Halloween 2028

Brasile

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    Frozen Wiz
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    [Foresta]



    Scesa dalla nave Moira si guardo' in giro, un po' spaesata. Aveva visto quasi tutta la superficie di quel pianeta, ma ogni volta che metteva piede in un posto nuovo continuava a sorprendersi e restare spaesata. Un solo mondo, cosi' tante cose diverse da vedere.
    Segui' i suoi compagni attraverso la foresta, portandosi appresso le sue cose e imprecando per il tempo. Per quanto l'idea dei capelli raccolti a corona era sembrata geniale all'inizio, quando ancora erano in preda alle raffiche del vento prima di salire sulla nave, ora era perfettamente consapevole che si sarebbe trasformata in una tragedia.
    L'umidita' le si insinuo' sotto i vestiti fino alle ossa. Voleva tornare all'asciutto, cambiarsi e qualcosa di caldo, in quest'ordine. E magari, in mezzo da qualche parte, un miracolo per i suoi capelli, anche se non ci sperava.
    Raggiunsero Castelobruxo e Moira si concesse soltanto di guardare il castello di volata, non ascolto' quella che doveva essere la preside che li accoglieva. Continuava a tastarsi i capelli valutando quanto la situazione era tragica. Si impose di smetterla di tormentarsi la treccia quanto capi' che erano zuppi. Quella sarebbe stata una lunga giornata.

    [Sala Mayor]



    Si era cambiata e asciugata, ma i capelli restavano un disastro. L'unica soluzione era stata intrecciarli e raccoglierli nuovamente, per nascondere il problema fino a quando non avrebbe avuto piu' tempo per risolverlo. Aveva ereditato i capelli indomabili di sua madre. Per quanto fossero lisci si annodavano all'istante e avevano la pessima abitudine di assumere la forma di qualsiasi cosa li toccavano, elastico o trecce che fossero.
    Scese alla versione sudamericana della Sala Grande e si guardo' attorno, ma all'improvviso qualcuno la afferro' e la fece voltare sui tacchi, con un leggero scrollone. Si ritrovo' racchiusa nell'abbraccio di un ragazzo chiaramente del luogo e clamorosamente espansivo. L'esatto contrario di quello che era lei. Iniziava a capire perche' tutti erano preoccupati per Halloween, quel viaggio iniziava a sembrare proprio maledetto.
    Il suo coetaneo e, a quanto sembrava, il suo accompagnatore per quella serata, inizio' a parlare e per quanto fosse portata con la sottile arte di capire cosa una persona di un altro paese stesse cercando di dirti, quel ragazzo parlava troppo in fretta e non sembrava avere intenzione di farsi capire.

    Hola! - esclamo' alzando una mano per attirare la sua attenzione. Io mi chiamo Moira, piacere di conoscerti - prosegui' piu' lentamente puntandosi l'indice al petto, suggerendogli non tanto subdolamente di rallentare il ritmo.

    Lui in risposta sorrise a trentadue denti e riprese a parlare anche piu' rapidamente di prima. Moira si ritrovo' in poco tempo con il mal di testa e una collana pesantissima attorno al collo. Si sforzo' di capire quello che stava dicendo e riusci' solo a capire che si chiamava Hilario, era del quinto anno e che le avrebbe fatto da guida per quella sera a cena. Il ragazzo sembrava entusiasto di tutta la faccenda e la sua allegria era contagiosa.
    La afferro' per il braccio e la obbligo' a seguirlo all'interno della Sala, spingendola a sedersi ad un tavolo e riprendendo a parlare indicando il cibo sparso per il tavolo. Le stava spiegando - suppose - cio' che avrebbero mangiato quella sera. Da quello che capi' era stato allestito un ricevimento molto sontuoso per accoglierli.
    Senti', pochi posti piu' in la, Bellamy che ci stava provando spudoratamente con la sua corrispettiva di Castelobruxo. Di fronte a lei, Jonathan, un suo compagno di casa del primo anno, sembrava spaesato quanto lei, con quel copricapo ridicolo in testa.

    Aiuto - gli mimo' con le labbra, mentre accanto a se Hilario continuava a sparlare, ignaro di aver perso l'attenzione della sua ospite piu' o meno dall'inizio.

    Tavolo 2
     
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  2. Lorelei Bennet
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    Tutti i suoi compagni continuavano a gridare e a disperarsi mentre Lore era ancora a terra cercando di trovare il suo inseparabile quaderno, quando sente una voce maschile che le disse che l'avrebbe aiutata a trovarlo.

    Oh menomale! Grazie, graziee!

    Continuò a cercare ma senza successo. Finché non sentì di nuovo quella voce suggerire a tutti di aprire la porta per fare luce. Ma perché non ci ha pensato nessuno!?. Si fermò un attimo e attese che chiunque si trovasse vicino alla porta la aprisse per poi far entrare un po di luce. Dopo qualche minuto, finalmente qualcuno aprì la porta facendo si che un po di luce entrasse in quella orribile stanza. Lorelei riuscì a vedere cosa ci fosse sul pavimento, ed in un angolo della stanza, poco lontano dal luogo dove Coral si stava ancora dimenando lo vide... Il suo quaderno! Presa dall'entusiasmo si alzò di scatto in piedi e corse verso quell'oggetto per lei "inestimabile". Non appena lo raggiunse si chinò per prenderlo, era aperto, a faccia in giù, lo tirò su e vide che il suo ultimo disegno (quello dei pipistrelli) si era rovinato. Questo rattristò Lore ma allo stesso tempo era sollevata per aver ritrovato il suo adorato quaderno "sano e salvo". Il piccolo fulmine, dopo aver sistemato le sue cose nello zaino, notò che il trambusto si stava man mano placando, mentre Lua si diresse verso la lampada ad olio e la riaccese, permettendo così a tutti di riprendere in mano la situazione.
    Lore si guardò attorno e rimase stupita da cosa delle creature ai suoi occhi così dolci potessero creare. La stanza era sottosopra e gli studenti erano abbastanza sconvolti. Quasi tutti i pipistrelli "impazziti" uscirono nello stesso momento in cui il compagno che cercò di darle una mano, spalancò la porta.Vista la situazione, fece un grosso sospiro di sollievo nel vedere che nessuno si era fatto realmente male, a parte una civetta, che aveva un problema abbastanza notevole all'ala...
    Decise di andare dal ragazzo vicino alla porta per ringraziarlo per averle offerto il suo aiuto, ma non appena si portò la mano al viso per togliere i capelli che aveva davanti agli occhi notò che le sue mani erano diventate secche e che per questo stavano iniziando anche a diventare azzurre. PANICO! Lore aveva bisogno d'acqua, non da bere, ma da buttarsi letteralmente addosso.

    Non devono vedermi!! Acqua, acqua!

    Rovistò nel suo zaino e trovò una sciarpa molto grande che aveva portato con se proprio per questo. Se la mise cercando di coprire il più possibile il collo e metà volto. Si mise lo zaino sulle spalle e infilò rapidamente le mani in tasca per non farsi notare, e rimase vicino al muro finché Lua disse ai fulmini di uscire dallo scompartimento per poi scendere dalla nave.

    Foresta



    Non appena Lorelei uscì notò che stava piovendo. Una sensazione di sollievo la pervase, uscì le mani dalle tasche e fece in modo che l'acqua piovana la "colpisse" il più possibile.

    Quanto vorrei farmi una bella nuotata!

    La situazione era alquanto bizzarra, Lore vedeva tutti i suoi compagni di ogni casata cercare di coprirsi mentre lei era quasi l'unica che cercava di bagnarsi il più possibile.

    Meno male che non abbiamo trovato quel clima caldo ed afoso di cui tutti parlavano.

    Camminarono per qualche altro minuto finché non arrivarono finalmente alle porte del castello di Castelobruxo.

    [Castello di Castelobruxo]



    Le porte si aprirono davanti ad i loro occhi e Lorelei rimase affascinata da ciò che vide. Distese immense di verde e prorompenti montagne sul fondo, tutto circondato da luccicanti pietre dorate. Nonostante questo splendido panorama, d'avanti al gruppo di studenti inglesi si palesò una donna molto simile ai tre indigeni che li avevano accolti sulla nave. Quest'ultima diede il benvenuto a tutti loro dicendo che le loro stanze erano già pronte per loro e che l'appuntamento sarebbe stato alle ventuno.

