aveva perso tutte le ancore che la tenevano aggrappata alla vita: sua nonna in primis, la sua esistenza era stata cancellata proprio dalla bacchetta impugnata dalla madre, la quale per quella sera aveva deciso di abbandonare il candido camice da guaritrice per delle vesti più scure e maligne, assieme a suo padre e Carrie. Hesper non riusciva più neanche a pensare. Provò dolore nel girare la testa quando un qualcosa catturò l'attenzione della coda dell'occhio, non era la sola stesa lì, in quel corridoio diventato cimitero, altri continuavano a cadere e lei se ne incolpava anche se non avrebbe potuto fare molto di più in una situazione diversa. Il rosso del sangue non era mai stato più spaventoso, in esso sembravano riflessi i volti di tutti i suoi amici, i colori delle case di Hogwarts invece non erano mai stati così spenti e funebri ai suoi occhi. Era tutto un vero inferno. Non trovò strano che nessuno dei mangiamorte aveva deciso di infierire sui morti di quella zona, in realtà non riusciva proprio a ragionare; i pensieri andavano dove volevano, si bloccavano per diversi secondi solo su quello che il suo sguardo riusciva a captare in quella posizione a lungo andare nemmeno troppo scomoda. Riuscì a portare la mano al collo, dove una collana con due anelli intrecciati tra loro formavano il ciondolo, aveva vissuto la sua prima storia ad Hogwarts, e adesso lui sarebbe rimasto solo, come faceva a saperlo? I due avevano fatto incantare gli anelli, come una specie di rito d'amore o simile: nel caso fosse successo qualcosa di grave ad Hesper, il ragazzo in questione avrebbe visto l'anello con il proprio nome iniziare una veloce degradazione fino ad arrivare alla rottura. Nel caso contrario, la cosa sarebbe avvenuta all'anello con il nome della giovane strega. Erano stati divisi quando tutto era cominciato, si erano cercati tutto il tempo ma per sfortuna della Fawley, il mondo in cui viveva non era una favola, era la realtà vera e propria. Chissà se il suo fantasma sarebbe rimasto lì, alla continua ricerca dell'amato mai ritrovato. Chissà se lui fosse riuscito a salvarsi alla fine di tutto.
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Essere stato rinchiuso nelle segrete solo perché indossava una divisa dai colori identici a quelli dei suoi compagni di classe era stata un'ingiustizia vera e propria, ma non era la prima volta che una cosa del genere gli capitava, con il tempo aveva imparato a non reagire e a seguire la massa in silenzio, solo che quella volta la situazione era diversa, e se non avesse smesso di rigirarsi la collana con i due anelli tra le mani probabilmente l'incanto di cui erano stati impregnati si sarebbe sgretolato ancora prima che il peggio si fosse avverato. Stephen Piper, un ragazzino mai cresciuto, timido e inventore di fantasie non era mai stato sicuro della scelta del cappello parlante, si sentiva sbagliato in mezzo a tutti quelli che per la maggior parte appartenevano a ricche famiglie purosangue, e che magari si permettevano di poter fare gli arroganti con i più piccoli; lui era diverso, proveniva da una famiglia come tante altre e forse per fortuna ma nessuno era mai venuto a sapere delle sue origini babbane. Aveva incontrato Hesper al terzo anno e seppur diffidente all'inizio ben presto aveva capito che la sua vicinanza, il solo sentire la sua voce gli rendeva difficile fare qualunque cosa, quella strega in quegli anni gli aveva permesso di vedere il mondo con occhi diversi, più colorato, emozionante e ricco di piccole sorprese nascoste a chi non apprezza quello che ha e invece si fa invadere dai capricci, desideroso di ottenere sempre di più. Era stata la sua salvezza e perderla significava tornare indietro, in quel mondo privo di qualsiasi colore. L'idea dei due anelli era stata sua, aveva detto che per quanto tragico poteva sembrare in realtà aveva un fondo di romanticismo, perché ogni qualvolta si fosse trovata in difficoltà lui l'avrebbe trovata e aiutata, a qualsiasi costo In mezzo a quel campo di battaglia trovarla non sarebbe stato facile, sopratutto quando dietro ogni angolo ci si poteva trovare un mangiamorte pronto a scagliare un Avada Kedavra. No, doveva trovarla ad ogni costo, non era il momento di lasciarsi sopraffare dalla codardia. Arrivato al corridoio poco distante dal chiostro la scena che gli si presentò non fu bellissima, coperti per la maggior parte da mantelli neri era difficile capire se quelli a terra fossero stati amici o mangiamorte e l'unico modo per scoprirlo era quello di scoprirli uno ad uno fino a che gli occhi scuri non incontrarono la figura dormiente di Hesper. Dormiva, non era morta. Aveva solo perso i sensi. Si trattenne dal piangere, dall'urlare e dal dare di matto. Se l'avesse lasciata lì allora davvero non avrebbe potuto più vedere quegli occhi che si divertivano a cambiare colore quando le emozioni prendevano il sopravvento, non avrebbe più visto lei, la sua ragione di vita.
Ti amo.
Era riuscito a raggiungere quella che una volta era la Sala Grande, dove aveva cercato un posto "sicuro" tra le panche e le macerie, un posto dove i mangiamorte non avrebbero potuto guardare se in preda all'adrenalina ma le infermiere della scuola si, una volta che tutto sarebbe finito.
Vivi.
Si strappò la collana dal collo, cercando di mettere da parte la paura, e gliela mise nella mano, al suo risveglio avrebbe capito.
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I sogni ti ingannano, gli incubi ti preparano. Se aprendo gli occhi Hesper sperava di rivedere i volti della nonna o di tutte le altre persone che l'esercito di Lord Voldemort aveva ucciso davanti ai suoi occhi, be' si sbagliava. La luce entrava dalle vetrate distrutte, le urla disperate erano cessate, sostituite dal tipico vociare degli studenti, si sentivano boccali che sbattevano tra loro e i passi del viavai ai piedi della strega rimbombavano leggeri tutt'intorno. Dove si trovava? Era morta e quello era il paradiso? No, sentiva troppo dolore per essere morta. Allungò la mano al collo, alla ricerca della collana e degli anelli ma al tatto, ciò che sentì, fu un solo anello. Se qualcuno fosse arrivato in quel momento, per dirle che Stephen era morto, probabilmente non lo avrebbe nemmeno ascoltato. Fu però nel mettersi seduta che notò un bagliore con la coda dell'occhio, una luce forse, o un riflesso; voltandosi in quella direzione ciò che vide forse le fece ancora più male. Era l'altra collana, anche quella con un solo anello. Era riuscito a trovarla, come aveva promesso.
Ti amo...
Oltre alle forze erano svanite anche le lacrime. Aveva perso tutto eppure era ancora viva, solo grazie a lui. |
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