Nel mentre, in Sala Grande...

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    Fuoco VI Anno
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    Quindi Lullaby sapeva tutto?
    Perchè era stupito del fatto che la ragazza potesse conoscere un segreto del genere? Lei sapeva sempre tutto, aveva fatto di quelle piccole verità nascoste un'arma affilata, la sua punta di diamante, perchè quindi stupirsene?
    Kyle era preoccupato, quel loro piccolo ma grande segreto collegava più persone e come un domino, muovere una pedina avrebbe fatto velocemente cambiare direzione alle altre, molto più rapidamente di quello che avrebbe inizialmente immaginato, anche se ormai non ci sarebbe stato molto su cui aggrapparsi.
    Manon era stata piuttosto chiara alla riunione del Fuoco, zittendolo e freddandolo come fosse il bambino appena entrato a scuola e lei il capo branco, sottolineando la sua inferiorità e la certezza che mai nulla ci sarebbe stato tra loro, ma avrebbe cambiato le cose che sentiva? Probabilmente no.
    Si rivolse direttamente a Lullaby, con tono deciso ed un sincero sorriso sulle labbra

    Quello che ho ottenuto è forse più grande di tutto quello che potresti ricevere tu, cara la mia boccaccia

    Le disse strizzandole l'occhio, prima di muovere istintivamente lo sguardo verso Manon , quasi scusandosi con lei per l'accaduto, consapevole che se avesse tenuto la bocca chiusa in precedenza, evitando di difenderla come il cavaliere senza macchia, forse non l'avrebbe infilata in questo pasticcio, dove ora sembrava aver coinvolto anche Bellamy , ma soprattutto Lily .
    Ma sarebbe realmente stato capace di stare zitto?
    Poteva Kyle Crane, il ragazzo più istintivo e sfacciato della Londra Magica (umile anche) tenere la bocca cucita in una simile occasione?

    Se la Luna si piegasse a scender sulla terra per farti un sorriso prima di tornare in cielo, saresti felice o guarderesti solo il fatto che mai più potresti ricevere simili attenzioni?

    Lo disse guardando Manon, deglutendo l'imbarazzo di una simile nebulosa confessione, prima di voltarsi nuovamente verso Lullaby sorridendo, come a voler smorzare la tensione appena creata ed evitare ulteriori imbarazzi per i compagni, anche se ormai probabilmente le uova si erano rotte.
    Si voltò a cercare lo sguardo di Lily, ma la ragazza non era più con loro: che stupido, si era alzata da poco per dirigersi a chiedere informazioni riguardo alla situazione, quindi non aveva sentito?
    Tirò un silenzioso sospiro di sollievo, anche se loro due non si erano mai posti obblighi e doveri, venirlo a sapere cosi non avrebbe di certo giovato al loro rapporto, anche se alla fine Kyle non aveva tradito nessuna promessa, ma di certo non sarebbe stato carino.
    Ma di che informazioni stavano parlando?
    Kyle era talmente preso dalla sua strenua difesa a Manon, da non accorgersi di tutto ciò che si stava consumando attorno a loro e che sicuramente lo toccava da vicino, ma si sapeva che il giovane non sapeva controllarsi bene quando c'erano in campo questioni di cuore.
     
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    Ghiaccio V Anno
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    Luna si stava guardando intorno, poi i suoi occhi di posarono sul tavolo della tempesta, notò Eleanor, la salutó da lontano e le porse un sorriso, più tardi voleva chiederle se quest'estate avesse in programma qualcosa

    Tu, dormito bene?

    Luna, si tolse quel pensiero da sopra e guardò la sua amica

    Cosa?! Oh sì... Beh ecco diciamo che ho dormito bene, ho fatto un sogno strano ma bello e interessante, mi sono svegliata prima del previsto ma poi mi sono persa nei miei pensieri

    Luna sorrise a Gen e poi decise di mangiare qualcosa, magari qualche dolcetto l'avrebbero tirata su di morale, sul cibo non sapeva proprio decidersi.
    Poi la ragazza ha deciso di rispondere finalmente

    Piacere di conoscerti, sono Luna!

    Non le piaceva il modo in cui l'ha detto ma ormai non poteva ritirare il tono che aveva utilizzato, ma la ragazza andò avanti nella sua diciamo spiegazione

    Non siete nemmeno riusciti ad individuare un collegamento logico spicciolo fra un improvviso guasto alle tubature dei sotterranei e l’assenza di metà dei professori.

    Da quelle parole Luna capì che la storia delle tubature era tutta una bugia, quindi i suoi pensieri e la domanda che aveva fatto a Gen poco prima non erano del tutto scontati..
    Decise di rispondere alla ragazza, con toni un po' più calmi rispetto a prima, diciamo amichevoli

    E tu che ne sai? Di certo non lo vengo a dire a te, poi se tu sai qualcosa, al posto di girarci intorno, lo puoi dire forte e chiaro, no?
    Ma d'altronde non mi va più di parlare con te, se sai qualcosa in più, del reale motivo che i professori manchino, allora parla...


    Luna si sistemò il piatto che aveva spostato un pochino con il gomito, prese un po' di the e se lo versó nel bicchiere

    Vediamo un po' se mi calmo!
    Ritornando a noi Gen, tu questa estate la passerai con Bealtaine? Io non so proprio, vorrei fare qualcosa ma ancora non ho nessuna idea


    Prese il bicchiere, lo portò vicino la bocca e fece un piccolo sorso, dopo che rispose di nuovo a quella ragazza, Luna non voleva più stare seduta la, voleva solo delle risposte chiare e concise.
    Tralasciando il risveglio felice di Luna, la sua mattinata era rientrata nelle cose negative della giornata
     
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    Mi nascondo mostrandomi

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    Un sorrisetto soddisfatto fece capolino sul viso di Astrid da dietro alla tazza di caffé fumante.

    Grazie Michelle

    Terrorista. Detto dalla Lullaby le suonò come un complimento e, forse, lo era davvero. Quella scelta di parole le fece quasi credere che qualcuno, dentro ad Amestris, cominciasse a temerla. Ma, forse, stava solo volando con l'immaginazione.
    Per essere davvero una terrorista le mancavano ancora tante qualità e tante informazioni da poter usare e manipolare a suo piacimento.
    Farsi amica una come Michelle sarebbe stata la ciliegina sulla torta e, forse, quella strana mattina di fine giugno poteva essere l'occasione ideale.
    Sorvolò sulla battutina della bionda sui suoi squilibri mentali. Che la credessero folle non era poi del tutto sbagliato, ma nessuno aveva in mano niente di davvero rilevante per poterlo dimostrare, nemmeno la Lullaby, forse.
    Era matta tanto quanto chiunque altro dentro a quella scuola, almeno per il momento. Una fuoco che aveva in sé un po' di tempesta, per usare un'espressione che poteva essere vista come un'offesa o un complimento, dipendeva dai punti di vista.

    Tutto quello che vuoi... Soldi, servigi, la mia anima...