    Sarà sicuramente la preside... Forse (?)

    Dopodiché vennero portati nelle loro stanze dai brasiliani che erano stati con loro sulla nave.
    Una volta in stanza Lorelei non aspettò neanche un secondo, si sistemò e si fiondò senza pensarci sotto la doccia per idratarsi il più possibile per far si che nessuno si accorgesse della sua pelle.

    [Sala Mayor]



    Alle ventuno precise Lore si presentò davanti all'ingresso della "Sala Mayor" e se ne innamorò follemente non appena aprirono quel grande portone. All'interno c'era una vegetazione che la la stupì in modo non indifferente. Non assomigliava per niente all'accademia inglese e, mentre fulmini,ghiaccioli e fuocherelli si facevano strada, gli studenti brasiliani li applaudirono con grande fervore.
    Non appena raggiunsero 3 lunghi tavoli si fermarono ed allora la preside di Castelobruxo diede agli inglesi un caloroso benvenuto.
    Intanto quasi tutti i compagni di Lorelei fecero conoscenza con qualche studente straniero.

    Ma quanto sono belle queste piante!

    Si avvicinò al tavolo dove poi avrebbe voluto sedersi nell'intento di guardare quei fantastici fiori presenti sul tavolo, ma non appena si avvicinò una studentessa straniera -abbastanza impacciata- le andò a sbattere addosso. Lore si voltò verso di lei e vide che la ragazza era chinata a terra nell'intento di trovare qualcosa.

    Oddio! Scusa, aspetta ti aiuto ad alzarsi.

    Fece per aiutarla quando la ragazza la fermò con la mano.

    Não! espere! Não consigo encontrar meus óculos! Não se mova, você poderia pisarlos.

    Lorelei rimase scioccata. Non aveva capito una sola parola di quella strana ragazza. Si grattò il capo cercando un modo per interagire con la straniera.

    Ehm... Escusami, io non capire tua lignua. - disse toccandosi l'orecchio e facendo "no" con l'altra mano.

    Si accasciò assieme alla ragazza cercando di capire.

    Você não comprende? Eu perdi óculos... Ehm... Oc... Ki...

    La straniera fece con le dita delle mani due cerchi attorno agli occhi, cercando di far capire all'inglese cosa stesse cercando.

    AAAH! Occhiali!

    Lorelei finalmente comprese e cercò gli occhiali di quella ragazza assieme a lei. Li trovò subito. Erano degli occhiali rotondi ed anche un po grandi per il viso di quella ragazza.
    Dopo averglieli dati, entrambe si alzarono e la ragazza, per ringraziarla, abbracciò Lorelei molto forte... forse un po troppo.

    Obrigado!!! Obrigado. Não vejo nada sem estes... Oh! Desculpe-me... Mi chiamo Camila.

    Le parve di capire che la ragazza si fosse presentata.

    Oh si piacere, mio nome è Lorelei.
    Si certo... Come se capisse di più se parlo come un imbecille....

    Disse Lorelei porgendole la mano per presentarsi, ma Camila la guardò dubbiosa come se non capisse cosa intendesse fare.

    Oh...

    Lorelei le prese la mano e la strinse sorridendo. Camila però fece una faccia strana e fissò la mano dell'inglese che notò che la sua mano si stava di nuovo seccando e stava diventando azzurrina. Camila se ne accorse e con un'espressione stupita le indicò la mano.

    No no no! Non è nulla...

    Le disse con un sorriso abbastanza finto. La prese sottobraccio e si diresse con lei verso il tavolo dove poi si sarebbero sedute vicine. Camila sembrava abbastanza felice di aver conosciuto Lorelei, infatti non la smetteva di parlare con lei nella sua lingua, ma dato che Lore non capiva una sola parola di quello che le stesse dicendo si limitò a ridere ed annuire, mentre iniziò a riempirsi il piatto di quelle che alla vista sembravano delle pietanze deliziose.


    Tavolo 2
     
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    Il viaggio era volato. Passato in un baleno. Michael si aggirava ansioso per la cabina assegnata ai professori, non riuscendo a trattenere l'agitazione e la voglia di arrivare. Castelobruxo era praticamente la casa dell'Erbologia. La punta di diamante per lo studio delle materie magi-naturalistiche. La Preside Ventura era la più rinomata erbologa, tutti nel settore la conoscevano come la Strega degli Alberi. Mitch non riusciva nemmeno a immaginare come sarebbe stato incontrarla, e cosa avrebbe potuto insegnargli, nonostante padroneggiasse quella materia già molto bene. C'erano sempre segreti nascosti, sottigliezze, dettagli che sfuggivano e lui era impaziente di conoscerli per diventare il migliore sul campo, per lo meno nel suo paese. Era importante per lui. Era un modo per riscattarsi, per affermare il suo ruolo. Dopo le accuse e la lettera da parte del Ministero, Michael aveva sentito più che mai quel terribile senso di inadeguatezza che lo spingeva a sottovalutarsi e a sentirsi inadatto. Era un'insicurezza che aveva sempre avuto, ma che aveva sempre messo a tacere con il duro lavoro. Aveva cercato il più possibile di dimostrarsi degno di essere insegnante, anche alla sua giovane età, anche quando aveva solo 22 anni ed era poco più che un adolescente. E quella era un'altra occasione per affermarlo.

    Il viaggio fu anche abbastanza tranquillo, seppur caratterizzato da diversi momenti di agitazione, sia per la navigazione, che per la scolaresca. Diversi schiamazzi si alzarono dalle cabine delle tre casate, ma tutto sembrò più che normale per Mitch, infondo erano ragazzi e dovevano pur passare il tempo, probabilmente si trattava solo di un gioco.
    Intorno a lui l'atmosfera però era piuttosto pesante. Al contrario suo, i colleghi erano in apprensione e timorosi per la Maledizione di Halloween. Michael non era molto convinto dell'esistenza di una cosa del genere, o almeno provava a essere il più ottimista possibile, cercando di razionale e mettere a tacere quell'insensata paura che li faceva stare tutti in allerta. Per distrarsi e passare il tempo si era messo a studiare l'interno del vascello con occhio critico, desideroso di apprenderne i segreti.

    Il loro arrivò fu bagnato. Michael usò un incantesimo ombrello per coprirsi dalla pioggia mentre con occhi ricolmi di meraviglia osservava la foresta intorno a loro. Era incantevole, soprattutto per lui, che l'aveva tanto studiata senza mai poterla vedere davvero. Non sapeva quando gli sarebbe mai ricapitato di assistere a quella meraviglia della natura. Lo stesso poteva dirsi di Catelobruxo, che accerchiato dagli alberi e dalle piante rigogliose, comparve ai loro occhi come un'inaspettata meraviglia in pietra d'oro.

    [Sala Mayor]

    Il castello era incantevole, dovunque posasse lo sguardo, c'erano piante poste come semplici decorazioni. In quel posto la natura e l'uomo vivevano in simbiosi, erano un tutt'uno, come se fosse la cosa più naturale del mondo. La Sala Grande poi era bellissima, un vero esempio maestrale dell'assoluta superiorità erbologica di quella scuola.

    Mille anni di questa bellezza.

    Era un risultato che faceva impallidire, soprattutto se si considerava che invece la loro scuola avesse appena 6 anni di vita. Assolutamente nulla in confronto.

    Gli stranieri inglesi vennero accolti con uno scrosciante applauso. Michael prese volentieri i regali che distribuirono a tutti loro per i festeggiamenti, indossando subito il copricapo piumato, ma lasciando il gonnellino. Non come aveva fatto Alec. Nel vederlo vestito di sole foglie, non poté trattenere uno sbotto di risata.
     
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  4. Marcus Edwards
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    [Foresta]



    L'acqua cadeva copiosa, puntellando i capelli bruni del piccolo Marcus.
    Il mantello gli si inzuppò un pochetto, mentre le scarpe dalla suola piatta e gommosa calcavano il terriccio sottostante, friabile e molle anch'esso riempito d'acqua dal cielo.

    Che diavolo di tempaccio. Se volevo passare Halloween con la pioggia me ne stavo tranquillamente ad Amestris.

