Nel mentre, in Sala Grande...

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    Accadde tutto così in fretta che il piccolo tempesta non ebbe gran che modo di reagire.. anzi no, diciamocelo, in realtà aveva gli occhi fissi sula sua Gen e non voleva saperne di guardare altrove, semplicemente non ci riusciva. Era felice fosse tutto finito, era felice fosse li con lei, e dentro di se fremeva per quel candido, caldo contatto che stava avendo con la ragazzina. Alla sua risposta, al fugace schiocco sulla sua guancia, cominciò a ridere baciandola di rimando fugacemente dapprima sulla fronte, poi ogni dove capitasse, fino a mordicchiarla, abbracciandola poi, stringendola sulla vita e facendola roteare un poco alzandola di qualche centimetro da terra. Si, stava diventando forte, se non per le sue capacità magiche almeno fisicamente! Smise il turbinio, ancora ridendo, solo quando sentì la sonora voce di Lily esclamare un incanto.
    Si fece subito serio al vedere la scena, ma gli usci solo un flebile

    Ehy, ma che..

    Aggrottò le sopracciglia quando capì che la vittima fosse Amabel. Strinse un poco di più Gen mentre stava per lasciarla e dire qualcosa, ma il buon Cristiano, aveva le insigne del ghiaccio, scatenò già un turbinio di parole e consequenziali risposte in cui il piccoletto non se la sentì di intervenire. Si limitò a stringere la sua ragazza, invece, che sembrò di nuovo in preda al terrore col pensiero fosse una nuova piaga; ciò gli fece pensare a quanto.. fosse difficile proteggere tutti. Era una cosa che dentro di se, seppur anche magari inconsciamente, si era ripromesso, avrebbe protetto tutti, o almeno cercato di farlo, sarebbe stato il faro che avrebbe illuminato la via nell'oscurità del mare in tempesta.. ma era così difficile! Forse magari aveva così tanta paura di perdere la ragazza che stringeva, che ancora non riusciva a capire quali fossero i veri momenti di pericolo, quando focalizzarsi su di uno, piuttosto che un altro, gli mancava ancora la consapevolezza del rischio.
    Strinse a se la giovane, infilandole una mano nei capelli e carezzandola, mentre ascoltava quindi le parole dell'insegnante di Astronomia, la sua Mikal, avvolgendo quindi sempre più la ragazzina inconsapevolmente più il suo discorso andava avanti. Naturalmente non ebbe nulla da obiettare, ne ai nuovi ordini ne riguardo a quelle rivelazioni, si limitò poi ad osservare i sui compagni in uno strano silenzio, forse in preda a quella strana sensazione che dentro se sentiva ormai sempre più spesso. Adulthood.
    Tornato in se, raggiunse con la mente, di gran passo, tutti i suoi compagni, tutti i suoi amici, cominciando dal sincerarsi delle loro condizioni e cercando con qualche battuta di far sorridere chi poteva.

    [30 giugno, ore 20.00]



    RlAF

    Parliamoci chiaro, era già in modalità vacanza. La pessima giornata del giorno prima, solo un lontano ricordo, anche se poi ebbe modo di divertirsi lo stesso nell'arco della giornata, la mattinata non era partita benissimo, ma con la filosofia ottimista del "il bello di una pessima mattina è proprio quello che può solo che migliorare" non fu difficile recuperare in corsa. Quindi si: modalità vacanze attivata. Stava già prendendo accordi con chi di dovere per passare le "ferie" di qua e di la per mezza Irlanda ed Inghilterra, l'altra parte del suo cervello invece era già occupata a pensare a quel che fare durante il tempo libero-

    Hm, ricapitolando
    - Lezioni di Kung Fu
    - Lezioni di Batteria
    - Migliorare in Pozioni
    - Geneva
    - Aiutare la famiglia

    ... Hm?


    Perso fra se e se, con le mani incrociate dietro la nuca a sorreggergliela in total relax, fra vari viaggi mentali, si stava quasi perdendo l'inizio di quel discorso, solo la voce tonante del preside lo riportò a terra, fra gli sguardi dei compagni e l'assottigliarsi vociare.
    Non staccò le braccia da quella posizione, semplicemente sporse all'indietro un poco la schiena voltando il viso, tanto bastava per osservare lo scranno e quindi la posizione dell'inquietante Price. Seguì con blanda attenzione le parole, con molta più eccitazione e vigore invece seguì l'ordine di applaudire insieme a tutti gli altri, portando prima le mani al cielo a mo' di "Alleluja" battendole quindi più e più volte, felice per i suoi compagni ormai liberi da quelle opprimenti catene; in verità era molto più grato loro di quel che dava a vedere.
    Si mise composto poi, più per rispetto per quelle persone. Anche se naturalmente il passo successivo fu quello di scomporsi di nuovo sedendosi sulla panca di lato, con una gamba dentro al tavolo e l'altra fuori, rivolgendo il corpo per interezza verso la direzione del preside.
    A braccia incrociate ma sguardo e labbra sorridenti seguì le premiazioni; non fu sorpreso nel sentire il nome di Luke, era tipo la.. venticinquesima volta che vinceva? Anche se naturalmente, contento per lui, seguì la cacofonica risma di applausi che seguirono. Anche il nome di Croal non era nuovo in quel contesto, di nuovo applausi. Gli venne da pensare un giorno devo proprio chiederglielo.. chissà se gliene è mai importato qualcosa del premio o se sono un po' come me.. Intendeva l'essere naturalmente portato per lo studio e il non curarsi troppo dei voti, la sua curiosità era più che altro rivolta al sapere se a quel premio tenessero o meno. Ma di nuovo la sua attenzione fu catturata dal carismatico preside che stava per decretare i vincitori della coppa delle case.
    Non aveva dubbi Bee al terzo posto ci fossero i fuoco.

    Al terzo posto… la Casa del Fuoco, con 2272 punti complessivi.

    Appunto. Fece scemare la cosa con un lieve sorriso attendendo il responso che tutti stavano aspettando. Dentro di se in realtà immaginava vincessero i Ghiaccio, avevano più volte dimostrato in molti contesti di essere superiori per quanto riguardava l'esecuzione di compiti e verifiche. Le parole di Price vennero proprio come un fulmine a ciel sereno perché davvero nella sua testa per Bee era assai scontato fosse già tutto scritto.
    Alzò le sopracciglia spalancando la bocca ma senza dire nulla, non ancora. MA VERAMENTE??
    Volse lo sguardo verso i suoi compagni alzandosi dalla panca con i pugni al cielo.