    Pronunciò quelle parole con noncuranza abbozzando un sorrisetto, mentre si avvicinava di nuovo la tazza di caffé alle labbra.
    I suoi occhi nocciola si spostarono su Annie. La guardò alzarsi dal tavolo, passando vicino a Till e tirandogli uno scappellotto. Che carini che erano quelle due serpi in seno. Lui che continuava a fare il vago e lei che non perdeva occasione di dimostrargli la sua disponibilità. Le salì il vomito. Ma per loro due ci sarebbe stato tempo, tutto il tempo di un altro anno di scuola.

    Scegli pure Lullaby. L'opportunità di avere a che fare con una come te non ha prezzo

    Spostò lo sguardo sulla bionda del sesto anno rivolgendole un sorriso sornione. Non le era sfuggita la frecciatina che aveva lanciato a Crane riguardo a Manon.
    Michelle era talmente ammanicata dentro quella scuola che riusciva ad avere occhi e orecchie ovunque. Come facesse per Astrid restava un mistero.
    Mistero che avrebbe tanto desiderato svelare e per il quale avrebbe dato tutto.
    Sollevò gli occhi al cielo alla sviolinata di Crane sulla luna e il suo sorriso. Ma che ci stava veramente provando con la Préfète lì davanti a tutti?
    Ah no, non proprio davanti a tutti, visto che Lily se ne era appena andata. Gatta ci covava e Astrid era una curiosa.

    E che cos'è che avresti ottenuto Kyle?
    Adesso siamo tutti curiosi.


    Con ogni probabilità lo era solo lei, ma poco importava. Magari, se non glielo avesse detto Crane glielo avrebbe svelato la Lullaby in un secondo momento.
     
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    La reazione che ebbe Lily quando Bellamy le rivolse la parola lo fece sorridere, ma il suo non era un sorriso denigratorio, piuttosto era appena divertito ed anche contento che avesse accettato di svolgere l'ingrato compito di andare a chiedere informazioni alla professoressa di Astronomia.
    Nel frattempo, come al solito, la situazione al tavolo del Fuoco finì per scaldarsi. Lullaby aveva deciso di riprendere la parola facendo quello che sapeva fare meglio: sparare a zero su tutti quanti, mettendo in giro le voci che probabilmente sarebbero dovute rimanere segrete. Michelle parlò di qualcosa che Kyle aveva ottenuto da Manon, prima ancora di attaccare lui, che tuttavia non si sentì affatto offeso dalle sue parole dato che aveva soltanto esposto un dato di fatto.

    Ti sbagli, Lullaby...ho sicuramente fatto benissimo a dimettermi da Caposcuola.

    Andò così a correggere l'affermazione della Malandrina sottolineando col tono di voce alcune parole.

    E comunque se sai qualcosa che riguarda tutti noi maledetti e le nostre condizioni, potresti anche parlare senza fare troppe storie visto che sai benissimo cosa abbiamo passato tutti quanti.

    Cercò di puntare un po' sulla sensibilità di Michelle - anche se dubitava ne avesse - per poi tornare in silenzio. Le sue parole precedenti l'avevano un po' confuso, perchè né Kyle né Manon gli avevano raccontato nulla riguardo un loro passato incontro o cose del genere, visto che secondo Michelle il giovane Crane aveva ''ottenuto'' qualcosa da lei. Lui era molto amico di entrambi ed anzi, Kyle gli aveva parlato poco più di un mese prima dei suoi sentimenti nei confronti della ragazza francese, lei invece non gli aveva mai accennato nulla al riguardo.
    Era evidente che ci fosse qualcosa che lui non sapeva e che nessuno dei due ragazzi aveva ritenuto necessario comunicargli, per qualche motivo. Ma andava bene, l'avrebbe accettato. Forse.
    Anche perchè l'attimo dopo fu proprio Kyle a lanciarsi in un'impresa forse più grande di lui, cercando di comunicare qualcosa alla Prefetta francese usando una metafora poetica che dava molto l'idea di essere una specie di tentativo per fare colpo o bella figura. L'irlandese non aveva capito molto bene, sapeva soltanto di essere rimasto parecchio spiazzato.

    Okay...

    La situazione si era fatta piuttosto strana e Bellamy finì per sentirsi di punto in bianco nel posto sbagliato .
    Lasciò scivolare dalle spalle di Manon il braccio con cui la stava stringendo, senza riuscire a trattenere un sospiro, abbassando lo sguardo sul proprio bicchiere di succo di zucca per evitare di guardare i due ragazzi seduti ai suoi fianchi. Forse anche l'essere sul punto di abbandonare quella scuola era l'ennesima metafora del fatto che non era più lì che doveva stare, in mezzo a loro.
    Iniziò allora ad alzarsi dalla panca, lasciando il piatto della sua colazione ancora pieno per metà, per poi riprendere la parola per la prima volta dopo il romantico aforisma di Kyle.

    Vado a vedere se gli altri sanno qualcosa in più.

    Disse, cercando Amabel con lo sguardo per rivolgerle un cenno che aveva tutta l'idea di significare ''Alla Lullaby pensaci tu''. L'aveva sentita prendere in mano la conversazione con la Malandrina, offrendole cose in cambio di informazioni, quindi credeva che in un modo o nell'altro sarebbe riuscita a tirarle fuori dalla bocca qualcosa di interessante.
    Scuotendo appena il capo per togliersi dalla testa gran parte dei pensieri che l'affollavano, si diresse verso il tavolo della Tempesta alla ricerca di Coral. Una volta trovata si sarebbe avvicinato alla sua figura, poggiando la mano destra sulla sua spalla.

    Ehi.
    Che si dice da queste parti? Sapete come mai mancano il Preside ed altri prof, o perchè i fantasmi sono nervosi e il resto?


    Chiese all'ex-Caposcuola, ma l'avrebbero potuto facilmente sentire anche gli altri studenti seduti al tavolo della Tempesta che si trovavano lì vicino.

    Piaga 3/5
     
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    Ghiaccio V Anno
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    Piacere di conoscerti, sono Luna!

    Geneva ridacchiò nel suo tramezzino. Forse l'orientale davvero non sapeva come si chiamasse la compagna, ma dubitava che avesse inteso in quel modo chiederglielo.

    Presto anche la signorina Ronsard sarà inutile, Sertoria.

    Avrebbe tanto preferito non sentire, sinceramente, ma quella mattina sembrava impossibile sottrarsi al mistero.
    C'erano pochi motivi, pensò la Ghiaccio, per cui una cura e perfino un palliativo come la pozione che ingeriva Sertoria regolarmente, diventano inutili: si guarisce dal male o perde di effetto la cura. O il soggetto che ne necessità muore, ovviamente, ma Sertoria al momento non sembrava stare male e si comportava normalmente, almeno per quella che era la sua normalità.
    Geneva, dopo che le fantasmagoriche bacchette delle casate avevano fatto un bel buco nell'acqua, si era convinta che per quelle maledizioni cura non ci fosse proprio. Secondo questa logica, Huang stava dicendo che le pozioni avrebbero perso effetto.

