Se si chiude una porta

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    [Lunedì 1° Agosto - ore 9.45]


    Il ragazzo aveva cercato di darsi una sistemata perché, onestamente, entrare al ministero e soprattutto in una certa sezione di uffici lo metteva sempre un poco in soggezione. Capelli straordinariamente pettinati, occhiali lindi e nonostante il caldo estivo una giacchetta ben stirata indossata su una maglietta chiara che si era assicurato, per una volta, essere completamente libera da macchie e aloni.
    Con insolita timidezza aveva annunciato il proprio nome all'ingresso, mostrando il tesserino del giornale e attendendo, sotto uno sguardo che immancabilmente gli parve indagatore e giudicante, che gli venisse consegnata la targhetta che lo identificava come visitatore e che gli avrebbe permesso di accedere agli uffici dove aveva preso appuntamento.
    Probabilmente l'auror addetto al controllo, annoiato e accaldato, aveva tutt'altri pensieri che spendere un giudizio su quel ragazzetto smilzo e sudaticcio, ma Asa si sentiva sempre così al ministero: osservato, sorvegliato, giudicato.
    Fatto era che da qualche parte lì dentro, in un registro accessibile ad ognuno degli impiegati che avrebbe incrociato dall'ingresso fino alla liberatoria uscita dall'edificio, era riportato nero su bianco il suo nome e la sua condanna: Asa James Plume, licantropo.
    Se fuori dall'imponente atrio tendeva a dimenticarsene in modo perfino eccessivo, lì dentro aveva l'impressione di portar scritta la vergogna addosso e che tutti potessero liberamente leggerla.

    Ho... ecco... ho appuntamento con la detective Wi... Witchburn... credo.

    Balbettò, volendo giustificare la sua presenza e i suoi movimenti prima che (improbabilmente) qualcuno gliene chiedesse motivo.
    Com'era ovvio immaginare l'auror si limitò a registrare il suo nome e indirizzarlo al secondo piano, con tanto di cartellino da visitatore.
    Asa passò oltre con un immotivato sospiro di sollievo.

    Non era sempre stato così.
    Appena qualche anno prima frequentava con sicurezza quegli stessi ambienti, forte di ideali saldi e della sfrontatezza di chi si crede nel giusto. Ora, seppure non mancasse mai di far tutto ciò che riteneva necessario per perseguire la verità, dentro quell'edificio cercava di non dar troppo nell'occhio.

    Le porte dell'ascensore si aprirono sul secondo piano e una decina di messaggi incantati si avviarono volando verso le rispettive destinazioni. Anche Asa uscì, dirigendosi circospetto verso uno degli uffici che più spesso gli era capitato negli anni di dover consultare.
    Non conosceva la detective con cui gli era stato fissato l'appuntamento quella mattina, ma non ebbe difficoltà a trovare l'ufficio preposto e poi la scrivania su cui capeggiava la targhetta con l'infausto cognome.

    La Detective Witchburn? - Domandò alla donna alla postazione. Le porse la mano al di sopra della scrivania. - Asa Plume del Cavillo.

    Dorothea Cora Witchburn
     
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  2. Dorothea Cora Witchburn
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    [Lunedì 1° Agosto - ore 5.00]

    Downing Street si svuotò presto di tuti i paparazzi quando il primo ministro inglese lasciò il numero 10. Tutti se ne andarono senza sapere che per tutto il tempo una strega gli aveva silenziosamente osservati leggendo l'ultimo numero della Gazzetta del Profeta e sorseggiando un fumante tè nero da una pregiata tazza di porcellana.
    Dorothea Witchburn, impiegata presso il secondo livello del Ministero della Magia, uscì da quella che ai babbani sarebbe parsa una parete, ma nessuno avrebbe potuto vederla fino a che non sarebbe stata sulla strada vicina, in mezzo alla fiumana di babbani che si dirigevano o al lavoro o da qualche parte in vacanza; indossava un singolare abito verde in pendant con un cappello che ricadeva in avanti a coprire elegantemente una piccola parte della fronte, sembrava proprio una diva della vecchia Hollywood.
    A grandi passi, facendo attenzione al viavai di macchine che sfrecciavano sull'asfalto, la corvina si ritrovò presto in compagnia di alcune colleghe con cui solitamente condivideva qualche chiacchiera durante l'orario di pausa. Insieme a loro e ad altri impiegati scese le scale di quello che sembrava un normalissimo bagno pubblico sotterraneo, per nulla gradevole alla vista con quelle piastrelle imbrattate di sporco e murales oramai sbiaditi.

