Peverell Court n.34, interno 3

Appartamento di Atticus Crane e Ronnie Ridgerton

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    Phèdre tirò immediatamente un sospiro di sollievo quando riconobbe la voce del professor Ridgerton al di là della porta. Dopodiché, ritenendo imperativo sopprimere il sorrisetto che era sorto spontaneo sulle sue labbra, si morsicò l’interno della guancia con tanta forza da provare effettivo dolore fisico.

    Atty, come in Atticus Crane ?

    Chissà perché, la sovrapposizione di immagine di un soprannome affettuoso sulla faccia impassibile del professore di Alchimia, le dava un senso di straniamento che non poteva paragonare a nient’altro. Se l’Assurdo avesse avuto un volto e un nome, probabilmente avrebbe attinto ispirazione da qualcosa di molto simile.
    L’istante successivo venne accolta dal faccione rubicondo di Ronnie Ridgerton, un po’ sorpreso di vederla, come giusto che fosse.

    Professore. Buongiorno.

    Il saluto giunse in tono quasi perentorio, traendo la sua energia dalla necessità di quell’incontro che, non fosse stata a sua volta perentoria, sarebbe stata l’ultima delle opzioni possibili ad attraversare la mente di Phèdre. Mentre invadeva la casa del suo professore di pozioni, la ragazza si sentiva testimone di qualcosa di segreto e che tale sarebbe stato destinato a rimanere. Oramai, però il danno era fatto: lei stessa era resa custode di quella sfaccettatura della vita privata di Ronnie Ridgerton e Atticus Crane, non c’era modo di cambiare questo fatto. Con questa consapevolezza, varcò l’uscio e si guardò attorno quasi involontariamente, incapace di sopprimere l’impulso automatico di scandagliare una stanza in cui si entra per la prima volta.

    Permesso.

    Richiuse la porta dietro di sé. Ora che Ronnie Ridgerton le faceva strada verso la cucina, Phèdre ebbe modo di inquadrare meglio anche lui. C’era qualcosa di poco rassicurante nel suo abbigliamento, per esempio, nel grembiule sporco di sangue e frattaglie animali. Un po’ ambigua come presentazione, forse, ma particolare.

    Si sforzò di sorridere alla battuta del professore, anche se le costò parecchia fatica. Teneva i denti chiusi in una morsa, la mascella ancora completamente contratta. Indugiò davanti al bancone dove l’uomo era tornato a lavorare, rifiutando di mettersi troppo comoda in una casa che non era la propria.

    Grazie. A dire il vero sono qui per lei. Non sapevo a chi altro rivolgermi.

    La ragazza lasciò che queste prime frasi facessero il loro effetto. Voleva comunicare una certa disperazione all’uomo che le stava davanti, perché sapesse che non era giunta lì senza un motivo estremamente importante. Poi, dopo una breve pausa ad effetto, riprese:

    L’ha letto il nuovo decreto di Chamberlain? È assurdo, professore, i prezzi di tutte le materie prime sono maggiorati del venti per cento… Di preciso, com’è previsto che uno studente di pozioni si procuri le scorte? Che le rubi?


    Phèdre si accigliò. Le proteste erano sgorgate fuori come un fiume in piena. Non poteva fermarsi.

    Dovrebbe essere un progetto che finanzia gli studenti universitari, ma mi sembra che l’unico ambito a essere stato svantaggiato in modo evidente sia proprio la pozionistica e so anche che non posso permettermi di passare tutte le notti nella foresta di Drayrdd per cercare gli ingredienti più basilari!


    Quasi ringhiò fuori l’ultima parte, accesa di vera e propria indignazione. Seguiva due curricula diversi e un paio di progetti extracurricolari, non aveva il tempo di avventurarsi in continue scampagnate notturne. Non aveva nemmeno il tempo per respirare, a volte.

    Mi scusi. Non so che cosa fare.

    Mormorò infine, abbassando lo sguardo. Era completamente stravolta.
    Sperò che Ridgerton avesse pietà di lei e le offrisse qualcosa di più forte del tè, in quel momento. Se poi fosse stato anche in grado di aiutarla a risolvere il problema all’origine, tanto meglio.
     
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    Ascoltò lo sfogo della ragazza senza aggiungere alcunché, mentre strofinava le proprie mani su di un panno adagiato lì accanto, sul bancone, cercando di ripulirsi al meglio delle sue possibilità. Sperava che quella sarebbe stata una chiacchierata sulle ultime lezioni, di cui disquisire amabilmente davanti ad una calda tazza di thè, ma la discussione intavolata pareva essere di tutt'altra fattura. Si toccò il mento, dunque raccolse due tazzine, un vassoio in tinta con esse ed una vecchia bottiglia di liquido scuro da uno scaffale al limite della sua portata.

    Sì, ho letto del nuovo decreto approvato dal Wizengamot. Si metta comoda e cerchi di calmarsi, su.

    Diede due delicate pacche sulla spalla alla visitatrice tanto inaspettata, col sorriso più confortante che il suo viso piegato dagli anni poté consentirgli, mentre si dirigeva verso il salotto-anticamera-sala da pranzo del piccolo appartamento; poggiò la bacchetta sul tavolino e afferrò lo schienale di una delle sedie, facendola strisciare a terra. Dunque, nonostante la sua statura non gli concedesse la possibilità di sporgersi in maniera poi tanto svettante oltre la seggiola, aprì la mano destra verso l'alto dopo averla fatta ruotare esternamente lungo il polso, in un bislacco tentativo di imitare un gentiluomo d'altri tempi che faceva accomodare una donzella.

    Prego.

    Se non fosse stato per il colorito ancora leggermente rossastro dei polpastrelli, per il grembiule sporco di interiora e sangue e per il conseguente odore che questo emanava, sarebbe quasi sembrato credibile.
    Avrebbe atteso che la sua interlocutrice prendesse posto, o decidesse di non farlo, prima di avvicinarsi alla sedia posizionata al capo opposto del magro tavolino, gettando un occhio verso la bollitrice. Mancava ancora un po'.

    Ed eccoci qua. Dunque, nonostante sia cresciuto in un contesto totalmente diverso dal suo, per mia fortuna o sfortuna, posso capire pienamente cosa prova, signorina. Ho avuto io stesso una discussione molto simile a questa tempo fa, con un uomo decisamente più giovane ed aitante di quanto non sia io adesso. E alto, soprattutto.

    Riprese delicatamente il catalizzatore dalla superficie legnosa, giusto in tempo per evitare che il fischio del contenitore di latta lasciato sul fuoco potesse farsi troppo fastidioso, iniziando a riversare il contenuto all'interno di una coppia di tazzine con un movimento del suo pero.

    All'epoca non c'era una reale alternativa al cercare di procurarsi gli ingredienti di prima mano per la quasi totalità dei casi, ed è per questo che coloro che potevano permettersi la fatica di raccoglierne addirittura in più, per poterli vendere, si prendevano anche la libertà di rincarare la dose sul prezzo.