    Ha senso - realizzò spassionatamente, addentando il suo tramezzino. Già Lygeon aveva dovuto smettere la sua pozione, dopotutto. - Però che centrano i professori assenti?

    Per quanto facesse finta di niente, apparentemente concentrata sulla sua colazione, non poteva fare a meno di seguire il discorso e furono, finalmente, le parole di Cyrene a chiarirle cosa davvero la Huang stesse cercando di insinuare.
    Sbuffò, ritenendola la cavolata più grande che mai si fosse sentita in quella sala.

    Questa volta ti sbagli Huang!

    Era talmente convinta che le uscì ad alta voce, perfino con una risatina di accompagnamento.
    Ovviamente, un secondo dopo, si sarebbe volentieri strozzata con il tramezzino che aveva in mano.

    Ma-manca anche il preside...

    Fece notare, con una vocetta che si era fatta bassa bassa. Non aveva avuto intenzione di dar contro alla compagna più grande, ma ormai lo aveva fatto e pensò fosse meglio spiegarsi.

    Se non fo-fosse un tubo, ma la maledizione che si espande, saremmo stati e-evacuati - azzardò, sforzandosi di non mangiarsi le parole, che già si sentiva abbastanza ridicola a dover parlare in pubblico dando contro, peraltro, ad una ragazza di riconosciuta intelligenza e capacità come l'orientale - e se avessero deciso di affrontare quella parte di segrete non poteva partecipare anche il preside.

    A lei pareva così ovvio che si guardò un poco attorno, prima di pensare di aggiungerne il motivo di una tale affermazione.

    Non possono essere sicuri di farcela e Price non può rischiare personalmente: non c'è un nuovo vicepreside!

    Con Laeddis ancora "malato" il preside era, a suo insindacabile giudizio, tenuto a salvaguardarsi con più attenzione della Regina stessa. Caduto lui, la scuola sarebbe andata a scatafascio!

    Più probabile che non abbiano trovato degli idromagici e che ora siano a tappare buchi ed evanescere acqua.

    Concluse, ingollando immediatamente un boccone talmente grande di pane e affettato da impedirle di parlare per un po'. O almeno questa era la sua intenzione.
    Quei discorsi iniziavano ad innervosirla più di tutte le stranezze che quella mattina si erano susseguite.

    Vediamo un po' se mi calmo!

    Fortunatamente non era l'unica a cui quelle insinuazioni senza fondamento iniziassero a dar noia.
    Cercando di anticipare la risposta, scosse la testa, perché il boccone consistente avrebbe attentato alla sua vita se avesse cercato di ingoiarlo a quel modo.

    Non ci siamo ancora organizzati - spiegò poco dopo, quando fu finalmente in grado di parlare nuovamente - avevamo pensato di passarla assieme, ovviamente, ma non l'ho ancora chiesto ai miei genitori.
     
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    Spostò le braccia da una parte all'altra del tavolino porgendo ad una la caraffa di caffè e all'altro le agognate ciambelline, neanche fosse un ossequioso maggiordomo, ma quando si trattava di quei due in particolare questo ed altro.
    Rimase quindi ad ascoltare le proposte degli amici su quell'estate che ancora doveva cominciare.

    Hmm.. qualsiasi cosa voi abbiate in mente ci sto, mi basta il dove e il quando.

    Alzò il pugno in segno di "vittoria". Non era esattamente uno da piani Bee, specialmente se si guardava al "lungo termine", magari poteva anche decidere di progettare qualcosa per la giornata o per quella dopo, ma era più uno da "Hm, ok oggi vado a Jaywick/da Leen/da Gen" per presentarsi quindi senza alcun preavviso! Dopotutto i modi li aveva, fra metropolvere e passaporte la maniera di sviaggiare a destra e a sinistra l'avrebbe sicuramente facilmente trovata, più che altro era il ritorno la parte difficile! Poi non aveva ovviamente programmi, la sua agenda era abbastanza libera. (Era sempre libera).
    Mise altre due fette di bacon in bocca e rimase quindi ad ascoltare la Máy e Caleb, per lui l'argomento vacanze in fondo era già chiuso! Gli sarebbe bastato un Gufo recapitargli un "vieni oggi" che lo avrebbe fatto senza problemi; certo magari avvertendo i nonni dopo averlo fatto!

    Aaah! I see.. Tipo una chiave musicale, ovvio.- Poi collegò la frase di Caliban sulla Harp e quelle di Mày sui professori. -Quindi i vecchi stanno combinando qualcosa eh?.. Hmm buon per loro, spero non siano chiavi che portino ad altre verifiche allora.

    Di nuovo a prendere sottogamba i problemi, e al non collegare la cosa con piaghe e quant'altro, per lui in quel momento l'importante era mangiare. Solo mangiare e magari ascoltare qualche bella storia o intrattenersi con varie quisquiglie.
    Schioccò le dita della destra ed indicò Declan scuotendo quindi l'indice e guardandolo, come a voler dire "quello che ha detto lui", trovando quella definizione sull'effetto farfalla relativamente corretta o comunque semplicemente per supportare l'altro tempesta. Lui avrebbe parlato in maniera più generale senza far riferimento a presenti o futuri, ma ci stava.

    OPPURE- Disse prendendo la caraffa di succo d'arancia riempendosi il bicchiere. -Intendi l'effetto che mi fa Gen allo stomaco ogni volta che la guardo?

    Rise da solo come un cretino ben sapendo fosse una cavolata. Però insomma.. era un "effetto farfalla" anche quello, probabilmente non era esattamente la stessa cosa che intendeva Caleb, ma comunque lo trovò un modo simpatico per strappare qualche sorriso in giro.
    Alzò il boccale colmo di vitamine a mo' di brindisi ai presenti e cominciò a bere buffamente alzando maleducatamente il mignolo nella mano.
    Era notevole comunque come in così poco tempo fosse passato dall'essere imbarazzato spesso e volentieri di fronte alle ragazze, parlare di quelle cose, o comunque far riferimenti a Geneva, a viverla totalmente con nonchalance, la sua adattabilità ai cambiamenti era decisamente notevole.
     
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    E poi accadde qualcosa che nessuno in Sala Grande si sarebbe mai aspettato, nemmeno i Malandrini: salì dalle viscere per poi stanziarsi sulla gola, sul palato, sulla mente.
    Sete. Tanta sete.
    Sale e ferro che si incontravano sulle papille gustative, paura e inganno nei loro pensieri: tutti i presenti sarebbero stati invasi da un’orribile sensazione di sete a cui non avrebbero posto rimedio bevendo o mangiando.
    Dopo di che avrebbero iniziato a bruciare gli occhi, come di sale incastrato fra le ciglia, iniziando a vedere tutto sfocato e a percepire ciò che non era per ciò che era: che l’altro, che il prossimo fosse un ingannatore, che chiunque avesse una cura per quella sete terribile ma che non volesse condividerla.
    Più debole era l’animo, più intensa e duratura l’illusione.
    Più forte era l’animo, più intensi invece gli echi provenienti da un punto indefinito della Sala Grande: sussurravano di smettere, che non ci fosse alcun inganno, alcuna sete, soltanto illusione e caos.
    Questo era il vero inganno.
    Un’inganno dalla portata più grande di quanto chiunque potesse pensare, o anche solo intuire, tanto da essersi protratto fino in Sala Grande e per tutto il Castello.
    Ci volle un solo istante perché Michelle, Chang e Duncan capissero. Adesso, qualsiasi tentativo di corromperli sarebbe risultato superfluo. Non sarebbero servite le loro spiegazioni, la scuola si sarebbe fatta sentire da sé.
    Era iniziata.