    Mi scusi Signora Witchburn, avrebbe un gettone? Lo snaso di mio figlio continua a sottrarmeli.

    A parlare fu un'affascinante strega dai lunghi capelli ramati vestita con abiti più in linea con la moda del duemilatrentatre.
    Dorothea non le rispose, ma le rivolse uno dei sorrisi più gentili che si potevano vedere su un volto umano e dopo aver frugato per qualche secondo all'interno della borsetta tirò fuori due gettoni d'oro con su scritto M.D.M.

    Che Merlino vegli sempre su di lei, se tardavo anche oggi il signor Shaw mi avrebbe lincenziata. Quell'uomo è più preciso di un orologio... ancora grazie, ci vediamo!

    E sparì oltre l'ingresso dei bagni. Poco dopo arrivò anche il turno di Dorothea.
    Infilò uno dei gettoni in una fessura sopra la porta del bagno e una volta entrata immerse i piedi nella tazza (grazie alla magia questi non si bagnavano) e senza troppe cerimonie tirò la catena dello scarico. La corvina si sentì cadere ma comunque non si scompose e quando il vuoto venne sostituito dalle fiamme color smeraldo iniziò a camminare fino a sentire di nuovo il terreno sotto i tacchi.
    Il lungo corridoio del ministero era affollato come sempre.

    Buongiorno.

    Annunciò ai colleghi indossando la tonaca nera utilizzata come divisa da lavoro mentre raggiungeva il proprio ufficio.

    [Lunedì 1° Agosto - ore 9.45]

    Passarono le ore, la scrivania di Dorothea si riempiva e si svuotava di numerose lettere ad una velocità che molti colleghi dello stesso livello invidiavano. persino le persone che erano solite arrivare per chiedere un permesso o denunciare un determinato fatto sembravano voler andare solo da lei, tant'è che qualcuno aveva iniziato a far girare delle voci che però non riuscirono a decollare come aveva sperato.

    Si metta comodo, signor Plume.

    Serafica, gentile. Dorothea Witchburn riuscì a trattenere l'espressione sorpresa che volle dipingersi sul suo volto quando l'uomo si presentò come il giornalista che qualche giorno prima era stato segnato a lei per un appuntamento.
    Vedere come i giovani prendevano già dimestichezza con il mondo del lavoro e la vita adulta le scaldava il cuore come poco altro.

    Gradisce una tazza di tè? Un bicchier d'acqua?

    Domandò, afferrando la bacchetta pronta ad appellare ciò che avrebbe scelto. Poi avrebbero proseguito con l'incontro.
     
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    La detective Witchburn, scoprì Asa, era una bella donna dall'aria elegante ma affabile. Quando gli era stato concesso l'appuntamento l'impiegato che gli aveva indicato quel nome lo aveva fatto con un'inflessione particolare, come se il fatto di aver a che fare con la Witchburn fosse già una mezza garanzia di successo.
    Il ragazzo si aspettava quindi una persona capace e non aveva trovato strano trovare la ministeriale quasi sommersa dal lavoro, soprattutto notando come la zona delle pratiche in uscita fosse di netto più voluminosa rispetto a quelle in entrata.
    Volendo quindi presentarsi al meglio aveva sporto la mano verso la donna che, invece, l'aveva invitato a sedersi.

    Uh... emmm... si, grazie.