    BBOOOOYAAA!!- Gridò strizzando gli occhi. -MA CHI SIAMOOOO CHI CAZZ* SIAMOOO! IL CIELO SI TINGE DI VIOLA CAL, SI TINGE DI VIOLAAA

    Cominciò a dare il cinque al suo Caliban, a Leen, Declan e a tutti quelli cui sporgendosi poteva arrivare. Fortuna che non gli importava nulla. Seriamente parlando in verità era più l'eccitazione di aver vinto più per il perché, mettiamoci anche che.. beh, insomma, si trattava di Bee, quale migliore occasione per dimostrare a tutti di essere sempre se stesso?

    LET'S GOOOO!!

    Flexò baciandosi un bicipite, dabbò per poi ricordarsi solo poi che in verità la casata del Ghiaccio era proprio quella della sua ragazza.
    Subito la cercò con lo sguardo sperando fosse più felice per lui che irritata, anche se non aveva dubbi in verità, fissandola quindi felice, scoppiando in una risata mentre da lontano dopo averla indicata, con entrambe le mani le faceva il simbolo del cuore posandolo sul suo petto.
    Quando il preside sedette prendendo la parola, solo allora, si rimise a sedere cheto.
    Prossima mossa: strafogarsi.
    Prossima prossima mossa: dormire con Gen. Eccheccacchio.

    Non mi faceva taggare nessun altro, comunque:

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    Voci ed espressioni arrivavano ovattati alle orecchie della Strega Bianca, così come volti e gesti sfocati da una nebbia che non voleva saperne di andar via.
    Una nebbia pesante, a tratti invadente, che se ne stava lì, appollaiata sulle spalle e pronta a inghiottire ogni cosa.

    Era seduta al suo solito posto, alla destra di Price, insieme a tutti gli altri docenti ed Esperti che imbandivano la tavolata al pari delle pietanze.
    Era lì Amalia, eppure i pensieri annaspavano ancora tra i cunicoli delle Segrete del Castello, fino a sbattere come onde sulla Porta generatrice dei loro mali.
    Sì, la cattedrale era stata aperta, le piaghe cessate e il fautore di tutto, Gaius Harmony, adesso un Fantasma, libero e irraggiungibile. Ma era davvero tutto finito? L’unica risposta che sapeva dare a quella domanda che senza tregua le tartassava i pensieri era negativa.
    Non si capacitava di tante cose, troppe ed era sicura che non lo avrebbe fatto anche in futuro con tutte le soluzioni tra le dita.
    La versione estranea di lei era andata via, ma non si sentiva affatto libera.
    L’unico sentimento che le urlava nelle vene era la rabbia.

    Sì chiedeva il perché Gaius avesse scelto di divenire un Fantasma, così come cercava forsennatamente di capire quale fosse la sua faccenda irrisolta che potesse giustificare una scelta del genere.
    E perché era stato intrappolato lì dentro? Da chi? Per cosa? Troppe cose irrisolte ancora, troppi misteri e altrettanti interrogativi che la lasciavano perplessa, incredula e con l’amaro a fior di labbra.

    Il vociare di studenti e personale accademico le faceva da sottofondo nella sua personale e voluta solitudine, che non le interessava particolarmente la Cerimonia, ma solo vedere con i suoi occhi i ragazzi e gli altri ex-piagati finalmente liberi e in salute.
    Contava solo quello e ciò valeva lo sforzo di rimanere in quella stanza e non scappare via.
    La decisione di tornare laggiù era stata già presa e archiviata, nonché avrebbe fatto domanda al Ministero per poter verificare nuovamente.

    Le chiedo venia, professoressa Harp. Non sono stato in grado di raccogliere la sua eredità come dovuto.

    La voce di Monsieur Price era stata capace di destarla, nonostante avesse applaudito a Luke e ad Allen per i premi ricevuti, i quali non la sorpresero minimamente.

    Non dite fesserie. Tre punti non cambiano proprio niente. Non la considero una sconfitta e di fatti, per me, non lo è. I ragazzi sono stati eccezionali e deve andar fiero di tutti loro, come lo sono io. Anche del loro Responsabile.

    Edited by Amalia Harp - 10/8/2021, 02:25
     
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    [Dormitorio maschile del Ghiaccio]



    Era arrivata l’ultima sera, i più avevano terminato di preparare i bagagli ed erano scesi a godersi il banchetto e i festeggiamenti di fine anno, mentre Luke a mala pena aveva cominciato ad aprire il proprio baule, praticamente vuoto.

    Tranquillo, io vi raggiungo fra poco.

    Espirò stanco all’ultimo dei compagni che lasciava il dormitorio, spostando pigramente una delle pile dei suoi libri da un capo all’altro della stanza.
    Avrebbe dovuto gioire e cantare a squarciagola per l’epilogo preso della sera precedente, eppure nell’arco di ventiquattr’ore aveva realizzato quanto poco ciò significasse sullo sfondo dei mesi di serenità che aveva perduto a causa della propria maledizione, lui e tutti gli amici. Era così sovraccarico di emozioni che ormai non sapeva più dove condurre sé stesso, sospeso fra un estremo senso di sollievo e uno di vuoto più assoluto. Dopotutto, cosa era stato in grado di concludere quell’anno?
    Uno slancio emotivo gli aveva fatto trascinare le amiche all’inseguimento di Lawrie, giù nelle più che mai nefaste Segrete.
    Le attività di Icaro lasciate a sé stesse a causa propria.
    Il Quidditch, sporadici allenamenti a parte, inesistente.
    E un rendimento scolastico salvato solo grazie all’intervento della professoressa Nott e una maldestra, quanto deleteria, autosomministrazione di Aguzzaingegno.
    Di fatti, non aveva concluso altro che una serie di sconfortanti fallimenti e pessime decisioni.

    L’anno prossimo sarà diverso… deve.