    Disse il piccolo parlando con Bellamy, che camminava accanto a lui alla sua destra.
    Le guide dicevano che il castello era vicino ma tra il passare da un sentiero all'altro, vicino agli alberi sembrò un'attività destinata a durare all'infinito.
    Con quell'altissimo tasso di umidità che gli riempì le ossa, penetrando fino al suo nocciolo, facendogli passare poi lungo la schiena un fastidiosissimo brivido di freddo.

    [Castelobruxo]



    Ahhh... finalmente.

    Il fuocherello cacciò un sonoro sospiro di sollievo quando finalmente giunse al sicuro all'interno delle mura di Castelobruxo.
    Il ponte di pietra che avevano appena lasciato si lasciava alle spalle la foresta e in uno spiazzo si aprì l'enorme castello di magia sudamericana.
    L'intera struttura presentava elementi che richiamavano temi naturalistici e tutto ciò a Marcus piacque, tutto quel verde, quell'atmosfera, tutto tranne la pioggia.

    [Sala Mayor - Tavolo 2]



    Il gruppo di studenti inglesi venne accolto in quella che sembrava la corrispondente della Sala Grande ad Amestris.
    Studenti dalla pelle bruna, bianca e mulatta gli accolsero con degli applausi e alcuni di questi gli portarono dei gonnellini da indossare, invitandoli poi a sedersi con loro ai tavoli.
    Marcus seguì Bellamy e Mintaka e si posizionò alla seconda tavolata disposta per loro.
    Di fronte a lui si trovava un ragazzo, la pelle era leggermente olivastra ma i capelli erano biondi, abbastanza lunghi e tutti scompigliati sopra la testa.
    Gli occhi erano scuri e lo guardavano profondamente, il mento squadrato così come la mascella completavano quel volto che gli sembrò così tanto familiare.

    Eppure a me sembra Bell...

    Ehi chico, parece ridículo con aquella falda, me parece tan cómico.

    Il ragazzo, che portava una divisa dai colori verdi, gli rivolse la parola ma il piccolo Fuoco lo guardò stranito, non riuscendo a comprendere nemmeno una parola di quella lingua completamente sconosciuta alle sue orecchie.

    de todos modos soy Paulo.
    ¿Cuál es tu nombre?


    Paulo? Io Marcus. Io Marcus, tu Paulo giusto?

    Tu marcus, yo paulo, está correcto!

    Conclusero poi i due scoppiando insieme in una risata di complicità.
    Quel ragazzo gli ricordava troppo il suo Prefetto, nei modi, nel come si poneva.
    Sembrava esattamente la sua versione sudamericana.
    Anche se non ci capiva molto il giovane Edwards sentiva che quel ragazzo parlava con un accento diverso rispetto a tutti gli altri ragazzi seduti al tavolo.

    Scusami ma da dove vieni?
    DA- DO-VE- VIENI?


    Pronunciò poi cercando di farsi capire da quello studente che lo guardava intensamente con quei suoi occhi così scuri come l'ebano.

    Yo no sè se he intendido.
    Yo no soy brasileiro, yo soy argentino.
    Tango, futból, Maradona...


    Argentina! Ma che bello!
    Comunque scusami non so cosa sia una Maradona, ma so che sicuramente è bellissima, qualunque cosa sia.

    Ehi Bell, questo ragazzo è simpaticissimo e ti assomiglia un sacco guarda!


    Urlò poi per richiamare l'attenzione del suo amico che siedeva un pochetto lontano da lui.

    tavolo 2
     
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    Marcus Edwards, come indicato nel post precedente il numero massimo di PG consentito per ogni tavolo è di 9. Purtroppo tu sei il decimo e quindi devi per forza cambiare tavolo. Hai la possibilità di modificare il post.
    Per tutti, chi posterà da qui in avanti potrà sedersi ai tavoli 1 o 3, con un massimo di 8 PG per tavolo.

     
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    Volare è meglio che cadere




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    [Zona Tempesta]


    Anita vide precipitare tutto e il modo migliore con cui la sfiga potesse sottolineare il disastro che si stava svolgendo davanti, sopra e attorno a lei... fu il buio. Quando Coral si metteva a urlare in quel modo, cosa che non faceva per la prima volta in situazioni poco gradevoli, tutto finiva per andare in frantumi, compresa la pazienza di Anita. Poteva capire che essere attacca dai pipistrelli non fosse bello, ma urlare in quel modo non poteva essere la soluzione migliore del mondo e poi a meno di strapparglieli a forza non c'era molto da fare se non calmarsi e cercare di permetterle di liberarla.
    Ovviamente non ce la fece, così come altri che provarono a fare la stessa cosa, ma tutto venne sistemato con l'apertura della porta e... con un incantesimo di silenziamento. La ragazzina sgranò gli occhi, perché la voce le era familiare e la mente era andata immediatamente a una persona, ma c'era tanto rumore, urla e rumore di cose spostate, perciò non poteva essere certa che fosse andata come pensava. Non poteva essere. Sarebbe stata una mezza tragedia.

    Perché non ho pensato di aprire la porta?

    Si rammaricò dentro se stessa e con se stessa, ma non disse nulla ad alta voce. Si limitò a girare tra i ragazzi, cercando di far tornare la calma e aspettando con estrema ansia che arrivassero a destinazione. Non ce la faceva più, sarà stato per il fatto che il 31 Ottobre era sempre troppo lungo di quel che avrebbe dovuto, ma quel viaggio lo stava rendendo meno pericoloso eppure ancora più lungo.

    [Foresta]


    La ragazzina si mosse per tenere uniti tutti, così da raggiungere il castello appena fosse stato possibile, anche perché pioveva, si sentiva come un pulcino col rischio di annegare in una pozzanghera. Aveva freddo, sentiva l'umidità nelle ossa e sembrava che muoversi fosse più difficile del dovuto, anche perché tra borsa e vestiti zuppi si era appesantita minimo di un paio di chili.
    Si avvicinò a fatica all'altro Prefetto, perché c'era un dubbio che continuava a tornarle in mente e non poteva non fare nulla a riguardo.

    Artemis... Artemis, tu...

    In quel momento arrivarono in vista del castello e di quella che poi si rivelò essere la Preside di Castelbruxo. Dovendo cercare di tenere unito i gruppo perse di vista l'amico, ma non avrebbe lasciato correre. Doveva sapere.
    Si sarebbe fatta una doccia, così da sentirsi meno sporca e decisamente più a proprio agio, poi sarebbe tornata a cercare il ragazzo.

    [Sala Mayor]


    L'ingresso nella Sala Mayor per prepararsi a mangiare fu... incredibile. Era tutto decisamente diverso da quello che si era aspettata, tutto sembrava immerso in una strana atmosfera, una completamente diversa da quella a cui era abituata, ma calda e confortevole. Osservò i tre tavoli che li avrebbero accolti e si sentì più tranquilla improvvisamente.SI avviò verso il tavolo e cercò di individuare Artemis, nel frattempo si mosse per vedere che tutti fossero seduti e tranquilli. Mangiare e andare a letto, erano le uniche cose che voleva fare quella sera.
    Alla fine si mosse rapida verso il punto in cui aveva visto Artemis, ma lo vide quando stava andando a sedersi nuovamente, dopo essersi avvicinato alla professoressa Levischmiedt. Un piccolo brivido le corse lungo la schiena mentre si sedeva accanto a Coral, che stava chiedendo in quel preciso momento il motivo di un colloquio col Preside. Anita lo sospettava, ma prima di domandare... fece un grosso respiro.

    Sei stato tu a silenziare Coral, vero? Vuoi che venga con te stasera? Posso aspettarti lì vicino o posso... imporre la mia presenza, così da darti man forte.

    Non sapeva cosa avrebbe potuto fare contro le decisioni del preside, ma ci avrebbe provato in ogni modo. Non potevano espellere Artemis da scuola, non potevano... non sarebbe stata la stessa cosa senza di lui. In quel momento prese la collana che le veniva porta da un ragazzo di quella scuola.

    Grazie.

    Il ragazzo probabilmente prese il ringraziamento come un invito a sedersi accanto a lei, ma non era affatto un invito a farlo. Si trovava in un momento in cui non sapeva apprezzare completamente la compagnia di persone nuove, ma non credeva che fosse carino dirlo spudoratamente, sarebbe stata maleducata verso chi li stava ospitando.