    Tavolo del Fuoco


    Colta da un'arsura che rese le rese la gola ardente, Michelle Lullaby si rese conto che persino proferire parola sarebbe stata un'impresa dolorosa. Le persone attorno a lei, che già non godevano di particolare simpatia ai suoi occhi, divennero degli infidi ingannatori, coloro che avevano l'antidoto per quell'improvviso malessere, ma che si sarebbero ben guardati dal condividerlo con lei. Forse per vendetta, forse per restituirle la stessa malignità con cui aveva sparato impietose sentenze sui loro confronti. Qualsiasi fosse la ragione, la bionda avrebbe dovuto dissuaderli quanto prima, perché a quell'asfissia s'era mescolato un sapore pungente di sangue e ferro, un gusto insopportabile da tollerare.

    eXM9f3a Volete sapere cosa sta succedendo? Bene, non me ne faccio niente della tua lurida anima, Vane. Voglio dell'acqua! La voglio subito, è chiaro? So che ce l'avete, dove diavolo l'avete nascosta, bastardi?

    Tirandosi in piedi per parlare, la studentessa aveva afferrato le braccia della ragazza del quarto anno e aveva preso a strattonarle febbrilmente, come fosse stata accecata da una follia improvvisa.



    Tavolo del ghiaccio


    Quell'ingannevole percezione s'era diffusa a macchia d'olio fra tutti i presenti, giungendo pure da Chang Huang, la quale, in un raptus simile a quello che aveva colto la Lullaby, era balzata in piedi e aveva gettato attorno a sé uno sguardo di terrore.

    2VIVyNLDov'è? Dove l'avete nascosta? Sei stata tu, vero? Non saprete niente! Non vi dirò niente finché non la tirerete fuori. Tirate fuori quella dannata acqua!




    Tavolo della Tempesta


    A qualche metro di distanza da entrambe, anche Caleb pareva aver smarrito il segno e, abbandonata la propria seduta, aveva iniziato a percorrere il perimetro di tutta la tavolata, alla ricerca della stessa fonte di sollievo che bramavano le altre due malandrine. Chinandosi in mezzo agli studenti, man mano che andava avanti, pareva un mendicante colto dalla disperazione, che elemosinava tutto ciò che gli serviva per sopravvivere.

    4yTsEEfAcqua, datemi dell'acqua! Ce l'avete, vero? So che ce l'avete. La volete tutta per voi, eh? Parola mia, non vi dirò niente! Non saprete più niente da me, mai più, se non vi deciderete ad aiutarmi.



    - La Role è appena diventata una Quest: nessuno può aprire role ambientandole in un momento successivo alla data della role, ergo 29 Giugno 2032.
    - Studenti e Docenti che non hanno ancora postato possono unirsi assumendo di essere sempre stati in Sala Grande oppure mettendo in alto la dicitura di dove si trovano al momento della piaga. Es. “Biblioteca”, “Sala Comune”.
    Siete tutti vittima di una nuova piaga, benché non possiate averne ancora consapevolezza: si tratta di un’illusione da giocare secondo i parametri delle seguenti tabelle:
    CITAZIONE
    INTUITO: più è basso, più i PG rimarranno intrappolati dentro l’illusione senza rendersene conto. Riescono invece a intuire la sua presenza dopo:
    0-5 Intuito: 3 post
    6-15 intuito: 2 post
    15+ intuito: 1 post

    CARISMA: più è alto più il PG riesce ad opporsi all’illusione.
    Es. Con basso carisma ma alto intuito il PG può intuire che qualcosa non va ma senza poter fare a meno di subire gli effetti dell'illusione; viceversa, con carisma alto e intuito basso può riuscire ad opporsi all’istinto “malevolo” ma senza rendersi conto dell’illusione, come fossero sprazzi di improvvisa consapevolezza.

    0-10: 4 post
    11-20: 3 post
    21-30: 2 post
    31+: 1 post

    - Nessuno di voi ad eccezione dei Docenti può intuire che la causa della piaga sia legata alla presenza degli Esperti nelle segrete; i Docenti stessi, tuttavia, potranno pensarlo soltanto dopo essersi liberati dall’illusione.
    - Al termine dell’illusione, gli studenti potranno continuare ad investigare sulla faccenda con i Malandrini. Ovviamente potranno pensare che sia generata dalle Segrete, ma senza avere consapevolezza di ciò che sta accadendo realmente. Pg Adulti in Sala grande possono tentare di agire sugli studenti o altro soltanto un post dopo la liberazione dall'illusione.
    - Gli echi arrivano anche in Sala Grande, sebbene in maniera meno intensa: PG con Carisma superiore a 20 percepiscono degli echi che sottolineano la presenza di un’illusione in atto.


    Edited by Il Tessitore - 12/6/2021, 13:20
     
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    La rossa afferrò la caraffa che Bealtaine le aveva gentilmente allungato e gli rivolse un piccolo sorriso per ringraziarlo mentre continuava ad ascoltare le supposizioni e le domande dei suoi compagni di Casa, d'un tratto tutti molto interessati a quello che Caleb stava dicendo.
    Effettivamente gli enigmi del ragazzo stavano risvegliando anche le rotelle presenti nel cervello di Leen, mettendo in moto i suoi pensieri e guardandosi attorno si accorse anche della mancanza dei professori, normalmente non ci avrebbe dato molto peso, ma il fatto che avessero anche impedito l'accesso agli studenti in una parte dell'accademia rendeva il tutto molto strano.
    Cosa stava accadendo quella mattina?
    Mentre osservava la Sala e i tavoli degli altri studenti scorse una mano ondeggiare rivolta nella sua direzione, la ragazza abbasso gli occhi azzurri fino a farli collidere sul viso di Luna che la stava salutando dal suo posto a tavola, vicino a Geneva.
    La riccia rilassò le labbra lasciandole distendersi in ampio sorriso e alzò a sua volta la mano per rispondere al saluto.
    Poi riportò lo sguardo sulla caraffa di caffè che stava tenendo in mano.
    Versò il liquido scuro nella tazza di latte e dopo aver posato il contenitore si portò la bevanda alle labbra scolandosi il tutto in pochi secondi.
    Un secondo dopo che l'ultima goccia di caffè-latte finì di scendere giù per la sua gola iniziò a sentire il bisogno di bere ancora.
    All'inizio non ci diede troppo peso, riempiendosi di nuovo la tazza e svuotandola di nuovo in troppo poco tempo.
    Ma quando si rese conto che il bruciore alla gola non passava si portò una mano sul collo come se quello potesse far passare quella strana sensazione.
    Cosa le stava succedendo così di colpo?
    Si avventò nuovamente sulla caraffa e riempì ancora una volta la sua tazza, e ancora.
    E ancora.
    E ancora.
    Finché di caffè non ne rimase che una flebile traccia sul fondo del recipiente.
    L'ansia di star subendo una qualche sorta di maledizione la prese per le spalle e iniziò a scuoterla, nello stesso momento in cui vide Caleb alzarsi da tavola e iniziare a chiedere disperatamente dell'acqua in giro.
    Ecco, forse l'acqua era la soluzione.
    Ma non trovandola decise di provare ad utilizzare il latte, prese il recipiente e se lo versò nella tazza, la portò di scatto alla bocca, lo mandò giù così in fretta che il liquido le andò di traverso provocandole un attacco di tosse.
    Posizionandosi una mano davanti la bocca continuò a tossire finche non si fu assicurata di riuscire a respirare di nuovo.
    Ma il bruciore alla gola non se ne era andato, anzi, peggiorava sempre più.
    Aveva paura, paura del fatto che non sapeva come fare a sentirsi ,meglio, cosa non andasse nel suo corpo quella mattina.
    Voleva piangere, ma a quel punto anche gli occhi iniziarono a bruciare come se al loro posto vi avessero messo dei tizzoni ardenti, appena tirati fuori dalla stufa.
    Non riusciva più a distinguere le facce dei compagni di casa, dubitando di chi aveva accanto.
    magari loro sapevano come far smettere tutto quello.
    Solo che non glielo volevano dire.
    Leen si prese la faccia tra le mani e appoggiò i gomiti sul tavolo, non voleva farsi prendere dal panico, ma quel dolore ardente che le prendeva gli occhi e la gola non aiutava.
    Affatto.
     