    Balbettò il ragazzo, ritirando il braccio di scatto e affrettandosi a prender posto sulla sedia davanti alla scrivania.
    La detective era stata perfettamente gentile e cortese, ma non gli aveva stretto la mano, forse semplicemente perché stava concludendo di compilare la pratica su cui lui l'aveva interrotta e non si era accorta del gesto, ma in quel contesto il dettaglio era stato sufficiente per agitarlo ulteriormente.
    Seduto in punta di sedia, prese ad asciugarsi i palmi improvvisamente sudati sulla stoffa dei pantaloni, accennando un sorriso di circostanza.

    Acqua, si grazie.

    Accettò grato.
    Afferrato il bicchiere che la donna fece levitare fino a lui, bevve diversi sorsi con una certa urgenza.
    Per quanto fosse inutile ripetersi che mannaro o meno tutti loro giocavano nella stessa squadra, Asa si ripeté comunque mentalmente il personale mantra, raddrizzò la schiena e si schiarì la voce mentre appoggiava il bicchiere semi vuoto sul bordo della scrivania.
    Cercava di darsi un contegno, insomma, perché a dispetto di ogni timore quello era il suo lavoro e aveva bisogno di portarlo avanti.

    Vorrei sapere... ecco, se vi è possibile dirmelo ovviamente, se sia stata segnalata una sospetta disponibilità di Elisir Cerebrale o Verisaterum.

    Cominciò quindi, cercando di dare una linearità logica alla sua richiesta. Un problema che aveva avuto anche prima di essere morso, era infatti l'incompatibilità fra i suoi metodi di indagine e quelli della comune giustizia magica.
    Non che la divinazione fosse una pratica poco opportuna ma lui, semplicemente, non era abbastanza conosciuto o competente per essere considerato una valida risorsa a quel livello.
    Questo, una volta, non lo fermava dal proporsi lo stesso.

    Ho motivo di credere che vi siano dei grossi movimenti non registrati di Jobberknoll e credo... ecco... immagino... che le pozioni siano... ecco, l'utilizzo più logico.

    Stava facendo una figura meschina, se ne rendeva conto, e soprattutto la stava facendo fare al giornale. Prese un gran respiro e poi continuò tutto d'un fiato.

    Al Cavillo ero stato contattato da una persona che diceva di avere informazioni in merito, ma non ha mai potuto dirmi niente di preciso. Il giorno del nostro appuntamento è invece stata ricoverata al San Mungo in forte stato confusionale. Sospetto abuso di Elisir Cerebrale.

    Soddisfatto lasciò andare lentamente un lungo sospiro, ancora seduto rigido ed impacciato sul bordo della sedia.
     
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  4. Dorothea Cora Witchburn
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    Gli aeroplanini di carta sfrecciavano veloci oltre la grande finestra da cui si potevano vedere gli altri uffici e la grande statua al centro del grande atrio; a penzoloni, su un lato, uno dei tanti elfi servitori del Ministero guidava un panno che con attenzione liberava dalla polvere gli infissi e con uno schiocco di dita aggiustava le crepe create dai gufi personali di altri dipendenti che in preda alla confusione una volta ogni tanto sbattevano contro il vetro.

    Durante il periodo estivo riceviamo sempre molte segnalazioni, principalmente riguardano i bambini che mostrano i primi segni di magia e altri che invece si sono ritrovati ad usare un qualche incantesimo in una zona con più di sette babbani per i motivi più svariati, ma se devo esserle sincera... mh? Dov'è finita?

    Passò il pollice sul dorso di una pila di lettere ancora da imbustare, senza alzarle del tutto, come se in qualche modo sapesse riconoscere il contenuto di ciascuna semplicemente toccandola, poi si alzò e con un gesto della bacchetta che frustò l'aria aprì un grande mobile di legno d'ebano che rivelò molte più lettere di quelle presenti sulla scrivania, ognuna ben impilata sopra altre e suddivise per categorie.

    Ah! Ecco qua.

