Fuoco vs Tempesta

2032/2033

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  1. Viktor Wintersoul
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    Frozen Wiz
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    Belfast - Northern Ireland

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    Smaterializzato
    Per la prima volta prima di una partita, Viktor si sentiva a disagio. Andava su e giù per gli spogliatoi con un'espressione seria che nulla aveva a che vedere con il suo solito atteggiamento leggero e spensierato, battendosi il pugno della mano destra nel palmo dell'altra mano e sfregando lentamente i palmi guantati. L'ansia da prestazione era un nemico piuttosto comune tra i giovanissimi giocatori di Quidditch al primo vero incontro sportivo, ma per chi come lui era praticamente cresciuto a pane e Quidditch quella era una sensazione tanto insidiosa quanto assolutamente inattesa. E a nulla poteva servire la consapevolezza di aver giocato tante di quelle partite da aver perso quasi ogni interesse verso quello sport, dal momento che questa volta era tutto molto diverso. Quella che stava per giocare non era certo una amichevole e disimpegnata partitella tra cugini o amici di famiglia: no, questa volta stava per giocare una vera partita, in una vera squadra, sotto le vere regole del Quidditch e con un vero pubblico ad assistere. Tutta la scuola sarebbe stata lì a guardare, a riempire gli spalti con cori, fischi e urla, e chissà se non c'erano anche altre persone venute di proposito per vedere la partita. Per la prima volta, Viktor sentiva su di sé il peso della responsabilità e la consapevolezza che in un modo o nell'altro, il suo ruolo avrebbe potuto essere decisivo, e lo sarebbe stato sotto gli occhi di tutti. Lui che si era presentato quasi per scherzo alle selezioni, per togliersi il solo sfizio di fare un giro su una scopa, ora si ritrovava a doversi impegnare seriamente per poter portare la squadra alla vittoria. E le ultime settimane non erano certo state facili: la frequenza degli allenamenti lo esasperava, portandolo ad avere continui ripensamenti. Se non si era tirato indietro era solo perché, dopotutto, giocare con i suoi compagni della Tempesta lo divertiva. E poi, come avrebbe potuto tirarsi indietro dopo che sua madre si era definita "la mamma più felice del mondo" nel venire a sapere che aveva superato le selezioni ed era entrato in squadra come cercatore - perché sì, alla fine aveva dovuto comunicarlo ai suoi, come poteva non dirglielo? - riaccendendo in lei le speranze ormai perse.

    Ci saranno anche loro?

    Si domandò nel sentire l'annuncio dei commentatori e il vociare della folla provenire dagli spalti.
    Cercò lo sguardo dei suoi compagni di squadra, sollevato se non per altro dal pensiero che di passaggi sbagliati o errori di intesa non avrebbe potuto macchiarsi, ma al contempo fiducioso nel gioco di squadra di cui, suo malgrado, aveva iniziato ad assorbire di riflesso i meccanismi. Strizzò l'occhio a Declan, avvicinandosi a Bealtaine per dargli una gomitata.

    Ehi Bee, ti raccomando Dec. Tienilo lontano dai bolidi!

    La tensione era tanta, ma la grinta dei suoi compagni di squadra non era da meno, Viktor lo sapeva bene. Dal canto suo, lui doveva ancora fare i conti con il fatto che di lì a poco si sarebbe ritrovato al centro dell'attenzione, con centinaia di occhi puntati addosso e con una, o meglio, due voci amplificate a commentare ogni suo movimento.

    ...Veniamo ora alle magliette giallo-viola e iniziamo subito con il cercatore Viktor Wintersoul, numero 17!

    Non vale però... con quelle orecchie riuscirà a sentire le ali del boccino...

    Ehi!

    Colto di sorpresa da quel commento, Viktor ebbe un attimo di esitazione nell'entrare in campo e lanciò uno sguardo contrariato verso gli spalti. Sentì le punte delle orecchie scaldarsi, mentre una lieve punta di imbarazzo si aggiungeva alla già fastidiosa sensazione di disagio. Non si era mai preoccupato che qualcuno potesse prenderlo in giro per le sue orecchie un po' a sventola, come per qualunque altro motivo: probabilmente, in un altro contesto, lo avrebbe anche trovato divertente. Per qualche motivo tuttavia, in quel momento si sentì irritato e quasi risentito, tanto da desiderare di passare inosservato per tutto il resto della partita. Ma sarebbe stato così? Nel dubbio, non poteva permettersi tentennamenti. Sotto tutti quegli sguardi, acciuffare il boccino era l'unica cosa che doveva impegnarsi a fare.
     
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