    Como você chama isso? Io sono Felipe

    Anita aggrottò leggermente la fronte, non capiva una sola parola, ma il fatto che le stesse porgendo la mano per potergliela stringere e che dicesse il proprio nome... Beh, aveva tutta l'aria di una presentazione. Gli strinse la mano.

    Io sono Anita, piacere. Purtroppo non è un buon momento.

    Gli fece un sorriso per non sembrare scortese, ma alla fine capì di aver fallito, quando si sentì dire l'immancabile frase che si era aspettata.


    Eu não entendo


    Fece un grosso sorpiro e tornò a volgersi verso Artemis, come se non fosse stata interrotta, ma senza voltare le spalle al ragazzo straniero per non sembrare davvero tanto scortese.

     
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    La cura a ogni male...



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    Erano finalmente arrivati e le condizioni meteorologiche non favorivano di certo il buon umore, ma trovarsi di nuovo in viaggio verso luoghi sconosciuti la rendeva comunque, in un qualche modo, più leggera. Camminava lasciando che la pioggia le bagnasse il volto, continuando a prestare attenzione ai ragazzi, perché a quanto pareva c'era stato trambusto durante il viaggio. Eppure nessuno di loro sembrava ferito e nessuno sanguinava, quindi potevano ancora stare tutti tranquilli.
    Si guardò attorno osservando quanto grande fosse il gruppo formato dall'Accademia di Amestris: erano come un'onda che si abbatte sulle spiagge, un'onda rumorosa e decisamente bagnata, ma forte e irruenta. Ovunque andasse mostrava il segno del proprio passaggio, ovunque andasse si poteva vedere da molti metri di distanza e in un qualche modo Eloise si immaginava su una torre ad osservarli. Erano inarrestabili e quando si vede una forza inarrestabile tutto fa più paura, ma lei sapeva che in realtà in quell'onda c'era solo tanto potere, che poteva essere usato per il bene o per il male. Quello sarebbe stata una decisione di ogni singola goccia di acqua, di ogni singola persona. Si sentiva parte di qualcosa di più grande e si sentiva allo stesso tempo libera come non si sentiva da tanto tempo. Cercò Mikal e Caleb con o sguardo, ma non li vide.

    [Sala Mayor]


    Dopo essersi cambiata gli abiti ed essersi data una ripulita fece il suo ingresso all'interno della Sala Grande di Castelbruxo. Era un luogo molto diverso dalla loro Sala Grande, ma era allo stesso tempo era molto simile. Si diresse sorridente al tavolo posto in orizzontale che stava di fronte alle tre tavolate occupate da tutti i ragazzi. Vide molti ragazzi inglesi che parlavano con ragazzi della scuola ospitante e ne fu felice: anche se non si potevano capire molto era sempre una bellissima sfida cercare di assorbire il più possibile da persone straniere e con una cultura differente dalla propria. Si sedette al tavolo accanto a Caleb.

    Quest'anno pare che dovrò fare a meno di chiederti un passaggio sulla scopa! Per festeggiare la cosa...

    Versò il vino sia nel bicchiere dell'amico che nel proprio. Mikal nel frattempo stava parlando con un suo studente, perciò non era il caso di disturbarla in quel momento, ci sarebbe stato tempo dopo... Poteva sempre fare due passi fuori una volta terminato di mangiare. Era un paesaggio nuovo e unico.
    Sollevò il bicchiere come a voler brindare, poi ascoltò le parole della Preside della scuola, sempre con il sorriso sulle labbra. Erano stati invitati per un grande festeggiamento, il che significava che non avevano fallito come scuola, non come dicevano quelli del Ministero.
    Poi vide arrivare dalle porte ragazzi e ragazze che porgevano dei doni: prese una collana e se la mise immediatamente al collo, spostando i capelli che erano rimasti schiacciati sotto il peso del dono. Era una collana particolarmente ingombrante, ma era un regalo e non si poteva rifiutare, inoltre si trovavano nella loro scuola e se quello era l'abbigliamento tipico, allora lo avrebbe indossato senza problemi.

    Molto gentile.

    Fece un grosso sorriso alla ragazza che le diede la collana e inclinò la testa in un simbolo universale di ringraziamento, così che fosse capibile anche a chi non conosceva la loro lingua. La ragazza ricambiò allo stesso modo e si diresse verso un'altra persona.
    Poi fece un piccolo cenno a Mikal, che stava tornando al tavolo degli insegnanti: la vedeva preoccupata, ma non riusciva a capirne il motivo, si era però vista indicare dalla donna. Se ci fosse stato qualcuno ferito glielo avrebbero detto immediatamente, lo sapeva, però non le piaceva non capire.
    Stava per alzarsi e andare a porle le sue domande, ma in quel momento Alec decise di seguire esattamente le indicazioni che erano state fornite loro e si mise la gonnellina e la corona, restando a petto nudo. Doveva ammetterlo... aveva un fisico invidiabile.

    Mmm...

    Fece un versetto sottovoce di apprezzamento, udibile da Caleb e da nessun altro, perché alla fine lui stava con Victoria e non era carino fare certi apprezzamenti. Però non si era riuscita a trattenere, poi fece un mezza risata e si piegò accanto all'orecchio di Caleb.

    Prof, ora devi fare la stessa cosa anche tu.

    Lo sfidò, poi tornò a cercare l'amica con lo sguardo per poterle chiedere: "Cosa sta succedendo?". Dovevano cercare di godersi tutti la serata.

     
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    [Zona Fuoco]



    La faccia di Juliet, durante tutta la traversata verso il Brasile, aveva un'espressione tutta da immortalare. Non capiva da dove provenisse il rumore e la mascella prima o poi, per quello che riusciva a vedere dalla nave, sarebbe caduta. Cercò di darsi una contegno staccandosi dal braccio di Marcus e cercando di stirarsi la gonna della divisa ormai zuppa. Era bagnata fino all'osso e rabbrividiva dal freddo lanciando uno sguardo truce nel contempo invidioso al loro accompagnatore vestito leggero, quasi nudo. Avrebbe alzato di colpo la testa quando vide Mintaka, la sua responsabile, alzarsi in piedi per vedere chi battesse. L'avrebbe vista barcollare e non si sarebbe immaginata che potesse accadere ció che veramente capitò. La puzza era insopprtobile e senza alcun pudore, per salvare gli altri, perché lei non era di stomaco ferreo, avrebbe tirato il maglione della divisa fino al mento per coprire naso e bocca. Così non avrebbe respirato il cattivo odore e non ci sarebbe stata una catena di Sant'Antonio montaggio. La signorina Harp, santa subito, portò con sé la responsabile del Fuoco e in qualche modo riuscì a far andare via quella puzza che ancora infestava la loro stanza dove erano riuniti i ragazzini del Fuoco. Avrebbe respirato come se non ci fosse stato un domani, dopo che l'incantesimo andò a buon fine, e avrebbe, sempre grazie alla nuova arrivata, dato un occhio al colpevole che altri non era che un pappagallo dai colori vivaci, un abitante di quella foresta tanto sconosciuta e misteriosa, tutta da esplorare.

    [Foresta]



    E la nave finalmente si sarebbe fermata, ma la vegetazione tutta intorno a loro copriva il cielo e non si capiva se fosse buio veramente o se il buio era data dalla vegetazione troppo fitta. Con calma, tremando nei vestiti bagnati, si sarebbe mossa con gli altri, con i bagagli appresso, verso l'uscita e avrebbe finalmente toccato il terreno.

    Meglio stare fermi che ballare per gli scossoni date dalla nave

    Avrebbe pensato la dodicenne trasportando i bagagli e stare attenta a dove metteva i piedi seguendo, quello che si chiamava Lucas, sarebbero giunti al castello.

    [CastelCastelobruxo]

    Juliet non aveva visto niente di così, di così grandioso. Il colore dorato, dato dalle pietre, la faceva da padrona rendendo quel castello uguale per tutto e in tutto ad un tempio incastonato tra la vegetazione. Avrebbero salito i gradini e una figura di donna, da dove era lei nel gruppone, si sarebbe palesata davanti ai loro occhi in tutta la sua giovialità nell'accogliere gli ospiti tanto impauriti quanto curiosi. Per fortuna, prima del banchetto, furono accompagnati nelle camere a loro adibite e così Juliet poté disfarsi della divisa bagnata fradicia e farsi una bella doccia bollente per temprarelo spirito che si era un po' gelato. Dopo quella doccia salutare e visto che potevano vestirsi come volevano, si sarebbe messa addosso jeans neri e una camicia bianca con sopra un maglione nero anch'esso. Le scarpe della divisa del Fuoco furono lasciate vicino al caminetto e le converse vennero prese dalla ragazzina per essere indossate. Dopo aver domato i capelli sarebbe scesa, all'ora stabilita, al pian terreno.