    Altro gesto della bacchetta, e stavolta fu la bottiglia accanto a stapparsi, lasciando che un paio d'once del suo contenuto, misurate usando il comodo tappo, finissero nei bicchieri di ceramica destinati ai due partecipanti alla discussione; un cucchiaino mescolò lentamente tre volte il liquido, prima di gettarsi a peso morto nel lavabo poco distante.

    Non c'erano molti pozionisti, e per un buon motivo. Spesso si finiva con lo spendere più in ricerche personali per sintetizzare questo o quel siero che avrebbe potuto svoltare la propria carriera, che per il proprio sostentamento.
    Non navigavo nei galeoni, ma non potevo lamentarmi rispetto ad alcuni miei coetanei... ho visto tante giovani menti doversi dedicare ad attività totalmente differenti dalla ricerca nel nostro, se mi concede, ambito d'interesse.


    Diede un'occhiata rapida alla ragazza, agitando la bacchetta un'ultima volta, delicatamente, con un movimento più che riconoscibile, mentre le due tazze fluttuavano lentamente verso il sessantenne e la Ronsard. Poggiò il catalizzatore solo dopo aver fatto atterrare senza problemi i due oggetti, prendendo poi il suo con la destra.

    Ricetta di Nonna Ridgerton, "Thè al Whiskey di Kingussie". Faccia attenzione, perché brucia sotto molti punti di vista.

    Annusò i vapori bollenti della tazza, socchiudendo gli occhi. Piccolo sorso.
    No, non era nulla in confronto a quello di nonna Eustachia.

    Prima di proseguire con la discussione, ho una domanda per lei. Perché per discutere di tutto ciò ha deciso di rivolgersi a me, piuttosto che al Rettore o a qualche altro "pezzo grosso"? Non mi fraintenda, sono solo curioso. Non mi sembra affatto una studentessa manchevole per animo e spirito d'iniziativa, né incline al mostrare timidezza alcuna.
     
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    Phèdre si sedette dove le era stato indicato. Continuava a sentirsi parte di una situazione straordinariamente surreale e non si sarebbe stupita se Ridgerton avesse cominciato a cantare o avesse proposto di festeggiare il suo non-Compleanno con il tè contenuto nel bollitore. La fantasia galoppava a briglie sciolte e la ragazza si trovò a immaginare che ogni giornata di “Ronnie e Atty” fosse all’insegna della follia o del nonsense, direttamente un Carnevale quotidiano, con tanto di maschere e signorine brasiliane.

    Grazie.

    Mormorò, una volta seduta, appoggiandosi allo schienale per cercare una posizione più comoda. Osservò il professore prendere posto di fronte a lei e ne ascoltò la storia con la massima attenzione. Si sarebbe potuto dire che non aveva mai riservato tanta attenzione a quell’uomo specifico, nonostante fosse un suo professore e avesse già sostenuto un esame con lui. La verità era che, al di là della stima personale o dell’opinione che poteva avere sul suo metodo di lavoro, Phèdre si era ritrovata a scegliere di confidarsi con lui per puro egoismo e per convenienza. Ridgerton era una scelta con una garanzia, perché era più influente di un semplice collega dell’università e vantava più esperienza di vita, di contatto con il mondo reale, di un semplice studente. Ma, soprattutto, Ridgerton sembrava un uomo umile e dall’indole gentile, non sembrava necessitare dell’incantesimo di Estensione Irriconoscibile per trovare posto al proprio ego. Non le avrebbe riso in faccia, almeno, si era detta; ed effettivamente non l’aveva fatto.

    Quello che Ridgerton denunciava era un sistema piuttosto cedevole in cui operare. La ragazza si chiese quanti della generazione di Petersen o dello stesso Ridgerton, si fossero trovati a lasciare perdere una strada promettente a causa della propria ristrettezza economica. Era un pensiero che le faceva paura.

    Grazie.

    Ripeté ancora, afferrando la propria tazza e godendo del calore che essa emanava a contatto con le sue dita. Sembrava quasi che ringraziare fosse l’unica facoltà che ancora le competeva. Il nome Thè al Whiskey di Kingussie, però, era confortante. Soffiò sulla tazza e fece un primo, esitante, sorso, ma il tè era ancora troppo bollente perché potesse tastarne il sapore. Avrebbe dovuto aspettare che si raffreddasse.

    A dire il vero, professore, la scelta non era poi così ampia. Dovevo cercare un membro della categoria coinvolta, innanzitutto. E mi risulta che a lezione abbia detto di aver avuto un negozio, una volta.

    Aveva raccontato solo una volta quel dettaglio della sua vita?

    Ho come la sensazione che il Ministro o chiunque faccia parte del suo entourage e sia incaricato di scriverne i decreti, non abbia ben presente la situazione. Penso anche che in generale, il settore della pozionistica non sia affatto incoraggiato. Siamo nel 2031 e ancora siamo in pochi iscritti al Dipartimento di Pozioni, se faccio il confronto con gli altri Dipartimenti. Si studia Pozioni come materia accessoria di Guarigione, non si aspira più a diventare maestro dell’arte…

    Toccò ancora una volta la tazza per assicurarsi della temperatura. Doveva aspettare ancora.

    Sinceramente non saprei neanche con che faccia presentarmi al Rettore per dire che non mi stanno bene le condizioni di una borsa di studio dello stato. Promuovere la didattica è onorevole e le tasse mi vengono rimborsate, ma se devo fare un bilancio concreto tra tasse e spese per i materiali, sono abbastanza sicura di andare in perdita. Per dirne una… Per superare il suo corso di Veleni e Antidoti è previsto che io riesca a contrastare un veleno x senza saperne a priori la composizione. Potrei trovarmi a lavorare con veleno di Acromantula, Basilisco, Pesce scorpione, qualsiasi cosa, ed è ovvio che per arrivare all’esame con un minimo di cognizione della materia dovrò quantomeno fare delle prove a casa.


    Phèdre si interruppe. Temeva di stare andando fuori carreggiata continuando a presentare sfaccettature dello stesso problema, quando il professore aveva già orientato la conversazione verso una direzione diversa. Era più giusto insistere sul ruolo che Ridgerton stesso avrebbe potuto avere nella questione, invece di lamentarsi di quanto ingiusta fosse la vita del pozionista. L’uomo aveva già mostrato familiarità circa le evidenti difficoltà del mestiere e non aveva certo bisogno di sentirsele ripetere da lei.
    Dopo aver realizzato questo punto, che Phèdre cambiò bruscamente rotta.

    La verità è che non ho abbastanza conoscenze. Se fossi parte del Congresso dei Pozionisti Britannici potrei tentare di fare ricorso usando l’influenza delle leghe, ma mi riderebbero tutti in faccia perché, di fatto, faccio parte di una categoria privilegiata con tanto di rimborso tasse che va a gravare sulle attività dei commercianti. Non ho diritto di lamentarmi, come dire.
    È un problema interno all’università, se fossi un libero professionista o un ricercatore indipendente, non avrei nessun appiglio per una protesta, sarei solo sfortunato a vivere nel 2031. Il problema riguarda il fatto che sono beneficiaria di una borsa di studio che mi danneggia più che favorirmi, e non so esattamente cosa farmene. È per questo che sono qui a chiederle un consiglio.