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    Frozen Wiz
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    Campeggio?! Wooo io ci sto!

    Cal sorrise allegro a Leen, mentre una sensazione orribile iniziava a farsi largo, partendo dalla gola per poi diffondersi via via in ogni fibra del suo corpo.

    Ma che... scusa Declan mi passi l'a-

    Non riuscì a terminare la frase, sentiva la bocca asciutta, arsa come un deserto.
    Si alzò in piedi d'istinto, toccandosi la gola e cercando istintivamente di afferrare la brocca poco distante per versare acqua nel suo bicchiere e in quello dei suoi compagni che sembravano essere afflitti dallo stesso malessere.
    Il suo primo pensiero fu che gli elfi li avevano avvelenati, che stavano tutti per morire di una morte orribile per una vendetta personale, per tutti quei secoli di oppressione e sfruttamento.
    Per quanto provasse a bere tutto ciò che si ritrovava davanti la sensazione non sembrava migliorare, come se l'acqua di tutto il pianeta non bastasse per dissetarli.
    Tossì, lasciandosi cadere pesantemente sulla panca, lo sguardo rivolto al tavolo del fuoco, guardando Ama subire la stessa sorte e le lacrime iniziarono a rigargli il volto, scendendo sempre più copiose tra un rantolo e l'altro.
    Era forse giunta la loro fine?
    Al solo pensiero di quante cose aveva ancora da fare... da dire alle persone a cui voleva bene.
    La sala grande era ormai nel caos, ma Caliban era assorto in una placida rassegnazione, almeno poco prima di scoppiare a piangere come il bambino quale era, affondando il volto tra le mani, un poco nascosto dai boccoli dorati.
    Non voleva morire, era troppo giovane per farlo e lui gli elfi li aveva sempre trattati bene.

    N-non è g-giusto...

    Rantolò a fatica, nascondendo il suo volto nella spalla di Bee seduto al suo fianco, cercando un suo abbraccio.
    Riusciva a stento a tenere gli occhi aperti, bruciavano da maledetti, forse anche per le lacrime che non riusciva a fermare.

    Bee se questa è la fine è giusto che tu sappia che ti voglio bene... te ne vorrò sempre, ok?
     
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    Davvero professoressa, mi scusi se sono inopportuna... lei sta qui, tranquilla, con la sua colazione e io ch-

    si schiarì la gola

    che la infastidisco con questione ormai-

    di nuovo si schiarì la gola, poi deglutì. Balbettò ancora qualche parola in direzione della Levischmiedt, mentre con una crescente sensazione di disagio portava una mano alla gola, cercando ancora di deglutire nel tentativo di arginare quell'improvviso arsura.

    Chiedo scusa

    disse ancora, con l'intenzione di congedarsi dalla professoressa. La voce le uscì insolitamente roca e l'impellente bisogno di bere la spinse ad afferrare uno qualsiasi dei bicchieri sul tavolo e riempirlo d'acqua.
    Lo portò alle labbra con urgenza, non badando al fatto che qualche goccia cristallina era zampillata oltre il bordo del calice, bagnandole la camicia. La bevve tutta in un unico sorso, ma fu come mandare giù aria.
    Era come se le sue mucose fossero diventate impermeabili. Provò a bere di nuovo, con ancora maggior senso di urgenza e una punta di panico che iniziava a perforarla dall'interno. Si riempì la bocca, attese qualche secondo prima di mandarla giù, ma non cambiò niente. Era come quella volta che sua padre aveva dimenticato di annaffiare le piante per dieci giorni, l'acqua che aveva versato nei vasi era scivolata via senza che il terreno riuscisse ad assorbirla, troppo secco e indurito.
    Alla sua gola stava succedendo la stessa cosa, al terzo bicchiere d'acqua che provò a bere, capì che era del tutto inutile, che c'era qualcosa che non andava.
    Leggermente piegata verso tavolo, con i palmi delle mani aperti sulla superficie, tossì un paio di volte e sentì la gola graffiarsi e bruciare. Del leggero sapore ferroso del sangue nemmeno di accorse, perchè nello stesso istante gli occhi avevano iniziato a bruciare e lacrimare in maniera talmente spasmodica che per cercare di porvi rimedio, Lily si bagnò le dita in una brocca d'acqua e cercò inutilmente sollievo portandole agli occhi.
    Era accaduto tutto talmente repentinamente, che non aveva avuto nemmeno l'istinto di chiedere aiuto, così quando finalmente prestò attenzione alla sala, si rese contò che non era l'unica a stare male, e che una sorta di panico stava dilagando in Sala Grande.
    Continuando a sfregarsi gli occhi per via del bruciore e con la gola che pareva graffiata da decine di artigli ogni volta che deglutiva saliva, si mosse istintivamente in direzione del tavolo della sua Casata, per cercare sostegno nei suoi compagni.
    Camminò in fretta per raggiungerlo e non appena la sua vista offuscata individuò una sagoma seduta al tavolo che stava bevendo avidamente da un calice, Lily si avventò su di essa.

    Cosa stai bevendo?! Cos'è?? Dammelo!

