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Hesper E. Fawley
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La stagione del Quidditch era finalmente cominciata, Hesper avrebbe giocato e l'emozione provata le aveva persino impedito di dormire tranquillamente, ma quando il gran momento arrivò e la pelle fu coperta dalla divisa da gioco, l'adrenalina iniziò a scorrere come un fiume in piena.
Non ricordava nemmeno la prima volta che si era seduta in sala comune a leggere libri e libri sullo sport, e anche i ricordi delle lezioni di volo con Myrtle oramai sembravano appartenere ad un passato lontanissimo, eppure ricordava perfettamente come impugnare il manico, come librarsi in volo e ovviamente tutte le regole del caso, come se avesse studiato tutto in quei giorni precedenti alla partita.
Come andare in bicicletta.
Non erano parole sue, ma di sua nonna. A quei tempi, quando ancora dei babbani sapeva poco e niente, una bicicletta le sembrò l'oggetto più incredibile e fantastico che avrebbe voluto vedere almeno una volta nella vita e nella sua immaginazione veniva rappresentata come una scopa babbana, che in realtà non aveva nulla di diverso da quella utilizzata dai maghi... era semplicemente babbana.
Tutto ciò che la mente immagina, può essere realizzato.
Sussurrò il motto della tempesta, facendo un respiro profondo e le ciocche dei suoi lunghi capelli biondi si tinsero di viola.
Era agitata ovviamente, come tutti, certo non si aspettava di ricevere complimenti dalla cercatrice delle Holyhead Harpies ma quantomeno sperava di resistere più di quanto non avesse mai fatto durante gli allenamenti, i bolidi lanciati da Eleanor e Bealtaine l'avevano più volte portata in infermeria e se non fosse stato per l'incredibile velocità di Cristelle probabilmente ci sarebbe arrivata con qualcosa di più grave di qualche semplice graffio.
È ora.
La Purple Arrow che Myrtle le aveva regalato per il compleanno vibrava ed Hesper sentì persino un cuore battere. Sebbene sapesse perfettamente che non poteva essere possibile, ciò alimentò la sua determinazione perché volle immaginare quella sensazione come un segnale, un segnale che sottolineava quanto l'intesa che si era creata in poco tempo tra scopa e portiere fosse grande.
Insieme, cariche di energia, seguirono gli altri all'interno del campo.
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