    Insomma, chi meglio di lui?

    Ronnie Ridgerton, scusa il ritardo
     
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    Ronnie tirò giù un altro sorso, apparentemente immune al calore generato dal piccolo sole in tazzina che si era versato poco prima, mentre la Ronsard continuava a spiegarsi al meglio delle sue possibilità. Quella del sessantenne non voleva essere una domanda inquisitoria, ma pareva essere stata in grado di metterla comunque in difficoltà nella risposta; era pur sempre un'alunna che, certo, aveva trovato il coraggio di presentarsi a casa di un suo professore per discutere di ciò che la preoccupava, ma in fondo doveva sentire una certa pressione su di sé.
    Non la interruppe, per evitare di metterla oltremodo a disagio.

    Una delle menti Babbane più brillanti del secolo scorso, insegnò al mondo non magico che tutto è relativo. Ovviamente è una norma applicabile anche al nostro caso in questione, signorina Rosnard.

    Sorsetto, tanto per bagnarsi la gola secca.

    Io credo che lei stia parlando sinceramente, senza alcun doppio fine, e che il problema che si trova ad affrontare sia tutt'altro che frutto di strambe congetture. Dunque, se è riuscita a convincere quel bacucco del suo professore, non vedo perché non dovrebbe riuscirci anche con qualcuno dei decisamente più brillanti membri del nostro Wizengamot!

    Occhiolino, come sempre associato alla pessima battuta. L'ometto aveva variato solo la posizione del capo da quando s'era seduto, tanto per poter spostare lo sguardo su di lei, mentre il resto del corpo pareva essersi leggermente contratto in direzione della piccola tazza che stringeva tra le mani, quasi cercasse di assimilare il calore, ed il whiskey, contenuto in esso.

    Purtroppo neppure io sono in grado di poterle dare un aiuto concreto in maniera rapida, né le posso promettere che la voce di un anziano professore e della sua studentessa avranno la risonanza che meriterebbero, ma di certo possiamo provare a fare... qualcosa.

    L'ultima cosa che voleva, era vedere il ripetersi di ciò che aveva vissuto ai suoi tempi, ed osservare come la passione per quella disciplina tanto profonda quanto complessa, potesse svanire a causa delle condizioni imposte per poter approfondire il suo studio ed utilizzo.

    E sì, sto parlando al plurale, perché voglio che venga anche lei con me, perché la voce di una giovane che in prima persona deve fare i conti con questa situazione sarà certamente più importante di quella di un anziano insegnante. Il fatto che sia in grado di percepire la borsa appena istituita, non dev'essere necessariamente visto come un fattore che sfavorisca ciò che dice. Nonostante le verrà erogata una data somma al termine dei suoi studi, deve pur sempre essere in grado di terminarli senza finire sul lastrico. Le farò sapere se riuscirò ad ottenere qualcosa di concreto, al quale entrambi potremo partecipare.

    Posò infine la tazzina, agitando le proprie mani per far sì che riprendessero sensibilità.

    Già che si trova qui, ha pensato di prendere in carico qualcuno degli sfortunati di Amestris, o magari l'ha già fatto?

    Si alzò, con la poca grazia consentita dall'età, dirigendosi verso la valigetta che teneva accanto all'ingresso; raccolse dal suo interno un piccolo fascicolo, ritornando, più lentamente del dovuto, a sedersi nuovamente. Poggiò il fascicolo sul tavolo, facendolo scorrere con la mano verso l'alunna.

    E' un lavoro molto più stimolante di quanto sembri. Vuole dare un'occhiata al caso da me preso in carico, e magari un'opinione?
     
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    Phèdre non terminò la filippica con l’impeto che aveva caratterizzato la prima parte delle argomentazioni. Poteva dire di essersi calmata e di stare presentando in modo analitico tutte le possibili strade da percorrere alla ricerca di una risoluzione di qualche tipo, con tanto di difficoltà implicate.
    Sedeva ancora al tavolo della cucina di Peverell Court n.34, ma i suoi muscoli avevano perso un po’ della loro originaria rigidità e la sua mascella non era più dolorosamente contratta. Lasciò che fosse Ridgerton a rispondere, ora, perché giudicò di aver parlato abbastanza lei stessa.
    L’ultima freccia che restava al suo arco e che Phèdre, in quel momento, si disse che forse avrebbe dovuto adoperare per prima, era una captatio benevolentiae bella e buona, una sciorinatura a tutti gli effetti. Non sempre discorsi s’incanalano sui binari giusti autonomamente, ma non voleva dire che fosse tutto perduto in partenza. Aspettò di poter giudicare da sé il risultato delle proprie parole prima di sfoderarla.

    …non vedo perché non dovrebbe riuscirci anche con qualcuno dei decisamente più brillanti membri del nostro Wizengamot!

    Phèdre alzò la testa, allarmata, perché doveva aver di sicuro frainteso quello che il professore le stava dicendo. Dimenticò la captatio, dimenticò tutto.

    Io, professore?

    Mugolò debolmente, gli angoli della bocca a curvarsi all’insù in un’espressione di naturale incredulità. Eppure Ridgerton non prestò orecchio alle sue obiezioni, o quantomeno alle ragionevolissime perplessità cui Phèdre avrebbe voluto dare voce, perché si lanciò in un’appassionata opera di convincimento che vedeva lei stessa parte attiva di una qualche manovra, di una rivoluzione. Era tutto legittimo, tutto vero ma, sulle prime, Phèdre non seppe dire se l’uomo stesse scherzando o fosse mortalmente serio nella sua proposta.

    Decise di dedicarsi alla propria tazza di tè corretto, abbandonata sul tavolo da un bel po’ e sicuramente raffreddatasi a sufficienza per permetterle di bere. Fece una lunga sorsata, distinguendo subito il sapore caratteristico del whisky sulla lingua e lungo l’esofago. Bruciava da morire, ma sarebbe stato indelicato fermarsi. Bevve l’equivalente di due dita. Gli angoli dei suoi occhi minacciarono di buttar fuori qualche lacrima e persino i suoi condotti nasali sembravano aver risentito dell’esperienza.
    Tenne in mano la tazza, rigirandosela tra le dita.

    Dice sul serio, davanti al Wizengamot.

    Disse. L’intento era farla suonare come una domanda ma non ci riuscì. Non voleva prendersi gioco della fiducia di Ridgerton; era scettica e guardinga per natura, ma si trovava impegolata in questa faccenda ormai e non c’era modo di uscirne. Era stata lei stessa a domandare aiuto a Ridgerton e ora doveva assumersi le responsabilità di portare avanti in prima linea questo progetto, come portavoce di una categoria che non trovava spazio altrove.
    Di preciso, chi gliel’aveva fatto fare?

    Bevve ancora. Altre due dita di tè alla Ridgerton che si sforzò di mandare giù.

    Sì. Sertoria Eburneo, il caso numero 6. Voglio creare una pozione ex novo, mi sono procurata del profumino.