    [Sala Mayor]



    La sala in cui aveva appena messo piede non differiva tanto da quella che aveva lasciato quella mattina. Si potevano notare quattro tavolate, tre per gli studenti e uno, messo in fondo alla stanza, per gli insegnanti. Però qualcosa era diverso: era selvaggio. Piante rampicanti sembravano far parte delle mura interne del castello come se volessero creare un connubio perfetto tra il fuori, la foresta pluviale, e il dentro, la pietra. Si sarebbe seduta a uno dei tavoli [il tavolo numero 1] che erano stati messi a disposizione e avrebbe visto un cibo che solo nei libri sulla cultura brasilera aveva visto. Non che non fossero appetitosi, ma bisognava andare per gradi visto il suo essere schizzinosa. Avrebbe preso piatto e forchetta e si sarebbe servita di quella che ad occhio e croce sembrava il porridge, il tanto amato porridge. Un psss dal posto davanti a lei avrebbe attirato il suo sguardo e quando lo avrebbe alzato la forchetta sarebbe rimasta lì in bocca e un'espressione da completa beota si sarebbe stampata sulla sua faccia. Non credeva ai suoi occhi a quello che vedeva davanti a sé. Una ragazzina, forse della sua età, con una pelle color dell'ambra le rivolgeva uno sguardo a dir poco curioso e a tratti quasi ironico, come se vedesse difronte a lei una bestia da ammirare. Le sue guance si colorarono di rosso notando che stava dando spettacolo con quella forchetta in bocca e con quella faccia che ammirava quella persona davanti a lei con quella perfetta pelle e quegli occhi scuri quasi neri che potevano scavare nel profondo.

    Pardon

    Avrebbe detto poggiando la forchetta di fianco a sé e avrebbe ascoltato, cercato di ascoltare, ciò che le avrebbe detto la ragazzina. Quando cominciò ad aprire bocca per rivolgere qualche parola in quella lingua sconsociuta e che a volte, grazie al lavoro di suo padre, aveva potuto capire.

    Como foi a viagem? Meu nome é Jasmine

    Forse aveva parlato con velocità o forse aveva un dialetto stretto che Juliet anche se sapeva un po' di portoghese non capì ciò che la ragazzina aveva detto.

    Desculpe ... mas não entendi nada...Jasmine

    Avrebbe detto Juliet in un portoghese imparato sui libri guardando la ragazzina sempre sorridente e aspettando che parlasse in modo più capibile.

    Oh, desculpe ... é que estou entusiasmada com essa coisa nova

    Avrebbe detto Jasmine parlando più piano per rendersi comprensibile alla piccola ospite inglese, venuta dalle terre in cui imperversa la modernità.

    Tranquila. Meu nome é Juliet

    Avrebbe detto finalmente la dodicenne presentandosi. Sinceramente nessuna delle due voleva parlare perché gli sguardi che si lanciavano addosso significava che si stavano studiando per capire cosa le due nascondevano e non c'erano bisogno di parole che forse avrebbero potuto rovinare quel momento...

    Tavolo 1
     
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    La cena sembrava proseguire nel migliore dei modi, così come i festeggiamenti. La sala era gremita di ragazzi sorridenti, chi vestito con gli abiti tipici e chi meno incline ad assecondare le tradizioni, e in poco tempo stavano imparando a conoscersi tra loro, comunicando come potevano.
    I quattro fantasmi aleggiavano eterei fra i tavoli, portando con sé una scia di gelo ed un’aura di rispetto: erano i fantasmi delle quattro casate dell’istituto brasiliano, tutti defunti presidi di Castelobruxo, morti centinaia di anni prima. Il primo a fare la sua comparsa fu Gonçalo Simão, fantasma della casata di Arashar; con le mani giunte dietro alla schiena incurvata dall’età, s’aggirava disinteressato fra i ragazzi, lanciando occhiate qua e là senza guardare davvero, aggiustandosi di tanto in tanto il minuscoli occhiali sul naso. Non sembrava molto loquace, ma sicuramente il più vetusto dei quattro, e l’apparenza non tradiva la sua profonda saggezza e gli occhi, ancora vispi, erano ricolmi di curiosità.
    Santiago João, della casa di Pawanunga, emerse da una parete silenziosamente per comparire alle spalle degli studenti del tavolo più a destra, con il preciso scopo di spaventarli; il torso nudo dai muscoli scolpiti non aveva subito gli effetti del tempo, incorniciando la figura dell’uomo forte e coraggioso che era stato. Alto quasi due metri, avrebbe intimorito chiunque gli si fosse parato di fronte, eppure il suo atteggiamento era bonario e scherzoso, e chiunque avesse compreso il portoghese avrebbe potuto intuire che le sue parole erano sempre volte ad incoraggiare i propri studenti ad essere impavidi e valorosi.
    Evitare di notare il grasso fantasma della casa Kuaraori, Acúrsio Barão, era pressoché impossibile; ne avesse avuto la possibilità, si sarebbe ingozzato in continuazione di qualunque dolce gli fosse capitato sotto mano, e la sua voce sbiascicata e grossolana ancora conservava il ricordo della sua abitudine di parlare a bocca piena. Essere stato impacciato e poco agile non l’aveva reso meno meritevole del ruolo di preside: la sua abilità nel campo della cura delle creature magiche era nota in tutto il Brasile, e la sua bontà d’animo aveva distinto gli anni della sua dirigenza a Castelobruxo come tra i più florei e pacifici di sempre.
    Ultimo, ma non meno importante, Nuno Manel, della casata Nomphyrian, aveva l’abitudine di aleggiare sopra alle teste dei professori, ruotando in cerchio, come fosse perennemente assillato dai pensieri. Alto e magrissimo, era il più longevo dei fantasmi; era stato, infatti, tra i fondatori dell’istituto, ormai mille anni prima, nonché il primo a ricoprire il ruolo di preside. Era scorbutico e paranoico, senza che nessuno riuscisse a spiegarsene la ragione, e gli unici che ancora davano ascolto alle leggende catastrofiche che raccontava erano gli ingenui studenti del primo anno, che spesso ne rimanevano terrorizzati.
    L’incontro tra due dei più importanti istituti di magia al mondo era un evento da ricordare e, soprattutto, da sfruttare per arricchire la propria cultura. Bisognava lasciare da parte discorsi sulla presunta supremazia di uno o dell’altro.
    A metà della cena le cose improvvisamente mutarono. La luce dell’intera sala si affievolì e la temperatura percepita fece altrettanto, lasciando studenti e personale scolastico incapaci di dare un senso a ciò che stava accadendo. Una voce spettrale, potente, si levò, andando a colpire le orecchie di ognuno dei presenti.

    Rintocchi sommessi,
    echi repressi,
    una voce si alza,
    la dannazione incalza.

    Il passato ritorna,
    del millennio si adorna.
    Pochi versi enunciati
    per i risultati a lungo cercati.

    Centurie fa venne predetto,
    centurie dopo sarà eletto,
    e così disse il vetusto:
    “uno sarà il giusto”.

    Duro è il percorso,
    segreto il responso,
    di sangue e sudore
    si bagna il campione.

    Di mente si agisce,
    col valor si gioisce,
    e se la condotta è dipinta,
    la battaglia è vinta.



    Colui ad aver pronunciato quelle parole in lingua portoghe fu il fantasma di Nuno Manel, il quale aveva smesso di volteggiare sopra il tavolo dei professori, fermandosi esattamente sopra la figura della preside. Lo sguardo di lei era fisso, non sembrava stesse osservando nulla in particolare. Nemmeno pareva accorgersi del monologo del fantasma fondatore. Quest’ultimo si abbassò di quota, portando le sue labbra alle orecchie dell’erbologa.

    Agora.

