Upside Down

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    Upside Down



    JKpg8KO



    Lo sappiamo che cosa stai pensando: no, niente Demogorgoni o universi rovesciati.
    Ciò che dovrai rovesciare in questa cornice di fanfiction è l'allineamento del tuo PG. Esatto, renderlo totalmente l'opposto di quello che è.
    Facciamo un esempio: potresti prendere il tuo PG Neutrale Buono, il Benefattore, il cuore di panna degli allineamenti, mosso dal bene incondizionato in qualsiasi cosa faccia. Prova allora a trasformarlo in un Legale Malvagio: il Dominatore, ''l'incarnazione della tirannia'', non è cattivo perché è pazzo ma è cattivo perché vuole esserlo e ne è convinto.
    Questo avrà ovviamente delle influenze sul proprio ambiente di lavoro, che probabilmente lo vedrà fuori luogo o magari un VicePreside Price con un allineamento diverso potrà diventare per la gioia di tutti il Prof più buono che Amestris abbia mai avuto.
    Divertiti ad esplorare questa eventualità, ma ricorda come sempre che la coerenza viene prima di tutto: non lasciare che il tuo studente Caotico Malvagio commetta un omicidio nei bagni della scuola, per cortesia. Pensa ai poveri Elfi che poi dovrebbero ripulire tutto.

    Regole della cornice:
    ➤ La storia deve essere ambientata al presente.
    ➤ Puoi rovesciare l'allineamento del tuo PG come meglio credi: non necessariamente ad un Neutrale Buono deve opporsi un Legale Malvagio. Questo sta all'attitudine del tuo PG e a come voi lo vedi te, l'importante è che l'allineamento sia quanto più diverso possibile da quello reale.
    ➤ Il protagonista deve essere il tuo PG (Studente/Giovane Adulto/Adulto).
    ➤ E' possibile inserire nella propria storia e muovere altri PG e PNG.
    ➤ La persona ed il tempo verbale sono a tua scelta.
    ➤ L'ambientazione deve essere quella del nostro gioco.

    Regole generali:
    ➤ Controlla ortografia e grammatica, rileggi il tuo lavoro anche più volte prima di postarlo, perché lavori grammaticalmente scorretti verranno esclusi a priori.
    ➤ E' possibile partecipare con tutti i propri PG, purché si scriva soltanto una fanfiction per ogni PG.
    ➤ Oltre ad essere grammaticalmente corretta e coerente con l'Ambientazione ed il Regolamento, la fanfiction deve avere un minimo di 700 parole per essere ritenuta valida e quindi ottenere i 10 5 p.e. in palio.
    ➤ Lo Staff si riserva di eliminare qualunque contenuto non sia ritenuto in linea con il Regolamento e l’Ambientazione. Se avete delle domande, siete invitati a postarle nell'apposito topic, in modo che le risposte siano disponibili a tutti.

    All'inizio della fanfiction ricordati di aggiungere il seguente specchietto:

    CODICE
    <b>Titolo:</b>
    <b>Autore:</b>
    <b>Personaggi:</b>


    La scadenza per postare è fissata all'11 Gennaio compreso.
    Buon divertimento!

    Edited by Bellamy Octavian Murray - 12/1/2022, 19:11
     
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    Drayrdd
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    Titolo: Rosso è il colore del Fuoco
    Autore: Lilith L. Lothlorien
    Personaggi: Lilith L. Lothlorien