    Fra sé e sé, quella promessa, aveva quasi più l’aria di una preghiera offerta agli spazi vuoti del dormitorio. Una scintilla di speranza accesa a lume di candela, da solo.
    Con la porta chiusa davanti a sé, l’ultima cosa che Luke desiderava era partecipare alla cerimonia di fine anno. Poteva solo immaginare quali discorsi avrebbe fatto Price, i toni, gli sguardi… persino il più velato dei rimproveri. Ma alla fine, a frenarlo, era solo l’ombra di sé che lo aveva perseguitato fin da quel primo novembre: perché adesso che era tornato a poter esser qualsiasi cosa, l’unica che gli sarebbe stata sempre preclusa era proprio il Luke vissuto prima della Piaga, degli sbagli e tutto il resto.
    Semplicemente, era stanco. E il proprio baule in fondo non era che un pallido riflesso di quanto aveva raggiunto in un intero anno scolastico, un confronto che non era ancora capace di vincere e tantomeno di colmare. Non quella sera, almeno.
     
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    Quel giorno Coral si era svegliata di buon umore, ma qualcosa dentro di sé la faceva tentennare dal mostrare il migliore dei suoi sorrisi.
    Erano passate esattamente trentasei ore dall'ultima volta che la mano invisibile l'aveva portata verso l'alto, facendole vivere sensazioni che, sperava, non avrebbe più provato in vita sua.
    Eppure la sensazione che dovesse capitare ancora, che ancora avrebbe avuto una panoramica dall'alto della Sala Grande, dei volti dei compagni che l'osservavano dal basso, era forte: si era talmente abituata alla nomina di piagata da faticare a sentirsene libera.
    Ma tutto era a favore di una vera e totale guarigione dei ventidue maledetti, per cui credeva che le sarebbe bastato riabituarsi al suo corpo e alla normalità che tanto aveva agognato per rilassarsi fino in fondo.
    Lo sapeva, però, che il motivo per cui non riusciva a sorridere era in realtà un altro: non era pronta a lasciare Amestris.
    Quell'ultimo anno le era stato tolto via dalle mani, spezzato da un male ignoto che le aveva impedito di viverlo fino in fondo e di maturare la voglia e la consapevolezza di essere pronta a lasciare le sue mura.
    Aveva toccato appena il cibo quella sera, e non a causa della nausea e dei mal di testa ormai lontani.
    Non attendeva neanche con il solito entusiasmo gli esiti di fine anno: il Quidditch era stato annullato, la Tempesta e il Ghiaccio avevano punteggi talmente vicini da rendere difficile capire chi l'avrebbe spuntata, mentre il premio da migliore studentessa, nonostante tutto, credeva di poterlo portare ancora a casa: era stato sostanziale l'aiuto della Signorina Hunt e di Alec per riuscire a riprendere in mano un po' la sua vita, quell'anno, e probabilmente a loro doveva dire grazie se era riuscita comunque a mantenersi in carreggiata dal punto di vista didattico, sebbene avesse tralasciato ogni speranza di superare con una buona media materie come Divinazione e Cura in cui aveva sempre fatto tremenda fatica.
    Quando il Preside aveva iniziato a fare i suoi annunci, Coral si era mantenuta distratta dai suoi pensieri, continuando a guardare di fronte a sé mentre mangiucchiava qualche fagiolino.
    Applaudì con poco vigore alla vittoria di Luke Lygeon, mentre alla sua si limitò soltanto ad accennare un sorriso ai compagni vicini che le facevano i complimenti.
    Si alzò svogliatamente dalla seduta per andare a ritirare il premio, desiderando soltanto tornare al suo posto, se non direttamente sotto le lenzuola del suo letto per godersi in solitudine l'ultima notte ad Amestris.
    Ma ciò che la stupì più di tutto, fu la vittoria della Tempesta.
    La Tempesta.
    Il viola e il giallo l'avevano avvolta per anni interi, arrivando a dipingerle persino il cuore.
    Fra quei colori aveva trovato le prime amicizie, una casa accogliente in cui vivere, un sostegno. Dirgli addio, voltare loro le spalle e buttarsi fra le ombre scure dell'ignoto sapeva di amaro, di nostalgico, di sconfitta, in qualche modo.
    Eppure lo sapeva che quello non era che l'inizio.
    Lo sapeva con la mente, ma non con il cuore.
    E proprio il cuore iniziò a batterle talmente tanto forte da farle paura.

    Devo andare via da qui.

    Si ritrovò a boccheggiare in cerca di aria, lasciando cadere sul piatto le posate con un tintinnio, mentre la sua casata si perdeva nel frastuono della festa, com'era giusto che fosse.
    La Tempesta l'aveva resa vincente al primo anno, e la stessa cosa stava facendo adesso che lasciava Amestris.
    Fu con il suo sorriso ad accompagnarla che lasciò la Sala Grande, mentre lei tentava di ritrovare il suo fra un respiro ampio e l'altro.

    Uscita per Coral

     
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    [30 giugno, ore 20.00]



    La cosa bella dell'estate erano tutti quei propositi che ti davano la speranza che una volta tornato a scuola, sarebbe parso a tutti una persona diversa, irriconoscibile: si sarebbe allenato tutti i giorni, avrebbe iniziato a leggere i giornali ed avrebbe speso metà giornata a fare il dog sitter per accumulare qualche soldo, diventando una versione tostissima di Sylvester Stallone, amante degli animali e molto attivo sulle tematiche di attualità, insomma... un boccoloso Vladimir Putin.
    Cal ne era convinto, lui viveva di buoni propositi.
    Non c'era sera che non si dava dello stupido per non averli seguiti. "eh si ma domani... mi alzo alle sei e vado a correre", ma puntualmente, alle sei lanciava la sveglia lontano, girandosi dall'altra parte del letto.
    La sua pigrizia non aveva confini ma per lo meno non si dava per vinto, sentiva che quella era la volta giusta... che quella estate si sarebbe impegnato di più per diventare il piccolo ometto che sognava di essere.
    Ssentì la voce dei suoi compagni unirsi per dargli la buona notizia.
    Lì per lì pensava fosse un brutto scherzo, ma poi spalancò gli occhi ed il sorriso prese ad aprirsi per mostrare le due fossette agli angoli della bocca.

    NNNNOOOOOOOOO..... non ci credo

    Ma pian piano, iniziò a realizzare che, data l'euforia dei compagni, la notizia era vera.

    Si cazzo!

