Riunione II - La Maledizione delle Segrete

Sede M.A.G.I.C.

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  1. Anita Hamilton
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    Volare è meglio che cadere




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    Si era diretta alla MAGIC senza sapere cosa aspettarsi, ma con l'idea di dare tutto quello che poteva per contribuire. Persino prendere appunti parola per parola senza dire niente se fosse servito a qualcosa, non le interessava. Sentiva la necessità di fare qualcosa per risolvere la situazione, di sentirsi parte di chi cercava un modo per risolvere la situazione, ma temeva di essere solo fuori posto. Eppure niente l'aveva fermata, nemmeno quel pensiero, perché non poteva restare con le mani in mano. Non poteva lasciare Amestris e chi vi abitava, non se lo sarebbe mai perdonato.
    Cosa poteva accadere di male? Al massimo l'avrebbero ignorata e lei sarebbe rimasta zitta. Non sarebbero comunque state delle ore buttate.
    Salutò appena fece il suo ingresso e andò a sedersi, tirando fuori pergamena, piuma e inchiostro. Era pronta a segnarsi ogni cosa e aveva con sé i verbali dei maledetti. Li aveva già letti, ma si mise le cartelline di fianco, così da poterle rileggere in caso di necessità.
    Ascoltò Sapiens, Baker e la Nott, sentendosi decisamente di troppo in quel gruppo. Non aveva le conoscenze adatte e non aveva nemmeno un briciolo della loro esperienza. L'unica cosa che poteva fare era appuntarsi tutto e poggiarsi all'unica cosa che sentiva di avere: attaccamento e consapevolezza di come fosse fatta Amestris. Dopo la fine dell'intervento della donna riprese in mano i plichi con le deposizioni dei piagati e iniziò a sfogliarli. Ricordava di aver letto qualcosa che in quel momento le parve interessante. Aprì i tre fascicoli di suo interesse e rilesse un paio di volte i passaggi iniziali. Non poteva assolutamente dare delle idee migliori rispetto a quelle proposte dalla Nott, ma una domanda le ronzava per la testa e non riusciva a farla tacere.
    Qualcosa che le pareva strano e fuori posto.
    Alzò lo sguardo sul gruppo, prendendo la parola giusto il tempo di porre la propria domanda.

    Scusate, si sa qualcosa di più sulle voci nominate da Wigley, Huxley e Fontana?

    La vera domanda che si stava ponendo era: i ragazzi avrebbero toccato il muro immaginario, scatenando tutto ciò che si trovava dietro di esso, senza quelle voci? Non ne aveva idea, ma la cosa la turbava. Delle voci che spingevano i ragazzi a proseguire, voci che avevano spinto dei ragazzi verso la maledizione. Gli adulti invece non ne avevano fatto cenno. A quel punto si chiese se il muro non fosse "consapevole" di dover essere toccato per poter far partire quell'inferno che si era scatenato successivamente.
     
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18 replies since 13/2/2021, 13:43   627 views
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