    Rosso è il colore del Fuoco



    Respirava con un certo affanno, come avesse appena finito di correre, o forse aveva solo appena smesso di scappare. Nessuno l'avrebbe vista, non quella volta. Nessuno avrebbe neppure sospettato di lei; non lei.
    Dicevano che la magia non affaticava, eppure Lilith era stanca, sfibrata da quel che molti non avrebbero neppure ritenuto possibile, ma che pure era lì, davanti ai suoi occhi così cristallini da sembrare innocenti quanto il suo volto da bambina.
    L'oscurità s'era mangiata la sua anima al punto che non ricordava neanche perché lo stesse facendo; sapeva solo di avere fame e di volerne ancora, come se si sentisse più vuota ogni volta che si riempiva di quella conoscenza proibita e affascinante, come se la sua mente si ampliasse un po' di più ogni volta che aveva un assaggio di quel potere che troppi sottovalutavano. Era tutto scritto nel suo sangue, lo stesso che le tingeva i capelli di quelle sfumature così atipiche, così sbagliate, così paradossalmente temute. Quante volte s'era voltata dall'altra parte, quante volte aveva rivolto a quelle superstizioni il sorriso finto di chi può dimostrare il contrario; ma forse erano loro, ad aver sempre avuto ragione.
    Più imparava, più sentiva il contatto con la natura affievolirsi, ma non le importava. Il sorriso soddisfatto di fronte alla sua ultima opera era uno schiaffo in faccia a tutto il buonismo che le avevano propinato da quando era ancora ad Hogwarts, quando ancora era innamorata della vita e dell'amore, quando ancora aveva la speranza che potesse essere abbastanza. Crescere le aveva fornito magie inaspettate, un'armonia con il creato che l'aveva riempita, una sensibilità tale da non riuscire a contenere tutta quell'emozione in un cuore troppo piccolo, al punto che ne era straripata, arrivando a sfiorare l'anima di chi aveva accanto quasi fosse un dono contagioso.
    Nessuno avrebbe sospettato di lei. Nessuno si era neanche accorto che la magia non le scorreva più dalle dita, che la natura non rispondeva più ai suoi pensieri com'era in grado di fare un tempo; ma a Lilith non importava. Quell'abilità non era riuscita ad impedire che Hogwarts fosse distrutta; non era riuscita a prevenire che i suoi compagni morissero; non era stata sufficiente a combattere le maledizioni che s'erano susseguite nel luogo che più aveva amato, né di spegnere quella stessa natura che lei aveva cercato strenuamente di proteggere. Lei, talmente sottovalutata da passare sempre in secondo piano, lei che aveva lavorato incessantemente per poi vedersi scavalcare con disarmante facilità; lei, troppo giovane per avere una voce, troppo buona per avere rispetto, troppo diversa per avere una famiglia, troppo lei per vedere il suo amore impossibile corrisposto; lei, che alla resa dei conti con la vita ne era sempre uscita in difetto, eppure le bastava sorridere perché tutti intorno a lei stessero meglio, quasi avessero sete dell'amore che pian piano le avevano prosciugato dal petto finché non era rimasto l'arido deserto che neppure l'acqua più pura sarebbe riuscita a far germogliare di nuovo. Aveva perso tutto, in ultimo quel sorriso caldo, così diverso da quello che le piegava le labbra di soddisfazione in quel momento, nel segreto di quella caverna, lì dove nessuno sarebbe potuto arrivare.
    Sciolse la treccia vermiglia, come ogni volta che portava a compimento un lavoro, e prese un profondo respiro di soddisfazione effimera, ché quell'adrenalina durava sempre troppo poco, eppure lei ne era ormai dipendente come fosse l'unica droga in grado di darle piacere. La chioma le ricadde sulle spalle con una leggerezza inattesa, coronando quello sguardo fanciullesco che era stato la sua fortuna e la sua maledizione, bella come una principessa e soffice come una bambola, fragile all'apparenza, come avesse potuto spezzarsi da un momento all'altro; forse anche per quello nessuno avrebbe potuto indovinare quanto scuri fossero i fili che Lilith aveva usato per rattoppare le sue ferite, né quanto profondi fossero quegli squarci irreparabili, a cui ancora non era riuscita a mettere realmente una pezza.
    Si avvicinò alla creatura di cui per tanto tempo s'era presa cura; sfiorò la sua maestosa corazza con le dita, come tante volte aveva fatto, ma non sentì nulla, come se quel singolo gesto avesse perso la magia che le aveva sempre trasmesso. Quel che invece le giunse dritta al cuore fu la scintilla di fibrillazione che lo sguardo accigliato del rettile le donò, un potere così strabordante da essere fuori dalla portata di una persona sola, eppure lei lo stringeva tra le dita come fosse una di quelle mosche con cui sfamava gli Augurey della Riserva. Era lì, fra le sue mani, semplice come accarezzare l'armatura della bestia più maestosa e leggendaria di sempre, la stessa che la stava guardando come fosse il suo cucciolo di cane impaurito. In fondo, Thaghadh era sempre stato suo; era già suo quando ne aveva reclamato l'uovo, era suo quando le era nato fra le mani, nel fuoco ardente di una pira sotto un cielo dominato dal triangolo estivo; era suo quando l'aveva condizionato, quando l'aveva cresciuto dove nessuno aveva avuto la forza di volontà di farlo; era suo quando era diventato il più forte dei giovani maschi della Riserva, nero come il buio, diverso quanto lei in quella terra verde e rigogliosa, ma che non sarebbe mai stata abbastanza. Il Nero delle Ebridi era sempre stato suo, che lui l'avesse o meno desiderato; lo sarebbe stato sempre, che lui opponesse o meno resistenza.

    È tempo di accendere il mondo, tesoro mio.

    Chissà cosa aveva pensato sua madre il giorno in cui le aveva dato due nomi così diversi, così agli antipodi; chissà che non avesse sperato che quelle due anime si fondessero in qualcosa di inaspettato ed inedito, una moneta destinata a cadere sempre sul suo lato migliore. Invece, dopo tanti anni a rispondere al sussurro obsoleto di Luthien, Lilith stava finalmente dando voce alla madre dei demoni, quel nome che tanto aveva cercato di ripulire, di cui tanto avevano avuto timore, e forse avevano avuto ragione sin dall'inizio; forse, chi l'aveva chiamava diversa, l'aveva sempre saputo.
    Una scintilla mai vista prima le accese le iridi azzurre, mentre si tirava il cappuccio nero del mantello sul capo; non sarebbe comunque mai bastato a contenere la sua chioma vermiglia, che risaltava in contrasto con il buio di quel luogo come lo splendido ossimoro che la stessa persona a cui appartenevano rappresentava.
    Rosso era il colore del fuoco, e tutti se ne sarebbero accorti molto presto. Rosso era il colore di Lilith, troppo giovane, troppo buona, troppo bella, troppo innocente, troppo sensibile, troppo pura, troppo per un mondo che non s'era mai reso conto di quanto fosse abbastanza per accendere la scintilla che l'avrebbe dato alle fiamme, in quel singolo sorriso spezzato gremito di potere, su cui un'idea era nata perché tutto il resto potesse morire.
    Ed era soltanto l'inizio.
     