    Iniziò a fare un improbabile balletto senza musica, andando ad abbracciare i suoi compagni fomentando quell'atmosfera scanzonata e goliardica.
    Avevano vinto per davvero, senza scadere in quei piccoli trucchetti che lui e Declan avevano pensato qualche giorno prima.
    Si girò verso i ghiaccio, urlando a casaccio.

    Chi sono i migliori ora?!?!?!?

    Ma quando si beccò davanti la faccia di Frances , decise di ricalibrare il tiro.
    Frances un po' gli faceva paura, sembrava sempre sul punto di tirare un pugno in faccia a qualcuno e lui, quell'anno ne aveva prese abbastanza.

    Beh dai, siamo stati tutti bravissimi.

    Ancora un po' intimorito, si avvicinò alla ragazza allungando la mano per una stretta sportiva.

    Complimenti... - ma poi, non riuscì a trattenersi, bisbigliando piano Per il secondo posto...
     
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    Per tutto il giorno aveva vagato fra i corridoi con sguardo mite e mani giunte in grembo, godendosi i volti felici degli studenti e l'odore della speranza che era tornata a circondarla.
    Eppure quello per lei era un giorno di gioia grigia: non riusciva a subire pienamente la sconfitta delle piaghe, a sentirsi grata e lieta di aver ritrovato il proprio corpo e le sue emozioni, a festeggiare con i festeggianti, colma di un sottile velo di malinconia che le oscurava il viso candido.
    Ma dentro al suo cuore viveva una festa: non sapeva dirsi più contenta di com'era per la guarigione degli studenti, per la possibilità che avevano, di nuovo, di vivere pienamente le loro vite, di crescere e di evolversi verso qualcosa di nuovo, qualcosa capace di gettare ombra sul male che avevano vissuto per quasi un intero anno.
    Beveva dell'acquaviola dal tavolo degli insegnanti, quella sera, mentre lasciava che lo sguardo si smarrisse fra un volto e l'alto degli studenti, dei suoi studenti.
    Avrebbe dovuto proteggerli di più, avrebbe dovuto fare di più.
    Soppresse un magone che rischiò di farle andare di traverso la bevanda, chiudendo gli occhi e respirando sommessamente nel tentativo di recuperare un certo contegno.
    Osservava i vincitori dei premi accogliere la notizia della loro vittoria, osservò i ragazzi applaudire e infine osservò la Sala Grande tingersi di viola contro ogni speranza: la coppa delle case di certo non era stato il suo principale interesse per quell'anno, ma adesso che avevano vinto né sentì l'impellenza, la necessità di alzarsi da tavola, di avvicinarsi ai ragazzi della sua casata, di festeggiare, di organizzare una festa privata in Sala Comune, di stare con loro, felice e orgogliosa come non lo era da anni.
    Ma non lo fece.
    Lo avrebbe fatto, probabilmente, ma non in quel momento: in quel momento riusciva a vedere soltanto l'enorme rischio e pericolo che gli studenti avevano scampato e non grazie a lei, che impotente si era rivelata del tutto inutile nella protezione dei ragazzi, nell'assunzione di quel compito e di quel ruolo che oramai ricopriva da anni, adesso indebitamente.
    Indegna, inutile, fallimentare.
    Ladra, stavolta contro ogni maledizione.
    Mikal poggiò il bicchiere sul tavolo con un tintinnio molto forte, la consapevolezza che non avrebbe più fatto ritorno in quella Scuola a vibrarle nelle vene, a spegnerle il respiro, a farle morire il sorriso sul volto mentre viveva su quello dei suoi studenti a cui avrebbe voluto bene per sempre.

    Edited by Mikal Levischmiedt - 11/8/2021, 17:55
     
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    Quel giorno era sparita dalla circolazione più presto del solito. Di fatto, nessuno aveva visto Sertoria per l'intero pomeriggio.
    Pareva incredibile che potesse ancora esistere una Cerimonia di Fine Anno, con tanto d'iniziali maiuscole. L'Accademia non aveva proprio vergogna, avrebbe pensato suo padre. Lei, che vergogna e giudizio morale li metteva a letto presto e li svegliava mai, aveva sospeso qualunque umana reazione, eccettuata una nuova, assolutamente non richiesta mania compulsiva.
    Ma si sa, dove mangiano in tre mangia anche un quarto.
    Anche quella volta, in Sala, il naso avrebbe percepito Sertoria ancor prima degli occhi. E così sarebbe stato per molto, molto tempo.
    Ma era diverso, sì, adesso era diverso. La fragranza della vaniglia precedeva il suo passo, la vaniglia del deodorante che si era spruzzata addosso sino all'eccesso. Altri sottofondi tenui si accompagnavano a quell'odore, più delicati e bianchi: il mughetto della crema per le mani; il sapone di Marsiglia con cui si era strofinata per quasi un'ora; e punta di diamante, freddo, il mentolo del colluttorio.
    Era già tardi, ma andava bene così. I compagni festeggiavano perché c'era ancora qualcuno in grado di festeggiare.

    Piccoli.

    Sì, erano più piccoli. Il tempo passava e Sertoria, Luke, Samantha e gli altri, loro crescevano. Il gruppo si faceva anziano, stagionava. Sertoria buttò l'occhio sul dispositivo localizzatore, per accertarsi che i quattro fossero tutti nei paraggi e in salute. Sollevando gli occhi al soffitto fu travolta da tutto quel viola improvviso.

    Viola. Tempesta. Hanno vinto.

    E poi:

    Prima volta per me.

    Aveva sempre visto vincere la propria Casa, dacché era ad Amestris. Conosceva soffitti celesti, soffitti bianchi.
    Bianchi. Aveva da fare.
    Allungò il passo, raggiunse la propria postazione e la superò. Marciò a occhi bassi verso il tavolo dei docenti. Colei che cercava era là, assorta in conversazione col professor Price. Chissà se interromperli sarebbe stato maleducato. Sicuramente. Decise che non avrebbe detto nulla, proprio nulla. D'altronde era meglio così. Di recente miss Harp aveva iniziato a dire cose potenzialmente in grado di farle del male. Ma ecco, magari quel tempo aveva fatto il suo corso, le veniva da pensare.
    Stop. Aspettò che lo sguardo di lei la inquadrasse. Quando seppe di potere, allungò sul piano del tavolo la sua mano goffa, vi depose gli oggetti e la ritirò.
    Chess-pieces-31
    Congiunse i palmi sul grembo e salutò i docenti con un netto scatto del capo, alla maniera dei soldati. Girò sui tacchi e si allontanò. Quel che aveva lasciato per lei, chissà, forse se ne sarebbe ricordata. Sertoria ci aveva lavorato con meticolosità, questo sì.
    Rivoleva soltanto indietro la sua professoressa. Soltanto.