    Dorothea ne afferrò una particolarmente stropicciata dalla pila sotto all'etichetta recitante casi archiviati, sembrava passata per molte, moltissime mani.

    Abbiamo ricevuto questa segnalazione diversi mesi fa. Parlava di un allevamento di Jobbkernol non registrato, ma quando siamo arrivati sul luogo non abbiamo trovato nulla. Purtroppo il caso è stato archiviato.
    Come immaginerà senza uno straccio di prova le indagini, il più delle volte, non possono nemmeno cominciare.


    Prima di tornare a sedersi, quando Asa Plume iniziò a parlare, la corvina riempì una delle tazze di porcellana posto alle spalle della propria sedia con un tè nero dall'aria bollente. La fetta di limone sul fondo si ritrovò presto a galleggiare sulla superfice.

    Dove sarebbe dovuto avvenire l'incontro?

    Mentre sorseggiava la bevanda fumante, la mano che teneva la lettera sembrava non volerla lasciare per nessun motivo.

    Asa Plume
     
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    Il grande ufficio brulicava di vita e movimento, come era normale che fosse a quell'ora, ma Asa imbarazzato e speranzoso aveva occhi solo per la serafica donna che sedeva alla scrivania di fronte a lui.
    Tanta tranquillità aveva il potere di incrementare la sua apprensione. Il ragazzo, sempre più convinto che la donna stesse per dirgli che fra tante segnalazioni che già pervenivano non avevano tempo per andarsele pure a cercare, si dimenò leggermente sulla sedia, la schiena dritta e i palmi delle mani chiusi fra le ginocchia per impedir loro di ballare furiosamente tradendo uno stato d'animo non precisamente professionale.
    Invece, come un prestigiatore al suo miglior numero, la Witchburn trasse da un armadio straripante di missive una singola malridotta lettera.
    A sentire cosa conteneva Asa strabuzzò gli occhi e saltò su dalla sedia, dimentico di ogni imbarazzo e timore che fino ad un istante prima l'avevano quasi bloccato.

    Per Mungo! Dice davvero?

    Ovviamente lui era assolutamente sicuro della bontà della sua pista, seppure interrotta, ma raramente gli era capitato di trovare un riscontro così formale e preciso, addirittura scritto nero su bianco!
    Per la seconda volta allungò la mano, volendo visionare direttamente il documento e, per la seconda volta, fu costretto a ritrarla mesto e imbarazzato.
    Invece di tornare verso la scrivania, infatti, la donna si era attardata a riempirsi una tazza di tè portando la lettera con sé.
    Un comportamento che Asa trovò innaturale nonché lecito indizio che le orecchie della detective ospitassero almeno un paio di gorgosprizzi per padiglione. Dopotutto era risaputo come il ministero fosse invaso di quelle creaturine, responsabili di leggi assurdi e provvedimenti curiosi che periodicamente riuscivano a venir approvati.
    Cercando di non tradire il nuovo genere di agitazione, il ragazzo tornò a sedersi.

    L'incontro doveva avvenire al Paiolo, in Diagon Alley. - Cominciò a raccontare speditamente. - L'invito è pervenuto in redazione insieme ad una bombetta verde con una decorazione di piume bianche. L'istruzione era di distruggere il messaggio, cosa che ho fatto, e presentarmi all'appuntamento indossando il cappello perché potesse riconoscermi.

    Mentre parlava, il ginocchio destro aveva preso a saltellare furiosamente mentre gli occhi continuavano a seguire la lettera che la Witchburn ancora tratteneva in mano. Sembrava volergliela sventolare davanti come un'esca e, come da un'esca, Asa ne era effettivamente attratto.

    Non sono mai entrato al Paiolo, però.
    Il contato mi ha intercettato all'esterno. Sembrava agitato e ha insistito per spostare la conversazione altrove. Durante al breve tragitto fino a Madame Piediburro mi ha detto soltanto che aveva importanti informazioni su un traffico di Jobbkernol, ma si è rifiutato di aggiungere altro fino a che non fossimo stati al chiuso.
    Purtroppo, una volta arrivati, non ci eravamo ancora seduti che l'uomo ha preso a tartagliare. Qualche minuto dopo siamo stati costretti a contattare il San Mungo, dove si trova ancora in stato confusionale.