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    Titolo: 'Tutti in coperta, Granger!'
    Autore: Einar Bjarnsson
    Personaggi: Einar, Theocracy, Donna Mason , Derek Wade


    [ Locanda del Drago Brillo - Drayrdd, una sera d'inverno ]


    Ogni volta che la porta della Locanda si apriva per far entrare qualche nuovo cliente, dei soffi di vento gelido più invadenti degli altri trovavano il modo d'intrufolarsi oltre la soglia, accompagnati da alcuni fiocchi di neve che pagavano la loro impertinenza trasformandosi in quelle piccole chiazze d'acqua che facevano da zerbino. Per fortuna Einar si era seduto nel tavolo più lontano dall'ingresso, in attesa che arrivassero i suoi ospiti; e non per scelta naturalmente, mica s'era isolato in fondo alla stanza per qualche sottile tatticismo da oscuro e tenebroso acchiappasguardi, no. E' che non c'erano altri tavoli liberi, la Locanda era ricolma di visitatori e commensali, le voci si mescolavano agli odori del cibo e si alzavano a coprire ben più di un leggero sottofondo, cogliere con la coda dell'occhio tutti i movimenti sarebbe stato impossibile, per quanti erano gli avventori in cerca di ristoro. E tra loro c'era Einar, tranquillo ed in perfetta armonia in mezzo a tutta quella caciara; le mani unite ed appoggiate sul tavolo che teneva occupato, la schiena dritta e l'occhio azzurro e vispo che salutava ed abbracciava un po' tutti, ma soprattutto la porta. Finchè, all'ennesima apertura, non li vide entrare e sganciò subito un largo sorriso, sbracciandosi dal fondo della stanza per fargli cenno di avvicinarsi.

    Theo! Donna! Avete trovato strada finalmente, se aspettavo ancora un po' mia barba cresceva più di quella di dio Odino.

    Era sempre bello vedere Theo e Donna, li trovava simpatici, affabili, due ottime compagnie da aggiungere a quelle della sua ricca vita sociale, dato che ormai, da quando era arrivato a Drayrdd, non c'era sera - tranne qualcuna al mese, ma niente di così rilevante - che non piantonasse la Locanda a bere e cianciare con chiunque capitasse a tiro. Eppure ricordava bene le circostanze in cui aveva incontrato i due, entrambi nel bosco, entrambi per caso. Theo.. Bè, Theo l'aveva conquistato subito. La sua aria tutta timidina, impaurita, ancora si domandava come ci fosse finito a perdersi nella foresta un ragazzo così caro e buono d'animo. Donna, d'altro canto, era stata fin da subito così spigliata e rude che quasi le avrebbe ceduto gli abiti da vichingo ad honorem; ricordava bene il suo dito medio alla richiesta di spostarsi dall'albero, la sequela di parolacce in francese che gli aveva tirato contro e da lì l'escalation che la vedeva entrare ora alla Locanda con uno dei suoi outfit tipici. Scarpe da ginnastica un po' logore e usurate ai piedi, pantalone di tuta celeste, e felpona con cappuccio e zip sulle tinte del rosa, insomma, un pugno in un occhio dato che di rosa e celeste la cozzala si veste, ma a Donna non fregava una ceppa dell'abbinare i vestiti o dell'essere sempre in tiro; l'importante era essere sempre spontanee e naturali, ed Einar l'apprezzava per questo. Un bel respiro tutti quanti ora dai, è solo un mondo al contrario.

    Einar, è sempre un piacere vederti. Come stai?

    Allora? Che si dice in giro, vecchio sacco di pulci?

    Donna! Suvvia dai, un po' di educazione..

    Perchè, che ho detto? Ce le ha, mica mi invento niente.

    Ad Einar divertivano un sacco quei siparietti. Si tirò indietro contro lo schienale della seduta, appoggiando un gomito sul tavolo e tenendosi su la testa con la mano, facendo scivolare appena la manica del maglioncino arancione che indossava. Piuttosto natalizio, a giudicare dal muso di renna che era ricamato davanti, dopotutto quelli erano i giorni dell'anno in cui l'atmosfera inebriava di gioia tutti quanti. Aspettò che si fossero seduti entrambi, passando lo sguardo da un lato, al composto garbo che accompagnava Theo, fino all'altro, dove Donna non esitò ad accomodarsi allungando i piedi fino alla sedia libera che completava il quartetto del tavolo.

    Tranquillo Theo, tua gentilezza è sempre grande. Che bello vedervi, voi due siete proprio mia coppia preferita. Come dite voi inglesi di questa cosa, avete parola.. Non ricordo. Un momento. Derek! DEREK!

    Urlò dal proprio posto, sbracciandosi di nuovo verso un giovane ragazzo che non tardò ad accorrere verso il tavolo, nonostante lo strofinaccio ancora umido appoggiato sulla spalla ed il grembiule ben allacciato in vita. Forse in quel mondo i geni gli avevano dato picche, forse quel Derek non aveva mai avuto voglia di allenarsi, di correre, di fare esercizio fisico, sta di fatto che.. c'è l'avete presente tutti lo Steve Rogers prima del super siero, no? Ecco. Quel cameriere era proprio mingherlino, esile come pochi ricordava d'averne visti, un giunco tutt'ossa e niente muscoli che però gli stava simpatico - tutti stavano simpatici ad Einar in fondo - e soprattutto gli stava insegnando l'inglese a modo, aiutandolo a perdere pian piano le sue palesi contaminazioni Norvegesi, lui che Norvegese lo era altrettanto.

    Derek loro sono miei amici, Theo e Donna lui è Derek, giovane che mi aiuta con vostra lingua. Derek come si dice quando c'è coppia che ti piace tanto in libri o film?

    Ma dici una ship?

    Sì! Bravo, proprio quello, grazie Derek. Tua conoscenza è sempre perfetta, pregherò dio Thor di fare tuoi bicipiti un po' più rotondi, te li meriteresti. Voi due siete ship.

    Indicò di nuovo Theo e Donna, mentre il giovane Derek tossicchiò per intervenire e portarsi avanti.

    Senti Einar, ordinate mentre ci siamo? Non farmi fare la strada due volte dai, che se mi muovo mi stanco..