    Non elaborò molto. Sarebbe stato esaltante parlare della sua trovata, la considerava estremamente ingegnosa, anche senza voler essere modesti. Il succo gastrico della sacca centrale della Vileplume era un componente che non faceva parte della normale lista degli ingredienti del pozionista, ma sarebbe potuto diventare una risorsa incredibile per curare la piaga della giovane Sertoria. Il problema era che non aveva ancora avuto modo di procurarsi il resto degli ingredienti, né di cominciare un primo tentativo, né di avere direttamente a che fare con la paziente, per quello che valeva.

    Se posso, volentieri.


    Role di ottenimento del profumino in corso qui, ambientata 22/12/31

    Post di capodanno 5/11
     
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    Immaginava che la prima reazione che avrebbe raccolto da quella sua, forse, folle proposta, sarebbe stata una scintilla di panico negli occhi e nelle parole della ragazza; dopotutto, quale ragazzo non sarebbe rabbrividito all'idea di dover affrontare in discussione i volti del Wizengamot? Per questo aveva deciso di virare bruscamente l'andamento del discorso su di un argomento di più facile fruizione, che magari avrebbe sciolto il nodo creatosi alla gola della Ronsard.

    E' singolare osservare come quel qualsiasi-cosa-sia ad averli colpiti nello stesso, medesimo istante, sia riuscito a creare effetti e conseguenze tanto variegate e differenti in ognuno dei presenti, anche se la cosa più incredibile è il notare come quelle piaghe, come le definiscono i giornali, non si concentrino su uno specifico tipo di negativa conseguenza. Per alcuni c'è un'alterazione della percezione, per altri un vero e proprio effetto a livello fisico, per altri ancora si parla di situazioni al limite del possibile...

    Bevve un altro sorso. Era dannatamente rinvigorente.

    Edurnero mi pare fosse la poverina maleodorante, giusto? Io ho preso in carico la docente dalle braccia lunghe, Mikal Levischmiedt.

    Aveva già posizionato la cartellina giallognola sul tavolino, quindi si limitò ad un cenno d'invito verso la stessa con la sinistra, per sottolineare di nuovo il libero accesso al tutto, sempre che Phédre l'avesse voluto.

    Ahimé, anche io ho deciso di trovare una soluzione ad hoc per il caso, ma sono ancora lontano dal trovare una reale cura per la professoressa. Purtroppo da quando ho la pelata scoperta, tutti i pensieri geniali rallentano per colpa del freddo!

    Risatina, accompagnata da una carezza alla zona spoglia del suo capo.

    Ho visto molte facce giovani ad i colloqui ministeriali, e sono felice di sentire che anche qualcuno dei miei studenti ha deciso di impegnarsi per questa situazione tanto incresciosa. E' un bene! Che sia per ricerca di una gloria momentanea, o per semplice senso civico, il respiro della comunità magica sono le menti sveglie come le vostre, ed è naturale pensare che qualsiasi ostacolo possiate trovarvi avanti, sia un problema da affrontare con la massima cura.

    Sì, aveva fatto un'ampia digressione sulle piaghe, ma non sarebbe stato difficile notare dove volesse andare nuovamente a parare.

    E sono certo di non essere l'unico a pensarla in questo modo. E' per questo che voglio che sia lei ad essere la portavoce di tutti coloro che si trovassero nella sua stessa situazione, a valle dell'ultimo procedimento ministeriale. Oltre ad essere decisamente più carismatica di una vecchia ciabatta come il sottoscritto, sono sicuro che in molti riusciranno a riconoscersi in lei, piuttosto che in me.
    Altro thè?
     
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    Sì, esatto.

    Esitante, Phèdre allungò una mano in direzione della cartellina, avvicinandola a sé senza raccoglierla. Solo dopo essere certa che Ridgerton non l’avrebbe fermata si arrischiò a prenderla in mano come fosse una reliquia. Il verbale ministeriale di Mikal Levischmiedt non era troppo diverso da quello che aveva ricevuto Phèdre riguardante Sertoria.

    CITAZIONE
    Estratto I: informazioni sul comportamento-piaga

    Mikal Levischmiedt, detta Caso numero 12, soffre di improvvisa e compulsiva cleptomania.
    Durante il colloquio di Novembre il soggetto appare confuso e stordito dagli avvenimenti della serata e incapace di concentrarsi a dovere sulle domande che le vengono poste, liquidate in maniera sbrigativa.
    Il soggetto afferma di stare bene ma di non ricordare molto riguardo gli avvenimenti nelle segrete.
    Il soggetto ci chiede di avere per qualche istante la penna, che promette di riportare.
    Il soggetto non l'ha più restituita.
    Durante le sedute presso il San Mungo il soggetto si dimostra collaborativo nei limiti della sua condizione, e così anche durante l'ultimo colloquio di Dicembre - chiede due volte di avere le penne degli ispettori, di nuovo.


    Phèdre aveva voluto concentrarsi soprattutto sulla relazione finale. Se ci fosse stato un cambio di comportamento significativo nei due mesi che passati, sarebbe stato sicuramente segnalato lì. Ridgerton e lei stessa dovevano cominciare a lavorare dalla situazione presente, non da quella di un mese fa.

    Mmh.

    Bevve un altro po’ di tè, prendendo il suo tempo. Ormai si stava abituando al sapore e la temperatura era ottimale.

    Lo sa, quando ho letto la lista delle piaghe ho subito pensato che alcune di esse si potessero accomunare in un gruppo specifico. È come se ci fosse un… pattern ricorrente per alcune piaghe. Alcune sono menomazioni fisiche, altre disturbi del linguaggio.
    In questo caso, la professoressa Levishmi– Levisdmid– Il caso numero 12 può essere paragonato sicuramente a quello della professoressa Harp.


    Aveva memorizzato i nomi, tante erano state le volte che li aveva letti. Quella della Harp era chiamata piaga della Lussuria, quella della Levischmiedt piaga dell’Avarizia. Entrambe non potevano più trattenere i propri impulsi e il solo discrimine riguardava il tipo di stimolo. Il collegamento era evidente.

    Sono abbastanza sicura qualcosa abbia intaccato la disciplina mentale delle due professoresse. In buona misura, anche quella del Preside. E parlando di freni inibitori probabilmente l’approccio più immediato sarebbe ricorrere alle arti magiche mentali… quindi forse io lavorerei sulla variazione di una pozione mentale.

    Non era troppo convinta del da farsi, altrimenti si sarebbe candidata in prima persona per risolvere il problema della professoressa. Aveva come la sensazione che alcune piaghe richiedessero competenze di altro tipo rispetto alla pozionistica: poco avrebbe potuto fare per guarire un braccio che aveva smesso di funzionare, per esempio, o almeno così pensava. Le piaghe che operavano sulle capacità intellettuali erano le più curiose da un punto di vista accademico, ma temeva di non essere all’altezza del compito ed era per questo che aveva scelto Sertoria. Era lo sviluppo più naturale possibile per Phèdre, che aveva terminato con successo un apprendistato sulla Vileplume. La piaga del cattivo odore era solo il pretesto giusto per continuare le sue ricerche.

    Grazie.