    Calixta si alzò dal suo scranno con dei movimenti quasi meccanici. Non pronunciò alcuna parola, ma si limitò semplicemente ad alzare le braccia al cielo, allargandole a mo’ di preghiera. Possenti schiocchi rimbalzarono da una parete all’altra. I professori sarebbero rimasti sbigottiti quando avrebbero visto gli studenti sparire nel nulla. Erano rimasti solamente i tavoli ancora imbanditi, le panche su cui erano seduti erano scomparse con loro. La figura spettrale continuava ad aleggiare intorno alla donna, sussurrandole parole nelle orecchie impercettibili dal resto dei presenti. Gli altri tre fantasmi erano invece scappati da quella sala, diretti verso chissà dove.

    Scadenza: 15 Novembre h 23:59
    D’ora in poi solamente gli adulti potranno continuare a ruolare in questo topic, gli studenti invece verranno suddivisi in base al tavolo a cui erano seduti e continueranno a ruolare nel topic corrispondente. Qualunque tipo di interazione con la preside o il fantasma non è autoconclusiva.
    La suddivisione per gli studenti è questa:

    Tavolo 1 - Foresta:
    - Jamie McSmith
    - Frances Stitcher
    - Juliet Crazy
    - Marcus Edwards*
    - Léolínus V. Fitzgerald
    - Eleanor Hastings
    - Narcissa Harp
    - Junah Grimm

    Tavolo 2 - Terrazza
    - Janelle Hume
    - Jonathan Skuller
    - Moira de Winter
    - Bellamy Murray
    - Lorelei Bennet
    - Irvin Hazelwonder
    - Warren McDonald
    - Finn Branson
    - Mintaka Al Hayes

    Tavolo 3 - Segrete
    - Luke Lygeon
    - Rheis Morwen
    - Bonnie Logan
    - Coral Allen
    - Thomas Nott
    - Artemis Baskerville
    - Anita Hamilton
    - Helia Val Kyria

    *Marcus Edwards sei stato assegnato d’ufficio al tavolo 1 non avendo provveduto a modificare il post.


    Edited by Il Tessitore - 12/11/2017, 03:55
     
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    La mano di Adão stava per acciuffare un Pao de queijo dalla ciotola che aveva davanti, così come quella di Alonso portava alla bocca un bicchiere e, allo stesso modo, si muovevano le braccia dei ragazzi seduti al tavolo, intenti a consumare la cena e a fare conoscenza. Forse troppo, perché tutto avvenne con fulminea rapidità, tanto che nessuno di loro si accorse subito del cambiamento improvviso della location: la Sala Mayor con tutta la sua atmosfera tropicale e spartana, non li racchiudeva più tra le sue pareti, sostituite da un panorama suggestivo, fatto di stelle.

    [Terrazza]

    eF2Ug7M



    Le panche su cui si erano seduti per la cena, si trovavano adesso piantate sopra un mattonato dorato, cinto da una muraglia - anch’essa di pietra dorata - di circa ottanta centimetri, dalla quale spuntavano i ciuffi delle palme e della vegetazione del luogo. Un manto blu e stellato faceva da sfondo, avvolgendo ogni cosa e risaltando tutta la possente struttura immersa nel cuore della foresta amazzonica. I volti degli studenti brasiliani furono i primi a colorarsi di stupore e sbigottimento, mentre i loro occhi iniziarono a saettare lungo tutta la parete di pietra da cui prendeva forma la terrazza. A parte qualche pianta sparsa nei dintorni, o qualche rampicante o, ancora a parte le colonnine del muretto - escluse anche le panche su cui ancora erano seduti gran parte dei ragazzi, specialmente quelli inglesi -, non c’era assolutamente niente: né finestre, né porte, ad eccezione di una porta, ma che aveva tutta l’aria di essere incassata nella pietra dorata, senza maniglia, né lucchetti.

    Abre-te, Sésamo!
    Eu sou de Castelobruxo!!!


    Alonso gridò con sicurezza verso i mattoni scuri, ribattendo forte l’appartenenza alla scuola, sperando che le sue parole potessero essere sufficienti. Adão fu il primo a capire che non avrebbe funzionato e di fatti balzò accanto al ragazzo, gridandogli quasi in faccia.

    Alonso, perdeu a cabeça?
    Não funciona assim!


    Ma non fu così: non sarebbero bastate semplici parole di rivalsa a far ritirare la porta nella parete, così da consentire a tutti loro di ritornare dentro le mura.
    Alonso serrò la bocca visibilmente scocciato e offeso, mettendosi a braccia conserte, mentre Adão indicava ai piedi della porta due ampolle panciute e dal collo allungato, vicine ad un recipiente anch'esso vuoto.

    Olhem aqui!
    Todos olhem aqui!!!


    Una di esse era tarata esattamente da 50 cL, mentre l’altra lo era di 30 cL. Nello sguardo di Adão, come in quello di tutti i ragazzi, si era posato un velo di dubbio: che logica esisteva in tutto ciò? Improvvisamente, tra loro echeggiò una voce profonda e bassa, provenire al di là della porta di pietra e chiaramente udibile da tutti.

    Liga os cinco para liberar o caminho


    Ogni studente di Castelobruxo avrebbe tradotto facilmente quelle parole e la maggior parte di loro sarebbe stata anche in grado di tradurla per gli studenti di Amestris. Ma tradurla e basta non sarebbe servito a niente, se non a continuare a rimanere chiusi fuori mentre la sera continuava ad avanzare. Necessitava comprendere il suo significato e riuscire a trovare il modo di agire nel modo giusto. Solamente gli studenti con [Sensibilità ≥ 8] avrebbero potuto accorgersi di un fioco luccichio giallo fosforescente tra i ciuffi delle foglie della palma che sbucavano dal muretto, o di un picchiettare sordo e lento alla base della colonnina di destra, dalla quale poteva scorgersi un puntino arancione o, ancora, di un fruscio insolito alimentato dalla brezza serale, simile al raschiare del vetro contro la pietra, provenire dalla sinistra del muretto.
    Occhi più attenti [Sensibilità ≥ 12] si sarebbero anche accorti di uno strano verde, troppo acceso per appartenere a qualche foglia dei rampicanti lì vicino, o di uno scintillio ambrato, che ad intermittenza faceva capolino dal vaso della colonnina di sinistra.


    Gli studenti, con i loro png, sono stati catapultati nella Terrazza.
    Potete interagire con tutto l’ambiente.
    Potete usare la magia, ma avete a disposizione un incantesimo a post, non autoconclusivo. Qualsiasi tentativo di modificare l’ambientazione in qualunque modo non è autoconclusivo. Se il vostro png ha più di 13 anni, è in grado di tradurre - con l’aiuto dei PNG brasiliani - l’indovinello del fantasma:
    “Lega i cinque per liberare la via”.
    Vi ricordo che ogni PG ha a disposizione il PNG citato in Sala Mayor, muovendolo a proprio piacimento: i PNG possono fare incantesimi e/o azioni decisive sempre non in modo autoconclusivo (in questo caso 1 incantesimo o 1 azione a testa).
    La scadenza di questo primo miniturno è fissata per il 15 Novembre incluso.
    Buon divertimento!