    Giusto, giusto, tu ami divano e casa domotica, non c'è problema. Per me solito.

    Io mi tiro giù una birra stasera!

    La versione muratore-in-pausa di Donna Mason completò il suo ordine con anche un bel paio di pacche del palmo della mano sul tavolo.

    Per me acqua tonica, per favore. Sono astemio, lo sapete.

    Aggiunse Theodore, ma questo è evidentemente il punto in cui le ombre del sipario che cala riempiono la scena, lasciando la Locanda del Drago Brillo ed i suoi commensali. Nemmeno l'Upside Down è talmente tanto alla rovescia per qualcosa del genere.

    Ad un certo punto ho smesso di chiedermi che cosa stessi scrivendo, quindi nel dubbio mi dissocio da tutto ciò. Però dritti o alla rovescia siete tutti e tre bellissimi <3
    Grazie per essere i non-amici di Einar.
     
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    Ghiaccio V Anno
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    Titolo: L'allieva e il maestro
    Autore: Geneva Thomas
    Personaggi: Geneva, Declan, Cristiano, Lily

    [Sala Comune Ghiaccio - Ottobre 2032]


    Come hai potuto farmi questo? Fare questo a mio nonno...

    Geneva si trattenne dal roteare gli occhi al cielo davanti alle proteste del compagno più grande.

    Cri, mi dispiace per tuo nonno ma non posso farci proprio niente.

    Gli fece presente, lasciandosi cadere sulla poltroncina più vicina. La gonnellina della divisa si sollevò un poco mentre alzava le gambe per farle passare al di sopra del bracciolo, la schiena comodamente poggiata all'altro lato, di trasverso sulla seduta.
    Erano nella sala comune del Ghiaccio un pomeriggio dopo scuola, quando il Falasti l'aveva mandata a chiamare in camera da una compagna, evidentemente al solo scopo di propinarle quella scenata.
    Una vera scocciatura!
    Sospettava che il dolore di Cristiano fosse autentico come l'oro di Lepricano, ma anche fosse stato assolutamente reale e la storia del nonno scomparso la verità... perché mai avrebbe dovuto diventare un suo problema?
    Un altro compagno si sarebbe visto scaricare con un'alzata di spalle, ma Cristiano era un tipo permalosetto e vendicativo e a parlare con lui bisognava stare attenti. Geneva ci prestava sempre molta attenzione e a parte abbreviargli il nome ogni tanto, giusto per infastidirlo un po', non osava.

    Mi son tagliato un braccio per aiutarti, gran bel modo di ripagarmi.

    Questa volta, cautela o meno, la ragazzina roteò gli occhi con un mugugno infastidito.
    Permettere al compagno di aiutarli era stato assolutamente un errore, lo riconosceva. Quando il Ghiaccio aveva origliato i loro progetti, Declan e lei stavano pensando a come introdursi nella parte proibita della biblioteca e il diversivo offerto dal Falasti era sembrata una buona idea.
    Purtroppo, a parte il debito con quella cozza lamentosa vestita d'azzurro, l'incursione non le aveva fruttato nulla. Con il Tempesta era riuscita ad arraffare solo delle pergamene che si erano poi cancellate... un vero buco nell'acqua. A prova della malefatta non rimaneva quindi nulla di concreto e Geneva non temeva di essere scoperta, ma odiava quel continuo rimbrottare e accusare di imbroglio.

    Cri puoi lamentarti fino allo Yule e magari San Nicola, stufo di sentirti, ti farà trovare il libro sotto l'albero!

    Suggerì ironicamente, dandosi la spinta per tornare seduta. Avvicinò la testa a quella del compagno, abbassando la voce.

    Te l'ho già detto: mandaci Simone!

    Non appena aveva saputo della nomina a prefetto del Falasti Fuoco, la piccola Ghiaccio ci aveva visto una miniera di possibilità. Ma il fratello non sembrava pensarla allo stesso modo e lei non capiva se per rispetto o per timore.
    E pensare che appena arrivata in quella casata, la bimba undicenne che era stata, aveva guardato al distinto compagno intrigante come ad una vera guida. Per un po' aveva anche tentato di emularlo per poi scoprire altri sistemi che per lei funzionavano meglio, sostituendo con i modi falsamente gentili e disponibili quelli snob e distanti del ragazzo.

    Non serve neppure che lui sappia di esserci andato - Ridacchiò, riappoggiandosi allo schienale imbottito e incrociando le caviglie davanti a sé - Senza divisa siete identici!

    Il cappello avrebbe potuto smistarla fra gli audaci Fuoco, riconoscerla affine ai più vivaci Tempesta... e invece no. Quel giorno di quattro anni prima il vetusto Cappello Parlante doveva aver bevuto parecchio e così Geneva si era ritrovata fra glieli zombi dei Ghiaccio.
    Ci aveva fatto il callo pian piano, iniziando a conoscerli e riconoscere quelli con cui poteva avere qualcosina in più in comune.
    Uno dei più divertenti era sicuramente il Falasti, se non altro per l'impegno che ci metteva nel farsi la nomea di inaffidabile e poi pretendere pure di circuire il prossimo. Che ci riuscisse davvero aveva per Geneva dell'incredibile e la ragazzina non aveva ancora capito se fosse per particolare capacità del ragazzo o per monumentale stupidità delle vittime che si sceglieva.
    Seppure non condividendo appieno il modo di operare dell'altro, conservava per Falasti un certo rispetto non dissimile da quello che un ex allievo potrebbe portare all'antico maestro.