    [Tavolo del Fuoco]



    Ciao.
    Come stai?
    Come stai?


    Difficile rivolgere la parola a qualcuno "per conversare". Non lo faceva mai. Era molto imbarazzata.
    Consegnò a Kyle un bicchiere di succo di zucca e tenne per sé l'altro.

    Le nostre Case non hanno vinto, quindi si può fare il brindisi al contrario. Cioè, quando... quando dicono "beviamoci su", ecco.
    Non so se funziona così.


    E come di consueto prese a tormentarsi i capelli con la mano libera, spargendo una nube odorosa di sapone di Marsiglia.
     
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    [Sera del 30 giugno]

    La valigia, mezza disordinata, giaceva ai piedi del letto in attesa degli ultimi vestiti che Máiréad stava raccogliendo in giro. Kiwi, Aibell e Pimpi si trovavano nei rispettivi trasportini, che dopo la Cerimonia sapevano che sarebbero stati liberati nel treno diretto a Londra quindi non avevano da temere un abbandono. La Callaghan non lo avrebbe mai permesso. Chiuse le fibbie del baule, con indosso per l'ultima volta la divisa GUFO. Si vide allo specchio, una ragazza ben diversa dalla bambina TOPO di cinque anni prima: forme e sensazioni nuove avevano cambiato tanto il corpo quanto la mente dell'irlandese e con molta probabilità quella figura sarebbe cambiata ancora, con la nuova divisa destinata agli ultimi due anni di scuola. Per certi versi era ancora lei, la ragazzina animalara piagata, quest'ultimo aggettivo ben visibile ancora su di lei. Barcollava nello scendere le scale, ormai senza stampelle o persone a farle da appoggio, strano ma che dava sollievo: ora sì che davvero non era più un peso per qualcuno. Fissò senza pensarci il pianerottolo dove sotto Natale era crollata, parlando poi con un inaspettato compagno. E sorrise. Non aveva dimenticato la promessa, ma qualche volta le tremavano le gambe - piagata e non - ad andare verso il fratellino. E no, neanche del fischietto per Pia, anche se al Ceridwen le aveva spiegato la titolare che ci fossero nel listino solo quelli dedicati ai gufi. Ma poteva ritentare, tramite lettere, per sapere se ci fossero state aggiunte alla merce o se la signora Viviane potesse fare qualcosa per lei.

    Una promessa è una promessa.

    Pensò risoluta fino a scendere tutte le scale raggiungendo la Sala Grande. Già piena di gente e voci, tra cui quelle di ragazzi già visti in passato nella scuola e adulti sconosciuti.
    La cena la aspettava, nulla a base di carne per una vegetariana come lei, ma si trattava dell'ultimo giorno in compagnia prima dei due mesi di pausa dell'estate ed era bello trascorrerlo insieme agli altri. Chiacchiere, bevute, mangiate, di nuovo chiacchiere con i compagni di tavolo aspettando gli annunci finali. Il professor Price era ancora rimasto sulla sedia del Preside per quella sera, ma sarebbe stato così per sempre? In ogni caso Máiréad applaudì felice verso gli esperti che erano riusciti a curarli tutti quanti di botto, contenta che mentre loro combattevano la sete e il bruciore agli occhi altri combattessero per salvarli. Non pensò molto al nuovo Fantasma, per lei era una nuova presenza nel castello al pari del Signor Pirata o dello Scienziato, eppure altri sembravano preoccupati di pensare al vecchio Preside tornato ad Amestris. Lei già pensava a come poter impiegare l'estate, allo studio MAGO, alle lettere che avrebbe potuto scrivere ai suoi amici e, perché no, organizzare qualche incontro. Sempre che ne avessero avuto voglia. Non avrebbe forzato nessuno a raggiungerla in Irlanda o costringere a ricevere un invito per raggiungerli nei loro Paesi di origine. Eppure moriva dalla voglia di spedire lettere in giro, di chiamare Lilith per continuare il tirocinio, di sapere che finalmente tutto si fosse risolto e i suoi amici stessero bene e in salute. A pensarci bene aveva un sacco di opportunità, molte di più di quanto credesse. Il problema era avere la forza di applicarle e Máiréad ne aveva passate tante in quell'anno. Probabilmente il giorno dopo avrebbe dormito circondata dai suoi genitori, tutto quello che sarebbe riuscita a compiere una volta lontana da Amestris. E poi? Le sarebbero mancate ancor di più le voci e le risate, i vecchi e i nuovi amici, non potendo avere un fratello o una sorella o in generale un coetaneo vicino con cui condividere i discorsi di persona. Sospirò intristita, gettando sguardi intorno, finché non ci fu il momento delle premiazioni. Gli stessi nomi degli anni scorsi come Migliori Studenti, per cui la ragazza si aspettava di sentir trionfare la solita Casa. E invece...

    Bhuaigh muid! [Abbiamo vinto!]

    Urlò Máiréad verso Sam. Non ci credeva nemmeno più di vedere la Coppa assegnata alla Tempesta e forse nessun altro si aspettava quella vittoria per così pochi punti, abituati da quattro anni a veder trionfare la Casa di Sert, di Pigeon e di Finto Séamus. Erano stati comunque bravi tutti a reggere la sfida, fino all'epilogo a cui avevano assistito. Cercando di salutarli vide Sert avvicinarsi al tavolo del Fuoco e per un attimo ebbe lo stesso folle istinto di seguirla, di approfittarne anche lei per parlare con qualcuno, ma non lo fece, fissando ostinatamente la forchetta con cui aveva infilzato una patata novella. Non in quel momento, ché si sentì frenata ancora dal dire o compiere qualcosa di sbagliato. Si vergognava, molto, e non aveva il coraggio dei Fuoco di buttarsi nella mischia. Né la loro faccia tosta, che per Máiréad era un grande pregio rispetto alla riservatezza e al non infilarsi in discorsi altrui. I Ghiaccio sapevano controllarsi, in lei invece vivevano l'imprevedibilità e i modi alternativi tipici della Tempesta. Esclusi quindi l'irruento farsi avanti e i ragionamenti pacati cosa rimaneva?