    Edited by Il Tessitore - 12/11/2017, 20:37
     
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    In una situazione normale qualcuno avrebbe potuto dire che fosse assurdo vedere due lunghe file di panche comparire dal nulla tra gli alberi della foresta, ma in quella situazione si era rivelato quasi provvidenziale. Gli studenti erano infatti sfuggiti a ciò che si stava per scatenare nella Sala Mayor, ma questo non voleva dire che fossero finiti in una situazione migliore. Era buio, la notte brasiliana mutava le liane in serpenti, le foglie in ragni e i respiri in sussurri. Un concerto di rumori di ogni sorta accerchiava gli studenti spaesati e impauriti, stranieri o indigeni che fossero. A Castelobruxo veniva insegnato sin dal primo giorno del primo anno che la foresta di giorno era un’esplosione di vita, ma durante la notte la stessa vita se la riprendeva. Gli studenti britannici avrebbero potuto pensare che la foresta amazzonica potesse essere simile a quella adiacente l’accademia di Amestris, ma non potevano rendersi conto che in realtà stavano commettendo un enorme errore di sottovalutazione.
    Gli studenti erano apparsi nel mezzo di una piccola radura, ma per accorgersi di quello qualcuno prima avrebbe dovuto fare luce, le fronde degli alberi nascondevano i ragazzi allo sguardo della luna, unica spettatrice del caos che stava dilagando per tutta la scuola di magia brasiliana. La pioggia fortunatamente era cessata, ma il suolo era ancora intriso di acqua, con il fango che rallentava i loro passi. Le liane pendevano dai rami sfiorando le teste e le spalle degli studenti, spaventandoli per questo contatto sinistro. Tra i pianti di chi aveva paura e lo sbigottimento di chi non si era ancora pienamente reso conto di ciò che era appena accaduto, nessuno osava separarsi dal gruppo per tentare di ritrovare la strada per il castello e chi invece voleva tentare questa avventatezza si sarebbe rapidamente ricreduto e tornato sui suoi passi. Ma c’era anche altro che li avrebbe dissuasi. Quelli che sembravano degli inermi pezzi di tronco caduti al suolo iniziarono a vibrare, come se un fremito di vita li avesse risvegliati. I riflessi delle luci generate dai ragazzi avrebbero fatto brillare decine e decine di occhi su quei ciocchi di legno apparentemente morti, dai quali sarebbero poi spuntate due paia di zampe ciascuno. Gli studenti erano di fatto apparsi nella residenza dei dugbog e questi non avrebbero gradito l’irruzione improvvisa. Una ventina di esemplari si svegliarono e puntarono tutti verso il centro, digrignando i denti seghettati pronti ad azzannare le caviglie delle giovani carni. Britannici e brasiliani avrebbero quindi dovuto unire le forze nel tentativo di liberarsi da quell’accerchiamento e fare ritorno al castello.

    Scadenza: 15 Novembre h 23:59
    La situazione è abbastanza chiara, siete stati trasportati in mezzo alla foresta e un branco di dugbog è pronto ad azzannarvi. Gli studenti che frequentano CDCM possono riconoscerli autoconclusivamente. Vi ricordo che ogni PG ha a disposizione il PNG citato in Sala Mayor, muovendolo a proprio piacimento. Potete accendere la vostra bacchetta autoconclusivamente e avrete oltre questo un incantesimo a testa non-autoconclusivo di interazione con i dugbog (uno per il PG e uno per il PNG).


    Edited by Il Tessitore - 12/11/2017, 02:55
     
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    Le segrete di Castelobruxo erano il luogo più buio dell’intero istituto. Era tempo che nessuno ci metteva piede, se non spinto da un’irrefrenabile curiosità per il mistero, o vittima di una scommessa di cattivo gusto; risalivano a tempi remoti in cui le punizioni per gli studenti erano molto più dure, quando il rispetto per una ferrea disciplina era mandatorio ed una mancanza di rispetto, anche se minima, veniva pagata con una notte nelle oscure ed anguste stanze interrate nelle fondamenta del castello.
    L’umidità faceva da padrona, appesantendo ulteriormente un’aria già gremita del puzzo di chiuso, e rendendola soffocante, opprimente. Le mura di mattoni erano unte dalla trascuratezza e dalla mancanza di luce, e il più completo silenzio che regnava in quei luoghi era interrotto solamente dal cadenzato sgocciolare delle tubature che rifornivano d’acqua l’intera struttura.
    Ci sarebbe voluto qualche minuto, agli studenti, per abituare completamente la vista all’oscurità in cui furono catapultati; il corridoio che si allungava di fronte ai loro occhi era lungo e stretto, costellato di decine di porte di altrettante piccole camere che per centinaia di anni non avevano visto nemmeno un prigioniero, ma che ancora riecheggiavano delle loro grida e dei loro singhiozzi disperati. Pochissimi degli stessi studenti brasiliani vi avevano posato gli occhi, e di certo nessuno aveva mai provato il terrore di esservi rinchiuso per una notte.
    La fonte primaria di luce proveniva da una porta aperta in fondo al corridoio, che emanava un fioco bagliore intermittente, come fosse originato da una candela. Varcando la soglia della stanza, gli studenti avrebbero avuto conferma di quanto si poteva già intuire: due grandi fiaccole ai lati della stanza, altrimenti completamente spoglia, ardevano di un fuoco azzurrognolo, schiarendo la vista. Le pareti in mattoni erano prive di qualsivoglia decorazione, fatta eccezione per un’unica grande scritta, incisa nella pietra del muro opposto alla porta d’ingresso, e che svettava sopra ad un portone metallico, serrato e privo di maniglia.

    “Todos ou nenhum”



    Qualunque studente di Castelobruxo avrebbe potuto facilmente capire il significato della frase, e la maggior parte di loro sarebbe stata anche in grado di tradurla per gli studenti inglesi, data la sua semplicità. Dalle travi di legno di legno del soffitto, robuste sebbene rovinate degli anni, piovevano gocce di umidità, che rintoccavano regolari nel silenzio altrimenti totale. Al centro del pavimento v’era dipinto un grande cerchio, che incorniciava una stelle a cinque punte; le linee bianche che costituivano il disegno erano imprecise solo a causa delle disconnessioni fra le assi scricchiolanti del pavimento, dalle cui fessure sbuffava del vapore inaspettatamente caldo, sebbene apparentemente innocuo.
    Agli studenti, frastornati dai recenti avvenimenti, non restava che capire come riuscire a cavarsela in quella situazione e cercare di dare un senso ai recenti avvenimenti.


    Gli studenti, con i loro png, sono stati catapultati nelle segrete. Potete entrare nella stanza ed interagire con l’ambiente. Avete a disposizione un incantesimo a post, non autoconclusivo. Qualunque tentativo di modificare l’ambientazione in qualunque modo non è autoconclusivo. Se il vostro png ha più di 13 anni, è in grado di tradurre la frase in “o tutti o nessuno”.
    Vi ricordo che ogni PG ha a disposizione il PNG citato in Sala Mayor, muovendolo a proprio piacimento: i PNG possono fare incantesimi e/o azioni decisive sempre non in modo autoconclusivo (in questo caso 1 incantesimo o 1 azione a testa).
    La scadenza di questo primo miniturno è fissata per il 15 Novembre incluso.
    Buon divertimento!


    Edited by Il Tessitore - 12/11/2017, 03:04
     
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    Jamie insieme ad alcuni suo amici seduti come lui al tavolo vicino al muro vennero portati nella foresta della scuola. Era felice di fare questa esplorazione insieme a Marcus Edwards e a Juliet Crazy, inoltre a tutti i presenti al tavolo e alla ragazza che aveva di fronte a se nel tavolo della sala grande della scuola brasiliana. All'inizio credeva che tale foresta fosse uguale alla loro o molto simile, ma quando arrivarono tutti insieme al suo ingresso notò che era molto diverso da come se l'aspettasse e era una tipica foresta amazzonica con alberi e piante tipiche di quel clima. Sapeva che ci potevano essere anche molti animali, ma sperava che nessuno di essi provasse ad attaccarli durante quell'esplorazione. Pensò a ciò.

    E' una bellissima foresta, tante piante non le avevo mai viste fino a ora. Chissà però che animali strani ci sono, molti non li abbiamo mai nemmeno sentiti nominare. Speriamo bene.

    Nel frattempo Jamie accese la bacchetta per fare luce nella foresta e ciò sembrò aiutarlo molto nel camminare tra gli arbusti e nello scosceso sentiero. Jamie era in fila accanto a Alicia e le si rivolse.

    Alicia, quali animali ci sono nella foresta?


    La ragazza gli rispose prontamente.

    Há muitos animais perigosos, nunca chegamos sozinhos na floresta.


    La prima parte la capì bene mentre la seconda quasi per nulla, in quel momento aveva la conferma che ci potevano essere molti animali pericolosi nella foresta. Le rispose usando una delle pochissime parole che sapeva in portoghese e concludendo il tutto con il suo inglese madrelingua.

    Obrigado per la risposta Alicia.

    La loro spedizione continuò tranquillamente fino a quando non uscì dalla foresta un branco di animali famelici che non sapeva minimamente cosa fossero, non sapeva cosa fare in un primo momento preso dal panico, ma sapeva che l'unica cosa da fare era respingerli e Alicia poteva aiutarlo in ciò. Avere paura in quella situazione sarebbe stato inutile, qualunque creature fosse stata e prendere la cosa in mano era la soluzione migliore. Si rivolse molto velocemente alla ragazza brasiliana, sperando che capisse le sue parole.