    [Biblioteca - qualche tempo dopo]


    Alla fine Geneva era riuscito a convincerlo e quel sabato pomeriggio, saputo che Simone sarebbe stato al villaggio con delle compere, si erano dati appuntamento in Biblioteca.

    Ciao Simo!

    Si era premurata di salutare Cristiano a voce abbastanza alta perché de Merlis potesse sentirla, ma non sufficientemente per essere ripresa. La parte più difficile restava il non mettersi a ridere per l'imitazione che il Falasti faceva della gentilezza tipica del fratello Fuoco.
    Il piano era piuttosto semplice. Avrebbero simulato delle ripetizioni in Difesa, materia in cui Simone eccelleva e in qualità di prefetto, adducendo la scusa d'essergli sembrato avvertire un movimento nella sezione proibita, sarebbe andato a controllare.
    Cristiano aveva oltrepassato il cordone di delimitazione del reparto da una decina di minuti e Geneva era rimasta al tavolo, proprio vicino all'ingresso della sezione, ad aspettarlo leggendo svogliatamente il libro e gli appunti che si era portata dietro per la recita. Non si aspettava di dover davvero sostenere la parte e non si allarmò minimante quando Lily si avvicinò a lei.

    Ciao.

    L'altra prefetto dei Fuoco era una ragazza simpatica ma fin troppo sveglia per Geneva, che aveva poco a che fare con lei.

    Ciao! Hai visto Simone? De Merlis mi ha detto che era con te.

    Geneva, che per quanto si avviasse sulla strada degli intrighi rimaneva ancora una bambina, guardò l'altra battendo le palpebre un paio di volve a vuoto prima di riscuotersi, lanciando imprudentemente un'occhiata oltre il cordolo del divieto.

    Oh si... stavamo studiando. Si è allontanato un attimo.

    Puntuale come solo la sfortuna sa essere, Cristiano scelse esattamente quel momento per tornare nel corridoio principale del Settore Proibito. Accortosi della presenza di Lily e dell'essere stato visto, avanzò tranquillo verso di loro, sorriso in volto e un libro in mano che con disinvoltura unì ai suoi, facendolo sparire con la velocità di un prestigiatore.

    Tranquilla Gen: non c'era assolutamente nessuno. - Si rivolse alla compagna più piccola che rispose con un enorme sorriso, sinceramente ammaliata da tanta nonchalance. - Ciao Lily. Che succede?

    Cunningham ci cerca. Vieni!

    Cristiano fece per riunire il materiale che avevano sparso a bella posta sul tavolo, probabilmente per prendere tempo e trovare una via di fuga. Poteva imbrogliare le persone, ma difficilmente sarebbe riuscito ad oltrepassare l'ingresso dei Fuoco!

    Potresti lasciarmeli, Simo? - Domandò Geneva, mettendo una mano sui libri che stava per ritirare e fra cui aveva visto scomparire quello dell'animagia- Così finisco di ricopiare i tuoi appunti.

    L'occhiataccia che il ragazzo le rivolse mentre acconsentiva era tutta di Cristiano, seppure accompagnato dai modi e dalle parole gentili che avrebbero dovuto appartenere a Simone
    Non appena i due lasciarono la biblioteca, svelta Geneva si alzò e radunò i libri suoi e del compagno. Non dubitava che Cri se la sarebbe cavata, così come immaginava la sua vendetta per il rischio corso: meglio assicurarsi qualcosa con cui tenerlo buono.
    Uscì dalla biblioteca a passo spedito, con la bracciata di libri e pergamene in bilico, pensando a dove nascondere il volume che il Falasti aveva appena recuperato.
    Glielo avrebbe elargito qualche pagina alla volta... ogni volta che le sarebbe stato utile un tornaconto.
     
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    Frozen Wiz
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    Titolo: Iron Lady
    Autore: Claire E. Wilson
    Personaggi: Claire (Neutrale Malvagio – L’opportunista), Zoie Davis (PNG), Donna (solo citata), Connor (solo citato), Amalia (solo citata), Lilith ed Alec




    Zoie Davis, Dragoniera Junior della Riserva di Drayrdd e segretaria dell’Ufficio del Capo-Villaggio, non immaginava che sarebbe stato così difficile accontentare la donna che sedeva dall’altro lato della scrivania. Qualche mese prima, quando aveva letto gli annunci sparsi un po' ovunque per le strade del villaggio, non si era fatta scrupoli a presentare il suo curriculum sulla scrivania della Wilson. Era un’opportunità, e chissà che essere alle dipendenze del Sindaco per qualche tempo non gli avrebbe aperto altre porte in futuro.
    Si mormorava in Riserva che Claire E. Wilson fosse sempre sorridente e gentile, ma le malelingue riferivano una gentilezza stucchevole dietro cui si celavano spesso doppi fini. Quando sorrideva significava che aveva appena scorto un’occasione per accrescere il proprio tesoro ed elevare il prestigio del Villaggio. La donna amava circondarsi di adulatori ed il suo nome spesso compariva sulle prime pagine del Settimanale delle Streghe. Gli stagisti ed i fotografi della Capo-redattrice Mason erano sempre dietro l’angolo per catturare inedite foto con le loro magiche macchine fotografiche e per indagare sugli ultimi flirt della Wilson. Era donna sicura di sé, appariscente e che amava ostentare le proprie ricchezze. Di certo era la strega più famosa di tutta Drayrdd. E non faceva nulla per nasconderlo.
    Aveva già messo a bollire l’acqua per il thè. Controllò l’orologio nell’ufficio e l’arrivo del Capo-Villaggio era previsto per le dieci in punto. Come ogni mattina, la Wilson al suo arrivo desiderava essere accolta con una tazza di thè fumante ed aggiornata sulla posta arrivata quella mattina. E Zoie sapeva già che sarebbe stato un cattivo buongiorno, anche perché era arrivata l’ennesima missiva dalla vicina Amestris.