    Porse la tazza vuota al professore, dimentica di quanto avesse trovato cattivo quel tè solo pochi minuti fa, dopodiché richiuse la cartellina dedicata al caso della Levischmiedt e la ripose dove l’aveva trovata. Forse era colpa del whisky, sembrava una buona idea continuare a bere come lo sembrava farsi trascinare dal flusso di pensieri positivi di Ridgerton e dalla sua proposta di rivoluzione, invece che troncarla sul nascere. Non stava accettando, chiaro. Voleva solo chiarirsi le idee prima di obiettare. Detta così sembrava quasi una scelta ragionevole.

    Ma quindi cos’è che dovremmo fare, di preciso? Per la legge.
     
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    Lebismid.

    Corresse gentilmente la pronuncia della ragazza. Come biasimarla? Era un cognome molto particolare quello di Mikal, tanto che addirittura Ronnie continuava a sbagliarlo inconsciamente.

    Non le mentirò. Non mi sono concentrato molto sul piano d'insieme, fiducioso che il Ministero avesse già i migliori Esorcisti o Spezzaincantesimi sul caso, ma è notevole l'impegno da lei impiegato per approfondire e comprendere la situazione. Se posso chiedere, come mai non ha deciso di provare a curare anche qualcun altro?

    Sorso: era finito il carburante da conversazione. Male.
    Deluso, lasciò un piccolo sbadiglio libero di viaggiare nel minuscolo salotto, grattandosi con la mancina la tempia sinistra: forse aveva messo troppo whiskey?

    Per quanto riguarda invece il cosa poter fare... onestamente parlando, signorina Rosnard, fin quando sarà un'idea condivisa solo da un vecchio bacucco e la sua studentessa, avremo poche possibilità di riuscire ad impressionare qualcuno ai piani alti del Wizengamot, o a trovare qualcuno che sia disposto ad ascoltarci.
    Tuttavia...


    Con un colpo di bacchetta verso un punto imprecisato della stanza, fece fluttuare verso il tavolino un calamaio, fornito di penna, ed un frammento abbastanza esteso di pergamena già condito da qualche frase elegantemente redatta; raccolse solo quest'ultimo tra le proprie mani, lasciando che gli altri oggetti si posassero sul tavolinetto, mentre corrucciava lo sguardo per leggere il contenuto del foglio.

    In molti film Babbani orientali, soprattutto in quelli narranti qualche loro guerra, c'è la stramba usanza di fare sempre la stessa metafora. Prima prendono una freccia, e fanno notare come questa si possa spezzare molto facilmente, poi provano ad effettuare la stessa azione con un bel mucchio di questi lignei filamenti acuminati, ed è palese vedere come sia molto molto più difficile anche soltanto incrinarle. Nonostante sia uno spreco di munizioni incredibile pur di dimostrare un punto che può essere spiegato anche a voce, credo che la scenicità della cosa sia veramente graziosa, anche se abusata.
    Perfetto.


    Con un'espressione soddisfatta, constatò che il modulo per la raccolta firme che Atticus aveva iniziato a redigere poco dopo il suo arrivo, al fine di provare a contrastare l'incredibile quantità di Jodel che, all'improvviso, pareva essere divenuta parte della sua esistenza, era ancora bianco nella sezione dedicata alla causale.

    Penso che abbia già capito dove voglio andare a parare, ma, a meno che non abbiate già un rappresentante di corso o di istituto alla LUMOS, credo che una raccolta firme vecchio stile sia l'unico modo per avere una vera possibilità di udienza. Preferirei non essere il primo a firmare, poiché a questa causa gioverebbe una figura carismatica e di bell'aspetto alla guida, ma le assicuro che tenterò di parlare della situazione anche ai colleghi. Magari qualcuno di loro si convincerà a firmare, o almeno a concederle del tempo per fare propaganda prima delle lezioni.
    Ooooplà.


    In maniera molto plateale, si alzò dalla sediolina, sgranchendosi le giunture, per avvicinare la pergamena ed il calamaio a Phédre.

    Ci serviranno almeno un centinaio di nomi o due per avere davvero rilevanza, ma in questi casi non c'è modo di accelerare i tempi purtroppo. Per qualsiasi dubbio, può ovviamente cercarmi nuovamente.

    Nuovo sbadiglio. Forse si sarebbe fatto un pisolino.

    Posso aiutarla in qualche altro modo, signorina?
     
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    Phèdre meditò sulla risposta migliore da dare al professor Ridgerton . A mancarle non era certo l’ambizione tant’è che, se fosse stato umanamente possibile dedicarsi a ognuna delle piaghe e studiarne una soluzione, Phèdre avrebbe preso in considerazione di farlo per il semplice gusto di battere il resto del mondo accademico sul tempo. Non aveva la presunzione di riuscirci, però, tantomeno il tempo per provarci: se le sue giornate fossero durate 48 ore, per esempio, e non avesse avuto altro da fare se non concentrarsi su ognuna di esse, magari avrebbe potuto arrivare a una o due soluzioni fantasiose, ma nella maggior parte dei casi avrebbe necessitato del supporto di un altro professionista e l’idea non le andava esattamente a genio. Dedicarsi a Sertoria era un obbiettivo più modesto, coerente alle sue capacità e comunque ammirevole come tentativo dato che mirava a trarre fuori da una condizione di estremo disagio quella che era ancora solo una ragazzina. Non sapeva quanti altri studenti della L.U.M.O.S. si sarebbero spinti a tanto.

    Vorrei, ma ho deciso di dedicarmi a un solo progetto alla volta per non distrarmi più del necessario.

    Falso. Mintaka Al Hayes, ovunque fosse, aveva già ricevuto il suo gufo in merito a una ricerca che Phèdre stava mandando avanti proprio su sua richiesta da diverso tempo. Le aveva chiesto di posticipare il loro incontro perché tra esami, corsi opzionali, i problemi di Sertoria Eburneo e tutto il resto, l’ultima cosa a cui pensare era proprio Mintaka. Restava il fatto che aveva preso un impegno e presto non avrebbe più avuto scuse per ritardare il loro incontro.
    Il suo sguardo tornò su Ridgerton.

    Magari più avanti, se andrà bene con Sertoria.

    C’erano diversi soggetti con piaghe interessanti, aveva letteralmente l’imbarazzo della scelta. L’unica incognita era data dal fatto che più passavano i mesi più era probabile che qualcuno avesse una buona idea risolutiva. Phèdre temeva già con tutta se stessa che qualcun altro decidesse di occuparsi di Sertoria e potesse raggiungere un risultato buono prima di lei, vanificando tutti i suoi sforzi, non osava pensare a cosa sarebbe successo se un Maestro dell’Arte qualsiasi avesse deciso di farle da competitore.
    Comunque, era un pensiero su cui non investire troppe energie, almeno per il momento. Più tangibile, più fondamentale, era risolvere la questione del rincaro prezzi.
    La proposta della raccolta firme accese l’animo di Phèdre di entusiasmo e fervore. Avrebbe coinvolto Andrea di Paracelso e tutto il resto della confraternita, poi si sarebbe appellata alle conoscenze dei suoi colleghi hitwizard, dragonieri e guaritori in uno schema di passaparola strutturato appositamente per raggiungere più settori possibili.