    Tale era la fibrillazione per quel riscontro inaspettato che lui, invece, non aveva balbettato neppure un poco durante il breve resoconto, seppure il ginocchio ballerino tradisse ampiamente la trepidazione e gli occhi vigili restassero costantemente incollati al documento ancora nelle mani della donna.

    Scusi. Posso vedere la segnalazione?

    Domandò con insolita sicurezza, allungando per l'ennesima volta la mano oltre la scrivania. Un gorgosprizzo doveva essere arrivato a sussurrare anche al suo orecchio.
     
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  6. Dorothea Cora Witchburn
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    Dorothea era solita studiare tutte le persone che entravano ed uscivano dal suo ufficio, un po' perché le piaceva farlo e un po' perché aveva capito da molto tempo che alle volte il più propenso a compiere atti non proprio a norma di legge era sempre il mago o la strega dalla faccia buffa come quella di un bambino.
    Asa Plume, con la sua giovane età, sebbene degno della stima della Corvina per la carica che ricopriva, poteva ancora tranquillamente nascondere un'indole così oscura da far tremare le ossa all'ormai deceduto Lord Voldemort. Non avrebbe mai avuto una conferma ovviamente, e limitarsi a chiederlo sarebbe stato oltremodo inutile; tutto ciò si limitava ad aleggiare nello spazio ipotetico.

    È una storia molto bella, potrebbe essere una buona trama per un film d'azione babbano. Sa cosa sono i film?

    Il Cavillo non era proprio il tipo di quotidiano che si sarebbe potuto trovare sulla scrivania della Corvonero, rispetto invece alla Gazzetta del Profeta per le notizie vere e al Settimanale delle Streghe per appagare quella vena un po' amante del gossip. Sin dai tempi di Hogwarts infatti aveva pensato a quei giornalisti come dei complottisti, salvo nel momento in cui si schierarono dalla parte di Harry Potter, e difatti aveva sempre rifiutato la compagnia della figlia del direttore della testata, all'epoca Xenophilius Lovegood, che andava in giro a parlare di esseri che confondevano le menti, di morsi di creature strane e cose che una persona moderatamente razionale come Dorothea non trovava di alcun interesse.
    Un comportamento un po' da snob, forse, ma che non rimpiangeva.

    Nella lettera nessuno le ha accennato Hogsmeade o dintorni, signor Plume? Magari il suo contatto tra un balbettio e l'altro?

    Nel porre quella domanda, la lingua smosse un tono più sicuro ma indagatore come sempre.
    Dorothea era ancora intenzionata a tenere per sé la segnalazione.

    Non è più il villaggio magico di una volta, ci sono molte dicerie e leggende che fanno rizzare i capelli, i criminali spesso ne approfittano perché sanno che laggiù i controlli sono meno frequenti... o almeno lo sospettano.

    Ogni anno, nello stesso periodo, Dorothea tornava da quelle parti vestita a lutto, ricordando i momenti felici passati con un sorriso, e quelli più tremendi, i creatori di tutti i suoi traumi, con un sommesso pianto. Per quanto il ministero si sforzasse nella bonifica del luogo, la terra sembrava maledetta quasi quanto quella di Drayrdd nell'ultimo periodo, e poi c'era la vicinanza alla vecchia cara Hogwarts che oramai attirava solo i pericoli più spaventosi.
    Asa Plume
     
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    Londra Magica
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    Il ragazzo strinse le labbra quando capì che la donna non era intenzionata a collaborare seriamente.
    La detective lo aveva lasciato ancora una volta con la mano tesa verso il nulla, rifiutandosi perfino di dar segno di accorgersene, e Asa iniziava ad avere l'impressione che, nonostante l'apparenza decisa e capace, la Witchburn fosse una mente chiusa al pari di troppi suoi colleghi. Sospettava, soprattutto, che quella lettera sventolatagli davanti al naso a bella posta e mai davvero mostrata, non contenesse affatto quanto detto... che lo stesse prendendo in giro, insomma.
    Se ne sarebbe irritato se la nomea del Cavillo non l'avesse abituato a simili trattamenti. Invece tenne a bada la frustrazione facilmente.
    Sospirò e tornò a sedersi.