    Una promessa è una promessa.

    Sì, non si sarebbe tirata indietro. Lo avrebbe trovato un modo. Un modo tutto suo. Che quella vittoria della Tempesta potesse anche simboleggiare la sua, con nuove avventure ad attenderla.
     
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    Fuoco VI Anno
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    L'anno stava ufficialmente per concludersi, il preside aveva appena fatto gli annunci ufficiali ed il Fuoco aveva fatto pena.
    Una parte silenziosa di lui soffriva, arrivare ultimi non era mai una cosa buona, ma era stato un anno complicato per tutti ed anche se buona parte dei punti persi erano per colpa sua, anche Kyle era consapevole che non tutte le responsabilità erano da attribuire a lui, anche se il senso di colpa non se ne andava del tutto.
    Le preoccupazioni e le delusioni, venivano però quasi del tutto cancellate dalla gioia irrefrenabile di ciò che realmente era successo: la maledizione se ne era andata e con la sua dipartita, poteva realmente iniziare il suo nuovo e reale futuro.
    Ormai la sua mente era puntata all'anno nuovo, ma anche ad un'estate piena di spensieratezza e scoperte, questo anno appena passato sarebbe rimasto tra i più importanti e sconcertanti della sua vita, gli aveva permesso di conoscersi e capire quale via avrebbe intrapreso per il futuro, gli aveva fatto conoscere tante persone, stringere amicizie, litigare, conoscere gente folle e speciale, aveva baciato diverse ragazze e si era incasinato come non mai!
    Quando Sertoria gli si avvicinò, Kyle le sorrise con sincera felicità, lei era una delle persone con le quali era riuscito a legare, seppure in modo particolare, come particolare era la sua psiche ed i suoi modi di interagire con la gente, ma la giovane del ghiaccio rappresentava per lui un pensiero felice, anche se bene non era in grado di capire il perchè.
    Annusò l'aria, guardandola con aria felice

    Che buon profumo che ti porti dietro Sertoria! Vaniglia?

    La maledizione non c'era più e tutti loro potevano tornare alle loro vite, la ragazza si era finalmente lasciata alle spalle il puzzo nauseabondo ed ora profumava di buono!
    La cosa che più però lo stupì fu proprio il suo essersi avvicinata a lui, rivolgendogli parole cordiali e gentili, senza una vera e propria causa o una motivazione scatenante, se non la voglia di salutarlo e brindare con lui.
    Il tempo cambiava le persone e forse il suo modo di essere stato spontaneo con Sertoria, aveva in qualche modo reso quel loro incontro più facile, Kyle ovviamente doveva sempre mettersi in mezzo e darsi delle responsabilità, ma era il suo carattere e probabilmente cosi sarebbe rimasto.

    Abbiamo perso ma a nostro modo abbiamo vinto no? Perdendo si cresce e si migliora, giusto?Il prossimo anno saremo di sicuro più preparati, almeno noi Fuoco che abbiamo fatto proprio schifo

    Le disse sorridendo, prendendo il succo di zucca ed alzandolo inizialmente al cielo, prima di far incontrare i loro bicchieri per un rapido saluto


    Alla nostra amicizia ed ad un'estate di spensieratezza!
     
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    Ti piace il mio profumo?



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    Vaniglia?
    Deodorante alla vaniglia. Tenne a puntualizzare. Lo uso da ottobre. Però si sente ora.

    Kyle disse qualcosa che eludeva la sua comprensione; che si poteva vincere e perdere allo stesso tempo, cosa impossibile secondo le leggi delle polarità. Sertoria aggrottò le sopracciglia sul nuovo enigma che le si poneva di fronte.

    Perdendo si cresce e si migliora, giusto? Il prossimo anno saremo di sicuro più preparati...
    Sì, ho capito. Sì, ci sono le probabilità.
    Alla nostra amicizia ed ad un'estate di spensieratezza!

    Clangore di bicchieri. Sertoria si portò il proprio alle labbra e sorbì il succo di zucca. Sarebbe stato interessante provare il vino, prima o poi; ma sapeva che fino ai diciotto anni non le era permesso, salvo per le occasioni speciali a casa, tipo il Natale e il Capodanno... e a casa non trascorreva quasi mai le vacanze invernali, perciò ciao, come si diceva dalle sue parti.
    Le luci del soffitto sfavillavano nel vetro del suo brindisi. Guardava sciabordare tutto quell'arancio.

    Io devo diventare simile a Olivander. Mormorò. Vengo a scuola per questo. Questo mi fa contenta. Ma se non ce la faccio... non ce la facessi... allora perché?

    Vuotò il bicchiere e prese a ruotarlo tra le mani.

    Io... Noi serviamo a qualcosa, no? Ho preso la maledizione, ma è servita... Se perdendo si cresce, allora anche quella è stata utile a diventare fabbricante di bacchette.

    O no?

    O no?

    Era grande. Doveva pensare al sangue, ai corsi da seguire, a come vestirsi nel weekend, a come regolarsi la dieta. Più il tempo avanzava e meno adulti le dicevano cosa doveva fare. Il campo della libertà si allargava paurosamente, e Sertoria temeva che presto o tardi l'orlo l'avrebbe sbalzata nel precipizio. Nell'abisso del decidi-per-te-sola.
    Si riprese il bicchiere, ormai vuoto, che aveva dato a Kyle: appartenevano al tavolo del Ghiaccio e là dovevano tornare, era la regola.

    Siamo amici. Mi dirai cosa fare se dovessi non saperlo più?

    Tutto sommato non le occorreva l'alcool per lasciarsi andare a meste meditazioni.