    Buongiorno Sindaco Wilson!
    Il suo thè è già pronto.


    Una tremante Zoie si avvicinò all’ingresso per aprirle la porta e far entrare il Sindaco. Aveva ravvivato il fuoco per rendere l’ambiente confortevole ed accogliente, proprio come desiderava la Wilson. Era una mattinata così fredda, tanto che la neve non si era ancora sciolta sul patio all’ingresso.
    Con un completo in taffetà ametista ed una pelliccia d’orso bruno sulle spalle, la donna più importante di Drayrdd entrò nella stanza con il suo modo di fare austero e perennemente insoddisfatto. L’aveva vista sorridere più e più volte, ma solo quando presenziava eventi pubblici o s’interfacciava con autorità del Ministero. Era una donna affabile e furba. Scaltra. Organizzava prestigiose cene nel suo Cottage sulle rive del fiume Boann invitando le figure più eminenti del Galles e di Londra. Feste esclusive, spesso finanziate dalle casse di Drayrdd. Un vezzo che si concedeva ogni tanto, oltre a qualche villeggiatura in un lussuoso resort di Londra. Ma di questo non poteva farne parola.

    C’è posta per me?

    Porse la pelliccia alla segretaria per poi accomodarsi sulla poltrona dietro la scrivania. Squadrò con aria di sufficienza la tazza di thè che le aveva preparato. Stava trovando un modo o un pretesto per criticarla, come faceva di solito. Si concesse qualche sorso, assaporandone l’aroma speziato. Il suo preferito. La Davis si era accertata che nella dispensa dell’Ufficio ci fosse una fornitura per un intero anno del thè al gelsomino che tanto amava.

    C’è poco zucchero. Ed è troppo caldo.

    Mi dispiace, Sindaco Wilson! Potrei rimediare…

    Non importa. La mattinata è già iniziata male.

    Mi dispiace, Sindaco Wilson! Potrei…

    Allora? La posta?

    Zoie quasi stava inciampando sul tappeto persiano al centro dell’ufficio, per poter riporre la calda pelliccia sull’attaccapanni e recuperare la posta della Wilson. Il Capo-Villaggio lasciò correre, compiaciuta dal terrore che infondeva non solo nella segretaria. Per poter lavorare bene bisognava motivare i propri dipendenti ed il terrore ed un atteggiamento autoritario facilitavano il tutto. Del resto in Riserva non c’erano problemi e nonostante avesse sovraccaricato con turni extra i Dragonieri tutto stava andando nel verso giusto.

    Il Capo-Dragoniere Lothlorien le ha inviato i nuovi turni per la prossima settimana e ci sono da leggere alcune note…

    Sono reclami?

    In verità i Dragonieri sono in affanno ed alcuni per passare un giorno libero con la propria famiglia stanno usando i giorni di ferie.

    Ne parlerò personalmente con Lilith.

    Questa arriva da Amestris!

    Il Capo-Villaggio roteò gli occhi al soffitto. Immaginava già il contenuto di quella lettera. Sospetti confermati quando notò il sigillo della Harp. Stimava la Preside dell’Accademia, ma disapprovava il modo con cui metteva perennemente gli interessi degli studenti davanti a tutto. Erano settimane che l’amica cercava di convincerla a tenere un discorso di fine semestre in Sala Grande. Un modo per infondere luce e speranza in tempi difficili, inoltre le richieste di Tirocinio ormai si accumulavano sulla scrivania. Aveva inasprito i requisiti per accedere al Tirocinio con almeno una E nella materia d’interesse, escludendo coloro che avevano a fatica ottenuto una O.

    Non ho nessuna intenzione di sprecare il mio tempo con gli studenti.
    C’è altro?


    Ma Sindaco Wilson…

    C’è altro?

    La Devis dovette desistere, sapeva che il Capo-Villaggio aveva licenziato altre segretarie per molto meno. Era un anno difficile per tutti.

    [ … ]



    Negli occhi dei colleghi non c’era stima o affetto, ma solo timore e rassegnata comprensione. C’era chi l’apprezzava per il pugno di ferro con cui gestiva Villaggio e Riserva, ma molti iniziavano ad essere esausti per i massacranti turni lavorativi. Perfino Connor, il positivo e gioioso Connor appariva come uno spettro di tanto in tanto in mensa senza aver più voglia di allietare i colleghi con battute e storie. L’entusiasmo che un tempo si respirava sembrava essersi spento, sostituito da un silenzio carico di ansia e fatto di sguardi d’intesa. Nessuno osava incrociare lo sguardo acquamarina della Wilson, un tempo loro collega e con cui avevano condiviso più di un tozzo di pane. Quando l’avevano eletta, risoluta e determinata, avevano sperato in un futuro migliore. Non potevano di certo lamentarsi della paga e di come erano gestite le cose in Riserva. Non c’erano mai state così tante nascite come in quell’anno, ma a causa di presunte “ristrettezze economiche” le assunzioni erano state bloccate. Straordinari su straordinari per tutti i Dragonieri, gravando anche sui Dragonieri Junior della L.U.M.O.S. che erano costretti a saltare lezioni e ritrovarsi indietro con il percorso universitario.
    Il Sindaco aveva chiesto sacrifici ai suoi ex-colleghi. Prometteva tempi migliori, ma le malelingue che circolavano in Riserva da un bel po' affermavano che le ricchezze di Drayrdd erano utilizzate per altri scopi. Nessuno però aveva il coraggio di parlare, tranne Lilith.