    So cos'è un film, signora. - Replicò stancamente. - E so anche quanto spesso accada che la realtà superi la fantasia.

    Tanto veloci a puntare il dito e deridere, colleghi e lettori troppo spesso dimenticavano quante volte la voce inascoltata del Cavillo fosse stata l'unica ad avere il coraggio di alzarsi su tutte le altre per denunciare una verità scomoda.
    Purtroppo il ragazzo non poteva farci molto se la ministeriale non voleva credere alla sua storia, perché non aveva nulla in mano che la provasse. Per l'ennesima volta si trovava in un vicolo cieco.
    Anche a quella sensazione il giornalista era abituato.
    Se Asa fosse stata una persona più pronta a rinunciare a quel punto avrebbe salutato educatamente per lasciare l'inutile ufficio ma, dopotutto, se l'abbandono di un'indagine complessa fosse stata una scelta consueta per lui, già avrebbe dovuto cambiare lavoro. Invece, nonostante la sospetta canzonatura, la Witchburn aveva ancora tutta la sua attenzione.

    Hogsmeade?

    Benché le parole continuassero a suonargli canzonatorie, il riferimento al paese infestato dagli inferi gli mandò comunque un leggero brivido lungo la schiena.
    Non era mai riuscito a scoprire il motivo per cui la sua visione l'avesse indirizzato ad Hogsmeade e si era quasi convinto di aver semplicemente sbagliato l'interpretazione. Era così facile sbagliare, dopotutto, quando ciò che vedi e tanto fumoso ed impreciso da poter contare solo sul tuo sesto senso!
    Assottigliò lo sguardo, studiando l'indecifrabile espressione della espressione della dona. Possibile che in quel foglio celato davvero vi fosse qualche notizia utile? L'occhiò sfuggì ancora una volta verso la lettera che gli era preclusa.

    No signora. Non mi ha detto nulla su Hogsmeade.

    Aveva valutato seriamente se tirare in ballo la visione avuta, ma se la ministeriale si era fatta beffarda al sentir nominale il Cavillo l'associazione con l'arte divinatoria poteva creare una combo decisamente controproducente.
    Come detto, Asa era piuttosto avvezzo a non essere preso sul serio e se talvolta gli tornava utile altre volte era davvero limitante. In questo caso - per tutti i nargilli! - il viso fanciullesco e il tesserino del giornale meno serioso del paese gli stavano decisamente remando contro.

    Dorothea Cora Witchburn
     
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  8. Dorothea Cora Witchburn
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    Gli occhi di miss Witchburn erano fissi in quelli di Asa Plume. Indagavano, cercavano, per così dire, di scoprire quello che dietro di essi si celava senza che fosse la voce del ragazzo a farglielo capire. Un profondo dispiacere affiorò successivamente quando il giovane giornalista disse non sapere nulla di Hogsmeade, le sue parole sembravano sincere e alla vecchia vedova non era sembrato di notare nulla di fuori posto nei suoi gesti, o in quelle piccolezze che ogni tanto tradivano gli ingannatori quando questi si trovavano a galleggiare nel mare di menzogne.

    Se è così questa segnalazione non le sarà di alcun aiuto, chiaramente i casi sono differenti.