    Edited by Sertoria Eburneo - 14/8/2021, 18:08
     
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    Sertoria si era fatta seria tutta di colpo, Kyle sapeva della sua dedizione e passione per le bacchette, così come lei gli aveva già detto i suoi sogni e speranze per il futuro, ma probabilmente la piaga e tutto quel periodo in sua compagnia, non aveva cambiato solo il giovane fuoco, anche la ghiaccio sembrava esser stata scalfita dal suo effetto indiretto ed ora dubbi e ombre sembravano aleggiare attorno a quel suo futuro quasi già disegnato.
    Il fuoco sapeva delle stranezze della ragazza, ma in quel momento sentiva quel suo bisogno strisciante di avere certezze, una piccola conferma che potesse rimetterla sulla giusta via, così Kyle le posò entrambe le mani sulle spalle, piegandosi su di lei per diminuire quella distanza che li separava.

    Tu diventerai meglio di Olivander

    Le sorrise

    Le bacchette hanno un’anima e nessuno ha la tua determinazione e passione,loro sentiranno il fuoco che brucia nel tuo cuore e non potranno che innamorarsene

    Lui sarebbe diventato un magizoologo, ormai lo aveva deciso, anche se i dubbi sul futuro erano per lui come un fiume in piena o un tornado furioso, non avrebbe avuto nessun appoggio o aiuto dalla famiglia, sicuramente ne sarebbe stato ostacolato ed il suo terribile rendimento scolastico non faceva di lui il migliore candidato su cui scommettere, quindi avrebbe avuto bisogno della fiducia dei suoi amici, le uniche persone che forse avrebbero potuto spingerlo verso quel futuro lontano.

    Siamo amici Sertoria

    Le disse con il sorriso lieve sulle labbra, mentre una voce stranamente seria si fece largo tra loro due.

    Se mai dovessi veder il tuo percorso allontanarsi dal diventar il miglior fabbricante di bacchette del mondo, farò di tutto per rimetterti sulla giusta via,
    perché è questo che fanno gli amici. Giusto?


    Sicuramente il fatto di non puzzare più come una fogna a cielo aperto avrebbe aiutato, un pensiero che strappò sul suo volto l’ennesimo sorriso, forse per tutti loro quello strano anno aveva portato profondi cambiamenti, sicuramente l’anno venturo sarebbe stato un ottimo banco di prova per capire di che pasta Kyle era fatto ed ora sapeva che non avrebbe intrapreso quel percorso da solo.

    Sarò sempre qui ad aiutarti, spesso anche quando non vorrai.

    Zuccone invadente di un Kyle, forse quella era una cosa che difficilmente sarebbe cambiata, ma forse non sarebbe stata per forza solo un difetto no?
     
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    Ministero della Magia
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    Entrò in Sala Grande con estrema calma, lo sguardo fisso sull’obiettivo di quella sera: il tavolo insegnanti. Era lì per portare finalmente ordine in quel caos. Sapeva che dopo il suo ultimo intervento in quella scuola alcuni studenti non sarebbero stati entusiasti di vederla, ma non le interessava. Non era lì per cercare benevolenza o amore dai ragazzini di Amestris. Era lì solo per fare ciò che era giusto e il fatto che la cosa non le dispiacesse affatto era solo un piccolo vantaggio, una piccola gratificazione. Aveva avuto ragione fin dall’inizio. Lasciò che il rumore dei suoi tacchi si espandesse in tutta la stanza chiassosa, probabilmente perdendosi nei festeggiamenti. Lo sguardo le cadde sulla coppa dei vincitori e trattenne una piccola smorfia. Quell’anno era stato fallimentare sotto il punto di vista educativo – didattico e lei era lì per quello. Ogni azione portava delle conseguenze. Lei era la conseguenza. Raggiunse il tavolo degli insegnanti con calma e, restando in piedi, si mise di fronte al Preside Price.

    Preside Price. Ero certa che le cose si sarebbero risolte sotto la sua guida.

    Lanciò uno sguardo freddo, un sorriso appena accennato sul viso, in direzione del professor Laeddis. Le cose stavano per cambiare e lei sarebbe stata la voce che lo avrebbe comunicato a tutti.

    Sono qui a nome del Ministero e dovrei fare un annuncio che interesserà tutta la scuola.

    Detto ciò, senza aspettare che le venisse dato un permesso non richiesto e non voluto, si voltò in direzione degli studenti e, puntandosi la bacchetta alla gola, amplificò la propria voce.

    Buonasera a tutti. Sono felice di vedere che state tutti meglio e voglio farvi sapere che il Ministero sarà sempre a vostra disposizione. Proprio per questo… Vi annuncio che gli esami non verranno sostenuti quest’anno. Riceverete delle valutazioni che terranno conto del vostro rendimento durante l’anno scolastico presente e passato.

    Quell’anno quasi nessuno dei professori era stato in grado di svolgere il proprio lavoro nel migliore dei modi, alcuni degli studenti soggetti alle piaghe non erano riusciti a seguire e gli altri erano stati condizionati dalla maledizione. In quella scuola la vita durante l’anno scolastico era stata anomala e disfunzionale.

    Il secondo annuncio che ho da fare riguarda il corpo docenti.

    Si girò verso i professori, voltando le spalle alla Sala Grande e riservando tutte le sue attenzioni agli uomini e alle donne che erano considerati tra i migliori maghi e streghe del loro tempo, tanto da affidare a loro l’istruzione degli studenti inglesi. Avevano fallito, che fosse per colpa loro oppure per una maledizione poco le importava. I migliori erano quelli che avevano liberato Amestris dalla maledizione ed erano stati guidati passo dopo passo dal Ministero.

    Il Ministero crede che sia meglio che la gran parte di voi ricopra dei nuovi ruoli nella nostra società. È stato un anno difficile per tutti ed è meglio che da Settembre le cose inizino da zero. Ovviamente ci stiamo già muovendo per trovare dei professori in grado di sostituirvi, non dovete preoccuparvi.

    La notizia era stata data, ma non aveva tempo e voglia per assistere nuovamente alle sceneggiate degli studenti o, peggio ancora, dei professori che erano appena stati destituiti.
    Si avvicinò alla professoressa Harp e le porse la mano per stringergliela. Provava uno strano piacere a sapere ciò che sarebbe accaduto, mentre il resto di quella tavolata ne era ancora all’oscuro. Raggiunse successivamente la professoressa Levischmietd e il professor Laeddis e ad entrambi rivolse uno dei suoi sorrisi più smaglianti. Infine salutò anche l’infermiera Hunt. Erano tutti tornati normali, alla fine.

    Sono felice che stiate meglio e vi posso assicurare che dall’anno prossimo le cose andranno molto meglio. I cambiamenti sono necessari per avanzare in ogni ambito.