    Claire, il lavoro è troppo ed i turni sono diventati massacranti! Abbiamo bisogno di una mano.

    Non sapeva cosa la irritasse di più. Se Lilith osasse chiederle per l’ennesima volta di sbloccate le assunzioni o se si riferisse a lei con così tanta familiarità. Tra loro c’era sempre stato un rapporto complicato, fino a cadere in una vera e propria insofferenza quando la Wilson aveva vinto le elezioni e deciso di dedicarsi a pieno tempo alla gestione del Villaggio. L’amica aveva percepito la cosa come un tradimento, esacerbato dalle scadenti condizioni di lavoro ed i proibitivi turni al limite della schiavitù. Ogni Dragoniere era ben retribuito e le entrate per il Villaggio non erano mai state così numerose. Un’amministrazione rigida ed efficiente, ma che non andava incontro ai bisogni dei suoi cittadini.

    Dobbiamo per forza tornare sull’argomento?

    Mi hai nominata Capo-Dragoniere ed è mio compito aggiornarti sulla situazione qui.

    Sono qui per verificare di persona.

    Dovresti aprire gli occhi! Il numero di Draghi è il più alto mai raggiunto negli ultimi dieci anni e non siamo abbastanza per occuparci di tutti.

    Per questo ci sono i turni straordinari e sono retribuiti il doppio della paga base.
    I Draghi prosperano, una fonte di guadagno sicura per il Villaggio ed anche per tutti voi. Dov’è il problema?


    Dov’è il problema? Davvero Claire?

    Quando smetterai di giudicare ogni cosa che faccio? Ho delle responsabilità ed una tabella di marcia del mio mandato da rispettare.
    Non si costruisce qualcosa di grande, senza qualche sacrificio.


    Walter Reynolds ha dovuto prendersi una giornata di ferie per poter andare alla laurea magica di suo figlio!

    Ero qui proprio per questo: Ho bisogno della lista delle ferie retribuite.

    …?

    In quel momento la Wilson si chiese come mai avesse messo a capo della Riserva proprio la Lothlorien. La credeva sua amica ed abbastanza intelligente da comprendere i sacrifici che avrebbe dovuto compiere per il bene di Drayrdd. Ed invece aveva ottenuto solo resistenze ed ostilità da lei. Del resto non aveva più parole per giustificare il suo comportamento, credendo fermamente di essere nel giusto.

    Ti ringrazio per l’idea, Capo-Dragoniere Lothlorien.
    Sarà suo compito comunicare i licenziamenti con qualche giorno di preavviso. E con grande gioia saranno riaperte le assunzioni.


    [ … ]



    Cosa amava di Alec? Nulla, a parte la sua ingenuità ed eterna buonafede.
    Lasciarsi immortalare in qualche foto magica, offrire di tanto in tanto qualche gossip e lavorare per la sua nobile causa era la miglior strategia che avesse mai messo in atto. Ripulire la sua immagine ed unirsi in quella campagna di beneficenza per Drayrdd non solo migliorava i rapporti del Villaggio con le figure più eminenti del Galles e di tutta Londra. Con piacere sentiva il dolce suono dei galeoni nei sacchi per la raccolta delle offerte ogni settimana.
    Le bastava fare qualche discorso, così convincente da promuovere il territorio ed unirsi alla causa di Alec sulla progettazione della Riserva. Erano passati già passati diversi mesi dall’inizio del suo mandato e nulla di fatto. Promesse, su promesse ed ancora promesse. E quando non bastavano per convincerlo, un invito al suo Cottage e qualche parola sussurrata all’orecchio e Bànach placava ogni sua ansia e smetteva di fare domande. Era diventato così prevedibile, da riuscire a manipolarlo con qualche sorriso di circostanza e scaricare le responsabilità su qualcun altro. Ora sui tempi dell’amministrazione, ora sulla burocrazia di Londra ed ora l’inspiegabile mancanza di un documento importante nel fascicolo. Più tempo passava e più ricchezze si accumulavano nelle casse di Drayrdd, nella speranza di utilizzarle un giorno per la Riserva di Bànach. Nessun rimorso o senso di colpa, solo opportunismo. Nel sollevare quella borsa piena di monete immaginava già come spenderla per il proprio tornaconto personale.

    Con tutta questa beneficenza realizzeremo il nostro sogno in pochi mesi.

    Lo spero.

    Non hai più fiducia in me?

    Eh… no… ho fiducia… non volevo dire questo.

    Non dubitare mai di me.

    Cercò la sua mano. Forse provava affetto, lo stesso che poteva provare per un animale domestico. Tutto sommato si era affezionata a ciò che avevano creato insieme in quei lunghi mesi di affannosa ricerca di fondi. Ne avevano passate così tante insieme. E le sarebbe un po' dispiaciuto se un giorno avesse dovuto rilevare all’uomo che la Riserva non sarebbe mai sorta sul territorio di Drayrdd.
    Perché? Non era suo desiderio.

    Ho deciso di assegnare un allineamento diverso a Claire. Da Neutrale buono a Neutrale malvagio.
    Cinica, opportunista e pronta a trarre beneficio per se stessa. Non è distruttiva o folle, semplicemente subdola e manipolatrice. Ciò che è di più diverso dalla nostra amata Claire :3

    Spero di aver reso giustizia all’allineamento. Ho trovato interessante immaginare i rapporti tra Claire ed i PG di AH che cambiano senza però snaturarli troppo. La parte più interessante della FF, a mio avviso.
    Con Amalia permane stima ed affetto, ma su molti punti non si trovano unite. Con Lilith lo scontro è inevitabile, facendole allontanare sempre di più senza possibilità/volontà di recupero. Con Alec invece c’è solo il desiderio di ripulirsi l’immagine e manipolarlo nella ricerca della sua utopica Riserva.
     