    Parlare faceva male, ad ogni parola sentiva la gola bruciare e stentava a riconoscere quella voce che usciva dalla sua bocca come sua. Era roca, gracchiante ed esprimeva un'impellenza frenetica, un bisogno tanto urgente che sfiorava la follia.
    Non le importava chi fosse a bere, se un amico o uno che neanche conoscesse, non le sarebbe importato nemmeno se fosse stato Kyle, doveva essere lei a bere qualsiasi cosa stesse bevendo perchè di quella cosa ne andava la sua vita.

    E' l'antidoto vero?! Dammelo, serve a me! Ho sete. Sto male. Dammelo!!

    Frasi perentorie pronunciate tra smorfie di dolore, mentre cercava di afferrare il calice dalle mani del povero malcapitato.

    Intuito: 8 - 1 di 2 post)
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    Ben decisa a mettere da parte quel discorso assurdo tirato in ballo dalla Huang, Geneva si era girata quasi di tre quarti verso Luna, chiacchierando con la compagna dei programmi per l'estate, continuando tranquillamente la propria colazione, fino a che un boccone non risultò particolarmente cattivo.
    La ragazzina si affrettò ad afferrare un tovagliolino e spuraci dentro quanto aveva in bocca, tanto era intollerabile il sentore ferroso del pane.

    Oddio che schifo!

    Mormorò, allungandosi verso il succo di zucca e versandosene abbondantemente nel bicchiere.
    Non si soffermò a pensare a quanto fosse strano che un morso dello stesso panino, già abbondantemente sbocconcellato, avesse improvvisamente preso un gusto tanto cattivo.
    Bevve velocemente, ma neppure il succo riusciva a lavarne via il sapore. Anzi, quel succo non sapeva per niente di succo.

    Qualche cretino mi ha fatto una fattura!

    Avrebbe voluto sfogarsi con la compagna del Ghiaccio che le sedeva vicino, ma la gola le risultò completamente secca e solo le prime sillabe riuscirono a venir fuori, raschiate e dolorose.
    Si portò una mano alla gola, con l'altra strattonò il braccio di Luna per chiedere aiuto, convinta che quella sensazione orribile fosse solo sua.
    La sete era tale che lasciò la manica della compagna per versarsi altro liquido. Qualunque. Non guardò se fosse acqua, succo, caffè... versò qualcosa e lo ingurgitò, ma la sete continuava ad attanagliarla sempre più forte fino a che gli occhi cominciarono a lacrimarle e bruciare.
    Bruciava la gola, bruciavano gli occhi, bruciava tutto!
    La ragazzina emise un verso stridulo di rabbia e impotenza contro chi le stava facendo questo, strofinandosi gli occhi per liberarsi dalla sabbia salata che li aveva invasi. Perché? Cosa aveva fatto di male?
    Riuscì a liberare le palpebre da quello che le sembrava sale abbastanza per vedere attraverso le ciglia, volgendosi cattiva verso la voce della Huang, convinta fosse lei la fattucchiera malefica che si divertiva a farle male. Ma questa urlava indicando Luna e dicendo che era lei ad aver nascosto l'acqua.

    E io che c'entro?

    Si rivoltò contro la sua stessa amica, che riusciva a vedere solo sfocata attraverso le palpebre socchiuse e doloranti. Pensava, se si poteva così considerare quella reazione senza senso, di essere rimasta in mezzo al litigio fra le due.

    Non fare la stronz- e tirala subito fuori!

    Intimò con la poca voce che aveva all'innocente compagna. C'era voluto davvero poco a farla passare da scettica irriducibile ad incattivita complottista.

    post senza intuito 1/2
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    Ancora imbarazzata per l'accaduto con Cunningham, Coral cercò di allontanarsi da lui e dal tavolo degli insegnanti il prima possibile, tornando a passo veloce e a spalle strette al suo posto.
    Cercò di far finta di niente, come non fosse appena planata direttamente sopra la colazione del Responsabile del Fuoco, come fosse estremamente normale dopo mesi volare per la Sala Grande senza riuscire ad avere il controllo di se stessa.
    Arrivò appena in tempo per sentire Caleb continuare a farneticare chissà cosa, mentre tutto attorno a sé aveva mantenuto la stessa stranezza di prima che prendesse il volo: i fantasmi continuavano a sembrare più nervosi del solito, il tavolo dei Docenti era ancora mezzo vuoto, e la storia delle tubature nei sotterranei rimaneva un mistero.
    Sussultò nell'istante in cui sentì una mano stringerla per la spalla, alzando lo sguardo fino ad incontrare quello di Bellamy.
    Era incredibile come persino in una giornata come quella soltanto il vederlo la facesse sentire incredibilmente meglio. Portò allora le dita alla stessa mano che le aveva sfiorato la spalla, carezzandola delicatamente prima di permettergli di lasciare la presa.
    Si alzò allora dal tavolo, voltandosi in sua direzione. Portò poi le spalle in alto, assumendo un'espressione confusa.

    Sentiranno caldo anche loro.

    Ovviamente non era possibile che i Fantasmi patissero il caldo così come il freddo, ma Coral non aveva assolutamente idea di cosa potesse renderli tanto irrequieti, abbandonandosi ad una delle sue solite battute.

    Non so niente.

    Si voltò per qualche istante in direzione di Caleb, l'unico che pareva averci capito davvero qualcosa, ma aveva davvero voglia di continuare a supplicarlo di fornire loro delle spiegazioni decenti?

    Sei preoccupato?
    Odio questa scuola.


    E poi la sentì: una sete sfibrante le rapì le viscere attorcigliandosi attorno alla sua gola, costringendo le mani a schiacciarsi su di essa e poi sugli occhi brucianti di qualcosa di improvviso e inspiegabile, mentre il sapore del ferro e del sale invadeva le papille gustative, spingendola a chiedersi se non si fosse morsa la lingua al punto da avere perso del sangue. Ma di sangue fra le labbra non ce n'era manco una goccia.
    Non c'era una goccia di niente, e lei ne aveva bisogno.
    Aveva bisogno di acqua.
    Si allontanò di un passo da Bellamy, sbattendo sul tavolo della Tempesta.
    C'era qualcosa di strano. Nulla di quell'improvvisa situazione pareva normale, eppure non poteva fare nulla per uscirne.
    Dando le spalle a Bellamy, si fiondò sul tavolo per rubare una borraccia d'acqua e bere direttamente da essa, credendo così di porre fine a quella sete indicibile, trovandosi invece ancora nella stessa identica situazione.
    Si guardò allora attorno con disperazione, e improvvisamente ognuno dei suoi compagni iniziò ad apparirle più malevolo del previsto. Persino Bellamy le appariva più malevolo del previsto.
    Lui aveva la sua acqua.
    Di questo ne era più che certa.
    In un istante fu di nuovo davanti lo sguardo del compagno e con sé la sua bacchetta, ben piantata sotto il mento di Bellamy.
    Era lui il colpevole.

    Dammi subito ciò che mi serve, o il tuo faccino non sarà più un bel faccino.

    Non era lui il colpevole.

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    Non ci siamo ancora organizzati.. avevamo pensato di passarla assieme, ovviamente, ma non l'ho ancora chiesto ai miei genitori.