    Rivolse agli altri un sorriso soddisfatto. Alla fine era stato riportato l’ordine e da settembre le cose sarebbero andate sicuramente meglio. Tornò a rivolgersi alla Sala Grande, senza più degnare di uno sguardo gli ex docenti.

    Buon proseguimento di serata.

    Detto ciò si mosse con la stessa calma e tranquillità con cui era entrata, un sorriso sulle labbra. Le cose erano cambiate.
     
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    1 Settembre 2021 - 23:23



    Nessuno aveva ancora esplorato neppure la metà delle pieghe di quel castello, figurarsi se qualcuno diverso da Gaius Henderson Harmony potesse conoscere l’erede di quella torre sperduta caduta insieme al resto di Hogwarts poco meno di due anni prima.
    In una stanza segreta, nascosta da un inganno magico ma insospettabilmente vicina al viavai dei nuovi studenti della Scuola di Amestris, si trovava una vecchia scrivania in legno, spartana e consunta, con bruciature qua e là e una gamba rinsecchita dal mortifero morso delle fiamme. Nessuna poltrona, né un quadro, né una finestra: sulla scrivania erano adagiati soltanto un grosso libro rilegato in nera pelle di drago e un calamaio argenteo da cui sbucava una piuma sbiadita. Nient’altro che potesse essere utile a una persona. La PIuma dell’Accettazione e il Libro dell’Ammissione erano sopravvissuti alla distruzione di Hogwarts come pochi altri manufatti appartenenti alla vecchia scuola, quasi intatti come dalla creazione dei Fondatori, e riposti nella nuova scuola, al riparo da occhi indiscreti, a svolgere il loro compito secolare e per i secoli a venire: rilevare la più piccola traccia di magia nei nuovi nati e segnare chi sarebbe stato ammesso al mondo magico al momento opportuno, senza alcun aiuto da parte di strega o mago. Nessuno conosceva l’origine dell’incanto che animava i due straordinari prodigi e pochi privilegiati avevano assistito alla loro opera.

    La porta si aprì con un cigolio, inondando di luce quel nido di pietra immerso nell’oscurità. La sagoma di Gaius Harmony si stagliava all’ingresso, e la sua ombra celava metà della scrivania. La punta della bacchetta del primo Preside di Amestris si illuminò e la porta si richiuse alle sue spalle con un tonfo, confondendosi all’istante con la muratura. Fuori, gli schiamazzi della prima cerimonia d’inizio anno della storia echeggiavano ancora, di corridoio in corridoio, mentre un silenzio mistico gravò su quella cella invisibile a chiunque. Harmony avanzava a piccoli passi, girando attorno alla scrivania mentre osservava attento gli oggetti magici. Il libro pareva irrequieto e sbuffava sollevando appena la copertina per agitare le pagine e richiudersi con un tonfo sordo. La piuma, invece, si agitava nel calamaio e di tanto in tanto saltellava fuori, picchiettando nervosa sulla pelle di drago, come a voler stuzzicare una reazione.
    Harmony era ormai dal lato opposto della scrivania, dove avrebbe potuto sedersi e leggere tra le pagine, quando il libro sbuffò più forte e con un altro tonfo, questa volta, si aprì su una pagina piena per metà. L’uomo avvicinò lento la bacchetta: aveva già letto quei nomi la notte precedente. Poi la piuma saltò fuori dal calamaio, più decisa, e finalmente atterrò sulle pagine del libro, invece che sulla sua rilegatura. Picchiettò tre volte, finché una goccia d’inchiostro non saltò fuori, schizzando sul mantello del Preside. Ma la macchiolina scura presto si allargò a dismisura, fino a coprire tutto l’addome, risalire sul petto e sconfinare sulle maniche, e poi tingersi rapidamente di un nefasto vermiglio: l’illusione era caduta. Gaius si fissò gli abiti, strinse appena le labbra tra loro ma tornò presto sulla pagina, dove la piuma aveva preso a grattare. Scrisse quattro lettere in grafia perfetta, poi si fermò.
    Il Preside lesse a fior di labbra, un filo di voce che sibilò tra le pareti di pietra.

    È vivo.

    Mormorò. Aveva gli occhi stanchi e il volto scavato.

    [Evento concluso]



    E con quest'ultimo mistero si chiude il sipario (momentaneamente) su Amestris e l'eco del Sottosuolo.
    Grazie mille per l'assidua partecipazione di tutti e appuntamento a Settembre per nuove, travolgenti novità!

    Di seguito i punti della quest:
    Kyle: 1 carisma + 1 affinità
    Bellamy: 1 carisma + 1 capacità magiche + 1 saggezza + 4 pe
    Cyrene: 1 carisma + 2 pe
    Lily: 1 carisma + 1 capacità magiche + 1 saggezza + 9 pe
    Geneva: 1 capacità magiche + 1 affinità + 1 saggezza + 10 pe
    Bealtaine: 1 carisma + 1 saggezza + 1 affinità + 5 pe
    Luna: 1 carisma + 1 saggezza + 1 capacità magiche + 9 pe
    Declan: 2 saggezza + 1 carisma + 4 pe
    Darren: 1 capacità magiche + 1 prontezza + 1 agilità + 2 pe
    Amabel: 1 carisma + 1 capacità magiche + 7 pe
    Caliban: 2 carisma + 4 pe
    Evan: 1 saggezza + 1 intuito + 1 capacità magiche + 9 pe
    Máiréad: 2 affinità + 2 pe
    Luke: 1 capacità magiche + 1 saggezza + 1 carisma + 2 pe
    Coral: 1 intuito + 1 affinità + 3 pe
    Mikal: 1 capacità magiche + 1 carisma
    Manon: 1 carisma
    Sertoria: 2 carisma + 1 saggezza
    Samantha: 1 pe
    Frances: 1 carisma + 2 pe
    Echo: 1 saggezza
    Cristiano: 2 carisma + 4 pe


    Pepy l'elfo Panky l'elfa tali punti riguardano tutta la quest destinizzata, mancano pertanto le valutazioni dei post free della Cerimonia di Fine Anno.


    Edited by Il Tessitore - 15/8/2021, 13:37
     
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237 replies since 5/6/2021, 08:28   11513 views
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