    In un attimo ritrasse la mano che teneva stretta la lettera e con una velocità meccanica la ripose all'interno del cassetto della scrivania. Da Hogsmeade arrivavano ogni giorno segnalazioni differenti, ma era vero che quella presentava sostanziali differenze e dettagli così estremamente precisi che la prima volta che la lesse Dorothea credette fosse una specie di trappola, o comunque uno scherzo di pessimo gusto, specialmente quando tra le varie parole che componevano la lettera vi aveva trovato quella che più si ritrovava nella già citate sorelle di carta.
    Inferi. Sempre loro.
    Poiché la facciata del Ministero non doveva in alcun modo essere imbrattata di disonore, lei stessa aveva deciso di prendersi un giorno libero per indagare, ma frattanto il lavoro sembrava essersi triplicato e tra un caso e l'altro fu costretta a cedere il privilegio della visita al lugubre villaggio ad un collega che, preso dalla paura, aveva mosso solo qualche passo fino alla porta di quella che un tempo era la meta più dolce per gli studenti di Hogwarts prima di smaterializzarsi e tornare a Londra.

    Mi rincresce ammetterlo ma il rapporto che ho ottenuto dal mio collega è stato inutile e in mancanza di agenti da mandare ad indagare il caso è stato chiuso.

    Disse laconica ma mantenendo sempre quell'aspetto etereo che la faceva rassomigliare più ad una bambola di porcellana animata con la trasfigurazione che ad un essere umano in carne ed ossa.

    È stato piuttosto vago in realtà, ha parlato di un forte odore di marcio, come di un corpo in avanzato stato di decomposizione, e di cetriolini sott'aceto; suppongo abbia annusato l'aria nei pressi di uno dei tanti bidoni stracolmi di immondizia, capite, Hogsmeade non è proprio il massimo dell'igiene come posto, non più almeno.

    Nel suo vivere la vita con il velo della vedovanza perennemente sull'anima i momenti di svago personale erano piuttosto pochi, e quello era proprio uno di essi. Una parte del suo cervello lottava con i muscoli per non lasciare che gli angoli della bocca si issassero verso l'alto, cercava infatti, pensando con più intensità alle tragedie che ebbe affrontato in passato, di assumere un'aria più dispiaciuta, triste. Avrebbe potuto dare l'idea di una vecchia che ripensava ai vecchi tempi passati o forse di quella che si preoccupava della sanità.
    Per un giornalista del Cavillo quelle due informazioni - rilasciate appositamente per dar da lavorare al giovanotto- avrebbero potuto garantire la prima pagina con un classico articolo complottista che, quantomeno, avrebbe fatto ridere chi era solito, come lei, non prendere troppo sul serio il giornale di quella specifica testata.
    Asa Plume
     
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    Gli occhi del ragazzo, invece, rifuggivano quelli della donna, ma solo perché troppo attratti da quella lettera esca che rimaneva ostinatamente fuori della sua portata. L'impeto con cui reagì al vedersi sottrarre definitivamente la missiva fu tutt'altro che calcolato.

    Chiaramente un piffero!

    Sbottò alzando la voce e scattando in piedi. I palmi aperti batterono sul piano della scrivania con un suono secco e aggressivo che non gli apparteneva e che disturbò lui per primo. Ancora in piedi, si schiarì la voce, imbarazzato, per poi tornare a sedere.

    Mi scusi....

    Mormorò contrito. Spaventare la donna o irritarla non era nelle sue intenzioni, ma la detective lo stava esasperando oltre ogni misura. Era abituato ad essere trattato con sufficienza, ma di solito non si prendevano neanche la briga di dargli l'illusione di voler cooperare, come invece la Witchburn si era premurata di fare.
    Dedicò un'ultima occhiata al punto della scrivania dove la lettera era stata riposta, ormai irraggiungibile, e si schiarì nuovamente la voce.

    Se quanto le ho detto le ha fatto subito pensare a quella segnalazione, forse qualche somiglianza c'è. - Azzardò, indicando con un gesto del capo il cassetto per lui invisibile. - Il contatto non mi ha parlato di Hogsmeade, ma neppure ne ha avuto il tempo. Ora possono essere due storie differenti o la stessa, ma non lo sapremo mai se non verifichiamo.