    Bisogna attaccarli, non possiamo permettere che si avvicinino.

    Quando vide che ella tirò fuori la bacchetta dalla sua giacca, capì che aveva compreso le sue parole. Jamie allora puntò la bacchetta verso una creature del branco che si trovava proprio di fronte a lui. Si concentrò totalmente sul bersaglio da colpire e appena fu sicuro di essere pronto disse la formula magica.

    Flipendo!

    Se l'incantesimo fosse andato a segno avrebbe potuto respingerlo. Accanto a se anche Alicia prese l'iniziativa e puntò la bacchetta verso un altro animale del branco pronto a venirle incontro. Cercò di essere il più precisa possibile nel prendere la mira e posizionare correttamente la bacchetta verso l'obiettivo. Fece una specie di chiave come movimento con la bacchetta e poi disse anche lei la formula magica.

    Petrificus Totalus!

    Anche nel suo caso se la preparazione e la riuscita fossero stati positivi, avrebbe potuto paralizzare la creatura.
     
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    Cominciò a spizzicare qualcosa, portandolo alla bocca e masticando lentamente, sperando di non disturbare il suo stomaco – che aveva visto giorni migliori. Quasi nessuno dei suoi colleghi aveva deciso di omaggiare i brasiliani con il completo che avevano donato loro. Quasi.
    Alla frase di Alec, sorrise. Era davvero il suo posto e bastava guardare la sua casa per rendersene conto. Viveva in simbiosi con la natura e non come qualsiasi altro esperto di Cura, ma quasi come un druido. Selvaggio. Nonostante quella sua indole, che apprezzava molto, non si sarebbe aspettata quel cambio di abiti. Infatti, nel vederlo indossare la gonnella di foglie e il copricapo – senza nient’altro addosso – le fece andare di traverso il cibo. Una mano cominciò a cominciò a battere sul petto mentre tossiva, fin quando il boccone non attraversò il tratto e fu libera di respirare ed esprimere la sua sorpresa tramite il viso.
    Non fu lei a parlare, ma Mikal. Nonostante le parole di rimprovero, il suo tono era assai poco convincente e non faticava a capire il motivo per cui la collega non riusciva a guardarlo.

    Almeno le mutande le hai lasciate?

    Sollevò lo sguardo nuovamente su Alec mentre quello si lanciava sul cibo. Prese qualcosa anche lei, sorridendo alle parole dell’uomo. Usare il plurale le sembrava strano e ugualmente strano era sentirlo, se riferito a lei. Aveva passato la vita a pensare sempre e solo “Io” e doveva ancora abituarsi a quella nuova dimensione allargata. Non poteva negare che ogni tanto il panico prendeva il sopravvento, ma cominciava a saper gestire l’ansia. E a proposito di ansia…
    Quella che aveva sentito quella mattina sembrava del tutto scemata, come se man mano che i minuti scorrevano, la probabilità che qualcosa di non programmato potesse drasticamente diminuire. Victoria però non aveva fatto i conti con la maledizione che perseguitava l’Accademia, ovunque andassero. Così quando l’ambiente mutò, alzò lo sguardo e lo puntò sulla Preside, chiedendosi in silenzio per quale motivo – improvvisamente – la temperatura si era abbassata, insieme all’illuminazione. Quel che vide e sentì – nonostante non avesse capito una parola - le fece accapponare la pelle. Non pensò ad uno scherzo, sebbene fosse la notte di Halloween. Non riuscì proprio a pensare che quella potesse essere una scena organizzata dagli indigeni.
    Fu sul punto di parlare, ma la scomparsa dei ragazzi dai tavoli le gelò il sangue nelle vene. La forchetta le cadde di mano e nel tempo che impiegò per arrivare fino al piatto, Victoria comprese che i suoi studenti erano chissà dove, disorientati e da soli.
    Il rumore del metallo sul piatto la risvegliò dal breve stato di alienazione. Prese la bacchetta dalla fodera in cui l’aveva riposta e si alzò dal posto, fissando per qualche attimo il punto in cui, appena qualche secondo prima, vi erano stati i tavoli.

    Cosa diamine ha detto?

    Guardò prima Mikal e poi il fantasma, scoprendo la fermezza della sua voce. Lo aveva saputo sin dall’inizio, non c’era sorpresa in quel che era accaduto – solo amarezza.
    Fece il giro del tavolo, piazzandosi di fronte la Preside che, chiaramente, non era in sé. I gesti meccanici che aveva compiuto sembravano il sintomo di una possessione e il merito doveva essere di quel fantasma.

    Amalia, sembra posseduta.

    Pronunciò a denti stretti, sollevando poi lo sguardo sul fantasma che aveva scatenato il tutto. Alzò la bacchetta contro l’essere, le labbra serrate e i muscoli del volto contratti.

    Dove sono i ragazzi?

    Fece un passo in avanti, fino a poggiare il bacino contro la tavola ancora imbandita. In un modo o nell’altro, avrebbe raggiungo gli studenti.

     
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    Sembrava tutto procedere per il verso migliore, Bellamy era talmente tanto preso a parlare con Octavia che stava anche riuscendo a darsi una regolata con il cibo, sembrando quasi una persona normale ed educata. I due chiacchieravano come se si conoscessero da una vita, in realtà a malapena riuscivano a comprendere quello che si stavano dicendo, ma fu chiaro a tutti quanti che di certo non era normale quanto invece era appena accaduto sotto i loro occhi, senza nemmeno un minimo preavviso che potesse permettere loro di fare qualcosa.
    Si erano all'improvviso ritrovati da un'altra parte senza apparentemente alcuna spiegazione, praticamente teletrasportati con tanto di tavolo.

    Ma che cazz...succedono sempre queste cose qui?!

    large
    Octavia non riuscì a capire la domanda del ragazzo irlandese, tant'è che si limitò a guardarlo con sguardo piuttosto preoccupato, senza però parlare. Non capiva nemmeno cosa stessero facendo i suoi due compagni di scuola, Alonso e Adão, che sembravano perplessi quanto tutti gli altri.
    Al Prefetto del Fuoco sembrava strano che tutto stesse andando fin troppo bene fino a quel momento. Aveva addirittura trovato una bella ragazza con cui chiacchierare, e forse era proprio il karma ad aver deciso di punirlo per questo. Anche se finchè poteva stare insieme ad Octavia, al biondo non dispiaceva affatto come punizione.
    Quando il brasiliano invitò tutti ad avvicinarsi a quelle ampolle con quei liquidi colorati, il Prefetto si alzò e la studentessa di Castelobruxo fece lo stesso, senza staccarsi un attimo da lui. Entrambi si avvicinarono alla grande porta, e quando quella voce disse qualcosa in portoghese, Bellamy rivolse subito lo sguardo alla ragazza nella speranza che lei riuscisse a tradurgli quanto avevano appena sentito.

    Liga os cinco para liberar o caminho. Significa ''Lega cinque per liberare via''.

    Disse la ragazza rivolgendosi al biondo, che continuava ad essere piuttosto perplesso.

    Cinque cosa? Legare? In che...

    Non finì di dire la frase, che iniziò a sentire uno strano picchiettio provenire dalla base della colonnina di destra [Sensibilità ≥ 8 = 11]. Decise quindi di avvicinarsi per cercare di capire che cosa fosse a fare quel rumore sordo e lento, tirando fuori la bacchetta dalla tasca pronto ad utilizzarla per qualsiasi evenienza. Quindi si abbassò una volta vicino alla colonna di destra, cercare di capire di cosa si trattasse. Sapeva bene ormai quanto potesse essere pericolosa la Maledizione di Halloween.

    Octavian...tenha cuidado. Alonso, o que você acha que significa esse enigma?

    Octavia si rivolse direttamente al compagno di scuola, lanciando di tanto in tanto un'occhiata a Bellamy per controllare quello che faceva. Il Prefetto non capì ovviamente quello che disse Octavia al compagno, ma in quel momento la sua attenzione era rivolta tutta alla base della colonnina di destra.

    Non so cosa possa uscire dal traduttore, comunque Octavia chiede ad Alonso ''Cosa pensi che possa significare questo indovinello?''.
     
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