    Che bella cosa Gen! Spero tanto che i tuoi genitori accettino, io non ho di questi problemi, mia zia basta che mi vede felice e spensierata...
    Io invece spero di fare qualcosa con mio fratello o qualche giorno stare insieme a voi, ai miei amici, magari fare qualcosa anche con Eleanor e Lucy...insomma qualche giorno con i nostri amici, mi piacerebbe davvero tanto!


    Luna stava parlando con la sua amica tranquilla mentre beveva il suo the, sembrava non dissetarla, quindi ne prese un altro po' ma nulla

    Che sta succedendo qui?

    Dov'è? Dove l'avete nascosta? Sei stata tu, vero? Non saprete niente! Non vi dirò niente finché non la tirerete fuori. Tirate fuori quella dannata acqua!

    La biondina confusa e molto nervosa da quella accusa della compagna Huang, che non ci ha visto più

    Io?! Che centro io, magari sei stata tu e vuoi fare cadere la colpa su qualcun altro, che roba meschina! Guardati intorno... Che ci hai fatto?

    Luna era visibilmente irritata, la gola voleva bere sempre di più, bruciava, non aveva combinato nulla, stava semplicemente facendo colazione e parlando con la sua amica, quando anche lei per un attimo ha pensato che fosse stata Luna

    Gen, non c'entro nulla io, se ce l'avessi io l'avrei condivisa con tutti voi

    Luna si stette zitta per evitare che la sete aumentasse, ma nulla, anche mangiando cose dissetanti, non cambiò nulla, poi gli occhi di Luna incominciarono a bruciare

    AAH! BRUCIANO! _ Gridò lei, odiava quella sensazione agli occhi, non era abituata a tale bruciore, si alzò e si rivolse alla Huang, puntandole il dito_ Se dietro a tutto questo ci sei tu, non la passerai liscia!

    Luna per quanto si sforzasse non riusciva a fare uno sguardo del tutto minaccioso, si sedette di nuovo, gli occhi le bruciavano, ha cercato anche di lavarseli con il the ma nulla, non riusciva più a vedere in modo chiaro, cercò di calmarsi ma nulla, qualsiasi rimedio sembrasse non funzionare

    Gen! Calmiamoci! Io non c'entro nulla, sono sicurissima manco tu! Qui l'unica che può aver fatto qualcosa, è sicuramente quella orientale del cavolo! Ma a che scopo?

    Luna incominciava ad agitarsi di più, voleva tornare in stanza per trovare un rimedio a quel bruciore, ma la sete e il bruciore agli occhi erano troppo forti che alzarsi un'altra volta da quel tavolo, sicuramente, sarebbe caduta a terra

    intuito 9 : 1/2 post
    Carisma 10: 1/4 post
     
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    Le parole di Huang gli scivolarono per metà addosso, mentre per la restante metà lasciarono su di sé quella fastidiosa aria di superiorità che la ragazza sembrava indossare come fosse una corona. Ma a seccarlo di più non era la sua boria o la palese spocchia dimostrata nel rispondere loro, bensì che facesse di tutto pur di mantenersi sul vago, invece di parlare chiaramente delle ragioni che la portavano a esprimersi in quei termini.

    Allora, te per segretucci tuoi i tieniti.

    Replicò in uno sospiro annoiato, tirando gli occhi al cielo e tornando a crogiolarsi nel rovescio della propria piaga. Ché non poteva che trovare detestabile chi lanciava pietre solo per poi evitare di prendersi ogni responsabilità. Piuttosto, a quel punto, valeva assai di più la pena affondare la forchetta in un altro caldo boccone di arrosto e godersi quel che restava della cena in Sala Grande.
    Nonostante ciò, il sassolino lanciato da Huang aveva sortito qualche increspatura nel lago dei suoi pensieri: possibile quindi che i professori assenti stessero facendo qualcosa a loro insaputa, o era soltanto una diceria o presa in giro offerta al tavolo della conversazione?
    Poi arrivò, come un’onda che si infrange sugli scogli della vita. Una nuova quanto indesiderata maledizione.
    La bocca asciutta, un’arsura tanto indicibile che sembrava qualcuno gliel’avesse riempita di ovatta.

    Riesco ci non, faccio la ce non!

    Fermarla sembrava a dir poco impossibile, nonostante le mille e una possibilità che il lauto banchetto offriva loro. Persino dopo aver saggiato innumerevoli bicchieri e pietanze, nulla era servito a placare quell’improvvisa sofferenza del palato. Per non parlare degli occhi poi, brucianti di una diffidenza che non aveva alcuna intenzione di conoscere pari.

    L’egoista faccia non, condivida la cura la abbia voi di chiunque.
    Finito è scherzo lo.


    A metà tra una supplica e un’esasperata nota di sospetto. Era chiaro che lì qualcuno stesse giocando con tutti loro e neppure gli importava capire perché, voleva soltanto che ponesse un freno a quella delirante sete.

    Huang parla avanti!

    In fin dei conti era stata lei la prima a iniziare un discorso di cui non aveva minimamente voluto condividere l’epilogo. Stava chiaramente nascondendo qualcosa, e che fosse la soluzione ai recenti avvenimenti o altro ancora adesso era arrivato il momento di parlare chiaro.
    Con le buone o le cattive. A trattenere la sua mano sull’impugnatura della bacchetta, in quel momento, solo un eco indistinto che continuava a raccontare di illusioni e inganno.

    Intuito 14: 1/2 post
    Carisma 26: 1/2 post

    Luke è uno degli studenti che sono stati maledetti durante l'ultimo Halloween. Tutti a scuola lo sanno e tutti lo conoscono.
    La sua maledizione è la seguente:
    CITAZIONE
    Piaga di Luke: Sembra che l'unico modo con cui tu riesca a comunicare è solo ed esclusivamente facendolo al contrario. Qualsiasi frase pronunciata o scritta, anche la più semplice, comincia dalla fine piuttosto che l'opposto come succede normalmente. E non s'intende lo specchiare delle parole, bensì l'ordine all'interno di una frase. Trovare un modo per venire incontro al problema può anche essere risolutivo, ma non per questo meno frustrante.
    Frequenza: costante. In seguito al successo della Contromaledizione di Catherine Nott, la piaga di Luke si annullerà al primo post e dopo cinque post nella stessa role: per un post, quindi, parlerà normalmente mentre nei restanti tornerà a parlare al contrario e così ogni cinque post.

    Tutti sono al corrente dei suoi problemi a esprimersi da allora, perlomeno nel verso giusto e con discorsi più articolati di sole 4 o 5 parole in fila. Motivo per cui ha imparato a limitarsi a frasi di poche parole, così da risultare il meno incomprensibile possibile o comunque controllare e riordinare più facilmente le proprie frasi.