    Per compensare lo scatto di poco prima, parlava con calma, scandendo le parole come se con la sola chiarezza dell'eloquio potesse smuovere la ministeriale a sbilanciarsi in suo favore.
    Mollare l'osso continuava a non essere fra i suoi progetti, ma doveva evitare che la detective chiamasse gli auror: l'ultima cosa che gli serviva era che qualcuno controllasse davvero nel suo fascicolo, trovando l'infelice menzione alla malattia. In quel caso, Asa ne era assolutamente certo, ogni possibilità di collaborazione sarebbe decaduta.

    Che fosse per le sue parole, per la ritrovata calma o semplicemente perché così aveva già deciso, in effetti la Witchburn aggiunse alcune informazioni. Peccato che, visto l'andazzo, il ragazzo non potesse essere certo che semplicemente non lo stesse prendendo di nuovo in giro con qualche finta imbeccata.

    Cetriolini?

    Nonostante la cautela, per lui era impossibile non intercettare l'informazione più curiosa fra tutte e rizzare le orecchie interessato.
    Il miasma della putrefazione l'aveva sentito lui stesso ad Hogsmeade, provenire dai vicoli bui dove al sorgere del sole i morti tornavano tali fino alla notte successiva. Anche il degrado del paese non era una novità, così come il fatto che gli auror preferissero tenersene ben lontani. Fu proprio l'ammettere l'assenza calcolata di iniziativa ministeriale ad innescare nuovamente la sua indignazione, nonostante la curiosità per il sentore di sottaceti e benché si fosse ripromesso di rimanere buono e tranquillo pur di ottenere qualcosa.

    Quindi, poiché non avete auror disposti a verificare, preferite chiudere la pratica e nasconderla in un cassetto.

    Il riferimento alla lettera appena occultata nella scrivania della signora non era un riferimento casuale. Per chiarirlo, Asa vi fece nuovamente cenno con il capo. Le mani, invece, rimanevano strette fra le ginocchia, ad evitargli sia di dimostrare la propria agitazione che ad indulgere in nuovi scatti d'ira, anche se questa traspariva fin troppo chiaramente dal tono di voce.

    Tanto Hogsmeade è persa, giusto?

    Il sarcasmo, purtroppo, era invece completamente fuori controllo. Poteva sforzarsi di restare seduto e non gesticolare, ma gli occhi scintillavano di sdegno alla volta della donna dall'altra parte della scrivania, beffarda e ottusa come troppi suoi colleghi.
    Il problema con gli sciocchi è che ti trascinano al loro livello e ti battono con l'esperienza e Asa, per l'appunto, stava scivolando verso un pericoloso crinale. Continuò velenoso nell'invettiva che gli aveva preso la mano.

    Chi se ne importa dei pochi abitanti che lottano per rimanere. Chi se ne frega se sui resti del castello aleggia la magia nera. Tratterete allo stesso modo anche Drayrdd quando la magia fuori controllo l'avrà distrutta? Poi fonderemo un altro villaggio magico per distruggere anche quello, perché no.

    Persa la calma senza possibilità di recupero, onde evitare di farsi davvero buttare fuori dalla sicurezza si risolse ad alzarsi, pronto ad andarsene.

    Ma se a voi non interessa, ad altri ancora importa. - Dichiarò furente. Un bambinetto invasato che grondava sudore sotto la giacchetta elegante e gli occhiali dalla montatura pesante. - Setaccerò quel paese roccia a roccia, tomba a tomba. Da solo se sarà necessario. Buona giornata!

    Avrebbe ringhiato quell'ultimo saluto e poi, se la donna non avesse detto altro per trattenerlo, avrebbe girato sui tacchi abbandonando l'ufficio in un impeto d'orgoglio che raramente la sua parte umana aveva sfoggiato.

    [Ruolata Chiusa]



    Edited by Amalia Harp - 9/10/2022, 14:16
     
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