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    Titolo: Per un futuro migliore
    Autore: Donna Mason
    Personaggi: Donna Mason

    ***



    Donna Mason era una giornalista molto diversa da quello che si si poteva aspettare dalla Caporedattrice de "Il Settimanale delle Streghe": era una persona buona, cordiale, amichevole e generosa, sempre pronta a dare una mano al prossimo ed a scrivere sulle pagine del suo giornale qualunque cosa potesse essere utile e fare del bene alla comunità ed alle Creature Magiche, sua più grande passione da sempre. Non era raro infatti leggere di proposte per manifestare contro le ingiurie del Ministero, promuovere delle iniziative a costo zero per aiutare i meno abbienti e tutte altre piccole cose che per lei avevano un grande valore e che, sperava, avrebbero un giorno fatto la differenza; insomma, l'impronta che aveva dato a sé stessa ed al suo lavoro era Ecologia, Ecosostenibile ed Eco-friendly, progetto di progresso che aveva chiamato, infatti, "delle tre E".
    Quello era un periodo per lei di grande sviluppo interiore: purtroppo l'ingenuità era sempre stato un suo difetto, ma finalmente si era accorta di tutte quelle amicizie tossiche che le facevano soltanto male; in particolare, aveva chiuso con Theodore DeWitt, un ragazzino scapestrato che vedeva il mondo in maniera completamente distinta dalla sua, per lui era importante l'ambizione ed il successo, mentre lei era molto più avanti rispetto a tali superficialità che rendevano mera e sprecata la vita. Si era invece avvicinata a persone che, per affinità caratteriale e vedute analoghe, riuscivano a capirla ed accettarla molto meglio di quanto nemmeno la sua matrigna, donna stilosa e materialista, era mai riuscita a fare. Loro erano persino riusciti a comprenderla in quei suoi momenti di volgarità, in cui la sua indole un po' tamarra e da scaricatrice di porto prendeva il sopravvento su di lei. In fondo, però, nessuno era perfetto, altro messaggio che aveva sempre promosso sul Settimanale delle Streghe.
    Aveva pubblicato una settimana prima un articolo su una manifestazione per la tutela dei diritti di qualunque forma di vita sulla Terra, e lei si sarebbe fatta portavoce di una protesta che avrebbe visto centinaia di persone ad invadere Diagon Alley pacificamente, ma con l'intenzione di rimanerci finché qualcuno non li avesse notati per davvero. Era proprio per quella protesta che si stava preparando nella sua piccola e rustica casetta a Drayrdd, prendendo dei vestiti un po' a casaccio dall'armadio, ché il vestiario non era una cosa che le interessava particolarmente, né l'aveva mai fatto: seguire mode, abbinare colori... erano tutte perdite di tempo dietro alle quali non aveva intenzione di stare. Quella giornata sarebbe infatti uscita con un pinocchietto giallo ed una felpa corta fino all'ombelico, delle ciabatte nere che in ogni caso si sarebbe tolta per stare più a contatto con la natura. La terra, seppur asfaltata, non era una cosa di cui avere disgusto. Questa era una delle frasi che aveva scritto nei cartelloni che aveva arrotolato e che aveva inserito in grossi sacchi neri posizionati sulla sua spalla destra, smaterializzandosi una volta uscita di casa e trovandosi poi nella via più affollata dell'Inghilterra Magica; quella giornata lo era ancora di più, ché molte delle sue lettrici si trovava in strada con il volto dipinto e dei cartelloni, cosa che le riempiva il cuore di orgoglio.

    Sono davvero felice di vedervi tutte qui, care ragazze.

    Sorrise ampiamente portandosi una mano al cuore, facendo un giro su sé stessa per osservare tutti quelli che la circondavano. Avere attorno a sé così tante persone che erano pronte a seguire la sua causa era la soddisfazione più bella che potesse provare, sentiva di essere realizzata e di aver fatto qualcosa di bello e di grande nella sua vita. Non era certo arrivata al traguardo, ma non ne era lontana.

    E' il momento di far sentire la nostra voce a chi ha del vero potere. Io dico basta ai soprusi sulle creature magiche, alle tasse ministeriale spropositate, ai pregiudizi ed all'odio. Io dico basta, e voi?

    Un caotico consenso tuonò per tutta la strada, e quello fu il segnale che la protesta sarebbe potuta cominciare da lì, e quindi la rivoluzione: aprì i sacchi che si era portata dietro, lasciando che chi ne fosse sprovvista prendesse cartelli e cartelloni. Invitò le sue compagne ad aumentare il volume della loro voce con la magia, e per prima fu lei a portarsi la bacchetta alla gola, pronta a farsi sentire.

    Basta abusi, basta soprusi!

    Quello sarebbe stato il motto della protesta, che Donna avrebbe gridato con tutta sé stessa, sorridendo come non mai. Quello era tutto ciò che la rendeva felice: compagnia, protesta e libertà di essere sé stessa.
     
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    Pepy e Panky hanno accreditato tutti i p.e. delle splendide FF pubblicate fino ad ora!
    Pepy e Panky ricordano ai gentili Padroni, Padroncini e Padroncelli che d'ora in poi sarà possibile guadagnare 5 p.e. per ogni FF.

     
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6 replies since 11/12/2021, 13:15   161 views
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