    Si potrebbe cercare di coinvolgere alcuni membri delle Leghe o alcuni commercianti. Ho un paio di nomi in mente, potrei contattarli dopo le feste.

    “Dopo le feste” era una precisazione necessaria, perché se Ridgerton non aveva manifestato disappunto alla sua visita senza invito non era garantito che qualcun altro avrebbe reagito alla stessa maniera. A ogni modo, Phèdre allungò una mano in direzione della penna e del calamaio con un lampo di decisione negli occhi.
    Ridgerton le stava porgendo una pergamena redatta in una bella calligrafia elegante. La firma di Phèdre, lettere spigolose e un poco oblique e svolazzo di d finale in Ronsard, avrebbe capeggiato come prima di quella lista. Con maggiore solennità del necessario la ragazza scrisse il proprio nome con attenzione, quasi temendo di sbagliare lo spelling. Era una sciocchezza, davvero, ma in un momento tanto importante un errore simile sembrava perfettamente plausibile; dopodiché passò la penna al suo professore perché firmasse a propria volta.

    No, direi che è tutto. Professore, non so come ringraziarla. Mi scuso ancora per averla disturbata e…

    Phèdre raccolse i fogli necessari e se li infilò in borsa ben attenta a non sciuparne gli angoli. Che immagine avrebbe dato di sé e della propria campagna rivoluzionaria se avesse presentato al Wizengamot un plico di carte sgualcite? Si infilò la giacca, dopodiché mosse qualche passo esitante in direzione dell’ingresso.

    …le auguro buon anno.

    Salutò per l’ultima volta, poi uscì tirandosi dietro la porta e si smaterializzò.


    [Role conclusa]

     
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    [Giovedì 11 Marzo, h 23:00]



    Perfino l'ora di radersi la barba sembrava cozzare con la norma, per Atticus Crane.
    Il suo rito di rasatura era eseguito religiosamente ogni due giorni ed avveniva esclusivamente prima di andare a dormire. Non c'era posto nel suo ordine mentale per aggiungere un elemento alla routine mattutina in cui già ogni elemento, dal risveglio all'uscire di casa, era fitto e inflessibile. La sera aveva tutto il tempo, soprattutto perché, preciso com'era, intendeva prendersene tutto il necessario per non commettere neanche un errore.
    shv2603


    Non ho modo di pronunciarmi con certezza senza l'esito di un qualche Incantesimo di Consanguineità, ma la mia famiglia è appartenuta esclusivamente all'Isola di Wight per molte generazioni, mentre il loro ramo proviene da Londra.

    Parlando della sera che andava a venire, Alchimista e Pozionista si erano trovati a parlare di argomenti svariati, com'era loro solito fare in qualsiasi occasione. Quello sotto mano in quel momento riguardava la coincidenza tra il cognome del soggetto del suo studio sui casi di Amestris e quello di Atticus. L'uomo aveva anche specificato che non era la prima volta che si trovava di fronte a una coincidenza del genere, a scuola aveva ben due compagni con lo stesso cognome; Aiden e Adelaide Crane.

    Anche se ci fosse una parentela di qualche tipo oso dire che la linea collaterale sarebbe superiore al grado di rilevanza per poterla chiamare, in fede, tale.

    continuò, concludendo il discorso su i due vecchi compagni di Hogwarts. La famiglia o le famiglie dei due, almeno da quello che ricordava di aver sentito dire dai tempi della scuola, sembravano essere fieri e abbienti Purosangue appartenenti all'alta società magica e nel caso di Aiden Crane appartenenti alla casa Serpeverde da generazioni. I Crane di cui faceva parte Atticus sembravano tutta un'altra storia. Erano stati una famiglia disprezzata dal Mondo Magico Purosangue per generazioni intere, tanto che l'Isola di Wight era stata la loro scelta per estraniare le future generazioni dalla vita sociale magica. Erano notoriamente poco socievoli e schivi, come se fossero dei pesci fuor d'acqua al di fuori della loro magione in rovina. Ora che neanche la magione esisteva più e le sue mura decadenti erano state assorbite dalle banche una volta che la famiglia fu consumata dai debiti, i genitori di Atticus e l'uomo stesso non erano che persone normali e tutt'altro che popolari. Il loro nome non era niente da sventolare in giro fieramente.

    Vi sono molti Ridgerton al di fuori delle Highlands?

    Domandò l'Alchimista, cercando nello specchio anche solo un cenno di imperfezione sulla sezione di guancia su cui aveva appena finito di scivolare il rasoio.
    La sua voce sarebbe giunta a Ronald ovunque nel piccolo appartamento ma di fatti Atticus si trovava in piedi davanti allo specchio del bagno, in fondo agli scalini che conducevano nell'angusta stanzetta; era vestito della sua casacca e le brache da notte, entrambi in bianco lino.

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    Atty, suvvia, il cognome è un inalienabile marchio di qualità per la famiglia

    Dal basso della sua camicia da notte, la voce decisamente poco melodiosa di Ronnie Ridgerton fece breccia nella calma del bagno dell'appartamento, per rispondere ai commenti di un Atticus Crane che, invano, aveva tentato di trovare un momento di silenzio per la sua rasatura. Sotto il camicione, indossava un pigiama di lana dal colore rosso intenso, sul quale si stagliava un'intricata griglia di un colore bianco opaco; quello, come ormai avevano imparato anche i muri, era definito fieramente dall'ometto completo da notte in stile Ridgerton, ad evidenziare come la fantasia che governava quel suo capo di vestiario fosse non solo assai diffusa all'interno del nucleo familiare dell'ex-shintysta, ma, non senza dubbi dei più, potesse essere stata addirittura ideata da loro.
    Era da quelle premesse ch'era partita la loro conversazione.

    Se condividete questo importante appellativo ereditario, caro mio, allora è ovvio che siate indissolubilmente legati. Dovresti vedere quello che succede quando si incontrano due Ridgerton!

    Rise di gusto dal limite dell'ingresso, dove se ne stava seduto in attesa del suo turno per l'utilizzo del bagno: non doveva radersi, ché da quando aveva preso confidenza coi ritmi del coinquilino aveva imparato a farlo di mattina, ma semplicemente dare una spolverata alla sua collezione di bottiglie vuote.

    Di solito ci salutiamo con la tipica stretta di mano alla Ridgerton, poi come ogni buon Ridgerton offriamo asilo all'altro per la sera, prepariamo il consueto pasticcio di patate stile Ridgerton e, se l'ospite riesce a fermarsi per la notte, prima di andare a dormire cantiamo tutti assieme l'inno della nostra casata. Sempre Ridgerton eh.

    C'era un chiaro sfondo di fierezza e onore in tutto ciò che aveva espletato l'anziano ometto, tanto che il petto s'era andato via via a gonfiarsi a mano a mano che le allitterazioni cognomiche, anche se sarebbe stato più corretto definirle semplici ripetizioni, venivano pronunciate. Ronnie era felice di potersi definire un Ridgerton, questo era poco, ma sicuro.

    Puoi trovarci un po' ovunque! Ho una zia in Italia, un nipote in Marocco, e qualche cugino americano.
    Tu, piuttosto, non mi hai mai parlato del tuo ramo dei Crane. Se non sbaglio venivi dall'Isola... di Dwight, Atty?
     