    NOTA A partire dal 28 aprile Luke e fino al 28 giugno non parla più al contrario, bensì aveva iniziato a farlo in ordine sparso e non controllabile. Motivo per cui in questo periodo era diventato ancora più schivo e silenzioso, astenendosi più di prima ad articolare discorsi di sorta salvo quando indispensabile.
    Mentre dall’Avventura del Ghiaccio
    CITAZIONE
    -Da 1 ogni 6 a 1 ogni 5 parla normale
    -recupera 30% PA persi = Saggezza 16 -> 19; Carisma 21 -> 22

    Riassumendo: 1/5 post Luke parla correttamente, da 2/5 fino a 4/5 la maledizione (parlato e scritto al contrario) è attiva, dopodiché al 5/5 parlerà ancora correttamente e si ripete il ciclo.
    PA modificati
    Saggezza: 19
    Carisma: 22

    2° post di 5
     
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    My soul is Red.

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    Il lunedì mattina non era cominciato nel migliore dei modi: un'altra lettera era arrivata dall’Inghilterra centrale, da lontano, dai nonni.
    Era passato il solito mese, ma di solito ormai non c'era più nulla.
    Aveva tagliato i ponti con loro in modo che nessun soldo arrivasse a lei, in modo che tra la Fuoco e loro non ci fossero legami che l’avrebbero portata di nuovo indietro.
    Ci avevano sempre sperato, e d'altronde erano la sua famiglia. Non biasimava la determinazione di nonna Rachele nel persuaderla a tornare, dopo quei due anni, ma stentava davvero sempre a capire perché non imparasse dai suoi silenzi, dall'evidenza, e smettesse di pretendere che il passato si ricomponesse.
    Si era distrutto, avevo lasciato i pezzi per strada, come briciole di pane. Erano volate via, diramandosi in mille direzioni... per questo non avrebbe saputo come to
    rnare in quella casa, che per lei non era più tale. Si era talmente auto convinta che non dovesse andare oltre oceano, che avevo rimosso gran parte dei ricordi con gli amici, le aspirazioni e le passioni dell’America.
    Nessuno l’aveva mai contatta, se non Janise.
    Lei, la migliore amica che sapeva che l’Archard aveva problemi con i famigliari, quei pochi che le restavano.
    Aveva capito, finalmente, quante di quelle amicizie adolescenziali fossero superflue e immature, acerbe. Non c'era stato tempo di farle maturare, perciò era sola.
    Desiderava alla fine essere sola, e ne era felice.
    Non c'era nessuna vergogna nel non desiderare qualcuno al proprio fianco, voleva affrontare le cose per conto suo, sulle sue gambe, con la sua testa, con le sue paure e le sue forze. Il tempo le aveva portato alcuni dispiaceri ma fortificata al contempo. Capii quante contraddizioni e strade opposte, ma parallele, ci fossero in quella sua piccola vita.
    I nonni l’avevano scritta di nuovo, dopo i famosi trenta giorni.
    Sapevano che controllava il calendario, avevano sempre avuto un'impeccabile puntualità in ogni cosa, un magnifico ordine animava i loro gesti.
    Erano così precisa che, anche se si fossero rotti tutti gli orologi, avrebbero trovato il modo di arrivare in tempo per tutto.
    Peccato che, quelle lettere, continuavano ad essere in ritardo, a fermarsi a due anni prima quando le cose erano molto diverse, la vita era diversa.
    Le avevano inoltrato quella lettera per rimproverarla della decisione presa sul momento, forse per la troppa frustrazione e irritazione, consigliandole vivamente di ripensare a quei soldi, alla possibilità che per lei rappresentavano, ossia il suo futuro.
    Purtroppo, non si rendevano conto che quello lo era, seppur non figurasse uno dei suoi sogni, che fosse ben diverso da ciò che aveva sempre avuto in mente per sé. Spesso s’era arresa, ma non si era seduta a terra noncurante dello scorrere del tempo, ad aspettare qualcosa che non sarebbe mai arrivato.
    Dopo l'incidente, capii senza mezzi termini che non era più la stessa.
    Non era solo il corpo ad essere cambiato, i suoi pensieri e il suo modo di essere si trasformati di conseguenza come danno collaterale.
    Una ragazzina sedicenne che voleva essere felice, tenendo lontano tutti i mali.
    Era menefreghismo, il suo.

    Testa bassa, movimenti rapidi.
    Una mattina di fine giugno, abbracciava il sole a tal punto da nasconderlo. Una tazza di caffè e un piatto con metà waffle ancora integro, il solito quaderno strapieno di parole, la solita matita tra i capelli che cercava inutilmente di tenerli su.
    Una penna che tremolava, incapace di dar vita a qualcosa in più di quella parola.

    Vorrei.

    Rifletteva mentre ascoltava attentamente le parole della bionda seduta alla sua destra, della Lullaby.

    Sai, è strano il fatt- Proferì fermandosi improvvisamente davanti alle urla della Fuoco e dei presenti in quella stanza.

    L’aria era satura di lamenti angosciati e grida talmente imbevute di disperazione che le fecero accapponare la pelle. L’Archard non capì fino a quando non si alzò tremando, la bocca secca che reclamava acqua.

    Dam..Dammelo. ORA! Urlò verso uno dei suoi compagni.

    Raccattò quel calice e sorseggiò con prudenza un paio di gocce, che tenne in bocca il più possibile, prima di mandarle giù.
    Stava provando un senso di ripugnanza a quel contatto, tanto da non saper spiegare. Se ne stava lì, le braccia larghe come in una resa, lo sguardo rivolto verso il basso che non pensava a niente.
    Non ne aveva le forze.
    Strane idee le passarono per la testa, strisciando sulle sue paure come vermi ripugnanti.
    Si mise a parlare da sola, comportandosi da mentecatto, a dar voce ai suoi pensieri tormentati, ma smise subito. In mezzo a quel caos la sua voce pareva irreale, lo spettro di sé stessa.
    Non riusciva a tranquillizzarsi, e i suoi nervi già messi a dura prova furono scossi da una sorpresa a dir poco spiacevole: la voce a tratti scompariva.

    'Fa..va…n..nculo! Mormorò stizzita, prima di passare con lo sguardo sulla compagna che stava urlando e tirando bruscamente il braccio della Vane .
    Si sentiva invischiata in un incubo senza fine, le ultime speranze si sgretolavano come ossa marce...
    Crollò semisvenuta in quella Sala, che ai suoi occhi allucinati ricordava sempre più un gigantesco sudario. Si sosteneva sui gomiti, lo sguardo verso i compagni, irraggiungibili; il caldo era crudele che irradiava fuoco senza pietà.
    Tirò fuori dalla borsa una bottiglia provando a saziare quella sete, ma niente.
    Imprecò come una dannata o una pazza mentre il mondo le girava vorticosamente attorno.
    Si era appena bevuta mezza bottiglietta ma era stordita come non mai, la bocca arida, la gola ridotta a un forellino strozzato.
    La testa che le stava per esplodere e poi, una figura che le saltò addosso.

    Ho sete. Sto male. Dammelo!!

    Ma..m..Batuff..olo farfugliò con difficoltà. La lingua si appiccicava al palato senza saliva. – A...acqu.. Acqua, tieni! – ripetette un po' più forte passandoli quelle poche gocce che rimanevano in un calice.
    Come se non bastasse iniziò a vederci male, anzi non ci vedeva proprio.


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