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    L'abbigliamento da notte del docente di Pozioni era decisamente più cerimoniosa di quella essenziale del coinquilino. In qualche modo rappresentava bene il loro punto di vista nell'argomento sotto mano; Ronald infatti sosteneva l'importanza di un cognome di famiglia e del legame che esso comportava mentre Atticus non avrebbe potuto essere più neutrale alla rilevanza del suo, tanto che l'esistenza di omonimi gli era indifferente. Crane non era solito interrompere e anche se lo fosse stato aveva abbastanza dimestichezza con Ronald Ridgerton da sapere che qualsiasi cosa avesse detto negli intramezzi tra un dire e l'altro del coinquilino, quelle parole sarebbero state tanto ascoltate come se non fossero mai state dette. Inoltre godeva ancora di una memoria efficiente ed era in grado di ricordare le parole di qualcuno ascoltandone di successive. Nel caso del suo collega si trattava di un esercizio più complesso, dato che non era da lui favorire l'ascolto del suo interlocutore rimanendo con parole diverse sullo stesso concetto; era più tipo da introdurre dozzine di aneddoti collegati anche dal più flebile dei fili. Era una sfida, ricordare alla pausa finale tutto ciò che era stato detto dall'uomo in precedenza, ma forse era questo che stimolava l'Alchimista ad ascoltare sempre il collega. I suoi modi avevano il dono singolare di attentare al suo agio e la sua abitudine ad essere ridondante metteva alla prova la sua pazienza, tuttavia era anche difficile che non avesse qualcosa di nuovo da dire per ogni singolo argomento e ogni volta che Atticus ricostruiva la vita dell'uomo attraverso gli aneddoti che lui gli aveva raccontato metteva insieme una vita che seppur estremamente piena aveva una verosimiglianza che ne attestava l'autenticità.
    Mentre teneva con le dita della sinistra la pelle del suo viso, Crane si assicurava che la destra seguisse una rasatura precisa attorno alla linea della sua mascella, sul lato destro del viso.
    Gli venne in mente una ricetta che aveva preparato il collega in diverse occasioni e non escludeva fosse la stessa pietanza a cui fece riferimento l'uomo in quel momento.

    Parla di quello sformato di tuberi che mi ha offerto il mese scorso? A proposito, ricordo di essermi chiesto cosa fossero i granuli scuri nella farcitura.

    Sentì la lama premere contro la sua pelle, abbastanza adesa da far sì che la rasatura risultasse soddisfacente. La piega della mascella tuttavia presentava sempre le sue sfide e anche con l'occhio più cauto si poteva facilmente fare un errore. Quando l'uomo rilasciò la pelle del suo viso, cercò di perfezionare la rasatura sull'area della mascella ormai rilassata ma notò presto un sottile tratto rosso, quasi un capello ramato, farsi strada su un centimetro del suo viso.

    La mia famiglia era da sei generazioni sull'Isola di Wight. Mi stupirebbe di meno risultare imparentato con la maggior parte degli abitanti magici e babbani dell'isola rispetto che ad Adelaide, Aiden e Kyle Crane.

    In realtà vi erano stati matrimoni con individui esterni all'isola ma il loro numero era esiguo rispetto a quelli che i Crane avevano stretto con i locali del posto, nei secoli. Solo tre Crane avevano lasciato l'isola per sposarsi altrove ma due di loro erano donne e al tempo impossibilitate a perpetrare il loro nome di famiglia.

    Il padre del padre di mio padre era alle strette con il denaro, ai suoi tempi. Ciò che fecero i suoi figli dopo di lui fu provare a vendere il loro nome per assicurarsi dei prestiti in svariate banche inglesi e gallesi, persino all'estero, credo.

    Verificò il lato sinistro della rasatura, incapace di proseguire con quello destro finché vedeva il sottile taglio ricordargli il suo tentennamento di qualche minuto prima. Passò la lama sulla pelle per premura personale più che per necessità, ché le sue guance erano rimaste perfettamente glabre, tranne per le folte basette.

    Soluzioni temporanee che riscossero i loro debiti interamente sui mia madre e mio padre, unici figli di mio nonno e gli ultimi maghi rimasti in famiglia.

    Era comune per alcune famiglie di maghi fare quello che veniva comunemente definito come babbanizzarsi, e dunque neutralizzare tracce del sangue magico come risultato di troppe unioni con i babbani. Per la famiglia di Atticus era stato così; sua madre era una strega e suo padre un mago, ma il ramo Purosangue e anche quello Mezzosangue della sua famiglia era andato assottigliandosi fino all'osso, dopo la sua nascita.

    Persero la casa vent'anni fa. Vivono nel Galles del nord, ora.

    Atticus Crane scivolò la lama di dritto e rovescio sul panno che aveva poggiato tra spalla e petto e la posò sul bordo del lavandino. Non aveva modo di porre cura immediata al lievissimo taglio all'altezza della mascella sul lato destro, unica imprecisione della sua rasatura; la sua bacchetta era in camera da letto e non aveva pozioni o pomate a fare il caso suo. Il problema di chi non si aspetta di sbagliare è che non è preparato alle conseguenze di aver sbagliato.

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    Hehehe, segreto di famiglia!

    La famiglia Ridgerton non era nota per essere la più fiera, né la più prestigiosa, ma la caratteristica che da sempre l'aveva contraddistinta era piuttosto la spiccata onestà dei suoi membri: quello presentato all'ospite era uno sformato di patate, dunque, null'altro che tuberi sarebbero stati usati per realizzare l'interezza del piatto. La copertura esterna era realizzata in farina di patate, l'interno consisteva di un miscellaneo in due parti uguali di patate gialle e patate dolci, come le chiamava il cugino Alfredo, il tocco finale era costituito da bucce e fecola di patata, triturate e poi sparse nel ripieno ed a mo' di pioggia come farcitura; queste ultime componenti, in forno finivano spesso con l'acquisire una colorazione più scura del resto, oltre ad un'estrema croccantezza.

    Dai, a te posso dirlo.

    Si avvicinò al volto dell'uomo ancora intento a completare la rasatura, ponendo una mano a protezione dell'incredibilmente ricercata informazione che stava per sussurrare al coinquilino.

    Sono sempre patate!

    Ascoltò alquanto interessato il racconto sulle sfortune familiari dell'altro, realizzando quanto fosse stato maleducato nel non chiedergli prima di dipanare la propria genealogia familiare. Insomma, in caso avessero avuto ospiti, nessuno avrebbe davvero saputo su quale argomento poteva far virare la conversazione il piccolo scozzese e, certamente, l'ultima cosa che voleva era procurare ancor più disagio al compagno in un contesto simile.

    Hai avuto più qualche notizia da parte loro? E come sei finito in questa catapecchia?

    Ronnie Ridgerton pareva portare avanti il nome della propria dinastia quasi si trattasse di chissà quale ramo cadetto di quella reale, ma in fondo loro non erano stati altro che contadini e pozionisti per generazioni; aveva avuto la fortuna di non patire mai la fame, di non potersi mai davvero definire triste in gioventù e di avere sempre qualcuno su cui poter contare, nel bene e nel male. Le intemperie che aveva dovuto affrontare la flebile barchetta ch'era stato il giovane Crane, probabilmente poteva soltanto immaginarle, come un ragazzino che legge del viaggio di Odisseo.
    Forse era per questo che si era insediato nell'abitazione di Atticus, cercando di sconvolgerli la monotonia con qualche tocco di RR.

    Sto pensando di farmi dei gemelli da giacca, con le mie iniziali. E' troppo pretenzioso o...
    Oh, aspetta, per quello ci penso io!


    Anche lui era sprovvisto della bacchetta, ma nulla avrebbe potuto chiudere quel taglio meglio di un vecchio metodo babbano: strappò un pezzetto di carta igienica abbastanza largo da coprire la ferita, zampettando poi rapidamente verso il volto del giovane. Dunque, senza chiedere, avrebbe provato ad appiccicarglielo sul volto, ove necessario.

    Et voilà.
     
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    Da parte sua, l'uomo non sembrò voler obiettare alla segretezza che sembrava voler mantenere il suo coinquilino. Rispettò quasi immediatamente il concetto di un segreto di famiglia, come se fosse un valore per lui interamente rispettabile. Poi da solenne e ancora concentrato nella sua rasatura, lo sguardo dell'Alchimista si fece profondamente vacuo, la pelle gli si affossò nel collo robusto attorno a ossa, muscoli e nervi. Il peso del disagio di sentire il viso di un'altra persona così vicino sembrò attanagliarlo.
    Alla fine di quel travaglio, non poté neanche pensare che il segreto aveva controbilanciato la pena.

    Più di quanto ne abbisogni, in effetti. Mio padre è estremamente prolisso nelle sue lettere. Lo scorso anno soltanto arrivò a scrivermi ben due volte senza che vi fosse del contenuto urgente nei suoi argomenti.

    Sull'efficienza comunicativa di sua madre, invece, poteva contare. Semmai gli fosse giunta una missiva da parte di Eliana Crane avrebbe saputo che le informazioni al suo interno valevano il disturbo di leggerla.

    Si trattava di una dimora funzionale alle mie necessità e conveniente nei limiti della mia borsa.

    Ma a quel punto fu proprio l'Alchimista a dimostrare inefficienza, quando alla fine della rasatura l'esito finale si era dimostrato insufficientemente preciso. Vide sulla sua pelle non più di un breve crine rosso sbandierare il suo fallimento.
    Ancora una volta, per la seconda nello spazio di neanche dieci minuti, Ronald Ridgerton strattonò fuori dai suoi limiti di agio il suo integerrimo coinquilino, riuscendo di nuovo in un indiretto Incantesimo delle Pastoie che pervase l'uomo. Immobile e con un pezzo di carta igienica appiccicato al viso, ad Atticus Crane non rimase che deglutire il suo disappunto e cambiare discorso.

    Non vedo pretensione nell'assicurarsi di riconoscere i propri capi d'abbigliamento applicando simboli distintivi su essi. Tutt'altro, è un'accortezza molto sensata.

    Il mago indietreggiò dallo specchio una volta che ebbe chiuso nell'asciugamano che aveva tenuto poggiato tra spalla e petto la lama della rasatura. Cercò di farsi strada oltre il collega per risalire le scale del bagno. Le sue brache di lino arrivavano a malapena a coprirgli le ginocchia, chiudendosi poco prima dell'altezza dei polpacci; era tipico dell'abbigliamento da notte di una cinquantina di anni prima avere calzoni troppo corti e casacche troppo lunghe.
    Poco prima di raggiungere la cima delle scale, Atticus esitò sull'uscio che separava il salotto dalla discesa per il bagno.

    Se pensa di lasciare questo indirizzo, quando l'inconvenienza di abitarlo non la affligerà più, le ricordo che gradirei avere un previo avviso di tredici settimane.

    In qualche strano modo, non solo il mago aveva registrato e tradotto tra sé e sé l'implicazione del termine "catapecchia" per l'appartamento abitato da lui e dal suo coinquilino, ma sembrava persino averne accusato un qualche colpo.
    Difficile a dirsi, dal tono e l'apparenza algida dell'uomo, ma non per chi lo conosceva tanto bene come Ronnie Ridgerton.

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    Suvvia Atty, sai che non intendevo questo...

    Per quanto marmoreo potesse dimostrarsi l'alto professore, Ronnie aveva scoperto quanto realmente umano quello potesse dimostrarsi alle volte; nonostante gli sforzi da parte del Crane atti al tentare di mantenere una freddezza interiore quanto esteriore, di tanto in tanto perfino lui si lasciava andare a delle reazioni emotive, seppur in maniera decisamente più controllata e moderata di quanto avrebbe potuto fare un Ridgerton qualsiasi.

    O meglio, il nostro appartamento è una catapecchia, ma non per questo voglio lasciarmelo scappare.

    Avrebbe inseguito di sopra il coinquilino al massimo della velocità che il suo corpo tozzo gli concedeva, concedendosi un momento per riprendere fiato sulla soglia della porta.

    Poi, adesso che conosci il segreto del pasticcio alla Ridgerton non posso certo abbandonarti così!
    Se Zia Adelia lo venisse a sapere, probabilmente inizierebbe a preparare le carte per il tuo cambio di cognome all'anagrafe. In realtà Atticus Julien Ridgerton non suona per nulla male, ma probabilmente non rientra nei tuoi piani una variazione tanto radicale per la tua firma.


    Il suo bislacco tentativo aveva fallito miseramente, di nuovo: aveva accennato già altre volte alla fatiscenza del luogo in cui abitavano, ed era forse per questo che il Crane s'era particolarmente risentito per lo scambio verbale di poc'anzi.
    Con cadenza quasi trimestrale lo scozzese tentava di spingere Atticus ad abbandonare quella scomoda sistemazione in cui si trovava, anche se trovavano era forse più indicato, per poter cercare un posto un minimo più accogliente... come ad esempio una certa casa, di un certo pozionista, in un certo villaggio nelle Highlands scozzesi.
    L'avrebbe esulato dalla spesa dell'affitto, gli avrebbe fornito un materasso che non rischiasse di accoglierlo con un'infestazione di tafani, e certamente lo spazio per entrambi gli inquilini sarebbe raddoppiato; l'unica nota a sfavore riguardava la loro sveglia, in quanto avrebbero perso la talentuosissima ugola della Signora Tallister.
    Per l'idea che si era lentamente costruito del giovane professore questo non avrebbe accettato mai e poi mai, ma di tanto in tanto Ronnie provava a deviare il discorso in quella direzione, ché non si poteva mai sapere.

    Intanto che ti rimetti in tiro preparo un tè, va bene?

    Avviandosi verso la cucina, avrebbe gettato un ultimo sguardo verso l'altro alla ricerca di una qualche sua reazione, sperando di non aver tirato troppo la corda.

    [Role chiusa]



    Edited by Ronnie Ridgerton - 1/12/2021, 13:12
     
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34 replies since 5/12/2020, 18:19   840 views
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